Il concerto domenica 23 febbraio, alle 11, vedrà l'ensemble di fiati del Conservatorio di Piacenza protagonista sul palcoscenico dell'Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino, a Cremona -
Piacenza, 19 febbraio 2014 -
Anno 1781: il più grande genio della storia della musica – che dall'età di 5 anni girava l'Europa ricevuto, vezzeggiato e ammirato dalle case reali e dai più reputati compositori dell'epoca – il venticinquenne Wolfgang Amadeus Mozart viene licenziato dalla corte della natia Salisburgo con una pedata nel sedere destinata a passare alla storia. Seconda metà del XIX secolo: il re di Baviera – lo sfortunato Ludwig II – scrive al suo protetto Wagner: "Non sono le prove della fedeltà e dell'amore del mio popolo che mi rendono felice, meno ancora le feste brillanti e i continui omaggi... ma il pensiero unico di servire la Sua opera". In meno di cent'anni il ruolo del musicista e della sua arte nella società sono mutati in misura inimmaginabile.
Il mondo aristocratico e razionalista di fine Settecento e le atmosfere ora decadenti, ora enfaticamente eroiche del tardo Romanticismo sono al centro del concerto che domenica 23 febbraio, alle 11, vedrà l'ensemble di fiati del Conservatorio di Piacenza protagonista sul palcoscenico dell'Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino, a Cremona.
A 150 anni dalla nascita di Richard Strauss, i docenti ed i migliori allievi del Conservatorio "Nicolini" mettono a confronto due tra i massimi capolavori della letteratura cameristica per grandi ensembles di fiati. Appartiene alla Serenata K.361 il celeberrimo l'Adagio: nel film "Amadeus" il geloso Salieri ascoltando questo brano ha la rivelazione della divina superiorità di Mozart. Tutto il brano è al tempo stesso punto d'arrivo della grande tradizione delle "Harmonie" e pietra miliare cui hanno fatto riferimento i compositori nelle epoche successive. Tra questi, spicca Richard Strauss: un secolo dopo la Gran Partita, la venerazione per Mozart e la passione per Wagner danno vita nella Suite Op.4 ad un miracoloso equilibrio tra rigore formale quasi neoclassico e genuino pathos tardo-romantico.
Al di là della evidente parentela, l'esecuzione dell'Ensemble vuole evidenziare le discontinuità tra i due universi espressivi: differenze formali e interpretative, ma anche nella presentazione. Una formula originale che vede i componenti del gruppo affrontare l'esecuzione della Serenata di Mozart quasi come 13 solisti, in piedi e senza direttore. Per il brano di Strauss i musicisti diventano una "sezione" orchestrale, condotta in un percorso più introspettivo dalla esperta bacchetta del maestro Fabrizio Dorsi, docente di Esercitazioni Orchestrali.
L'Ensemble di Fiati nasce da un'idea di Guido Campana nel dipartimento di Musica da Camera del Conservatorio di Piacenza. È una specie di laboratorio, una "bottega" dove hanno modo di incontrarsi e collaborare il mondo accademico e quello professionale. Gli allievi più giovani vengono integrati con quelli più esperti. Sono invitati a collaborare ai progetti dell'Ensemble anche studenti di altri Conservatori, e giovani talenti attivi in realtà quali l'Orchestra Giovanile Italiana e l'orchestra Verdi di Milano. Alle produzioni collaborano docenti ed ex allievi già attivi in alcune delle maggiori realtà musicali italiane ed europee: Teatro alla Scala, Pomeriggi Musicali, Münchner Philharmoniker, Staatskapelle di Dresda, Concerto Copenhagen, Europa Galante, Teatro Reale di Stoccolma.
(Fonte: ufficio stampa Fondazione Museo del Violino)