Via F. Malavolti, 27 - 41122 Modena (MO) - Tel 059.418111 - Fax 059.418199
Sito ufficiale: www.mo.cna.it
IL JOB ACT DELLE PROFESSIONI: LE NUOVE TUTELE E LE SFIDE DEL FUTURO. Domani, mercoledì 27 settembre, alla Camera di Commercio il primo di due appuntamenti regionali per parlare dei lavoratori autonomi
Modena, 26 settembre 2017. Difficile stimare quanti siano, visto che anche difficili definirli. Stiamo parlando dei cosiddetti liberi professionisti, categoria piuttosto trasversale all'intero della quale troviamo davvero di tutto, sia gli ordinisti (coloro che cioè appartengono a un ordine, dagli avvocati ai commercialisti), sia coloro, ma non solo, che si avvicinano ad attività più o meno nuove (disegnatori, grafici, ict, ma anche maestri di yoga e artisti).
C'è chi calcola che siano più di due milioni, dato che testimonia l'importanza di questo settore, che in questi anni peraltro si è mosso in controtendenza rispetto ai lavoratori dipendenti: tra il 2008 e il 2015, i professionisti sono aumentati del 28% mentre l'occupazione diminuiva del 2,7%. Ed il peso, in ambito europeo, dei professionisti italiani è elevatissimo: il 15,4% dei lavoratori indipendenti del vecchio continente sono appunto italiani.
Per questo CNA si è impegnata a favore di una categoria che, con l'approvazione del cosiddetto "Job Act del lavoro autonomo" ha segnato almeno qualche punto a proprio favore in termini di tutela assistenziale e previdenziale. E' il caso delle maggiori tutele per la maternità, all'estensione ai professionisti del congedo parentale di sei mesi, alla difesa nelle transazioni commerciali, all'equiparazione alle imprese nella costituzione di reti e consorzi, all'allargamento a questa categoria di bandi regionali, nazionali ed europei.
Il convegno si tiene domani, mercoledì 27 settembre, alle 16 presso la Sala Panini della Camera di Commercio di Modena, in via Ganaceto 134.
Dopo i saluti del vicepresidente dell'ente Camera Gian Carlo Cerchiari, e del Presidente di CNA Modena Claudio Medici, sono previsti gli interventi di Cristiana Alderighi, coordinatrice nazionale di CNA Professioni, Valentina Formichella e Gianluca Bonanomi, di CNA Nazionale, che illustreranno le novità del Job Act dei lavoratori autonomi. Quindi il presidente nazionale di CNA Professioni Giuseppe Berloffa parlerà delle nuove sfide per la categoria. Morena Diazzi, della Regione Emilia Romagna, illustrerà le azioni poste in essere dalla Regione a favore dei professionisti.
La chiusura dei lavori sarà affidata alla presidente modenese della categoria, Claudia Miglia. Durante i lavori verranno proiettate anche alcune storie di liberi professionisti, che racconteranno la loro quotidianità, con i problemi, ma anche le soddisfazioni, del proprio lavoro.
A termine incontro - aperto al pubblico – è previsto un buffet nel corso del quale i professionisti potranno confrontarsi in modo informale sulle rispettive problematiche.
Nella foto: Claudia Miglia, presidente di CNA Professioni Modena.
Le piccole imprese pagano la bolletta più cara d'Europa. Si parla di una differenza, rispetto ai "colleghi" europei che va dal 45,4% per le imprese con i consumi minori, al 23,6% per le cosiddette aziende energivore, penalizzando così, per l'ennesima volta, le realtà più piccole.
Modena, 21 agosto 2017. Le imprese italiane sono svantaggiate rispetto a quelle europee non solo per l'alto prezzo finale pagato ma, più in generale, per una bolletta mal strutturata. Oltre a pagare un prezzo molto elevato per la componente "Energia", le imprese italiane sopportano il prelievo fiscale in assoluto più alto d'Europa. Inoltre l'Italia utilizza la bolletta come fonte di gettito per finanziare politiche di vario tipo che nulla hanno a che fare con il consumo energetico degli utenti. Si tratta di una situazione estremamente critica, dato che la concorrenza tra operatori si gioca proprio sulla sola componente energia e quindi in futuro sarà difficile per gli utenti trarre vantaggi significativi in termini di riduzioni di prezzo.
Si parla di una differenza, rispetto ai "colleghi" europei che va dal 45,4% per le imprese con i consumi minori, al 23,6% per le cosiddette aziende energivore, penalizzando così, per l'ennesima volta, le realtà più piccole.
Le imprese italiane sono svantaggiate rispetto a quelle europee non solo per l'alto prezzo finale pagato ma, più in generale, per una bolletta mal strutturata.
Oltre a pagare un prezzo molto elevato per la componente "Energia", le imprese italiane sopportano il prelievo fiscale e parafiscale in assoluto più alto d'Europa. Inoltre l'Italia utilizza la bolletta come fonte di gettito per finanziare politiche di vario tipo che nulla hanno a che fare con il consumo energetico degli utenti.
E' evidente che in un mercato che si evolve verso la completa liberalizzazione, questa situazione rappresenta un fattore estremamente critico dato che la concorrenza tra operatori si gioca proprio sulla sola componente energia e quindi in futuro sarà difficile per gli utenti trarre vantaggi significativi in termini di riduzioni di prezzo.
Da rilevare poi che le micro e piccole imprese italiane, oltre a pagare un prezzo decisamente maggiore rispetto alle imprese europee aventi la stessa dimensione, sono fortemente svantaggiate anche rispetto alle imprese più strutturate e con maggiori consumi. Nel 2016 infatti le piccole imprese hanno sopportato il 35,2% degli oneri generali complessivi dell'intero sistema (in valore assoluto 5,6 miliardi di euro) a fronte di un consumo pari al 25,9% del totale. Le imprese medio-grandi, al contrario, pur avendo consumato una quota di energia decisamente maggiore (35,6% del totale) hanno sostenuto il 34,1% degli oneri complessivi. Infine le imprese maggiormente strutturate (energivore) hanno acquistato il 14,0% dell'energia complessivamente consumata lo scorso anno contribuendo però solo al 7,4% degli oneri complessivi.
In definitiva, i dati DI CNA confermano, anche per il 2016, il persistere di una visione sbilanciata che continua a privilegiare le imprese energivore e che non tiene conto della realtà produttiva delle piccole e medie imprese. Anche la nuova Strategia Energetica Nazionale, recentemente presentata dai Ministri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente ed attualmente in fase di consultazione pubblica, conferma questa visione, prevedendo, una riforma cosiddetta degli energivori che interviene esclusivamente a favore dei settori industriali più sensibili al prezzo dell'energia e più esposti alla concorrenza estera.
Questa impostazione ignora del tutto le piccole e medie imprese, come se queste ultime non fossero consumatrici di energia e non subissero la concorrenza delle imprese straniere. CNA da tempo evidenzia in sede istituzionale la necessità di operare una riforma degli oneri generali di sistema che tenga davvero conto dei reali profili di consumo che caratterizzano ciascuna impresa e volta, quindi, a distribuire in maniera equa e bilanciata il peso degli oneri generali tra le diverse categorie di consumatori. Una riforma che dovrebbe già essere contenuta, ad avviso della CNA, nella prossima Legge di bilancio, in affiancamento alla riforma già in fase di definizione da parte dell'Autorità per l'energia.
Domani termina il "lavoro fiscale" delle pmi modenesi. Occupazione su del 3% nelle primi sei mesi del 2017. il 5 agosto scocca il tax free day.
Modena, 4 agosto 2017. Dopo 218 giorni utilizzati per pagare le tasse, finalmente le imprese modenesi possono iniziare a produrre per loro stesse. Domani, sabato 5 agosto (la stesso giorno del 2016), infatti, è la data del tax free day per le piccole imprese modenesi, che nel 2017 hanno devoluto in tasse e imposte varie il 59,8% del reddito prodotto.
La notizia non è nuova, nel senso che lo studio di CNA Nazionale dal quale trae origine è datato aprile, ma suscita comunque sempre un certo scalpore notare come solo a poca distanza dalle ferie le Pmi possano cominciare a guardare al "loro" 2017.
Il calcolo lo ha fatto l'Osservatorio permanente della Cna Nazionale sulla tassazione delle Pmi, curato dal Centro Studi Cna e dal Dipartimento politiche fiscali, che ha realizzato una simulazione riferita a una impresa manifatturiera rappresentativa del tessuto economico italiano (nel caso specifico, un'azienda individuale con quattro operai e un impiegato, con ricavi per 431.000 euro e un reddito d'impresa di 50.000 euro).
Un'azienda di questo tipo, a Modena, nel 2017 avrà pagato a fine anno 29.904 euro di tasse, il 59,8% del proprio reddito (lo 0,2% in più – 125 euro - rispetto al 2016), imposte che per il 78,2% sono "nazionali" (Irpef, contributi, eccetera), per il 19,5% comunali e il 2,3% regionali. All'imprenditore, quindi, partendo da un reddito d'impresa di 50.000 euro, rimarrebbero 20.096 euro, vale a dire circa 1.675 euro al mese, senza tredicesime di sorta.
Tradotti in termini "cronologici", significa che l'impresa in oggetto quest'anno avrà lavorato per il fisco appunto sino al 5 agosto – il tax free day degli imprenditori modenesi – con 218 giorni all'anno impegnati a pagare i tributi e 147 giorni per i consumi personali.
I numeri sono in linea con quelli del 2016 – fortunatamente ben lontani dai quasi 32.000 euro di imposte (il 63,9% del reddito) pagate nel 2012, l'anno peggiore da un punto di vista fiscale. Ma si tratta di un valore comunque più elevato di quello del 2011, quando le imposte complessive si fermarono al 58,3%.
Il dato colloca Modena più o meno a metà della graduatoria nazionale (56esimo posto), e tra le più virtuose a livello regionale, dietro a Reggio (che ha festeggiato il suo tax free day il 29 luglio) e, di un solo decimale, a Ferrara.
"Ma proprio il caso reggiano - commenta il presidente di CNA Modena Claudio Medici –dimostra che ridurre le tasse, almeno a livello locale, anche di poco (nella città del tricolore, la tassazione è inferiore a quella modenese di 2,1 punti percentuali) è possibile. Anche se la parte del leone la deve fare lo Stato centrale, che sta scaricando sugli enti locali, come dimostrano le vicende riguardanti il bilancio della provincia denunciate da Muzzarelli – i tagli di bilancio. Enti locali che sono, invece, l'interfaccia con i cittadini e le imprese e che per questo dovrebbero essere maggiormente tutelati"
"Al di là di queste valutazioni – continua Medici – rimane il fatto di un'emergenza fisco certificata dai numeri. Pensare che le piccole imprese, che a differenza delle grandi non hanno nemmeno la possibilità, a dire il vero ben poco etica, di sfuggire altrove da un punto di vista fiscale, possano investire nello sviluppo, ad esempio in termini di incrementi occupazionali, appare davvero difficile".
Occupazione che, peraltro, nelle piccole imprese monitorate da CNA Nazionale (20.500, tra le quali un migliaio quelle modenesi), è aumentata del 3% nei primi sei mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.