Lunedì, 19 Febbraio 2024 06:46

4 anni dalla pandemia, ma sembra solo ieri che Conte ordinava la chiusura dell’Italia In evidenza

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foto di repertorio - infortunio sul lavoro Novellara RE foto di repertorio - infortunio sul lavoro Novellara RE

Indubbiamente il periodo pandemico e il conseguente lockdown, fu un trauma collettivo di cui la società porta ancora tristi ricordi e cicatrici profonde.

Di LGC Parma, 19 febbraio 2024 – Lontani ricordi sono gli arcobaleni e i canti corali dai balconi che fungevano da loggioni teatrali.

Sembrava che improvvisamente tutti fossero divenuti, bravi, accoglienti e solidali, ma con il passare dei giorni e dei quotidiani DPCM, regolatori della vita quotidiana, le tenebre hanno cominciato a prender posto negli animi, anche dei soggetti più pazienti e miti.

Due anni di DPCM e condizionamenti pesantissimi, che hanno raggiunto l'apice quando i sanitari, inizialmente etichettati come eroi per aver affrontato il periodo più contagioso senza adeguati presidi di protezione, vennero in seguito sospesi per aver esercitato il costituzionale diritto di rifiuto alla “vaccinazione” anti-covid.

Da quel 9 marzo 2020 il conteggio quotidiano, dei defunti e degli ingressi al pronto soccorso, ha scandito le giornate. L’aggiornamento era orario e ogni diversa notizia era scomparsa dai radar dell’informazione.

Due anni scanditi dalla parola “emergenza sanitaria” anche se oggettivamente la concentrazione degli effetti nefasti si può collocare da quel 9 marzo sino al fine aprile 2020. Poi, come era immaginabile, l’estate ha fatto allentare la morsa attenuando il numero di decessi giornalieri.

"Abbiamo trascorso 45 giorni assolutamente difficili, che hanno messo a dura prova tutti. Il personale ospedaliero, medici, infermieri e OSS, gli stessi contagiati perché isolati da tutti, i familiari che non hanno potuto assistere i loro cari e nemmeno dare l'ultimo saluto, accompagnati invece solo dalla pietà dei sanitari di turno, stremati e sotto pressione psicologica ma ciononostante compassionevoli verso i loro assistiti che in solitudine stavano lasciando la vita terrena.  Ma difficilissimo è stato anche il lavoro dei nostri operator; per quello che osservavano all’interno dei reparti dei nosocomi e dallo stato emotivo dei familiari che non trovavano consolazione al fatto di non aver assistito il loro anziano genitore, piuttosto che il sempre troppo giovane figlio o nipote. Come dicevo 45 giorni difficili, anche solo da raccontare, che su base annua ci hanno fatto registrato un incremento del 25% dei servizi funebri, poi compensato dal decremento degli anni successivi”

"All’interno di anni di difficoltà che hanno riguardato tutti noi italiani, abbiamo trascorso 45 giorni di assoluta emergenza, che ci hanno messo a dura prova. Il personale ospedaliero, medici, infermieri e OSS, gli stessi contagiati perché isolati da tutti, i familiari che non hanno potuto assistere i loro cari e nemmeno dare l'ultimo saluto, accompagnati invece solo dalla pietà dei sanitari di turno, stremati e sotto pressione psicologica, eppure compassionevoli verso i loro assistiti che in solitudine stavano lasciando la vita terrena.  Ma difficilissimo è stato anche il lavoro degli operatori del COF, per il disastro che si verificava nei nosocomi e nelle case di riposo, per la prostrazione dei familiari, inconsolabili per non aver assistito e non aver salutato degnamente il loro caro. E quanti ci hanno lasciato prematuramente, anche in giovane età”  ha commenta Gavino Sanna, presidente del Consorzio Onoranze funebri di Parma (COF).

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Significativa, infatti, è la curva degli accessi alle sale di terapie intensive registrate dal servizio “118” che perfettamente descrive il livello dell’emergenza

Per la cronaca (come si evince dai grafici) a Parma il picco più elevato si è manifestato il 17 marzo 2020 con 172 ingressi e analogamente anche Piacenza e Piacenza e Reggio Emilia, con valori lievemente inferiori, hanno fissato il loro picco massimo.

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Rimane ancora un nodo da sciogliere, il confronto tra i due periodi estivi adiacenti. Il maggio agosto del 2020, nonostante la mancanza di vaccini decessi e contagi erano bassissimi tant’è che non erano state previste restrizioni particolari, come ad esempio l’uso di mascherine protettive, mentre l’estate successiva (2021), in piena campagna vaccinale, il tasso di infezione e di mortalità era nettamente superiore all’estate precedente.

Modelli di risposta alle pandemie sono stati quindi adottati dai cui risultati gli scienziati adotteranno le eventuali, se necessarie, integrazioni e/o correzioni.

 

(Foto Francesca Bocchia) 

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