Difesa del suolo. Parma, a sei anni dall'alluvione in corso 8 cantieri per quasi 3 milioni di euro per la sicurezza di tutti i territori che si affacciano lungo i fiumi Parma e Baganza. Il punto della situazione in un incontro oggi con l'Amministrazione comunale e i Comitati dei cittadini
Lunedì 12 ottobre alle ore 11.30, nel parcheggio di via Montanara di fronte alla Pizzeria La Vela, a sei anni dall’esondazione del Baganza, i Verdi di Parma – Europa Verde illustreranno quali interventi sbagliati rendono oggi il torrente meno sicuro e più degradato, a differenza di quanto promesso e pianificato dalle autorità nel dopo-alluvione.
Egregio direttore,
in merito al tema dell'ambientale desidero farle arrivare la posizione dei socialisti parmensi; a nostro avviso troppe parole sono state fatte e troppo pochi i fatti concreti.
In merito alla diga o cassa d'espansione è evidente e lampante che con il progetto attuale di un unica cassa d'espansione sita vicino a Felino (PR) si avrebbe si la sicurezza idraulica per Parma ma nel contempo si avrebbe un colpo assai pesante per il territorio della Pedemontana visto che il progetto prevede un cantiere che durerà almeno 5 anni ma soprattutto una soluzione del genere, dal costo minimo di 55 milioni di euro non da ad oggi una risposta che sia una al tema della salvaguardia dell'acqua per l'agricoltura ed alla produzione di energie rinnovabili di cui tanto si parla.
Bisogna infatti ricordare che nel territorio della Pedemontana si svolge la coltivazione del pomodoro da industria, l'oro rosso di Parma, e la lavorazione del medesimo in complessi industriali tra i più grandi e moderni d'Europa. Ambedue queste due fasi richiedono notevoli quantitativi di acqua, evidente quindi che un invaso a monte potrebbe essere assai funzionale a questo scopo. Sempre un invaso a monte potrebbe garantire la produzione di energia rinnovabile, di tipo idroelettrico, dando cosi un contributo al raggiungimento dell'autonomia energetica del nostro paese. Ultimo, ma certamente non da ultimo, un invaso di siffatte caratteristiche garantirebbe alcune decine di posti di lavoro in un contesto, quello dell'Appennino, dal valore doppio o triplo rispetto allo standard.
E allora davvero non si capisce perché la Regione non abbia valutato, anche a posteriori, progetti alternativi come quello sviluppato all'interno dell'Università di Modena e Reggio, nel quale si dice che anche con la diga fluviale è altresì possibile garantire la sicurezza idraulica per Parma e le zone e valle potendo altresì garantire riserva idrica per l'agricoltura e potenzialità di energie rinnovabili.
Come socialisti riteniamo che progetti di questa portata debbano giocoforza essere discussi, valutati e mediati nel territorio valutando tutte le possibili soluzioni; i progetti devono ovviamente proposti da enti e persone di assoluta garanzia come sono ad esempio le nostre Università; gia abbiamo mostrato da tempo le nostre perplessità sul tema della Cassa d'espansione con interrogazioni nei consigli comunali dei Comuni interessati (Felino e Collecchio) e dell'Unione Pedemontana. Non vogliamo che una possibile risposta ad un rilevante problema della nostra società e territorio, risposta come la è la Diga di Vetto sull'Enza, non diventino solo occasione ai più per farsi vedere senza produrre risultati e benefici concreti per tutti.
Se vogliamo dare risposte concrete ai cittadini e salvaguardare il nostro territorio e l'ambiente in generale dobbiamo farlo con concretezza, senza posizioni precostituite di nessun tipo, il tema dell'ambiente deve essere non solo parlato ma valutato, discusso e ragionato con la consapevolezza dei dati e dei fatti e non con decisioni imposte dall'alto ne tantomento con discorsi altisonanti che però non restituiscono nulla nel merito.
Manuel Magnani (in foto)
Segreteria Provinciale PSI Provincia di Parma