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Martedì, 17 Settembre 2019 11:00

MarcoMaria Freddi: Nessuno dovrebbe morire in carcere.

Condannato a morte per vendetta, non certo per ragioni di sicurezza, Egidio Tiraborrelli 82 anni è morto lo scorso 6 settembre nel carcere di Parma.
É stato trasportato in terapia intensiva quando ormai era allo stremo, rinchiuso in carcere nonostante l’età ed il tumore ai polmoni, lo scorso 18 dicembre.

Il carcere è una tortura violenta e disumana, uno strumento di intimidazione che uccide fisicamente e socialmente.
Un istituto fallito, quello del carcere, nei numeri e nei principi ispiratori la nostra costituzione e la presenza nelle carceri italiane di quasi 800 anziani ci dice quanto questo istituto sia una tremenda, cinica macchina di vendetta e non certo un mezzo perché le pene si possano considerare percorsi umani che tendono alla rieducazione del condannato.

Negli ultimi 10 anni il numero dei detenuti over 70 in Italia è raddoppiato, ciò che chiedo alla politica, al legislatore ed alla magistratura, è avere più coraggio nella concessione di misure alternative al carcere – soprattutto ma non solo - per le persone anziane.

Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, davanti alle immagini di Bernardo Provenzano vecchio e malato, quasi incapace di parlare, citò proprio alcune parole del fratello: “Ho rispettato anche chi aveva ordinato un’infinità di delitti, perché non bisogna mai dimenticare che in ognuno c’è sempre un barlume di dignità”.

Un Paese che ha deciso di ripudiare la pena di morte, sottoscrivendola anche nella propria Costituzione, deve anche rifiutare la detenzione in carcere fino alla morte, alla morte per pena, poiché questo viola i principi umanitari che sono alla base di una società che possa definirsi realmente civile.

Ci si dovrebbe domandare quali alternative alla cella possibili, come l'istituzione di reti di accoglienza, anche alloggiative, per anziani altrimenti costretti a morire nelle carceri.

Le soluzioni possono essere molte, certamente, tutte da scrivere.
Al netto dell’inutilità del carcere e dei continui inasprimenti di pene che prevedono solo e solamente il carcere come pena in un paese che da 25 anni vede il continuo calare dei reati, la morte in carcere, la morte per pena, è una vera e propria pagina triste e buia per la giustizia italiana.

Molte, troppe persone – perché di persone parliamo - sono già morte per suicidio o di morte naturale, e l’ergastolo, purtroppo, è ancora nel nostro ordinamento.
La condanna a morte per pena in questo strano paese, un paese crudele che tiene e fa morire, persone anziane e malate chiuse a chiave in una cella, trasforma la giustizia in vendetta e violenza, un luogo dove s’invecchia e si muore e mentre un anziano muore, muore la nostra umanità.


MarcoMaria Freddi

Radicale, Consigliere Comunale di Effetto Parma – Federico Pizzarotti Sindaco

Pubblicato in Politica Parma

Ieri mattina, durante un’operazione di servizio, presso gli Istituti Penali di Parma, un detenuto albanese è andato in escandescenza perché “almeno di domenica” voleva“essere lasciato in pace”.

Successivamente, ancora in evidente stato di agitazione, ha aggredito un Poliziotto Penitenziario con un violento schiaffo al volto.​

A renderlo noto è Antonio Fellone, Segretario Nazionale del Si.N.A.P.Pe che, con un comunicato stampa dai toni allarmati, racconta l’accaduto, sottolineando come gli eventi critici negli Istituti di Pena italiani stiano aumentando in maniera esponenziale.

​“Il Poliziotto aggredito, comprensibilmente scosso per l’accaduto, è stato successivamente accompagnatopresso il P.S. del nosocomio cittadino, ove è stato giudicato guaribile in 3 giorni, s.c.” – commenta Fellone.

​“Siamo in attesa di conoscere l’esatta dinamica dei fatti –continua Fellone – nonché le reali ragioni che avrebbero portato il detenuto ad aggredire il collega, ma la cosa che va da subito evidenziata è come tali episodi stiano diventando sempre più frequenti anche negli Istituti regionali”.

​“Oltre a chiedere l’immediato trasferimento del detenuto coinvolto nell’evento critico, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, – chiosa Fellone – riteniamo sia necessario adottare i dovuti provvedimenti a salvaguardia del personale di Polizia Penitenziaria impiegato presso un istituto tanto complesso quanto peculiare, a cominciare da un immediato adeguamento dell’organico, carente in ogni ruolo”.

Pubblicato in Cronaca Parma

Casa Circondariale di Bologna: Tre Poliziotti Penitenziari intossicati finiscono al Pronto Soccorso.

Bologna 6 agosto 2019 - Il Sinappe informa che un detenuto africano, già responsabile pochi giorni fa di un’aggressione ad un Poliziotto Penitenziario, dopo aver distrutto la sua camera di pernottamento in mattinata, ha incendiato della carta ed il materasso presente in cella, tanto da rendere necessario l’intervento della Polizia Penitenziaria che, con la consueta professionalità ma con non poche difficoltà, è riuscita a mettere in salvo il detenuto stesso ed a spegnere l’incendio appiccato dal predetto recluso.
Purtroppo, tre Poliziotti hanno poi dovuto fare ricorso alle cure del caso presso il Pronto Soccorso del nosocomio cittadino, per intossicazione da fumo.


"Ci è stato, inoltre, riferito - prosegue il comunicato del Sindacato - che il detenuto in argomento, oltre agli episodi descritti, continuerebbe a mettere in essere svariate condotte infrattive, sia a danno della sua persona (continui episodi autolesivi) che contro gli altri reclusi, creando nocumento all’ordine ed alla sicurezza dell’Istituto, in maniera pressoché costante. In virtù di quanto sopra enarrato, non si capisce perché non si dia seguito alla circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, trasferendo il detenuto presso altro istituto. Non possiamo tollerare l’atteggiamento evasivo dell’Amministrazione penitenziaria che continua a scaricare le sue colpe e la sua inconcludenza sul personale in divisa, unica vittima sacrificale del fallimento delle politiche carcerarie del dopo sentenza “Torregiani”, perdurando il quale saremo costretti a far seguire ulteriori iniziative, con relativa ed ampia partecipazione della stampa e dei mezzi d’informazione Radio-Televisivi, per la tutela della salute e dei diritti contrattualmente riconosciuti al personale di Polizia Penitenziaria." - Il Segretario Regionale Gianluca Giliberti

 

Pubblicato in Cronaca Emilia

Questo è quanto sarebbe accaduto nel primo pomeriggio di ieri presso gli Istituti Penali di Parma: un detenuto italiano appartenente al circuito dell'Alta Sicurezza, durante il colloquio visivo con i familiari, si sarebbe avventato contro il personale addetto alla vigilanza ed osservazione dei colloqui visivi, per cause in corso di accertamento. 

A renderlo noto è Antonio Fellone, Segretario Nazionale del Si.N.A.P.Pe che, con un comunicato stampa dai toni allarmati, racconta l’accaduto, sottolineando come gli eventi critici presso l'Istituto ducale stiano aumentando in maniera esponenziale.
“Entrambi i Poliziotti sono stati accompagnati presso il P.S. del nosocomio cittadino, ove si stanno sottoponendo alle cure del caso, nonché agli esami strumentali necessari” – commenta Fellone.


“Siamo in attesa di conoscere l'esatta dinamica dei fatti - continua Fellone - nonché le ragioni che avrebbero portato il detenuto ad aggredire i due colleghi, ma la cosa che va da subito evidenziata è come tali episodi stiano diventando sempre più frequenti negli Istituti della regione”.


“Oltre a chiedere l’immediato trasferimento del detenuto coinvolto nell'evento critico, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, – chiosa Fellone – riteniamo sia necessario adottare i dovuti provvedimenti a salvaguardia del personale di Polizia Penitenziaria impiegato presso un istituto tanto complesso quanto peculiare, a cominciare da un immediato adeguamento dell'organico, carente in ogni ruolo”.

Il sindacato Si.N.A.P.Pe. terrà informati degli sviluppi in merito al grave episodio riportato.

Pubblicato in Cronaca Parma

Comune, Istituto Penitenziario di Parma, Università e Progetti&Teatro in sinergia per raggiungere nuovi traguardi. L'8 e 9 novembre presso L'Istituto Penitenziario di Parma, vanno in scena le repliche dello spettacolo "Tito Andronico" che vede la partecipazione di otto detenuti/attori, che hanno svolto il laboratorio teatrale che vede il sostegno dagli assessorati al Welfare e alla Cultura del Comune di Parma e condotto da Carlo Ferrari e Franca Tragni di Progetti&Teatro.

(Foto di Francesca Bocchia)

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Pubblicato in Cultura Parma

"Una tragedia dopo l'altra" è il titolo dello spettacolo con protagonisti i detenuti del carcere di Parma. Si tratta dell'esito di un laboratorio condotto da Franca Tragni e Carlo Ferrari in occasione dei 400 anni dalla morte di Shakespeare. Sostenuto dall'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Parma, l'iniziativa è inserita nel Festival internazionale della Storia. Ai detenuti, per la prima volta, è stato consegnato un attestato di partecipazione.

Parma, 9 novembre 2016

Il teatro in carcere a portare vita. Lo spettacolo "Una tragedia dopo l'altra" con brani-assaggi tratti da William Shakespeare, è andato in scena ieri, martedì 8 novembre, all'interno dell'istituto penitenziario di Parma. Protagonisti i detenuti che hanno preso parte al laboratorio teatrale condotto dagli attori e registi Franca Tragni e Carlo Ferrari.

All'iniziativa erano presenti l'Assessore alle Politiche Sociali, Laura Rossi e Carlo Berdini, direttore degli Istituti Penitenziari. Alla consegna degli attestati di partecipazione al laboratorio ai detenuti, l'Assessora Rossi ha detto: "Questo spettacolo è stato aperto alla cittadinanza: per il prossimo auspichiamo che siano i detenuti a portare lo spettacolo fuori". Da oltre dieci anni l'Assessorato Politiche Sociali del Comune di Parma sostiene il laboratorio teatrale a favore dei detenuti; l'iniziativa è inserita in un programma volto al miglioramento della qualità della vita detentiva.

Lo spettacolo ha come filo conduttore le tragedie di Shakespeare: i detenuti hanno preso spunto da numerose tragedie del poeta per riflettere sulla loro condizione e i loro vissuti. Nello spettacolo sono inseriti anche dei pezzi scritti da loro. Franca Tragni e Carlo Ferrari hanno deciso d'impostare il lavoro sulle tragedie del poeta inglese per i 400 anni dalla sua morte.

teatro carcere parma

Lo spettacolo si è aperto con i detenuti che camminavano come fossero nei camminamenti dell'ora d'aria. "Vivere per morire o morire per vivere", "Ritrovare una nuova libertà" alcune delle frasi pronunciate. Alla fine uno dei detenuti ha sottolineato la gioia provata nell'occasione: "Non sapete che gioia proviamo oggi perché oggi ci sentiamo parte della città".

Il laboratorio, gestito dall'associazione culturale Progetti&Teatro, ha previsto un incontro settimanale da novembre a maggio e ha visto la partecipazione di una decina di detenuti. Negli ultimi anni vi hanno preso parte detenuti del circuito dell'alta sicurezza e/o detenuti affetti da problematiche psichiatriche. L'esito finale del laboratorio è stato destinato ad altri detenuti. Per la prima volta, quest'anno, una replica dello spettacolo è stato aperto alla cittadinanza. La replica era inserita tra le iniziative del Festival della Storia che si svolge a Parma fra ottobre e novembre.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Parma)

Secondo la ditta appaltatrice il disguido sarebbe dovuto a "incapacità/involontà del carcere a sfiatare i termosifoni posti in ogni stanza e non oggetto di manutenzione a carico della nostra società". Sulla diatriba a farne le spese sono gli ospiti della struttura penitenziaria di Reggio Emilia e soprattutto quelli malati.

di LGC Reggio Emilia, 06 dicembre 2015 -
A fare scattare l'allarme sulla questione del freddo all'interno del carcere di Reggio Emilia era stata la stesso garante delle persone private della libertà della Regione, Desi Bruno, che nella giornata del 26 novembre aveva visitato la struttura penitenziaria di Reggio Emilia insieme al direttore, Paolo Madonna e alla comandante della Polizia Penitenziaria Manon Giannelli, dove aveva anche effettuato diversi colloqui con i detenuti.

A seguito del sopralluogo la figura di garanzia dell'Assemblea Legislativa aveva riferito che "le persone gravemente malate sono costrette a coprirsi con più coperte", "in alcuni spazi detentivi il funzionamento dell'impianto di riscaldamento risulta del tutto inattivo" e infine "non c'è acqua calda all'interno delle camere di pernottamento, ma solo nelle docce comuni situate all'esterno".
Secondo Bruno, quindi, "già si sono configurati i profili di una detenzione caratterizzata da trattamenti inumani e degradanti". E tutto ciò accade perché, riporta la direzione del carcere, "la ditta appaltatrice della fornitura di energia termica ed elettrica che pilota l'impianto a distanza, da Vicenza, regola la temperatura dei caloriferi al minimo".

E' proprio su questo punto che la ditta appaltatrice di Vicenza si oppone rifiutando la responsabilità, anzi rilanciando al mittente l'addebito.
La ditta fa sapere infatti che "il freddo lamentato non è causato dalla "ditta di Vicenza" che gestisce al minimo il riscaldamento ma da incapacità/involontà del carcere a sfiatare i termosifoni posti in ogni stanza e non oggetto di manutenzione a carico della nostra società."

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia
Lunedì, 29 Dicembre 2014 08:40

Carminati a Parma da Tolmezzo (UD)


Si allunga la lista di ospiti illustri presso il carcere di massima sicurezza di Parma.

di LGC - Parma 29 dicembre 2014 --
Il carcere di Parma potrebbe essere chiamato la residenza sicura dei Boss. Dopo il capo incontrastato della mafia siciliana Totò Riina ecco arrivare, in trasferta dal carcere di Tolmezzo (UD), il presunto Boss di "Mafia Capitale", Massimo Carminati, anch'egli destinato al carcere "duro" del 41 bis, nonostante ancora alcuna condanna penda su di lui. La notizia è stata confermata all'ANSA dall'avvocato di Carminati, Giosuè Naso.

L'inchiesta Mafia Capitale, peraltro, comincia a manifestare qualche punto di debolezza. Ad oggi, oltre a decine e decine di indagati non si riesce a intravedere il colpo decisivo della magistratura contro la presunta organizzazione mafiosa capitolina. Certamente una indagine complessa e articolata ma che ancora non ha trovato il bandolo della matassa dopo i fuochi artificiali dei primi giorni di pubblicità.

Una presunzione di associazione mafiosa che comunque è servita a "schiaffare" il 41 bis a Massimo Carminati. Un articolo del regolamento carcerario fortemente restrittiva, "quasi inumano", introdotta affinché i boss non possano in alcun modo "comunicare" tra di loro e con le loro "organizzazioni".

Il 41 bis, per quanto sia una misura temporanea, è in vigore da 22 anni.

Nonostante, il carcere di massima sicurezza di Parma, sia considerato tra i più sicuri del territorio nazionale, è stato più volte violato e ancora è vivo il ricordo della fuga di due pericolosi detenuti albanesi fuggiti il 2 febbraio 2013 utilizzando il classico artificio delle lenzuola annodate.

Pubblicato in Cronaca Parma

L’incontro con il Dott. Gherado Colombo si colloca nel contesto del progetto “Etica sociale e legalità. Laboratorio narrativo” che la Coop. Sirio, in collaborazione con la Fondazione Mario Tommasini, rivolge ad un gruppo di persone detenute nelle carceri di Parma.

 

Parma, 3 maggio 2014 -

Il libro “Il perdono responsabile. Perché il carcere non serve a nulla”, è uno dei testi di riferimento del laboratorio condotto da Giuseppe La Pietra, responsabile dell’Area formazione della Sirio.

Il Dott. Colombo sarà a Parma martedì 6 maggio per un doppio appuntamento:

dalle ore 13:00 alle 15:00 dialogherà e si confronterà sui contenuti del suo libro con i partecipanti detenuti al progetto, in un incontro riservato, all’interno degli Istituti Penitenziari di Parma, in collaborazione con la Direzione e l’Area giuridico pedagogica. 

Dalle 16:45 sarà presso l’Aula dei Filosofi della Facoltà di Giurisprudenza, in Str. Dell’Università n°12, per la presentazione pubblica del suo libro.  

Qui dialogherà con la giornalista Chiara Cacciani.

L’incontro nell’Aula dei Filosofi è organizzato in collaborazione con l’Unione Degli Universitari di Parma, che insieme alla Sirio coordinano le attività universitarie di alcuni studenti detenuti universitari.

L’iniziativa è inoltre realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Parma.

 

(Fonte: ufficio stampa Sirio Cooperativa Sociale)

 

Alla data dell’11 aprile, i detenuti presenti erano 492 (22 le donne), di cui 293 condannati in via definitiva, 98 in attesa di primo giudizio, 187 tossicodipendenti, 30 ammessi al lavoro all’esterno (13 esterni e 17 interni), 5 in semilibertà. Ancora assai rilevante il dato relativo alla presenza di stranieri (326), la maggior parte provenienti dal Nord Africa e dall’Est Europa.

 

Modena, 18 aprile 2014 -

Non si registra sovraffollamento, secondo quanto certificato dalla relazione dell’Ausl di Modena, redatta a seguito della visita ispettiva del 13 gennaio. L’attuale dato relativo alle presenze risulta inferiore a quello rilevato il 13 dicembre scorso.

Nella vecchia struttura non ci sono più di due detenuti per cella ed è in atto la progressiva separazione fra imputati e condannati. Risultano essere applicate le disposizioni dipartimentali, con le sezioni detentive tutte “aperte”: i detenuti possono stare fuori dalla cella sino a 8/9 ore al giorno. Fa eccezione la sezione dei “protetti”: detenuti con differenti tipologie ma con problemi di incolumità personale, tenuti separati dagli altri. L’isolamento in cui i detenuti di questa sezione vengono a trovarsi, li ha portati a richiedere, anche nella forma di lettere collettive, di essere impiegati in attività trattamentali. La Direzione assicura che a breve verrà estesa anche a questa sezione l’apertura delle celle, non appena la composizione della sezione verrà resa omogenea, nell’ambito della ridefinizione del “circuito regionale”.

È attivo il servizio di accoglienza dei “nuovi giunti”, con spazi dedicati per le persone condotte in carcere, in attesa di effettuare uno screening sanitario prima dell’assegnazione alle sezioni detentive. Lo screening all’ingresso viene effettuato su tutti coloro hanno una detenzione superiore ai 15 giorni (con un’adesione al test del 77%, secondo il dato fornito dalla Ausl di Modena); in particolare, per quanto riguarda la scabbia viene effettuata una visita accurata della cute già durante la prima visita all’ingresso (con un’adesione al test del 100%). Sempre in linea con le indicazioni dipartimentali, è attiva la sezione per i detenuti dimittendi (con spazi dedicati alla scuola e ai corsi di formazione), dove vengono assegnate le persone in vista della scarcerazione. La forte pioggia delle settimane scorse ha comportato infiltrazioni d’acqua all’ultimo piano con la conseguente chiusura di alcune celle per inagibilità. Sono già iniziati i lavori di rifacimento del tetto, su disposizione del Provveditorato regionale.

Nel nuovo padiglione, distribuito su tre piani, sono reclusi circa 200 detenuti per reati “comuni”, con almeno una condanna definitiva, e ancora un apprezzabile periodo di detenzione da dover affrontare. I detenuti sono collocati in spazi detentivi idonei e in regola con i parametri europei (fino a 4 in stanze di 16 metri quadrati). Il controllo è garantito da un sistema di videosorveglianza esterno alla sezione, con l’intervento del personale a chiamata del detenuto, attraverso un citofono, ovvero quando se ne ravvisi l’opportunità. Al piano terra è pronta la biblioteca, predisposta in un ampio spazio previsto per le attività in comune; a breve verrà consentito ai detenuti di frequentarla. Resta ancora in via di definizione il potenziamento dell’offerta trattamentale che, secondo le indicazioni dipartimentali, dovrebbe accompagnarsi all’ampliamento dell’orario in cui è consentito restare fuori dalla cella. Permangono problematiche relative al malfunzionamento dell’impianto idraulico, che comporta l’utilizzo della doccia solo in determinate fasce orarie e per periodi di tempo limitati.

Perdurando la carenza di opportunità lavorative all’interno del carcere, la Direzione ha scelto di privilegiare l’accesso dei condannati in via definitiva e la riduzione della durata del turno di lavoro, così da conseguire una maggiore rotazione.

(rg)

 

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

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