da L'Equilibrista @lequilibrista27 Reggio Emilia 27 marzo 2020 - Il Mondo dei numeri è oggettivo perché travalica i discorsi e si contrappone maledettamente al mondo del vino che oggi più che mai è collegato alle soggettività, l'unica vera forma d'arte a tutti i livelli che si impone da sempre quale altra faccia dell'oggettività.
Cosa dire dopo questa affermazione mi chiedo annuendo ed osservando attraverso il video il mio ospite.
D'altronde è quello che mi aspettavo nell'intervistare una persona così complessa, poliedrica ed operativa come Alessandro Rossi, un uomo del vino da più di vent'anni, che pensa strategie, le realizza e nel contempo osserva le persone, i loro stili di vita, facendoli propri per capire il futuro ed anticiparlo.
L'Equilibrista intervista Alessandro Rossi @lozingarodilusso
In tempi di quarantena forzata, ammirare il sole primaverile ed il suo tepore fuori le finestre, irrompe nel gelo immobile dei pronto soccorsi o delle strade deserte fatte di pertugi, dove il calore vibrante non arriverà mai.
Una visione che lascia spazio a mille riflessioni ma centrale negli occhi di Alessandro Rossi, persona attenta e colta che ha fatto della sua passione per il vino uno stile di vita, iconico, dinoccolato e mascalzone, riprendendo il suo pseudonimo “lo zingaro di lusso”, ha raccolto oggettività, gestendo enoteche, degustando territori, scritto e letto tantissimo sulle persone del vino e sulla gente conosciuta per caso osservando il loro modo di essere.
Inevitabile parlare quindi di pianificazione ed Alessandro racconta di aspettarsi un'Italia che avrà due aperture una volta risolta la crisi, la prima più prevedibile, nella quale il privato comprerà in futuro non direttamente in cantina ma attraverso i canali on-line e delivery, alternativa possibile e futura per un'Italia ancora poco incline su questo fronte. Questo processo di distribuzione per il consumatore “casalingo” sta guadagnando spazi ovunque, basti solo pensare ad Amazon, quindi inevitabilmente questo canale avrà un grande orizzonte ed una sua strategia.
Alcuni consumatori maturi che amano i vini estremamente pregiati, da collezione per capirci, continueranno a comprare il prodotto direttamente in cantina facendoselo spedire, anche se oggi non funziona molto ve lo garantisco, tanto che sono gli stessi per altro a frequentare le enoteche, qualora queste non fossero chiuse del tutto da qui a breve.
Poi la successiva analisi, che tocca velocemente tanti punti di carattere sociologico e comportamentale e qui la discussione si amplia molto perché se pensiamo all'Italia come detentrice di un patrimonio artistico che neppure gli italiani, da esterofili quali sono di natura apprezzano a pieno, dall'estero questa risorse naturale subirà certamente un pesante rallentamento, ma il tutto potrebbe essere compensato dagli stessi italiani che restando nel Bel Paese, potrebbero con la loro propensione di amanti del gusto e della vita, rendere meno lancinante.
Il turismo romagnolo per citare quello più famoso che per numeri e densità è secondo solo a quello di Las Vegas per capirci, riprende Alessandro, è fatto di famiglie proprietarie di esercizi balneari, ristoranti ed alberghi. Persone concrete che poggiano su basi solide di anni di fortunate gestioni e di parsimonia, ma ovviamente, mancando il tempo necessario per preparare la stagione estiva, che ormai sarebbe alle porte, potrebbe dover far fronte ad un limite enorme ma comunque più gestibile se paragonato alle vicine Francia e Spagna che invece hanno storicità differenti e soprattutto imprese vitivinicole con limitata caratterizzazione a confronto dell'Italia.
Mi ricorda Alessandro, che la nostra nazione è una delle poche che ancora si avvale di agenti per gestire i mandati in ambito vitivinicolo e questo è ancora un limite per affrontare un mercato frammentato culturalmente ma soprattutto geograficamente come l’Italia. Nonostante tutto, l’uomo e chi rappresenta il tessuto vinicolo è fondante nel suo genere perché veicola valori e certezze, merce rara al nostro tempo.
La fiducia dell'enotecario a livello locale, la capacità del distributore a livello nazionale ed estero, o dell’agente diretto hanno un’unica tradizione per altro tutta italiana, che è quella di poter raccontare storie di successo delle nostre cantine vinicole, veicolando i valori di impegno, cuore, coraggio nelle scelte stilistiche prese dai nonni prima di loro, completando un ventaglio di personalizzazione che non ha eguali e che per altro fanno da traino su mercati non solo italiani. Un esempio su tutti è forse quello americano, così affamato di storie, racconti e successi nei quali riconoscersi attraverso una tradizione che a loro non appartiene.
Ci concentriamo su altri canali allora e arriviamo al mercato HO.RE.CA. che sarà – come raccontavamo prima - una certezza per il mercato di questo segmento ma che, almeno per il prossimo futuro, vedrà nella distribuzione tradizionale, l'unica ad essere riconosciuta come sicura e sinonimo di qualità certa.
Questo se non altro perché la ristorazione poggia su elementi gestionali agili, magazzini leggeri, ordini al pronto o sul venduto, accostando sempre più il servizio come centrale in ottica di sviluppo della relazione finale con il cliente e quindi con il consumatore finale, elementi essenziali per poter approcciare a nuovi mercati e nuove cantine.
Il coronavirus – continuando la sua cavalcata – può minare le piccole realtà vinicole che adesso si troveranno in pericolo, troppo piccole per avere un ruolo centrale per l’esportazione a causa dell’esiguo numero di bottiglie prodotte, ma altrettanto limitate per soddisfare le esigenze di carte di vini esteri che vogliono esclusive o numeri da capogiro per le loro dimensioni, troppo locali per far fronte a crescite che possano metterle al riparo e possano garantirle un punto di pareggio definito e programmabile.
Alessandro in questo è concreto, diretto, spietato forse, ma giusto nella sua analisi ed è per questo che ascoltandolo deve maturare l'idea di sperare in un apporto senza precedenti da parte del governo che possa sostenere queste realtà che oggi hanno bisogno di strumenti finanziari diretti per poter andare oltre l'ostacolo.
Mentre ci congediamo e la nostra conversazione volge alla speranza più che alla condanna, Alessandro mi rammenta come l'Italia sia stata capace di diventare baluardo e produttore di eccellenze enogastronomiche a livello universale dopo essere stata demolita dalla guerra, dalla fame e dalla carestia. Non a caso dando una risposta, proprio in questa direzione, creando una catena del valore unica al Mondo per qualità e biodiversità.
Ed ancora torna prepotente la simbologia dell'oggettività dei fatti e la soggettività per gestirli, due visioni che di concerto una persona come Alessandro ha imparato a plasmare e fare proprie.
Ci salutiamo con la promessa che la prossima volta sarà davanti ad una bottiglia di vino.
Contatti ed info:
http://www.www.deepredstories.com
@lozingarodilusso
Una speciale inaugurazione dell'innovativa boutique dei sapori con lo chef Mariano Chiarelli e la sommelier Maura Gigatti.
Il Ristorante I du Matt, sito in via San Leonardo, 75 a Parma e aderente al consorzio Parma Quality Restaurants annuncia l'inaugurazione della "Boutique dei sapori" per mercoledì 20 marzo 2019 alle ore 19,00.
Nell'occasione i titolari del Ristorante "I du Matt" offriranno a tutti i presenti un buffet con degustazione di prodotti di altissima qualità venduti all'interno dello store con alcune preparazione dello Chef Mariano Chiarelli.
La "Boutique dei sapori", è un nuovo luogo che serve a soddisfare le esigenze dei consumatori consapevoli, cioè di coloro che hanno voglia di acquistare prodotti di altissima qualità, avendo al proprio fianco qualcuno capace di darti informazioni sulla provenienza, l'origine, le caratteristiche e la qualità del prodotto.
L'idea di un punto vendita realizzato all'interno del Ristorante I du Matt, uno dei ristoranti più rinomati di Parma, è stata resa possibile dalla genialità innovativa di veri esperti del settore: la sommelier AIS Maura Gigatti e lo chef Mariano Chiarelli che porteranno la loro competenza direttamente sulle vostre tavole.
Ogni acquirente potrà conoscere le caratteristiche del vino che acquista e avere informazioni sulla cantina selezionata, sugli abbinamenti migliori e sulla storia delle cantine. Altri prodotti invece saranno selezionati e testati dallo chef Chiarelli direttamente nelle sue cucine e questo per garantire ai clienti il massimo della qualità oggi in commercio.
"Abbiamo aperto lo spazio -dice Mariano Chiarelli- per dare la possibilità ai nostri clienti di acquistare prodotti di altissima qualità provenienti dal nostro territorio ma non solo. Ci piace far portare a casa delle famiglie i prodotti usati nelle nostre cucine. Tutto quello che trovano nel nostro menù, viene venduto all'interno dei nostri spazi. È un modo per valorizzare un territorio e un ristorante".
Chi non volesse perdere l'occasione di scoprire questa nuova realtà parmigiana, può partecipare alla festa il 20 marzo 2019 al Ristorante I du Matt, via San Leonardo, 75 a Parma per innamorarsi della Boutique dei Sapori.
La serata effettuerà il seguente programma:
ore 19,00 Breve presentazione della Boutique dei sapori da parte dello chef Mariano Chiarelli
ore 19,30 Buffet con preparazioni e degustazioni dei prodotti della Boutique dei Sapori.
Ci si tuffa a pieno nella tecnica di fabbricazione del formaggio, imparando a distinguerne le caratteristiche organolettiche e regalando al palato sensazioni gusto olfattive uniche ed irripetibili, facendo gruppo e crescendo grazie alla supervisione di docenti qualificato o tecnici del settore. Ecco cosa potrei riassumere se mi chiedessero cos'è un corso ONAF, Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio.
Di L'Equilibrista Fontevivo, (Parma) 14 dicembre 2018 - Appena concluso, il 20 Novembre scorso, il corso di Primo livello ONAF che era iniziato l'11 Settembre 2018, presso i locali del Ristorante il Rigoletto di Fontevivo a Parma, annoverando ad oggi altri 44 Assaggiatori di formaggio che hanno sostenuto e superato l'esame finale.
Il corso era iniziato con il docente Giacomo Toscani che aveva spiegato la Tecnica di assaggio dei formaggi ed i descrittori riguardanti la parte esterna ed interna della forma, affrontando poi il martedì successivo la differenza tra degustazione amatoriale e sensoriale, nonché i descrittori per la valutazione olfattiva, degli aromi, sapori e retrogusto.
Nel 3° incontro il Prof. Roberto Funghi ha poi illustrato le caratteristiche del latte e degli elementi principali che lo compongono, andando a chiarire cosa si intende per proteine, lipidi, carboidrati e quanto il latte sia fondamentale per l'alimentazione.
Il prof. Alberto Spisni, nella quarta lezione, ha spiegato l'importanza della microbiologia nel processo produttivo del formaggio, andandone a definire classificazione, influenze e come i diversi microrganismi possono incidere nella determinazione di aromi e sapori.
La funzione ed il ruolo centrale del casaro, la durata, la stagionatura che avviene in caldaia e l'evoluzione di questo processo, è stato affrontata dal Maestro Assaggiatore ed esperto caseario, Grassi Michele, Delegato ONAF di Ferrara nella sua quinta lezione.
Il Delegato e Maestro Assaggiatore di La Spezia / Massa Carrara nella sesta e settima lezione, ha poi sottolineato la differenza tra i formaggi a pasta molle e quelli a pasta semidura e dura, ricalcando la metodologia di caseificazione e l'importanza del latte di capre e pecore, comprese le differenze di contenuti proteici.
Daniele Bassi nell'ottavo incontro ha affrontato la produzione dei formaggi a pasta filata e la particolare lavorazione che deve essere seguita per ottenere mozzarelle, provoloni e simili. Evoluzione della caseificazione dal 6.000 A.C. ad oggi, le diverse classificazioni dei formaggi, le normative di tutela per formaggi DOP – IGP e l'importanza dei consorzi, sono stati illustrati dal Maestro Assaggiatore Giacomo Toscani nella nona serata.
Ha chiuso il ciclo delle 10 lezioni il Maestro Assaggiatore e sommelier Marini Cornelio, Delegato di Mantova, che ha citato alcuni dei possibili abbinamenti Formaggio-Vini, specificando come si deve tagliare il formaggio e l'importanza di questo alimento nella storia della gastronomia.
La Delegazione di Parma ha dato prova di offrire un corso attento scegliendo docenti preparati e per nulla al di sotto delle aspettative, dando linfa ad un settore, quello caseario, che come per il vino ha bisogno di personale competente e qualificato per poterne decantare in modo tecnico e rispettoso le sue qualità indiscutibili.
L'Italia del fare che non ha perso la capacità di sognare si inventa nuove soluzioni e costruisce reti sinergiche laddove altri sistemi più complessi e storici vacillano, è la nuova Italia che riparte a discapito della crisi e contro la convenzionalità dei grandi sistemi tradizionali per far crescere i suoi territori.
da L'Equilibrista Novellara, 28 Ottobre 2018
Torino e Novellara, recenti teatri dell'evento Citta Slow 2018, non sono poi così lontane ma assolutamente ambedue così vicino all'esempio di Italia che vede nei giovani agricoltori la speranza di una rinascita per un rinnovato sistema agricolo. Si è lavorato a simposi dedicati, relazioni ed interviste sul futuro che ci aspetta per ripensare nuove logiche di sistema che vogliono emergere ed aggredire fette di mercato estere in cerca di eccellenza.
Unicità e distinzione si stanno diffondendo da ormai alcuni anni in Italia grazie anche alle città slow, il cui progetto, ormai noto al grande pubblico dell'Italia del gusto, porta alla ribalta 252 città in totale, per 30 Paesi coinvolti i quali conservano l'animo lento e scandito dalla natura di sempre, per forgiare le loro produzioni e svettando per merito delle loro nicchie di riferimento.
A Novellara, la tradizione targata Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia (ABTRE), sposa in modo eccellente l'artigianalità campana portata dall'Azienda Il Casolare di Caiazzo ad esempio.
Una solida realtà famigliare dell'Alto Casertano che grazie agli sforzi del fondatore Benito La Vecchia, partito da semplice ragazzo di bottega è riuscito a custodire i segreti della manifattura della mozzarella DOP e passarla ai figli, che oggi alla terza generazione, in un emozionante e disegno di amore in linea con la sua filosofia, lo vede protagonista. La sua impostazione è stata innovativa se la si colloca in relazione alla temporalità ed al mercato di riferimento, perché la famiglia nel tempo ha tessuto una rete stretta con tutti i Conferitori di latte tanto da sceglierli con cura ed averli al massimo a 15 km da casa, a riprova di presenza ed attenzione maniacale e che li colloca ad oggi in una posizione di assoluto vantaggio.
A Torino invece, fra i tanti assaggi e le grandi narrazioni di gusto, mi concentro sulla produzione di una Azienda storica in particolare, quella gestita da Loris Ferrari perché si respira qualità, ricerca e storia, La Macelleria Magnani dei fratelli Ferrari.
E' da Natale Magnani infatti, che Loris ed Andrea Ferrari comprendono ed approfondiscono la passione per l'arte norcina e la fanno loro, dopo il passaggio di consegna proprio dal loro predecessore, andando avanti e sperimentando solo grazie all'uso di aromi naturali e trovando differenti ricette pur mantenendo inalterata la voglia di imparare e la granitica scuola che Natale gli aveva trasmesso. Si comprende parlando con Loris, qui a Torino, come la sua voglia di fare sia contagiosa tanto che a breve sarà aperto un nuovo spaccio proprio nel centro di Salorno dedicato alla vendita ma soprattutto vocato alla creazione di un punto di riferimento per la cura dei prodotti della zona, andando a valorizzare il prodotto principe quale lo Speck.
Le cosce sono prodotte solo da coscia intera italiane, disossata e refilata a mano, salata ed affumicato a freddo con legno di faggio e stagionato per nove mesi.
Le storie di queste Famiglie e di queste persone che iniziano a fare della loro passione il loro lavoro è proprio quello che deve incarnare le città slow, che per crescere ancora, hanno bisogno di gente preparata, appassionata e soprattutto attenta alla qualità e che sposi in toto l'ideologia delle produzioni lente e nel rispetto delle regole che il territorio impone per riequilibrarsi e rigenerarsi.
Se qualcuno si fosse chiesto quanto sia stato fondamentale l'esistenza di una piazza per lo sviluppo della civiltà e degli scambi fra i Popoli, doveva vedere quanto sia stato centrale l'apporto che un luogo fisico nell'era digitale che stiamo vivendo, come la piazza appunto, collocata nel centro del Salone Terra Madre, abbia portato per il salone del gusto di Torino appena concluso.
da L'Equilibrista - Torino 25 settembre 2018 - Una vera e propria festa dell'incontro e dello scambio fra Popoli che è andata in scena nella piazza allestita, per esaltare uno spazio gestito dalle Città Slow nell'edizione 2018 di Terra Madre.
Ben 252 Sindaci associati in trenta Paesi del Mondo hanno aderito alla Piazza di Cittaslow, con tanto di area dedicata ai dibattiti ed incontri sui principi e sui progetti di Cittaslow, un ristorante a base di prodotti tradizionali e biologici del Cilento portati a Terra Madre dalla cooperativa Almaseges, ma soprattutto numerosi Laboratori del gusto gratuiti.
L'organizzazione di Cittaslow Internazionale, Slowfood Campania, da Museo Cilento, si sono circondate di ben 13 postazioni di mercato per altrettante Cittaslow italiane e straniere che hanno offerto il meglio delle produzioni artigianali di qualità italiana ed internazionale.
Quest'anno hanno spiccato la Cittaslow di Pijao (Colombia), con alcuni "Cafeteros" mai venuti in Italia prima d'ora e che hanno lavorato alacremente per portare raffinate qualità di caffè. Insieme a questa nuova entrata di tutto rispetto vi erano anche la Rete delle Cittaslow olandesi con 50 tipi diversi di formaggio, che ben si sono amalgamate nella miriade di prodotti italiani facendo emergere il valore della biodiversità italiana.
Intensi e continui dibattiti che si sono succeduti in piazzetta slowfood, tanto che a prendere la parola è stato poi Stefano Pisani, Presidente di Cittaslow Internazionale e Sindaco di Pollica, che ha rimarcato il valore di fare rete soprattutto a livello transoceanico nel rispetto dei valori della cooperazione e ispirate a quel Carlo Petrini che ha coniato il termine "slow" per incentivare la biodiversità di qualità.
Il valore del lento movimento del fare, contrapposto alla velocità delle produzioni industriali nell'interesse dei piccoli centri d'eccellenza.
Il vivere bene, il "buon vivere", festeggerà l'anno prossimo ad Orvieto il 20° anniversario – tanto da essere oggi un esempio virtuoso di comunità attiva che sa rispettare se stessa, il proprio ambiente, la propria storia e memoria, immaginando e realizzando un futuro di qualità per tutti.
Assieme al mercato, l'offerta di cibo fresco in piazza o per strada è all'origine di molte città: per questo Terra Madre ha presentato un'offerta dedicata da Nord a Sud dell'Italia che vanno a caratterizzare la nostra cultura ed offrono profumi e sapori unici.
Lo street food è stato animato dal Riso nero di Casalbeltrame, insieme alla Pizza fritta napoletana di Pollica, Positano, Amalfi, Caiazzo, Castel Campagnano, San Potito, Cerreto Sannita e Orsara di Puglia, per approdare lungo l'Adriatico con la piada romagnola di Sant'arcangelo di Romagna, Santa Sofia e Galeata. Ha chiuso il tripudio di prodotti e sapori dell'Umbria, la torta al testo sotto "lu focu" ed il baccalà fritto al cartoccio solo per citarne alcuni.
Ecco le città presenti alla piazza:
1 - Salorno / Saluro (BZ), 2- Sant'Agata di Puglia (FG), 3 - Abbiategrasso (MI) 3 – Morimondo (MI)
5 – Usseglio (TO) 6 - Vigarano Mainarda (FE) 7- Pollica (SA) 8 - Pijao (Colombia) 9 - Eijsden – Margaraten (Paesi Bassi) 10 - Novellara (RE) e Scandiano (RE) con Piante e Frutti antichi di Maioli e Acetaia San Giacomo.
La viticoltura sta cambiando seguendo il clima che sta mutando e con esso le tendenze dei consumatori, sempre più orientati alla ricerca di novità e di forti stimoli e tutto ciò che gravita attorno al mondo biologico e dell'artigianale diventa essenziale per tutta la viticoltura, dando vita ad un mondo tutto speciale.
da L'Equilibrista Verona 4 maggio 2018 - Vinitaly in qualità di principale vettore del vino nel Mondo non ne nasconde caratteristiche profondamente territoriali e grazie a questo, favorisce la crescita e la diffusione di vitigni perduti, specie autoctone che sono ancora da scoprire e da grande risalto a piccoli produttori nonostante la sua fama sia ormai planetaria dopo questa rinnovata 52° edizione.
Su questo tema, dedico finalmente la gran parte del nostro intervento qui a Vinitaly perché saranno proprio i Vitigni resistenti che con l'acronimo internazionale PIWI, faranno parlare di se negli anni a venire.
Intervisto quindi Julian Morandell, area sales manager per l'Azienda Lieselehof e la chiacchierata va inevitabilmente su questi vitigni e le loro peculiarità, vero e proprio terreno fertile e tutto da scoprire.
"La premessa per scoprire questi vitigni ", come ci svela Julian "è che ci sono sempre più persone che vogliono mangiare e bere cibo sano, non trattato con veleni o antibiotici. In ogni città si creano dei punti di distribuzione, mercati, supermercati, ristoranti, alberghi anche di lusso a tema "biologici" che si riforniscono esclusivamente con prodotti da aziende con coltivazione biologica, controllata e certificata. In modo parallelo sale anche l'interesse per vini da uve non trattate".
Questo mi fa riflettere e mi muove alcune domande, perché anche in passato abbiamo assistito a vini ad esempio, dove la mano dell'uomo interveniva in minima parte ma ancora la pulizia gusto olfattiva e l'equilibrio in bocca erano a volte precari.
Quindi chiediamo, qual'è il livello qualitativo enologico raggiunto da questi prodotti?
"E talmente alto, soprattutto nei bianchi" ci dice Julian, "da battere sovente in degustazioni coperte vini provenienti da vitigni tradizionali".
Quali vantaggi abbiamo allora e quali pensi siano le prospettive ed i limiti se ce ne sono?
"I vantaggi sono enormi" incalza Julian, "ad esempio la coltivazione di vitigni PIWI è ecologica, i vitigni PIWI generalmente non necessitano trattamenti contro peronospora e oidio, perché dipende solo dal tipo di vitigno e questo favorisce la coltivazione senza veleni che alla lunga è più appetibile".
Fare trattamenti ha dei costi alti e di gestione che credo incidano sul bilancio di una cantina in modo sostanziale. "Esatto, i trattamenti costano, perché servono uomini, macchine e risorse per avere continuità ed ecco perché i vitigni che non necessitano di trattamenti chimici sono innovativi."
Come pensi che la legislazione internazionale di sta muovendo sul funzionamento di una visione internazionale relativa alla vite resistente ?
"Bisogna incominciare da lontano per capirlo, perché già nel '800 a metà del secolo, in Francia, dove arrivano i primi problemi a causa della filossera".
E' qui infatti che incroci, innesto e continue sperimentazioni hanno portato alla creazione di 1890 incroci resistenti contro malattie fungine ed in seguito ben 1956 circa su 400mila ettari di vitigni resistenti in Europa. All'inizio erano proibiti a causa della dei danni dell'alcool metilico, casi di bambini nati ciechi o con sei dita ne hanno bloccato le sperimentazioni lasciando le Comunità senza una risposta.
Ma da qui si è ripartiti per cambiare rotta e quindi il 18 Dicembre 2003, quattordici coltivatori e appassionati, fondarono a Merano, la cosiddetta Associazione PIWI-Alto adige che nomina in qualità di presidente, Franz Pfeifhofer e come vicepresidente proprio Werner Morandell, oggi titolare dell'Azienda Lieselehof.
Mi pare ovvio che quindi la legislazione odierna dovrà tenere conto di questi elementi per sviluppare in modo equilibrato queste tipologie e tenere quindi conto del lavoro fatto finora per far aumentare questo movimento nell'interesse di tutti.
Oggi il 50% della produzione totale della tenuta Lieselehof rappresenta vini prodotti da vitigni resistenti come il Bronner, Solaris e il Souvignier Gris.
Julian a questo punto lascia da parte la disamina tecnico-professionale per svelarci la sua passione per lo spumante "Lieselehof Brut" (da uve Souvignier Gris) che fra l'altro è stato premiato da Vini Buoni D'Italia con il Golden Star. Lo sentiamo insieme e devo dire che in bocca entra deciso ma mai sgarbato, conserva le qualità e le finezze sia al naso che al palato di un classico bianco alto atesino, con grande finezza di bocca e puntuale freschezza. Il palato inebria davvero per note di evoluzione perché non banali; stratificata e ben radicata la struttura, che rivela inaspettata bevibilità e ottima pulizia sul finale di bocca. Il frutto è giallo, caldo e comunque ancora vivo tanto da assicurare una piena maturazione ancora da divenire. Ci riserviamo di menzionare anche i Passiti di Bronner perché ogni anno ogni anno vengono premiati sia a livello nazionale e Internazionale, come è stato a Bologna nel 2012 dove, per l'occasione, fu per il passito "Sweet Claire Quintessenz" in cui il Bronner venne premiato come miglior vino muffato in Europa e primo fra ben 620 cantine antagoniste.
Il "Vino del Passo" poi, vinificato da Solaris, che viene coltivato sopra i 1.300 m.s.l.d.m e che testimonia già un' ottima diffusione soprattutto in alberghi, enoteche e ristoranti targati Michelin che anche in Italia lo mostrano nella loro carta vini.
Il bianco fermo "Julian" in aggiunta a questa prima gamma, crediamo in suo onore, da vitigno Bronner 100%, è un vino di solida struttura con una viva acidità che gli consente un invecchiamento tale per cui al momento, mi conferma Julian , ne stanno vendendo le ultime bottiglie del 2008 Raritá (in commercio dal 2017). Anche qui devo dire che Julian si mostra fiero ed orgoglioso nel dire che è una "bomba" di vivacità, giovane ed ancora un giovincello anche dopo 10 anni.
Quest'anno Vinitaly mi ha regalato interviste eccellenti ed inaspettati incontri, visite guidate presso cantine con grande storia e tradizione, tenendo ampi spazi per quelle nate da poco ma già cariche di grandi premesse.
E' stato questo il caso della cantina Molinetto che con il loro GAVI, da uve Cortese, ha espresso equilibrio, eleganza e soprattutto segni distintivi di un vitigno che regala la sua massima espressione come vino giovane e fermo ma che se lasciato maturare in legno può essere sapientemente gestito tanto da esaltarne le caratteristiche senza snaturarlo eccessivamente.
Cantine di Marzo ci ha sorpreso poi per ospitalità e grande selezione di uve autoctone campane che mantengono alta l'attenzione sul territorio più vocato che l'antichità ci abbia lasciato in eredità. Coda di pecora o il più blasonato Greco di Tufo, confermano infatti struttura, note sapide in chiusura, colori intensi e grande lavoro in vigna che inebria l'orientamento preciso verso la frutta matura a polpa, sempre ben sostenuto da un decisa cura della biodiversità campana, unica al Mondo. Questa cantina che si è costituita in un forte gruppo di piccoli produttori ben amalgamati fra loro e con idee chiare, sfoggia anche un Taurasi Irpinia doc, vino che si distingue per durezza nei tannini e longevità con marcata progressione all'affinamento, nettamente distinto rispetto a quell'Aglianico più classico del Vulture che sancisce quanto la biodiversità incida nella definizione dei prodotti del territorio nel caso avessimo ancora dubbi su questo.
Vinitaly continua a credere anche in queste realtà, regalando spazi e libertà di espressione a tutti gli attori coinvolti. In nome della qualità e della diffusione di un mondo enologico che ha sempre più motivo di essere ricordato e amato, solo chi è leader può guardare oltre e farsi garante di quello che succede attorno a se, perché sa gestire i cambiamenti e portare conoscenza. Vinitaly deve fare questo per le piccole realtà locali, per i grandi gruppi e per l'Italia tutta.
Anche Alessandro Scorsone, maestro cerimoniere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, giornalista, consulente e grande conoscitore del vino, presente al Forum di Modena.
da L'Equilibrista Modena 8 Ottobre 2017 – Forum Guido Monzani - Ed ecco che l'argenteria di Francia entra nella tradizione emiliana andando a solleticare le papille di esperti, enogastronauti e grandi illustri tecnici del Mondo del vino italiano. L'appuntamento è stato seguitissimo ed ha fatto emergere quanto mai il Pubblico si stia stratificando ed elevando a proposito di vino.
Il mio pomeriggio si apre fortunatamente senza intoppi e data la grande affluenza all'ingresso devo dire che è stata una bella fortuna arrivare per tempo. Tutto sembra svolgersi come da copione, le brigate di Sommelier di Associazione Italiana Sommelier fanno il loro consueto briefing prima di prendere posizione, agenti e distributori parlano al telefono e ricercano freneticamente colleghi o amici che si fanno largo fra la gente, mentre i produttori appena tornati da un pranzo tradizionale modenese vogliono tuffarsi nella kermesse il prima possibile per narrare zone, terroirs, passioni, esperienze di vita e testimonianze di famiglia.
Saluto colleghi o dirigo un accenno a chi sta telefonando perché sono certo che li ritroverò dopo con più calma, quando mi sento chiamare e del tutto stupito incrocio un vero gentlemen del vino internazionale, un' icona conosciuta al grande pubblico che ho avuto la fortuna di incontrare spesso nelle mie tappe e con il quale ho potuto condividere un momento di formazione che per me è stato davvero fondamentale. Parliamo di Alessandro Scorsone, maestro cerimoniere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, giornalista, consulente e grande conoscitore dell'anima del vino nel Mondo.
Inizia quindi un piacevolissimo scambio di idee e di pareri su quanto vedremo, l'emozione è grande e ne capisco l'importanza quando entrando, vediamo l'organizzazione e la disposizione delle cantine e dei vignaioli che incrociano i nostri sguardi con sorrisi di stima e grande voglia di esprimere al meglio il loro lavoro fatto di passione e arte.
Non ci servono particolari programmi, ognuno di Noi oggi ha le sue passioni e prima di ritrovarci per commentarle, viene naturale prendere il largo e andarle a degustare autonomamente. Credo infatti che ogni buon degustatore debba portare la sua personale esperienza ed interpretazione distaccandosi da colleghi per poi ritrovarsi per commentare insieme le sensazioni e condividere punti in comune per una continua crescita.
Mi giro un attimo e senza pensarci mi ritrovo al secondo piano dove è stata allestita la Cote de Blancs e quindi senza esitazione, vado da una Maison che stimo davvero molto e che mi ha rapito anche recentemente per il suo taglio e perché no, il suo packaging davvero interessante. Nonostante i primi minuti di apertura, Agrapart, rigoroso"récoltant-manipulant" è già popolato ma non c'è ancora assembramento e decido quindi di patire da qualcosa che conosco bene per apprezzarne la sicura conferma.
Il 7Cru rappresenta l'eccellenza prodotta nei suoi vigneti allocati presso Bergeres Les Vertus, Cramant, Oiry, Oger, Oiry e Avenay Val d'Or e Mardeuil che da poco sente l'influenza anche di un tocco di personalità in più regalata dal pinot nero che non ne muta assolutamente l'eleganza. La personalità agrumata e gentile unita alla grande pulizia di bocca, sottendono una lieve ed apprezzata nota di croccantezza di mela verde e polpa di cedro che ritornano a dare coerenza al naso ed al palato insieme, per regalare una apprezzata mineralità e misurata struttura dimostrando grande sostanza del frutto. Vibrante e agile è sicuramente all'altezza delle mie aspettative. Noto con estremo piacere poi Mineral nella versione Magnum, vera chicca enologica che Pascal Agrapart ha certamente allevato ottimamente in vigna. Lo approccio preparato ad una decisa esplosione di gusto che infatti invade il palato con ricchezza, fierezza ed imponenza. I suoi cinque anni sui lieviti hanno portato massa setosa senza togliere nulla alla sua giovane progressione tanto che le note di frutto evoluto e di ritorno minerale prodigioso hanno solo esaltato.
Mentre tutti i protagonisti della cote de blanc si stanno ancora finendo di sistemare nell'angolo in fondo della sala, approfitto dell'attimo di calma per visitare un altro grande produttore che stimo molto, si tratta di Erick De Sousa con il quale mi intrattengo e cerco di cogliere segreti e studiarne le movenze. Parlo di stile vero perché utilizzare ancora nella "moderna agricoltura" il cavallo da tiro e comportarsi come un biodinamico a tutto tondo, ottenendo tali qualità, significa essere davvero motivati e bravi. Erick mi coinvolge e sento tutta la sua gamma, ma certamente oggi MYCORHIZE mi colpisce particolarmente perché ne comprendo la struttura vigorosa e il grande ventaglio di profumi che spaziano dal fieno tagliato fresco, la mela matura e soprattutto la nota iodata di terreno calcareo che inebria e riequilibra la straordinaria lunghezza che questo prodotto sa dare. L'intuizione è stata geniale e del tutto naturale, perché si è trattato di sfruttare la capacità della miccoriza di creare nutrimento per la pianta, grazie al dissolvimento della roccia madre regalando rinnovato nerbo fra suolo e vite.
Distolgo lo sguardo e incrocio quello di Alessandro che mi introduce verso qualcosa che non conoscevo perché onestamente solo per quel famoso: "sentito dire", ed è qui che mi imbatto in Enrico Baldin e la sua Encry. Mentre sono rapito dalle parole di Scorsone che mi decanta alcuni particolari intimi dell'amico e produttore, sentiamo una serie di prodotti e devo dire che sono stupito dalla sua gran cuvee zero dosage, perché è davvero diretto, centrale al palato e per niente sgarbato ma del tutto equilibrato, direi lineare fino al retrogusto tanto da chiudere educato, mantenendo comunque una personalità da gran cru in effetti, davvero una bella interpretazione, complimenti.
Ho nuovamente smarrito, strada facendo, il buon Alessandro; ma mi rifaccio dalla perdita subita seguendo la scia di altri cinque calici che con il mio nel frattempo sono diventati sei. Sono a fianco ad altri colleghi ma visto dove sono e da quello che vedo alla sommità del mio bevante, esito solo per poco ed alla cieca potrei giurare di trovarmi davanti a lui, Piper-Heidsieck reserve 2008. L'olfatto regala tostature di nocciola, tutte ben calibrate devo ammettere, tanto da mantenere al contempo acidità e grande persistenza che ritrovo in bocca e permettermi di poterlo definire tranquillamente ampio e stratificato sia per profondità che ventaglio gustativo. Manca forse di persistenza sul finale ma l'olfattivo e la tessitura di palato hanno ampiamente equilibrato questa lieve mancanza.
Cambio decisamente zona e mi tuffo in quello che è uno dei vitigni che prediligo, ne ammiro il ruvido carattere che spesso riconosco all'interno di apprezzatissime cuvee per struttura e grande duttilità. Non posso quindi che sentire Mary Sessile ed il suo Rubis, pinot meunier in purezza che si presenta all'olfattivo con una stuzzicante rosa canina, fragolina di sottobosco e ribes appena accennato. Alla beva è sincero, esaltato da un finale che ricorda quello della anguria fresca con perlage comunque fine concorde con quanto esaminato al visivo.
Dopo questa degustazione sui generis, continuo la mia galleria di produttori e di grandi vignaioli, soprattutto ne apprezzo lo spirito di unione e la capacità di fare sistema, qualità che li propone come regione unita che sa come fare la differenza sempre e dovunque.
C'è da imparare in questo.
La giornata volge al termine ma manca ancora qualcosa, la sorpresa più bella non tarderà ad arrivare e sarà l'ennesimo regalo del mio incontro del primo pomeriggio a rivelarlo. E' Alessandro Scorsone che ancora, grazie alla sua infinita passione, mi introduce all'interno della degustazione di giornata al cospetto del padrone di casa, il dott. Massimo Sagna, Presidente di Club Excellence. Persona veramente ospitale e di grande classe che con la sua semplicità ha reso una fugace degustazione il vero asso di giornata. Con competenza e grande professionalità mi ha presentato Cristal Brut Millesime - Louis Roederer 2009.
La sua introduzione è impeccabile e nonostante la grande ed entusiasta folla che ci circonda, riusciamo a scambiare due parole sul progetto e sull'iniziativa che sicuramente lo ha inorgoglito ed ha portato grande merito a lui e a tutta l'organizzazione. Questo grande vino si presenta cremoso e certamente brillante, con riflessi che virano al paglierino intenso ma sempre vivo. La nota finissima di gesso accompagna il palato dall'entrata al finale di bocca e si alterna sistematicamente con un frutto elegante di buccia d'agrume. La cosa che impressione è la chiusura, così persistente, piacevolmente lunga tanto da portare il frutto ad amalgamarsi perfettamente con un finale che termina asciutto e adatto ad abbinamenti di alto spessore gastronomico.
Giornata di grande spessore alla quale sarebbe bene abituarsi perché il vino è una cosa seria, è fatto di impegno e lavorato da persone straordinarie che mettono del loro meglio per realizzare un'opera d'arte ogni stagione rischiando e andando contro ad eventi che possono vanificare tutto. L'alta percentuale di fallimento rende questo mestiere uno dei più complicati che ci siano ma fortuna loro, uno dei più belli da sempre.