Se la capitana Carola la si vuol far passare per una eroina vuol dire che siamo giunti a un punto di non ritorno e la "resistenza" sovranista diventa un obbligo civile.
di Lamberto Colla Parma 7 luglio 2019 -
Quello che si è consumato a Lampedusa nei giorni scorsi è il tramonto della legalità, della moralità e della onorevole rappresentanza degli uomini di Stato.
Quel che è peggio è che per difendere una posizione ridicola e disonorevole si voglia far passare la comandante della Sea Watch 3 come una eroina.
No, a questo mi ribello. Mi ribello per tutti quegli imprenditori che si sono tolti la vita perché impossibilitati, a causa della crisi economica, a pagare i propri operai, per quei disoccupati, che per analoghe ragioni, non sono riusciti a perdonarsi di non esser riusciti a far mangiare la propria famiglia e anch'essi hanno deciso per il gesto estremo, mi indigno per tutti quelli che pur di rispettare le leggi, anche le più assurde vivono in stato di assoluta indigenza, mi schernisco all'idea che dei parlamentari abbiano inneggiato alla disobbedienza civile e da bordo di una nave clandestina abbiano inneggiato e assecondato lo speronamento di un battello della guardia di finanza giocando a fare i "pirati" o meglio i "moderni corsari" perché comunque sono al soldo della Repubblica Italiana.
Non ci sto a ascoltare ore e ore di inutili e demagogici interventi di chicchessia a favore della "Capitana Carola" e nessuno che si sia indignato e se ne sia andato in "vacanza" in Val D'Enza a portare la propria solidarietà a quelle famiglie alle quali sono stati sottratti i figli nelle modalità "horror" che le cronache di questi giorni hanno riportato nei miseri spazi rimasti disponibili; tra un servizio su Carola, uno sulla comandanta e infine uno sulle mostruosità di Salvini con un qualche intermezzo a ricordare come in estate spesso ci sia caldo e sia utile bere soprattutto per gli anziani.
BASTA! Se questa è l'opposizione o il governo del Paese siamo giustificati a opporre resistenza, a essere "Sovranisti Per Necessità" in difesa della nostra cultura e identità italiana. Lo dobbiamo ai tanti che si sono sacrificati per la nostra libertà, sia durante le guerre e sia nell'esercizio delle proprie funzioni di militari, in azioni di guerra fuori confine o interne nel combattere terrorismi e mafie di ogni genere.
Ormai sono in tanti a essere stanchi di questa situazione e sono giunti al limite della sopportazione. Tanti che non parlano ma che covano rabbia a ascoltare tante stupide amenità passate come "morali" ineluttabili. Tanti che non si esprimono perché non ne hanno la possibilità o solo per timore di essere etichettati "fascisti" per il solo fatto di non essere d'accordo con la macerata cultura di sinistra, nemmeno parente alla lontana della sinistra che era riuscita a farsi strada sino alle porte del governo d'Italia.
Stanchi devono per forza essere anche gli uomini delle forze dell'ordine che per primi mettono la loro vita a disposizione della legalità.
Per tutti questi ultimi suggerisco la lettura della "Lettera aperta all'Onorevole Orfini" di Cav. Gaetano Insinna (Segretario generale aggiunto SIM Guardia di Finanza) all'indomani dei fatti di Lampedusa.
"... Lei era a bordo della Sea Watch 3- scrive in un passaggio iniziale il rappresentante della GDF, quando la signora Carola Rackete ha volontariamente forzato il blocco e messo a repentaglio la vita dei miei Colleghi.
In una intervista ha dichiarato, riflettendo anche successivamente "a freddo", quindi senza alcun ripensamento, che se fosse stato al posto della signora avrebbe fatto la stessa cosa.
Lei ha studi classici, ergo, rifletta profondamente sul peso che può essere attribuito alle sue parole.
Alla luce delle sue dichiarazioni, se non ho compreso male il senso o la metafora, quindi, lei, Onorevole della Repubblica italiana, deputato e presidente del Partito Democratico dal 14 giugno 2014 al 17 marzo 2019, avrebbe forzato il blocco e messo a repentaglio la vita dei miei Colleghi finanzieri?
Pregiato Onorevole Matteo Orfini, perdoni l'ignoranza e mi aiuti a capire, ... (prosegue)"
La magistratura farà la sua parte e ci auguriamo lo faccia in piena coscienza e consapevolezza, ma a un parlamentare della Repubblica, che comunque rappresenta migliaia di elettori, non deve sfuggire di mano la legalità e le parole hanno un peso molto maggiore se divulgate da un uomo dello Stato. Possono diventare parole di incitamento all'azione e in questo caso ognuno sarebbe libero di applicare l'invito a qualsiasi stato di necessità. Dal rifiuto pagare le tasse perché "oggettivamente" troppo alte, al farsi giustizia da soli perché lo Stato non ha sufficienti uomini per garantire la sicurezza di tutti e senza arrivare a tanto, alla libertà di saccheggiare i supermercati per la necessità di alimentare la famiglia.
Avete abbondantemente "toppato" e che la vergogni non vi porti sonni tranquilli... Complimenti avete autorizzato il "caos". Al più presto avremola coda dii pirati e "caron dimonio" in fila per lo sbarco "disumanitario" autorizzato dagli irresponsabili.
(foto, frame da video di Askanews: Sea watch, Rackete libera: il Gip non ha convalidato l'arresto - http://www.askanews.it/video/2019/07/03/sea-watch-rackete-libera-il-gip-non-ha-convalidato-larresto-20190703_video_10271679/ )
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di Mario Vacca Parma 7 luglio 2019 - Dal momento in cui il ministro Tria ha proposto il generale Antonio Maggiore come direttore dell'Agenzia delle Entrate sono state implementate diverse innovazioni che hanno cambiato la burocrazia amministrativa delle imprese. La fattura elettronica il 01 luglio è arrivata al suo primo step, nella stessa data è entrato in vigore l'obbligo dello scontrino elettronico per alcuni esercenti, e per tutti da gennaio 2020, e sempre nel 2020 molto probabilmente vedranno la luce gli scontrini-lotterie.
Analizziamo oggi la situazione attuale:
Dal 01/07/2019 è terminato il periodo transitorio per gli obblighi relativi all'emissione della fattura elettronica. Sempre dal 1 luglio 2019 scatta anche l'obbligo di memorizzare e trasmettere in via telematica all'Agenzia delle Entrate i dati dei corrispettivi per i soggetti che nel 2018 hanno realizzato ricavi superiori ad euro 400.000 (obbligo che sarà esteso a tutti dal 1 gennaio 2020).
EMISSIONE FATTURA ELETTRONICA
La fattura elettronica potrà essere emessa entro 12 giorni dal momento di effettuazione dell'operazione.
La fattura dovrà contenere la "data di effettuazione dell'operazione" nel momento impositivo corretto: potrà poi essere trasmessa entro 12 giorni in via telematica
(servizio sdi), esempio:
- Operazione effettuata il 28 giugno, possibilità di emettere la fattura attraverso il servizio telematico (sdi) entro il 10 luglio: data fattura e data di effettuazione dell'operazione 28 giugno, invio telematico entro il 10 luglio, validità ed effetto fiscale dell'operazione mese di giugno;
- Qualora si emetta una fattura riepilogativa di più operazioni (ad esempio fattura differita relativa a più ddt) la data di effettuazione da inserire nella fattura elettronica potrà essere quella dell'ultima operazione.
Si consiglia di fare attenzione ad emettere le fatture entro la fine del mese di competenza (data effettuazione dell'operazione), benché la normativa consenta ancora il termine di 15 giorni per l'emissione della fattura stessa.
CORRISPETTIVI TELEMATICI (ex scontrino e ricevuta fiscale)
Dal 1 luglio, per i soggetti con ricavi fino ad euro 400.000 che possono emettere lo scontrino o la ricevuta fiscale in luogo della fattura, scatta l'obbligo della memorizzazione e trasmissione giornaliera dei corrispettivi. Per questo sarà necessario utilizzare in luogo del vecchio registratore di cassa i nuovi registratori telematici: gli stessi registratori dovranno provvedere giornalmente all'invio telematico dei dati all'Agenzia delle Entrate.
Non ci sarà più il vecchio scontrino fiscale (o ricevuta) ma il nuovo "documento commerciale" utile esclusivamente come ricevuta di acquisto e relative garanzie. Affinché tale documento commerciale possa essere riconosciuto fiscalmente (ad esempio per beneficiare di detrazioni o deduzioni d'imposta) sarà necessario richiedere all'esercente l'emissione di idoneo "documento commerciale valido ai fini fiscali" fornendo il proprio codice fiscale e partita via.
Permane l'obbligo di emissione della fattura su richiesta del cliente.
«Sulla vertenza Italpizza siamo soddisfatti dei passi avanti compiuti, perché porteranno già nell'immediato grossi benefici a tutti i lavoratori. Questo dimostra che contrattare serve».
Lo afferma la Cisl Emilia Centrale commentando l'esito dell'incontro di ieri con la direzione aziendale di~Italpizza~e le~cooperative appaltatrici Evologica e Cofamo.
«Stiamo lavorando~per trovare una soluzione alla vertenza in atto da mesi – dichiarano Vittorio Daviddi (segretario generale Fai Cisl Emilia Centrale) ed Enrico Gobbi (segretario generale Fisascat Cisl Emilia Centrale) – C'è ancora un pezzo di strada da percorrere, in particolare per gli addetti del comparto movimentazione merci, per i quali aspettiamo risposte convincenti da parte dell'azienda nell'incontro già calendarizzato il prossimo 16 luglio. Speriamo nelle prossime settimane di presentare un buon contratto agli oltre mille dipendenti del sito Italpizza di S. Donnino».
«L'azienda confermi l'investimento annunciato, aumenti l'occupazione e migliori, attraverso la trattativa sindacale, le condizioni contrattuali e normative dei lavoratori - aggiunge il segretario generale della Cisl Emilia Centrale William Ballotta - Per noi, infatti, è fondamentale andare avanti con l'investimento da 25 milioni di euro per realizzare il polo logistico Italpizza a San Donnino, che produrrà centinaia di nuovi posti»
(Enrico Gobbi)
(Vittorio Daviddi)
(William Ballotta)
Sviluppo. Emilia-Romagna attrattiva: 17 Gruppi e imprese pronti a investire oltre 56 milioni di euro nei settori automotive, biomedicale, meccatronica, mobilità sostenibile. Insediamenti, due centri di ricerca e 521 nuovi posti di lavoro. Anche la mitica Isotta-Fraschini decide di ripartire dalla Motor Valley emiliana. Conclusa la selezione dei progetti presentati col terzo bando della legge 14/2014 per la promozione degli investimenti nel territorio: 22 milioni il contributo della Regione. Anche Ferrari e Lamborghini realizzeranno ulteriori investimenti e assunzioni. Centri ricerche della Vis Hydraulics a Serramazzoni (Mo), per valorizzare gli scarti di produzione, e di Imal a Modena, per la sensoristica dei sistemi oleodinamici. Il 13% degli investimenti, per 7 milioni di euro, in aree montane.
Bologna -
Dopo 70 anni, riparte dall’Emilia-Romagna lo storico marchio milanese Isotta-Fraschini. Nata all’ombra della Madonnina nel 1900, la casa automobilistico insedierà due nuovi stabilimenti lungo la Via Emilia, uno a Bologna e uno a Modena, per progettare e realizzare autovettura elettriche “intelligenti” ad elevatissime prestazioni. Ma nella Motor Valley emiliana continueranno a investire in ricerca la Lamborghini di Sant’Agata Bolognese, la Ferrari di Maranello e la Vrm (storica casa produttrice di sospensioni moto), prevedendo centinaia di nuove assunzioni di alto livello. Questo in una terra che può contare su professionalità formate nella Motorvehicle University of Emilia-Romagna (MUNER), voluta dalla Regione Emilia-Romagna mettendo insieme i quattro atenei del territorio emiliano-romagnolo e le case motoristiche che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy nel mondo, con le loro radici storiche qui, nel territorio: Automobili Lamborghini, Dallara, Ducati, Ferrari, Haas F1 Team, HPE Coxa, Magneti Marelli, Maserati e Toro Rosso. E poi anche la realizzazione di due nuovi centri di ricerca (entrambi nel modenese), uno per lo sviluppo di tecnologie sul riutilizzo di scarti dei prodotti lignei e vegetali e l’altro per sistemi oleodinamici. Ma anche rilevanti investimenti nel settore biomedicale, dell’intelligenza artificiale, del risparmio energetico, della mobilità sostenibile e della logistica.
Sono gli investimenti che saranno realizzati in Emilia-Romagna - fra Bologna, Modena e Reggio Emilia - per oltre 56 milioni di euro con un cofinanziamento a fondo perduto della Regione pari a quasi 22 milioni di euro e l’assunzione di 521 nuovi lavoratori di cui quasi la metà laureati. I progetti presentati da 17 imprese (di cui 5 con proprietà straniera), e approvati dalla Giunta regionale, sono stati selezionati attraverso il terzo bando per l’attrattività, misura prevista dalla legge regionale 14 del 2014 sulla “Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna”, uno strumento normativo che porta a procedure definite e tempi certi, puntando sulla collaborazione fra istituzioni e imprese.
“Siamo di fronte a realtà imprenditoriali importanti che decidono di potenziare la loro presenza nella nostra regione, o che scelgono di venire qui- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini-. Gruppi che in Emilia-Romagna trovano le condizioni per crescere, soprattutto in settori ad alto valore aggiunto, nei quali come Regione abbiamo investito puntando su formazione, ricerca e sviluppo, oltre alla rete regionale dei Tecnopoli, basata sul forte collegamento fra i nostri atenei e il mondo produttivo. In una logica di sistema che è quella del Patto per il Lavoro siglato con tutte le parti sociali: una concertazione sulle scelte per una crescita sostenibile che ci consente di essere fra le aree più innovative e attrattive nel Paese e a livello internazionale. Le 17 imprese che intendono puntare sui nostri territori, dimostrano anche la validità degli strumenti normativi che mettiamo in campo, a partire dalla legge regionale per promuovere gli investimenti in Emilia-Romagna, che consente di avere procedure definite e tempi certi, puntando sulla collaborazione fra istituzioni e imprese. Tutto questo con l’obiettivo primario di creare nuovi posti di lavoro, qualificati e stabili, contrastando la precarietà ed estendendo i diritti”.
Le 17 imprese
Le aziende che realizzeranno gli investimenti sono: Automobili Lamborghini Spa, Bellco Srl, Datalogic, Elettric 80(3 progetti), Eurosets Srl, Ferrari (3 progetti), Fev Italia Srl, Imal (1 progetto e 1 centro di ricerca), Injenia, Isotta Fraschini, Iungo Spa, Mind Srl, Nier Ingegneria Spa, Qura (5 progetti), System Logistics Spa, Vis Hydraulics Srl(1 progetto e 1 centro ricerche) e Vrm Srl.
Nelle prossime settimane saranno sottoscritti gli “Accordi regionali di insediamento e sviluppo delle imprese” che daranno il via ai progetti d’investimento fissando, nel dettaglio, le modalità di intervento. Nel prossimo autunno, la Regione aprirà una seconda finestra dello stesso bando con a disposizione ulteriori 12 milioni di euro di finanziamenti a fondo perduto per nuovi investimenti in Emilia-Romagna.
“Il parterre dei Gruppi che hanno investito in Emilia-Romagna negli ultimi anni, anche grazie alla legge regionale sulla promozione degli investimenti, è cospicuo sia numeri sia nella qualità della proposta- aggiunge l’assessore alle Attività produttive, Palma Costi-. E la risposta a questo terzo bando rafforza lo sviluppo del sistema produttivo e territoriale dell’Emilia-Romagna, nell’ottica di creare nuovo lavoro e buona occupazione, generando anche ricadute significative nelle filiere delle piccole e medie imprese, asse portante e fiore all'occhiello del nostro sistema economico”.
I risultati in sintesi
I 17 programmi di investimento (su un totale di 23 presentati) ammessi a finanziamento, per la metà riguardano il settore automotive (31,2 milioni di euro), il 25% il comparto delle tecnologie per la salute, il biomedicale, (circa 14 milioni di euro) e il 15% la meccanica e l’elettronica (8,5 milioni di euro). Il 13% degli investimenti previsti è realizzato in aree montane per complessivi di 7 milioni di euro di interventi e un contributo della Regione di quasi 3 milioni.
Si avvieranno due nuovi centri di ricerca dove le imprese potranno acquisire competenze e tecnologie in particolare nei settori della valorizzazione degli scarti di produzione (Vis Hydraulics a Serramazzoni, in provincia di Modena) e della sensoristica per sistemi oleodinamici (Imal a Modena).
I progetti dell’automotive puntano su attività di ricerca capaci di incrementare la competitività del settore e di collocarlo nei segmenti produttivi più avanzati. Presentate proposte per la realizzazione di super car che si orientino verso una maggiore sostenibilità e la possibilità di incrementare le prestazioni con l’utilizzo di tecnologie predittive. Previsti investimenti nella ricerca sui materiali che consentano un loro alleggerimento e un conseguente incremento dell’autonomia dei motori elettrici e ibridi. Per quanto riguardo le tecnologie predittive di assistenza alla guida, ricerca e investimenti si orientano verso la connettività ovvero la capacità di acquisire e condividere informazioni da parte delle diverse componenti del mezzo e verso la modalità e traduzione in comandi delle informazioni acquisite.
Analogamente, i programmi di investimento del settore biomedicale mirano al posizionamento sul mercato di nuovi prodotti: gli investimenti proposti riguarderanno la ricerca e la prototipazione di device e tecnologie. Gli Accordi regionali di insediamento e sviluppo accompagneranno le imprese nell’incremento della loro competitività aumentando, al contempo, la dotazione tecnologica del sistema regionale.
Anche nell’edizione 2019, viene confermata la vocazione del sistema produttivo regionale verso i settori della meccanica e delle apparecchiature ma anche la rilevanza degli investimenti nelle applicazioni tecnologiche nella gestione e nella movimentazione delle merci, così come nelle tecnologie per l’industria del legno. Presenti anche progetti in ambito informatico orientati allo sviluppo dell’Artificial intelligence attraverso i sistemi di machine learning.
Tre anni di attrattività
Sommando le precedenti analoghe misure di promozione degli investimenti in Emilia-Romagna (una nel 2016 e una nel 2017) a quella appena approvata, gli investimenti realizzati salgono complessivamente a quasi 218 milioni di euro (con un contributo della Regione di circa 75 milioni) con 1.720 le nuove assunzioni e 35 programmi di investimento (13 progetti nel 2016, 5 nel 2017 e 17 nel 2019).
Fonte: Regione Emilia Romagna
Mentre si vanno ricomponendo gli organi di governo sulla base dei nuovi equilibri politici sanciti dalle elezioni del 26 maggio scorso, la UE economica premia le esportazioni reggiane con un rialzo del 4,4% nel primo trimestre 2019.
Secondo l’analisi all’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia su dati Istat, infatti, da gennaio a marzo le imprese del nostro territorio hanno esportato beni, negli altri 27 Paesi dell’Unione Europea, per un valore pari a 1,85 miliardi, mentre nell’analogo periodo del 2018 la cifra si era fermata a 1,77 miliardi.
Oltre 78 milioni in più si sono dunque orientati verso un’area che ha assorbito 67,3% delle vendite di prodotti “made in Reggio Emilia” oltre frontiera.
Germania, Francia, Regno Unito e Spagna si sono confermate ai vertici della graduatoria degli acquisti, assorbendo, con 1,14 miliardi, quasi i due terzi dell’intero export provinciale del trimestre.
“Tra i dati più significativi – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – va segnalato l’incremento del 6% sul mercato tedesco, sul quale sono stati collocati beni per 407,7 milioni; indicatore esplicito dello storico apprezzamento della Germania nei confronti delle imprese reggiane, ma anche dell’efficacia delle iniziative di incoming che continuiamo ad alimentare proprio con gli operatori commerciali tedeschi, coinvolti anche in questi giorni in nuove iniziative per il comparto agroalimentare e il settore della meccanica-meccatronica”.
Molto buone anche le notizie provenienti dal Regno Unito, con un export reggiano salito a 211,6 milioni nel primo trimestre 2019 grazie ad un incremento del 13,9%. In crescita del 2,9%, poi, le esportazioni verso la Francia, con un saldo trimestrale a 365,3 milioni, mentre la Spagna, con 166,4 milioni, ha registrato dati stabili sui livelli 2018.
Dai dati elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio emerge anche l’ottimo posizionamento reggiano nei 13 Paesi di più recente adesione all’Unione Europea.
La graduatoria è guidata dalla Polonia (che si colloca anche al sesto posto assoluto) con 87,8 milioni, seguita dalla Romania con 50,3 milioni e un incremento del 13,7%. La Croazia, l’ultima nazione ad aver aderito all’Unione europea (2013), acquista prodotti reggiani per quasi 16 milioni (+2,4% rispetto allo stesso periodo del 2018) e si conferma al diciannovesimo posto.
La graduatoria generale è chiusa da un Paese storicamente presente nella UE, cioè il Lussemburgo, che nel primo trimestre 2019 ha importato prodotti reggiani per poco più di 3 milioni di euro, ma un significativo incremento percentuale (+22,4%).
Quanto alle dinamiche dei settori, anche nel primo trimestre dell’anno i prodotti manifatturieri, con quasi 1,84 miliardi, hanno rappresentato la quasi totalità dell’export reggiano.
In termini di valore, in testa (con un’incidenza superiore al 50%) si è confermata la metalmeccanica (938 milioni, con un incremento dell’1,7%), che occupa il primo posto in tutti i Paesi UE, eccezion fatta per Regno Unito, Cipro, Lettonia e Malta, verso i quali vanno prevalentemente merci del tessile-abbigliamento, e il Lussemburgo, al quale sono destinati prevalentemente prodotti ceramici.
Un quinto dell’export manifatturiero reggiano verso i Paesi della UE è rappresentato, infine, dai prodotti del tessile-abbigliamento che hanno raggiunto i 371 milioni (+9,3%); la ceramica, con 189 milioni, è apparsa in lieve flessione (-0,4%) rispetto al primo trimestre 2018, precedendo i prodotti dell'alimentare-bevande, apparsi in poderosa crescita, con un +18,5% e un valore pari a 115,7 milioni.
Dopo il successo della prima tappa a Milano lo scorso 20 giugno, si è tenuto oggi a Bologna un nuovo appuntamento con il roadshow organizzato dal Gruppo 24 ORE “Innovation Days – Le eccellenze del territorio”, per parlare del territorio dell’Emilia Romagna e delle sue eccellenze, delle realtà nell’ambito della ricerca, dei servizi, della meccanica, della manifattura e dell’agroalimentare che hanno saputo puntare sull’innovazione e che si pongono come protagoniste del cambiamento nel nostro paese.
I lavori hanno visto in apertura l’intervento del Direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini, del Presidente di BolognaFiere Gianpiero Calzolari, del Presidente di Confindustria Emilia Area Centro Valter Caiumi e del Presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
“L’Emilia Romagna è ripartita dopo il terremoto ad un tasso superiore rispetto alla fase precedente. Questa è una regione con altre come Lombardia e Veneto punto di riferimento per il paese intero” ha detto il Direttore del Sole 24 Ore Tamburini.
“Siamo la prima regione per utilizzo dei fondi Europei – ha sottolineato il presidente della regione Emilia Romagna Bonaccini. “Così la disoccupazione qui è passata dal 9 al 5,4%”. Bonaccini nel corso del suo intervento a Innovation Days ha annunciato che 17 gruppi e imprese del territorio - operanti nei settori automotive, biomedicale, meccatronica e mobilità sostenibile - sono pronti a investire in Emilia-Romagna attraverso progetti per 56 milioni di euro che porteranno oltre 500 posti di lavoro. I progetti beneficeranno di un cofinanziamento a fondo perduto della Regione pari a quasi 22 milioni di euro e sono stati selezionati attraverso il terzo bando per l’attrattività, misura prevista dalla legge regionale 14 del 2014 sulla “Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna”.
Sulla propensione all’innovazione dell’Emilia Romagna si è soffermato anche il Presidente di Confindustria Emilia Area Centro Caiumi che ha sottolineato: “Il nostro modello poggia sull’innovazione e beneficia dell’apertura tra imprese, istituzioni e università”.
Il primo focus ha riguardato il ruolo svolto dalle politiche universitarie nel percorso di cambiamento di conoscenze e competenze e il rapporto con le realtà produttive del territorio: ne hanno discusso l’Amministratore Delegato di Hpe-Coxa Andrea Bozzoli, il Rettore Alma Mater Studiorium dell’Università di Bologna Francesco Ubertini e il Presidente e Amministratore Delegato di IMA Alberto Vacchi.
In particolare l’AD di IMA Vacchi ha evidenziato che “dobbiamo partire dalla formazione per creare i presupposti atti ad attivare le nuove tecnologie. La formazione per le discipline tecniche è fondamentale. Fatichiamo a trovare addetti da assumere nelle nostre aziende”.
A seguire Nicola Poleschi, Direttore Generale di Eon Reality, Eugenio Sidoli, Presidente di Philip Morris Italia, e Luca Vergani, CEO di Wavemaker Italia hanno discusso del ruolo giocato dalle multinazionali nello sviluppo dei distretti.
“La trasformazione digitale interessa non solo le multinazionali e le grandi aziende, ma in modo crescente anche le PMI che costituiscono la trama del tessuto produttivo italiano e che si trovano ad affrontare il problema di come accedere a dati e tecnologia e di come coniugarli per rendere efficienti le proprie attività, anche di comunicazione” ha sottolineato il Ceo di Wavemaker Vergani. “Su questo presupposto si basa il nostro approccio all’e-commerce: guardando all’esperienza di mercati più avanzati del nostro non possiamo che supporre che questo fenomeno sia destinato a crescere ancora e in modo rapidissimo, spinto da dati, AI e tecnologie come VR/AR che portano alla convergenza dei canali di vendita attraverso ibridazione ed immersive experience. Per affrontare questa evoluzione è fondamentale che i brand da un lato aumentino la comprensione del customer journey e dall’altro si attrezzino per approcciare l’e-commerce non più solo come canale di vendita, ma come un modo per costruire esperienza di marca. Wavemaker, che attraverso WM Momentum può contare su un’ineguagliabile conoscenza dei consumatori e dei loro percorsi d’acquisto, è oggi in grado di offrire alle aziende una consulenza end to end in tema e-commerce - con una metodologia ad hoc che può prevedere un’offerta di prodotti dedicata, politiche di pricing, specifiche tecniche di generazione di traffico e conversione online. La focalizzazione sul percorso d’acquisto dei consumatori da un lato, e l’approccio consulenziale su temi di content e tech dall’altro, sono infatti - fin dalla nascita di Wavemaker - l’elemento centrale della sua proposizione al mercato”.
Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord di UniCredit, e Roberto Fiorini, CEO di UniCredit Factoring, hanno quindi fatto un focus sull’importanza del binomio tradizione-innovazione per il Made in Italy e sul ruolo della banca nel supporto alle imprese del territorio. “Vivacità e agilità, capacità di innovarsi costruendo sulle basi solide della tradizione sono doti riconosciute e apprezzate delle imprese italiane che nel tempo hanno contribuito a costruire l’eccellenza del “Made in Italy” – ha sottolineato il CEO di UniCredit Factoring Fiorini -. Un’eccellenza saldamente legata alle realtà imprenditoriali dei territori che, dal nostro punto d’osservazione, soprattutto quando riescono ad organizzarsi in filiere veramente integrate secondo logiche di partnership strategica tra i diversi attori accrescono in maniera formidabile il proprio valore e vantaggio competitivo. È per questo che UniCredit affianca le imprese sviluppando anche soluzioni finanziarie innovative che tengano conto di queste dinamiche (al posto di peculiarità) e che possano contribuire concretamente alla stabilità, al rafforzamento e allo sviluppo delle filiere produttive. Ad esempio U-FACTOR, nuova linea di soluzioni agili e digitali che semplificano la gestione amministrativa e l'acceso al credito delle filiere produttive, supportando le aziende che hanno un’importante rete di fornitori nella gestione acquisti e pagamenti e rendendo la partnership più strategica e insieme funzionale”.
“Gli Innovation days – ha rimarcato il Regional Manager Centro Nord di UniCredit Burchi - costituiscono una testimonianza concreta di come il dialogo tra Università, imprenditoria e banca sia di vitale importanza per il nostro territorio. In particolare l'Emilia Romagna sta assumendo sempre più un ruolo di traino per l’economia del Paese, grazie alla capacità del “fare” e del sapersi innovare. In questo contesto una banca paneuropea di successo come UniCredit mette a disposizione del tessuto imprenditoriale tutta la solidità e le competenze necessarie per contribuire alla crescita. Abbiamo instaurato con le aziende un rapporto di fiducia che ci consente di essere partner e collaboratori anche per i percorsi che guardano all’export, ad esempio con il servizio Easy Export, e all’internazionalizzazione, forti della nostra presenza all’estero. Inoltre, con particolare riguardo all’innovazione, vogliamo sostenere le start up sin dalla fase di incubazione dei progetti, e in questo senso il programma UniCredit Start Lab, programma specifico lanciato dal nostro Gruppo nel 2014, è stato precursore nel capire l’importanza di guidare i progetti imprenditoriali “più giovani” che saranno le aziende di domani”.
I lavori di Innovation Days hanno quindi affrontato il tema delle opportunità in termini di creazione di lavoro offerte dall’innovazione tecnologica: su questo argomento si sono confrontati Alessio Bonfietti, fondatore di MindIT Solutions, Sonia Bonfiglioli, Presidente di Bonfiglioli Riduttori, e Alessandro Strada, Amministratore Delegato di Marposs.
L’innovazione gioca un ruolo importante se coniugata con un approccio focalizzato sulla sostenibilità: è su questo fronte che si è concentrato l’intervento del Presidente di Bio-on Marco Astorri.
Hanno quindi discusso delle nuove strade dell’innovazione Roberto Collavizza, Responsabile Sales Nord Est – Business di TIM, Stefano Menghinello, Direttore ricerche di ISTAT, Fabio Nalucci, Amministratore Delegato di Gellify, e Michele Poggipolini, Amministratore Delegato di Poggipolini.
“TIM riveste un importante ruolo quale abilitatore della trasformazione digitale per il mondo delle imprese, della pubblica Amministrazione e dei cittadini del nostro Paese. In tal senso si inserisce l’impegno per rendere disponibile la tecnologia mobile 5G, che favorirà lo sviluppo e la diffusione di nuovi servizi digitali grazie alle elevate prestazioni in velocità e latenza e alla possibilità di far comunicare milioni di device, sensori e persone” - ha sottolineato il Responsabile Sales Nord Est – Business di TIM Collavizza – “I nuovi servizi avranno un significativo impatto sulla qualità della vita nelle città in particolare negli ambiti della mobilità urbana, della sicurezza, dell’e-government, della salute, della sostenibilità ambientale, fino all’offerta turistica e all’entertainment”.
“L'Emilia Romagna conferma il proprio orientamento nella realizzazione di attività industriali o servizi ad elevato contenuto di conoscenza, mostrando/svelando al suo interno differenti vocazioni produttive tra Bologna città, Bologna provincia e resto della regione. I dati della rilevazione del censimento economici permanente, attualmente in corso, consentiranno di arricchire ulteriormente questo quadro informativo” ha aggiunto il Direttore ricerche di ISTAT Stefano Menghinello.
Il dibattito si è infine incentrato sulle filiere di eccellenza, tra servizi e produzione: ad approfondire il tema sono stati il Chief Financial Officer di Florim Ceramiche Giovanni Grossi, il Presidente di News Holland Agricolture Carlo Lambro, l’Amministratore Delegato di Alce Nero Massimo Monti e il Direttore Generale di BolognaFiere Antonio Bruzzone. “L’imprenditoria nazionale esprime, in Emilia Romagna un modello di distretti di assoluto prestigio per innovazione, flessibilità ed export – ha dichiarato Bruzzone –. Distretti con i quali BolognaFiere ha un confronto continuo e una stretta collaborazione ospitandone gli eventi espositivi leader internazionali che registrano, ogni anno, un numero crescente di operatori esteri da tutto il mondo a dimostrazione del valore del made in Italy. L’attività espositiva della nostra Società ben si inserisce nelle dinamiche industriali, diventandone strumento e partner per le strategie di business”.
Partner della tappa di Bologna, patrocinata da Confindustria Emilia Area Centro e realizzata in collaborazione con Regione Emilia Romagna, sono TIM, UniCredit, Rekeep, Coswell, Ima, Istat, BolognaFiere e Wavemaker.
Il prossimo appuntamento con gli Innovation Days del Gruppo 24 ORE sarà martedì 24 settembre a Verona.
Per informazioni sulle altre tappe www.ilsole24ore.com/innovationdays<http://www.ilsole24ore.com/innovationdays>.
Segnali di rallentamento dell'economia regionale. Il clima di fiducia è in leggero peggioramento e emergono le prime flessioni per la produzione, per il fatturato e gli ordinativi.
Unioncamere Emilia-Romagna: Si riscontra un rallentamento. È necessario proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle imprese manifatturiere
Intesa Sanpaolo: Continua la crescita robusta del credito alle famiglie mentre si fermano i prestiti all'industria e calano i finanziamenti a medio-lungo termine per investimenti in macchinari, in conseguenza della debolezza del quadro economico
Confindustria Emilia-Romagna: L'economia regionale comincia a risentire del clima di fiducia in peggioramento. Occorre uscire dalla campagna elettorale permanente e dare certezze all'economia. Dal Governo ci aspettiamo interventi di medio e lungo periodo che puntino alla crescita e a far ripartire gli investimenti pubblici e privati
Nei primi tre mesi del 2019 emergono segnali di rallentamento per produzione, fatturato e ordini per l'industria manifatturiera. Performance positive per i settori legno e mobile, ancora segno positivo per industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto, stop nell'industria alimentare, flessione per metallurgia e lavorazioni metalliche, rosso per la moda.
Le esportazioni crescono, ma con un ritmo più lento.
È questa l'immagine dell'economia regionale che si evidenzia dall'indagine congiunturale sul primo trimestre 2019 sull'industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
In base ai risultati della rilevazione, si registra un rallentamento della dinamica produttiva delle piccole e medie imprese dell'industria in senso stretto dell'Emilia-Romagna che si riduce dello 0,7 per cento rispetto all'analogo periodo del 2018, con una chiara inversione di tendenza rispetto ai tre mesi precedenti (+0,6 per cento).
Così è anche per il valore delle vendite che si è ridotto dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, subendo un'inversione di tendenza rispetto al risultato del trimestre precedente (+1,3 per cento), più marcata rispetto alla produzione.
Al rallentamento della dinamica della produzione e del fatturato, interno ed estero, e si è associato un appesantimento della tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subìto una flessione tendenziale dell'1,9 per cento. Si tratta di un segnale prospettico piuttosto negativo. Anche i soli ordini pervenuti dall'estero hanno subito un ulteriore peggioramento rispetto del trimestre precedente (-0,4 per cento), accusando una flessione tendenziale dell'1,0 per cento.
Il grado di utilizzo degli impianti si è attestato al 76,3 per cento, un dato leggermente inferiore rispetto al livello del 77,8 per cento riferito allo stesso trimestre dell'anno precedente.
Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini risulta pari a 10,3 settimane, in calo rispetto al dato del trimestre precedente (10,9 settimane).
Riguardo ai settori, la crescita della produzione più rapida si riscontra nella piccola industria del legno e del mobile che registra l'aumento del fatturato (+1,8 per cento). Resta il segno positivo nelle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto. L'industria alimentare si arresta: il fatturato non riesce a salire più dello 0,2 per cento. Flette lievemente l'aggregato delle altre industrie manifatturiere, si riduce per la metallurgia e le lavorazioni metalliche, mentre è profondo il calo per il sistema moda che vive la peggiore condizione congiunturale tra i settori considerati, con un crollo della produzione (-5,8 per cento) e del fatturato complessivo (-4,6 per cento).
Riguardo alle classi dimensionali, la flessione è stata generalizzata, ma è apparsa marcata la correlazione positiva tra attività e dimensione d'impresa: l'andamento congiunturale è risultato meno grave al crescere della dimensione aziendale. In particolare, per le imprese minori la produzione è scesa del 2,2 per cento, mentre la flessione della produzione non è andata oltre un -0,7 per cento per le piccole imprese e un -0,3 per cento per le imprese medio-grandi.
Con riferimento ai dati diffusi dall'Istat, le esportazioni emiliano-romagnole sono risultate pari a circa 15.536 milioni di euro e hanno fatto segnare un incremento del 5,2 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L'andamento regionale appare comunque notevolmente migliore rispetto a quello delle vendite all'estero del complesso della manifattura italiana (+1,9 per cento).
Il segno positivo ha prevalso in quasi tutti i settori. Il risultato regionale è da attribuire principalmente all' industria dei macchinari e delle apparecchiature, che ha realizzato il 28,5 per cento delle esportazioni regionali. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dall'industria dei mezzi di trasporto con una crescita dell'8,4 per cento e dalle vendite all'estero dell'altra manifattura (+28,9 per cento). Seguono gli apporti della metallurgia e dei prodotti in metallo e della chimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche (+7,5 per cento). Risulta invece sostanzialmente fermo l'export delle industrie della ceramica e vetro (+0,1 per cento) e delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+0,5 per cento). Segno rosso per il legno (-2,5 per cento).
A fare da traino alle esportazioni regionali di prodotti dell'industria manifatturiera sono i mercati d'Europa che coprono il 66,2 per cento del totale (+ 4,0 per cento), in particolare verso l'Unione europea, con una quota del 59,1 per cento (+5,2 per cento). Nell'area dell'euro si segnala la crescita più contenuta del mercato tedesco (+3,8 per cento), e francese (+2,3 per cento). Fuori dell'area dell'euro, prosegue il boom nel Regno Unito (+20,2 per cento). Al di fuori del continente europeo, crollo delle esportazioni verso il mercato turco (-34,2 per cento), effetto della crisi economica e della svalutazione della lira.
La crescita sui mercati americani non è andata oltre il 2,4 per cento, risultato determinato dalle vendite negli Stati Uniti (+2,7 per cento). L'export regionale si rafforza sui mercati asiatici (+14,0 per cento). In particolare le esportazioni destinate in Cina, dopo il rallentamento dei due trimestri precedenti, riprendono una frenetica corsa (+24,1 per cento). Segno rosso verso l'Oceania.
Secondo l'indagine Istat, l'occupazione dell'industria in senso stretto ha chiuso il primo trimestre a poco più di 548 mila unità, con una crescita del 7,57 per cento, pari a oltre 38 mila unità, rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso. Il risultato positivo è da attribuire sia agli occupati alle dipendenze, che sono risultati oltre 495 mila, con un aumento del 6,0 per cento, pari a quasi 28 mila unità, sia all'occupazione autonoma, che è salita del 7,0 per cento a quasi 47 mila unità.
Sulla base dei dati del Registro delle imprese, nel primo trimestre del 2019, le attive dell'industria in senso stretto regionale, che costituiscono l'effettiva base imprenditoriale del settore, a fine marzo 2019 risultavano 44.535 (pari all'11,1 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 447 imprese (-1,0 per cento) rispetto all'anno precedente. La flessione è la meno ampia dal 2012.
«I risultati dell'indagine congiunturale confermano una fase di leggero rallentamento –dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna –. È quindi necessario proseguire con convinzione nel valorizzare le capacità distintive dei settori e delle imprese manifatturiere che rappresentano un elemento fondamentale per l'economia del territorio, attraverso azioni mirate a sostenerne la produttività e l'innovazione, per garantirne la competitività sui mercati. La manifattura storicamente partecipa in percentuale consistente alla creazione di valore aggiunto ed è un patrimonio prezioso di competenze delle aziende e del made in Italy».
A marzo 2019 il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l'analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha registrato il proseguimento della dinamica positiva dei finanziamenti alle famiglie consumatrici mentre i prestiti alle imprese si sono indeboliti ulteriormente, come conseguenza del calo dell'attività produttiva e dell'incertezza delle prospettive.
«Nonostante le condizioni di accesso al credito continuino ad essere favorevoli, le aziende emiliano-romagnole non sono immuni dalle tensioni commerciali internazionali. – commenta Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – Di conseguenza, la pianificazione degli investimenti è stata condizionata da una diffusa incertezza sul medio termine. Un dato che è emerso chiaramente anche dalle evidenze del recente Monitor sui Distretti regionali. Ciò nonostante, l'Emilia-Romagna continua a porsi all'avanguardia nel panorama imprenditoriale nazionale. In tutto il 2018 infatti, Intesa Sanpaolo ha comunque erogato oltre 1 miliardo e 600 milioni di nuovo credito a medio-lungo termine, di cui il 58% alle imprese e il 42% alle famiglie».
Per il sistema bancario dell'Emilia-Romagna, il 2019 si è avviato con un ulteriore indebolimento dei prestiti alle imprese, risultati complessivamente stagnanti a marzo (-0,1% a/a il dato corretto per le cartolarizzazioni, meglio rispetto al -0,6% del sistema nazionale). In particolare, è proseguita la rapida frenata del trend dei prestiti all'industria la cui crescita si è fermata a marzo a +0,1% a/a, dopo una media 2018 del 4,1% (al netto delle sofferenze), restando comunque migliore rispetto all'andamento nazionale (-1,9% a/a a marzo 2019). Inoltre, dopo quasi 4 anni di incrementi senza soluzione di continuità, i finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto, sono tornati in negativo, con una variazione del -4,0% a/a a marzo, che conferma i primi segni di indebolimento emersi a fine 2018. In Emilia-Romagna, il calo è stato più marcato rispetto a quanto emerso a livello nazionale e nel Nord-Est (-0,8% a/a e -2,3% rispettivamente a marzo 2019). A livello provinciale, la riduzione dei prestiti per investimenti in macchinari è diffusa, con l'eccezione di Bologna, che si conferma continuativamente in crescita (+2,2% a/a), e di Parma (+7,1%), che presumibilmente risente del trascinamento della ripresa emersa a metà 2018. All'opposto, la contrazione è molto forte a Piacenza, Modena e Forlì-Cesena (-13,3% a/a, -10,6% e -9,8% nell'ordine), che si sono confermate le più deboli, seguite da Ravenna e Rimini (-8,8% e -8,3%). Reggio Emilia e Ferrara hanno mostrato un calo più moderato (-3,5% a/a e -4,6%).
Una crescita robusta continua a caratterizzare lo stock dei prestiti alle famiglie consumatrici che, trainato dai mutui e dal credito al consumo, anche a marzo 2019 ha visto un ulteriore rafforzamento della dinamica a +3,0% a/a in Emilia-Romagna. In particolare, i prestiti per acquisto abitazioni hanno accelerato leggermente a +2,6% a/a, rispetto al ritmo medio del 2,1% nel 2018. L'andamento è sostenuto dalla crescita delle erogazioni di mutui residenziali, rimasta a due cifre in Regione anche nel 1° trimestre 2019, pari a +17,7% a/a, una dinamica superiore alla media nazionale, che ha subito un forte rallentamento a +1,2%. L'andamento delle erogazioni di mutui è coerente con la crescita delle compravendite di immobili residenziali, pari a +11,4% a/a in Emilia-Romagna nel 1° trimestre 2019, più forte del sistema nazionale (+8,8% a/a). Gli stock di mutui sono cresciuti in tutte le province, addirittura del 4,1% a/a a Bologna che resta la più dinamica, seguita a distanza, ancora una volta, da Forlì-Cesena e Modena col +2,6%. Una solida dinamica, ancorché più moderata, è evidente per Piacenza e Parma (+2,3% a/a). Reggio-Emilia (+1,6%), Ravenna e Rimini (entrambe col +1,4%) confermano una crescita dello stock di mutui più contenuta. Ferrara consolida il recupero emerso a fine 2018, col +1,7%.
Nei primi mesi del 2019 si sono consolidati i risultati conseguiti nel 2018 nella riduzione dei rischi del sistema bancario dell'Emilia-Romagna. Nel 1° trimestre, il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese si è stabilizzato sull'1,9% (annualizzato) raggiunto nell'ultimo quarto del 2018, il valore più basso da metà 2009 e chiaramente sotto la media nazionale. Dal lato dello stock di sofferenze, sono state realizzate ulteriori riduzioni. In Emilia-Romagna le sofferenze delle imprese sono scese a marzo 2019 all'8,6% del totale dei prestiti al lordo delle rettifiche di valore, livello confermato ad aprile, con un calo di 0,9 punti percentuali rispetto a fine 2018, restando su valori più bassi della media nazionale (9,4% a marzo e aprile).
«I numeri dell'economia regionale – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari – confermano i timori sul rallentamento della crescita che avevamo già evidenziato l'anno scorso. I primi mesi del 2019 sono caratterizzati da un peggioramento del clima di fiducia, su cui influiscono negativamente, oltre alle debolezze strutturali del Paese, la campagna elettorale permanente e una lettura dei fenomeni economici condizionata dal continuo scontro politico. In questa fase occorre dare certezze all'economia e alle imprese. Dal Governo ci aspettiamo in tempi rapidi politiche industriali che puntino a far ripartire gli investimenti pubblici e privati e costruire una visione di medio e lungo periodo per la crescita del Paese».
Secondo il Centro Studi Confindustria le condizioni dell'economia italiana restano deboli: la produzione industriale ha un andamento negativo, i consumi interni non accelerano, l'export cresce a ritmi più bassi, gli investimenti risultano in flessione soprattutto in ragione di aspettative e fiducia in peggioramento.
La perdita di slancio del commercio internazionale si ripercuote sulle esportazioni dell'Italia e dell'Emilia-Romagna, che ancora tengono ma che, insieme ad un andamento della domanda interna molto debole, fanno aumentare il rischio di un ulteriormente rallentamento.
«Per l'Emilia-Romagna – conclude il Presidente di Confindustria regionale Ferrari − prevediamo certamente una tenuta migliore rispetto alla media del Paese, anche se la forte esposizione ai mercati internazionali e il peso che l'export ha sulla crescita regionale non consentono di abbassare la guardia».
La decisione del Cda al termine dell'assemblea dei soci di Modena. Presentato il nuovo logo della cooperativa leader nei servizi integrati di facility.
Reggio Emilia, 1 luglio 2019 – Roberto Olivi è stato confermato presidente di Coopservice per i prossimi tre anni. Lo ha stabilito il consiglio d'amministrazione della cooperativa, che si è riunito al termine dell'Assemblea dei Delegati di sabato 29 giugno, a Modena.
Olivi, 58 anni, è presidente di Coopservice dal 2010. Laureato in economia all'Università di Modena, è entrato in Coopservice sin dalla sua nascita, nel 1991. All'interno della cooperativa ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali: responsabile area Igiene e Sanificazione; direttore della divisione Sicurezza; Direttore Generale. Olivi è anche presidente di Servizi Italia, membro del Consiglio Territoriale Centro Nord di Unicredit e della direzione nazionale di Legacoop.
L'assemblea dei delegati ha provveduto al rinnovo parziale del Cda. Oltre a Olivi sono stati confermati: Marco Cozzolino, Andrea Di Gennaro e Gavino Satta. Tre i nuovi ingressi: Antonio Paglialonga, Luca Baracchi, Lucia Chiatti. Il Cda della cooperativa è composto in maggioranza da donne.
Nel corso dell'assemblea dei soci è stato presentato il nuovo logo della cooperativa, che richiama i valori strategici di Coopservice: la centralità delle persone e l'identità cooperativa, la propensione all'innovazione, la sostenibilità ambientale e sociale.
Il Gruppo Coopservice, che comprende anche Servizi Italia, quotata in Borsa, ha chiuso il 2018 con un fatturato di 933 milioni di euro (+8,2%) e 22.214 occupati (+6,9%).
Martedì 2 luglio, ore 21 Bologna, Chiostro di San Domenico, Piazza di San Domenico 13 EUROPA, CONFINI NAZIONALI E BARRIERE LOCALI con Marta Dassù e Angelo Panebianco.
Bologna
L'ultimo appuntamento di questa nona edizione delle Serate nel Chiostro, in collaborazione con il Centro San Domenico, è martedì 2 luglio alle ore 21.00 con Marta Dassù e Angelo Panebianco che discutono di "Europa, confini nazionali e barriere locali". In questo dialogo lo sguardo si sposta sugli ostacoli all'integrazione, sui condizionamenti esterni e sui vincoli interni all'Unione. La formazione dei due relatori, specialisti nell'area delle Relazioni internazionali, li porta a prendere in considerazione le dinamiche globali che condizionano le politiche europee e il posizionamento dell'Unione nello scacchiere internazionale.
"Europa, forza gentile" è il titolo di questa edizione della rassegna che si svolge nel suggestivo Chiostro di San Domenico, tre serate per riflettere, a poche settimane dalle Elezioni europee, sull'Europa e sull'Occidente, al bivio della nostra tradizione democratica che deve scegliere la strada per un'Europa forte e gentile.
Marta Dassù è Senior Advisor, European Affairs, The Aspen Institute e direttrice di Aspenia, la rivista di Aspen Institute Italia. È stata Viceministro italiano agli Affari Esteri dal novembre 2011 al febbraio 2014. È membro del Consiglio di Amministrazione di Leonardo, Trevi Finanziaria, Fondazione Eni Enrico Mattei e Falck Renewables. È Vice Presidente del Centro Studi Americani. Fa parte del Comitato Direttivo dell’Istituto Affari Internazionali; siede nel board del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti e dello European Council on Foreign Relations; è membro del Comitato Scientifico della LUISS School of Government di Roma. Editorialista de La Stampa e autrice di vari saggi e libri, tra i quali ricordiamo Mondo privato e altre storie (Bollati Boringhieri, 2009) ed Europa sfida per l'Italia (Luiss University Press, 2017).
Angelo Panebianco è stato professore ordinario di Scienza politica all’Università di Bologna dove ha tenuto corsi di Geopolitica e Relazioni internazionali. È autore per il Mulino, fra gli altri, di Modelli di partito (1982, pubblicato in sei lingue), L’analisi della politica(a cura di, 1989), Le relazioni internazionali (1992), Guerrieri democratici (1997), Il potere, lo stato, la libertà (2004), L’automa e lo spirito (2009), nel 2019 è uscito All'alba di un nuovo mondo (insieme a S. Belardinelli). Da trent’anni è editorialista del «Corriere della Sera».
Le serate sono gratuite e aperte fino a esaurimento dei posti disponibili.
Gli incontri sono prenotabili agli indirizzi //Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo./ Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Per evitare la fila di ingresso sarà possibile ritirare prima dell'evento il biglietto al Centro San Domenico dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 13 in Piazza San Domenico 12, e dalle ore 15 alle 18 presso la portineria del Convento di S. Domenico, Piazza San Domenico 13.
In caso di maltempo gli incontri si terranno nella Sala Bolognini del Centro San Domenico.
Per tutte le serate sarà possibile parcheggiare su Piazza San Domenico - lato sinistro della Basilica.
di Mario Vacca Parma 30 giugno 2019 - La procedura di allerta è una delle novità più importanti introdotte con il nuovo codice della crisi e dell'insolvenza di impresa che è volta ad individuare un'emersione anticipata della crisi allo scopo di evitare la dispersione del patrimonio aziendale e la genesi di problemi a tutta la filiera.
Tali misure di allerta sono state introdotte affinché le imprese adottino in maniera del tutto autonoma le misure occorrenti per rimuovere le cause della crisi mediante una riorganizzazione dell'attività aziendale.
L'articolo 14 del codice della crisi impone agli organi di controllo societari l'obbligo di verificare che l'organo amministrativo monitori costantemente l'adeguatezza dell'assetto organizzativo dell'impresa, il suo equilibrio economico finanziario e il prevedibile andamento della gestione, nonché di segnalare immediatamente allo stesso organo amministrativo l'eventuale esistenza di fondati indizi della crisi.
Alla base di questo "sistema di allerta" è stato previsto un obbligo di segnalazione sia da parte degli organi di controllo interno societario sia da parte dei creditori pubblici qualificati individuati nell'Agenzia delle Entrate, nell'Istituto della previdenza sociale e nell'agente della riscossione delle imposte.
Per quanto concerne gli assetti organizzativi si tratta di predisporre una sorta di manuale, approvato dall'organo amministrativo, che descriva modalità e controlli da predisporre ai fini identificare tempestivamente l'eventuale esistenza di squilibri gestionali che porterebbero l'azienda in crisi. L'esperienza e le specifiche situazioni che affronterà l'impresa nel corso della gestione permetteranno di aggiornare continuamente siffatto documento; Si può affermare in pratica che trattasi di regole di buon governo dell'impresa e di modelli procedimentalizzati (coerenti, idonei e controllabili) per salvaguardare la continuità aziendale.
L'organo di controllo interno è obbligato a instaurare un dialogo efficiente con l'organo amministrativo al fine di individuare tutte le soluzioni possibili per evitare la crisi d'impresa o per apportare adeguate modifiche gestionali laddove si individuassero fondati indizi della genesi della crisi; nell'ipotesi che l'organo amministrativo non risponda adeguatamente gli organi di controllo sono tenuti ad attivare la procedura di allerta «esterna» mediante sollecita ed idonea segnalazione all'organismo di composizione della crisi d'impresa.
La segnalazione tempestiva, da parte dell'organo di controllo all'organismo di composizione della crisi, comporta l'esonero dalla responsabilità solidale degli organi di controllo societari per le conseguenze pregiudizievoli poste in essere dall'organo amministrativo in difformità dalla prescrizioni ricevute.
Ulteriori obblighi nascono anche in capo ai creditori pubblici qualificati quali l'Agenzia delle Entrate, la quale è sanzionata dall'inefficacia del titolo di prelazione spettante ai crediti del quale essa è titolare, qualora non attivi tempestivamente la segnalazione all'organismo di composizione della crisi d'impresa.
Riguardo all'Agenzia delle Entrate, il legislatore ha ritenuto opportuno monitorare il solo debito Iva, facendo riferimento ai debiti iva scaduti e non versati pari ad almeno il 30% dei volumi di affari del periodo a cui si riferisce l'ultima liquidazione. Per l'Inps si è fatto riferimento ad un ritardo di oltre sei mesi nel versamento di contributi previdenziali di ammontare superiore alla metà di quelli dovuti nell'anno precedente, in ogni caso superiore ad euro 50.000; Ai fini dell'Agente della Riscossione si è tenuto conto dei compiti ad esso affidati e dei tempi necessari per la sua attivazione, pertanto l'inadempimento viene ritenuto rilevante quando la sommatoria dei crediti affidati per la riscossione limitatamente ai crediti autodichiarati o definitivamente accertati e scaduti da oltre novanta giorni superi, per le imprese individuali, la soglia di euro 500.000 e, per le imprese collettive, la soglia di euro 1.000.000.
Con le limitazioni degli istituti bancari nella concessione di credito alle imprese a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, molte imprese hanno ritenuto opportuno ricorrere al finanziamento tributario, ovvero alla sospensione o alla rateizzazione – sovente dell'iva – delle imposte tributarie al fine di procurare la liquidità necessaria per la sopravvivenza dell'impresa. Con il codice appena promulgato e gli obblighi sorti in capo ai creditori pubblici qualificati, le imprese troveranno ulteriori difficoltà nel reperimento della liquidità necessaria al buon governo dell'impresa.
Al riguardo di rende sempre più necessario un "navigatore digitale" della conduzione aziendale, un buon comandante e tanta formazione.