Il disagio sociale cresce e parallelamente diminuisce la stima e la fiducia verso le istituzioni mentre cresce l'apprezzamento verso i corpi di polizia; gli unici percepiti come positivi e al fianco della gente comune. Ciononostante i risultati del sondaggio realizzato da scenarieconomici.it sorprende e inquieta ma non può essere sottovalutato.
di Lamberto Colla Parma 9 luglio 2017
L'estate è il tempo delle frivolezze, dei gossip , delle diete più estrose e dei sondaggi più o meno strampalati e restano nella memoria giusto il tempo della lettura.
Ma il sondaggio realizzato da scenariconomici.it non può essere relegato a pura e semplice morbosa curiosità. Un campanello d'allarme che non deve essere sottovalutato, anzi andrebbe meglio approfondito.
Gli stessi estensori del sondaggio sono rimasi sorpresi sia per il volume di interesse registrato (quasi 20.000 letture) sia per i risultati statistici che ne sono scaturiti.
La "voglia" di Golpe supera il 71% delle preferenze e meno del 9% sarebbe disposto a scendere in piazza a contrapporsi alle milizie insorte.
"La finalità del nostro sondaggio - scrive l'estensore del sondaggio - era puramente di indagine politico-sociologica: percependo un diffuso malcontento, volevamo capire quanto questo fosse profondo, quanta sfiducia avesse scavato nel nostro sistema politico e nel sistema parlamentare."
A una domanda quasi paradossale, immaginando uno scenario estremo, i lettori hanno risposto ponendo una fiducia smisurata verso i nostri corpi militari. Quelli che si sono distinti per regolamentare la sicurezza interna e si sono sacrificati per onorare la patria in molti scenari di guerra internazionali.
Di fatto una conferma di piena fiducia verso le nostre forze di polizia, quelle che quotidianamente scendono al fianco dei cittadini nel tentativo di arginare le falle di una società che sta perdendo il senso della ragione e vede le persone più rette frequentemente in contrasto con gli apparati dello stato, sempre meno percepiti "amici" e sempre più come inquisitori.
Sono quelle stesse persone che trascinano una carretta pesante e a fatica arrivano a fine mese e pur pagando cospicue tasse ricevono sempre minori e squalificati servizi. Sono quelle stesse persone che si trovano indifesi contro l'arroganza delle istituzioni che invece sembrano così accondiscendenti con coloro che le regole non vogliono seguire.
La gente probabilmente è stanca di ascoltare le beghe di partito e le dispute sulla legge elettorale, stanca di sentire che l'economia è in ripresa quando nelle tasche rimane poco o addirittura nulla, stanca di sentire che non vi sono problemi di sicurezza, stanca di non trovare i responsabili dei problemi nazionali perché tutta la responsabilità viene scaricata sull'UE, stanca di toccare con mano una situazione di ampio disagio e sentirsi dire che così non è.
Per ora la dimostrazione di sfiducia verso la politica è stata espressa con l'astensione dal voto (vedi le recenti amministrative), ma se un minimo di attendibilità lo vogliamo accreditare al sondaggio di scenarieconomici.it, occorre intervenire affinché la febbre misurata su un campione di popolazione non sia sintomo di una malattia virulenta che possa ben presto raggiungere il culmine della diffusione e risulti perciò impossibile il contrasto con la medicina convenzionale, avendo già verificato che le cure palliative non hanno dato alcun risultato utile, salvo procrastinare e acuire i sintomi debilitanti.
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I risultati del sondaggio:
VOTI TOTALI – 4791
RISPOSTA A) SCENDEREI IN PIAZZA E MI OPPORREI, ANCHE IN MODO VIOLENTO NR 411 PARI AL 8,6%
RISPOSTA B) STAREI A CASA E VALUTEREI L'OPERATO DEL NUOVO GOVERNO NR 973 VOTI PARI AL 20,3%
RISPOSTA C) APPOGGEREI IN MODO ATTIVO L'OPERATO DEL GOVERNO MILITARE NR 3402 VOTI PARI AL 71,1%
(Nella foto esercitazioni di Carri della Divisione Ariete sulle Murge all'indomani del ritiro delle truppe di "Pace" dal Libano - 1984 - La tabella dei dati del sondaggio scenarieconomici.it)
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In vent'anni il Cavaliere non è riuscito in quello che in tre anni è riuscito a Matteo "Attila" Renzi. Distruggere il PD e restare in sella (non la banca). Come è lontano quel 26 maggio 2014 quando il 40% delle europee cadde in mano al "PD di Renzi" doppiando il M5S.
di Lamberto Colla Parma 2 luglio 2017
"Poteva andare meglio", è stato il commento di Matteo Renzi negli istanti successivi alla lettura dei dati del ballottaggio di domenica scorsa.
Avrebbe potuto anche dire che ci "sono ampi margini di manovra" per migliorare. Certo che dall'exploit europeo del 2014, ogni tentativo di misurarsi da capo del PD è stato un insuccesso clamoroso.
Il segnale del declino lo misura la stessa Toscana. Dopo la sconfitta negli anni scorsi nella rossissima Livorno, nella Arezzo di Maria Elena Boschi e a Grosseto, in questa ultima tornata elettorale il Pd perde Carrara e Pistoia. Perse cinque province toscane su dieci.
La sconfitta del Pd a Rignano sull'Arno, il paese di "Attila" Renzi, che inizialmente era stata dolcemente passata come semplice gossip, alla luce dei risultati del ballottaggio, è stato il simbolo di significati ben più pesanti riguardo l'avversione al renzismo.
Sul piano nazionale la sconfitta assume dimensioni storiche. Roccaforti come Genova e Sesto San Giovanni, considerate fino all'altro giorno imprendibili, sono cadute; città come Lodi, feudo di Lorenzo Guerini, amministrata da 20 anni dal Centrosinistra, sono passate alla Lega e a Forza Italia.
Se Renzi pensa positivo, altrettanto lo fa il movimento grillino. In finale in nessun capoluogo, il movimento pentastellato ha comunque avuto il coraggio di dichiarare la "costante crescita" e a poche ore dai risultati il Casaleggio junior si è fiondato a Roma, forse nel tentativo di riappacificare gli animi dei suoi generali sempre più in tensione e con poche idee da avanzare.
A gongolare è invece il "vecchio" Berlusconi. La coalizione di centro destra, così fortemente voluta dall'ex premier, è andata a scontrarsi in quasi tutti i ballottaggi. E alla fine il centro destra si è imposto in 15 comuni capoluogo (Alessandria, Asti, Rieti, Como, Gorizia, La Spezia, Lodi, Genova, Monza, Oristano, Piacenza, Pistoia, Verona, Catanzaro, l'Aquila), contro i 4 (Padova, Lecce, Lucca, Taranto) del centrosinistra.
Inquietante è invece, da parte di tutti, il silenzio sul vero vincitore del 2017: l'astensionismo.
Ben oltre il 50% degli aventi diritto ha "messo una croce" sulla chiamata elettorale.
Nessuno si interroga sul partito di maggioranza assoluta del Paese? E se un giorno esprimesse un "leader" focoso e capace di chiamare a sé le folle, cosa resterà dell'Italia, sempre che non scompaia prima per l'invasione di orde di sfortunati in fuga dall'inferno di mezzo mondo?
... "Corsi e ricorsi storici" (Giambattista Vico)
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