Il futuro più immediato del gioco d'azzardo nel nostro Paese rischia di essere messo a repentaglio, almeno in misura parziale, dagli effetti del decreto dignita, che favorisce l'accumularsi di nubi oscure e incognite sul settore del gambling. Un settore che, a dir la verità, conosce una notevole crescita che non dà segnali di volersi arrestare, e che - forse proprio per questo motivo - viene osteggiato in tutti i modi dal governo guidato dai 5 Stelle e dalla Lega. La mission dell'esecutivo, infatti, sembra quella di voler ridurre i flussi di gioco, anche con l'intento di contenere i casi di dipendenza. Sembra che il progetto sia quello di puntare sul gioco come passatempo, un intrattenimento a cui dedicarsi con attenzione, senza pensare che - invece - si sta parlando di un ambito industriale di tutto rispetto, con numeri da capogiro e, soprattutto, migliaia di posti di lavoro coinvolti.
Le rilevazioni più recenti in proposito dimostrano come l'azzardo al giorno d'oggi rientri tra i settori italiani più produttivi: nel 2017 lo Stato ha ottenuto entrate per 10 miliardi e 300 milioni di euro grazie a questo settore. Ciò, però, non è bastato a Palazzo Chigi, che con il decreto dignità ha inteso assestare un duro colpo agli affari delle imprese coinvolte. Il decreto dignità, che ha visto Luigi Di Maio come primo firmatario, oltre a occuparsi di fiscalità, di contratti a tempo determinato e di delocalizzazioni coinvolge in maniera evidente il gioco d'azzardo.
In virtù di tale decreto, a partire dal prossimo mese di agosto, e dunque a un anno di distanza da quando la legge sarà entrata in vigore, impone il divieto di pubblicità per l'azzardo. Coloro che dovessero non rispettare le norme andrebbero incontro a una multa del valore del 20% dell'accordo. Lo stesso decreto prevede un forte aumento delle misure di prelievo erariale relativo alle videolottery e alle slot, vale a dire gli apparecchi della rete fisica. Già dall'inizio di quest'anno, inoltre, è attivo il divieto di sponsorizzazioni per il gioco d'azzardo. Come è facile intuire, per effetto di tutti questi provvedimenti l'anno che è da poco iniziato non sarà facile per il settore, anche perché ci si dovrà preoccupare di ricucire i rapporti con il governo. Non bisogna mai dimenticare che la sicurezza e la salute dei giocatori sono obiettivi condivisi da tutte le parti in causa. Eppure ci sono delle sfide che non si possono sottovalutare: da un lato la salvaguardia dei posti di lavoro, dall'altro lato la riduzione dei flussi di gioco, che comunque - secondo le previsioni - si dovrebbe palesare solo sul lungo termine.
Ma quali sono i provvedimenti relativi al gioco d'azzardo? In primo luogo, una tassazione al 25% che colpirà molti fornitori di giochi online come NetBet. Appare ormai chiaro come la Rete costituisca un terreno di conquista importante in questo settore, soprattutto in considerazione dei margini di crescita che è lecito attendersi: basti pensare che nel giro di un paio di anni, tra il 2015 e il 2017, si è assistito a una crescita del mercato di quasi il 60%. Anche per i giochi diversi dall'ippica è in programma una tassazione inedita: per gli eventi virtuali sarà del 25%, per l'online sarà del 24% e per l'offline sarà del 20%.
Per le videolottery è previsto un incremento del prelievo erariale pari all'1.25%, che cresce di un decimo di punto percentuale nel caso delle slot machine fisiche. In questo modo il Tesoro potrà usufruire ogni anno di 450 milioni di euro in cassa in più, tenendo presente che la rete fisica dei dispositivi di gioco allo stato attuale copre più o meno la metà dell'indotto complessivo.
Una variazione ulteriore ha a che fare con le percentuali di ritorno del giocatore, vale a dire la quantità di denaro che viene restituita dagli apparecchi ai vincitori, in proporzione al totale delle somme che vengono giocate. Ebbene, nel caso delle videolottery si passa all'84%, mentre con le slot si arriva al 68%. Per le slot si tratta di una percentuale a dir poco disincentivante, che si inserisce alla perfezione nel piano di rimuovere, entro la fine del prossimo anno, tutti gli apparecchi di questo tipo. Infine, da notare che sono state prorogate le concessioni per il Super Enalotto, per il Bingo e per le scommesse.
DECRETO DIGNITA' (DECRETO LEGGE N. 87 DEL 12 LUGLIO 2018) - Le rilevanti modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato.
Di Mario Vacca Parma 23 luglio 2018 - Il decreto Dignità entrato in vigore il 14 luglio 2018 prevede rilevanti modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato.
L'art. 1 del Decreto si applica a:
• Contratti di lavoro a tempo determinato stipulati successivamente all'entrata in vigore del decreto (ovvero il 14 luglio 2018)
• Ai rinnovi e alle proroghe dei contratti in corso alla data di entrata in vigore del decreto (ovverp il 14 luglio 2018).
Il decreto stabilisce un termine di durata dei contratti a tempo determinato con lo stesso datore di lavoro:
• Non superiore a 12 mesi (anziché gli attuali 36) e in tal caso il contratto sarà ACAUSALE ossia non sarà necessario apporre una causa giustificatrice del rapporto stesso.
• Non superiore a 24 mesi solo in presenza di almeno una delle seguenti causali:
1. Esigenze temporanee e oggettive, estranee all'ordinaria attività, ovvero esigenze sostitutive di altri lavoratori;
2. Esigenze connesse ad incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell'attività ordinaria.
Di conseguenza la durata dei rapporti di lavoro a tempo determinato intercorsi tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore, non può superare i 24 mesi (anziché gli attuali 36 mesi).
Nell'eventualità suddetto limite sia superato per effetto di un unico contratto o di una successione di contratti esso si trasformerà in un contratto a tempo indeterminato alla data di tale superamento.
L'apposizione del termine deve risultare da atto scritto e in tale atto, in caso di rinnovo devono essere indicate le predette esigenze (temporanee ed oggettive, ovvero connesse ad incrementi temporanei) in base alle quali è stipulato. In caso di proroga dello stesso rapporto, tale indicazione si rende necessaria solo se si superano i 12 mesi COMPLESSIVI.
E' doveroso rammentare infine , che il rapporto a tempo determinato può essere prorogato per un massimo di 4 volte (anziché le attuali 5) nell'arco di 24 mesi. Qualora il numero delle proroghe sia superiore, il contratto si trasforma a tempo indeterminato dalla data di decorrenza della quinta (anziché sesta) proroga.