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Pubblicità Pandora - Roberta Mori, presidente della commissione Parità dell'Assemblea dell'Emilia Romagna, fa denuncia all'Istituto di autodisciplina pubblicitaria: "Non bastano le scuse, occorrono denunce formali e sanzioni alle aziende che diffondono stereotipi di genere".

 

"Quando un'azienda viene attaccata sui social o dai media per aver diffuso una campagna pubblicitaria sessista si trincera immancabilmente dietro l'intento ironico e scherzoso. Peccato che ci sia ben poco da scherzare sul fatto che nel 2017 la donna venga dipinta come aspirante casalinga perfetta, cresciuta a economia domestica come sessant'anni fa". 

Non nasconde la sua irritazione Roberta Mori, presidente della commissione Parità dell'Assemblea dell'Emilia Romagna e coordinatrice nazionale degli organismi regionali, di fronte alla pubblicità del marchio di gioielli uscita sui cartelloni in tutta Italia che ha suscitato eco sui media per essere considerata discriminante nei confronti delle donne.

"Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale Pandora. Secondo te cosa la farebbe felice?", la campagna pubblicitaria del marchio di gioielli Pandora, è stata ripresa in tutti i social network, suscitando grandi polemiche. 'Da sempre Pandora ha a cuore le donne e quest'anno vuole aiutarle a trovare sotto l'albero il regalo perfetto', recita il claim.

E' scattata quindi la denuncia della presidente all'Istituto nazionale di autodisciplina pubblicitaria (IAP), l'unica autorità che in Italia è preposta a censurare e imporre alle aziende il ritiro di pubblicità scorrette e offensive.

"Le cittadine e i cittadini che si sentono discriminati da messaggi come questi possono denunciarli sul sito web dell'Istituto www.iap.it  e, se l'azienda ha aderito al Codice di autodisciplina, potranno contare sulla giusta sanzione", ricorda Mori. La presidente invita inoltre a non sottovalutare mai questi comportamenti, anche se possono sembrare innocui: "Si tratta di messaggi che nutrono l'inciviltà della prevaricazione e violenza di genere, che ci fanno tornare indietro di decenni e frenano, oltre all'emancipazione femminile, il progresso dell'intera società". - conclude Mori.

Pronta la replica sulla pagina Facebook di Pandora per chiarire la campagna pubblicitaria: 

pandora-pubblicita.png

 

Nonostante la spiegazione e le scuse della nota, la pubblicità rischia la censura. Se lo scopo era quello di suscitare scalpore e far parlare di sé, nel bene o nel male, l'azienda ha fatto centro.

Pubblicato in Cronaca Emilia
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