Giovedì, 22 Settembre 2022 06:31

Tumore della prostata: come diagnosticarlo con la risonanza magnetica multiparametrica In evidenza

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La diagnostica di tumori alla ghiandola prostatica può essere effettuata attraverso la risonanza magnetica multiparametrica e la tomografia computerizzata.

Di che cosa si tratta? E perché vale la pena di utilizzarla? Per rispondere a queste domande abbiamo coinvolto il dottor Andrea Cocci, urologo specialista del settore.

In che cosa consiste la risonanza magnetica multiparametrica della prostata?

Stiamo parlando di una tecnica imaging che è in grado di migliorare in misura notevole i risultati che possono essere garantiti dalla risonanza magnetica tradizionale. Allo stato attuale, questo tipo di esame rappresenta una delle tecniche più efficaci grazie a cui è possibile definire l’anatomia della prostata e dei tessuti circostanti in maniera corretta, oltre che identificare lesioni neoplastiche a carico della prostata. È fondamentale effettuare questa risonanza magnetica, anche per programmare in modo adeguato le terapie successive al percorso diagnostico. Ci tengo a mettere in evidenza, per altro, che l’esame non è invasivo né causa alcun dolore.

Perché la risonanza magnetica multiparametrica si chiama così?

Molto semplicemente, perché tiene in considerazione diversi parametri. Grazie ad essa, infatti, si può effettuare una valutazione metabolica della ghiandola, e al tempo stesso verificare la sua morfologia, così come quella delle strutture e dei tessuti circostanti. Inoltre, si può ottenere una mappa della densità delle cellule prostatiche, densità che in presenza di una neoplasia è destinata a crescere. Si tratta di un esame piuttosto veloce e che garantisce alti standard di precisione. A differenza di quel che accade con la risonanza magnetica classica, in questo caso abbiamo a che fare con immagini risultanti molto nitide che consentono di identificare tumori più piccoli di un centimetro.

Quando si può richiedere questo tipo di risonanza magnetica?

In linea di massima si ricorre a questo esame per i pazienti per i quali si sospetta la presenza di una neoplasia della prostata. Nel dettaglio, si può richiedere per valutare in che modo evolve la malattia e per identificare le recidive neoplastiche, qualora presenti, ma anche per il monitoraggio di pazienti che hanno un PSA alterato e che in precedenza si sono sottoposti a biopsie con esito negativo. Anche quando si riscontra un aumento importante del livello del PSA, dopo una terapia farmacologica, la radioterapia o un intervento chirurgico, può essere il caso di fare riferimento a una risonanza magnetica multiparametrica. Lo stesso dicasi per i pazienti che hanno un tumore poco aggressivo, dato che si tratta di una soluzione alternativa rispetto alla sorveglianza attiva.

Come si svolge l’esame?

Proprio come avviene con una risonanza magnetica classica, il paziente dopo essersi disteso su un lettino scivola dentro a un cilindro vuoto che è aperto da tutte e due le parti della base. È importante restare sdraiati e immobili per tutto l’esame, che dura più o meno fra i 30 e i 40 minuti. Si può effettuare tale procedura con un particolare liquido di contrasto che viene iniettato nel braccio con un ago per via endovenosa. La macchina emette dei rumori piuttosto forti, ma non c’è niente di cui preoccuparsi: derivano semplicemente dallo scatto delle immagini.

Il modus operandi del dottor Andrea Cocci

Come si può leggere sul sito https://www.andreacocci.com/, l’approccio del dottor Andrea Cocci nei confronti del paziente è basato in primo luogo sull’ascolto. Solo in questo modo, infatti, è possibile comprendere le sue esigenze e prendere in considerazione le sue attese. Questa è la strada da percorrere per dare il la a un programma terapeutico efficace e che sia fonte di gratificazione per il paziente stesso ma anche per il medico. Professionalità e aggiornamento costante sono, dunque, i punti di forza dell’operato del dottor Cocci.

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