Si assegna il Palio della Ghirlandina per premiare i migliori balsamici del territorio.
Conversazione a tutto cibo con i “vip tv” Alessandra Spisni e Raffaello Tonon.
Stiamo vivendo tutti un momento particolarmente difficile, in cui le nostre esistenze sono cambiate repentinamente e non si sa quando ritorneremo ad una sorta di normalità.
La vita che ci aspetta sarà sicuramente diversa: dovremo probabilmente cambiare il nostro modo di rapportarci agli altri; il modo di lavorare o il nostro stesso lavoro; i nostri obiettivi; i nostri spostamenti.
Siamo chiamati a fare scelte importanti e coraggiose e il primo passo è quello di prendere consapevolezza e conoscerci meglio. E di conoscere meglio il nostro nuovo io, quello che si sta trasformando proprio in questi giorni e dovrà affrontare nuove sfide.
Per essere pronti ad affrontare come sarà il nostro domani, dobbiamo pensarsi oggi. Fermarci e formarci per acquisire nuovi strumenti e avere una nuova visione del futuro.
Ci saranno scelte che implicano coraggio e e che non potranno essere procrastinate.
Oggi più che mai abbiamo la possibilità di cambiare, cambiare in tutti gli ambiti della nostra vita. Trovare un nuovo equilibrio e una prospettiva.
Per acquisire maggiore consapevolezza e forza interiore, per conoscersi meglio e capire quali risorse e competenza abbiamo per affrontare il nostro domani, domenica 5 aprile alle ore 17.00 si terrà una sessione gratuita in videoconferenza sulla piattaforma Skype.
Il webinar è tenuto da Francesca Caggiati, giornalista e motivatrice, formatasi con coach e trainer italiani e stranieri di crescita personale e PNL.
L'incontro on line è gratuito, ma a numero chiuso.
Per ricevere il link a cui collegarsi per partecipare scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure mandare un messaggio alla pagina Facebook Parma Da Vivere, lasciando nominativo, mail e telefono. Il link all'evento su Fb è https://www.facebook.com/events/228446968513324/
di Francesca CAGGIATI - Vuole rimanere anonima, ma far sentire ugualmente la sua voce fuori dalle mura del monastero in cui vive. Così una monaca di clausura scrive una lettera aperta ai giornalisti e agli operatori di carta stampata, radio, tv e web.
Un ringraziamento che le arriva dal cuore per il lavoro che ogni giorno viene portato avanti dai media, per tenere informati e aggiornati i cittadini su una emergenza sanitaria dalla portata mondiale che passerà alla storia come una delle pagine più sofferte, senza che venga meno la speranza, la fede e la fiducia che un giorno tutto questo finirà e usciremo dalla sofferenza che ora ci attanaglia.
Con la preghiera, incessante, sua e delle sue consorelle, vuole far sentire la vicinanza delle monache alla comunità tutta. Vuole portare speranza a chi sente di averla persa e dare fiducia a chi non vede più un futuro.
Nella fede si trova ristoro, nella fede si trova equilibrio, nella fede si trova la vita. Quella vita che oggi ci sembra un lontano ricordo, obbligati anche noi a rimanere in clausura tra le nostre mura domestiche.
Di seguito la lettera della monaca di clausura:
Carissimi fratelli e sorelle giornalisti, operatori radio,TV e web,
voglio dirvi grazie e abbracciarvi per il bene che fate per ciascuno di noi.
Siete meravigliosi!
Grazie a voi, noi, tutto il mondo, ci sentiamo più vicini gli uni agli altri. Con la vostra operosità ci fate sentire più fratelli e ci dà tanta speranza.
Le vostre notizie arrivano dappertutto e ci tengono informati. Così ci sentiamo tutti uniti nella prova, in un abbraccio cosmico di opere per il bene comune, non solo spirituale e di preghiera.
In questo momento di difficoltà la nostra preghiera è soprattutto per i malati, ma anche per voi che rischiate la vita ogni giorno.
Vi assicuriamo la nostra preghiera e la nostra vicinanza.
"Andrà tutto bene”.
Grazie.
una monaca di clausura
Luca Russo da Stadiotardini.it – Un paese intero chiuso in casa per contrastarne la diffusione, strutture sanitarie messe a dura prova dalla sua avanzata e bollettini giornalieri dai contorni drammatici. Il Coronavirus sta assumendo sempre di più le sembianze dell’11 Settembre italiano. Un 11 Settembre, però diluito nel tempo, che ci sferra un destro da potenziale ko un giorno sì e l’altro pure.
I contagiati aumentano di ora in ora, in modo sì costante, ma per fortuna non esponenziale come si temeva, crescono il numero di decessi e quello dei pazienti per i quali è necessario il ricovero in terapia intensiva, ma inizia a irrobustirsi anche l’esercito dei guariti. L’Italia, insomma, tiene botta, per ora e in attesa del prevedibile picco che gli esperti ipotizzano per la fine di Marzo. Merito di un Sistema Sanitario Nazionale che, a differenza di quanto accade altrove, garantisce cure a tutti, inclusi coloro che vuoi per l’età, vuoi perché affetti da molteplici patologie hanno una speranza di vita limitata.
Merito di medici, infermieri e operatori sociosanitari che stanno sottoponendosi a turni di lavoro massacranti, affrontando in prima linea a mani nude e a volto scoperto quel pericolo che noi comuni mortali stiamo combattendo restando a casa e in tenuta da astronauta. Loro, il nostro esercito a nostra difesa nella guerra al Coronavirus. Costretti ad operare in condizioni perlomeno critiche, perché i tagli alla Sanità degli ultimi anni hanno imposto una progressiva riduzione delle risorse e delle strutture ospedaliere i cui effetti, già visibili in tempi di pace, appaiono plasticamente evidenti e drammaticamente decisivi nella partita contro questo nemico invisibile. Una sfida che avremmo potuto vincere non dico a mani basse, ma quasi, se ormai molto tempo fa non fosse stato sdoganato il concetto di azienda sanitaria, ovvero la salute pubblica gestita da manager orientati innanzitutto agli equilibri di bilancio… e poi al resto.
Capisco, condivido e sottoscrivo la necessità di ridurre o addirittura azzerare completamente gli sprechi e l’esigenza di allocare meglio i soldi, ma come si può immaginare di offrire un servizio pubblico restando in pari? Tutt’al più si dovrebbe legittimamente tendere al “contenimento dei piazza danni”. La razionalizzazione voluta da qualcuno ci ha invece portati a sforbiciate irrazionali. Nel 2015 il regolamento per gli standard ospedalieri ha sancito che un utilizzo medio dell’80/90% dei posti letto durante l’anno va considerato efficiente. In soldoni, dei 5.000 posti di terapia intensiva disponibili sul territorio nazionale, quelli liberi per l’emergenza COVID-19 concretamente sono meno di un migliaio.
Quindi, è sufficiente che i pazienti con Coronavirus occupino il 20% dei posti per saturare i reparti. Cifre che dovrebbero farci intuire come le difficoltà attualmente patite dai nostri ospedali siano figlie non solo dell’elevata aggressività del virus, ma anche della dannosa spending review di cui sopra. Nel resto d’Europa solo la Germania è messa realmente bene in materia con 30 posti letto di terapia intensiva ogni 100 mila abitanti. La Francia, come noi, non va oltre i 12 e in Spagna si scende addirittura al di sotto delle 10 unità. Preoccupante il dato della Gran Bretagna: 7 posti letto di terapia intensiva ogni 100 mila abitanti. Una cifra che diventa raccapricciante se si pensa che il Regno Unito intende contrastare l’avanzata del virus puntando praticamente tutto sull'immunità di gregge, ovvero sul meccanismo di protezione per cui quando una parte significativa della popolazione risulta vaccinata contro una minaccia esterna finisce col tutelare indirettamente pure quei soggetti che non hanno sviluppato direttamente l’immunità. Una forma di protezione che si “attiva” in presenza di un vaccino, naturalmente.
Ma in sua assenza, come nel caso del Coronavirus, l’unico modo per venire all'immunità di gregge brutalmente è far sì che le persone siano contagiate così che possano sviluppare validi anticorpi. Immaginate il virus che nelle battute iniziali del suo dilagare saltando da un individuo all'altro trova soltanto semafori verdi, mentre quando l’immunità di gregge prende consistenza inizia ad imbattersi in qualche semaforo rosso. Questa è la strategia cui parrebbero voler tendere i governanti d’oltremanica: permettere al virus di camminare tra la gente e in questo modo avvicinarsi gradualmente all'obiettivo dell’immunità di gregge.
Dal mio punto di vista, un’idea malsana, rischiosa e disumana, perché al momento non si ha ancora la certezza che il COVID-19 sia una malattia immunizzante, ovvero in grado di garantire l’immunità a chi ne viene colpito, cioè non sappiamo se una persona contagiata possa essere infettata di nuovo; e perché costerà tante, tantissime, troppe vite umane, vista la letalità del COVID-19 e considerato che non tutti saranno abbastanza preparati e forti da sconfiggerlo in autonomia. E allora mi ritengo fortunato ad essere nato in Italia, in un Paese che opera pure i 90enni se esiste una sola piccolissima e impercettibile possibilità di salvargli la vita. Un’Italia che ora vedo inginocchiata, accartocciata su sé stessa, stremata dall'emergenza che l’ha travolta. Piegata, ma non spezzata. Alle corde, ma non sconfitta. In lacrime, ma non rassegnata. Un’Italia non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai (cit. Frida Kahlo).
UN’ITALIA CHE CE LA FARÀ SE E SOLO SE NOI TUTTI RESTIAMO RESPONSABILMENTE A CASA.
Da StadioTardini.it
http://www.stadiotardini.it/2020/03/columnist-luca-russo-coronavirus-la-suicida-spending-review-sulla-sanita-continuiamo-restare-responsabilmente-casa.html
di Francesca Caggiati – Siamo in emergenza sanitaria ormai mondiale. Smettiamo di raccontarcela e di voler tenere gli esercizi commerciali e i mercati aperti, smettiamo di dire che è una banale influenza, smettiamo di invocare una fantomatica privacy per nascondere chi è stato colpito dal virus e potenzialmente ha già anche contagiato le persone con cui è entrato in contatto nelle ultime settimane. Smettiamola di farci dei selfie con degli slogan del tipo #parmanonsiferma, perché si sta parlando della vita delle persone.
Il diritto alla salute e alla vita deve essere messo al primo posto, al di sopra di ogni altro interesse o diritto privato. Non esiste il benessere del singolo, se non c’è al primo posto il benessere collettivo.
Finora solo la comunità cinese – che già da lunedì 2 marzo – ha deciso in modo autonomo, responsabile e consapevole di chiudere tutte le sue attività commerciali, ha dimostrato di avere a cuore il bene della collettività.
Come ha dichiarato il prof. Massimo Galli – Primario Struttura Complessa Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano – alle telecamere di La7 nel servizio andato in onda il 5 marzo scorso: “Nelle epidemie storiche hai una prima fase in cui ci si dà di gomito dicendo “Ce l’ha il nostro vicino il problema, ah che paura, però insomma ce l’ha lui”. Poi c’è la fase in cui ti rendi conto che ti è arrivata in casa e in cui rifiuti l’idea "Ma nooo! Non è possibile, non è possibile che sia qua da noi!". Poi c’è la fase in cui si deve prendere atto e vengono assunte delle misure. Poi c’è la fase in cui c’è qualcuno che dice: “Ma queste misure ci rovinano!” e allora vengono ridotte. E poi c’è la fase della rovina totale in cui la malattia dilaga”.
Semplici, ma precise parole che rendono perfettamente l’idea di quello che è successo con il primo decreto e l’attuazione dello stesso che fa quasi retromarcia poco dopo. Come dice il professor Galli: “Una assoluta sciocchezza!”
Eppure abbiamo visto leader politici nazionali e locali dire di continuare a venire in Italia e a Parma, dire di continuare a vivere come se nulla fosse, postare selfie per far vedere al mondo intero che qui è tutto a posto e non c’è nulla o quasi di cui preoccuparsi. E questo è a dir poco sconcertante.
Perché sono già due settimane che l’Italia è in allerta e perché significa non essere consapevoli e non aver compreso la gravità della situazione, oppure significa fregarsene per dare un contentino agli esercenti delle attività commerciali che si lamentano, tenendo solo in considerazione l’aspetto economico a breve termine, senza avere chiaro che una pandemia come ormai è stato appurato essere il coronavirus, porterà ad un collasso del sistema sanitario ed economico inevitabile e di quelli forse mai visti prima.
Qui ci si limita a pubblicare dati statistici quasi timidamente, ricordando di attenersi alle distanze di sicurezza, che oggi non si sa neppure quali siano esattamente. Si parla di 1 mt o 1,82 mt o… ?!
Quindi cosa fare?!
Moriremo tutti? No per fortuna. Ma questo non significa che non ci dobbiamo preoccupare, perché il problema non è l’estinzione della specie.
Il problema è che il Covid-19 è una malattia che richiede un’assistenza al malato particolare, con una percentuale di malati che ha bisogno di ricevere respirazione assistita e quindi di essere ricoverata nei reparti di rianimazione. Se il numero di contagiati aumenta drasticamente, aumenta anche il numero di pazienti da ricoverare in rianimazione e chissà per quanti giorni.
Non essendoci una terapia specifica e ammalandosi gravemente fino alla morte anche persone giovani - tra i primi il medico ofmatologo Li Wenliang, 34 anni, di Wuhan, seguito da altri giovani medici cinesi - e persone apparentemente sane, bisogna evitare che il numero dei contagiati esca fuori controllo.
I posti in rianimazione sono limitati e, in più in generale, tutti i posti ospedalieri sono limitati rispetto alla popolazione, quindi il rischio concreto è quello di non poter accedere neppure alle cure che comunque – meglio ripeterlo – non sono specifiche per il coronavirus.
Il personale sanitario è limitato, si sta ammalando e alcuni medici anche in Italia sono già morti. Il rischio del collasso del sistema sanitario è reale. Non una remota ipotesi.
In aggiunta come già pubblicato da Il Fatto Quotidiano di oggi “La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva ha diffuso un documento tecnico per "fornire un supporto agli anestesisti-rianimatori attualmente impegnati a gestire in prima linea" la maxi-emergenza in cui scrive: "Può rendersi necessario porre un limite di età all'ingresso in terapia intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata."
E il vaccino? Come prima cosa non è ancora stato trovato, quando e se verrà trovato, ci vorranno comunque mesi affinché sia disponibile, quindi non facciamoci troppo affidamento.
Prendiamo esempio dai cinesi. Fermiamoci. Ma fermiamoci seriamente. Tutti in casa per almeno due o tre settimane e comunque fin tanto che la curva dei contagi non arresti la sua crescita. Tutto chiuso, a parte gli ospedali. Medicinali e spesa consegnata a domicilio con personale munito di mascherina e pos per i pagamenti.
Se proprio non possiamo fare a meno di uscire, mettiamoci la mascherina anche se pensiamo di essere sani come i pesci, in modo da scongiurare il contagio.
Se non troviamo mascherine possiamo sempre metterci una sciarpa sul naso e la bocca in modo tale da sopperire.
Ma se non è strettamente necessario… stiamo in casa!!
E lanciamo un nuovo slogan più saggio di questi tempi: #iomifermo
Io mi fermo significa che ho a cuore la mia salute, quella dei miei cari e di tutta la collettività. Io mi fermo significa che finalmente avrò il tempo per stare con i miei figli, i miei genitori, i miei fratelli o sorelle. Avrò il tempo per leggere quel libro che ho sul comodino da mesi, vedere o rivedere un bel film, cucinare in tranquillità utilizzando anche gli avanzi del giorno prima senza buttarli come facevo prima, ripensare alla mia vita e al mio lavoro.
Posso lavorare da casa?
Sì… possiamo anche lavorare da casa, in molti modi: mandare mail, ricevere e fare telefonate (ormai il telefono si usa per tutto tranne che per far sentire la nostra voce!), possiamo partecipare ad una riunione di lavoro in videoconferenza con colleghi e capo, clienti o fornitori, possiamo frequentare corsi e lezioni on line o in streaming e fare tante altre cose, da casa.
Ripensiamo tutti ad un modo di lavorare dislocato, geo localizzato, smart, da remoto… o chiamatelo come volete. Ma pensiamoci.
Tra qualche mese l’emergenza finirà. E quando l’emergenza sarà finita riprenderemo a frequentarci di persona, a ritrovarci per aperitivi ed eventi, ad abbracciarci e a baciarci ringraziando di essere ancora vivi!
Bisogna assolutamente evitare che il numero di persone contagiate aumenti.
E il modo più efficace è stare in casa.
Questo è l’unico vero messaggio che dovrebbe arrivare dalle Istituzioni a tutti gli Italiani. Senza tentennamenti e senza deroghe!
In vista dell'aumento dei livelli sia su Secchia che Panaro è stato disposto dal Centro unificato di Protezione civile di Marzaglia il coordinamento dell'organizzazione della vigilanza rinforzata sugli argini -
Modena, 30 gennaio 2014 -
A causa del maltempo è scattata dal pomeriggio di oggi la fase di preallarme sui fiumi modenesi. I livelli dei fiumi sono costantemente monitorati, ma in vista dell'aumento dei livelli sia su Secchia che Panaro, prevista a partire da questa notte, dal Centro unificato di Protezione civile di Marzaglia è partito il coordinamento dell'organizzazione della vigilanza rinforzata sugli argini.
Tenendo conto anche delle ripetute recenti piene e le particolari condizioni dei corsi d'acqua dopo l'alluvione, tecnici di Aipo e volontari presidieranno dal tardo pomeriggio gli argini di Secchia e Panaro oltre che dei canali principali interessati nei giorni scorsi dall'alluvione.
Le squadre di sorveglianza saranno seguite dagli operatori di ditte specializzate in grado di intervenire immediatamente per ripristinare eventuali situazioni a rischio come fessurazioni, infiltrazioni, buche o cedimenti. Previste anche sei aree di stoccaggio di mezzi e materiali da utilizzare in caso di intervento.
Anche nella giornata di ieri, i tecnici del Centro unificato di Protezione civile di Marzaglia hanno effettuato una serie di sopralluoghi per verificare la situazione dei canali interessati dagli interventi per favorire il deflusso delle acque e proprio in vista del peggioramento delle condizioni meteo.
Intanto sull'argine del Secchia a S.Matteo proseguono i lavori di Aipo per ripristinare definitivamente la sommità arginale che è stata ulteriormente alzata.
(Fonte: Provincia di Modena)
Quasi 500 frigoriferi, 689 lavatrici e 290 televisori sono stati raccolti finora dalle case alluvionate di Bastiglia e Bomporto per un totale di quasi 1500 apparecchiature -
Modena, 30 gennaio 2014 -
Il peso complessivo di questi Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) è di quasi 83 mila chilogrammi; ormai inservibili a causa dei danni subiti dall'alluvione, saranno trattati e smaltiti in apposite piattaforme e impianti.
La Provincia riporta che prosegue la raccolta dei rifiuti, secondo le modalità indicate da Hera - differenziare gli elettrodomestici e tutti Raee da mobili e altre masserizie, depositare i rifiuti sul suolo pubblico avendo cura di non intralciare il traffico - con l'utilizzo di trenta mezzi e l'ausilio di personale dell'Esercito, con il coordinamento del Centro unificato provinciale di Protezione civile di Marzaglia.
A Bomporto sono state raccolte finora oltre 600 tonnellate di rifiuti solidi, a Bastiglia oltre 1.400 tonnellate e 16 nelle frazioni di Modena. A queste si aggiungono altre 72 tonnellate di rifiuti depositate nei centri di stoccaggio provvisorio allestiti nei due Comuni e oltre 250 tonnellate di fanghi liquidi provenienti dalle attività di spurgo di Amaig con il coordinamento dei Centri operativi comunali ai quali è necessario rivolgersi per le richieste di intervento.
L'alluvione ha interessato circa 80 chilometri di rete fognaria, dieci impianti di sollevamento e i depuratori di Bomporto, Solara e Camposanto che sono tutti funzionanti.
Sulla rete telefonica permangono i problemi sulla rete Telecom nel polo industriale di Bomporto con i tecnici che sono al lavoro per ripristinare la rete appena possibile, mentre a Villavara le due cabine danneggiate saranno ripristinate entro la serata di mercoledì 29 gennaio.
Durante l'emergenza, la rete acquedottistica e la rete del gas nel territorio alluvionato sono sempre rimaste in funzione.
(Fonte: Provincia di Modena)
Chiusi i varchi di deflusso sui canali, i tecnici del dipartimento nazionale della Protezione civile, stanno effettuando, una serie di sopralluoghi -
Modena, 28 gennaio 2014 -
La Provincia riporta che tutte le abitazioni delle aree rurali delle campagne nella zona di via Chiaviche a Bastiglia e tra la strada provinciale 2 e il Panaro a Bomporto sono libere dall'acqua. Si tratta delle uniche zone dove, ancora ieri, erano presenti abitazioni allagate. Attualmente permangono solamente alcune sacche residue di acqua in campagna che però non interessano le abitazioni.
L'acqua è defluita nella notte nei varchi aperti nei giorni scorsi sulle sponde del Cavo Argine e sul Cavo Minutara per favorire il deflusso. Si stanno completando le operazioni dei tecnici Aipo, con il coordinamento del Centro unificato della Protezione civile a Marzaglia, per chiudere questi i varchi.
I tecnici del dipartimento nazionale della Protezione civile, in queste ore, stanno effettuando, una serie di sopralluoghi sulle aree alluvionate del modenese. Le verifiche, come ha annunciato nei giorni scorsi il capo dipartimento Franco Gabrielli durante il sopralluogo nelle zone alluvionate, sono a supporto della procedura di dichiarazione dello stato di emergenza che sarà discussa nei prossimi giorni dal Consiglio dei ministri.
Accompagnati da tecnici della Protezione civile modenese e di Aipo, i rappresentanti del dipartimento nazionale sono partiti dal cantiere lungo il Secchia a S.Matteo di Modena dove domenica 19 gennaio l'argine è crollato, per proseguire verificando tutti gli altri interventi di emergenza realizzati per completare il deflusso delle acque e la situazione nei centri abitati più colpiti dall'alluvione.
(Fonte: Provincia di Modena)
Riaperti il ponte di Bomporto, la diramazione sulla strada Provinciale 2 e la strada statale 12 Canaletto tra Bastiglia e via Munarola -
Modena, 27 gennaio 2014 -
Continuano i lavori dopo i danni subiti dall'alluvione nei comuni del modenese, ma resta ancora disperso Giuseppe Oberdan Salvioli scomparso a Bastiglia. Gli sfollati dalle aree allagate assisti dalla Protezione civile in albergo e nei centri di accoglienza nella giornata di ieri sono scesi a meno di 300.
Complessivamente dall'inizio dell'emergenza i Centri comunali e quelli di accoglienza, con il coordinamento del Centro unificato della Protezione civile di Marzaglia, hanno gestito l'assistenza a oltre 1500 persone.
BASTIGLIA CHIUDE VARCO SUL NAVIGLIO A BOMPORTO ACQUE NEL PANARO CON MOTOPOMPE
Sono in corso le operazioni di chiusura del varco sul canale Naviglio a Bastiglia, aperto nei giorni scorsi per favorire il deflusso delle acque in un'ampia zona rurale tra Bastiglia e Bomporto. I tecnici Aio nella mattina di 27 gennaio hanno constatato che dall'apertura non scolava più acqua quindi hanno deciso la chiusura.
Restano aperti invece i due varchi sul Cavo Argine che tuttora permettono alla acque defluire dalle campagne dove i livelli nella notte tra domenica 26 e lunedì 27 gennaio si sono ridotti sensibilmente.
Nelle zone rurali di Bomporto è in corso la chiusura del varco sul Cavo Minutara, aperto per raccogliere le acque tuttora presenti nella zona compresa tra la provinciale 2, comunque tutta percorribile, e il fiume Panaro. Il deflusso delle acque da questa zona viene effettuato con motopompe scaricando nel canale Panarolo.
RIAPERTO IL PONTE DI BOMPORTO E LA DIRAMAZIONE SULLA SP 2, APERTO TRATTO DELLA SS 12
E' stato riaperto questa notte tra domenica 26 e lunedì 27 gennaio il ponte di Bomporto sulla strada provinciale 1 tra Bomporto e Ravarino. Aperta anche la diramazione che collega il ponte stesso con la strada provinciale 2 Panaria bassa che dal pomeriggio di domenica 26 gennaio è tutta percorribile compreso il ponte vecchio di Navicello. Il ponte di Bomporto era rimasto chiuso al fine di mantenere la strada il più libera possibile dal traffico per agevolare le operazioni di sgombero e trasporto dei materiali derivanti dalle pulizie di abitazioni e attività.
Da questa mattina è stata aperta al traffico - esclusi i mezzi pesanti superiori ai 35 quintali - il tratto della strada statale 12 Canaletto tra Bastiglia e via Munarola, ripristinando in questo modo il collegamento tra Bastiglia e il capoluogo passando per Albareto.
La strada è percorribile nei due sensi di marcia ma solo da autovetture, furgoni e dai mezzi di soccorso. Circolazione vietata per i mezzi pesanti. I controlli saranno effettuati dalla Polizia municipale di Modena, da quella dell'Unione Comuni del Sorbara, dalla Polizia provinciale e da volontari della Protezione civile.
Resta chiuso il tratto della statale 12 tra Modena e San Matteo per consentire i lavori sull'argine del Secchia. Chiuso anche il ponte dell'Uccellino a Modena a causa delle operazioni di cantiere.
(Fonte: Provincia di Modena)
A Bastiglia buona parte del territorio comunale è stato liberato dalle acque, riaperto il Comune attivi sportelli per richieste di aiuto. Riapre la strada Provinciale 568 tra Camposanto e S.Felice sul Panaro -
Modena, 24 gennaio 2014 -
Continuano i lavori di messa in sicurezza per il deflusso dell'acqua che ha allagato una vasta zona del modenese. La Provincia rende noto che a Bastiglia nella mattina di oggi, venerdì 24 gennaio, è iniziata l'operazione per aprire un varco lungo il Cavo Argine, in prossimità di via Chiaviche, per favorire il deflusso dell'acqua verso il canale Naviglio, a cui è seguito verso le 13 di oggi, un intervento analogo sul Cavo Argine, allo scopo di favorire il deflusso di un'ampia zona rurale allagata nell'area dei Prati di S.Clemente.
Stanno procedendo le operazioni di ripristino delle zone e delle strutture nel Comune di Bastiglia che sono state colpite dall'alluvione degli scorsi giorni.
Circa il 90 per cento del territorio comunale è stato liberato dalle acque. Restano ancora inondate alcune zone di campagna nella parte orientale del comune verso Bomporto.
Sono in corso, da parte dei Vigili del Fuoco, le verifiche sugli edifici scolastici al fine di avviare le operazioni di pulizia e ripristino.
Squadre di Vigili del Fuoco e delle organizzazioni del volontariato stanno continuando l'opera di pulizia e svuotamento di cantine e locali. I cittadini possono segnalare ulteriori richieste presso il Coordinamento Operativo Comunale, situato - dalle ore 15 di oggi - presso il Municipio di Bastiglia.
Cinque mezzi di Hera stanno procedendo alle operazioni di raccolta e smaltimento dei rifiuti e una decina di mezzi di Hera e di Aimag sono impegnati nelle operazioni di pulizia delle strade e di ripristino di fognature e caditoie.
A Bomporto il varco, nella tarda serata di ieri, giovedì 23 gennaio, è stato leggermente ampliato proprio per aumentare il deflusso che viene favorito anche dall'impiego delle idrovore sotterranee del sistema fognario http://www.youreporter.it/video_Bomporto_il_momento_dell_apertura_dell_argine.
Diverse zone del paese allagate ora risultano in buona parte liberate dall'acqua che permane in alcune zone del centro storico anche se in sensibile diminuzione.
Anche sul fronte degli allagamenti nell'area nord tra Camposanto e S.Felice sul Panaro, nella notte il deflusso nei canali Vallicella e Dogaro prosegue a pieno ritmo con un lieve abbassamento dei livelli del Vallicella.
Prosegue il monitoraggio costante della situazione sugli argini in particolare sul Vallicella e sul Diversivo Burana dalla statale 12 al ponte della Quattrina a Finale Emilia.
Le acque dei canali della bonifica arrivano all'impianto idrovoro di Santa Bianca a Bondeno che sta funzionando a pieno regime anche per il deciso abbassamento dei livelli del Panaro che si è verificato nella notte.
Inoltre si sono ridotti gli allagamenti sulla strada provinciale 568 tra Camposanto e S.Felice sul Panaro tuttora chiusa.
Riaperto il Comune a Bastiglia - Attivi sportelli per gli sgomberi
A Bastiglia alle ore 15 di oggi, venerdì 24 gennaio, ha riaperto il Municipio presso il quale sarà operativo il Coordinamento operativo comunale (COC), nei giorni scorsi dislocato su più postazioni a causa degli allagamenti.
I cittadini potranno rivolgersi al centralino del Comune (059-800.911) per informazioni e comunicazioni e verranno aperti due sportelli dedicati alle richieste di aiuto per pulizia e svuotamento di cantine e locali e per la segnalazione di problemi agli impianti elettrici.
Entro la giornata di oggi verrà ripristinata l'elettricità sull'intera rete del territorio municipale. I cittadini dovranno obbligatoriamente segnalare i contatori che fossero stati bagnati, poiché il ripristino della fornitura elettrica alle singole utenze potrà essere effettuata, in tali casi, solo dopo le opportune verifiche di Enel.
I materiali da smaltire devono essere sistemati di fronte ai rispettivi edifici e che gli elettrodomestici e gli altri apparecchi elettrici ed elettronici dovranno essere separati dal resto.
Riaperta la strada Provinciale 568 tra Camposanto e S.Felice sul Panaro -
Alle ore 13,30 di oggi, venerdì 24 gennaio, riapre al traffico la strada provinciale 568 tra Camposanto e S.Felice sul Panaro.
Sono in corso sopralluoghi anche sulla provinciale 2 per verificare le operazioni di svuotamento dal tratto di strada ancora allagato tra Bomporto e Modena.
Resta chiusa a causa degli allagamenti anche la statale 12 Canaletto nel tratto tra Bastiglia e San Matteo di Modena, dove si sta lavorando per ripristinare le condizioni di sicurezza, avendo le acque hanno gravemente danneggiato un tratto di oltre 1.5 chilometri.
(fonte: Provincia di Modena)