Si è svolta ieri mattina la cerimonia di passaggio di consegne al Comando della Tenenza di Guastalla, nel corso della quale il Luogotenente c.s. Renato Penna ha ceduto il Comando al Luogotenente c.s. Bruno Pera, dopo aver retto per oltre 2 anni l'impegnativo incarico.
Il Luogotenente c.s. Penna, 60 anni, originario di Viterbo, coniugato, con 1 figlia, è stato collocato in congedo per raggiunti limiti di età. Giunto a Reggio Emilia nel 1984, venne assegnato al Nucleo di polizia tributaria, ove dal 2001 assunse il comando della Sezione Verifiche Complesse sino all'anno 2007; poi alla Compagnia di Reggio Emilia, quale Comandante della Sezione Operativa sino al 2014 e, alla fine dell'anno 2015, assunse il comando della Tenenza di Guastalla.
Il nuovo Comandante della Tenenza di Guastalla è il Luogotenente c.s. Bruno Pera, 53 anni, originario della provincia di Catania, coniugato, con 1 figlia, proveniente dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Emilia, dove ha prestato servizio per oltre 26 anni, reggendo il comando di dipendenti articolazioni operative.
Alla cerimonia hanno presenziato il Comandante Provinciale di Reggio Emilia: Col. Roberto Piccinini ed il Comandante del Gruppo di Reggio Emilia: Ten. Col. Adriano Pelagatti.
Il Col. Piccinini ha ringraziato il Luogotenente c.s. Penna per il pregevole lavoro svolto ed ha formulato un caloroso augurio per il nuovo prestigioso incarico al Luogotenente c.s. Pera.
In occasione delle quattro date bolognesi del tour di "Roger Waters", leader dei Pink Floyd, tenutesi presso l'"Unipol Arena" di Casalecchio di Reno, la Guardia di Finanza, ha predisposto una serie di dispositivi di prevenzione e repressione della vendita di prodotti contraffatti e "non sicuri" per il consumatore.
In particolare, nel corso del "Controllo economico del territorio" effettuato durante le serate, le Fiamme Gialle del II Gruppo Bologna hanno eseguito una serie di servizi diretti a verificare il rispetto delle normativa concernente la tutela dei marchi e la sicurezza dei prodotti posti in vendita.
L'attuazione di tale dispositivo ha portato alla denuncia di 29 soggetti per i reati di contraffazione ed al sequestro di oltre n. 600 prodotti, in gran parte magliette con la riproduzione del famoso logo della rock band, per un valore commerciale di circa 10.000 euro.
Individuati, inoltre, 9 commercianti abusivi a cui sono state sequestrate diverse centinaia di bibite in bottiglia di vetro in violazione ad una recente ordinanza del Sindaco di Casalecchio di Reno. In virtù della medesima ordinanza i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, con la collaborazione della locale SIAE, hanno verbalizzato 4 "bagarini" sopresi mentre erano intenti a commercializzare titoli di accesso in prossimità dell'"Arena".
L'attività condotta dalle Fiamme Gialle bolognesi costituisce testimonianza del costante presidio esercitato dal Corpo, a "tutela dell'ordine e sicurezza pubblica", a "tutela della leale concorrenza" nel "libero mercato" ed alla tutela del consumatore, al fine di garantire, rispettivamente, il corretto svolgimento dell'evento musicale, di scongiurare la commercializzazione di prodotti contraffatti.
I Finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Modena hanno dato esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale prevista dal c.d. "codice antimafia" emessa dalla Sezione Penale del Tribunale di Reggio Emilia che, in accoglimento di analoga richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica a quella sede nella persona del sost. Procuratore dr.ssa Valentina SALVI, ha disposto il sequestro di beni immobili, mobili, mobili registrati e disponibilità finanziarie (intestati a anche terzi), per un valore di circa 15 milioni di euro, riconducibili ad un imprenditore originario della provincia di Reggio Emilia ma con interessi anche in questa provincia.
Le indagini patrimoniali delle Fiamme Gialle di Modena, svolte con la fattiva collaborazione e supporto del personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza, hanno evidenziato una reiterata propensione a delinquere del soggetto proposto, tale da fargli assumere la veste di c.d. "grande evasore", circostanza emersa e rilevata dai numerosi procedimenti penali accesi presso varie Procure della Repubblica.
Tra questi, in particolare, si sottolineano quelli relativi all'operazione "Plafond" coordinata dalla Procura della Repubblica di Modena nella persona del sost. Procuratore Claudia NATALINI, nell'ambito della quale era stata accertata una maxi frode all'Iva basata sul rilascio di false dichiarazioni d'intento che, tra le altre, coinvolgeva anche una società di Carpi esercente l'attività di fabbricazione di computer e unità periferiche.
Nell'ambito dell'operazione "Plafond" l'attività investigativa condotta dai militari della Guardia di Finanza aveva portato all'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei responsabili, tra i quali il promotore del sodalizio criminale odierno prevenuto colpito dalla misura di prevenzione, ed il sequestro di beni per oltre 10 milioni di euro e alla scoperta, durante le perquisizioni effettuate, di un vero e proprio bunker utilizzato per nascondere la documentazione ritenuta più "scottante" e per depositare le somme provenienti dalle attività illecite svolte dall'organizzazione criminale.
In particolare venne ritrovata, nascosta dietro una libreria a muro che scorreva su binari tramite un motorino elettrico, una stanza occulta al cui interno furono rinvenuti e sequestrati 104.988,56 euro in contanti (suddivisi in mazzette da 50 e 100 euro), numerosi timbri riconducibili alle decine di società coinvolte nel meccanismo fraudolento che venivano utilizzati per la compilazione delle fatture false, nonché documentazione ritenuta di notevole interesse tra cui gli organigrammi delle società riconducibili all'organizzazione, dei soggetti coinvolti e del ruolo di ciascuno di essi.
Gli approfonditi accertamenti patrimoniali svolti nell'ambito dell'odierna operazione denominata "Game over" hanno evidenziato una palese sproporzione tra i redditi dichiarati negli anni e la consistenza patrimoniale ricostruita, quest'ultima rappresentata, tra l'altro, da beni immobili ubicati nelle provincie di Reggio Emilia, Parma, Lucca, e Sondrio intestati a svariate società (mero schermo) e persone fisiche (prestanomi) tutti riconducibili al proposto che, pertanto, tramite l'intestazione fittizia ha potuto liberamente godere di un ingente patrimonio.
La rilevata sproporzione tra i redditi dichiarati al fisco e l'elevato tenore di vita, unita, come detto, alla ricostruita pericolosità sociale del proposto emergente dai gravi e reiterati illeciti economico-finanziari (fiscali, societari e fallimentari) realizzati in modo "professionale", ha permesso di aggredire un patrimonio illecitamente accumulato nel tempo costituito da polizze assicurative, conti correnti, autovetture, beni mobili ed immobili, tra i quali una villa di pregio con parco sita in una rinomata località balneare toscana del valore di oltre due milioni di euro ed un residence immobiliare nella provincia reggiana di circa due milioni di euro, per un valore complessivo prossimo ai 15 milioni di euro, consentendo di colpire "al cuore dei propri interessi" chi è abituato a vivere nell'illegalità e di illegalità nonché di restituire alla collettività i beni accumulati.
Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Ravenna, in esecuzione di un provvedimento disposto d'urgenza dalla locale Procura della Repubblica, ha proceduto al sequestro preventivo del marchio di calzature "ISHIKAWA".
Il sequestro si colloca all'esito di una complessa attività di polizia economico-finanziaria condotta dalle Fiamme Gialle bizantine a contrasto dell'evasione fiscale internazionale, che ha consentito di individuare una ditta individuale il cui titolare, proprietario del citato brand, ha sistematicamente omesso di presentare le dichiarazioni fiscali, rimanendo completamente sconosciuto al fisco ed occultando gli ingenti guadagni derivanti dallo sfruttamento del noto marchio.
Le modalità attraverso le quali è stata perpetrata l'ingente evasione fiscale, calcolata in oltre 3,5 milioni di euro non versati nelle casse dello Stato, è stata puntualmente ricostruita dagli investigatori della Guardia di Finanza attraverso l'esecuzione di approfondite indagini finanziarie e di mirati controlli presso i clienti italiani della ditta ravennate.
Dalle indagini è emerso che, in una prima fase, i proventi derivanti dallo sfruttamento del marchio "ISHIKAWA", una volta incassati, venivano trasferiti su conti correnti intestati a terze persone per poi essere spostati su depositi bancari accesi negli Stati Uniti, in modo da renderli non aggredibili dal fisco italiano.
Successivamente, sempre allo scopo di sfuggire alle pretese dell'Erario pubblico, la proprietà del marchio "ISHIKAWA" è stata formalmente ceduta ad una società elvetica di cui, tuttavia, il titolare della ditta ravennate aveva la piena disponibilità, così trasferendo in Svizzera anche gli elevati diritti di royalties derivanti dall'utilizzo del brand, i cui prodotti sono distribuiti sul territorio italiano, europeo e statunitense attraverso una rete di esercizi autorizzati oltre che mediante il canale on line.
Infine, pur di fatto domiciliato a Ravenna, il titolare del marchio ha fittiziamente collocato in Svizzera anche la propria residenza, continuando così ad operare in Italia in completa evasione d'imposta.
Tutti gli elementi di prova acquisiti dalle Fiamme Gialle hanno permesso di ricostruire il consistente volume d'affari conseguito dall'impresa ravennate negli anni dal 2012 al 2014, quantificato in oltre 7,5 milioni di euro e mai dichiarato al Fisco.
Alla luce delle risultanze acquisite a seguito degli accertamenti sviluppati dalle Fiamme Gialle, il titolare della ditta individuale è stato segnalato per il reato di omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali alla Procura della Repubblica di Ravenna, la quale, a tutela del credito erariale, ha disposto l'urgente sequestro preventivo dei beni riconducibili all'indagato.
Il provvedimento ablativo, convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ravenna, è stato eseguito nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza della città bizantina, che ha proceduto al sequestro del noto brand, la cui piena operatività proseguirà sotto la gestione di un amministratore giudiziario.
Arrestato dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia un 25enne senegalese che per sfuggire ai controlli ha aggredito i Finanzieri. Durante la perquisizione della sua abitazione rinvenuti oltre 100 capi di abbigliamento contraffatti delle più prestigiose griffe.
Il Nucleo Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia aveva correttamente individuato il percorso dei capi di abbigliamento contraffatti venduti abusivamente al mercato di Reggio Emilia: provenivano da abitazioni private di alcuni cittadini extracomunitari di Sant'Ilario d'Enza.
Per questo motivo sono stati eseguiti controlli nella zona e si è proceduto ad intercettare un cittadino di origini senegalesi dimorante in provincia di Reggio Emilia, il quale alla vista della Guardia di Finanza ha abbandonato la merce ed ha aggredito violentemente le Fiamme Gialle, procurando loro lievi ferite lacero-contuse, riuscendo a darsi alla fuga.
Le immediate ricerche attivate in zona hanno consentito, poco dopo, di pervenire al suo rintraccio nella zona di Gattatico ed al suo arresto per resistenza e violenza a pubblico ufficiale e per commercio di merci recanti marchi contraffatti.
La perquisizione eseguita all'interno dell'abitazione del senegalese ha consentito di rinvenire e sequestrare oltre 100 capi contraffatti recanti marchi di note griffe, tra le quali Nike, Adidas, Fred Perry, Napapijri, K-way, Colmar, Louis Vuitton, e Moncler.
La merce sequestrata, se immessa nel mercato, avrebbe avuto un valore commerciale di oltre 20.000 euro con implicazioni anche per la salute pubblica, in quanto priva di ogni garanzia in termini di sicurezza dei prodotti.
Era ricercato dal 7 settembre 2016 il trentenne romano Alessandro SATTA, residente a Phoenix (USA), uno dei vertici – secondo la Corte distrettuale della Pennsylvania – di un'organizzazione criminale dedita allo spaccio negli Stati Uniti di considerevoli quantitativi di marijuana provenienti dal Messico, trasportati attraverso la California e distribuiti nell'area di Filadelfia.
Il latitante è stato arrestato nei giorni scorsi dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma nei pressi del Colosseo. Lo stesso si era sottratto al provvedimento di cattura emesso nel settembre del 2016 all'esito di un'indagine della D.E.A. statunitense, dalla quale era emerso il suo diretto coinvolgimento nella distribuzione di 450 kg di marijuana, per un valore di oltre 2,8 milioni di dollari.
L'individuazione del SATTA, ricercato dall'ufficio Interpol di Washington, è avvenuta grazie alla quotidiana attività di monitoraggio svolta, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, dagli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Roma, finalizzata a verificare la presenza nella Capitale di elementi di consorterie criminali dedite al narcotraffico.
Nell'occasione, sfruttando la conoscenza degli ambienti e delle dinamiche delinquenziali e, soprattutto, analizzando i social media, i militari del G.I.C.O. – in sinergia con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale e con il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza – hanno scoperto che il narcotrafficante lavorava saltuariamente come guida turistica nell'area dei "Fori Imperiali" e, dopo qualche giorno di osservazione, lo hanno arrestato mentre dava indicazioni ad alcuni turisti americani.
Quello di SATTA è solo l'ultimo di una serie di arresti di latitanti internazionali effettuati dalle Fiamme Gialle di Roma.
Meno di due mesi fa era stato individuato e fermato, perché destinatario di un mandato di arresto europeo spiccato dal Tribunale di Barcellona, il cittadino pakistano ASHRAF Mohammad, ritenuto dalla Policia Nacional catalana il leader di un agguerrito gruppo criminale responsabile dell'importazione nel territorio iberico di oltre 15 kg di eroina.
Il pakistano, fuggito dalla Spagna nell'aprile del 2017, era stato riconosciuto dai Finanzieri mentre passeggiava tra le bancarelle del mercato di via Anagnina.
Negli ultimi due anni, la stessa "squadra" del G.I.C.O. ha arrestato altri latitanti di notevole spessore criminale che avevano scelto la Capitale come luogo in cui far perdere le tracce. Tra questi:
● il quarantacinquenne Angelo ROMEO, considerato esponente di spicco della nota
cosca di 'ndrangheta "Alvaro" di Sinopoli (RC), che era latitante dal maggio del 2015;
● il sessantunenne Marco Torello ROLLERO, inserito dal dicembre 2013 nella lista dei 100 latitanti più pericolosi, ritenuto uno dei principali broker mondiali della droga, legato a diverse cosche di 'ndrangheta e al centro di interessi illeciti di ogni tipo sull'asse Sud America-Marocco-Italia;
● suo nipote Andrea ROLLERO, considerato uno dei membri di un sodalizio criminale collegato alle temute cosche calabresi "Pelle-Nirta-Giorgi" alias "Cicero" di San Luca (Reggio Calabria).
GUARDIA DI FINANZA E INPS: INTERVENTI CONGIUNTI A CONTRASTO DELL'ILLECITA FRUIZIONE DI SGRAVI CONTRIBUTIVI E DEL LAVORO IRREGOLARE.
SEQUESTRATI ILLECITI PROFITTI PER CIRCA € 175.000, ACCERTATE VIOLAZIONI CONTRIBUTIVE, ASSISTENZIALI E FISCALI PER 1,8 MILIONI DI EURO, NONCHE' 52 POSIZIONI LAVORATIVE IRREGOLARI.
Nell'ambito di un ampio progetto di collaborazione tra la Guardia di Finanza e l'INPS per il contrasto al fenomeno del "sommerso da lavoro" e delle irregolarità ad esso collegato, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza ed i funzionari dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale di Modena hanno effettuato due interventi ispettivi congiunti nei confronti di altrettante società ubicate nei comuni di Sassuolo e Vignola.
I controlli sono stati eseguiti a seguito di una preliminare mirata attività di analisi di rischio e coordinamento svolta dal Comando Regionale della Guardia di Finanza dell'Emilia Romagna e dalla Direzione Regionale INPS. Tale attività di analisi, ulteriormente implementata e valorizzata durante incontri tenuti tra le fiamme gialle ed i funzionari INPS geminiani nel corso dei quali sono stati sviluppati gli elementi informativi raccolti a livello locale, ha permesso di individuare due società, connotate da profili di rischio, verso cui indirizzare l'attenzione operativa.
In particolare, nel corso del controllo effettuato nei confronti della società sassolese, i finanzieri della Compagnia di Sassuolo e i funzionari I.N.P.S. hanno scoperto che la stessa aveva impiegato nel corso del periodo oggetto di controllo oltre 50 dipendenti presso numerose aziende del comprensorio ceramico e del Nord Italia, in completa evasione d'imposta e senza versare i previsti contributi previdenziali ed assistenziali.
Nello specifico la società, pur assumendo dipendenti con regolari contratti di lavoro, provvedeva ad emettere buste paga con importi irrisori e l'indicazione di ore lavorative prestate sensibilmente inferiori rispetto a quelle effettive erogando, completamente in nero, cospicui compensi, in alcuni casi fino a dieci volte più alti di quelli riportati solo formalmente in busta paga. Con tale meccanismo la società versava contributi previdenziali di importo esiguo e, apparendo formalmente in regola, riusciva ad ottenere regolari certificazioni DURC, utili per accreditarsi presso le imprese committenti.
L'attività di controllo ha permesso di recuperare contributi previdenziali e assistenziali per oltre € 250.000,00; di accertare l'impiego irregolare di 52 lavoratori, di cui 1 completamente in nero. Sono state, inoltre, contestate ritenute fiscali non operate e non versate, a fronte dei compensi erogati "in nero", per circa € 50.000 ed è stata recuperata IVA liquidata ma mai versata dall'impresa alle casse dell'Erario per circa € 200.000,00.
Il controllo congiunto posto in essere dalle fiamme gialle della Tenenza di Vignola e dagli ispettori I.N.P.S. nei confronti di una società cooperativa ha permesso, invece, di individuare un insidioso meccanismo fraudolento perpetrato dalla stessa e finalizzato all'indebito ottenimento dell'esonero contributivo previsto dalle Leggi n. 190/2014 e n. 208/2015 (leggi di stabilità 2015 e 2016), volte a favorire forme di occupazione stabile a favore di lavoratori disoccupati. Tali disposizioni prevedono, infatti, quale meccanismo premiale, l'esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per l'assunzione di lavoratori a tempo indeterminato a condizione che gli stessi non risultino essere stati assunti a tempo indeterminato nel corso dei sei mesi antecedenti.
I responsabili dell'illecito, proprio al fine di rispettare formalmente tale requisito, hanno posto in essere una vera e propria operazione "elusiva": in particolare, è stato fatto figurare che 112 lavoratori, provenienti da un'altra cooperativa collegata ove svolgevano attività lavorativa a tempo indeterminato, sono stati dapprima da questa licenziati per poi essere, dopo un solo giorno di distacco, assunti, prima a tempo determinato (6 mesi) e poi a tempo indeterminato, dalla cooperativa sottoposta a controllo, in modo tale da poter creare artatamente le condizioni per poter usufruire, indebitamente, del regime agevolativo.
L'attività di controllo si è conclusa con la denuncia alla Procura di Modena dei responsabili della cooperativa per l'ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche avendo ottenuto la cooperativa un indebito "risparmio" nel versamento dei contributi per oltre € 170.000 ed ha impedito che la società continuasse a fruire di tali sgravi per un ulteriore importo di circa € 1.000.000,00. La successiva attività di indagine, coordinata dal Sost. Procuratore della Repubblica dott.ssa Francesca Graziano, oltre alla denuncia anche della società per responsabilità dipendente dai reati commessi dai suoi vertici ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001, ha portato, altresì, al sequestro (disposto dal G.I.P. presso il Tribunale di Modena) di disponibilità finanziarie per circa € 175.000, costituenti il profitto illecito delle condotte delittuose realizzate. Sono stati recuperati, inoltre, i contributi afferenti alle maggiori ore lavorative effettuate dai dipendenti ma non dichiarate ed irrogate le relative sanzioni per complessivi € 66.000 ed è stata accertata l'illecita somministrazione di manodopera da parte della società con l'irrogazione di una sanzione per circa € 22.000.
Le attività condotte confermano la trasversalità dell'azione di contrasto alla criminalità in tutte le sue espressioni (ed allo stesso tempo la trasversalità dell'azione di tutela) posta in essere dalla Guardia di Finanza e sono la concreta espressione della sempre più marcata connotazione sociale del ruolo di polizia economico finanziaria esercitato dal Corpo. Quindi, non solo contrasto all'impiego irregolare dei lavoratori, repressione delle frodi (truffe) perpetrate in danno delle casse dello Stato e accertamento di violazioni connesse a forme di evasione fiscale; ma anche e soprattutto tutela della collettività: delle imprese oneste che operano nella piena e completa osservanza della legge; degli stessi lavoratori occupati in maniera irregolare sprovvisti in tal modo delle dovute coperture contributive e fiscali; degli importanti scopi sociali ed economici perseguiti dal Legislatore con gli strumenti predisposti per sostenere ed incentivare l'occupazione (evitando che gli stessi vengano utilizzati da soggetti non aventi realmente titolo) nonché della leale e sana concorrenza tra i player commerciali operanti nello stesso mercato di riferimento.
Aveva costituito una ditta individuale per il commercio all'ingrosso di abbigliamento ed accessori, operante tra Milano e Casalgrande (RE), ma dopo aver nascosto al fisco, per alcuni anni, i propri redditi, chiude l'attività e si rende irreperibile. E' quanto accertato dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia al termine di un'operazione avviata a seguito del rilevamento di numerosi indizi di pericolosità fiscale nei confronti di un imprenditore 33enne di origini cinesi, residente a Casalgrande (RE). In particolare, è stato accertato che l'imprenditore, negli anni d'imposta dal 2014 al 2016, ha nascosto al fisco redditi per circa 6,5 milioni di euro e commesso violazioni all'IVA per circa 1,5 milioni di euro, omettendo le previste dichiarazioni fiscali e, pertanto, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia per i connessi reati tributari.
Le indagini dei Finanzieri, rese difficili non solo dall'irreperibilità dell'imprenditore ma anche della documentazione amministrativo – contabile della ditta la cui conservazione è obbligatoria ai fini fiscali, sono state condotte facendo ricorso alle banche dati in uso al Corpo per la ricostruzione della posizione reddituale e proseguiranno per individuare eventuali ulteriori connesse situazioni di evasione fiscale.
Si è conclusa nella mattinata odierna - con l'esecuzione di cinque misure di custodia cautelare e la denunzia a piede libero di ulteriori 13 responsabili – l'"Operazione "CocktOIL" che ha consentito di smantellare un'associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di prodotti petroliferi ed alla commissione di plurimi reati tributari e fallimentari.
Parma 13 marzo 2018 - Le indagini, durate ben due anni, sono state condotte sotto il coordinamento e la direzione della Procura della Repubblica di Parma, dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Parma e dall' Ufficio delle Dogane di Parma.
L'attività investigativa, eseguita anche mediante l'ausilio di attività tecniche, ha permesso di ricostruire le complesse attività fraudolente poste in essere da un sodalizio criminale che operava tramite due distinti impianti di distribuzione di prodotti petroliferi gestiti da altrettanti consorzi di autotrasporto di merci su strada con sede a Fontevivo (PR).
Oltre a ciò, l'organizzazione illecita poteva contare - nel resto del territorio nazionale - su altri soggetti con compiti e ruoli ben definiti.
Il fenomeno illecito ricostruito dagli inquirenti si è concretizzato nell'introduzione nel territorio nazionale di prodotti energetici classificati come "oli lubrificanti", fiscalmente assoggettati alla sola imposta di consumo, ma di fatto utilizzabili anche per l'autotrazione alla stessa stregua del gasolio che, tuttavia, per lo specifico uso, sconta il pagamento sia dell'IVA che delle accise, con un'incidenza sul prezzo finale di circa il 70%.
I meccanismi di frode posti in essere dall'organizzazione, al fine di sottrarre i prodotti all'imposizione e sfuggire ai controlli dell'Amministrazione Finanziaria, si sono progressivamente evoluti negli anni.
Nell'arco di tempo compreso tra il 2014 ed il 2015, i due consorzi hanno operato - tramite intermediari commerciali di comodo - acquistando partite di olio lubrificante in diversi Paesi comunitari, in genere dell'Europa centro-orientale, dove tale prodotto non è assoggettato ad imposta di consumo.
La merce raggiungeva l'Italia in regime di "transito", scortata da documenti, non monitorati dal sistema comunitario, che attestavano una fittizia destinazione in un altro Paese dell'Unione (in genere Grecia, Cipro e Malta).
Giunto in Italia, il conducente dell'autocisterna riceveva dall'organizzazione un falso Documento di Accompagnamento Semplificato (DAS), da cui risultava un trasporto di gasolio nonché, quale provenienza e destinazione, due vere e proprie società "cartiere", di fatto inesistenti.
Il prodotto raggiungeva così il sito industriale di Fontevivo, ove veniva scaricato ed immesso in consumo in completa evasione di imposta, con la conseguente alterazione del mercato e delle regole della corretta concorrenza.
Per regolarizzare la contabilità, erano poi adottati vari espedienti, tra i quali l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti emesse da società "cartiere" compiacenti nonché l'annotazione e la conservazione dei DAS falsificati.
A partire dal 2015, per ridurre i rischi derivanti dai molteplici passaggi intermedi, l'associazione ha modificato il meccanismo illecito alla base del sistema di frode, provvedendo a rifornirsi di partite di olio lubrificante, del tipo SN80, direttamente presso raffinerie nazionali.
Il prodotto, formalmente, era acquistato tramite la fittizia intermediazione commerciale di società dell'est Europa e destinato ad altri operatori dell'Unione Europea, così da legittimare l'estrazione dalla raffineria senza versamento dell'imposta di consumo né addebito dell'IVA in fattura.
Tuttavia, anche in questo caso, l'olio - scortato da un semplice documento di trasporto non monitorato telematicamente a livello comunitario - anziché uscire dal territorio dello Stato veniva dirottato a Fontevivo ed immesso in consumo illecitamente.
Le indagini hanno permesso di accertare che l'associazione criminale ha immesso fraudolentemente in consumo circa 5,4 milioni di litri di prodotto energetico, evadendo circa 7 milioni di euro per quanto concerne le Imposte Dirette, l'IVA e l'IRAP, nonché 5 milioni di euro di accise.
L'associazione, inoltre, si è resa responsabile del fallimento di uno dei due consorzi coinvolti, con il precipuo scopo di non assolvere agli oneri tributari e sottrarsi al pagamento di quanto dovuto.
Le cinque ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Parma su richiesta della Procura della Repubblica, sono state eseguite dalle Fiamme Gialle nei confronti dei principali responsabili del sodalizio, tutti di nazionalità italiana, residenti tra Parma e la Lombardia e gravati da numerosi precedenti penali, anche specifici.
Ulteriori 13 persone, con ruoli minori nell'illecita attività, sono state denunciate a piede libero.
Gravi i reati contestati: associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione al pagamento delle accise sugli oli minerali ed alla commissione di reati tributari e fallimentari, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e falsificazione di documenti.
Tre società ed i relativi complessi aziendali sono stati sottoposti a sequestro preventivo.
Nei confronti di cinque degli indagati è stato inoltre operato il sequestro, finalizzato alla confisca per equivalente, di beni e disponibilità finanziarie per un importo complessivo pari a circa 3,5 milioni di euro.
L'operazione appena conclusa è senz'altro indicativa del costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza e dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nel contrasto dei fenomeni fraudolenti perpetrati nello specifico settore, con la duplice finalità di tutelare la pretesa erariale e di preservare la correttezza del mercato.
8 marzo una donna, caduta accidentalmente nel Volano, è stata salvata dall'intervento di un Finanziare, l'Appuntato Scelto Matteo Palma, in forza alla Sala Operativa del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ferrara.
In particolare, intorno alle 14,30 di ieri, il militare udiva dalla sua abitazione delle urla provenire in lontananza dalla darsena del fiume Po di Volano: a una distanza di ca. 300 metri sulla sponda opposta del fiume notava, in prossimità della riva in una zona dal fondo melmoso, una donna di circa 60 anni che si dibatteva fra le acque gridando aiuto.
Il militare, senza indugio, si portava sul luogo e afferrava la donna, in gran parte immersa nel fango, con l'aiuto di una signora che nel frattempo era sopraggiunta in soccorso.
A causa della ripidità della riva, caratterizzata da un vero e proprio gradone che eleva la riva stessa rispetto al corso del fiume, non riuscendo a estrarre la donna dall'acqua, l'Appuntato Palma richiedeva l'aiuto di ulteriori soccorritori, giunti dalla vicina Canottieri, all'arrivo dei quali e con il cui contributo, portava infine la donna in salvo.
Intervenivano sul luogo per i rilievi del caso una pattuglia della locale P.S., i VV.FF. e un'autoambulanza.