Giornata mondiale della lotta all'ictus, "Vedo, riconosco, chiamo": al via la campagna d'informazione e sensibilizzazione della Regione. Testimonial, l'attore e comico Giuseppe Giacobazzi. Lo scorso anno 6.800 persone ricoverate nelle strutture sanitarie dell'Emilia-Romagna, dove per l'ictus ischemico si registra una percentuale di mortalità più bassa (8,7%) rispetto a quella nazionale (10,9%). Dal 2007 presenti specifiche linee di indirizzo regionali per l'assistenza dei pazienti, dalla fase acuta alla riabilitazione.
Bologna -
Ogni due secondi, nel mondo, qualcuno viene colpito da ictus. Può succedere ovunque, anche nella quiete degli spazi-lettura della Biblioteca Sala Borsa, in piazza Maggiore a Bologna, dove il comico e attore Giuseppe Giacobazzi - in una situazione ai confini tra sogno e realtà - interviene e allerta prontamente il 118 per tre casi di ictus, che si verificano uno dopo l’altro.
È proprio Giacobazziil protagonista del video e testimonial della campagna di informazione e sensibilizzazione della Regione Emilia-Romagna, presentata oggi alla stampa a Bologna nella sede di viale Aldo Moro.
“Vedo, riconosco, chiamo” lo slogan scelto, con un obiettivo preciso: spingere le persone a individuare in modo precoce e tempestivo i sintomi dell’ictus cerebrale, per poter chiamare al più presto i soccorsi. Perché, in questo caso, anche qualche minuto in meno può fare la differenza.
Parliamo di una patologia che, nel 2017, ha visto in Emilia-Romagna 6.800 pazienti con ictus ischemico - erano 7.000 nel 2015 e nel 2016 - ricoverati nelle strutture delle Aziende sanitarie regionali; la stragrande maggioranza è sopravvissuta, mentre il 9% circa (più di 600) è deceduto nei trenta giorni dall’evento acuto; una percentuale che si mantiene comunque contenuta, grazie al ricovero nelle Stroke Unit (Centri urgenza ictus) e al trattamento in Riabilitazione intensiva.
“Con la campagna che presentiamo oggi, in occasione della Giornata mondiale della lotta all’ictus- spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi- ci auguriamo che si diffonda nella popolazione più consapevolezza sui sintomi ‘premonitori’ di questa patologia, così da incentivare un maggior ricorso al 118 e consentire, a chi interviene, un’assistenza tempestiva e adeguata. In Emilia-Romagna- prosegue l’assessore- disponiamo di una rete d’eccellenza per il trattamento dell’ictus, grazie alle strutture e al personale che vi lavora: fondamentale è potervi accedere in tempi rapidissimi. È altrettanto importante- chiude Venturi- che le persone sappiano quali sono i fattori di rischio e quali stili di vita possono aiutare ad evitarlo, perché la prevenzione riveste sempre un ruolo fondamentale quando parliamo di salute”.
“Credo che sia giusto sensibilizzare le persone a riconoscere gli indizi che portano a un ictus e renderle consapevoli che una telefonata al momento giusto può risolvere un grande problema- commenta Giuseppe Giacobazzi-. Ho partecipato con piacere alla campagna, ci siamo divertiti e sono convinto che abbiamo fatto un bel lavoro. Quello che mi ha entusiasmato di più è che il video invita a riconoscere i primi segni dell’ictus negli altri: ormai, con i nostri cellulari, siamo isolati dal resto del mondo, non facciamo più attenzione a chi ci sta vicino. Invece- conclude Giacobazzi-, guardando in faccia le altre persone, si può dare una mano davvero importante”.
ICTUS: COS’È, COME SI MANIFESTA
Quando il cervello, in seguito alla chiusura o alla rottura di un’arteria, non riceve più sangue (ischemia) o viene inondato da sangue “stravasato” da un’arteria rotta (emorragia) si verifica l’ictus cerebrale. Ci sono quindi due tipi di ictus: ischemico (dovuto alla chiusura di un’arteria cerebrale) o emorragico (causato dalla rottura di un’arteria cerebrale).
Fattori di rischio per l’ictus sono la pressione alta, alcune cardiopatie, il diabete, il sovrappeso, elevati livelli di colesterolo, il fumo e l’abuso di alcol. In altri termini, è lo stile di vita che aumenta in maniera consistente l’insorgenza della patologia. Patologia che si manifesta improvvisamente, con sintomi quali la paralisi, o il formicolio al viso, al braccio e alla gamba; la vista annebbiata o diminuita in uno o entrambi gli occhi; la difficoltà a pronunciare o comprendere frasi; la perdita di equilibrio, la vertigine e la mancanza di coordinazione.
L’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza nei Paesi dove è maggiore lo sviluppo economico, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Causa il 10%-12% di tutti i decessi nell’arco di un anno ed è la principale causa d’invalidità e la seconda di demenza. In Italia ogni anno si verificano circa 196.000 ictus, di cui il 20% costituito da recidive (39.000). L’ictus è più frequente dopo i 55 anni, e la sua prevalenza raddoppia successivamente a ogni decade: nel 75% dei casi si verifica nelle persone con più di 65 anni, ma colpisce, sia pure in misura minore, anche i giovani; si stima che ogni anno il numero di under 65enni interessati da questa patologia sia intorno ai 27.000.
La mortalità dopo un ictus ischemico,a 30 giorni dal fatto, oscilla nei vari studi a livello mondiale tra il 10 e il 25%. L’emorragia cerebrale ha una mortalità nettamente più elevata (pari al 40-50%, sempre a 30 giorni) rispetto alle forme ischemiche. A un anno dall’evento acuto, un terzo circa dei soggetti sopravvissuti a un ictus, indipendentemente dal fatto che sia ischemico o emorragico, presenta un grado di disabilità elevato.
Il trattamento richiede il ricorso a cure d’emergenza e il ricovero in unità di degenza dedicate, le “Stroke Unit”; alcuni ictus emorragici possono essere trattati tramite intervento chirurgico.
I DATI DELL’EMILIA-ROMAGNA
Lo scorso anno sono stati 6.800 i pazienti con ictus ischemico ricoverati nelle strutture delle Aziende sanitarie regionali. Per quanto riguarda le modalità di arrivo nei Pronto Soccorso, nel 70% dei casi è avvenuta attraverso il 118, nel 30% con mezzi propri.
Secondo i dati del Piano nazionale esiti, pubblicati nel 2017 e relativi all’anno 2016, in Italia la mortalità a 30 giorniper ictus ischemico è pari al 10,9%, mentre in Emilia-Romagna è dell’8,7%: percentuale che attesta l’efficienza delle modalità organizzative dell’assistenza all’ictus in regione.
COSA FA LA REGIONE
Sin dal 2007, la Regione Emilia-Romagna ha recepito le indicazioni dell’Accordo Stato-Regioni del 2005 sull’assistenza all’ictus e ha emanato apposite linee di indirizzo che indicano il percorso integrato del paziente, sia nella fase acuta che in quella successiva: la fase pre-ospedaliera (emergenza-urgenza 118 e pronto soccorso), ospedaliera (ricovero in Stroke Unit e in Riabilitazione intensiva) e post-ospedaliera (riabilitazione post-ospedaliera e lungo assistenza). Nel 2015 è stata confermata l’organizzazione dell’assistenza secondo il modello Hub & Spoke(reti cliniche integrate) per le discipline/attività di rilievo regionale, fra cui la rete delle neuroscienze e dell’assistenza all’ictus: attualmente in Emilia-Romagna sono 13 le Stroke Unit autorizzate all’erogazione della trombolisi endovenosa (10 in reparti di Neurologia e 3 in reparti di Medicina).
Fonte: regione ER
Maltempo 2017. La Regione stanzia due milioni di euro per risarcire i cittadini che hanno perso i propri veicoli, per riparare le strade comunali e provinciali e per le scuole danneggiate dal maltempo dello scorso dicembre. Il presidente con il sottosegretario Manghi e l'assessore Gazzolo hanno illustrato il provvedimento della Giunta regionale. I fondi serviranno per ripagare al 100%, 129 veicoli tra Reggio Emilia, Modena, Forlì-Cesena, Parma, Piacenza e Bologna, per ripristinare la piena viabilità sulle strade danneggiate e per garantire la continuità didattica a Serramazzoni (Mo), Toano (Re) e Fornovo (Pr).
Bologna –
Con uno stanziamento di circa due milioni di euro prelevati dal fondo di riserva, la Regione Emilia-Romagna interviene in aiuto delle persone danneggiate dal maltempo dello scorso dicembre (tra l’8 e il 15 dicembre 2017).
Fondi che serviranno in primo luogo, 1 milione di euro, a risarcire i privati cittadini che a causa di allagamenti, piene dei corsi d’acqua, frane, vento forte, gelicidio ed erosione costiera, hanno perso l’automobile, la moto o lo scooter. Il provvedimento riguarda le province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Forlì-Cesena, per i quali il Consiglio dei ministri dichiarò lo stato di emergenza nazionale il 29 dicembre 2017.
Un’altra parte dei fondi regionali, per circa 720mila euro, servirà invece per permettere a Comuni e Province, con particolare riferimento al territorio reggiano, di intervenire sulle strade che necessitano di interventi urgenti per garantire la sicurezza e la piena mobilità.
Infine, con circa 280mila euro, saranno finanziati tre interventi per garantire la continuità didattica nei comuni di Serramazzoni (Mo), Toano (Re) e Fornovo (Pr).
“Interveniamo di nuovo per non far pagare ai cittadini più di quello che hanno già pagato dopo i danni del maltempo di fine anno scorso- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini-. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo di ascoltare la richiesta dei territori dopo che aveva decretato lo stato di emergenza nazionale e dopo un primo stanziamento di oltre 5,5 milioni di euro. Il Governo però ha escluso fin da subito di utilizzare quei soldi anche per rimborsare i cittadini che a causa di quegli eventi avevano perso il proprio veicolo: auto, moto scooter. Il Governo poteva farlo, noi lo abbiamo chiesto e l’abbiamo sollecitato, ma ha ritenuto di non ascoltarci. E quindi- prosegue il presidente-, di nuovo, dobbiamo intervenire perché, sia chiaro, non vogliamo che nessuno si trovi nella condizione di rimetterci ancora. E lo abbiamo detto dal primo momento quando abbiamo stanziato i primi due milioni di euro per le urgenze e gli interventi di immediata necessità, e poi, con una procedura inedita, abbiamo fatto seguire i 350mila euro per far ripartire i piccoli esercizi commerciali: la Regione c’è e non si tira indietro di fronte alle difficoltà. Così come siamo stati presenti con i volontari di protezione civile, che voglio ancora una volta ringraziare, nei giorni dell’emergenza e poi con i tecnici dell’Agenzia regionale di protezione civile che hanno seguito, insieme ai Comuni, tutte le pratiche e l’iter per i rimborsi. Un lavoro di squadra che- conclude Bonaccini-, come sempre, è l’orgoglio dell’Emilia-Romagna”.
Il dettaglio del nuovo provvedimento regionale è stato illustrato oggi da Bonaccini nel corso di una conferenza stampa nella sede della Provincia di Reggio Emilia cui hanno partecipato il sottosegretario alla Presidenza, Giammaria Manghi, e l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo.
In particolare, 1 milione di euro sarà destinato a risarcire al 100% i cittadini che hanno perso il proprio veicolo e che hanno segnalato il danno con la scheda di ricognizione raccolta dai Comuni. In tutto sono 129 i veicoli danneggiati: 93 a Reggio Emilia, 11 a Modena e sempre 11 a Forlì-Cesena, 8 a Parma, 4 a Piacenza e 2 a Bologna.
Entro breve, la Giunta approverà il bando, con allegato il modulo di domanda, che i cittadini dovranno consegnare ai Comuni.
Circa 720mila euro saranno destinati invece alle strade dei territori colpiti dal maltempo, in particolare nel reggiano, per ripristinare la sicurezza e la viabilità piena. La Giunta regionale, in raccordo con gli enti locali, definirà a breve un programma dettagliato degli interventi urgenti e necessari.
Infine, sono tre le opere previste per il miglioramento e l’adeguamento sismico di scuole e palestre a Serramazzoni (Mo), Fornovo (Pr) e Toano (Re), finanziate con circa 280mila euro./BB
Fonte: Regione ER
Vertenza Ferrarini. Prosegue il cammino verso il piano industriale per il salvare e rilanciare il gruppo. All'incontro a Roma presenti anche due deputati reggiani del M5S. Una nuova "tegola" da Veneto Banca".
L'incontro al Ministero dello Sviluppo economico per aggiornamenti, da parte della proprietà, sulla situazione dopo il deposito della domanda di concordato presentata lo scorso 23 luglio. Il sottosegretario della Regione Manghi: "Auspichiamo che la soluzione a cui la proprietà sta lavorando garantisca l'occupazione e la migliore prospettiva per un'eccellenza alimentare del nostro territorio"
Roma 24 ottobre 2018 - Prosegue il cammino verso un nuovo piano industriale del Gruppo Ferrarini, che deve essere presentato entro il 23 dicembre prossimo: in corso contatti per l'ingresso nella compagine socialedi diversi soggetti, sia industriali che finanziari, in grado di assicurare prospettive produttive e occupazionali. E' quanto emerso oggi nella sede del ministero dello Sviluppo economico, a Roma, al tavolo per la crisi della storica azienda reggiana dell'agroalimentare, che conta 800 dipendenti e sedi in diverse località emiliane e lombarde.
La Regione era presente con il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Giammaria Manghi, per conoscere sviluppi e aggiornamenti da parte della proprietà, dopo il deposito della domanda di concordato presentata lo scorso 23 luglio. All'incontro anche rappresentanti dell'azienda, con la presidente Lisa Ferrarini, i due commissari nominati dal Tribunale di Reggio Emilia per i concordati Ferrarini e Vismara, Cgil Cisl e Uil nazionali e territoriali.
"La proposta di piano concordatario, o perlomeno le linee guida principali, vengano presentate al tavolo istituzionale con un utile anticipo temporale rispetto alla scadenza del 23 dicembre. Ci aspettiamo di essere riconvocati a breve dal Ministero per conoscerne i dettagli. Ciò rappresenta- ha dichiarato il sottosegretario Manghi al termine dell'incontro- un elemento positivo. Questo alla luce delle caratteristiche produttive e di pianificazione delle lavorazioni dei prodotti, che necessitano investimenti e scelte strategiche che non possono essere rimandate se l'obiettivo è salvaguardare la capacità produttiva e occupazionale dei diversi siti del Gruppo Ferrarini. Auspico che la soluzione a cui la proprietà sta lavorando possa garantire la migliore prospettiva occupazionale e la piena tutela di un'eccellenza alimentare del nostro territorio".
Dopo le evidenti difficoltà riscontate nei mesi estivi, oggi lo stabilimento reggiano che lavora principalmente prosciutto cotto sta tornando ai livelli di piena produzione, mentre nel parmense il sito dedicato alla lavorazione del prosciutto crudo si sta riprendendo lentamente ma resta ancora lontano dalla piena potenzialità produttiva. Stessa situazione per lo stabilimento lombardo di Vismara, dedicato agli affettati, che sta riprendendo le produzioni. Contestualmente è in corso il recupero dei clienti e dei fornitori dopo le interruzioni delle consegne estive, mentre permane una oggettiva difficoltà per le limitate disponibilità delle linee di credito. La fotografia della situazione aziendale è stata confermata dai commissari giudiziari Bartoli e Cadoppi, che hanno ribadito anche come la proprietà stia agendo in modo coerente con gli obiettivi del piano.
All'incontro al MISE erano presenti anche i deputati reggiani Davide Zanichelli e Maria Edera Spadoni del M5S che hanno ribadito come siano prioritarie la tutela dei lavoratori e "che il gruppo rimanga in mani italiane".
"Crisi Ferrarini, al primo punto lavoratori e che il gruppo rimanga in mani italiane", afferma il deputato pentastellato Davide Zanichelli che questa mattina ha partecipato presso il Ministero dello Sviluppo Economico, riguardante la crisi del Gruppo Ferrarini in una nota firmata insieme alla Vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni. "Proprio ieri, martedì 23 ottobre, era stata fatta una riunione per fare il punto sugli insediamenti produttivi dell'azienda reggiana che ha consentito di avere ben chiara e definita la situazione del gruppo. Nel corso della discussione si è affermato, infatti, non solo che la produzione si sta gradualmente riprendendo, per riuscire ad evadere gli ordini ricevuti, ma è stato fissato il termine per il piano di concordato per il 23 dicembre. Ciò non ha escluso che la definizione di tale piano possa essere anticipata, così come s'è raccomandato dal Ministero, che ha fatto chiaramente intendere come il rispetto delle tempistiche sia fondamentale per assicurare risultati concreti", continuano Zanichelli e Spadoni. "La nostra presenza all'incontro di stamattina è per dare un concreto sostegno ai lavoratori che sono giustamente preoccupati dell'azienda e della realtà occupazionale che va preservata. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha espressamente auspicato che la proprietà dell'azienda rimanga italiana, così come anche gli stabilimenti già in uso. La partnership economico/finanziaria italiana garantirebbe così il giusto interesse e valore delle eccellenze agro-alimentari territoriali. Per questo daremo il nostro sostegno affinché venga tutelata non solo l'italianità del marchio Ferrarini, ma vengano tutelati in primis i lavoratori che lavorano e danno energia a questa azienda", concludono Zanichelli e Spadoni.
Infine, è da rilevare come ad aggravare ulteriormente la situazione e' subentrata anche la crisi di Veneto Banca, di cui il gruppo possiede un cospicuo numero di azioni (intorno ai 15 milioni), che erano stati posti a garanzia dei prestiti accordati.
L'Emilia-Romagna accelera ancora: soglia del 95% superata per tutte le vaccinazioni obbligatorie, compreso il morbillo. L'assessore Venturi: "Determinante l'effetto traino della legge regionale sull'obbligo vaccinale, che rimane perfettamente operativa e applicabile. Nessuna criticità con l'avvio dell'anno scolastico, i risultati raggiunti confermano che la nostra scelta è stata giusta".
Bologna -
Superato, in Emilia-Romagna, il muro del 95% di copertura per tutte le vaccinazioni rese obbligatoriedalla legge regionale (difterite, tetano, poliomielite ed epatite B) per la frequenza al nido, e per quelle aggiunte dalla successiva normativa nazionale: pertosse, emofilo di tipo B, morbillo, parotite e rosolia, la cui copertura, nel caso delle ultime tre, in regione era scesa all’87% a fine 2015. Percentuali in netta crescita in tutte le province, con aumenti che in sei mesi toccano addirittura i 7 punti nelle città storicamente più indietro.
Sono i dati sulle coperture vaccinali relativi ai bambini nati nel 2015, e aggiornati al 30 giugno 2018: se già a fine 2017 i valori erano vicini alla soglia del 95% (raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità per garantire la cosiddetta “immunità di gregge”), a giugno la barriera è stata oltrepassata: poliomielite 96,2% (era al 94,8%); difterite 96,1% (era al 94,7%); tetano 96,3% (era al 94,9%); pertosse 96,1% (era al 94,7%); epatite B 95,9% (era al 94,4%), emofilo B 95,1% (era al 94,0%); morbillo-parotite-rosolia 95,0% (era al 91,1%). (L’obbligatorietà per la vaccinazione contro la varicella vale a partire dai nati nel 2017).
Bene anche le vaccinazioni non obbligatorie, ma solo raccomandate, in deciso aumento e sempre più vicine al 95%: per il meningococco C si passa dal 91,6% di copertura al 31 dicembre 2017 al 94,1% del 30 giugno 2018, per lo pneumococco dal 92,7% al 93,4%.
Il recupero ha avuto quindi un’accelerazione ulteriore nei primi 6 mesi del 2018 per tutte le vaccinazioni, anche quelle più critiche, ferme negli ultimi anni a livelli molto bassi: oltre al morbillo-parotite rosolia, l’antimeningococco, che nei bambini di due anni era sceso a fine 2015 all’87,4% e l’antipneumococco, nello stesso anno fermo al 91,5%.
Dati ancora migliori se si considerano i bambini nati nel 2016, quindi di un anno, per i quali la copertura complessiva contro le quattro malattie per cui la Regione introdusse l’obbligo vaccinale per l’iscrizione ai nidi aveva raggiunto, già a fine 2017, il 97,1%.
“È indubbio che la legge con cui, a novembre 2016, rendemmo obbligatorie le vaccinazioni per l’iscrizione ai nidi abbia fatto da traino, questi dati lo dimostrano- ha sottolineato oggi, in conferenza stampa, l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. E il fatto che anche per i vaccini solo raccomandati ci sia stato su tutto il territorio un aumento così consistente, testimonia che nella stragrande maggioranza dei casi i genitori hanno capito il senso di questa ‘battaglia’, fatta per tutelare la salute pubblica, in particolare dei bambini, e di quelli più deboli. Nei giorni scorsi- ha proseguito- abbiamo visto mettere in dubbio la legge sull’obbligo vaccinale, così come l’utilità dell’immunità di gregge, il tutto in una prefazione che il presidente dell’Ordine dei medici di Bologna ha fatto a un libro, nella quale mette in dubbio anche l’esistenza di pericoli o la presenza di malattie diffuse, quando anche negli ospedali della nostra regione abbiamo avuto di recente ricoveri di bambini per pertosse, solo per fare un esempio, e in Europa abbiamo dati allarmanti sulle morti per morbillo e il maggior numero di decessi che si registra proprio in Italia, per fare un altro esempio concreto. Si tratta di un atteggiamento che arriva alla vigilia dell’avvio della campagna per le vaccinazioni antiinfluenzali, fondamentali per evitare conseguenze pericolosissime soprattutto per le persone anziane e con problemi di salute. Mi chiedo davvero dove voglia arrivare chi con tanta superficialità va contro l’evidenza scientifica, i dati e le linee guida delle massime autorità sanitarie italiane e internazionali. Per questo voglio ringraziare i tanti medici, ricercatori, scienziati e, appunto, i vertici delle autorità sanitarie nazionali, che hanno stigmatizzato questa presa di posizione”.
“Siamo soddisfatti- ha aggiunto Venturi- anche per un altro risultato, che non era scontato: l’anno scolastico è iniziato senza criticità. A parte pochi casi isolati, tutto ha funzionato proprio perché in Emilia-Romagna siamo partiti con netto anticipo rispetto alle altre regioni, abbiamo avuto modo di spiegare e di sensibilizzare, anche grazie al grande sforzo messo in campo dalla nostra struttura e dalle Aziende sanitarie, per il quale, davvero, ringrazio tutti coloro che vi lavorano e che stanno dando un contributo fondamentale in termini di impegno e professionalità. Quindi, si conferma da tutti i punti di vista la validità e l’operatività della nostra legge regionale, che abbiamo applicato e continueremo ad applicare con le procedure adottate fino a questo momento. La proroga di un anno stabilita dal Governo e, nel frattempo, il possibile ricorso all’autodichiarazione- ha concluso l’assessore- è stata fatta per mettere in moto e dare tempo di adeguarsi alle Regioni che non erano pronte e attrezzate, ma non è il nostro caso: in Emilia-Romagna non c’era bisogno di proroghe, i numeri e l’avvio dell’anno scolastico lo stanno dimostrando”./EC
Fonte: Regione ER
Presentata dal consigliere Gian Luca Sassi (ex M5S) un'interrogazione a risposta scritta sulle trivellazioni per idrocarburi a Modena e Reggio Emilia
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha richiesto alla Regione Emilia Romagna di provvedere al ritiro dell'intesa per le concessioni sulle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi nelle province di Modena e Reggio Emilia.
'Bugia' e 'Fantozza' questi i nomi delle due delibere del 19 settembre 2016 che lasciavano mano libera per 6 anni alla società Aleanna Resources LLC nonostante la manifesta contrarietà delle associazioni di cittadini.
Solo poche settimane fa, il 3 settembre scorso, la Regione ha finalmente ammesso il proprio errore comunicando al Mise la propria "contrarietà al rilascio di ulteriori atti relativi ai permessi di ricerca". Uno stop per "garantire un interesse generale e la coesione sociale del territorio coinvolto".
Anche il Ministero oggi certifica di aver preso atto "delle forti preoccupazioni espresse dai cittadini e dalle Amministrazioni locali" e chiede alla Regione il ritiro dell'intesa positiva "per l'adozione dei successivi provvedimenti di competenza". Una conclusione giusta di un percorso lungo e tortuoso: non si capisce infatti cosa abbia impedito che la Giunta si consultasse nel 2016 con gli enti locali e i cittadini invece di arrivare anni dopo alla stessa conclusione lungimirante dei comitati contrari -sottolinea il consigliere regionale Sassi, che aggiunge- l'ennesima dimostrazione della distanza tra la politica regionale e le comunità locali vere depositarie del rispetto e della valorizzazione del territorio. Invito la Giunta a chiudere in maniera definitiva la questione trivelle interrompendo l'iter dei due permessi di ricerca 'Fantozza' e 'Bugia'.
In allegato testo dell'interrogazione scaricabile in pdf
Al via tra giochi, musica e letture le attività educative per i bimbi da 0 a 3 anni. L'iniziativa, avviata nel reparto di Oncoematologia dell'Unità operativa di Pediatria, fa parte del Programma educativo Intesa Sanpaolo rivolto ai bambini ricoverati per lunghi periodi.
Bologna -
Aiutare i bambini, e le loro famiglie, in un momento particolarmente difficile della vita: quello in cui i più piccoli sono costretti a lunghi ricoveri in ospedale, a causa di gravi malattie o per la necessità di sottoporsi a cure pesanti. Nato con lo specifico obiettivo di superare il rischio di isolamento sociale e psicologico che può derivare dalla lungodegenza, questo progetto educativo e di socializzazione ideato da Intesa Sanpaolo, prende corpo anche in Emilia-Romagna, a Bologna, al reparto di Oncoematologia dell’Unità operativa diPediatria del Policlinico di Sant’Orsola.
Dove, questa mattina, è stato inaugurato uno spazio appositamente allestito e ha preso il via il programma di attività. Presenti al taglio del nastro Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Emilia-Romagna, Giuliano Barigazzi, assessore alla Sanità e al Welfare del Comune di Bologna, Antonella Messori, direttore generale del Policlinico S. Orsola, Andrea Pession, direttore dell’Unità operativa Pediatria, Elena Jacobs, responsabile del settore “Valorizzazione del Sociale” di Intesa Sanpaolo e Michela Burattini,amministratore delegato della Cooperativa sociale Solco che gestisce il servizio.
Il progetto è destinato ai bambini, da 0 a 36 mesi, ricoverati per lunghi periodi ed è realizzato da personale specializzato: compatibilmente con le esigenze di cura e assistenza medico-infermieristica, i piccoli pazienti sono coinvolti per alcune ore al giorno in attività educative e di gioco che si svolgono o nello spazio allestito all’interno della struttura ospedaliera o nelle stanze di degenza.
“Tutte le iniziative che possono sostenere i bambini più piccoli e le loro famiglie, soprattutto nei momenti di grande difficoltà come una grave malattia e un lungo ricovero, sono importantissime e vanno guardate con il massimo interesse- sottolinea Gualmini-. Parliamo di bambini già gravemente provati sul piano fisico, che potrebbero risentire del ricovero prolungato anche dal punto di vista psicologico e dello sviluppo sociale. È essenziale dunque fornire costantemente a questi bambini stimoli e attenzioni che li rassicurino, ricreando anche all’interno dell’ospedale una dimensione di normalità. Va in questa direzione- conclude la vicepresidente- il progetto di Intesa Sanpaolo, che ringrazio a nome della Regione Emilia-Romagna”.
L'esperienza di Bologna segue quelle già avviate in altri ospedali a Padova, Torino, Napoli e Monza, realizzate nell’ambito del “Programma educativo Intesa Sanpaolo per bambini lungodegenti” attraverso il quale il Gruppo bancario, che ha fornito gli arredi, il materiale didattico, i giochi e il personale, intende contribuire al benessere dei bambini in condizioni di particolare fragilità. /Ti.Ga
Fonte: Regione ER
Dalla Regione subito 5 milioni di euro per la rottamazione dei veicoli privati fino all'euro 4 e la richiesta al Governo di mettercene altrettanti. Il presidente Bonaccini: "In attesa di misure omogenee nel Bacino padano, abbiamo ascoltato i sindaci e deciso insieme di togliere il divieto di circolazione per i veicoli diesel euro 4, con misure più severe in caso di sforamento dei livelli delle polveri sottili e il rafforzamento delle domeniche ecologiche"
Bologna –
Subito 5 milioni di euro per la rottamazione delle auto dei privati, dopo il bando con gli ecobonus fino a 10mila euro per i veicoli commerciali, con la richiesta al Governo che ne metta altrettanti e contribuire così concretamente alla lotta allo smog; il rafforzamento delle domeniche ecologiche, definite nelle modalità dai singoli Comuni, e il potenziamento delle misure emergenziali, adottate in caso di sforamento dei limiti di polveri sottili, con il blocco della circolazione dei veicoli, diesel euro 4 compresi, che scatterà prima e per un periodo definito rispetto all’anno passato (nelle prossime ore il provvedimento verrà messo a punto nei dettagli tecnici). Un quadro nel quale viene tolto il divieto generalizzato alla circolazione per gli stessi diesel euro 4. Sono le decisioni prese nella riunione con i 30 Comuni che aderiscono al Piano aria integrato regionale 2018-2020 che si è svolta oggi in Regione a una settimana dall’entrata in vigore in Emilia-Romagna delle misure previste nel Pair, insieme al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e all’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo.
“Abbiamo fatto il punto insieme e ascoltato la richiesta dei sindaci di intervenire là dove necessario rispetto a un Piano aria adottato nel 2017 con l'accordo di tutti i Comuni interessati e senza voti contrari di nessuna forza politica in Assemblea legislativa regionale- afferma il presidente Bonaccini-. Si è partiti da un dato, e cioè che le altre Regioni non ci stanno, in particolare rispetto al divieto di circolazione dei diesel euro 4, misura che comunque entrerà in vigore anche in Piemonte, Lombardia e Veneto nel 2020, quando tutti andremo nella stessa direzione con l’obiettivo di avere città dove si respira e si vive meglio, perché la salute è un punto imprescindibile e la sua tutela un dovere di chi amministra. Oggi, quindi, come Regione abbiamo deciso di stanziare subito 5 milioni di euro per la rottamazione dei veicoli dei privati cittadini e chiederemo al Governo di fare altrettanto, così come fece l’esecutivo precedente per gli ecobonus destinati alla rottamazione dei veicoli commerciali più inquinanti, e questo per favorire il ricambio del parco circolante da qui all’entrata in vigore di misure strutturali comuni a tutte le regioni del Bacino padano. Inoltre, dopo aver ascoltato i territori e d’accordo con la stragrande maggioranza dei sindaci dei 30 Comuni firmatari il Piano, togliamo il divieto di circolazione per i diesel euro 4 rafforzando sia gli interventi emergenziali, che scatteranno prima rispetto all’anno passato, compresi blocchi fino agli stessi euro 4, e potenzieremo le domeniche ecologiche”.
“Che sia chiaro: non torniamo indietro. Non c’è nessuna intenzione di allentare la presa sulla salute e l’ambiente. Anzi- prosegue Bonaccini- mettiamo sul piatto misure più robuste per incentivare le persone a cambiare l’auto che inquina troppo e per informare meglio sulla necessità di adottare comportamenti diversi per difendere la propria salute e quella delle persone più fragili, a partire dai bambini, che viene messa a rischio dalla diffusione delle polveri sottili. E proprio per questo, insieme ai sindaci, abbiamo chiesto ai tecnici di studiare già nelle prossime misure più restrittive in caso di sforamento dei livelli di smog nelle città, oltre appunto a domeniche ecologiche straordinarie. In una situazione, quella in cui l’Emilia-Romagna rischiava di muoversi da sola e in maniera isolata, abbiamo raccolto le osservazioni dei cittadini e del mondo del lavoro e, lo ripeto, ascoltato i territori attraverso i sindaci, rilanciando il nostro impegno per la lotta all’inquinamento, sulla quale chiediamo al Governo di darci una mano vera, concreta”.
LE MISURE IN VIGORE DAL 1^ OTTOBRE
Restano invariate le altre misure per migliorare la qualità dell’aria con il blocco alla circolazione nei Comuni che hanno sottoscritto il Pair 2020 degli autoveicoli veicoli diesel fino all’euro 3, benzina fino all’euro 1 e i ciclomotori pre-euro. I divieti si applicano in via ordinaria dal lunedì al venerdì, dalle ore 8,30 alle 18,30, e nelle domeniche ecologiche e si estendono alle altre domeniche in caso di superamento per più di 4 giorni dei livelli di pm10 nell’aria.
Sono interessate da queste limitazioni 30 città dell’Emilia-Romagna: 19 tra capoluoghi di provincia o comunque aree urbane con oltre 30 mila abitanti - in ordine alfabetico Bologna, Castelfranco Emilia (Mo), Carpi (Mo), Cento (Fe), Cesena, Faenza (Ra), Ferrara, Forlì, Formigine (Mo), Imola (Bo), Lugo (Ra), Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio nell'Emilia, Riccione (Rn), Rimini, Sassuolo (Mo) - e gli 11 centri dell’agglomerato di Bologna: Argelato, Calderara di Reno, Casalecchio di Reno, Castel Maggiore, Castenaso, Granarolo dell'Emilia, Ozzano dell'Emilia, Pianoro, San Lazzaro di Savena, Sasso Marconi, Zola Predosa. ha aderito volontariamente all’accordo. Altri comuni anche di altre province l’hanno chiesto.
L’attuazione delle misure del Pair 2020 è affidata all’adozione di apposite ordinanze da parte dei sindaci dei Comuni interessati. Sul sito regionale “Liberiamo l’aria” (www.liberiamolaria.it) saranno tempestivamente pubblicate, comune per comune, tutte le informazioni per i cittadini, con i testi delle ordinanze, i dati in tempo reale, le mappe, le misure emergenziali e le deroghe in vigore. Tra queste ultime, ricordiamo, il via libera alla circolazione per i mezzi alimentati a metano, gpl, elettrici, ibridi e quelli che viaggiano con almeno 3 persone a bordo, se omologati per 4 o più posti, e con almeno 2 persone, se omologati per 2 o 3 posti a sedere (car pooling).
Confermate inoltre le restrizioni già in vigore nel 2017 per i camini più vecchi, e cioè quelli aperti tradizionali (senza sportello a chiusura della sede di fiamma), le stufe o “caldaiette” con efficienza energetica inferiore al 75%, ossia quelle meno efficienti e più inquinanti, di classe “1 stella”.
Il divieto si applica però solo per l’uso riscaldamento e solo nelle abitazioni dotate di sistemi alternativi per riscaldare gli ambienti, e, nel caso, solo nelle aree situate sotto i 300 metri di altitudine. Sono esclusi i Comuni montani per il loro intero territorio.
Dunque, se in casa non ci sono altri tipi di impianti di riscaldamento i caminetti possono sempre essere accesi e utilizzati. Lo stesso vale per cucinare cibi o per fini commerciali: nessun rischio di spegnimento per pizzerie, ristoranti, barbeque, ecc.
Non sono previsti divieti nemmeno per gli impianti a biomassa (legna o pellet) di classe 2 stelle o superiore (la classe di appartenenza è indicata nella documentazione fornita dal costruttore e consegnata all’acquisto), che comprendono la stragrande maggioranza di quelli recenti o di nuova installazione come quelli acquistati con il contributo del Conto termico nazionale, che incentiva interventi per l'incremento dell'efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni.
(In allegato tutte le misure adottate dalla Regione Emilia-Romagna per il sostegno alla mobilità sostenibile)
Fonte: Regione ER
Sanità, West Nile. Il bollettino regionale ad oggi, 5 ottobre: 99 forme neuro-invasive, 70 casi di forme febbrili e 27 infezioni asintomatiche. Tre i decessi nel corso dell'ultima settimana.
Bologna -
Nuovo aggiornamento, a distanza di una settimana, degli esiti da infezioni del virus West Nile in Emilia-Romagna. Rispetto alla situazione di venerdì scorso, si sono verificati tre decessi, di cui uno a Modena e due a Ferrara. Questo il quadro riepilogativo alle ore 10.30 di oggi, venerdì 5 ottobre:
99 casi di forme neuro-invasive (2 Piacenza, 1 Parma, 4 Reggio Emilia, 23 Modena, 40 Bologna, 14 Ferrara, 13 Ravenna, 2 Forlì), di cui 21 decessi (rispettivamente, 1 in provincia di Piacenza, 4 Modena, 3 Bologna, 10 Ferrara, 3 Ravenna)
70 casi di forme febbrili (2 Piacenza, 1 Parma, 5 Reggio Emilia, 38 Modena, 17 Bologna, 2 Ferrara, 4 Ravenna, 1 Forlì-Cesena)
27 casi di infezioni asintomatiche (1 Parma, 1 Reggio Emilia, 4 Modena, 7 Bologna, 8 Ferrara, 3 Ravenna, 2 Forlì-Cesena)
L’invio di un bollettino regionale a cadenza settimanale era stato annunciato durante l’incontro di martedì 18 settembre scorso tra l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, i sindaci dei Comuni capoluogo e i presidenti di Provincia.
Fonte: Regione ER
Borgo Panigale. 55 giorni dopo lo scoppio del 6 agosto, riapre il ponte di tangenziale e A14. Il presidente Bonaccini: "Tempi rapidi grazie alla collaborazione istituzionale e al gioco di squadra che si sono visti fin dal primo istante dopo la tragedia".
Bologna -
Riaprono oggi la tangenziale e il raccordo autostradale della A14 a Bologna, con il pieno ripristino del ponte crollato a Borgo Panigale a causa dello scoppio di un’autocisterna seguito all’incidente dello scorso 6 agosto, che aveva provocato due vittime e 145 feriti.
“Da oggi si torna alla normalità- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini-. I tempi inizialmente stimati - prima cinque, poi tre mesi - si erano ridotti a poco più di due, avendo trovato le procedure giuste e le forniture necessarie. Ma l’apertura di una arteria fondamentale di collegamento fra il nord e il sud del Paese e per la mobilità cittadina e regionale arriva con ulteriori due settimane di anticipo grazie alla collaborazione istituzionale, all'efficienza dimostrata dal concessionario, al lavoro prezioso dell'impresa e delle maestranze: 55 giorni in tutto, davvero una buona notizia e la conferma di quanto il gioco di squadra e il fare sistema, oltre alla grande solidarietà e al mutuo aiuto, che in Emilia-Romagna e a Bologna si sono visti fin dal primo istante dopo la tragedia, abbiano reso possibile ripartire per la nostra comunità. Una giornata, quella di oggi- chiude Bonaccini- nella quale il nostro pensiero torna a chi ha perso la vita e a chi ha sofferto per quanto successo, ai quali confermiamo il nostro impegno perché nessuno resti solo nel ritorno alla piena normalità”.
Alla cerimonia di riapertura erano presenti, oltre al presidente della Giunta, l’assessore regionale alle Infrastrutture e trasporti, Raffaele Donini, il sindaco di Bologna, Virginio Merola, e l’amministratore delegato di Società autostrade, Giovanni Castellucci.
Fonte: Regione ER
Sì unanime alla richiesta di portare la banda ultra larga anche nelle zone periferiche del territorio. Montalti (Pd): "la Regione punta anche all'alfabetizzazione digitale". Tagliaferri (Fdi), Taruffi (Si) e Piccinini (M5s): "attenzione ai territori montani"
L'Assemblea legislativa ha approvato all'unanimità una risoluzione presentata da Michele Facci(Misto-Mns) nella quale si chiede "la copertura digitale di tutto il territorio regionale, con particolare attenzione alle zone periferiche e marginali, dando piena attuazione dell'agenda digitale, che si pone l'obiettivo di superare il divario digitale fra le varie aree entro il 2021".
Accolto all'unanimità anche un emendamento presentato da Silvia Piccinini (M5s) finalizzato a inserire nell'atto d'indirizzo un riferimento specifico ai territori montani quali aree soggette a digital divide.
La Regione, ha spiegato Facci, "ritiene di fondamentale importanza il cosiddetto 'diritto di cittadinanza digitale', che vede nell'accesso alla rete la piena realizzazione dell'obbiettivo dell'agenda digitale: un territorio con 'zero differenze' al fine di garantire a tutti, cittadini e imprese, un ecosistema digitale adeguato".
Fra le priorità dell'agenda digitale, ha proseguito il consigliere, "c'è l'infrastrutturazione della banda ultra larga, anche con riferimento, oltre che alle aree produttive, alle zone rurali". Sono ancora numerose, però, ha concluso l'esponente sovranista, le zone sprovviste di connessione internet a banda larga, fra le quali ha ricordato in particolare la frazione Marano di Castenaso, nel bolognese.
Lia Montalti (Pd), esprimendo condivisione per le finalità della risoluzione, ha richiamato una serie di dati per evidenziare come la digitalizzazione del territorio regionale "sia molto soddisfacente". Inoltre, ha ricordato come per la copertura digitale delle cosiddette 'aree bianche', cioè a fallimento di mercato, in quanto i privati non hanno convenienza a effettuare investimenti infrastrutturali, la Regione abbia stanziato risorse finanziarie ingenti. Infine, la consigliera dem ha menzionato i principali progetti avviati dall'Ente "per diffondere l'accesso a internet (ad esempio, il progetto Rete Emilia-Romagna wi-fi per consentire la connessione libera e la navigazione veloce)" e, al contempo, "promuovere l'alfabetizzazione digitale fra la popolazione (il progetto Pane e internet, che ha visto la partecipazione di oltre 12mila persone, e il progetto per avvicinare le ragazze ai corsi di studi universitari a indirizzo digitale)".
L'assessore alle Infrastrutture, Raffaele Donini, ha parlato di "lavoro in corso epocale per eliminare il digital divide in Emilia-Romagna, tanto che la nostra regione è la più digitalizzata d'Italia", per il quale "sono necessari 250 milioni, dei quali 75 stanziati dalla Regione". Le dorsali digitali – ha precisato – sono state realizzate e tra il 2020 e il 2021 tutto il territorio regionale sarà cablato.
Giancarlo Tagliaferri (Fdi), Igor Taruffi (Si) e Silvia Piccinini (M5s) sono intervenuti per annunciare il voto favorevole dei rispettivi gruppi, invitando la Giunta "a porre particolare attenzione alla copertura digitale dei territori montani".
(Luca Govoni)