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La piramide è la forma geometrica normalmente impiegata per rappresentare il modello gerarchico di una azienda.
Di Guido Zaccarelli -7 novembre 2017 - La base e il vertice esprimono i punti opposti nel quali la dirigenza posta in cima pianifica le attività che devono essere eseguite nei livelli intermedi fino a raggiungere a valle la parte più estrema della piramide.
L'etimologia della parola piramide ci porta indietro nel tempo fino a raggiungere la radice pyr che conduce le persone a vedere in questo termine l'immagine del fuoco, che da una base larga prende forma per raggiungere la sommità della figura geometrica completandosi in pyramis. Percorrendo la strada nel tempo addietro la parola piramide incontra un'altra radice in pyros che significa grano da cui pyramis che significa torta.
Tutto questo appartiene al mondo visibile.
Dentro tutto cambia. Vista dal basso la piramide attira verso l'alto lo sguardo dell'uomo proteso a immaginare l'oltre, ciò che non si vede ma che un giorno potrebbe toccare con mano. Conoscere la radice etimologica di una parola e poterla inserire nel corretto contesto di riferimento, offre alle persone l'opportunità di accedere a diverse aree della conoscenza e facilitare il dialogo e la riflessione tra dimensione interiore e dimensione esteriore e cercare di unire la bellezza percepita della natura con la bellezza invisibile della propria anima. Il grado di relazione che la persona è in grado di instaurare con questi mondi, colloca l'uomo nella disponibilità di avviare un cammino di ricerca sulle origini e sulla bellezza di tutto ciò che lo circonda fino a quando non s'imbatte nella parola cosmo la cui origine greca Kosmos consente all'individuo di cogliere nelle radici della sua etimologia il senso profondo del fare ordinato della vita e della sua stessa esistenza: fatto ad arte in ogni suo aspetto, corpo, sostanza, materia e potenza, capace di esprimere l'insieme circolare e coordinato di ogni forma di energia che si dispone per raggiungere il bene comune.
L'uomo è immerso in un ambiente realizzato ad arte come la sua anima.
L'anima e l'arte in stretta simbiosi, dove con l'anima entriamo nell'arte ma con l'arte possiamo parlare all'anima, e anche dell'anima, e quando ci avviciniamo di fronte alla piramide troviamo altrettante difficoltà di definizione, di linguaggi e di confini. Le aziende che hanno costruito i loro successi ispirandosi alla piramide, dovrebbero trarre giovamento da tutto questo e adeguare le proprie strutture organizzative al cosmo in grado di rappresentare un luogo creato ad arte dove le persone stanno bene con loro stesse e insieme alle altre. Una organizzazione realizzata ad arte esprime l'armonia dei gesti e delle forme.
Gli angoli sono smussati e gli spigoli arrotondati. Le rette che diventano curve capaci di esprimere una differente concezione del vivere e dello stare insieme per condurre l'individuo alla ricerca di senso per invitare l'uomo ogni giorno a non fermarsi innanzi alla sola interpretazione dei fatti e delle circostanze in questione, ma spingerlo ad andare oltre alla ricerca di nuove forme di pensiero per dare un significato ulteriore a tutto ciò che lo separa dall'Assoluto.
La piramide lascia dietro di sé l'immagine della fiamma per assumere quello di una torta a forma di cerchio, per facilitare ad Arte la relazione circolare delle persone e fare vivere con gioia ogni momento della vita nel lento fluire del tempo.
L'energia prende una nuova forma e grazie all'arte scolpisce l'organizzazione per togliere tutto ciò che è in eccesso e come disse Michelangelo Buonarroti davanti alla statua di David: ho tolto il marmo in eccesso facendola diventare una delle opere più importanti dell'Arte rinascimentale italiana.
La clessidra è uno strumento impiegato per misurare il tempo, nel suo lento divenire. La prima clessidra fu realizzata facendo scorrere l'acqua al suo interno. Successivamente l'acqua fu sostituita con la sabbia.
di Guido Zaccarelli 29 ottobre 2017 - La sua etimologia ci porta ad entrare in contatto con due parole che viste nel loro insieme significano: rubare l'acqua.
La clessidra si comporta allo stesso modo di un bicchiere quando viene riempito di granelli di sabbia: nel primo caso i granelli scendono verso il basso sfruttando la legge di gravità, mentre nel secondo caso escono verso l'alto sfruttando, ad esempio, la mano dell'uomo.
Cosa lega la clessidra e il bicchiere oltre alla sabbia: il tempo con il quale misurare l'andamento di un fenomeno. Nella clessidra, il diametro del foro che unisce i due coni determina la quantità e la velocità con la quale i granelli di sabbia scorrono verso il basso. Nel bicchiere, la quantità e la velocità sono determinati dalla mano dell'uomo con la quale preleva uno o più granelli di sabbia in rapida successione.
Cosa lega il bicchiere, i granelli di sabbia, la mano dell'uomo all'azienda? I servizi o le attività che vengono chiuse.
Come mai? Le aziende vengono prevalentemente gestite da un management attento a raggiungere nel breve termine gli obiettivi di carriera.
La forbice inizia ad aprirsi con la contrazione del personale, spesso legata a motivi di uscita volontaria dal contesto lavorativo. Il personale non viene sostituito.
I granelli di sabbia vengono prelevati dal bicchiere ma non vengono re-immessi. Le attività vengono frammentate sul personale rimanente e in parte ridistribuite in altri settori dell'azienda. Intanto la mano continua a prelevare granelli di sabbia di fronte all'indifferenza di tutto ciò che ruota intorno. Una mattina il risveglio diventa amaro, il bicchiere è vuoto: la mano invisibile ha prelevato l'ultimo granello di sabbia.
Solo in quel momento le persone si accorgono che qualcosa è cambiato perché agisce sulla quotidianità influenzando comportamenti e stili di vita non sempre associati al benessere sociale. Il servizio o l'attività vengono chiuse e trasferite all'esterno oppure trasformate nella formato digitale senza ritorno.
È come vedere innanzi a sé la clessidra e osservare la sabbia che scorre verso il basso, persone, cose, attività, momenti della vita che se ne vanno a volte senza un perché, che si adagiano sul fondo in attesa del nuovo che avanza per accedere ad un cambiamento. Un po' come rubare l'acqua che scorre verso il basso dentro la clessidra messa nelle mani del tempo che osserva da lontano l'uomo agire contro se stesso.
Quando si parla di welfare aziendale lo stato d'animo delle persone prima e il pensiero poi si muovono d'intesa per accompagnare la mente e lo spirito a intravedere un ambiente di lavoro felice dove poter realizzare i propri sogni e conseguire le proprie aspettative personali, professionali e sociali.
Di Guido Zaccarelli Modena 19 ottobre 2017 - Molte aziende, spinte da un quadro legislativo favorevole, che consente loro di ricevere agevolazioni fiscali importanti in chiave di ammortamento sul breve e medio periodo, stanno mettendo a punto programmi di sviluppo interno del welfare rivolto alle maestranze, per creare una dimensione lavorativa in linea con le aspettative di ogni singola persona.
Uno sforzo che è ancora agli inizi per le molteplici difficoltà che nascono naturali in relazione alla necessità di promuovere similmente un cambio del modello culturale, al quale le persone sono state impegnate per anni a seguire, in strutture organizzative imperniate su schemi piramidali sostenuti da una accentuata azione verticistica delle linee di comando. "Il capo che ordina al sottoposto di eseguire un lavoro senza avere la possibilità, per quest'ultimo, di poter intervenire nel modulare schemi d'azione e comportamenti orientati a combinare la nascita di un valore aggiunto collettivo".
La catena del valore, da tempo terreno di studi e di osservazione da parte del mondo scientifico ed economico, è il punto di congiunzione all'interno della quale è imprescindibile la necessità di individuare e definire la stessa unità di misura per ottenere una gestione coerente del personale e delle attività ad esse riferite. Le difficoltà esistono, e in molti casi di difficile soluzione, causa la presenza della dimensione immateriale che non consente di definire ordini di grandezza misurabili in termini oggettivi e replicabili nella stessa realtà e in ambiti differenti.
La presenza di questi scenari induce una riflessione attenta e puntuale dello stato delle cose e il confronto tra posizioni differenti potrebbe fare emergere una scollatura tra il quadro normativo in atto, proiettata nella dimensione economica e psicofisica delle persone, e la volontà di una certa parte del management di consolidare la struttura organizzativa esistente, dando per scontato che la semplice adesione al programma di welfare aziendale sia sufficiente per soddisfare e completare il progetto di benessere delle persone.
E' urgente la pretesa, da più parti sollevata, di chiedersi se il modello piramidale in atto, che le persone vivono ancora oggi sulla propria pelle e avvertono come un peso quotidiano insostenibile da portare sulle proprie spalle, può essere ancora considerato il modello vincente sul quale continuare a sviluppare politiche economiche globali, oppure, forte dell'inversione di tendenza e della crisi in atto, è necessaria una brusca virata per rispondere alle mutate esigenze emerse dal contatto con le nuove economie di mercato e con modelli relazionali differenti.
È forte il dubbio in chi scrive che il welfare come oggi viene pensato, gestito e applicato, senza un cambio del modello organizzativo, possa realmente ed efficacemente completare il disegno che ha animato lo spirito e la mano del legislatore, se non vengono messe in campo azioni decise di cambiamento del modello organizzativo, legittimando il cerchio come figura geometrica di riferimento, al quale ispirarsi nelle aziende che hanno deciso che il benessere delle persone appartiene alla comunità, il cui valore sociale si mescola con il fine economico e nella cooperazione il punto d'arrivo del bene comune.