Di Lamberto Colla Parma 25 maggio 2019 - Dal Comitato No Cogeneratore di "Poggio di Sant'Ilario Baganza, riceviamo l'ennesima nota preoccupata in relazione al contenuto di composti aromatici rinvenuti nelle analisi dell'ARPAE e riferibili a processi di combustione .
"In particolare durante l'ultima campagna di rilevamento da parte dell'Arpae - scrive il rappresentante del Comitato No Cogeneratore - nell'agosto dello scorso anno, si è riscontrata una presenza di benzo(a)pirene nell'aria in quantità di oltre 18 volte maggiori rispetto alla Stazione di Parma Cittadella. La presenza è ancora al di sotto del valore limite, ma sicuramente anomala e, visto che la principale fonte del benzo(a)pirene è la combustione di materia organica ed è presente nei gas di scarico dei motori diesel, nei fumi prodotti dalla combustione di biomasse e nelle carni bruciate, è indubbio che la principale se non l'unica causa di questo valore, sia il cogeneratore."
La missiva giunta in redazione fa anche riferimento alla mancata presa in carico, da parte di organi d'informazione locali, della loro lettera di rettifica a seguito di un articolo del 26 marzo scorso dal titolo "Felino qualità dell'aria livelli nella norma" nel quale non si avrebbe dato risalto alle anomalie riscontrate.
Per quanto ci riguarda, non intendiamo entrare in polemiche che non ci riguardano direttamente mentre al contrario, siamo sempre disponibili a farci portavoce delle esigenze o delle preoccupazioni dei cittadini, soprattutto se organizzati in rappresentanze.
Al riguardo infatti, nello scorso 4 aprile, avevamo segnalato la preoccupazione dilagante di cui Angelo Lusuardi si era fatto portavoce.
A seguire infine alcuni link a nostri articoli che avevano riacceso la luce sul problema, che da un lustro sta tormentando la popolazione del grazioso villaggio rurale del felinese.
https://www.gazzettadellemilia.it/economia/item/22961-c-%C3%A8-qualcosa-nell-aria.html
Ambiente: impianti di cogenerazione alimentati da rifiuti di origine animale, Defranceschi: Regione chiarisca
Bologna 08 maggio 2014 ----
L’utilizzo di sottoprodotti di origine animale (Soa) di categoria 1 per il funzionamento di impianti di cogenerazione funzionanti con motori endotermici è oggetto di un’interrogazione di Andrea Defranceschi (M5s). Il consigliere fa presente che i Soa di categoria 1 sono “un rifiuto pericoloso e a rischio destinato solo allo smaltimento ad alte temperature, mentre i motori endotermici utilizzati per la combustione e la cogenerazione raggiungono temperature più basse rispetto alla combustione in caldaia. Tuttavia– sottolinea- le temperature di combustione più basse, vicine ai 500 gradi, nel caso dei sottoprodotti in questione sono ideali per la produzione di diossina, in quanto si lavora su grassi animali artefatti che variano di continuo e che per loro natura sono serbatoi di diossina”, pertanto “le molecole di diossina ed Ipa escono intatte dal camino per depositarsi sul suolo nel raggio di pochi chilometri”.
Dopo il pronunciamento della Commissione veterinaria Sanco 7015 dell’Unione europea del 20 febbraio 2014, in base al quale sarebbero superati i vincoli e gli ostacoli al trattamento dei Soa (nel parere se ne parla in senso generico, senza riferimento alle specifiche tipologie 1, 2,3) nei motori endotermici, il consigliere vuole sapere se la Giunta regionale ritenga di concedere la possibilità di trattare in tali motori grassi di categoria 1 che “sfruttando gli incentivi energetici possono, nei luoghi più disparati, emettere per 24 ore al giorno fumi, con autocontrollo del titolare, a temperature più basse di quelle stabilite dalla legge, soprattutto in zone a vocazione agricola di pregio”, con il risultato, avverte Defranceschi, che "potrebbero sorgere camini da cogenerazione con un danno rilevante per le colture agricole e la salute umana”.
A tal proposito, l’esponente del Movimento 5 stelle chiede alla Regione “se ritenga di mantenere la classificazione dei Soa di categoria 1 nell’ambito dei rifiuti" e di richiedere espressamente la loro combustione “solo in presenza di calore a temperatura di 1100 gradi centigradi e passaggio certo a 2 secondi, oppure obbligare la presenza di un post combustore a metano che possa bruciare i fumi in uscita in modo da abbattere al 100% le emissioni nocive e cancerogene”.
Si riaccende il dibattito sull’impianto di cogenerazione di Citterio al Poggio Sant’Ilario Baganza. Da sempre contestato dal Comitato, no cogeneratore, dell’impianto alimentato a olio animale se ne è discusso ancora ieri sera al Teatro Comunale di Felino di fronte a un folto e attento pubblico.
Felino, 14 febbraio 2014 -
L’incontro si apre con l’intervento di Simona Bocchi, presidente del comitato, che riassume ile motivazioni che hanno indotto alla chiamata d’aggiornamento: “ vogliamo spiegare ai firmatari della delibera di iniziativa popolare, così l’abbiamo definita, discussa in consiglio comunale il 19 dicembre scorso, quali sono stati gli esiti della nostra iniziativa, e cosa vogliamo fare in seguito”. La delibera proponeva infatti “di approfondire se esistevano possibilità di negoziazione con la ditta Citterio per non attivare l’impianto, capire meglio il problema e allargarlo all’unione pedemontana, di conoscere l’opinione dei consorzi del prosciutto di Parma e del Parmigiano” , come dichiarato da Maurizio Tanzi, ex sindaco di Felino, che ha collaborato alla redazione della stessa.
L’ex sindaco tiene a sottolineare che “sarebbe stato meglio discutere prima dell’iter procedurale che ha autorizzato la costruzione”. Tutti i partecipanti si sono trovati d’accordo nel criticare la lettera che il sindaco ha recapitato ai firmatari del comitato, dove si spiega come l’impianto, essendo privato, non poteva essere bloccato dal comune il quale aveva solo la competenza urbanistica. Sono l’Arpa, l’Usl e la Provincia che controlleranno le emissioni, “ e se l’impianto produrrà inquinamento verrà immediatamente fermato” evidenzia Luigi Ferrari, segretario PD di Sala Baganza, anche lui intervenuto nel dibattito.
L’allarme sanitario è stato sviscerato dal dott. Gabriele Rastori, che avverte: “siamo tutti già inquinati, abbiamo largamente superato la capacità depurativa del sistema natura. Ora si parla dell’età biologica, che sono venti o trent’anni più di quella anagrafica, per tutto l’inquinamento subito”.
L’allarme non è solo sanitario, ma anche economico: “se l’opinione pubblica e gli enti esteri che ci permettono di esportare verranno a sapere che c’è un impianto che brucia gli scarti qui nella food valley, noi non vendiamo più” – lamenta Margherita Folzani, imprenditrice che gestisce il prosciuttificio di famiglia, attivo da 50 anni. L’analisi è semplice: “Citterio può spostarsi da questo territorio, noi il nostro investimento lo abbiamo qui” .
L’incontro, durato più di due ore e mezzo, ha visto l’intervento degli amministratori della minoranza, Angelo Lusardi (Pdl-Lega) e Luigi Ferioli (Lista Spazio alle idee) che hanno entrambi espresso il loro appoggio alla delibera e alle richieste promosse dal comitato, ma anche Fabrizio Savani, consigliere M5s di Parma, attivo nelle politiche ambientali.
Mentre l’ex manager Roberto Ricci ha ricordato che “lo scopo di un’azienda è fare business, quella dell’amministrazione e di garantire pari dignità a tutti i cittadini”, e la dott.ssa Sandra Mari, pediatra, dal suo privilegiato punto di osservazione ha focalizzato l’attenzione sui più piccoli, informando come “già da novembre, quando a Parma si è registrato un livello di micro polveri costantemente sopra la soglia, nel mio ambulatorio ho ricevuto dai 2 ai 4 casi settimanali di polmonite”. Altri interessanti contributi sono stati portati dal mondo dell’attivismo.
Sono intervenuti infatti anche Massimo Bacchi, del comitato ambiente Sala Baganza, e Giuliano Serioli, di Rete ambiente e Lesignano Futura, che ha riportato due elementi importanti: “ho avuto informazioni che l’impianto Citterio è fermo, in quanto gli scarti avrebbero un’acidità tale da rovinare il motore del cogeneratore, e la ditta sta cercando una soluzione. Vorrei poi ricordare che la cilindrata di questo motore è di 98 500 cc, pari a 50 camion con rimorchio accesi 24 ore al giorno”.
La conclusione, avvenuta quasi a mezzanotte, è stata gestita da Umberto Varoli, del comitato, che ricordando la stessa battaglia che avviene nella zona di Castelvetro (MO) contro l’impianto a biomasse Inalca, ha elencato le prossime mosse: “per le prossime elezioni amministrative scenderemo in campo, a favore di chi appoggia le nostre richieste e i nostri valori. Stiamo poi raccogliendo le firme di cittadini che vogliano diffidare individualmente gli amministratori del comune, mentre abbiamo anche redatto una lettera da inviare a tutte le autorità, dalla Regione alla Presidenza della repubblica, dall’Efsa al tribunale di Parma”.
La tensione sembra alta e tra i prossimi obiettivi del comitato rientra anche il monitoraggio dell’aria “per poter dimostrare eventuali peggioramenti, anche se per ora abbiamo difficoltà a trovare aziende disposte a fare questo tipo di rilievi” si lamenta Margherita Folzani.
(MM)