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Mercoledì, 18 Aprile 2018 20:45

Romelettric!!!

Sabato scorso la Formula E è sbarcata a Roma, nelle strade dell'EUR. Una grande festa, una bella gara scandita da sorpassi e ruotate. Il sogno di Enzo Ferrari si è realizzato. E non finisce qui.

di Matteo Landi - Fotografie Benedetta De Marchi

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Sam Bird, Lucas Di Grassi e Andrè Lotterer festeggiano su un palco, in un bagno di coriandoli tricolori. Il primo è un ottimo pilota GT e vanta fra le sue molteplici esperienze sportive un periodo da collaudatore per la Mercedes di F1, il secondo ha corso per un anno nella massima Formula, con poca fortuna, e nell'endurance con successo, il terzo ha sbancato più volte Le Mans. Adesso sono protagonisti nel campionato di Formula E. Davanti a loro una marea di persone in festa ed un obelisco. Se si allunga lo sguardo si scorge il Palazzo della Civiltà Italiana, detto anche Colosseo Quadrato. Pochi anni fa avrebbe potuto essere un sogno. Invece è tutto vero, non servono pizzicotti, non c'è da svegliarsi. Roma, la città eterna, divenuta per un weekend il ponte fra presente e futuro. Il 14 aprile le strade dell'EUR hanno ospitato le monoposto elettriche che corrono in tutto il mondo. Audi, Renault, Jaguar, Mahindra, DS, sono solo alcuni dei marchi che partecipano al campionato nato nel 2014. Vetture che vantano un'accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 3 secondi ed una velocità massima di circa 220 km/h. Fra un'accelerazione e l'altra, scandita dal fruscio del vento e dallo stridio delle gomme che scivolano sull'asfalto, migliaia di persone guardano incuriosite. Non corre la Ferrari, la nazionale Rossa, eppure tutti sembrano divertirsi. Sorpassi, ruotate, piloti che, come dei gladiatori moderni, si sfidano proprio nella Roma epica che conobbe altri tipi di lottatori. E' una grande festa, ma anche una sfida vera. Dispiace che il pilota italiano Luca Filippi non riesca ad uscire dalle retrovie, troppa sfortuna in un sabato per lui non indimenticabile. In Formula E tutto si svolge in un solo, intensissimo, giorno e se qualcosa non va per il verso giusto, lo paghi. Un format sicuramente interessante per il pubblico, che ha l'occasione di vedere compattate dalle 8,00 alle 17,05 prove libere, qualifiche, super pole e gara. Con in mezzo sessione di autografi, con i piloti a disposizione del pubblico, ed altre attività parellele. Mentre negli stand adiacenti alla pista DJ e musicisti accompagnano coloro che si avventurano fra le auto in esposizione: dalla monoposto di Formula E del futuro ad avveniristiche auto da strada. A Roma è successo questo ed altro, in un weekend da ricordare che ha dato lustro alla nostra capitale ed al paese intero.

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Le monoposto all'EUR: un sogno di Enzo Ferrari

Negli anni ottanta Enzo Ferrari tentò di far correre la Formula 1 a Roma, proprio nel quartiere dell'EUR. La gara fu inserita nel calendario di F1 del 1985 ma prima della sua disputa fu annullata: proteste ecologiste e congiunture politiche negarono il realizzarsi del sogno dell'uomo, icona italiana, e di milioni di appassionati. Quando nel 2009 viene presentato in Campidoglio il progetto di un Gran Premio di F1 da svolgersi sempre nell'EUR sembrano esserci tutti i presupposti perchè quanto messo nero su bianco possa concretizzarsi. C'è il disegno della pista, c'è l'entusiasmo di Maurizio Flammini, già organizzatore del mondiale Superbike, a promuovere quello che dovrà essere un evento con pochi uguali. Neanche due anni dopo l'allora sindaco della capitale Gianni Alemanno annunciò la rinuncia formale al progetto: ancora una volta la politica fece capolino sulla vicenda e Bernie Ecclestone ne ebbe abbastanza. Il 14 aprile 2018 la Formula E è riuscita laddove il grande Circus della F1 ha fallito. Fra le due categorie c'è un differenza abissale: da una parte corrono vetture con 1000 cv, dall'altra mezzi con prestazioni ben più modeste, in altre parole le auto che disputano le due categorie hanno in comune solo il numero delle ruote. Questo non toglie alla Formula elettrica le ragioni del suo successo: meno politica, organizzazione "smart", format che asseconda le esigenze del grande pubblico avvicinando i fan ai piloti ed alle auto. Tutte caratteristiche che hanno fatto la differenza, unite ai capitali che Formula E ha messo a disposizione per il rifacimento del manto stradale di parte dell'EUR ed al restauro di infrastrutture che resteranno a disposizione dei cittadini.

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Sam Bird vince davanti a più di 30.000 spettatori

La gara ha visto prevalere l'inglese Sam Bird, pronto ad approfittare della disavventura occorsa allo svedese Felix Rosenqvist, appiedato al 22esimo giro da una sospensione danneggiata. Un gran premio ricco di sorpassi e colpi di scena. A regalare emozioni ci ha pensato anche il brasiliano Lucas Di Grassi, secondo al traguardo dopo una bella rimonta condita da ruotate che hanno infiammato il pubblico. Come detto, peccato per Luca Filippi, mai protagonista e solamente 13esimo al traguardo. Stavolta la sua Spark-NIO non ha reso al meglio, come dimostra la 12esima posizione del compagno Oliver Turvey. In Formula E l'Italia è tuttavia comunque protagonista: tutti i piloti corrono con l'ottimo telaio nato dalla collaborazione fra Spark e Dallara, casa costruttice di Varano de' Melegari che vanta innumerevoli successi nei campionati automobilistici di tutto il mondo. Come sempre ha regalato spettacolo l'ex F1 Sebastien Buemi, mai domo e sempre pronto a ricorrere alle maniere forti quando c'è da attaccare o difendere la posizione. Lo svizzero si è comunque dovuto accontentare del sesto posto finale, dietro a Jean-Eric Vergne. Il francese, anch'egli ex F1, rimane leader della classifica e nonostante corra per la squadra privata cinese Techeetah, che utilizza materiale Renault, sta riuscendo ad avere la meglio su piloti che possono contare sull'appoggio della case madri.Roma 2018-2

Roma, la festa continua

Al termine della gara, fra musica e coriandoli, la sindaca Raggi ha annunciato l'intenzione di voler continuare ad ospitare la Formula E per altri 5 anni. Roma diventerà così una tappa abituale per gli appassionati di corse e non solo. Ancora 5 anni di sostenibilità, divertimento e competizione per Roma, sempre più Città Eterna.

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Domenica, 08 Aprile 2018 21:56

F1, Bahrain: Vettel nella storia!

Ferrari vince ancora grazie ad una magia del pilota tedesco: riscritta la storia delle corse. Bottas e Hamilton battuti. Sfortuna per Raikkonen. Che gara stupenda!

di Matteo Landi

Domenica 08 aprile 2018, uno di quei giorni che, sportivamente parlando, ringrazi Dio di aver vissuto. Una gara che rimarrà per sempre negli annali della Formula 1, come Jarama 1981 o Montreal 2003, con Villeneuve nel primo caso e Schumacher nell'altro, eroicamente vincenti nonostante il pressante fiato sul collo dei rivali giunti al traguardo a pochi metri di distacco. Bahrain 2018, la gara che consacra definitivamente Vettel nell'Olimpo dei grandi, così da fugare ogni dubbio anche a chi lo ha sempre visto pluricampione solo grazie ai mezzi che ha guidato. Il tedesco così fa due su due e dopo un Gran Premio d'Australia vinto di strategia, con anche un pizzico di fortuna, vince oggi nonostante la strategia, folle, dell'unico pit stop, portando a compiere alle sue gomme soft quasi 40 giri. A dire il vero l'azzardo era divenuto l'unico modo per vincere la gara quando si è visto il passo velocissimo delle due Mercedes, ma per concretizzare il risultato serviva un vero maestro della guida e Vettel lo è stato. A pochi giri dalla fine la vittoria di Bottas sembrava quasi scontata, poi sono venute fuori le doti da campionissimo di Vettel e la Ferrari ha potuto ancora una volta festeggiare nonostante i pronostici fossero tutti a favore dello squadrone Mercedes e di Hamilton.

Pole position e vittoria: Ferrari e Vettel danzano nel deserto del Bahrain

Ma in qualifica era già evidente come la Ferrari, dopo lo scherzetto australe, fosse pronta a giocare ancora in attacco, con Vettel e Raikkonen capaci di strappare una clamorosa doppietta. Riuscirci poi su una pista "completa" in cui la potenza della power unit, l'efficienza aerodinamica ed una buona trazione sono caratteristiche necessarie per ben figurare aveva gettato scompiglio nel box Mercedes. Inoltre l'armata tedesca era dovuta ricorrere alla sostituzione del cambio sulla vettura di Hamilton, costretto in gara a scattare solamente in nona piazza in seguito alla penalità di 5 posizioni prevista da regolamento. Allo spegnersi dei semafori Vettel è riuscito a mantenere la testa mentre Raikkonen, partito dal lato sporco, si è visto sfilare da Bottas. Intanto Hamilton iniziava una furiosa rimonta capace di portarlo in pochi giri in top 4. Ad un certo punto la gara sembrava andare incontro all'inglese, su una strategia che prevedeva una sola sosta consapevole dell'ottima velocità della sua vettura con le più durevoli gomme medie. Chissà come sarebbe andata a Raikkonen se gli avessero montato adeguatamente le supersoft per l'ultimo stint. Non lo sapremo mai, perchè lo sfortunato finlandese alla ripartenza dalla piazzola di sosta ha incompevolmente investito un meccanico che ancora non era riuscito a sostituire la posteriore sinistra. Risultato: ritiro per Raikkonen e gamba fratturata per il tecnico Ferrari. La casa del Cavallino si è così ritrovata nel finale di gara con una sola freccia nel suo arco contro le due Mercedes che dotate di gomme più fresche sembravano potersi sbarazzare facilmente della Ferrari leader della corsa. Forse solo a Vettel poteva riuscire la prodezza di cui si è reso protagonista. Con Hamilton più staccato Bottas ha provato all'ultimo giro l'attacco decisivo ma Vettel, quasi sulle tele, lo ha respinto andando a vincere ed entrando nella storia delle corse.

Ferrari-Mercedes: 2 a 0

Due vittorie su due gare per la Ferrari, su piste totalmente diverse: il cittadino di Melbourne ed una tracciato "vero" come quello costruito nella periferia di Manama. Vincendo "di rapina" in Australia, partendo dalla pole position in Bahrain. Per ora sta vincendo sui rivali anche sul piano dell'affidabilità, vista la necessità di Hamilton di dover sostituire il cambio dopo solamente un evento e la debacle personale di Bottas quando durante le qualifiche del Gp d'Australia è andato a muro. E' presto per parlare di "lotta mondiale" ma intanto godiamoci questa Ferrari e....grazie Vettel!

Toro Rosso fa festa e Sauber porta in top ten il marchio Alfa Romeo. Red Bull, che disastro!

Tralasciando Ferrari e Mercedes il secondo Gp della stagione ci consegna tre sorprese, di cui una in negativo. E' infatti andata malissimo a Red Bull, annunciata protagonista di questo mondiale. Nei fatti non sta concretizzando. Le vetture austriache nelle prove libere avevano mostrato un passo da primato ma già sabato Verstappen ha rovinato i piani della compagine di Mateschitz andandosi a schiantare contro le barriere, determinando così la sua 15esima posizione sulla griglia di partenza. In gara non è andata meglio al giovane pilota, ritiratosi dopo un contatto con l'incolpevole Hamilton. Dopo la pessima prestazione australiana un altro passo falso per il giovane olandese che rinverdisce così il soprannome "Versbatten" a suo tempo attribuito al padre. Peccato per Ricciardo, buon quarto sabato, vittima domenica di un presunto problema elettrico dopo pochi km. Zero in casella così per Red Bull in una gara che ha visto sorridere, eccome, i cugini di Toro Rosso: primi punti in F1 per Gasly che ha caparbiamente condotto al quarto posto finale la sua vettura dotata di una rinvigorita power unit Honda che ha permesso al francese di difendersi senza problemi sugli allunghi del circuito di Manama. Chissà come si sentiranno in McLaren: anni passati ad incolpare il costruttore nipponico per gli scarsi risultati ottenuti ed ora che hanno i motori Renault si beccano manciate di secondi dal piccolo costruttore faentino. Detto di Toro Rosso l'altra bella sorpresa è la buona prestazione della Sauber colorata Alfa Romeo, addirittura a punti con il meno blasonato Ericsson. Lo svedese si è reso protagonista di una gara solida, giungendo nono al termine di una gara che non ha visto brillare il compagno di squadra, campione di F2, Leclerc. Considerando anche la quinta posizione finale della Haas di Magnussen si può pensare che in Sauber abbiano ricevuto una bella mano dalla power unit Ferrari. Un altro vanto per la casa di Maranello in un giorno che ha riscritto la storia della Formula 1.

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Domenica, 25 Marzo 2018 13:24

F1, Australia: Alba Rossa

Bentornata Formula 1, bentornata Ferrari! Vince Vettel, davanti ad un Hamilton velocissimo. Raikkonen va sul podio. A Maranello hanno tanto lavoro da fare ma intanto cominciano con una bella sbornia australe.

di Matteo Landi

Il tempo dei fatti è arrivato. Fiumi di parole si sono sprecati durante un inverno di ipotesi, speranze, opportunità. Ma non a Maranello. Il silenzio "assordante" dei mesi che hanno separato l'ultima gara 2017 dalla prima di questa nuova stagione, è stato rotto solo da qualche dichiarazione di Marchionne riguardo la gestione della Formula 1 da parte dei nuovi padroni di Liberty Media, tenendosi invece abbottonato quando c'era da esprimersi sulla riscossa Ferrari che i tifosi tanto invocavano. Alle parole di Vettel ed Hamilton nel dopo qualifica del sabato, con l'inglese baldanzoso e sorridente che quasi si faceva burla della mimica facciale assente di Raikkonen, il più serio dei tre durante la press conference, sono seguiti i fatti. Ed i fatti ci hanno consegnato una Ferrari protagonista, festosa con Vettel vincitore e Raikkonen terzo dietro ad un cupo Hamilton che, arpionata la prima pole position dell'anno, sperava in qualcosa di meglio. Saranno tante le pole Mercedes quest'anno, perchè è la specialità di casa Hamilton e la Mercedes va forte, tanto forte. E' senza dubbio la vettura più veloce del lotto, ma la gara si gioca domenica e con queste nuove velocissime vetture dotate di un'aerodinamica estrema, sensibile in negativo alle scie, con le quali superare è divenuto ancor più difficile, la strategia è divenuta determinante. Al termine di questo Gran Premio d'Australia si contano pochi sorpassi, ma lo spettacolo, scaturito da una lotta sui decimi di secondo, da una tensione costante, da una lotta fra uomini, non è venuto meno. Quel tipo di spettacolo che è la vera essenza della Formula 1. La pista di Melbourne è particolare, un cittadino piuttosto veloce, atipico. I responsi di questa domenica non sono da prendere come oro colato e la vittoria Ferrari non significa che a Maranello lotteranno per il mondiale ma quant'è bello vedere la Rossa tagliare il traguardo davanti a tutti, quant'è stato bello sentire l'inno italiano cantanto a squarciagola dai meccanici della Scuderia. Bentornata Formula 1, bentornata Ferrari!

Vettel veloce, fortunato e più solido di Hamilton. Mercedes superiore ma non basta

La gara di oggi è stata l'ulteriore dimostrazione di quanto i risultati dei test invernali vadano presi con le molle. Dopo le prove di Barcellona gli addetti ai lavori vedevano favorita la solita Mercedes, con la Red Bull pronta a contendere il successo allo squadrone tedesco e la Ferrari terza incomoda. Vettel e Raikkonen avevano sparato dei temponi ma tanti davano merito del risultato all'utilizzo delle gomme più morbide della vasta gamma Pirelli di quest'anno e ad un carico di carburante irrisorio. La pole position stratosferica di Hamiton sembrava dar ragione all'opinione comune. L'inglese era riuscito a stare davanti ai due piloti Ferrari di 6 decimi, un distacco abissale per la Formula 1 odierna. Ma quanto lo specialista della pole aveva messo del suo e quanto era dovuto alla velocità della sua Mercedes? Difficile da dire, considerando che è venuta meno la prestazione del compagno Bottas, a muro nell'ultima parte delle qualifiche dopo un errore pacchiano, inaccettabile da uno che guida per i campioni del mondo in carica, dominatori dell'era power unit. Sicuramente i tanti che vedevano una Red Bull in palla si erano sbagliati riguardo alle performance Red Bull, ottime ma appena inferiori a quelle Ferrari: Verstappen si è dovuto accontentare della quarta posizione ad un soffio da Vettel, Ricciardo, penalizzato di tre posizioni in griglia per non aver rallentato a dovere in prova quand'era esposta la bandiera rossa, addirittura dell'ottava posizione. Ed in gara per gli alfieri della squadra austriaca è andata anche peggio. Verstappen, poco lucido fin dal via quando ha perso la posizione nei confronti della Haas di Magnussen, nel tentativo di sopravanzare il danese ha esagerato ed è finito in testacoda. Per lui tante sbavature in una gara che ha terminato sesto. Due posizioni dietro al compagno Ricciardo: solido, veloce, mai sopra le righe, l'australiano ha cercato di artigliare il podio, ma nel finale non è riuscito a superare un Raikkonen che ha fatto le spalle larghe, facendo valere la sua grande esperienza. Il finlandese è stato il vero asso nella manica Ferrari. Ad una Mercedes che ha corso con una sola punta, Bottas è partito quindicesimo ed ha tagliato il traguardo mestamente ottavo, ha fatto contraltare una Ferrari forte della presenza al vertice di entrambi i piloti. Raikkonen è partito bene ed ha lungamente tenuto il passo del leader Hamilton. Quando il pilota Ferrari è entrato ai box per il suo cambio gomme la Mercedes ha reagito immediatamente chiamando alla medesima operazione Hamilton. Vettel, fino a quel momento terzo, si è così ritrovato in testa. Il tedesco ha tenuto un buon ritmo ma la sua sosta ai box lo avrebbe fatto finire inevitabilmente alle spalle dell'inglese e del finlandese. Questo sarebbe successo in una gara "lineare" ma Melbourne riserva spesso sorprese, e l'imprevisto, la Haas di Grosjean ferma a bordo pista in posizione scomoda dopo un pit stop maldestro, è arrivato nel momento migliore per la Ferrari. Vettel ha potuto compiere il pit stop in regime di Virtual Safety Car, e l'obbligo per tutti a procedere ad andatura limitata gli ha permesso di uscire dai box davanti ad Hamilton.

Che finale! Bentornata Formula 1!

L'ultima parte di gara è stata un concetrato di emozioni. Il tedesco è rimasto lucido mentre Hamilton gli fiatava sul collo. L'inglese non poteva credere ai suoi occhi, davanti aveva la Rossa del rivale Vettel. Forte di una Mercedes ultracompetitiva aveva ancora molti giri per compiere quel sorpasso che non gli è poi riuscito. E' rimasto costantemente negli scarichi del leader ma nel momento di massima pressione è uscito di pista perdendo due preziosi secondi. Hamilton si è messo nuovamente alla caccia di Vettel ricucendo lo strappo in pochi giri. Nel finale è arrivata la resa dell'inglese, chiamato dal suo box a tirare i remi in barca per salvaguardare gli stanchi pneumatici (questo ufficialmente, ma si ipotizza un piccolo "problema" di motore) e la gara è finita con un Vettel festoso, a pugno alto nonostante uno scomodo ed invadente Halo, con i meccanici gioiosi al muretto ed un'alba rossa quasi insperata. A Maranello dovranno lavorare molto, c'è comunque da chiudere un innegabile gap prestazionale con Mercedes, ma gli strateghi ed i meccanici del box Rosso, ed i piloti Vettel e Raikkonen, hanno dimostrato che si può indurre all'errore Hamilton, per non parlare di Bottas, e sfruttare l'ostentata sicurezza di Wolff e compagni a proprio vantaggio.

Haas è la quarta forza del mondiale, ma spreca tutto. McLaren ne approfitta ed Alonso torna a sorridere

Oltre alla lotta al vertice è da rilevare la prestazione messa in mostra da due outsiders, di cui uno di lusso: Haas e McLaren. I primi hanno conquistato in qualifica una strepitosa terza fila, con Magnussen davanti a Grosjean. In gara entrambi i piloti sono partiti alla grande: Magnussen ha lungamente occupato la quarta posizione dando filo da torcere a Verstappen, inducendolo ad un errore da principiante. L'olandese non ha perso la sua proverbiale velocità ma resta un baby fenomeno, più baby che fenomeno. Anche Grosjean al via è scattato bene e si è fatto sempre più grande negli specchietti del compagno Magnussen quando Verstappen si è tolto di mezzo. Sembrava una gran domenica da ricordare per il team americano ma è divenuta un vero incubo: al box entrambi i piloti hanno vissuto la stessa sventura con i meccanici che hanno avvitato male un pneumatico. Tradotto: ritiro per entrambi ed enorme occasione gettata al vento. Grazie anche alle disavventure Haas in casa McLaren si è vissuto il ritorno nelle posizioni che contano: i vertici sono ancora un miraggio ma, come dice Alonso, con la power unit Renault adesso possono lottare. Quinto lo spagnolo, nono Vandoorne, due vetture a punti: bene così. Male invece la ex collaboratrice degli inglesi, la Honda, nuova partner della Scuderia Toro Rosso: nei test invernali sembrava aver trovato quell'affidabilità e quella prestazione che ancora non aveva raggiunto dal suo ritorno in Formula 1 ma la prima gara del 2018 riporta i giapponesi alle tensioni vissute negli ultimi anni. Hartley ha terminato la gara in ultima posizione, 15esimo, Gasly si è ritirato. In queste condizioni è impossibile comprendere quale sia il reale valore della vettura progettata da Toro Rosso. E' certo invece che in Honda dovranno lavorare alacremente se non vogliono deteriorare il loro rapporto con il gruppo Red Bull, considerando che la possibile futura join venture con la "squadra madre" sarà fatta solo se in questo 2018 performance ed affidabilità saranno a livelli accettabili.

Prossima tappa Bahrain

Con il primo Gran Premio alle spalle si dovrà attendere due settimane per vedere all'opera le nuove monoposto sul circuito del Bahrain: una pista completamente diversa da quella australiana. Lì ci faremo un'idea più precisa riguardo le prestazioni delle diverse vetture. Mercedes sarà sicuramente competitiva, impossibile non tenere conto di quanto visto a Melbourne. In Ferrari rimangono con i piedi per terra ma adesso sono sicuri di poterli battere. Intanto godiamoci questo dolce risveglio in Rosso.

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Giovedì, 22 Febbraio 2018 21:55

SF71H: lo strabismo di Venere

Presentata la nuova vettura con cui Vettel e Raikkonen disputeranno il mondiale 2018. Bella, nonostante Halo, rossa e cattiva. Ed i tifosi sognano già.

di Matteo Landi

L'attesa è finita. Un mondiale sfumato, un inverno di duro lavoro nel silenzio più assoluto. A Maranello oggi si respirava un'aria diversa. La SF71H, nuova creatura realizzata dagli uomini Ferrari, è uscita allo scoperto. Doveva essere una delle Ferrari più brutte di sempre, a causa di Halo, il nuovo dispositivo posto a protezione della testa dei piloti obbligatorio per regolamento. Ed invece tolti i veli la nuova arma del Cavallino Rampante è sembrata la solita bellissima donna, con quel piccolo difetto che accentua ancora di più le sue caratteristiche migliori. Ne accentua il fascino, è lo strabismo di Venere. Marc Genè, con il suo inglese un pò maccheronico, un pò macchiettistico, ha introdotto l'evento tanto atteso dai milioni di fans sparsi nel globo. Rossa, tanto, più della vettura che l'ha preceduta. Meno bianco ed un pizzico di grigio. La vettura con cui Vettel e Raikkonen proveranno a riportare a Maranello un mondiale che manca ormai dal 2007 (2008 per il costruttori) è un concentrato di novità.

SF71H: lavoro maniacale sul versante aerodinamico alla ricerca della massima prestazione

Non si può non notare il lavoro di fino effettuato dalla squadra di Mattia Binotto sulle diverse aree della monoposto: la bocca delle pance laterali è assai complessa, un'evoluzione estrema del concetto introdotto proprio dalla Ferrari lo scorso anno sulla SF70H. Il retrotreno è stato miniaturizzato ed unitamente alle varie appendici aerodinamiche sparse sulla vettura si cerca una minore resistenza all'avanzamento, puntando sull'efficienza, in altre parole alla prestazione pura. Specialmente in qualifica, come rimarcato dal direttore tecnico Mattia Binotto. La velocità sul giro secco è stata la vera spina nel fianco della monoposto 2017 insieme ad un'affidabilità non eccellente: quest'anno saranno solamente 3 le power unit a disposizione per ogni vettura, nell'arco dei 21 gran premi previsti dal calendario 2018. Sarà una sfida incredibile per monoposto che sono chiamate ad esprimere le massime prestazioni a fronte di percorrenze superiori persino a quelle richieste ai prototipi che corrono nel mondiale endurance.

A Maranello c'è entusiasmo. Il motto è però sempre lo stesso: "piedi per terra e testa bassa"

Una sfida che non spaventa gli uomini di Maranello. Arrivabene in parte raffredda gli animi "fino a quando non vedi la vettura scendere in pista non si sa mai quanto possa andare" in parte lascia coltivare il sogno:"i tifosi voglioni i titoli? anche noi". Giusto così, perchè la sconfitta è ammessa ma per la Ferrari l'obbligo è, e sempre sarà, provare a vincere. 22 febbraio 2018, la mente è andata ad una ventina d'anni fa quando la Ferrari usciva da anni difficili e da un mondiale, quello 1997, perso per un'inerzia in quella stregata Jerez. Era il 1998, Montezemolo non poteva più nascondersi dietro le parole e puntava deciso al mondiale dopo un digiuno che durava dal lontano 1979. Tante analogie con quel passato che poi divenne glorioso dopo due ulteriori annate sfortunate. Allora al timone della Rossa c'era un tedesco, tale Michael Schumacher, che scrisse la storia rendendo ancor più ricco il palmares Ferrari. Adesso i tifosi sperano che Vettel possa replicare anche solamente in parte il successo ottenuto dal pilota più titolato della storia. Ma sei poi sarà l'amatissimo Raikkonen, sullo sfumare della sua lunga carriera, a riportare il sorriso a Maranello, beh...ben venga.

Anche Mercedes svela la sua nuova arma

La Ferrari dovrà fare i conti con una Mercedes più agguerrita che mai. La vettura che oggi stesso hanno presentato i tedeschi si presenta apparentemente come la logica evoluzione della titolata monoposto 2017. Spaventano le forme che sono riusciti a realizzare l'ex Ferrari Aldo Costa e compagni: un posteriore così rastremato che quasi scompare nella vista dall'alto. Unitamente ad una power unit ancor più potente potrebbero assicurare ad Hamilton e Bottas prestazioni spaventose, almeno per la concorrenza. A Maranello dichiarano di aver guadagnato anche loro qualche cavallo, ma questa resta pur sempre una Formula Hybrid in cui la cavalleria la fa da padrona e gli sviluppi aerodinamici apportati a Maranello potrebbero non bastare. A Melbourne, il prossimo 25 marzo, ne sapremo di più. E chissà se la nuova Alfa Romeo Sauber motorizzata Ferrari, presentata pochi giorni fa, accompagnerà il Cavallino Rampante nelle zone nobili della classifica. Il supporto di una power unit aggiornata e la classe del debuttante Leclerc, prodotto del Ferrari Driver Academy, saranno un importante valore aggiunto per la squadra svizzera largamente finanziata da Alfa Romeo. Le prove pre-stagionali che inizieranno il 26 febbraio a Barcellona potrebbero essere l'antipasto di un mondiale da sogno.

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Il 22 febbraio saranno presentate Ferrari e Mercedes. A seguire tutte le altre. Il 25 marzo scatterà il primo Gran Premio dell'anno: ecco a voi cosa vi aspetterà. Buon Mondiale a tutti!

di Matteo Landi

Lo scorso campionato ci ha consegnato l'ennesima vittoria Mercedes, frutto non di una lotta interna dei piloti della casa teutonica, com'era stato dall'inizio dell'era turbo-elettrica inaugurata nel 2014, ma di una rivalità con Ferrari, tornata finalmente ai livelli che le competono. Ben cinque vittorie per la casa di Maranello che si è dovuta piegare di fronte all'affidabilità ed alle performance della Mercedes. Hamilton ha raggiunto il quarto iride in Messico, con due ben due gare d'anticipo, ma se Vettel e la Ferrari non fossero incappati nella nota, sventuratissima, trasferta asiatica chissà come sarebbe andata a finire. Con i "se" e con i "ma" la storia non si fa ma il futuro è ancora da scrivere. E l'immediato, mancano ormai due mesi circa all'inizio del mondiale 2018, parla di un nuovo regolamento tecnico che cambierà notevolmente l'aspetto delle vetture e darà ancora più importanza al fattore affidabilità. Fattore che già ha fatto la differenza nella seconda parte della stagione 2017, quando la Ferrari incappava in problemi di ogni tipo e la Mercedes viaggiava come un treno. Nel 2018 le power unit disponibili, senza incorrere in penalità, per ogni pilota scendono a 3 per tutta la stagione, in luogo delle già esigue 4 del 2017. Non un cambiamento da poco se si considera, fra l'altro, che le gare saliranno a 21, una in più rispetto alla scorsa stagione.

La novità visibile sarà invece Halo: vistosa protezione della testa del pilota che farà salire il peso delle monoposto, diminuire la visibilità degli stessi piloti ma garantirà la loro sicurezza in caso di impatto frontale con oggetti o gomme. La sicurezza ha fatto passi da gigante, in questo caso a discapito dell'estetica delle monoposto che saranno più inguardabili di un lampo riflesso in uno specchio, e se tale dispositivo fosse stato sulla Ferrari di Massa nel 2009 il pilota brasiliano non sarebbe finito in ospedale e la sua carriera, chissà, avrebbe preso un'altra piega. Halo, tuttavia, non avrebbe evitato la tragedia di Bianchi: come dichiarato anche dal padre del pilota niente avrebbe potuto evitare la tremenda decelerazione. Ed è paradossale se si pensa che proprio quel dramma ha convinto le alte sfere della Federazione ad incentivare e promuovere la ricerca di qualcosa che proteggesse l'unica parte vulnerabile dei piloti: la testa. Halo è così qualcosa di sicuramente utile ma anche il parafulmine di cartone per un'istituzione che, trovatasi sotto accusa dopo la morte del francese, ha risposto con un dispositivo che snatura "l'ordinaria" silouette delle monoposto della categoria regina.

Considerazioni estetiche a parte le nuove monoposto che saranno presentate a breve, Ferrari e Mercedes apriranno le danze il 22 febbraio, andranno sicuramente più forte delle precedenti, in virtù anche di gomme Pirelli più soffici e quindi più prestazionali e saranno le regine di un campionato che si preannuncia fra i più esaltanti di sempre se si pensa alle sfide annunciate e promesse ed ai valori in campo. Andiamo a vedere quali saranno le squadre ed i piloti che vedremo il 23 marzo a Melbourne per le prove libere che sanciranno l'inizio del campionato. Un campionato non più visibile sui canali Rai, un pugno nello stomaco per tanti appassionati che ancora oggi ricordano le parole scandite da Mazzoni mentre Schumacher tagliava il traguardo a Suzuka nel 2000 riportando "i colori dell'arcobaleno sulle insegne del Cavallino Rampante". I Gran Premi saranno invece regolarmente trasmessi da Sky che si avvarrà della rete in chiaro TV8 per qualche diretta e per le differite, come già avviene con il motomondiale.

Mercedes: Lewis Hamilton – Valtteri Bottas

E' la squadra dominatrice dell'era ibrida. Dal 2014 non perde un titolo, piloti o costruttori che sia. Lo scorso anno ha trovato finalmente una degna antagonista nella Ferrari ma ha primeggiato ancora. Hamilton ha sempre meno punti deboli e se accanto non ha un Rosberg che può destabilizzarlo non si vede come possa sfuggirgli il quinto titolo mondiale con il Bottas che abbiamo visto nel 2017: altalenante, capace di belle vittorie ma anche di brutte figure come il testacoda in regime di safety car che lo ha visto protagonista durante il Gp di Cina. Finora si è mostrato un buon pilota, capace di portare tanti punti ma non ancora in grado di lottare per il titolo. E' tutto qui quello che può fare o migliorerà? Intanto in Mercedes si accontentano di Hamilton, che non è poco. Dunque Mercedes è la principale candidata al titolo 2018.

Ferrari: Sebastian Vettel – Kimi Raikkonen

Per la prima volta dal 2014, stagione che ha inaugurato il nuovo corso della F1, la Ferrari nel 2017 ha mostrato gli artigli. Una squadra, negli ultimi anni, rivoluzionata secondo la teoria dell'organizzazione "orizzontale" voluta dal Presidente Marchionne. Durante la scorsa stagione è rimasta a lungo in corsa per il titolo con Vettel, poi disavventure tecniche hanno spento i sogni di gloria. Per puntare al titolo iridato nella stagione che partirà a marzo servirà ancora più determinazione. Servirà una vettura in grado di assicurare ottime performance ed un'affidabilità assoluta: niente può essere lasciato al caso, pena un altro secondo posto nel mondiale o giù di lì. E per i tifosi e la stessa Ferrari sarebbe troppo poco. Il 22 febbraio Ferrari presenterà la nuova arma, pochi giorni dopo sarà con le altre squadre in pista a Barcellona ed avremo i primi responsi. Ma a Maranello dovranno dimostrare di essere capaci di sviluppare, a campionato in corso, la monoposto con la stessa efficacia degli uomini Mercedes, cosa non riuscita nel 2017, per non parlare degli anni precedenti. In quanto a Raikkonen, nel 2017 è stato molto più produttivo di quanto la classifica finale del mondiale abbia recitato: avrebbe potuto vincere a Monaco ed a Budapest ma ha sempre fatto l'uomo squadra lasciando punti al compagno Vettel. Per definire il suo stato di forma e le sue chance di ben figurare, e perchè no lottare per il titolo, saranno determinanti le sue performance nelle prime gare del Mondiale che deve disputarsi: non dimentichiamoci che nel 2017, mentre Vettel era protagonista di un avvio di mondiale da favola, Raikkonen faticava non poco a trovare una "chimica" con la propria monoposto lasciando per strada punti pesanti, divenendo così non più un contendente al titolo ma il semplice scudiero di Vettel. In merito al tedesco, se avrà la vettura giusta sarà sicuramente in grado di contendere il titolo ad Hamilton. La velocità non gli manca. Se alla vettura invece mancherà qualche decimo di secondo dovrà lasciare fuori dall'abitacolo quel nervosismo che lo scorso campionato gli è costato qualche punto: Baku docet.

Red Bull: Daniel Ricciardo – Max Verstappen

Doveva essere la nuova regina dell'era dei "mostri" (ricordiamo il cambio regolamentare del 2017 che ci ha riportato indietro nel tempo, a vetture più larghe dotate di gomme più ampie) ed invece è rimasta a cavallo fra il ruolo di sfidante principale della capofila Mercedes e quello della semplice comprimaria. Verstappen è la nuova stella della F1 ma ancora mostra un rendimento discontinuo e dovrebbe fare un bel bagno d'umiltà: siamo ancora davanti ad un ragazzo prodigio ma non ad un uomo. Ne gioverebbe la sua crescita professionale. Ricciardo è un top driver affermato, troppo spesso sottostimato, ha ormai la maturità per puntare al titolo. Se avrà la vettura buona sarà una vera spina nel fianco per Hamilton. Adesso Adrian Newey è totalmente concentrato sul progetto F1, dopo la divagazione chiamata "Aston Martin Valkyrie": per Ferrari e Mercedes potrebbero essere dolori.

Force India: Sergio Perez – Esteban Ocon

E' il miracolo di questa F1: budget ridotto, proprietario ricercato dalla legge, senza un rapporto diretto con un costruttore ma semplice cliente Mercedes. Eppure nel 2017 è giunta quarta nel mondiale e potrebbe ancora stupire. Perez è un pilota esperto, ha messo da parte le esuberanze di cui era protagonista in giovane età mantenendo la velocità che sempre lo ha contraddistinto. La scorsa stagione il suo compagno Ocon qualche volta gli ha fatto perdere le staffe, ma Sergio si trova di fronte ad un pilota veloce quanto lui ma con una voglia di emergere devastante. Ocon è un gioiello, Force India si è assicurata un potenziale campione. Ne vedremo delle belle.

Williams: Lance Stroll – Sergej Sirotkin

La favola Kubica, pilota velocissimo gravemente infortunato durante un rally nel 2011 che nel 2018 sembrava poter rientrare proprio con la squadra inglese in F1, è svanita. In parte: Kubica sarà il terzo pilota, andrà al simulatore e se sarà necessario sostituirà uno dei titolari. Sirotkin, il nuovo arrivo, debuttante, non è solamente un "portatore di valigia": ha in dote uno sponsor di livello assoluto come la banca russa SMP ma anche un piede pesante, come mostrato finora nelle formule propedeutiche. Il russo sarà da tenere d'occhio. In merito a Stroll che dire: ha un futuro luminoso o ha già mostrato di cosa è capace? Bollato come pilota "portasoldi", anche lui, nel 2017 è stato capace di sprazzi luminosi, vedi podio a Baku, e di subire sonore batoste dal pensionante Massa. Vedremo. Williams ha ancora la power unit Mercedes ma sembra plafonata fra la quarta e la quinta posizione del mondiale. Niente male ma neanche in linea con il curriculum della squadra inglese.

Renault: Carlos Sainz Jr. - Nico Hulkenberg

Budkowski è l'ex responsabile tecnico della Federazione ed ha fatto imbufalire l'intero Circus. Renault a parte, che si è assicurata i suoi servigi assumendolo dopo un breve "gardening leave". Polacco, conosce tutti i segreti tecnici delle squadre di F1 ed adesso Renault potrebbe beneficiarne non poco. Se a Melbourne le vetture francesi andranno forte ci saranno polemiche a non finire. Sainz e Hulkenberg sono due ottimi piloti: il primo in fase crescente, il secondo "bloccato" nella crescita da vetture mai abbastanza competitive. Entrambi, se avranno un'ottima vettura, si affacceranno più volte alle posizioni che contano. Ne siamo certi.

Toro Rosso: Pierre Gasly – Brendon Hartley

I due piloti della squadra faentina non sono mai entrati in top ten. Hanno pochissima esperienza nella massima formula ma qualche dubbio sorge spontaneo: stavolta in Toro Rosso hanno fatto scelte azzardate? Hartley è campione del mondo endurance, bocciato in passato dalla stessa Red Bull che smise di finanziargli la carriera. Ma adesso l'academy austriaca non ha niente di meglio e questa è la line-up Toro Rosso. Sia ben chiaro, Gasly è sempre stato rapidissimo nelle altre formule, ma ancora il suo potenziale è tutto da scoprire. Per quando riguarda Hartley, appunto, c'è da capire se sarà un pilota in grado di competere ad alti livelli anche nel grande Circus della F1 oppure se semplicemente è un pilota strutturato per le corse di durata. In Toro Rosso comunque le auto le sanno fare e siamo sicuri che anche quest'anno sforneranno un prodotto buono per la zona punti. Se saranno in grado di arrivare più in alto, beh, tanto di guadagnato. C'è però da considerare che nel 2018 a Faenza avranno in esclusiva le power unit Honda: lo scorso campionato i giapponesi hanno fatto importanti passi in avanti ma l'affidabilità resta un'incognita.

Haas: Romain Grosjean – Kevin Magnussen

Squadra americana, "comandante" altoatesino. Steiner, team principal Haas, ha fatto infuriare gli addetti ai lavori di oltre oceano: per lui non ci sono driver americani in grado di pilotare con efficacia una Formula 1. Punto. Quindi cosa c'è di meglio al momento di Grosjean e Magnussen? Entrambi si sono ben comportati nel 2017, hanno portato a casa punti. Quello che li viene chiesto. Ancora discontinui però, specialmente Kevin. Haas beneficia della power unit Ferrari e già questo garantisce una bella spinta. In più, compatibilmente con le loro aspettative, non hanno mai sbagliato una vettura dal loro debutto in F1, avvenuto nel 2015. Ci sono tutte le premesse perchè possano ripetersi anche nel campionato 2018, i primi test saranno fondamentali per capire se potranno puntare anche più in alto.

McLaren: Fernando Alonso – Stoffel Vandoorne

Honda bye bye ed i sorrisi sono tornati. Il direttore esecutivo Zak Brown garantisce anche una McLaren bella tappezzata di sponsor. Una bella novità dopo anni di magra. I soldi venivano garantiti da Honda, adesso non c'è più ma in McLaren si stanno attrezzando e con la power unit Renault, coniugata con un buon telaio - difficilmente lo sbagliano - Alonso tornerà a sorridere. Quanto? E' presto per dire se saranno in grado di lottare per l'iride ma qualche grattacapo a Ferrari e Mercedes lo daranno di sicuro.

Sauber: Marcus Ericsson – Charles Leclerc

La cenerentola del mondiale 2017 ha cambiato faccia: nuovo title sponsor Alfa Romeo, nuovo pilota su cui puntare in alto, il debuttante monegasco Leclerc. Le vetture svizzere saranno equipaggiate dalle stesse power unit che monteranno in Ferrari. Insomma, ossigeno puro con i contanti Alfa Romeo, richiamo mediatico che ad Hinwil non si vedeva dai tempi BMW, quelli della vittoria di Kubica nel 2008 per intenderci. Ericsson rimane in F1, nonostante le sue scarse prestazioni, prive di acuti, ma garantisce sponsor in grado di dare una mano bella grande alle economie della squadra svizzera. Il mondiale 2018 potrebbe non avere più una squadra solitaria in fondo alla classifica, staccata dal gruppo, e con Leclerc potrà affacciarsi più volte alla zona punti. Il blasone Alfa Romeo merita di più ma siamo solo agli inizi di una join venture che potrebbe portare belle sorprese.

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Richiami dei prodotti sempre più frequenti: aumentano i rischi e i costi per le aziende. Lo dice uno studio del colosso assicurativo "Allianz". L'industria automobilistica è la più colpita, seguita da quella alimentare e dell'elettronica.

Negli ultimi dieci anni i casi di richiami di prodotti sono aumentati costantemente, raggiungendo cifre record per portata e costi. L'industria automobilistica è la più colpita, tanto che ad oggi, uno dei richiami più importanti che ha colpito questa industria riguarda gli airbag Takata difettosi che dovrebbe portare al richiamo di circa 60-70 milioni di auto, coinvolgendo almeno 19 produttori in tutto il mondo e con costi stimati intorno ai 25 miliardi di dollari. Segue quella alimentare e l'elettronica.

Una regolamentazione più stringente e sanzioni più severe, l'aumento delle grandi multinazionali, la crescente consapevolezza dei consumatori e persino la crescita dei social media sono solo alcuni dei fattori che hanno contribuito a questo processo.

È quanto risulta da uno studio dell'assicuratore Allianz che ha analizzato 367 casi di richiami di prodotti in 28 Paesi e 12 settori tra il 2012 e il primo semestre del 2017.

Sono molti i fattori che concorrono ad incrementare il numero e il costo dei richiami, tra cui regolamentazioni più rigorose e pene più severe, l'espansione di grandi gruppi multinazionali e di complesse catene di fornitura globali, spiega Christof Bentele, responsabile del comparto di gestione delle crisi mondiali di Allianz Global Corporate & Speciality (AGCS). Ma - ha aggiunto - contano anche la maggiore consapevolezza dei consumatori, gli effetti della pressione economica su ricerca, sviluppo e produzione nonché la crescente importanza dei social media. I richiami sono da imputare in primo luogo a prodotti difettosi o a contaminazioni. Lo studio ha rilevato che un richiamo di grandi proporzioni causa in media danni per 10,5 milioni di euro, ma che per l'"effetto domino" in singole situazioni si possono raggiungere anche importi miliardari. In alcuni casi recenti particolarmente gravi i costi hanno superato di gran lunga le decine di milioni. Così è risultato che oltre la metà dei danni complessivi esaminati è da ricondurre ad appena dieci richiami.

Per l'effetto domino, i richiami più costosi riguardano l'industria automobilistica e costituiscono oltre il 70% della somma dei danni complessivi analizzati. Nell'ambito di una delle più vaste operazioni mai verificatesi nel settore, tra i 60 e i 70 milioni di veicoli di almeno 19 fabbricanti a livello mondiale torneranno nelle officine a causa di airbag difettosi. I costi sono stimati in quasi 21 miliardi di euro, precisa Allianz.

Il secondo settore più colpito, con il 16% delle perdite analizzate, è quello degli alimenti e delle bevande, importante per l'industria svizzera. In questo ramo i costi medi per un richiamo importante si attestano a quasi 8 milioni di euro. A sollevare problemi sono soprattutto la mancata dichiarazione degli allergeni (inclusa l'indicazione errata degli ingredienti), gli agenti patogeni e la contaminazione attraverso pezzi di vetro, metallo o materiali sintetici.

Lo studio di AGCS rileva che i prodotti provenienti dall'Asia continuano a generare una quantità di richiami superiore alla media negli USA e in Europa. Ciò, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", il rapporto, rispecchia lo spostamento verso est delle catene di fornitura mondiali e anche i controlli di qualità storicamente meno rigorosi in alcuni Paesi asiatici. Comunque, le maggiori prescrizioni in materia di sicurezza e la consapevolezza dei consumatori contribuiscono a intensificare le procedure di richiamo anche in Asia.

Lecce, 5 dicembre 2017

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Alfa Romeo torna nella massima Formula. Sarà Alfa Romeo Sauber F1 Team. Il progetto è stato presentato questa mattina ad Arese e già fa vibrare i cuori degli appassionati.

di Matteo Landi

"Oggi ho ucciso mia madre", pensa Enzo Ferrari il 14 luglio del 1951, mentre Froilan Gonzalez taglia per primo il traguardo consegnando alla Ferrari la prima storica vittoria in Formula 1, davanti all'Alfa Romeo di Juan Manuel Fangio. Scoppia in lacrime e ripensa al suo cammino nelle corse. Dopo aver pilotato le vetture della casa del Biscione, le gestì con la sua Scuderia prima dell'investitura della carica di Direttore Alfa Corse. Poi, nel 1939, arrivò il brusco divorzio ed Enzo Ferrari continuò per la sua strada, sfidando il "mostro sacro" fondato nel 1910 a Milano. Quel giorno di luglio del 1951 Ferrari si prese una rivincita che scrisse la storia della sua squadra, della sua azienda e persino delle corse. Alfa Romeo vinse i primi due mondiali di Formula 1, fra il 1950 ed il 1951, toccando il suo punto di massima competitività. Lasciò definitivamente la categoria al termine della stagione 1985 (tralasciando la successiva breve permanenza come semplice "motorista") dopo precedenti addii e ritorni. Grazie anche a Ferrari, la casa italiana che la sconfisse circa 70 anni fa, Alfa Romeo tornerà in Formula 1. Si tratterà di fatto di un rebranding e di un apporto di capitali che trasformerà l'attuale team Sauber in "Alfa Romeo Sauber F1 Team". Alfa Romeo quindi non darà un nome diverso alle power unit Ferrari in dotazione alla squadra con sede in Svizzera, ma sarà lo sponsor principale che colorerà le monoposto in pista il prossimo anno. Uno dei più grandi successi di Marchionne, in grado di creare un'operazione che fa vibrare i cuori degli appassionati sfruttando la duratura collaborazione Sauber-Ferrari, vero ponte che ha portato al meraviglioso ritorno.

Alfa Romeo: cuore da corsa

Se si pensa ad Alfa Romeo ed alle corse vengono senz'altro in mente le cavalcate agli inzi degli anni 2000 di Fabrizio Giovanardi con la sua rossissima 156, stupendo vincitore nell'Europeo Turismo. Senza dimenticare il titolo vinto da Nicola Larini nel 1993 nel tedeschissimo DTM: l'italiana Alfa fece irruzione nel prestigioso campionato battendo, con l'affascinante 155 V6 TI, l'armata Mercedes. Ma andando più indietro nel tempo non si può dimenticare la bella pole position conquistata da Bruno Giacomelli, nel Gran Premio Usa-Est del 1980, sfociata in una gara conclusa anzitempo per problemi al motore. Una storia in chiaro-scuro quella che la casa del Biscione ha vissuto negli anni '80 in F1, terminata con la fornitura del motore alla Osella, benchè lo stesso fosse stato rinominato con il nome della scuderia per evitare danni d'immagine ad Alfa Romeo. Ma che F1 ed Alfa Romeo siano una cosa sola lo dice la storia della stessa categoria, nata contemporaneamente alla doppia affermazione mondiale della casa milanese, vincitrice per altro di 10 gran premi. Se la Ferrari è regina e principale attrice della massima formula, si può dire che Alfa Romeo sia la "madre" della stessa categoria. Così viene naturale pensare che l'anomalia non stia nel ritorno Alfa Romeo in F1, quanto nella sua assenza dal lontano 1985 come costruttore totale e dal 1988 come fornitore di motori.

La presentazione ad Arese

Questa mattina è avvenuta la presentazione del progetto e della nuova livrea presso il Museo dell'Alfa Romeo di Arese. Sono intervenuti Sergio Marchionne, Pascal Picci, Jean Todt e il grande capo Chase Carey, spendendo parole entusiaste. L'avvento del marchio Alfa Romeo nella massima Formula ha senz'altro portato freschezza alla Formula 1, a pochi giorni dalla minaccia di abbandono della Ferrari se le regole future non saranno gradite dalla casa di Maranello. Minaccia che, visto il nuovo ingresso, adesso si fa inconsistente. I piloti Marcus Ericcson ed il fenomeno del Ferrari Driver Academy, vincitore dell'ultimo campionato di F2, Charles Leclerc hanno sollevato il velo che copriva una vecchia Sauber tinta dai nuovi colori Alfa Romeo Sauber F1 Team: tanto bianco con un posteriore rosso, il cuore, su cui campeggia in bella evidenza il marchio Alfa Romeo. A proposito di piloti: peccato per Giovinazzi, terzo pilota Ferrari e membro della stessa Academy. L'italiano ha debuttato quest'anno in F1 disputando un paio di GP in sostituzione del titolare Sauber Pascal Wehrlein. Le sue possibilità sono state di fatto annientate dagli sponsor portati dal già titolare Ericcson. Peccato, ma questo non deve abbassare l'entusiasmo che si è creato intorno a questo magico ritorno.

2018, nuova frontiera della casa del Biscione

Adesso ci aspetta un campionato in cui coabiteranno nuovamente Ferrari ed Alfa Romeo, seppur con diverse ambizioni, come nei primi anni '50. La nuova entrata dovrà fare i conti con la gestione Sauber, diretta da un Frederic Vasseur entusiasta di una join venture che porterà la sua squadra sotto i riflettori dopo anni disgraziati. La casa elvetica ha infatti terminato il campionato 2017 all'ultimo posto, scontando anni di vacche magre in cui i piloti paganti sono stati l'unico modo per attirare le risorse necessarie a chiudere un budget che raramente ha previsto lo sviluppo della vettura necessario per tenere il passo della concorrenza. Il prossimo anno Alfa Romeo Sauber correrà con i propulsori Ferrari 2018, già questo un passo in avanti considerando che nella stagione appena trascorsa la squadra elvetica si è avvalsa di unità motrici datate 2016 e quindi obsolete. Ci sarà da vedere poi quale sarà l'apporto Alfa Romeo a livello tecnico ma l'entusiasmo è alle stelle e l'energia positiva che genererà questo accordo non potrà che far bene a tutta la scuderia. Bentornata Alfa Romeo e in bocca al lupo!

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Domenica, 26 Novembre 2017 19:03

F1, Abu Dhabi: Bottas brilla nei titoli di coda

Vince il finlandese di casa Mercedes davanti ad Hamilton. Vettel va sul podio. Arrivederci F1, è stato un 2017 da urlo

di Matteo Landi

Sotto ai fuochi artificiali il campione del mondo Hamilton ed il vincitore dell'ultimo Gran Premio stagionale Bottas escono fuori pista, sulle distese infinite di asfalto, per fare burnout, fra il fumo degli pneumatici consumati dopo gli ultimi km del mondiale e le luci artificiali di Yas Marina. Felipe Massa li accompagna nei festeggiamenti facendo anche lui "ciambelle" dopo un decimo posto ed una buona gara che sanciscono il suo definitivo addio alla massima Formula. A differenza dello scorso anno stavolta non ci saranno ripescaggi per lui. Se ne va dopo una carriera di alti e bassi, vittorie strappalacrime come quella del Brasile 2006 e momenti difficili come la molla presa in testa in Ungheria nel 2009 e quel "Fernando is faster than you" scandito dal box Ferrari che, nel Gran Premio di Germania 2010, lo relegò per sempre al ruolo di gregario dell'allora team mate Alonso. Fra i festeggiamenti dei vincitori ed i saluti dell'ultimo brasiliano sulle piste della Formula 1 - dal prossimo anno ci sarà un vuoto incolmabile nella lista degli iscritti - fa capolino Vettel, terzo, sorridente ma un pò frastornato dal pesante distacco subito dal duo Mercedes: 19 secondi dal vincitore Bottas sono un divario troppo grande per chi ha lottato per il mondiale con Hamilton, da quest'anno quattro volte mondiale come il tedesco di casa Ferrari. Buon per Vettel che ha conservato il secondo posto in campionato. Meritatamente, visto che con la sua Ferrari, sventure tecniche a parte, ha seriamente impensierito la leadership Mercedes dopo anni di dominio incontrastato della casa teutonica.

Abu Dhabi: luci e fuochi d'artificio, non in pista

Non c'è molto da dire in merito all'ultima gara della stagione. E, dopo un campionato spettacolare come quello che abbiamo appena vissuto, dispiace. Meno male che come al solito a centro gruppo se le sono suonate di santa ragione perchè là davanti, ritiro di Ricciardo a parte, ci sono state poche emozioni e Bottas, Hamilton, Vettel, Raikkonen e Verstappen sono arrivati nello stesso ordine in cui sono partiti. Peccato per l'australiano, baciato dalla sfortuna in questo finale di stagione, che ha subito l'onta del definitivo sorpasso di Raikkonen in classifica mondiale. Hamilton, Vettel, Bottas, Raikkonen, Ricciardo e Verstappen, recita la tabella punti del 2017, a voler rimarcare il tema della stagione: Mercedes e Ferrari in lotta tra loro con Red Bull prima degli altri, pronta ad approfittare delle giornate storte delle due squadre di vertice.

Le sentenze dell'ultima gara: Renault sesta nel mondiale, Toro Rosso si lecca le ferite

Il Gran Premio di Abu Dhabi ha consegnato il sesto posto nella classifica costruttori alla Renault che, proprio grazie ad un sesto posto conquistato negli Emirati Arabi dal suo pilota Hulkenberg, ha superato la Toro Rosso all'ultimo tuffo. A Faenza hanno confermato per il 2018 l'attuale coppia Gasly-Hartley, capace, si fa per dire, di non ottenere neanche un punto nelle ultime tre gare. L'ultimo punto conquistato dallo junior team Red Bull risale a più di un mese fa dal silurato Kvyat. A Faenza avranno fatto una scelta improntata al futuro, scegliendo di svezzare l'attuale inesperta coppia di piloti, ma quando il prossimo anno si metteranno le mani in tasca per chiudere il budget troveranno qualcosa come circa 10 milioni in meno, quanto passa in termini di proventi F1 distribuiti alle squadre in base alla classifica costruttori dell'anno precedente. Non esattamente bruscolini per chi corre a centro classifica. Potranno però contare sulla power unit Honda, ad Abu Dhabi capace con Alonso di sverniciare la Williams-Mercedes di Massa.

Alonso nono nell'ultima gara dell'incubo McLaren-Honda

Lo spagnolo ha artigliato i due punti del nono posto chiudendo dignitosamente, ma lontano dalle aspettative, la convivenza McLaren-Honda. I giapponesi avranno di fronte un inverno per affilare le armi e preparare una più competitiva ed affidabile power unit, partendo però da una base 2017 decisamente più convincente rispetto a quella 2015 con cui tornarono nella massima formula. Se a Faenza potranno con soddisfazione giovare degli sforzi profusi dal connubio McLaren-Honda nelle ultime difficili annate, necessarie alla casa del sol levante a prendere le misure con il difficile regolamento tecnico attuale, Alonso e compagni si troveranno nella paradossale situazione di gareggiare con un motore Renault clienti. Echeggiano ancora le dichiarazioni dell'ex McLaren Ron Dennis "segnatevi bene le mie parole: torneremo a vincere assieme, e quando lo faremo domineremo", riferendosi nel 2015 alla fresca accoppiata McLaren-Honda. Ce le siamo segnate Ron, ma adesso è arrivato il momento di gettare l'appunto.

Nuovo logo, nuova Formula 1

Con l'ultimo Gran Premio della stagione se ne va l'attuale logo della Formula 1, retaggio di epoche che non ci sono più, sancendo il definitivo passaggio di consegne dal vecchio Ecclestone a Liberty Media. La prossima stagione porterà con se importanti novità tecniche, come l'obbligo di utilizzo di sole tre power unit a stagione per vettura e l'introduzione di Halo, dispositivo antiestetico necessario per la sicurezza della testa dei piloti che renderà le vetture simili a delle ciabatte infradito ma grazie al quale Massa, se l'avesse avuto, avrebbe evitato il già citato brutto infortunio del 2009. L'inverno ci dirà se la Ferrari confermerà il suo ritorno al vertice dopo un 2017 di alti, ben 5 vittorie e due doppiette, e bassi, racchiusi soprattutto nella difficile trasferta in estremo oriente. Le gioie non sono mancate per gli uomini Ferrari che adesso sono chiamati a vincere un mondiale che manca dall'ormai lontano 2007.

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Verstappen arbitro del campionato, dopo Singapore decide ancora la gara di Vettel. Il tedesco rimonta fino al quarto posto. Hamilton, tamponato dal ferrarista ed ultimo al primo giro, rimonta con difficoltà ma si assicura il titolo.

di Matteo Landi

Quarto titolo mondiale, come Prost ed il rivale Vettel. In Messico, com'era prevedibile, Hamilton ha conquistato il mondiale con due gare d'anticipo. Avrebbe voluto festeggiare anche la vittoria di tappa. Ma dopo l'incidente iniziale ha cambiato idea. Ha rimontato con difficoltà, si è ritrovato ai margini della zona punti, in lotta con Alonso. Ha chiesto più volte alla squadra quale fosse la posizione da raggiungere per assicurarsi la corona iridata. Voleva togliersi il pensiero, scrollarsi di dosso tutte le paure residue e vincerla subito. Quando ha tagliato il traguardo in nona posizione, doppiato, la sensazione sgradevole della sconfitta è stata spazzata via dalla gioia. Un mondiale che poteva diventare stregato, come quello del 2007, ma allora l'inglese era alla stagione del debutto, immaturo e scherzò con il fuoco perdendo un campionato quasi vinto. Stavolta Hamilton ha mantenuto la freddezza e con una delle peggiori gare della sua carriera ha toccato il cielo con un dito, issandosi nell'olimpo dei campionissimi, dietro solo ai 5 titoli mondiali conquistati da Fangio ed ai 7 vinti del campionissimo Schumacher. L'inglese, uscito sconfitto dall'ultimo confronto con Rosberg, quest'anno ha avuto vita facile con il compagno Bottas, ottimizzando il rendimento della sua Mercedes e sfruttando le debacle della Ferrari. Vettel, tagliato il traguardo in quarta posizione, dopo una gara difficile e quasi eroica, ha avvicinato il campione del mondo 2017 rendendogli omaggio con gesti di approvazione e scortandolo per centinaia di metri mentre lentamente si avviavano verso i box durante il giro d'onore post gara.

Verstappen, arbitro del mondiale: è un campione ma deve calmarsi

Un mondiale che porta l'impronta di Verstappen, arbitro di un campionato che avremmo potuto vedere assegnato all'ultima gara. In Messico Vettel ha conquistato la pole position con un giro memorabile, al termine di una bella lotta con il giovane olandese. Alla partenza della gara, come a Singapore, tappa spartiacque di questo 2017, è successo quello di cui Vettel non aveva assolutamente bisogno, dovendo cercare la vittoria per poter tenere aperta la lotta mondiale anche dopo la gara messicana. Il ferrarista è scattato bene dalla prima posizione ma Verstappen, approfittando della scia sul lungo rettilineo che separa la griglia di partenza dalla prima curva, ha tentato il sorpasso sul poleman. I due sono arrivati al contatto, Vettel si è ritrovato in uscita di curva addirittura dietro ad Hamilton non riuscendo ad evitare il tamponamento. Risultato: Verstappen primo, ed impunito, Vettel ai box per la sostizione dell'ala anteriore ed Hamilton si è ritrovato ultimo con una gomma a terra. I commissari hanno archiviato le vicissitudini delle prime curve come normali contatti di gara ed analizzando i due casi specifici, contatto Verstappen-Vettel e tamponamento Vettel-Hamilton, si può dire che la decisione sia tutto sommato corretta. C'è comunque da rimarcare che ogni volta che Verstappen vede Rosso succede la "frittata", con l'olandese immune da qualsiasi sanzione. Le uniche gli vengono comminate per "taglio" di percorso, altra specialità della casa, vedi il Gp del Messico dello scorso anno e la gara corsa una settimana fa ad Austin. Spesso sopra le righe, anche oggi il pilota Red Bull si è contraddistinto per la sua guida aggressiva che gli ha permesso di ritrovarsi in prima posizione dopo pochi metri di gara. Il giovane olandese è già un campione, guida come pochi ed è un piacere vederlo aggredire i cordoli alla ricerca della migliore traiettoria. Quando nell'ultima parte di gara il suo box gli ha consigliato di rallentare il ritmo vista la moria di motori Renault – Ricciardo, Hartley ed i due piloti della squadra ufficiale sono stati costretti al ritiro dalle loro power unit – Verstappen ha dovuto forzare la sua natura aggressiva per attenersi alle istruzioni della sua squadra. Detto questo se i commissari continueranno a non intervenire prima o poi la sua guida playstation style lo porterà a qualche carambola ben peggiore, stile Grosjean a Spa nel 2012.

Vettel ed Hamilton costretti alla rimonta

Dopo il contatto iniziale Vettel si è ritrovato nelle ultimissime posizioni, poco davanti ad Hamilton. A differenza dell'inglese, parso timoroso nei suoi tentativi di sorpasso, il tedesco ha attaccato gli avversari che mano a mano raggiungeva quasi con spregiudicatezza, ma sempre entro i limiti, conscio che le residue speranze mondiali potevano rimanere vive solo con un'impresa quasi impossibile. Bellissimi sorpassi, in alcuni casi facilitati dal gioco delle scie, in altri frutto solo della sua determinazione, quando era palese il deficit di velocità che spesso accusava in rettilineo nei confronti delle vetture motorizzate Mercedes. Perchè si compisse il miracolo il tedesco aveva bisogno che qualche problema tecnico colpisse le vetture di testa di Verstappen e Bottas. La sfortuna aveva già scelto Ricciardo fra i piloti Red Bull, mentre sperare in una debacle Mercedes, in un anno in cui le due frecce d'argento si sono confermate come carri armati indistruttibili, era pure utopia. Così ha chiuso quarto, dietro anche a Raikkonen. Il finlandese è stato autore di una gara consistente, compromessa da una pessima qualifica ed uno start infelice: la terza posizione era il massimo a cui potesse aspirare.

Due gare alla fine

Adesso restano due gare, in cui la Ferrari dovrà indiscutibilmente tornare alla vittoria. La merita per le ultime performance espresse e considerando che avrebbe potuto e dovuto ottenere qualcosa di più delle quattro vittorie di tappa. Consapevoli comunque di essere tornati ai vertici dopo un 2016 da incubo, unici avversari temibili per Hamilton e la Mercedes. Onore quindi ad Arrivabene e soci, illustri sconfitti e tante congratulazioni ad Hamilton, quattro volte campione del mondo. Se l'è meritato più che mai.

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Vettel ci prova ma contro questo Hamilton c'è poco da fare. Adesso per l'inglese il titolo è quasi scontato. Mercedes campione del mondo costruttori. La Ferrari, però, rialza la testa dopo un periodo nero e torna sul podio anche con Raikkonen.

di Matteo Landi

Sconfitto da un Hamilton imperioso in perfetta simbiosi con la sua Mercedes. Vettel c'ha provato in tutti i modi a vincere una gara che dopo le qualifiche sembrava già nelle mani di Hamilton. Il tedesco della Ferrari ha sfoderato un giro magistrale al sabato, arrivando a soli due decimi dalla prestazione del poleman Hamilton, in gara è scattato meglio del rivale e si è subito portato in testa. A differenza del recente passato nessuna terribile sventura ha privato la Ferrari del successo. Semplicemente Hamilton e la sua Mercedes stavolta erano imbattibili e l'inglese ha impiegato pochi giri prima di superare il tedesco e prendersi il comando della gara. Una superiorità del binomio macchina-uomo, perchè la Mercedes nelle mani di Bottas è sembrata una vettura tutt'altro che vincente: il finlandese ha tagliato il traguardo solamente in quinta posizione, lontano anni luce non solo dal compagno di squadra ma anche dal podio. Pensare che lo scorso anno la squadra teutonica si trovava a gestire la rivalità Hamilton-Rosberg ed adesso ha fra le mani quello che ormai possiamo definire il "caso Bottas" è un sollievo per l'inglese ma un pensiero per Mercedes che ha da tempo confermato il pilota finlandese anche per la prossima stagione.

Mercedes mondiale. Vettel, grande gara: il titolo non l'ha perso ad Austin

Scarse prestazioni di Bottas a parte, Mercedes può già festeggiare il titolo mondiale costruttori, forte di un Hamilton capoclassifica con ben 66 punti di vantaggio su Vettel. Per il tedesco il titolo piloti è ormai un miraggio e Hamilton sarà campione del mondo in Messico fra una settimana, a meno di catastrofi. A Maranello non devono disperarsi per il secondo posto ottenuto negli States, accompagnato dal bel terzo di Raikkonen, ma fare mea culpa per i problemi tecnici che hanno azzoppato sulle piste asiatiche la rimonta ferrarista, in cui Vettel aveva realmente la possibilità di vincere. Se si pensa specialmente a quanto gettato al vento a Singapore viene la pelle d'oca: la Ferrari avrebbe probabilmente ottenuto una facile doppietta senza l'incidente con Verstappen, ottenendo punti pesanti per la corsa al titolo.

Verstappen, per una volta penalizzato

A proposito del pilota olandese, ad Austin Verstappen ha compiuto una rimonta straordinaria dalla 16esima posizione della griglia di partenza, arrivando a contendere il podio a Raikkonen. All'ultimo giro l'ha passato con un'azione tanto spettacolare quanto irregolare: il finlandese si era difeso egregiamente non lasciando varchi liberi al rivale che per sopravanzarlo è uscito di pista con tutte e quattro le ruote. Per una volta i commissari si sono ricordati che le regole sono uguali per tutti e Raikkonen si è visto riconsegnare il podio proprio mentre Verstappen si stava preparando a salirci. Una scena comica ma Raikkonen ha così potuto festeggiare, con il suo abituale aplomb, un terzo posto che innalza il morale e muove la classifica dopo cinque gare avare di soddisfazioni. Bello inoltre il suo sorpasso su Bottas, infilato in modo spettacolare anche da Vettel, in rimonta con gomme più fresche in virtù di una strategia modificata in corsa e basata sulle due soste in luogo dell'unica prevista. Le prestazioni dei due piloti Ferrari hanno regalato sorrisi ad Arrivabene e compagni, quei sorrisi che alla ripresa del mondiale dalla pausa estiva avevano dimenticato. Ma è ancora troppo poco per contendere il mondiale ad un Hamilton che, piaccia o no, oggi se lo merita più che mai: veloce, affidabile, perfetto. Adesso ad un passo dal quarto titolo.

Ricciardo "sfortunato". Ocon e Sainz i migliori dietro i top team. Hartley al debutto

Alle spalle dei tre top team, Ricciardo a parte, ritirato con la power unit in panne, abbiamo assistito all'ennesima gara tutta grinta e sostanza di Ocon ed alla prestazione maiuscola di Sainz, al debutto sulla Renault: sesto e settimo il francese e lo spagnolo. In Toro Rosso per ovviare alla dipartita del loro top scorer, quasi tutti i punti della squadra faentina sono stati conquistati dal neo pilota Renault, hanno richiamato Brendon Hartley. Già nel vivaio Red Bull ma scartato nel 2010 ha trovato fortuna nell'endurance, vincendo nel 2015 il mondiale e nel 2017 la 24 ore di Le Mans. Ad Austin la squadra faentina gli ha regalato il debutto in F1. Resta da vedere se avrà altre possibilità, vista la buona prestazione di Kvyat (decimo ed a punti) e dato che dalla prossima gara Gasly tornerà in Toro Rosso: weekend sfortunato per lui che doveva correre l'ultima gara della Super Formula giapponese ma il campionato è stato interrotto anzitempo a causa di un tifone ed il pilota francese ha perso la possibilità di giocarsi il titolo, dopo aver rinunciato alla gara di F1 negli States. Hartley ha fatto il possibile, mettendosi in gioco con una vettura che non conosceva, costretto a partire dal fondo dello schieramento dopo la penalità ricevuta per cambio del motore. Ha visto il traguardo in 13esima posizione ma ha mostrato professionalità ed affidabilità, doti acquisite nella sua carriera da pilota endurance.

Prossima settimana Mexico City: la fine dei giochi?

Da Austin a Città del Messico, fra una settimana i sogni mondiali della Ferrari potrebbero concludersi. Almeno per quest'anno. Un anno di gioie e dolori, con ben quattro vittorie condite da altrettante pole position che hanno riconsegnato una Ferrari ai vertici. Forse non è abbastanza per i tanti tifosi che attendono un mondiale da anni, ma bisogna sempre ricordarsi da dove si viene. E la Ferrari viene da anni di stravolgimenti di organico, addii importanti, uno su tutti quello del Presidente Montezemolo, sconfitte brucianti e campionati senza soddisfazioni. "Un anno fa" dice Marchionne "se avessi detto che nel 2017 avremmo lottato per il titolo mi avrebbero deriso". Pensando a com'è andato il mondiale 2016 non ha torto. Adesso il sogno mondiale per la Ferrari sembra destinato a rimanere tale. Però...hai visto mai...

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