L'assessore regionale Muzzarelli scrive ai Ministri Zanonato e Bonino: "Iniziativa discutibile nel metodo e nel merito, apriamo un tavolo di confronto in sede di Governo"
di LGC --
Emilia 28 agosto 2013 - -
Se non ci fosse di mezzo il futuro di un centinaio di famiglie si potrebbe pensare alla trama di una commedia all'italiana con protagonista una fascinosa svedese.
Invece le due aziende, l'una di proprietà italiana e l'altra, la Dometic, di proprietà svedese sono, purtroppo, accomunate da un incredibile quanto drammatico comportamento. Un vero e proprio tentativo di fuga all'estero con tutti gli armi e i bagagli. Destinazione Cina per Dometic e Polonia per Firem. Comportamenti padronali ingiustificabili e sui quali ci sarebbe non solo da commentare ma da analizzare. La punta di un icberg, molto probabilmente, che dovrebbe segnalare un pericoloso substrato di difficoltà reali ed estese ben oltre l'immaginabile per il tessuto delle piccole e media imprese nazionali. Ed i dati diffusi oggi dall'istat confermano un crollo dei consumi che intacca pesantemente anche gli acquisti presso i discount. Un -3% su base annua che la dice lunga sulla pesantezza della crisi.
Bene ha fatto l'assessore regionale Muzzarelli a richiede un tavolo di confronto governativo.
Il Comunicato stampa della Regione Emilia Romagna sul caso DOMETIC.
Delocalizzazione della ditta Dometic di Forlì: l'assessore regionale Muzzarelli scrive ai Ministri Zanonato e Bonino: "Iniziativa discutibile nel metodo e nel merito, apriamo un tavolo di confronto in sede di Governo".
Bologna - L'iniziativa della multinazionale svedese EQT di dislocare in Cina la produzione di generatori elettrici (in prevalenza per camper) svolta negli stabilimenti Dometic di Forlì "appare discutibile nel metodo e nel merito". Lo scrive l'assessore regionale alle attività produttive Gian Carlo Muzzarelli in una lettera inviata oggi ai ministri allo Sviluppo economico Flavio Zanonato e agli Affari esteri Emma Bonino. Muzzarelli precisa che le intenzioni della multinazionale svedese non sono state illustrate alle istituzioni e alla controparte sindacale, ma si sono tradotte in un tentativo (fallito per l'intervento dei lavoratori) di mettere tutti di fronte la fatto compiuto, smobilitando e trasferendo le attrezzature e i materiali durante il periodo di chiusura dell'azienda.
EQT ha giustificato le proprie decisioni adducendo l'alto costo del lavoro e l'insostenibilità della tassazione in Italia, ma secondo le informazioni pervenute all'Assessore risulta che l'azienda presenta un conto economico positivo, dispone di un mercato solido e non ha dato segnali di crisi.
"Siamo consapevoli- precisa l'Assessore - che la penetrazione nel mercato cinese possa richiedere processi di internazionalizzazione e investimenti in loco, ma riteniamo che, come dimostrano altri esempi di imprese regionali, tali processi siano compatibili con il mantenimento delle attività produttive nel nostro territorio, con la loro diversificazione e innovazione". "Peraltro – ha aggiunto - ci pare inaccettabile la prassi dei colpi di mano, che aggiunge ai già gravi pericoli per la produzione e l'occupazione il rischio di distruggere un sistema di relazioni industriali e di alimentare crescenti tensioni sociali".
L'assessore propone quindi di aprire, con la multinazionale EQT, un tavolo di confronto in sede di Governo, dove affrontare la situazione in tutti i suoi aspetti (comprese le prospettive degli stabilimenti di Bologna e Torino di proprietà della medesima) e di segnalare al massimo livello anche del Governo Svedese, l'intenzione del "sistema Italia" di non subire passivamente i processi di delocalizzazione e internazionalizzazione.
Il Comunicato di CGIL Emilia Romagna
Dopo la Firem di Formigine anche la Dometic Italy di Forlì cerca di "scappare" dall'Italia, smontando di nascosto i macchinari, lasciando per strada 80 lavoratori.
Non è possibile che nella nostra Regione e nel nostro paese i lavoratori e le lavoratrici finiscano la loro giornata di lavoro, o inizino il loro periodo di ferie, con il rischio che la mattina dopo, o alla ripresa, non ci sia più la fabbrica.
Questo è quanto è accaduto alla Firem e quanto stava accadendo alla Dometic di Forlì, azienda di 80 dipendenti dei quali la maggior parte operanti nella sede di Forlì (7 lavorano in Piemonte e 10 in provincia di Bologna).
La Dometic è un'azienda che produce condizionatori per camper, economicamente stabile, il cui Amministratore delegato ha pensato bene, insieme ad una decina di soggetti non dipendenti, di tentare di smontare gli impianti nella notte di Venerdì scorso per trasferirli in Cina.
Solo il presidio dei lavoratori ha impedito che il tentativo della Dometic andasse a buon fine.
E' indecente, inaccettabile, che il lavoro continui ad essere trattato in questo modo e che queste azioni possano restare impunite.
Per qualcuno forse questo rappresenta il nuovo modello di sviluppo (scappo,guadagno, metto in ginocchio centinaia di famiglie e faccio quello che voglio senza assumermi nessuna responsabilità etica e sociale), ma il resto del territorio, del paese, non può stare alla finestra a guardare: dalle associazioni d'impresa alle istituzioni.
La Dometic deve restare a produrre a Forlì, garantire i livelli occupazionali, spiegare al territorio le ragioni di questo atto irresponsabile
Quanto sta accadendo mette a rischio, soprattutto in questa situazione di crisi, la tenuta sociale, alimentando una tensione i cui effetti sono imprevedibili.
Per queste ragioni vanno isolati, da tutta la rappresentanza sociale e istituzionale, questi soggetti e vanno immediatamente prese iniziative atte ad impedire il saccheggio del nostro territorio.
Il lavoro merita rispetto e dignità!
Antonio Mattioli Responsabile Politiche contrattuali Segreteria Cgil Emilia Romagna
Bologna, 22 agosto 2013 -
"I lavoratori non sono limoni da spremere o macchine da spostare a piacimento nel nome esclusivo del profitto ma esseri umani, cittadini e un capitale di intelligenza e professionalità per le imprese e l'economia nel suo insieme".
Così l'assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli, ha commentato la vicenda riguardante la Firem, azienda di Formigine (Modena) che durante la chiusura estiva ha trasferito merci e macchinari in Polonia.
"Questa è la concezione del lavoro che guida o condiziona l'azione della maggioranza degli imprenditori dell'Emilia-Romagna e che ha sempre consentito di costruire relazioni industriali e sindacali avanzate tali da consentire agli imprenditori e ai lavoratori, alle loro associazioni e alle istituzioni, di affrontare in modo franco e trasparente, senza sotterfugi e colpi di mano, anche le crisi e le ristrutturazioni aziendali più difficili e dolorose".
"Nessuno in Emilia Romagna – dice Muzzarelli - ha mai messo in discussione quella libertà d'impresa per cui siamo al primo posto fra le regioni italiane. Ma qui la libertà d'impresa si coniuga con la responsabilità d'impresa, il cui capitale viene costruito con l'apporto degli imprenditori ma anche col contributo dei lavoratori e della ricchezza materiale e immateriale di un territorio, con la convinzione che la competitività del nostro sistema produttivo non si recupera dal lato del costo del lavoro e dei diritti di chi lavora, ma attraverso politiche di ricerca e innovazione, aziendali e di sistema".
"Non possiamo accettare, lo voglio dire con rispetto e altrettanta franchezza ai proprietari della Firem, il messaggio 'si salvi chi può'. La via maestra resta quella del confronto e dell'intesa fra le parti e da questo punto di vista il mio auspicio è che già dall'incontro di oggi a Formigine la vertenza Firem assuma contorni nuovi e utili per la tutela del reddito dei dipendenti e la permanenza in loco dell'attività produttiva e dell'occupazione".
"In generale la via maestra resta quella di trovare, insieme alle forze produttive, le soluzioni più innovative per la riforma e i pagamenti della pubblica amministrazione, la riduzione della pressione fiscale, il credito alle imprese, il rilancio della domanda interna, la promozione del made in Italy sui mercati mondiali. La Regione Emilia-Romagna – conclude l'assessore - a breve presenterà una proposta di legge per la promozione e l'attrazione degli investimenti, per sciogliere nodi burocratici e organizzativi a favore del dinamismo d'impresa e dell'occupazione e attrezzare al meglio il nostro sistema per una crescita fondata sul sapere, la green economy e il made in Italy. La strada non è semplice ma non c'è alternativa: dobbiamo investire sull'impresa e sul lavoro, ciascuno con la propria parte di responsabilità verso la comunità regionale e nazionale".
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
di Virgilio -
Emilia, 22 agosto 2013 - -
Alla fine il titolare della Firem ha disertato l'incontro che FIOM CGIL aveva promosso per discutere la crisi della azienda con Provincia, Comune e proprietà appunto.
Un assenza che ha irritato il sindacato dei lavoratori che chiede l'attivazione della Regione Emilia Romagna e del Ministero dello Sviluppo Economico.
Il Comunicato stampa di CGIL Emilia Romagna
L'atteggiamento irresponsabile del titolare della Firem di Formigine mette in ginocchio decine di famiglie.
Chiudere la fabbrica per ferie, trasferire i macchinari in Polonia durante la chiusura, mettere sul lastrico decine di famiglie, è stata la scelta "illuminata" di uno che si definisce imprenditore come Fabrizio Pedroni, titolare della Firem di Formigine.
Come se ciò non bastasse il Pedroni si permette di disertare gli incontri convocati dalle istituzioni locali adducendo come motivazione la condizione di "poca serenità" con la quale si avvierebbe il confronto: cioè in questo paese uno ti chiude la fabbrica nei denti, "trasloca" in Polonia, produce un trauma sociale di cui è l'unico responsabile, e se la cava dicendo che "c'è poca serenità". Oltre al mancato rispetto della dignità di chi lavora, insopportabile, nei nostri territori siamo di fronte ad un'arroganza senza precedenti che non può essere sottovalutata: da nessuno. Chiediamo l'immediata attivazione della Regione Emilia Romagna per ricondurre il Pedroni ad atteggiamenti civili e per attivare comunque le procedure per garantire la copertura retributiva dei 40 lavoratori rimasti senza posto di lavoro. Chiediamo l'intervento dei Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, anche in riferimento agli accordi commerciali tra Italia e Polonia, per evitare che tali operazioni piratesche come quelle di Pedroni abbiano a ripetersi. Soprattutto chiediamo che venga ripristinata l'attività produttiva a Formigine. Pedroni ha dichiarato ai giornalisti che in casa sua non deve chiedere permesso a nessuno, ma lui sa benissimo che la Firem si è sviluppata nel nostro paese, nella nostra regione, grazie al contributo fattivo di decine di lavoratori che oggi si trovano fuori dai cancelli con un "calcio nel sedere" Aldilà dell'indagine conoscitiva della Procura di Modena, non ci fermeremo ed osteggeremo in tutti i modi possibili la scelta e l'arroganza dell'azienda. La dignità del lavoro non può essere schiacciata sotto i piedi!
Antonio Mattioli Responsabile Politiche contrattuali Segreteria Cgil Emilia Romagna
Bologna, 21 Agosto 2013
di Virgilio -
Modena, 19 agosto 2013 --
La FIREM tenta il bliz della delocalizzazione in Polonia durante la chiusura estiva.
Alcuni mesi fa era di moda delocalizzare in Carinzia dove, stando ai vari servizi giornalistici trasmessi su quasi tutte le testate televisive, fare impresa è assai più semplice e le agevolazioni fiscali sembravano accessibili e scontate. Nei mesi a seguire, altre inchieste avevano trovato difficoltà a rilevare quella cinquantina di aziende che pareva fosse pronte a traslocare oltr'alpe.
Dal dire al fare, in effetti, c'è di mezzo il mare.
E dal mare ma anche dai monti e laghi sono rientrati i dipendenti della FIREM di Formigine richiamati dal tam tam che annunciava la partenza di tutti i macchinari verso la Polonia. Il ritorno in massa alla vigilia di ferragosto giusto in tempo per "bloccare" gli ultimi macchinari pronti a raggiungere gli altri partiti dal giorno successivo alla chiusura feriale.
"Nella settimana di Ferragosto - recita il comunicato di FIOM - l'azienda Firem ha deciso di spostare le attività da Modena alla Polonia senza dire nulla a nessuno, approfittando del periodo di ferie dei dipendenti. Durante le notti della scorsa settimana tutti gli impianti sono stati smontati e trasferiti, fatto salvo il carico di un ultimo camion che è stato bloccato. Ora è attivo un presidio giorno e notte da parte dei lavoratori.
Fiom CGIL sta cercando di organizzare un incontro in sede istituzionale con Provincia, Comune e proprietà nella giornata di martedì 20 Agosto 2013."
Seguiremo gli sviluppi della vicenda che interessa un buon numero di famiglie compresa quella dell'imprenditore con alle spalle 50 anni di storia aziendale nella costruzione e progettazione di resistenze.