Crisi dei venditori (Magrì Arreda, MercatoneUno, ecc.). Le finanziarie annullano i finanziamenti e rimborsano le rate ai consumatori cui non sono stati forniti i beni prenotati. Soddisfazione dello “Sportello dei Diritti” per i cittadini che si sono rivolti all’associazione e hanno ottenuto la risoluzione del contratto di credito
La crisi di alcune catene della grande distribuzione e tra queste molte dell’arredamento, ha gettato nello sconforto migliaia di consumatori in tutt’Italia, che dopo aver prenotato i beni e aver sottoscritto onerosi e a volte lunghissimi contratto di finanziamento anche per migliaia di euro, si sono ritrovati non solo con un pugno di mosche in mano per non aver ricevuto nulla o quasi di quanto preventivato, ma anche con il peso delle rate da dover rimborsare.
Forse però non tutti sanno che il Testo Unico Bancario prevede testualmente all’articolo 125 quinquies che in caso d’inadempimento del fornitore, il consumatore ha diritto alla risoluzione del contratto di credito. Peraltro, a seguito della risoluzione del contratto di credito non solo vi è l’obbligo del finanziatore di rimborsare le rate già pagate, nonché ogni altro onere eventualmente applicato, ma anche e soprattutto il diritto di non dover rimborsare al finanziatore l’importo che sia stato già versato al fornitore dei beni o dei servizi.In virtù di tale importante riferimento giuridico, alcuni cittadini che si sono rivolti allo “Sportello dei Diritti” per cercare di ottenere il maltolto a seguito delle crisi di alcuni noti mobilifici, tra cui Magrì Arreda S.r.l., nei giorni scorsi si sono visti annullare i contratti di finanziamento e rimborsate le rate già versate agli istituti di credito.
Non possiamo, quindi, non esprimere la nostra soddisfazione per quanto fatto per i cittadini, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” perché in tempi di crisi come questa ottenere pressochè immediatamente ed in via stragiudiziale la risoluzione di contratti di finanziamento per beni che non verranno mai forniti può rappresentare una vera e salutare boccata d’ossigeno per le famiglie schiacciate dalla recessione permanente che attanaglia il Paese.
(3 agosto 2019)
Fallimento "Mercatone Uno": le novità sulla società maltese e il timore di riciclaggio delle banche italiane. Nuovi dati recuperati a Malta fanno emergere una traccia della società Star Alliance Limited, compagnia maltese che controlla al 100% la società milanese Shernon Holding Srl, protagonista del fallimento di Mercatone Uno.
Nei giorni scorsi tutti i media hanno riportato l'eclatante notizia del fallimento di "Mercatone Uno" lo storico marchio della grande distribuzione non alimentare, nato ad Imola alla fine degli anni Settanta. Come si è potuto apprendere a seguito del tam tam mediatico a partire dal mese di agosto del 2018, il marchio e la stragrande maggioranza dei punti vendita erano finiti sotto controllo della Shernon Holding Srl, società milanese a sua volta controllata al 100% dalla maltese Star Alliace Ltd.
Proprio alla luce di quanto accaduto, anche a Malta un team di giornalisti ha cercato di appurare di cosa si occupa questa azienda registrata nell'isola al centro del Mediterraneo.
L'Associazione Fornitori Mercatone Uno A.S., nata a Bassano del Grappa (Vicenza) per tutelare le imprese vittime di insolvenze avrebbe, quindi, fornito l'indirizzo presso cui avrebbe sede legale la Star Alliance Limited. Ma oggi nuovi dati recuperati a Malta fanno emergere una traccia della società Star Alliance Limited, compagnia maltese che controlla al 100% la società milanese Shernon Holding Srl, protagonista del fallimento di Mercatone Uno. Dopo la sede "fantasma" di Gzira recuperata da fonti italiane (non aggiornate) e non rinvenuta fisicamente, un ulteriore approfondimento tramite l'archivio del Registro Imprese Maltese ha portato alla luce un altro indirizzo: la nuova sede di Star Alliance Limited è a Ta' Xbiex, presso il Blue Harour Business Centre Level 1 – Yacht Marina, dove è situato un noto complesso di uffici aziendali.
Il trasferimento sarebbe avvenuto all'inizio di quest'anno, tra gennaio e marzo.Un'altra informazione rilevante riguarda la storia di questa compagnia: non è stata creata appositamente per l'operazione di acquisizione della catena di supermercati dopo il suo primo fallimento, in quanto risulta essere stata registrata il 5 dicembre 2002. Vale a dire circa sedici anni fa. Anche se non si conosce la natura della sua attività, passata e presente. Spulciando il ridotto organico, la figura chiave dell'azienda resta l'italiano Valdero Rigoni, in qualità di direttore, rappresentante legale e proprietario insieme al socio svizzero Michael Charles Thalmann. Risulta inoltre che tra febbraio e aprile 2019 il controllo di Shernon Holding sia passato dalle mani di Star Alliance Limited a quelle dell'azienda Maiora Invest, di proprietà sempre del duo Rigoni-Thalmann, con sede a Padova nella residenza di quest'ultimo. Malta sarebbe quindi uscita di scena con la cessione di 100% del capitale sociale pari a un milione di euro, nonostante Star Alliance sia ancora in vita, anche se inattiva.Il trasferimento da Malta all'Italia, secondo una ricostruzione del Corriere del Veneto pubblicata lo scorso 29 maggio, è motivato in una lettera di Nicola Muner, avvocato di Rigoni, indirizzata a uno degli amministratori straordinari. In questa missiva Muner spiega che le banche italiane non aprirebbero i rubinetti del credito a Shernon Holding a causa di perplessità (o forse anche pregiudizi) nei confronti di una società di diritto maltese, in riferimento a quello che viene definito l'«ormai quasi insormontabile scoglio rappresentato dalla normativa antiriciclaggio così come interpretata dagli istituti bancari italiani».Ora la questione resta quasi tutta italiana, con gli occhi puntati in particolare sulle responsabilità del ministero dello Sviluppo Economico: da qui, a cavallo tra la guida dell'ex ministro Carlo Calenda e dell'attuale Luigi Di Maio, sono state gestite le operazioni di cessione (con clausole di salvaguardia) della Mercatone Uno a Shernon Holding, e sempre da qui sarebbero dovuti arrivare i necessari controlli sull'operato dei nuovi acquirenti in relazione al piano di rilancio annunciato.
Ad oggi l'unico drammatico risultato, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" sono i 90 milioni di euro di debiti accumulati da Mercatone Uno nell'ultimo anno, 67 dei quali verso fornitori, e 1.800 dipendenti rimasti da un giorno all'altro senza lavoro, e senza preavviso. Le accuse tra i due titolari del dicastero sono reciproche, come vuole la prassi, ma gli approfondimenti sul loro operato nelle varie puntate di questa vicenda, si spera, faranno chiarezza.
(12 giugno 2019)
Mercatone Uno. La Regione chiederà all'Inps di pagare il Tfr maturato dai lavoratori. I sindacati: "Positivo l'impegno di Regione e Comuni". Vertice in viale Aldo Moro con le organizzazioni sindacali e con le associazioni dei consumatori in difesa dei clienti che chiedono una rapida riapertura dei punti vendita e una rappresentanza al tavolo del Mise.
Bologna -
La Regione inviterà l’Inps dell’Emilia-Romagna e nazionale a pagare il Trattamento di fine rapporto, Tfr, maturato dai lavoratori di mercatone Uno prima del passaggio alla gestione della Shernon Holding. Al contempo, la Regione continua a collaborare con i Comuni per applicare tutti i possibili interventi sociali in questa fase di sospensione dei lavoratori, che sono privati priva di ogni forma di reddito o di ammortizzatore sociale.
Lo ha affermato l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi, nell’incontro con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dei Comuni sede di punti vendita, che si è svolto ieri pomeriggio in Regione per condividere azioni a supporto dei lavoratori (450 in Emilia-Romagna e 1800 in Italia), coinvolti nella crisi Mercatone Uno/Shernon Holding srl.
L’incontro è stato anche occasione per riportare ai sindacati l’esito del vertice con le banche di lunedì scorso, firmatarie del Protocollo di anticipazione della cassa integrazione di lunedì scorso, in merito alla richiesta di sospensione temporanea dei mutui e dei prestiti avanzata da Regione e Comuni. Richiesta che è stata recepita dalle banche.
I sindacati hanno apprezzato l’impegno della Regione e la disponibilità dei Comuni ad attivarsi.
Al termine dell’incontro con i sindacati, l’assessore regionale ha avuto uno scambio di vedute con le associazioni di consumatori, in rappresentanza di centinaia di clienti in attesa di merce non consegnata. Clienti che aspettano, pur da posizioni diverse, di conoscere il destino della Shernon.
Nell’incontro è stato fatto il punto sulle ripercussioni che la crisi del Mercatone Uno sta avendo sulla clientela. La rapida riapertura dei punti vendita, è stato condiviso, rappresenterebbe anche una soluzione per i diritti dei clienti, oltre a rappresentare il riavvio di un percorso di rilancio dell’azienda, da tutti auspicato. Inoltre la Regione sosterrà la richiesta delle Associazioni Nazionali dei Consumatori di essere coinvolte dal Ministero nel confronto per la soluzione a questa vicenda.
Fonte: Regione ER
La società che meno di un anno fa aveva acquisito i 55 punti vendita del marchio imolese, ha dichiarato fallimento
Shernon Holding, la società che gestiva punti vendita di Mercatone Uno, è stata dichiarata fallita. I lavoratori di Mercatone Uno, storico marchio imolese dell'arredamento che accompagnò i trionfi ciclistici di Marco Pantani, sono venuti a conoscenza del fallimento via Facebook nella notte: «Non c'è stata nessuna comunicazione ufficiale da parte dell'azienda», ha spiegato Luca Chierici, segretario del sindacato Filcams di Reggio Emilia.
Shernon Holding aveva acquisito i 55 punti vendita meno di un anno fa. Davanti a numerosi negozi chiusi sono in corso presidi e sit-in dei lavoratori. 1'860 dipendenti, quasi 10'000 persone toccate. Sono più di 500 le aziende fornitrici coinvolte dalla vicenda della Mercatone Uno, che vantano crediti non riscossi per circa 250 milioni di euro.
I fornitori, ha dichiarato William Beozzo, direttore dell'Associazione Fornitori Mercatone Uno, «hanno sempre manifestato a tutti gli organi competenti le proprie perplessità sull'operazione con Shernon Holding. Sono stati persi altri 8 mesi e ulteriori risorse finanziarie. Ricordiamo che in gioco non ci sono solo i 1.860 dipendenti del Gruppo, a cui mandiamo tutta la nostra solidarietà, ma anche tutti i dipendenti delle nostre aziende, un indotto che coinvolge in Italia quasi 10.000 persone».
Per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" si tratta di una drammatica notizia che attesta ancora una volta la crisi dell'economia italiana che coinvolge marchi divenuti storici e soprattutto migliaia di di famiglie che all'improvviso si vedono nel baratro causato dalla perdita del posto di lavoro. E' chiaro che in questi casi al di là delle previsioni che riguardano una ripresa che stenta a vedersi, imprescindibile dovrà essere l'annunciato impegno del governo e del Ministro dello Sviluppo economico per salvaguardare almeno il diritto al lavoro degli sfortunati dipendenti.
(25 maggio 2019)