Dalla ricca cuccia del cane di Capalbio al simbolo PD messo in disparte a Siena dallo stesso segretario dimostra la fede ai valori del partito e la coerenza solida alle dottrine sociali del partito del popolo. Lavandaie, ortolane e cuoche fanno lavori così usuranti che è difficile sostituirle anche per soli 5 giorni, nonostante strapagate e in regola con l’INPS.
In cammino verso il terzo Governo non eletto. Il Commissariamento Presidenziale continua. Fuori Monti, fuori Letta avanti Renzi.
di Lamberto Colla ---
Parma, 16 febbraio 2014 -
Se un dato positivo si deve assegnare al “Commissario d’Italia” è lo svecchiamento del premierato. Da Berlusconi a Renzi l’età si è via via dimezzata da quel novembre 2011 che rimarrà nella storia d’Italia, anche grazie ai “video racconti” di Friedman, come l’inizio della sospensione democratica del Paese. 78 anni anni Berlusconi, 70 gli anni di Monti, 47 quelli di Enrico Letta per chiudere, molto probabilmente, con i 39 dell’ “asfaltatore” Matteo Renzi. Dopo aver catramato Bersani alle primarie, il Sindaco Segretario ha, in breve tempo, asfaltato anche il giovane Letta. Costretto, povero lui, alla “tenera” farsa di annunciare all’Italia intera un “nuovo patto di coalizione”, con tanto immagine coordinata, senza coalizione e, quel che è peggio, senza avere più il partito a suo sostegno. Poche ore dopo il suo annuncio con 136 pollici versi, 2 astenuti e solo 16 contrari veniva decretata la smacchiatura anche del giaguarino Letta.
10 mesi di governo senza infamia e senza lode quelli che hanno contraddistinto il periodo dell’onesto Enrico Letta. Più gli annunci dei risultati conseguiti. A osservarlo bene, il governo Letta appare come un periodo di pax tra i due schieramenti tradizionali, per decidere e quindi realizzare assestamenti al loro interno. Dapprima il centro destra con la riesumazione di Forza Italia all’opposizione e la creazione del Nuovo Centro Destra filogovernativa e ora, la pulizia etnica, forse conclusa, all’interno del PD. Nel breve periodo tra l’uno e l’altro cambiamento c’è stato pure l’accordo tra Renzi e Berlusconi per programmare “regole comuni” e per asfaltare i partitini “fastidiosi”.
Già, ma quando gli italiani torneranno a poter dire la loro crocettando almeno il simbolo di un partito? Se l’orizzonte poteva essere la primavera 2015, con il nuovo scenario potrebbe invece diventare il 2018. Il primo Governo Renzi, se benedetto da Napolitano, potrebbe arrivare alla scadenza naturale della legislatura asfaltando definitivamente anche Berlusconi per “raggiunti limiti di età”.
L’ultimo è di Padova. 74 anni imprenditore capace di creare una azienda che, al suo culmine, contava 300 dipendenti ma che, in tempo di crisi, si erano ridotti a poche decine e per di più in cassa integrazione moglie e figlia compresa. Schiacciata dai debiti e dagli insoluti l’azienda era da pochi giorni stata sottoposta a azione concordataria. Ma lui, onesto e appassionato lavoratore - imprenditore, si è sentito isolato e all’angolo. Chissà quali tormenti lo martellavano per arrivare, anch’egli (119 nel 2013), a abbandonare questa terra e i suoi affetti.
Ma il giorno precedente, stessa decisione l’aveva presa un artigiano 48enne di Ferrara che si era trovato con una cartella delle imposte di 90.000€.
Delle solite manfrine e dei “giochi di palazzo” la gente comune non ne può più.
Che sia Renzi o qualcun altro c’è bisogno di stabilità e di coesione. Occorre fare tornare la speranza in un futuro e la fiducia nelle istituzioni rappresentate dai partiti e dagli apparati amministrativi.
Seppellite per qualche mese le asce di guerra e insieme riportate in carreggiata il Paese.
Alle prossime elezioni, se ci saranno, forse ve ne saremo riconoscenti.
(Foto: Laboratorio Fotografico Chigi)