Settant’anni fa furono uccisi dai nazisti ventitré civili e il parroco. In un film documentario nuove testimonianze sulla strage, oltre a quelle raccolte dal dopoguerra -
Villa Minozzo, 25 marzo 2014 -
“A settant’anni dalla strage di Cervarolo, avvenuta il 20 marzo 1944 ad opera dei nazisti, in cui furono uccisi ventitré civili e il parroco, don Battista Pigozzi, ospiteremo la prima del documentario che ricorda quella tragedia”: così il sindaco Luigi Fiocchi presenta “E vennero da lontano”, il filmato di Riccardo Stefani, regista, e Sabrina Guigli, che sarà proiettato sabato sera, alle 21, nel teatro I Mantellini.
“Il tema principale del film documentario - spiega il primo cittadino - è la ricostruzione, in chiave storica, dell’eccidio di Cervarolo e di quello di Monchio, in comune di Palagano, nel modenese, dove l’opera è stata vista in anteprima nei giorni scorsi. La pellicola è la prosecuzione e l’approfondimento dell’argomento già affrontato nel film ‘Sopra le nuvole’, realizzato dagli stessi autori nel 2008”.
Il paese di Cervarolo è “tra le ‘città’ - prosegue Luigi Fiocchi - decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignito della medaglia di bronzo, mentre il comune è stato fregiato della medaglia d’argento, a conferma delle sofferenze e del tributo di sangue pagato dalla nostra gente per la libertà e la democrazia”.
Conclude il sindaco Fiocchi: “Il verdetto di condanna per i responsabili di quella strage è stato emesso solo tre anni fa, ma dal dopoguerra ad oggi sono state diverse le testimonianze scritte, tra cui le pubblicazioni ‘Raffiche di mitra in montagna’ di Umberto Monti (1946) e ‘Morte sull’aia’ di Pietro Alberghi (1964). Il documentario che vedremo nella serata di sabato, assieme al film di sei anni fa, basati entrambi, oltre che sui documenti storici, sui racconti dei sopravvissuti dei due eccidi (e per la cui produzione ci si è anche avvalsi di numerose comparse locali), vanno ad arricchire il ricordo di tragici avvenimenti che dovranno rimanere sempre a monito delle generazioni future”.
Si legge, fra l’altro, in una nota di presentazione del filmato “E vennero da lontano”, i cui protagonisti sono “il territorio, la sua gente e la sua cultura”: “Lo spettatore verrà coinvolto nelle paure, nelle emozioni e nei sentimenti di chi, in prima persona, ha vissuto quei momenti”.
(Fonte: ufficio stampa Comune di Villa Minozzo)
O lo si ama o lo si odia. Dopo la trasmissione in chiaro, su Canale 5, della "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, che ha vinto l' Oscar come miglior film straniero, le opinioni di chi ha visto il film sono divise...
Parma, 6 marzo 2014 - Di Manuela Fiorini
O lo si ama o lo si odia. Dopo la trasmissione in chiaro, su Canale 5, della "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, che ha vinto l' Oscar come miglior film straniero, le opinioni di chi ha visto il film sono divise. C'è chi lo ha trovato troppo lungo, chi senza trama, chi ha apprezzato la fotografia e il montaggio.
Certo, gli stacchi pubblicitari e addirittura, la trasmissione di un telegiornale nel bel mezzo del film hanno dilatato notevolmente i tempi di una pellicola non facile.
Quello di Sorrentino è, in sé, un film lento, che invita alla riflessione. Rimane certamente deluso chi si aspetta una trama avvincente, dei personaggi delineati, delle scene di azione. Perché la vera forza della "Grande bellezza" è l'avere tradotto la poesia in immagini, che poi è la vera essenza del cinema. Un componimento poetico è per molti incomprensibile a una prima lettura, poi, però, lo si rilegge con attenzione e ci si accorge che ogni parola evoca qualcosa d'altro, che è estremamente soggettivo: un ricordo, un'emozione, una sensazione.
Il film si apre con la scena di una festa, fantasmagorica, eccessiva. Ci si aspetta di vedere dei giovani, invece, i personaggi sono tutti vecchi. Anziani che si comportano da ragazzi, che quasi si sforzano di godere di un divertimento forzato per trattenere un tempo che non è più il loro, finendo per diventare caricature di se stessi. Poi appare Jep Gambardella, un immenso Toni Servillo, io narrante e spettatore di un mondo che sì, gli appartiene, ma nel quale comincia ad avvertire qualche nota stonata. C'è qualcosa che comincia ad andare stretto a Jep, 65 enne giornalista di costume cinico, disilluso, annoiato, che è stato anche scrittore e che vive di una fama riflessa per l'unico libro di successo, "L'apparato umano", scritto a poco più di vent'anni. Ha smesso di scrivere libri Jep, per pigrizia, perché impegnato a uscire tutte le sere in nome di quella mondanità che lo porta a frequentare feste tristi e coetanei ricchi e annoiati, fondamentalmente soli.
«Siamo tutti sull'orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che farci compagnia, prenderci un po' in giro»
Jep vive in un attico con un terrazzo dal quale ammira il Colosseo e la bellezza decadente di Roma, specchio di un tempo perduto e tenacemente mantenuto vivo.
Il film di Paolo Sorrentino è più decadente e proustiano che felliniano. Due volte il regista cita Proust e la sua "Ricerca del tempo perduto", che per Jep coincide con "La grande bellezza" del titolo.
Jep Gambardella cammina lento in una Roma crepuscolare, fatta di scorci inediti e punti di vista che non avevamo mai notato. Una Roma crepuscolare che rispecchia il nostro "non essere un paese per giovani". Perché quello della "Grande Bellezza" è un mondo in cui i vecchi vogliono essere giovani, ma per i giovani, quelli veri, non c'è posto. I personaggi "giovani" sono tristi, malinconici, depressi e, a poco a poco, scompaiono, anzi, spariscono, per dare ai vecchi l'illusione di prolungare la giovinezza oltre il limite. Scompare Elisa, il primo amore di Jep. Scompare Andrea, il figlio di Viola, e scompare la triste Ramona, spogliarellista che nasconde un tragico segreto.
Jep farà un percorso interiore che lo porterà a confrontarsi con se stesso e sul motivo che lo ha portato a non avere più scritto nulla dopo il primo romanzo. Ci vorrà una piccola suora, Suor Maria, detta "La Santa", missionaria in visita a Roma, che richiama nell'aspetto fisico Madre Teresa di Calcutta. All'inizio, nella sua estrema vecchiaia , ha 104 anni, uno sguardo che sembra spento, ma, invece, vede oltre, sembra quasi un personaggio caricaturale. Tuttavia, bastano poche scene per fare emergere la sua vera forza: la mondanità, la decadenza morale non la intaccano. Rifiuta un'intervista per il giornale di Jep , "perché la povertà non si racconta, si vive", dorme per terra, mangia solo radici "perché le radici sono importanti". A lei Jep confesserà di non avere più scritto perché cercava "la grande bellezza", quella motivazione, quella fonte di ispirazione, che non ha più ritrovato dopo il primo libro.
«Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?».
Confessa questo suo "blocco dello scrittore" alla piccola suora all'alba di una Roma sonnolenta, metafora di un nuovo inizio, sul suo terrazzo miracolosamente affollato di fenicotteri rosa. Basterà un sospiro alla piccola suora per farli levare in volo, portando via con sé la vacua bellezza della vanità. Jep troverà la motivazione per riprendere a scrivere, si recherà all'isola del Giglio, dove rievocherà il suo primo incontro con Elisa, il suo amore giovanile. Si rivede ragazzo, Jep Gambardella e capirà, quasi fuori tempo massimo, che la "grande bellezza" è nelle piccole cose, nei nostri ricordi, nei nostri sentimenti, nelle nostre emozioni, nel nostro tempo passato, ma non perduto.
A Basilicanova giovedì 13 marzo, in occasione della Festa della Donna, la proiezione del film "Le donne del 6° piano" -
Parma, 4 marzo 2014 -
L'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Montechiarugolo, in occasione della Festa della Donna 2014, organizza per il giorno Giovedì 13 marzo presso la Sala Amoretti della Casa Comune di Basilicanova la proiezione del film "Le Donne del 6° Piano".
Lo spettacolo avrà inizio alle ore 20,45.
INGRESSO LIBERO.
Il film "Le donne del 6° piano", diretto da Philippe Le Guay, è uscito nelle sale del 2011 dopo essere stato presentato in anteprima fuori concorso al Festival di Berlino 2011. Il film ha ricevuto il Premio César 2012per la migliore attrice non protagonista (Carmen Maura).
La trama del film
Parigi, 1962. Jean-Louis Joubert è un agente di cambio sposato con Suzanne, che non ha ancora superato il complesso della provinciale; la coppia ha due figli, Olivier e Bertrand, che sono sempre in collegio.
Dopo l'ennesima lite di Suzanne con la governante bretone Germaine, questa se ne va e la coppia decide di assumere una nuova cameriera, María Gonzalez, appena arrivata dalla Spagna perché è "di moda".
Grazie a María, Jean-Louis scopre il mondo di queste donne di servizio, tutte di origine spagnola, che vivono nella soffitta del palazzo in camere minuscole e senza servizi, eppure conservano l'allegria e il buonumore. Jean-Louis si affeziona a loro e le aiuta a risolvere alcuni piccoli problemi.
La moglie si accorge del cambiamento del marito e convinta che abbia come amante una nota ereditiera lo scaccia di casa. Jean-Louis non si perde d'animo e si trasferisce in una delle stanze libere assieme alle spagnole e stringe un legame particolare con María.
Concepción, zia di María, non vede di buon occhio questa amicizia e riesce a far tornare la nipote al paese natale dove potrà ricongiungersi con il figlio, affidato ad un orfanotrofio.
Qualche anno dopo Jean-Louis, finalmente libero da legami, arriva in Spagna per rintracciare Maria e cominciare con lei una nuova vita.
(Fonte: Ufficio Stampa Comune di Montechiarugolo (PR))
"Mi sento di affermare che in questo trionfo c'è anche un po' di Piacenza" – commenta il primo cittadino -
Piacenza, 3 marzo 2014 -
A Los Angeles l'Oscar quale miglior film straniero ha premiato Paolo Sorrentino. Erano passati quindici anni da quando l'Italia non vinceva un Oscar, dopo la "La Vita è bella" di Roberto Benigni. Le congratulazioni del sindaco di Piacenza all' attrice piacentina Isabella Ferrari -
Il comunicato -
Il sindaco Paolo Dosi ha voluto esprimere le proprie felicitazioni all'attrice piacentina Isabella Ferrari per la conquista dell'Oscar quale miglior film straniero da parte de "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, di cui la Ferrari è protagonista: "Mi sento di affermare che in questo trionfo c'è anche un po' di Piacenza – commenta il primo cittadino -, la presenza nel film di un'attrice come Isabella Ferrari, che non ha mai dimenticato le proprie radici e che ogni tanto torna nella nostra città, è un'enorme soddisfazione. Ma è anche l'attestato di riconoscimento ad una delle maggiori protagoniste del cinema italiano che, con questo successo, ha visto confermare le proprie doti artistiche e attoriali. Viva quindi la grande bellezza del cinema italiano che, anche in questa occasione, ha saputo esprimere talento e sensibilità artistica".
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
By Walter, 7 agosto 2013 -
Su canale di YouTube è comparso un nuovo trailer dell film "Jobs", basato sulla vita di Steve Jobs in cui apparirà anche il co-fondatore di Apple "Steve Wozniak", interpretati rispettivamente da Ashton Kutcher e Josh Gad.
Il nuovo trailer, chiamato "American Legend" mostra alcune clip del film fino ad ora mai rilasciate. Il film arriverà nelle sale il 16 agosto e giovedì Ashton Kutcher e Josh Gad saranno presenti ad una sessione "Ask Me Anything" sul social network Reddit, dove risponderanno alle domande degli utenti in merito all'interpretazione dei ruoli di 2 personaggi che a loro modo hanno fatto un pezzo di storia.
Ed ecco più in basso il nuovo trailer "American Legend" :