La Direzione del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia informa che è stato accertato un caso di Chikungunya in una persona residente a Novellara, recentemente rientrata da un viaggio all’estero in zone tropicali, in un’area in cui il virus è endemico. La persona si è prontamente ripresa ed è già in buone condizioni di salute.
La Chikungunya è una malattia virale trasmessa attraverso la puntura di zanzara tigre ed è caratterizzata da febbre alta, forti dolori muscolari e rash cutaneo.
Ogni anno, visto il grande numero di viaggiatori in aree in cui la malattia è ormai diffusa, si registrano alcuni casi in Italia e anche nella nostra regione, in persone al rientro da viaggi all'estero.
Come previsto dal Piano regionale di sorveglianza e controllo delle malattie che possono essere trasmesse dalla zanzara tigre si interviene con un protocollo per la disinfestazione che ha la finalità di abbattere la popolazione di zanzare presente nell'area dove la persona ha soggiornato al rientro dal viaggio.
Per tale motivo, in collaborazione con il Comune di Novellara, nell’area potenzialmente interessata dalla trasmissione del virus si è provveduto ad eseguire un primo trattamento adulticida che dovrà essere seguito nei prossimi giorni da un ulteriore specifico intervento di disinfestazione larvicida nei confronti delle zanzare, così come previsto dal Piano regionale di sorveglianza.
Si ricorda che la zanzara tigre è l’unico vettore di questa patologia: la Chikungunya non si trasmette direttamente da uomo a uomo, ma solamente attraverso la puntura di una zanzara infetta. Non vi è, al momento, nessun altro caso sospetto e non sussiste alcun allarme sanitario.
Per maggiori informazioni sugli interventi messi in atto dalla Regione Emilia-Romagna per la protezione nei confronti delle zanzare invasive: www.zanzaratigreonline.it
Protagonista una coppia di cittadini stranieri. L’uomo non era nuovo alle violenze domestiche e la compagna si era munita dello spray urticante che al momento del bisogno ha però spruzzato solo un liquido rossastro che ha fatto imbestialire ancora di più un 50 enne turco. La donna è stata portata prima al Pronto Soccorso, poi in un centro Antiviolenza insieme ai due figli minori.
MODENA –
Aveva acquistato una bomboletta di spray al peperoncino proprio per difendersi dalle violenze domestiche del compagno, un 50 enne di origine turca già noto alle Forze dell’Ordine per aver cercato di darsi fuoco davanti alla Caserma dei Carabinieri, ma al momento “del bisogno”, lo spray non ha funzionato e al posto del liquido urticante ha spruzzato un colorante rosso, che è finito sul viso dell’uomo, facendolo imbestialire ancora di più. Il 50 enne, infatti, ha infierito ulteriormente sulla compagna, una 43 enne originaria dell’Est Europa e madre di due figli piccoli, costringendola a ricorrere alle cure dei sanitari.
Protagonista dell’ennesimo fatto di violenza domestica una coppia che, lunedì attorno alle 20, ha litigato per futili motivi. Ad avere la peggio è stata la donna che, di fronte alla violenza crescente del compagno, ha estratto lo spray al peperoncino, che tuttavia ha fatto “cilecca”. All’arrivo delle Forze dell’Ordine, il 50 enne turco è stato fermato e accompagnato in caserma. La donna, invece, è stata prima medicata al Pronto Soccorso per alcune ferite, per fortuna non gravi, poi è stata accompagnata presso un Centro Antiviolenza insieme ai due figli minori.
Per il compagno è invece scattata la denuncia a piede libero, mentre nei prossimi giorni spetterà all’autorità giudiziaria esprimersi su quali misure adottare nei suoi confronti, alla luce dei nuovi tempi imposti dalla normativa Codice Rosso in contrasto alle violenze domestiche. Sull’uomo infatti grava un precedente importante: all’origine del suo tentativo di darsi fuoco davanti alla caserma dei Carabinieri c’era infatti la protesta per non poter rivedere il figlio dopo un allontanamento dalla compagna.
Nella mattinata di ieri, personale della Squadra Volante ha tratto in arresto un cittadino nigeriano di 26 anni responsabile dei reati di lesioni personali aggravate e resistenza a Pubblico Ufficiale.
Gli agenti sono intervenuti presso un appartamento in via Zurlini a Modena, a seguito di una chiamata alla centrale operativa tramite numero di emergenza 112NUE che segnalava una lite in corso tra due coinquilini stranieri richiedenti asilo politico.
All’arrivo della Polizia, il nigeriano era ancora fuori di sé ed inveiva contro l’altro ragazzo, un 28enne originario del Bangladesh, che precedentemente aveva colpito con un pugno.
Gli operatori hanno cercato di tranquillizzarlo: per tutta risposta lo straniero ha rivolto la propria rabbia nei loro confronti, minacciandoli di lanciargli degli oggetti che aveva a portata di mano, tra cui due cellulari; prima che gli agenti riuscissero a sottrarglieli, ha estratto le due SIM, gettandone una dal balcone dopo aver cercato di ingoiarla e piegando l’altra in modo da danneggiarla.
Il nigeriano, rifiutandosi categoricamente di andare in Questura, ha addirittura minacciato di gettarsi dal balcone ed ha innescato una colluttazione con gli agenti, colpendoli con pugni e calci. Solo grazie all’intervento di un’altra volante, i poliziotti sono riusciti a bloccarlo definitivamente.
Accompagnato in Questura, al termine degli accertamenti di rito, è stato trattenuto presso le celle di sicurezza in attesa del processo con rito direttissimo, come disposto dal Magistrato di turno.
Due degli agenti coinvolti nella colluttazione sono stati refertati dal Pronto Soccorso con prognosi, rispettivamente, di due e sette giorni per lievi contusioni e percosse.
La segnalazione a Federconsumatori Modena è arrivata da diverse persone, ultima una ragazza, che dopo aver provato alcune scarpe sportive al negozio Kiki Sport di Mirandola senza però acquistare nulla si è sentita fare la richiesta. Secondo il negoziante si tratterebbe di un disincentivo alla “moda” di provare la merce in negozio e acquistarla poi su internet, ma i pareri sono discordanti.
MIRANDOLA (MO) –
“Scusi, dove va? Sono dieci euro…”. “Come dieci euro?! Ma se non ho acquistato nulla?!”. “Appunto! Sono dieci euro per aver provato le scarpe…perché magari, lei adesso va a casa e le acquista su internet, quindi sono dovuti per la “consulenza”.
Il dialogo è surreale, ma riassume quanto denunciato a Federconsumatori Modena da una ragazza (ma ci sono anche altre segnalazioni a riguardo), su quanto accadutole al negozio Kiki Sport di Mirandola, dove la giovane si aveva provato alcune paia di scarpe, uscendo però senza acquistare nulla.
Ma la storia prosegue in maniera ancora più paradossale, quando la ragazza, sorpresa per la richiesta, fa notare al negoziante che la cosa non è segnalata in alcun modo nel negozio e domanda anche se questa richiesta di pagamento viene rivolta a tutti coloro che non acquistano oppure a discrezione del negoziante. Si sente rispondere che non è necessario che sia indicato, perché, secondo il commerciante, nel suo negozio le regole sono quelle, e che decide lui chi deve pagare e chi no. La giustificazione? Un modo per scoraggiare il malcostume di chi si reca nei negozi, prova taglie e misure di abbigliamento e scarpe per poi acquistare il tutto su internet “perché lo pago molto meno”, come si sono sentiti rispondere il commerciante di Mirandola e molti altri.
La ragazza, però, non ci sta e si rifiuta di pagare i dieci euro per la “prova scarpe”. Nei giorni successivi, poi, ripassando davanti al negozio, nota che in vetrina è stato esposto un cartello con la dicitura “Prova scarpe 10 €”.
Paradossale? Non proprio. Se quello di Mirandola è infatti il primo caso del genere in Emilia Romagna, si sono verificate “misure” simili anche in Toscana, a Sarzana e Prato e a Trento. Legittimo o no? A riguardo i pareri sono contrastanti. Secondo alcuni, infatti, sarebbe legittimo richiedere una quota per la “consulenza”, magari da scontare su un prossimo acquisto, per altri invece si tratta di una richiesta del tutto legittima, che va segnalata alle autorità competenti, che dovrebbero provvedere a sanzionate il negoziante.
Così, invece, si esprime Federconsumatori: “In ogni caso è necessario che una regola così discutibile come quella di far pagare la prova di abiti o calzature sia indicata con grande evidenza all’ingresso del locale commerciale, e non al proprio interno. Questo per consentire al cliente di scegliere se entrare o meno. Inoltre, deve essere specificato che la regola sarà applicata a tutti i non acquirenti, e non in modo arbitrario”.
“Con queste chiare indicazioni”, continua Federconsumatori, “il commerciante si troverebbe probabilmente con una clientela “selezionata”, ma altrettanto probabilmente con una notevole riduzione del volume d'affari. Perché pare evidente che non siano modalità “artigianali” come questa a consentire al piccolo commercio di competere coi giganti del web; una modalità che al contrario crea soltanto effetti controproducenti. Ma il tema esiste, e come Federconsumatori siamo disponibili a ragionare di modalità legittime, come ad esempio il divieto di fotografare le merci in negozio ed i dati posti sulle relative scatole, segnale assai probabile dell'intenzione di acquistare sul web quanto si è provato in negozio".
Ieri la Polizia ha svolto servizi di controllo straordinario del territorio di Parma. Conotrollato l'Oltretorrente, con particolare attenzione a viale Vittoria e viale dei Mille, nonché le zone interne, come via Maggio, via Zara e via Gulli e via Minzoni.
Ulteriori controlli sono stati effettuati nel quartiere Pablo e nel quartiere San Leonardo.
Numeroso il personale della Polizia di Stato impiegato, fra cui una pattuglia della squadra volante, tre del Reparto prevenzione crimine ed una della Polizia municipale.
Durante i controlli sono stati identificate circa 80 persone e 40 veicoli ed effettuati anche diversi posti di blocco, grazie alle quali la Polizia locale ha effettuato due sanzioni per violazioni al codice della strada. Nei pressi della zona della stazione, durante la serata è anche stato sanzionato per ubriachezza manifesta un cittadino africano.
Nel pomeriggio di sabato scorso, la Polizia ha tratto in arresto un cittadino italiano di 26 anni, responsabile del reato di tentato furto aggravato.
Erano circa le 17.30, quando gli agenti sono intervenuti in via 3 febbraio a Modena su segnalazione della Centrale Operativa, perché una ragazza, era appena stata derubata del proprio telefono cellulare mentre si trovava in compagnia di un’amica in un locale in Largo San Giorgio.
Grazie anche all’aiuto di alcuni passanti, la ragazza, accortasi del furto, ha inseguito l’uomo ed è riuscita a bloccarlo, recuperando la refurtiva.
Gli agenti giunti subito sul posto hanno proceduto all’arresto del malvivente. La perquisizione personale ha fatto trovare all’interno di una borsa in suo possesso un tronchese lungo 22 cm e un tubo metallico di 32 cm, di quelli utilizzati solitamente per rompere lucchetti o catene. Il tutto è stato sottoposto a sequestro.
L’uomo, che si trova in regime di libertà vigilata, annovera a proprio carico precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio.
La Squadra Volante il 27 agosto scorso lo aveva arrestato per furto aggravato di una bicicletta in corso Canalgrande nei pressi della Biblioteca “Delfini”. All’esito del processo per direttissima era stato sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Modena e gli era stato confermato il regime di libertà vigilata.
Trattenuto presso le celle di sicurezza della Questura, come disposto dal Magistrato di turno, sarà processato con rito direttissimo.
L’Università di Parma fa un altro importante passo nella direzione della sostenibilità. Dalla prima settimana di settembre debuttano in tre punti dell’Ateneo gli erogatori d’acqua, nei quali si potranno riempire borracce e bottiglie con acqua “alla spina” microfiltrata, sanificata e biologicamente pura.
I nuovi erogatori, allacciati alla rete idrica dell’Università, saranno collocati nella Sede centrale dell’Ateneo (corridoio di fronte all’Aula Magna), nel nuovo Plesso didattico via Kennedy – vicolo Santa Maria e nella Sede scientifica di Ingegneria al Campus Scienze e Tecnologie.
Si potrà scegliere acqua naturale, frizzante o lievemente frizzante, a temperatura ambiente, fredda o fresca. Il costo per l’utenza è stato fissato in 0,15 euro per erogazione (pari a 75 cl – la capienza delle borracce Unipr).
È importate sottolineareche gli erogatori sono dotati di un sistema di filtraggio che trattiene efficacemente i residui presenti nell’acqua potabile, i quali possono comprometterne il gusto, l’odore o l’aspetto. In questo modo, dunque, si ottiene una filtrazione completa dell’acqua trattata che risulta gradevole al gusto e all’olfatto.
Quella che partirà a inizio settembre sarà una fase sperimentale di 3 mesi. Al termine, sulla base dei risultati, l’Ateneo valuterà le modalità di installazione degli erogatori negli altri plessi.
Nella prima settimana di settembre nelle tre “Aree test” (i tre punti in cui avviene la sperimentazione), sempre in un’ottica di sostenibilità, nei distributori di bevande fredde si provvederà a sostituire le bottigliette in PET delle bibite con lattine (se presenti sul mercato), purché si tratti dello stesso prodotto, con le stesse caratteristiche (ad esempio lo stesso quantitativo) e con lo stesso prezzo.
Inoltre, sempre nella prima settimana di settembre, nelle tre “Aree test”, nei distributori delle bevande calde ci sarà la possibilità di utilizzare la propria tazza evitando così l’uso del bicchierino monouso. I distributori saranno dotati di una fotocellula capace di rilevare l’inserimento della propria tazza.
L’Ateneo di Parma, anche raccogliendo l’invito della CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, è fermamente consapevole che si debba procedere nell’ottica della sensibilizzazione sul tema della sostenibilità, e ribadisce la propria intenzione di pervenire a una progressiva eliminazione della plastica monouso. Il tema della sostenibilità vede coinvolta in modo particolare l’Università di Parma, che ha sottoscritto il Manifesto "Le Università per la sostenibilità. La Sostenibilità è nell'Università", un "patto tra i Rettori delle università italiane", in cui si sottolinea la volontà della CRUI, e di tutte le Università, di "proporre percorsi di potenziamento della sostenibilità e azioni nei contesti locali e nazionali sulla base degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030”.
Vanno in questa direzione, ad esempio, iniziative come la realizzazione delle borracce in alluminio “targate” Unipr, in vendita a un prezzo estremamente contenuto e ulteriormente scontato per dipendenti e studenti dell’Ateneo.
Per la nostra Università, la sostenibilità è un impegno “trasversale”, sul quale si sta lavorando e su cui è necessario imprimere una forte accelerazione.
Il principio di sostenibilità, inserito nel nuovo Statuto e nel Piano Strategico dell’Ateneo, ha portato anche alla costituzione di un Gruppo di lavoro ad hoc con il compito di mettere a punto una strategia di sostenibilità orientata anche al rafforzamento del rapporto dell’Università con la comunità, le istituzioni e le realtà produttive del territorio.
Erano specializzati in furti di batterie di alimentazione di ponti radio di telefonia, ma sono stati trovati in flagranza di reato. È successo a Modena, dove due cittadini del sud Italia, rispettivamente di anni 48 e 56, entrambi censurati, per i reati di furto aggravato e continuato e ricettazione in concorso sono stati arrestati lunedì dal Personale della Squadra Mobile.
Le indagini si erano attivate dopo diverse denunce in merito a furti di batterie di alimentazione perpetrati presso degli impianti/antenne avente funzione di ponti radio di telefonia, situati nei comuni della provincia di Modena, in particolare Savignano sul Panaro, Vignola, Spilamberto e Castelnuovo Rangone.
L’attività della Squadra Mobile ha portato all’individuazione e all’arresto dei due uomini specializzati nel furto di batterie di alimentazione di ponti radio che consentono il funzionamento delle antenne, custodite all’interno di armadietti allarmati e chiusi da apposite chiavi. Gli autori del furto sono stati arrestati in flagranza di reato dopo aver prelevato e caricato 20 batterie sul furgone, con i quali i malfattori si spostavano tra i vari siti, come appurato dalla perquisizione effettuata sul veicolo che ha portato al rinvenimento e sequestro delle stesse.Gli autori del furto, al termine del processo svolto con giudizio direttissimo, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale.
Sono stati presi in custodia da amorevoli balie i tre gattini salvati dalla Polizia locale di Modena nei giorni scorsi. A segnalare con una telefonata la presenza di piccoli mici abbandonati nel giardino di una casa, era stata mercoledì 21 agosto una persona che abita nelle vicinanze di strada Contrada.
Le agenti del Nucleo di Prossimità della Municipale, che si occupa anche di benessere animale, hanno contattato i proprietari dell’abitazione che non si trovavano a Modena perché in vacanza fuori città, ottenendo il permesso di entrare nel giardino e la disponibilità di un amico di famiglia a recarsi sul posto per aprire il cancello in modo da poter prestare soccorso alle bestiole sottratte alla gatta che li aveva da poco partoriti. Dopo le prime cure prestate da un veterinario, i piccoli animali sono stati affidati alle guardie eco zoofile di Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali), poiché il gattile di Modena non era in grado di prendersi cura di ulteriori gattini che richiedono costanti cure e attenzioni, a causa dell’alto numero di altri micini abbandonati durante l’estate.
Gli animali soccorsi hanno infatti presumibilmente pochi giorni di vita e pertanto hanno bisogno di essere allattati ogni due ore con latte artificiale tramite biberon almeno fino al compimento di un mese di vita. È quanto faranno le “balie” volontarie fino a quando i gattini non potranno essere adottati da chi, si spera, si occuperà di loro in maniera responsabile, ricordando che l’abbandono di animali è un reato penale.