Prezzi agricoli, +1,5% sul 2014.
Roma, 24 marzo 2015
Crescono a febbraio i prezzi in campagna, ma solo grazie al contributo delle coltivazioni vegetali. È quanto rileva l'Ismea sulla base dell'indice dei prezzi agricoli che si è attestato nel mese in esame a 116,7 (base 2010=100), facendo registrare un incremento dello 0,4% su gennaio e dell'1,5% su febbraio 2014.
A sostenere l'incremento mensile dei prezzi nel comparto vegetale (+2,1%), sottolinea l'Ismea, gli aumenti della frutta (+8,8%), degli olii di oliva (+3,2% su gennaio) e dei semi di soia (+3,1%).
Calano al contrario i prezzi dei cereali (-2,7%), in un mercato al momento condizionato dalla forte pressione dei frumenti canadesi, e si registrano correzioni al ribasso per i listini orticoli (-0,8%) e vinicoli (-0,5%).
Sul versante della zootecnia, che cede nel complesso l'1,2% su gennaio, si segnala un ulteriore indebolimento per il bestiame vivo (-2,7%), con riduzioni comprese tra il meno 18,2% dei conigli e il meno 0,9% dei suini.
Unica voce in controtendenza i bovini, che spuntano un mezzo punto percentuale su base mensile. Per il lattiero caseari, febbraio chiude con un mini rimbalzo dello 0,6%, grazie al recupero mensile del burro (+8,6%), e ad una leggera ripresa delle quotazioni dei formaggi grana (+0,7%).
Le uova, al contrario, proseguono su un crinale discendente (-1,6%).
(Fonte Ismea servizi 24 marzo 2015)
Flash update rapporto "AgrOsserva" - Speciale bilancio 2014
Roma, La variabile climatica, che ha esercitato l'anno scorso una forte influenza negativa sulla produzione agricola, compromettendo le rese di vite e olivo in particolare, spiega il meno 2,2% del valore aggiunto del settore primario registrato dall'Istat nel 2014.
Lo rivelano Ismea e Unioncamere nel Flash Update di AgrOsserva "Speciale bilancio 2014".
Il quadro potrebbe però migliorare quest'anno, prosegue l'analisi. In uno scenario che non considera l'impatto di elementi aleatori, come l'eventualità di shock climatici, è verosimile infatti attendersi una crescita potenziale del valore aggiunto agricolo nel corso del 2015, in previsione di un incremento della produttività media rispetto ai valori dell'ultima annata.
Sul fronte occupazionale, l'agricoltura si è rivelata, tra tutti i settori economici nazionali, quello più dinamico, con una crescita degli occupati nel 2014 dell'1,6% (+2,4% i dipendenti; +0,7% gli indipendenti), e con un ancora più significativo più 7,1% tendenziale nell'ultimo trimestre.
Nel 2015 - si legge nella nota di aggiornamento Ismea-Unioncamere - le politiche a sostegno del ricambio generazionale in agricoltura e gli incentivi alle nuove assunzioni (decontribuzioni), introdotti con la legge di stabilità, potranno determinare un ulteriore incremento dei livelli occupazionali nelle campagne.
Positivo il bilancio 2014 anche per l'export agroalimentare, balzato a 34,3 miliardi di euro (+2,4% sul 2013). Nel 2015, la svalutazione dell'euro, il rafforzamento della ripresa economica in Usa, la divergenza delle politiche monetarie tra le due sponde dell'Atlantico, nonché gli stanziamenti e le misure a sostegno dell'internazionalizzazione e il prevedibile effetto-spinta di Expo avranno un impatto presumibilmente positivo sulle vendite all'estero del settore agroalimentare. La crescita dovrebbe quindi accelerare rispetto al 2014.
In relazione ai consumi, - conclude il Flash Update - per i prodotti alimentari e le bevande, al netto della componente extra domestica, si può stimare, rispetto al 2013, una variazione prossima allo zero o in calo di pochi decimi di punto.
Le condizioni generali, in considerazione di un graduale recupero del potere di acquisto, associato anche ai risparmi sulle voci trasporti ed energia e alle risorse stanziate per le famiglie con la legge di stabilità, lasciano prevedere una svolta moderatamente positiva dei consumi nel 2015, che dovrebbe coinvolgere il comparto del food & beverage.
(Ismea - Roma, 12 marzo 2015)
A pesare sul 2014 fattori climatici e instabilità del contesto internazionale.
Roma - Avversità climatiche e tensioni geopolitiche hanno pesantemente condizionato la congiuntura del settore agroalimentare nell'anno appena trascorso, ma i segnali ravvisati nell'ultimo scorcio del 2014 suggeriscono un maggiore ottimismo per i mesi a venire.
È quanto emerge in estrema sintesi dai risultati del rapporto AgrOsserva - l'Osservatorio di Ismea e Unioncamere sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano - relativo al quarto trimestre del 2014.
Segnali positivi giungono dalla favorevole evoluzione delle dinamiche occupazionali in agricoltura (+1,5%), migliore rispetto a quella dell'occupazione totale (+0,5%), e dall'andamento dell'export agroalimentare, balzato nel 2014 a 34,3 miliardi di euro. Si tratta di un risultato in crescita del 2,4% su base annua. La dinamica del settore appare inoltre migliore rispetto a quella delle esportazioni nazionali analizzate nel loro complesso (+2%).
L'embargo russo e l'escalation bellica in Libia stanno determinando evidenti ripercussioni soprattutto nei settori ortofrutticolo, lattiero-caseario e delle carni suine, ma la svalutazione dell'euro rispetto al dollaro, unitamente al miglioramento delle condizioni economiche in Usa, dovrebbe imprimere un nuovo impulso all'export agroalimentare del made in Italy.
Da evidenziare anche il dato positivo sui consumi alimentari delle famiglie italiane che, seppure di pochi decimi di punto percentuale (+0,6%), appare in controtendenza rispetto agli ultimi due anni.
Sul versante dei prezzi agricoli, nonostante il recupero dell'ultimo trimestre trainato esclusivamente dalle coltivazioni, il bilancio del 2014 rimane complessivamente negativo (-5,5% rispetto al 2013). Sul versante dei costi l'analisi Ismea-Unioncamere conferma, seppure a ritmo più lento, la tendenza alla riduzione dei prezzi dei mezzi correnti di produzione anche nel quarto trimestre. Quanto alle dinamiche del credito in agricoltura, che costituisce uno dei due Focus tematici di questo Rapporto, gli ultimi aggiornamenti a settembre del 2014 rivelano un aumento dell'1,2% su base annua dello stock degli impieghi bancari a favore delle aziende agricole, in un contesto che, seppure in graduale miglioramento, resta invece negativo per la dinamica complessiva dei finanziamenti alle imprese.
Osservando le erogazioni, vale a dire il flusso di credito concesso alle aziende agricole nel periodo in esame, le elaborazioni Ismea su dati Sgfa indicano una lieve progressione (+0,3% su base annua), confermando il giudizio degli agricoltori che, secondo un'indagine qualitativa realizzata da Ismea, dichiarano un generale miglioramento delle condizioni di accesso al credito.
Forte l'attenzione all'ambiente delle imprese agricole. Come mostra l'altro Focus tematico di AgrOsserva, desunto dall'ultimo Rapporto GreenItaly di Unioncamere e Fondazione Symbola, 6 imprese agricole con dipendenti su 10, tra il 2011 e il 2013, si sono impegnate nello sviluppo di metodi e tecnologie finalizzati alla riduzione di consumi di energia ed acqua. Il 16%, poi, ha utilizzato fonti energetiche rinnovabili, orientando i propri investimenti in particolar modo verso il fotovoltaico. Inoltre, 7 imprese agricole su 10 svolgono attività di recupero di scarti e rifiuti. L'orientamento green del settore, tuttavia, riflette anche l'oggettiva e differente capacità di investimento economico del sistema produttivo. L'analisi dimensionale e geografica mostra infatti in maniera chiara come siano le imprese più deboli (più piccole e operanti nel Mezzogiorno) a faticare nel trovare le risorse finanziarie necessarie per sviluppare e accrescere tecnologie "verdi".
I dati sull'andamento del valore aggiunto, del reddito agricolo e sulla nati-mortalità delle imprese agricole costituiscono, invece, il fronte di maggiore preoccupazione.
In particolare, nel 2014, il tessuto imprenditoriale ha perso 19.035 imprese, con una diminuzione del -2,5%, ben superiore a quella che si osserva per il complesso dell'economia (-0,3%). Tuttavia, nel 2013 la perdita di imprese era stata ancora più rilevante sia in termini percentuali (-4,1%), sia in valori assoluti (32.798 imprese in meno). Prosegue invece nel 2014 l'espansione dell'industria alimentare, il cui stock di imprese sale a 69.111 unità, con un incremento di 691 unità rispetto al 2013 (+1%).
(Ismea 27 febbraio 2015)
La situazione sui mercati agroalimentari si profila ancora prevalentemente debole questa settimana, salvo qualche sporadica nota positiva.
Roma, 23 febbraio 2015 - Nel comparto lattiero-caseario il mercato resta depresso e i valori andranno ad assestarsi sui bassi livelli raggiunti. Non si esclude al contrario un progressivo recupero dei prezzi del burro, ma solo per fattori stagionali, mentre il resto delle produzioni, ad iniziare dai formaggi grana, non dovrebbero subire particolari scossoni. Per quanto concerne la materia prima, a gennaio Ismea rileva ancora una caduta del prezzo del latte crudo alla stalla che da 36,95 euro/100 litri di dicembre è sceso a 36,50 (-1,2%).
Situazione ancora molto pesante per le carni suine, in un mercato che continuerà presumibilmente a subire forti interferenze dall'estero. Si stima che sui circuiti europei i vuoti lasciati dall'embargo russo, mercato in cui l'Ue destina annualmente il 23% delle sue esportazioni, abbiano determinato un'offerta aggiuntiva di quasi 330mila tonnellate. Il calo dei prezzi dei principali produttori Ue ha dato una spinta alle importazioni italiane di tagli suini che nell'ultimo anno sono cresciute dell'8% (dato riferito ai primi 11 mesi del 2014).
Il quadro zootecnico si completa con un mercato dei bovini che dovrebbe mantenere l'andamento stagnante delle scorse settimane e con un comparto avicolo che già da marzo potrebbe al contrario beneficiare di qualche miglioramento sul fronte dei prezzi. Resta invece fortemente critico il comparto dei conigli, che denuncia anche difficoltà di tenuta sul piano della redditività.
Relativamente alle produzioni vegetali, le condizioni restano negative sul mercato dei cereali. Ismea segnala in particolare un ulteriore indebolimento del grano duro, in un momento di forte esposizione alla pressione dei frumenti canadesi. Pertanto, non è da escludere, da qui a fine mese, ancora una correzione al ribasso dei valori, dopo i forti rincari dei mesi scorsi. Per il resto delle produzioni, la situazione resta caratterizzata da una scarsa tenuta delle quotazioni del frumento tenero e dei cereali foraggieri (in particolare mais e orzo), anche a seguito dell'ulteriore rafforzamento delle previsioni sui raccolti mondiali, mentre i listini del riso mantengono e continueranno presumibilmente a registrare un trend positivo.
In quanto ai vini, non si esclude che anche questa settimana il mercato possa scontare le condizioni di difficoltà riscontrate in alcuni sbocchi significativi, dove al momento si riscontrano forti condizionamenti da parte dell'offerta spagnola. Anche per gli oli di oliva il mercato sembra in questa fase seguire la scia di Madrid, ma in questo caso positivamente, dal momento che gli ulteriori aumenti attesi sui prezzi dei lampanti stanno avendo ripercussioni sull'intero circuito dei raffinati anche in Italia.
Mercati a due velocità per i prodotti frutticoli, con situazioni di forte difficoltà di collocamento per le mele, pressate anche da un'offerta abbondante in Italia e nel resto d'Europa. I problemi principali si stanno però verificando sul fronte delle esportazioni nell'intera area del Nord Africa, dove l'escalation bellica in Libia ha sottratto un importante sbocco alle produzioni nazionali, dal momento che Tripoli rappresenta il secondo mercato extra Ue e il quarto nel complesso (nel ranking del 2014). Difficile anche la situazione in Egitto, diventato primo mercato extra Ue e secondo in assoluto per le mele italiane. Tutto lascia pertanto presupporre che la situazione non possa migliorare nei prossimi giorni.
Sul mercato del kiwi le pressioni concorrenziali da parte della Grecia dovrebbero rapidamente attenuarsi lasciando di fatto il mercato in mano prevalentemente agli operatori italiani, anche in considerazione di un'offerta cilena più scarsa rispetto alle attese. Tali condizioni prefigurano un epilogo di campagna favorevole soprattutto al prodotto nazionale.
Mercato regolare per le pere, mentre la situazione resta pesante nel comparto agrumi, con le arance che scontano in generale una scarsa recettività da parte della domanda. Si ritiene che anche questa settimana il quadro non subisca mutamenti.
Tra gli ortaggi, si segnala un primo assestamento al ribasso dei prezzi sul mercato delle zucchine, connotato finora da aumenti considerevoli che hanno triplicato i valori alla produzione rispetto a quelli di un anno fa. Tale condizione si è riscontrata a seguito di una forte variabilità climatica che ha reso discontinua e spesso carente l'offerta del prodotto di serra. È probabile che questa situazione possa adesso rientrare e riallineare progressivamente i valori a quelli di stagione.
Esordio sottotono infine per i carciofi, con l'entrata in produzione delle varietà romanesca in arrivo da Lazio e Campania.
(Ismea servizi 23 febbraio 2015)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 5 1 febbraio 2015
(Formato pdf scaricabile in allegato)
SOMMARIO Anno 14 - n° 5 1 febbraio 2015
1.1 editoriale Picconate alla Grecia! La finanza internazionale non perdona i ribelli.
2.1 nomine Alleanza Cooperative: Rosario Altieri è il nuovo presidente,
2.2 consumi Ismea, leggero rimbalzo dei consumi.
3.1 cereali Cereali, rientrano le previsioni pessimistiche sulla produzione canadese
4.1 Lattiero caseario Primi segnali di ripresa del burro
5.1 Agricoltura IMU: Moncalvo (Coldiretti), Governo mantiene impegni, bene Martina.
5.2 Ho.Re.Ca. Confesercenti Emilia Romagna, indilazionabile l'abbattimento fiscale.
6.1 terremoto Le utenze private vanno pagate da tutti, anche nei MAP..
6.2 EXPORT Distretti produttivi. In crescita l'export nel terzo trimestre 2014.
7.1 Expo 2015 La Fondazione Barilla ha presentato la "Carta di Milano" a Washington.
L'ultimo scorcio del 2014, complice il calo del prezzo del petrolio e un tasso di inflazione ai minimi storici, regala un mini rimbalzo dei consumi alimentari delle famiglie italiane.
Roma - È quanto emerge dai dati del Panel famiglie Ismea Gfk/Eurisko relativi ai primi 11 mesi dell'anno, da cui si evince un recupero della spesa per alimenti e bevande di circa mezzo punto percentuale su base annua.
Un primo timido segnale di inversione di tendenza, dopo il dato particolarmente allarmante del 2013 ( -3,1% la contrazione della spesa alimentare) che prelude, se non a un rilancio dei consumi, quanto meno ad uno stop del trend flessivo che ha caratterizzato il periodo recente.
Il potere d'acquisto delle famiglie (in crescita dell'1,9% nel terzo trimestre dell'anno) ha trovato giovamento dall'inflazione vicina allo zero, dal calo del prezzo della benzina e da una politica di bilancio pubblico, dopo anni di austerity, un po' meno restrittiva, ma l'elevata disoccupazione e la frenata degli investimenti lasciano ancora dubbi su un auspicabile consolidamento del trend.
Tra le varie categorie di prodotto, aumenta in particolare la spesa dei derivati dei cereali (+5,6%), trainati prevalentemente dalla biscotteria (+6%). Si conferma la buona performance del complesso dei dolciumi (+4% in valore), e degli oli e grassi vegetali (+6,1%), con gli oli di oliva extravergine che spuntano un +3,3%.
Positivo anche il dato dei prodotti ittici, che stanno lentamente risalendo la china (+1,8%) dopo la caduta a doppia cifra del 2013. Tra le carni fresche, che avanzano nel complesso dello 0,7% (sempre in valore) si rilevano dinamiche divergenti, con i tagli bovini e avicoli in aumento rispettivamente dell'1,5% e del 4,7% a fronte del meno 6% della carne suina. In flessione anche la spesa delle famiglie in salumi (-0,8%), nonostante un aumento dei volumi acquistati.
Riguardo poi all'ortofrutta, secondo il panel famiglie Ismea- GFK/Eurisko - che monitora gli acquisti non solo presso gli scaffali della Gdo ma anche nel dettaglio tradizionale, mercati rionali, ambulanti e porta a porta - gli italiani hanno risparmiato, negli acquisti di frutta e verdura fresche, il 2,4% sul 2013, aumentando invece del 3,6% il budget destinato alla frutta trasformata. Un segmento in ridimensionamento nel carrello degli italiani è poi quello del latte e derivati (-1,1% in valore), che sconta sia la disaffezione nei confronti del latte fresco da parte di alcune fasce di consumatori (-5% la spesa, in presenza di un calo ancora maggiore dei volumi), sia la flessione degli acquisti di formaggi (-0,9%) dovuto in particolare ai freschi (-5,1%). Il comparto del beverage (+3,3%), al contrario, pare abbia trovato, dopo il tonfo del 2013, un nuovo slancio grazie soprattutto alle acque minerali. Per i vini il dato resta invece leggermente negativo, con un meno 0,2% sul 2013.
La tabella è consultabile su Ismea servizi a questo link http://www.ismeaservizi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5166
(Fonte Ismea 23 gennaio 2015)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 4 25 gennaio 2015
SOMMARIO Anno 14 - n° 4 25 gennaio 2015 (scaricabili in pdf allegato)
1.1 editoriale Chi, dopo Napolitano insieme a Draghi, per la resurrezione?
2.1 alimenti animali Efsa, su mangimi con solanum glaucophillum
3.1 mais e soia Mais & Soia dati previsionali 2014-15
4.1 Lattiero caseario Leggero rimbalzo per il latte spot
5.1 lattiero caseario Parmigiano Reggiano, preoccupa il prezzo medio latte 2014
5.2 quote latte Quote latte, una sentenza di assoluzione passata in sordina
6.1 crisi latte Confagricoltura, la crisi del Parmigiano Reggiano rispecchia quella di tutto il comparto.
6.2 parmigiano reggiano Il Sistema Parmigiano Reggiano in audizione in Senato
7.1 prezzi agricoli Ismea, meno 5,5% i prezzi agricoli nel 2014
I prezzi agricoli in Italia hanno fatto segnare, nel 2014, una riduzione del 5,5% rispetto all'anno precedente, determinata da flessioni dell'8,5% nel comparto delle coltivazioni vegetali e del 2,3% nell'aggregato zootecnico
Roma 19 gennaio 2015 - È quanto emerge dall'indice dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli elaborato dall'Ismea che, nell'anno appena trascorso, si è attestato mediamente a 113,6 (l'indice è calcolato in base 2010=100).
Tra le colture vegetali le maggiori riduzioni si riscontrano per i vini, con un meno 14% rispetto ai valori elevati del 2013, e per i semi di soia (-17,7%). Il consuntivo d'annata segnala anche una forte flessione dei prezzi per ortaggi e frutta, rispettivamente del 13,3% e dell'11,9% sul 2013, penalizzati dai surplus produttivi e dalla debolezza dei consumi finali.
Negativo anche il bilancio dei cereali (-3,2%). In questo caso l'indice Ismea riflette andamenti contrapposti, con i prezzi di grano duro e risone in crescita del 12 e del 18,3 per cento, e con frumento tenero e mais in flessione dell'11,6% e del 17,6%. Gli oli di oliva archiviano il 2014 con un balzo in avanti del 14,2%, confermando il trend al rialzo del 2013.
Nel settore zootecnico le rilevazioni dell'Ismea indicano, nella media del 2014, una dinamica leggermente positiva per l'insieme dei lattiero-caseari (+0,4%), ascrivibile a un recupero delle quotazioni del latte vaccino e a un buon andamento dei formaggi, tra fusi, molli e semiduri. Flettono al contrario i listini del burro (-11,2%) e dei formaggi grana. Solo il Pecorino romano aumenta di oltre il 30% rispetto al 2013, di riflesso a un forte calo dell'offerta registrata nel corso dell'anno.
Relativamente al bestiame vivo (-4,3% nella media del 2014), si riscontrano riduzioni generalizzate, con variazioni comprese tra il meno 6,6% degli avicoli e il meno 1,6% di ovi-caprini e suini. A motivare i ribassi sono state soprattutto le pressioni competitive dall'estero e la stagnazione dei consumi interni di carni. Negativo anche il dato delle uova, che hanno ceduto in media il 5,8%.
L'ultimo aggiornamento dell'indice, relativo al mese di dicembre, mostra rispetto a novembre una diminuzione dei prezzi agricoli dell'1,8%, più marcata per le coltivazioni (-3,4%) rispetto all'aggregato zootecnico (-0,2%). Su base annua i prezzi agricoli mostrano in media un differenziale negativo del 4,6%: cedono, rispetto a dicembre 2013, lo 0,6% le produzioni vegetali e il 9,1% quelle animali.
L'indice mensile è disponibile a questa pagina http://www.ismeaservizi.it/dati-agroalimentare/indice-prezzi
(fonte Ismea servizi)
Grana Padano DOP in testa alla classifica, Parmigiano-Reggiano DOP secondo. In terza posizione la Mela Alto Adige IGP
Roma - Quest'anno la classifica Qualivita, che misura le performance economiche dei 269 prodotti italiani a denominazione di origine, vede al primo posto il Grana Padano DOP, seguito dal Parmigiano-Reggiano DOP e, in terza posizione, dalla Mela Alto Adige IGP. Seguono Prosciutto di Parma DOP, Pecorino Romano DOP, Aceto Balsamico di Modena IGP, Gorgonzola DOP, Mozzarella di Bufala Campana DOP, Speck Alto Adige IGP, Mela Val di Non DOP, Prosciutto di San Daniele DOP, Mortadella Bologna IGP, Bresaola della Valtellina IGP, Taleggio DOP e Toscano IGP.
1° - Grana Padano DOP
Con circa 885 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale, 530 milioni all'export e il 30% della sua produzione che varca i confini nazionali il Grana Padano DOP guida la classifica 2014.
2° - Parmigiano-Reggiano DOP
Secondo posto, ma staccato di pochissimo dal primo, per il Parmigiano-Reggiano DOP: 809 milioni di euro il fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all'export. Anche in questo caso il 30% della produzione viene esportato.
3° – Mela Alto Adige IGP
Terza principalmente in merito alla quantità percentuale esportata (pari al 61%) ha comunque buone performance economiche.
Ottime performance economiche anche per il Prosciutto di Parma DOP (4°): 500 milioni di euro per il fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale e 241 milioni all'export. Il Pecorino Romano (4° pari merito) primeggia soprattutto per la quantità di produzione certificata esportata.
Note sulla Classifica Qualivita
La Classifica delle produzioni a DO vuole rispondere a esigenze pratiche del comparto, ma non vuole assegnare delle medaglie. La Fondazione
Qualivita intende infatti mettere in luce quelle Denominazioni che hanno mostrato una buona capacità di performance complessiva, con il solo
intento di creare dei "campioni" che le altre produzioni possano, mutatis mutandis, prendere a modello per il futuro e per fornire uno stimolo ai
"campioni" stessi, affinché proseguano lungo la via dell'innovazione.
Come funziona la classifica
La Classifica Qualivita si basa su una metodologia consolidata ed utilizzata dai ricercatori a tutti i livelli nella messa a punto di "classifiche " o "benchmark". La posizione di ciascuna produzione nella graduatoria finale scaturisce dalla media aritmetica delle posizioni ottenute in altre singole graduatorie.
Per la Classifica Qualivita le variabili scelte – ritenute importanti per il loro "potere esplicato" in termini di performance - per le singole graduatorie
sono:
• fatturato alla produzione sul mercato nazionale;
• fatturato al consumo sul mercato nazionale;
• fatturato da export;
• quantità esportata.
Per ciascuna variabile, è stata dunque creata una graduatoria che va da 1 a n prodotti, dove 1 è stato assegnato al best product per quella variabile e così via. Nel caso di prodotti con stessa posizione in graduatoria, ad esempio 4 prodotti in terza posizione, il rank di queste produzioni è stato posto come 3, per poi ripartire dalla posizione settima. La classifica finale promana dalla media aritmetica semplice dei rank così ottenuti. Si è deciso di non effettuare ponderazioni.
(Fonte Fondazione Qualivita - Ismea 17/12/2014)
Dop e Igp, export si conferma fattore di traino del comparto.
di Virgilio Parma 11 dicembre 2014 -
Roma, 17 dicembre 2014
Un volume prodotto pari a 1,27 milioni di tonnellate, di cui oltre un terzo esportato per un valore pari a circa 2,4 miliardi di euro in aumento del 5% su base annua; un fatturato alla produzione di 6,6 miliardi di euro e al consumo di circa di 13 miliardi di euro. L'Italia rimane leader mondiale del comparto per numero di produzioni certificate, con 269 prodotti iscritti nel registro Ue, di cui 161 DOP, 106 IGP, 2 STG. Un comparto che garantisce la qualità anche attraverso i 120 Consorzi di tutela riconosciuti dal MIPAAF, 48 Organismi di Certificazione autorizzati, per un complessivo numero di oltre 60.600 visite ispettive e 75.700 controlli analitici (campione di 150 prodotti).
Questi i numeri principali del rapporto Ismea Qualivita presentati lo scorso 17 dicembre a Roma alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.
" Il sistema italiano dei prodotti agroalimentari a denominazione protetta - ha spiegato Ezio Castiglione, presidente di Ismea - mantiene un buono stato di salute. L'export, ancora in crescita sostenuta, resta tuttavia l'unico elemento trainante. Continua invece a drenare fatturato il mercato interno, anche se i consumi, in una situazione quest'anno un po' meno critica, stanno tendendo gradualmente a stabilizzarsi. Il più 5% delle vendite all'estero - ha proseguito Castiglione - conferma il successo del Brand Italia oltre confine, dove gli spazi di crescita restano ampi e incoraggianti. Sfruttare i potenziali significa però agire con maggiore determinazione sulle leve aziendali, in particolare sulla competitività, in un mercato reso nel frattempo più trasparente dal Pacchetto Qualità che, con la protezione 'ex officio', impone agli Stati Ue la tutela delle denominazioni d'origine contro i falsi. Cruciale sarà anche l'esito dei negoziati nell'ambito dell'accordo bilaterale con gli Usa. L'inserimento della tutela dei marchi di origine tra i punti fondamentali della trattativa rappresenta un importante passo in avanti, bisognerà adesso tradurlo nei testi attuativi."
Nel 2013, si evince dal rapporto Ismea Qualivita, la produzione certificata nel suo complesso - pari a 1,27 milioni di tonnellate - è diminuita del 2,7%. Questa flessione è stata determinata principalmente dal calo produttivo degli ortofrutticoli e cereali (-7%), mentre i formaggi e i prodotti a base di carne hanno registrato volumi stabili, mostrando di fatto un consolidamento del livello della loro produzione. In lieve flessione (-0,9%) il certificato degli aceti balsamici, mentre risulta in controtendenza il dato delle carni fresche (+14,4%) che è in aumento ormai da un triennio. Sale anche la produzione certificata degli oli extravergini di oliva (+2,1%) dopo il calo del 2012.
Passando ad analizzare i valori di mercato, si osserva un giro di affari potenziale di 13 miliardi di euro di fatturato al consumo - di cui 9 registrati sul mercato nazionale - e di 6,6 miliardi di euro di fatturato alla produzione - di cui 2,4
miliardi sono il fatturato all'export alla dogana (+ 5%). Osservando il fatturato alla produzione generato dai singoli prodotti, si continua a rilevare una forte concentrazione dei valori su poche denominazioni. Nel 2013 le prime dieci DOP IGP assommano infatti all'81% del fatturato. Inoltre si registra per questo valore un calo dell'1,7%, generatosi a causa esclusivamente della flessione del mercato interno (-5,2%) che sconta ancora le conseguenze della crisi dei consumi. Per lo stesso motivo, il fatturato al consumo sul mercato nazionale registra una flessione del 3,8%.
Continua ad essere sempre asimmetrico il peso sul totale in termini di numero di denominazioni e di fatturato per alcuni comparti (come gli ortofrutticoli e gli oli di oliva). Tale asimmetria deriva dal fatto che, nonostante il grande numero di riconoscimenti, soltanto poche denominazioni sviluppano apprezzabili valori di mercato, mentre la gran parte dei prodotti realizzano fatturati estremamente limitati.
(Fonte Ismea)
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