Agricoltura - L'Assessore Caselli a Bruxelles all'iniziativa delle Regioni dei prodotti Dop e Igp e dell'ortofrutta: l'Europa deve difendere la qualità per competere sui mercati. L'Emilia-Romagna regione leader per numero di certificazioni.
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Bologna - "L'Emilia-Romagna è la regione europea con il più alto numero di prodotti Dop e Igp, ben 41.
Prodotti che in tutto il mondo significano qualità, genuinità, rigorosi disciplinari di produzione. Ma tutta l' Europa vanta straordinarie produzioni tradizionali e a indicazione d'origine che vanno salvaguardate e valorizzate. Più qualità significa infatti più capacità di competere sui mercati globali, ma anche più salvaguardia del territorio rurale, del paesaggio, dell'ambiente. L'Europa deve lavorare compatta in questa direzione, a partire dalle trattative per il Transatlantic Trade and Investmnent Partnership (Ttip), il Trattato di libero scambio con gli Usa, che proprio in queste settimane sta entrando in una fase particolarmente importante." Lo ha detto oggi (25 marzo 2015 ndr) a Bruxelles l'assessore all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna Simona Caselli durante l'incontro promosso dalle Regioni europee dei prodotti d'origine (Arepo) e dalle Regioni orticole, frutticole e floricole (Areflh). All'iniziativa ha partecipato il Commissario europeo all'agricoltura Phil Hogan. Tra gli altri è intervenuto anche Paolo De Castro, relatore permanente sul Ttip per la Commissione agricoltura del Parlamento europeo.
Con 269 produzioni certificate su 1.249 iscritte nel registro Ue, l'Italia si conferma il paese con il più alto numero di prodotti Dop e Igp e l'Emilia-Romagna con 41 referenze, leader tra le Regioni europee. Prodotti che valgono per il nostro paese oltre 13 miliardi di euro e tra i quali figurano veri e propri simboli del "Made in Italy" come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano e il Prosciutto di Parma.
Tra i problemi che frenano questo importante settore vi è senz'altro quello dell' "Italian sounding" che pesa per oltre 60 miliardi di euro. "Expo – ha concluso Caselli – sarà l'occasione per portare al centro del confronto internazionale il tema di un'agricoltura pienamente sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale".
Arepo, l'associazione delle Regioni europee con prodotti d'origine e Areflh, che riunisce le Regioni frutticole e orticole, insieme rappresentano 40 realtà regionali di 8 diversi Stati membri della Ue, per oltre il 50% delle Indicazioni Geografiche, il 45% dell'ortofrutta e il 70% dei fiori e delle piante prodotte in tutta l'Unione europea.
(Fonte Regione Emilia Romagna 25 marzo 2015)
Grana Padano DOP in testa alla classifica, Parmigiano-Reggiano DOP secondo. In terza posizione la Mela Alto Adige IGP
Roma - Quest'anno la classifica Qualivita, che misura le performance economiche dei 269 prodotti italiani a denominazione di origine, vede al primo posto il Grana Padano DOP, seguito dal Parmigiano-Reggiano DOP e, in terza posizione, dalla Mela Alto Adige IGP. Seguono Prosciutto di Parma DOP, Pecorino Romano DOP, Aceto Balsamico di Modena IGP, Gorgonzola DOP, Mozzarella di Bufala Campana DOP, Speck Alto Adige IGP, Mela Val di Non DOP, Prosciutto di San Daniele DOP, Mortadella Bologna IGP, Bresaola della Valtellina IGP, Taleggio DOP e Toscano IGP.
1° - Grana Padano DOP
Con circa 885 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale, 530 milioni all'export e il 30% della sua produzione che varca i confini nazionali il Grana Padano DOP guida la classifica 2014.
2° - Parmigiano-Reggiano DOP
Secondo posto, ma staccato di pochissimo dal primo, per il Parmigiano-Reggiano DOP: 809 milioni di euro il fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all'export. Anche in questo caso il 30% della produzione viene esportato.
3° – Mela Alto Adige IGP
Terza principalmente in merito alla quantità percentuale esportata (pari al 61%) ha comunque buone performance economiche.
Ottime performance economiche anche per il Prosciutto di Parma DOP (4°): 500 milioni di euro per il fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale e 241 milioni all'export. Il Pecorino Romano (4° pari merito) primeggia soprattutto per la quantità di produzione certificata esportata.
Note sulla Classifica Qualivita
La Classifica delle produzioni a DO vuole rispondere a esigenze pratiche del comparto, ma non vuole assegnare delle medaglie. La Fondazione
Qualivita intende infatti mettere in luce quelle Denominazioni che hanno mostrato una buona capacità di performance complessiva, con il solo
intento di creare dei "campioni" che le altre produzioni possano, mutatis mutandis, prendere a modello per il futuro e per fornire uno stimolo ai
"campioni" stessi, affinché proseguano lungo la via dell'innovazione.
Come funziona la classifica
La Classifica Qualivita si basa su una metodologia consolidata ed utilizzata dai ricercatori a tutti i livelli nella messa a punto di "classifiche " o "benchmark". La posizione di ciascuna produzione nella graduatoria finale scaturisce dalla media aritmetica delle posizioni ottenute in altre singole graduatorie.
Per la Classifica Qualivita le variabili scelte – ritenute importanti per il loro "potere esplicato" in termini di performance - per le singole graduatorie
sono:
• fatturato alla produzione sul mercato nazionale;
• fatturato al consumo sul mercato nazionale;
• fatturato da export;
• quantità esportata.
Per ciascuna variabile, è stata dunque creata una graduatoria che va da 1 a n prodotti, dove 1 è stato assegnato al best product per quella variabile e così via. Nel caso di prodotti con stessa posizione in graduatoria, ad esempio 4 prodotti in terza posizione, il rank di queste produzioni è stato posto come 3, per poi ripartire dalla posizione settima. La classifica finale promana dalla media aritmetica semplice dei rank così ottenuti. Si è deciso di non effettuare ponderazioni.
(Fonte Fondazione Qualivita - Ismea 17/12/2014)
De Girolamo: il progetto con Google é molto importante, il futuro é nella rete e nell'agroalimentare
- Roma 21/01/2014 -
"Abbiamo fatto una scommessa, noi come Ministero, Google, il mondo dei consorzi e tutti gli attori che hanno dato vita a questo progetto. Una scommessa ambiziosa: creare l'agroalimentare 2.0. È sempre più evidente che new-technology e agroalimentare sono i settori che daranno più occupazione nel futuro. Perché non metterli insieme? Perché non fare un link tra la Silicon Valley e la nostra Food Valley? Ci voleva creatività, tanto lavoro e un po' di coraggio, che non ci sono mancati. Inoltre, al Ministero, questo progetto non è costato un euro. In Italia abbiamo 261 prodotti a denominazione (Dop, Igp e Stg), attraverso la rete vogliamo dare visibilità a tutti quelli che danno vita a prodotti straordinari che costituiscono, insieme alla cultura, il sogno italiano. Il futuro è nella rete e nell'agroalimentare. Questi due sistemi, messi in connessione, potranno dare accesso a informazioni e svilupperanno grandi opportunità di lavoro".
Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, partecipando al convegno "Made in Italy: eccellenze in digitale", nel corso del quale è stato lanciato il progetto del nuovo sito www.google.it/madeinitaly .
"Abbiamo raccontato il nostro Paese - ha spiegato il Ministro - creando un vero e proprio museo dell'agroalimentare di qualità, una mostra virtuale e permanente, che ripercorre la loro storia, la loro originalità".
"Crediamo in questo progetto - ha aggiunto il Ministro De Girolamo -, ma questo è solo l'inizio di un'attività che può significare molto per le nostre aziende. Stiamo lavorando per portare internet ad alta velocità nelle zone rurali con un progetto dedicato alla banda larga. I produttori sono tanti, vogliono visibilità e quindi noi li mettiamo in rete, diamo visibilità ai loro prodotti e al loro lavoro. Aprendo queste pagine non c'è solo storia dell'agroalimentare, in quelle pagine noi vediamo la storia del nostro Paese, della nostra terra e della nostra cultura. Non so quali mezzi di comunicazione e quali tecnologie userà mia figlia per comunicare, so però che lo farà attraverso internet e che non rinuncerà alla tradizione e a un bel panino con il Pane di Altamura, il Pecorino Toscano e il Prosciutto di San Daniele. Attraverso queste pagine possiamo stimolare attenzione di chi le consulta in giro per il mondo e ha la curiosità di venire a scoprire il nostro Paese".
Sarà l’ECEPA di Piacenza a certificare la “Coppa di Parma IGP”.
di Virgilio -
Parma 11 gennaio 2014 --
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 gennaio 2014 l’autorizzazione a ECEPA di effettuare i controlli per la indicazione geografica protetta (IGP) della «Coppa di Parma», registrata in ambito Unione Europea.
Un riconoscimento alla validità dell’ente certificatore piacentino il quale già assolve al controllo di un altro prodotto tipico parmense, il “Salame di Felino”.
Un’occasione che dovrebbe essere un onore per entrambi i territori, quello Piacentino e quello Parmense. Per i piacentini ai quali viene demandato il compito di controllare un prodotto dei “cugini” parmigiani e per i parmensi che potranno raccogliere ancor più forza per traguardare una nuova e possibile DOP come è riconosciuta quella piacentina.
La Coppa Piacentina DOP, anche attraverso il riconoscimento della “Coppa d’ORO”, sta lavorando molto per la promozione e l’affermazione che merita sui mercati e non solo sui pochi palati di intenditori “gastronauti”. E il prossimo EXPO2015 sarà senz’altro il definitivo trampolino di lancio per questa specialità agroalimentare piacentina.
Il fatto di poter certificare due prodotti della più quotata - in ambito agroalimentare -“parma” non potrà che giovare ai piacentini.
Non così sembrerebbe dalla lettura del giornale locale Libertà.it il quale riporta la notizia non come un’opportunità ma come una “costrizione” titolando addirittura: “Piacenza “costretta” a certificare l’Igp europea della Coppa di Parma” .
Invece di “godere” di un privilegio sembrerebbe sia stato fatto uno sgarro ai piacentini tant’è che l’articolo gira solo su quel tono. “Piacentini “costretti” a certificare la Coppa di Parma, da sempre “nemica” storica del principe dei salumi del nostro territorio” così attacca il giornalista che poi conclude “Ma chi vuole usare questo nome, oltre a seguire il disciplinare di produzione dovrà passare solo ed esclusivamente per Piacenza. Senza che nessuno si possa opporre.”
In questi tempi di crisi sarebbe ben più utile stimolare l’incontro piuttosto che lo scontro.
EXPO2015 è alle porte e sarà un’occasione unica per lanciare i nostri prodotti emiliani nel mondo, ognuno con le proprie distintività e tutti insieme uniti dalla indiscutibile qualità. Il “genius loci” non alberga solo a Parma ma, sino ad ora, è riuscita a valorizzare meglio. Questione di tempo... e di volontà.