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Lunedì, 22 Ottobre 2018 00:19

F1, Stati Uniti: reazione KIMI-ca!

In Texas, a poche settimane dal suo prossimo addio alla Rossa, Raikkonen torna alla vittoria. Una gara epica, di una domenica struggente. Vettel fallisce ma Hamilton non riesce a chiudere i giochi.

di Matteo Landi

Osannato, criticato, amato, sottostimato. Oggi Kimi Raikkonen, il pilota più venerato del globo, nonostante non manchino i detrattori, ha messo tutti d'accordo. Da quanto ha ricevuto la notizia del suo prossimo abbandono forzato della Ferrari il finlandese ha messo le ali. Quasi a voler dimostrare al mondo che Arrivabene e compagni hanno sbagliato a metterlo da parte in favore di Leclerc. Sul podio di Austin il pilota Ferrari sorride mentre gli altoparlanti scandiscono l'inno finlandese. Il box Rosso è in delirio. La Ferrari quest'anno ha ottenuto altre cinque vittorie, tutte ad opera di Vettel, ma questa ha un sapore diverso. Ha il sapore del ritorno alla serenità. Il pilota tedesco della Ferrari oggi ha sbagliato. Ancora una volta, ed il fatto diventa di gravità assoluta per uno sportivo di livello come lui se si evidenziano ben due errori in un weekend di gara. Il primo è arrivato durante le prove libere, quando non ha adeguatamente rallentato in regime di bandiera rossa beccandosi una penalità di tre posizioni in griglia di partenza. Il secondo in gara: Vettel, scattato dalla quinta piazza, ha cercato una rimonta immediata che si è spenta contro le ruote di Ricciardo. Il pilota Ferrari è finito in testacoda (come da tradizione, visto quando successo a Monza ed a Suzuka) autocostringendosi ad una rimonta che è culminata con la quarta posizione finale. Abbastanza per rimandare la festa mondiale di Hamilton. Poco per l'umore nero che il tedesco non riesce a schiarirsi. Nell'attesa che Sebastian ritrovi se stesso la Ferrari festaggia il ritorno al trionfo di Raikkonen, autore di una delle migliori gare della sua carriera. Con la 21esima vittoria il pilota di Espoo diventa, in quanto a trionfi di tappa, il finlandese più vincente nella storia della Formula 1. Alle sue spalle, a quota 20, lascia un certo Mika Hakkinen. Giusto per far capire la portata del risultato ottenuto quest'oggi dal pilota che nel 2014 tornò in Rosso dopo la sua ultima stagione in Lotus, che gli consegnò, in Australia, quella che fino ad oggi era la sua ultima vittoria nella massima formula. Un ventunesimo trionfo che cade esattamente 11 anni dopo il giorno che lo consacrò campione del mondo. Una coincidenza che rende quasi magico quanto accaduto oggi in Texas.

Se Vettel cade, Raikkonen giganteggia

Prima del weekend tutti attendevano la riscossa di Vettel. In caso di debacle del tedesco erano pronti i festeggiamenti per il quinto titolo mondiale di Hamilton. Entrambe le cose non sono accadute, per merito di Raikkonen e Verstappen. E per demerito, come detto, di Vettel. Il finlandese di casa Ferrari non ha commesso il minimo errore. Correndo con grinta fin dal via. Allo spegnersi dei semafori ha subito sopravanzato Hamilton, mettendosi a dettare il passo. La gara si è accesa quando l'inglese è entrato ai box al termine dell'11esimo giro e, sfruttando il regime di virtual safety car, è tornato in pista staccato di pochi secondi dal leader. Quando 10 giri dopo Raikkonen effettua la sua sosta Hamilton torna in testa ma con il passare dei giri diventa chiaro che l'inglese non sarebbe riuscito a gestire le sue gomme fino al termine della gara. Costretto ad un altro pit stop Hamilton rimonta furioso. La gara diviene una lotta di nervi sul filo dei centesimi di secondo. A pochi km dal termine Raikkonen, un incredibile Verstappen (partito 18esimo) ed Hamilton sono racchiusi in appena 2 secondi. Chi attendeva la resa del 39enne ferrarista, vista la velocità espressa dai suoi inseguitori, ha dovuto ricredersi. Raikkonen ha tenuto meravigliosamente a bada Verstappen che, a sua volta, ha impedito ad Hamilton di cogliere una seconda posizione che gli avrebbe consegnato il quinto titolo mondiale.

Verstappen show: rimonta dalla 18esima posizione e sale sul podio

Se l'impresa di Raikkonen porta con sé del romanticismo struggente, quella di Verstappen è quasi altrettanto storica. L'olandese aveva malamente fallito le qualifiche, distruggendo una sospensione contro un cordolo, e regalandosi, si fa per dire, la 18esima posizione in griglia di partenza. Peggio per lui ma bene per lo spettacolo che ha offerto in una domenica per lui indimenticabile quasi quanto una vittoria. Sorpassi ed una strenua difesa su Hamilton nel finale. Nel giorno dell'ennesima debacle tecnica dello sfortunatissimo compagno Ricciardo, Verstappen colora questa F1, che per un giorno assomiglia più ad una gara motociclistica, per i distacchi esigui e la tensione vissuta, che ad una delle brutte gare di F1 vissute quest'anno. Ad Austin ha vinto Raikkonen, ha brillato Verstappen ed ha trionfato lo spettacolo.

I commissari vedono (solo) Rosso

Peccato che, nel momento in cui la massima formula ritrova le battaglie che fanno appassionare i tifosi, i commissari continuino a macchiare questo campionato con sprazzi di protagonismo non richiesto. Si arriva in Texas ed ecco che diviene legale l'illegalità "limitata" dei cerchi delle vetture Mercedes. Giudizio incredibilmente espresso dagli stessi commissari che creano un precedente pericoloso e graziano il team diretto da Toto Wolff. Durante il fine settimana passano poi dal segnalare, e sanzionare, il comportamento di Vettel durante le prove al graziare Bottas ed Ocon, entrambi rei di aver rallentato eccessivamente nel corso di un giro di rientro in qualifica. Senza contare che il pugno duro promesso a chi avrebbe oltrepassato i limiti della pista durante la gara si è visto nei confronti di alcuni come Vandoorne o Sainz ma non con il big Hamilton. Una F1 in costante cerca di spettacolo avrebbe bisogno, alla base, di una credibilità che Whiting e compagni sembrano minare pericolosamente.

Prossima tappa: Gp del Messico

Nonostante le scelte dubbie dei commissari e l'ennesima giusta sanzione comminata ad un Vettel ancora falloso, oggi, 21 ottobre 2018, ci ha pensato Kimi Raikkonen a rasserenare l'ambiente in quel di Maranello. Proprio lui, il pilota che al termine del 2018 si troverà costretto a passare in Alfa Romeo-Sauber. Nei prossimi due anni, al volante di una vettura molto probabilmente non da vertice, si troverà costretto a fare a ruotate per raggiungere la zona punti. Nell'attesa è riuscito a regalare a lui ed a noi un ultimo romantico ruggito. Il prossimo weekend si correrà ancora, con il Gp del Messico. Dopo la festa Rossa i festeggiamenti mondiali di Hamilton sembrano scontati.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 07 Ottobre 2018 12:13

F1, Giappone: Game Over

Hamilton domina il weekend giapponese ed è ad un passo dal quinto titolo mondiale. La Ferrari si lecca le ferite e deve ritrovare una serenità perduta. Raikkonen e Vettel chiudono in quinta e sesta posizione un weekend da incubo. Camilleri, dove sei?

di Matteo Landi

Quando Philip Morris ha deciso di apporre "Mission Winnow" sulla carrozzeria della Ferrari probabilmente aveva idee diverse per il debutto in pista del suo slogan. La squadra di Maranello si presentava a Suzuka con propositi bellicosi e vincenti ma ne esce con ossa decisamente rotte. Nessuno ne parla ma, sarà un caso, da quando se n'è andato Marchionne nella Scuderia le cose non vanno più per il verso giusto. Non ci riferiamo alla singola scelta strategica errata, in Ferrari sembra che abbiano smarrito la retta via. Un concatenarsi di eventi iniziato dal quel primo giro folle di Vettel a Monza. La Ferrari arrivava sulla pista lombarda forte del successo di Spa e inagurava il weekend monzese con una sonora doppietta in qualifica. Poi l'errore di Vettel in gara e da lì in poi è stato dominio Mercedes. Non di Hamilton, ma della squadra teutonica, in tutto e per tutto. A Suzuka il team di Maranello chiude con un quinto e sesto posto, con Raikkonen davanti a Vettel, che profuma di resa. Definitiva. Inutile cercare le motivazioni della sconfitta in una domenica in chiaro-scuro (più scuro che chiaro). Tutto è iniziato da un sabato da film dell'orrore. Di quelli con tendenze splatter. Gli errori compiuti dal muretto box e dallo stesso Vettel nella fase decisiva delle qualifiche dimostrano che, contrariamente a quanto dice un Arrivabene sempre pronto a parlare alle telecamere nonostante un animo annebbiato dall'insuccesso, in Ferrari il clima non è sereno. Quando i due del Cavallino si sono presentati con gomme intermedie all'uscita della pit lane, con tutti gli altri piloti pronti ad andare a cercare il giro veloce su gomme da asciutto, il pensiero comune è stato: "azzardo disperato". Perchè c'era una reale minaccia di pioggia ma, uomini di Arrivabene a parte, tutti sapevano che avrebbero avuto il tempo di stampare almeno un giro cronometrato su pista asciutta. E tutti gli altri, appunto, avevano ragione. La ciliegina sulla torta l'ha poi messa Vettel. I piloti Ferrari sono subito tornati ai box per cambiare gomme, ma ormai stava iniziando a piovere. Mentre Raikkonen si impegnava a chiudere un giro in condizioni precarie, afferrando una preziosa quarta posizione, Vettel divagava fuori pista, cogliendo una pessima nona posizione, trasformatasi in ottava con la penalità di Ocon. Dopo il primo giro di gara di Vettel, eroico e bellissimo, la speranza di lottare con le Mercedes era ancora viva ma, si sa, quanto si rincorre è più facile incappare in "imprevisti". Ed il solito Verstappen è lì pronto a regalartene qualcuno. Almeno un paio, considerando l'intera coppia di piloti Ferrari.

L'incidente con Verstappen che archivia definitivamente i sogni di gloria

Da ottavo a quinto in un batter d'occhio. Vettel ha appena compiuto un piccolo miracolo. Quanto viene richiesto ad un quattro volte campione del mondo. Con le due Mercedes a dettare il passo, Raikkonen si appresta ad attaccare Verstappen per portarsi alle spalle del duo d'argento. Improvvisamente il pilota Red Bull sbaglia, arriva lungo e rientrando in carreggiata porta fuori pista Raikkonen. Al giovane olandese gli verranno affibbiati cinque secondi di penalità da scontare durante l'unico pit stop. Sanzione giusta ma inutile: la vettura di Raikkonen nel contatto ha riportato ingenti danni, tali da costringerlo ad una gara da comprimario. Incattivito dalla notizia della penalità subita, Verstappen chiuderà poi la porta in faccia a Vettel, spendendolo in testacoda. Il tedesco avrebbe potuto attendere e tentare un più facile sorpasso sul rettilineo principale ma la velocità con cui è arrivato all'interno della Red Bull era tale da giustificare il tentato sorpasso. Adesso è facile gettare la croce addosso al pilota Ferrari: ha fatto quello che ogni racer avrebbe dovuto fare e di tutti gli attacchi portati in quella curva quello sull'olandese è stato l'unico conclusosi con un contatto. Il sesto posto finale del tedesco, amaro e inutile bottino in ottica mondiale, è da considerarsi ottimo vista la 19esima posizione in cui era sprofondato dopo l'incidente. Se adesso sono tutti pronti a "sparare" contro il pilota Ferrari invitiamo a riflettere su quanto potrà diventare pericoloso l'atteggiamento arrogante di Verstappen, recentemente colpevole anche di un brutto fallo su Bottas in quel di Monza.

Hamilton: ad un passo da Fangio

Se dalla terza posizione in giù se ne son viste delle belle che dire della gara in solitaria delle due Mercedes? In Giappone Hamilton ha fatto quello che ha voluto. Al volante di una perfetta Mercedes ha ristabilito le gerarchie nel box tedesco. Se Bottas in Russia lo aveva di fatto battuto, a Suzuka Hamilton è parso di un altro pianeta. "Sotto pressione non sbagliamo mai", aveva sostenuto il pilota inglese sabato pomeriggio. Considerazione ridicola a dire il vero, visto il vantaggio di 50 punti in classifica mondiale su Vettel prima della gara odierna. Adesso che il suo margine sull'inseguitore è salito a ben 67 punti di pressione non vogliamo più sentire parlare. Lo stesso vale per gli uomini del Cavallino. A fine gara Arrivabene incita i suoi a continuare a lottare, sarebbe bene ritrovassero prima l'armonia persa nella difficilissima estate 2018. Fra due settimane il carrozzone della Formula 1 farà tappa ad Austin. La matematica potrebbe consegnare ad Hamilton un titolo di fatto già suo. Poco più di un mese fa era impensabile.

Grazie Suzuka! Coraggio Ricciardo!

Il ritorno su una pista "vera" ci ha riconsegnato la lotta in pista. Stendiamo un velo pietoso sulle penalità elargite quasi a caso dai commissari. Inutile nel caso di Verstappen, comunque sul podio. Abbiamo finalmente visto (fortuna che le telecamere puntavano principalmente dalla terza posizione in giù) vere battaglie in pista, non sempre dettate dall'utilizzo del DRS. Certo, le rimonte di Vettel e Ricciardo hanno dato un contributo importante allo spettacolo ma anche senza queste avremmo assisitito ai bei sorpassi di Alonso, Leclerc e di quasi tutti i piloti alle spalle del duo di testa. Tornando a Ricciardo, il suo urlo di rabbia e dispiacere del sabato pomeriggio ha condito il suo assurdo fine settimana: ancora appiedato dai soliti problemi tecnici si è ritrovato costretto a partire dalla 15esima posizione. Prima della gara il suo sguardo era insolito. Ormai, consapevoli del suo passaggio in Renault dal 2019, in Red Bull gli hanno chiuso le porte delle riunioni tecniche. Il sospetto che il miglior materiale finisca sulla vettura gemella (?) di Verstappen è reale. Nonostante questo, oggi l'australiano si è impegnato in una rimonta da sottolineare, conclusa con la quarta posizione finale, poco lontano dalla Red Bull del compagno partito ben più avanti a lui. Un bel modo per ricordare al mondo della massima Formula che, inconvenienti a parte, il campione Ricciardo, nonostante le sfortune e lo sconforto, è intatto.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 30 Settembre 2018 18:18

F1, Russia: il Campione è servito

Hamilton vince ma viene fischiato. Bottas gli cede platealmente la vittoria. Vettel è terzo, davanti a Raikkonen. In Mercedes perdono la dignità, in Ferrari, forse, il mondiale.

di Matteo Landi

Prima della cerimonia del podio il Presidente russo Putin si complimenta con Hamilton, fresco vincitore di un Gran Premio che da una direzione netta alla lotta per il titolo mondiale. Poco più in là, in disparte, si disseta Bottas. Il finlandese ha appena completato una sonante doppietta Mercedes ma il suo volto è scuro. Sul podio i due piloti della squadra anglo-tedesca vengono fischiati. L'atmosferma ricorda quella del post-Austria 2002. Allora dominavano le Ferrari e la Scuderia chiese a Barrichello di lasciare la vittoria al caposquadra Schumacher. Oggi, come sedici anni fa, gli ordini di scuderia non sono vietati. Certo lasciano l'amaro in bocca. Questo pomeriggio Mercedes ce lo ricorda scrivendo un altro capitolo nero della storia del motorsport, obbligando Bottas a sacrificare la sua gara prima rallentando Vettel, come già a Monza nei confronti di Raikkonen, poi chiedendogli di cedere il passo al team mate Hamilton. Adesso il quasi cinque volte campione del mondo può vantare ben 50 punti di vantaggio su Vettel. Avesse concluso la gara al secondo posto ne avrebbe avuti comunque 43. Tre punti in più rispetto alla vigilia della gara russa, profondamente meritati, considerando quanto Vettel gli ha reso la vita difficile. Con la gara odierna, invece, i punti guadagnati dal leader mondiale sul rivale sono ben dieci: di questi, sette sono frutto del sacrificio di un Bottas così tanto veloce da spiazzare la sua stessa squadra, costretta a ricorrere a modi leciti, ma inguardabili, per piegare il pilota di Nastola.

Bottas: gran gioco di squadra prima dell'umiliazione

Prima del rallentamento "volontario" del 25esimo giro, Bottas, aveva già fatto un gioco di squadra importante: al via aveva fornito la scia al compagno Hamilton, rendendo vano l'attacco di un Vettel scattato meglio dell'inglese, e dopo la sosta ai box aveva rallentato il ferrarista rendendolo vulnerabile all'attacco di Hamilton, finito alle spalle del tedesco dopo la sosta ai box e subito tornatogli davanti grazie all'aiuto del compagno di squadra. Poteva già bastare così: Bottas avrebbe vinto meritatamente guadagnandone in autostima, Mercedes avrebbe comunque ottenuto una doppietta dominante ed Hamilton avrebbe lo stesso battuto Vettel, nei punti e nel morale. Invece, oggi 30 settembre 2018, la Mercedes ha stabilito che l'obiettivo finale (ma, appunto, ne aveva bisogno?) vale più delle critiche a cui sapeva di andare incontro e della dignità dei suoi piloti. Se fino ad adesso pensando ai giochi di squadra veniva in mente quel 12 maggio del 2002, oggi la Ferrari si ritrova in buona compagnia in tema di ricordi sgradevoli. La F1 non ne beneficia e chissà che presto i nuovi proprietari di Liberty Media non prendano nuove decisioni vietando i cosidetti "giochi di squadra".

Un Vettel combattivo non è bastato: adesso è superiorità anglo-teutonica

Da parte sua Vettel ha fatto tutto il possibile per vivacizzare una gara altrimenti dominata dalle due frecce d'argento. Ha costantemente tenuto il passo dei battistrada e, grazie ad una Ferrari finalmente efficace dal punto di vista strategico, è riuscito addirittura a portarsi davanti ad Hamilton. Adesso quel che manca agli uomini di Arrivabene è una Ferrari veloce quanto lo era fino alla gara monzese. Lo dimostrano le difficili qualifiche russe, con le Ferrari incapaci di contrastare i piloti Mercedes, e l'incapacità di Vettel di avvicinarsi in rettilineo ad Hamilton prima, a Bottas poi. A Sochi, più del distacco mondiale, a ferire le ambizioni della squadra di Maranello è la ritrovata superiorità Mercedes. Risulta sempre più evidente che fin quando la Ferrari ha potuto disporre di un mezzo superiore non ne ha saputo approfittare, per errori del suo pilota di punta o per scelte strategiche sbagliate. Nonostante questo, comunque finirà il campionato, il 2018 costituirà un importante capitolo del processo di crescita di una squadra giovane e motivata.

Verstappen colora la domenica di Sochi

Se la "vicenda Bottas" ha senza dubbio costituito il lato più negativo della domenica, a colorare l'umore degli appassionati ci ha pensato Verstappen. In Red Bull stanno in qualche modo estraendo il meglio dal calvario di una relazione con Renault ormai arrivata agli sgoccioli. Il giovane olandese, al pari di Ricciardo, è dovuto partire in fondo al gruppo a causa della penalità derivante dal cambio di power unit. A differenza dell'austrialiano però, comunque ottimo sesto al traguardo, Verstappen si è prodigato in una rimonta epica che lo ha visto transitare sotto la bandiera a scacchi quinto a 31 secondi di distacco dal vincitore. Quasi un minuto prima del compagno di squadra. Partito 19esimo, al terzo giro l'olandesino era già nono, portandosi poi alle spalle di Mercedes e Ferrari al giro numero 8. Il giovane Max, quando non si lascia vincere dal nervosismo, non perde occasione per dimostrare la sua classe cristallina. Meno funambolica ma molto di sostanza è stata la gara del futuro pilota titolare Ferrari Charles Leclerc: settimo all'arrivo. Nella classifica costruttori adesso la Sauber ha solamente 3 lunghezze di svantaggio da una Toro Rosso, ottava nel mondiale costruttori, quest'oggi disastrosa.

Ancora 5 gare al termine del mondiale. Poi avremo di nuovo un italiano in F1!

Con Leclerc che nel 2019 occuperà un sedile Ferrari, in Alfa Romeo-Sauber sanno che la prossima stagione potranno comunque contare su due cavalli di razza. Nella settimana che ha preceduto il Gran Premio di Russia è stato annunciato il futuro compagno di squadra di Raikkonen: Antonio Giovinazzi. Una combinazione veramente interessante quella composta dal futuro duo del team italo-svizzero: il veterano campione del mondo 2007, ancora velocissimo, saprà sicuramente portare punti preziosi alla squadra aiutando il pilota di Martina Franca nel suo processo di crescita. Classe 1993, il pilota nostrano è stato vicecampione nella F3 europea prima di venire battuto solamente dall'attuale pilota di F1 Pierre Gasly nell'unica stagione di GP2 disputata. Finalmente l'Italia avrà, per una stagione completa, un pilota in F1. Non accadeva dal 2011. Con Leclerc in Ferrari e Giovinazzi in Alfa Sauber il Driver Academy di Maranello inizia a distribuire i primi frutti. E'ancora presto, tuttavia, per poter osservare le gesta del pilota pugliese. Cinque gare ed un lungo inverno ci separano ancora dal prossimo campionato. Fra meno di una settimana il grande Circus affronterà le prove libere del Gran Premio del Giappone. Con 50 punti di vantaggio Hamilton fa ormai la conta alla rovescia in attesa della conquista di un altro titolo iridato. Adesso per mantenere viva la speranza Vettel ha bisogno di troppe coincidenze favorevoli. Un altro titolo Mercedes sembra ormai in arrivo: l'ennesimo di un'era power unit iniziata nel 2014 e dominata. Sarebbe bello però se la F1 tornasse ad essere un pò meno scontata quindi....coraggio Ferrari e sarà quel che sarà!

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Domenica, 16 Settembre 2018 21:08

Formula Hamilton

Mercedes domina con Hamilton. Ferrari sbaglia strategia e Vettel agguanta un terzo posto che lo porta a -40 dalla testa del mondiale. Per gli uomini di Maranello il sogno sembra destinato a rimanere tale. Urge un cambio di mentalità.

di Matteo Landi

Al termine della gara svolta nella suggestiva atmosfera notturna di Marina Bay il cielo scuro si colora con fuochi artificiali. Gli unici effetti speciali di una domenica discretamente soporifera. Hamilton, Verstappen, Vettel recita la classifica finale. Risultato che ricalca fedelmente quanto scaturito dalle qualifiche. Se così è stato il merito è dell'inglese di casa Mercedes, sempre più in versione "Hammer", autore di un weekend da dominatore assoluto. Mai una sbavatura: dalla qualifica in cui ha rifilato ben sei decimi (6!) al rivale Vettel, ad una gara controllata dal primo all'ultimo giro. Malgrado la pressione prima del tedesco della Ferrari, poi di Verstappen. Alla perfezione assoluta di Hamilton e del team Mercedes si contrappongono un Vettel ed un box Ferrari che ancora una volta non riescono a sfruttare appieno il potenziale velocistico della loro vettura. In qualifica il pilota del Cavallino è parso nervoso, probabilmente a causa della strategia confusa impostagli dal suo "muretto". Al via della gara ha, invece, mantenuto i nervi saldi, evitando di battagliare eccessivamente con Verstappen (la notte del post-Monza deve avergli portato consiglio). Vettel è riuscito velocemente a sopravanzarlo, un attimo prima che entrasse in pista la safety car, necessaria per permettere ai commissari di rimettere il tracciato in condizioni di sicurezza dopo l'incidente fratricida della due Force India. A quel punto, con Vettel secondo a fiatare sul collo di Hamilton, la gara poteva venire incontro al pilota della Ferrari.

Ferrari: come perdere una gara (Monza, Volume II)

Con una strategia giusta Vettel avrebbe potuto conquistare la leadership e, considerando quanto la pista di Singapore sia ostile ai sorpassi, probabilmente aggiudicarsi la gara. Peccato che, nei momenti di massima pressione, quest'anno gli uomini del Cavallino difficilmente azzecchino le scelte giuste. Arrivabene ha ricordato più volte che la squadra di Maranello è giovane, ancora poco rodata se confrontata con l'armata Mercedes, e quindi più incline all'errore. Che, purtroppo, oggi come a Monza, è arrivato. Non appena Hamilton ha cominciato a fare la voce grossa, stampando temponi che hanno lievemente allontanato Vettel dagli scarichi del leader, il muretto Ferrari ha richiamato ai box il tedesco. Lì si sono spenti i sogni di gloria dei tifosi del Cavallino: il pilota della Rossa, forte di freschi pneumatici ultrasoft, avrebbe dovuto rimontare su Hamilton se non avesse incontrato sulla sua strada Perez. Il messicano si è rivelato un prezioso alleato per il pilota Mercedes che, indisturbato, ha potuto compiere il suo pit stop senza perdere la posizione sul rivale. Vettel riuscirà poi a liberarsi del pilota della Force India ma la sua gara sarà ormai compromessa, perdendo persino la posizione su un Verstappen che diventerà l'unico vero avversario di Hamilton. Per Vettel il finale di gara si rivelerà una lenta agonia, con pneumatici più soffici rispetto a quelli montati per la seconda, lunga, parte di gara dagli altri top driver. Il tedesco passerà sotto la bandiera a scacchi comunque terzo, ma staccato di ben 40 secondi dal vincitore Hamilton. Il quale adesso ha ben 40 punti di vantaggio in classifica sul pilota Ferrari. Sogni di titolo finiti per gli uomini del Cavallino Rampante? Le gare che ci separano dal termine del campionato sono ancora tante, ben sei, ma lo stato di forma del pilota di punta Mercedes consiglierebbe ad Arrivabene e compagni di vivere alla giornata, cercando delle soddisfazioni di "tappa", senza farsi vincere dalla pressione della lotta iridata. Abbiamo visto come sia dannosa per le ambizioni degli uomini di Maranello.

Raikkonen e Bottas: poca gloria per i compagni dei grandi rivali

Se per Vettel non è stata una domenica indimenticabile, diversamente non si può dire per Raikkonen e Bottas. Il primo ha tentato una strategia diversa da quella del compagno Vettel, ma fondamentalmente è stato il quinto posto realizzato in qualifica a tarpargli le ali. Il secondo è arrivato al traguardo quarto, appena davanti al finlandese di casa Ferrari, a ben 52 secondi dal compagno di squadra Hamilton. Una vera disfatta per Bottas, passato dal ruolo di "maggiordomo" di Hamilton a Monza, a quello di semplice comparsa a Marina Bay. La conferma di Bottas in Mercedes anche per il 2019 non può che essere vista come il tentativo di Toto Wolff di mantenere un clima sereno all'interno del team anglo-tedesco. Con una Ferrari molto veloce in Mercedes hanno attinto da qualsiasi risorsa per mantenere la leadership. La classifica sta dando pienamente ragione al team dominatore dell'Era turbo-ibrida.

Leclerc, concreto e veloce. Perez: un folle a Singapore

Detto della lotta al vertice c'è da rimarcare la bella gara di Leclerc, ottimo nono con la sua Alfa-Sauber, e la domenica da incubo di Perez. Un tempo era solito commettere molti errori ma con la maturità aveva messo da parte certe intemperanze dimostrandosi uno dei piloti più solidi del Circus. Oggi ha dato prova di cosa non deve fare un pilota di Formula 1: subito dopo la partenza ha spinto sul muro il compagno di squadra Ocon, costringendolo al ritiro immediato, poi durante la gara, non riuscendo ad avere la meglio sulla lenta Williams di Sirotkin ha deciso di rifilargli una decisa ruotata in pieno rettilineo. Roba da bandiera nera, che puntualmente non è arrivata dai commissari, sempre pronti ad affibbiare drive through, mai inclini alla mano pesante con chi veramente sgarra.

Russia e poi Giappone, verso il rush finale

Adesso il grande Circus lascerà l'estremo oriente per calcare la pista di Sochi fra due settimane. Dopo la, a dir poco, blanda gara di Singapore arriva una pista che è già stata teatro di corse non certo esaltanti. Sarà, ancora una volta, fondamentale la qualifica. Fortuna che solamente una settimana dopo tornerà la "tradizionale" Suzuka, vera e propria università del motorsport a quattro ruote.

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Martedì, 11 Settembre 2018 21:32

Grazie Kimi!

La Ferrari comunica che Raikkonen lascerà la Scuderia al termine di questa stagione. Il finlandese tornerà in Sauber. Uno scambio che decreta la fine di una bella storia. Benvenuto Charles Leclerc!

di Matteo Landi

Finirà la carriera dove l'aveva iniziata. Era il 4 marzo del 2001 e Kimi Raikkonen si apprestava a disputare con la Sauber il suo primo Gran Premio di F1. Con solo 23 gare disputate nelle formule propedeutiche il finlandese ottenne dalla Federazione una superlicenza provvisoria. Quella domenica il pallido ragazzo di 21 anni transitò sotto la bandiera a scacchi in sesta posizione garantendosi il primo punto iridato. Un risultato importante per la modesta Sauber, da urlo per un debuttante. La leggenda narra che il giovane Kimi prima della partenza si fosse permesso persino un pisolino all'interno dell'abitacolo. Roba da Iceman, appunto. Fu l'inizio di un'avventura che consegnerà alla Ferrari l'ultimo titolo mondiale piloti, nel 2007, al termine di un campionato che visse un'accesissima battaglia fra Raikkonen, erede in Rosso del sedile che fu del grande Schumacher, il debuttante Hamilton ed il già due volte campione del mondo Alonso. Oggi, 11 settembre 2018, la Ferrari comunica che il prossimo anno il finlandese sarà "scambiato" con il giovanissimo Charles Leclerc, quest'anno al debutto su Alfa Romeo-Sauber. Il pilota di Espoo in qualche modo rimarrà in famiglia, visti i colori dell'attuale vettura svizzera motorizzata Ferrari. Troverà una Sauber profondamente diversa rispetto a quella che lo portò al debutto, allora ancora guidata dal patron Peter Sauber.

Ultimi sprazzi di un'Era che non ci sarà più

Raikkonen, ultimo pilota di un'Era che vive e vivrà ancora grazie a lui. Piloti con personalità da vendere, senza bisogno di Instagram (a dire il vero Kimi si è da poco convertito ai social, ma con uno stile tutto suo), Twitter e Facebook. Il suo addio alla Formula 1 avverrà, crediamo, al termine del campionato 2020, visti i suoi 2 anni di contratto con la scuderia elvetica. Avrà 41 anni. Uno "sfumare" di carriera che permetterà a Kimi di correre a modo suo, lontanto dalla "politica" che per forza di cose vive in Ferrari, e dai riflettori puntati su chi corre per un top team. In fondo sono anni che ribadisce il suo amore per la guida e la "sofferenza" nei confronti di tutto quel che in F1 la contorna, dalle conferenze stampa agli incontri con gli sponsor. I 7 Gp che lo separano dal suo addio alla Rossa saranno le sue ultime chance di vittoria, considerando che in Sauber difficilmente potrà salire sul podio.

I sacrifici che non potranno essere chiesti

Il suo saluto era nell'aria. Visto a posteriori l'andamento del Gp d'Italia, con i mancati giochi di squadra attuati da Arrivabene e compagni, risulta più chiaro. Come potevano chiedere al loro ultimo campione del mondo, ormai in partenza, di sacrificare una delle sue ultime possibilità di vittoria per favorire il compagno Vettel? E forse, adesso, il tedesco dovrà giocarsi il mondiale senza troppi aiuti da parte del team-mate Raikkonen. Se Kimi gli regalerà qualcosa, probabilmente, lo farà spontaneamente. Una difficoltà in meno per Hamilton, per la prima volta nell'era turbo-ibrida al volante di una vettura non superiore alla diretta concorrenza Ferrari. Quasi un incubo per Arrivabene, ma questo è il prezzo che dovrà scontare in previsione di uno "svecchiamento" nel suo parco piloti che forse, visti gli ultimi accadimenti e la velocità ancora espressa da Raikkonen, poteva essere rimandato almeno un anno. Ma tant'è, e nel 2019 il promettente Leclerc coronerà il suo sogno. Sarà il secondo pilota più giovane della storia del Cavallino, dopo Ricardo Rodriguez. In Ferrari riusciranno a chiudere un cerchio che la tragedia di Bianchi aveva interrotto. Non a caso il monegasco futuro pilota del Cavallino ha subito ricordato il compianto Jules, pilota del Ferrari Driver Academy, futuro campione inespresso, che se ne andò il 17 luglio 2015 dopo mesi di coma in seguito all'incidente di cui fu vittima nel Gp del Giappone del 2014. 11 Settembre 2018, per il motorsport sarà ricordato con il giorno del saluto della Ferrari al veterano Raikkonen, e viceversa. Una storia con ancora qualche paragrafo da scrivere e tanti capitoli intensi alle spalle. Vittorie e dispiaceri. Abbandoni, quello che al termine del 2009 vide il finlandese lasciare il sedile ad Alonso, e nuovi abbracci, vedi il ritorno in Rosso dalla stagione 2014. "Leave me alone", gracchiò Kimi nel team radio leggendario che precedette la sua prima vittoria in Lotus nel Gp di Abu Dhabi del 2012. Lo faremo più avanti Kimi. Adesso facci sognare ancora un pò.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 02 Settembre 2018 19:49

F1, Italia: Ferrari, che peccato!

Hamilton vince grazie alle opinabili strategie Mercedes che fanno infuriare i tanti tifosi Ferrari accorsi all'Autodromo. Un Bottas al completo servizio del caposquadra distrugge la gara di Raikkonen, mai così vicino alla vittoria dal suo ritorno a Maranello. Vettel? Quarto. Adesso per il titolo si fa dura, ma niente è perduto.

di Matteo Landi

Poteva essere una domenica ben più felice per i tifosi della Ferrari. Dopo un sabato da leoni Vettel e Raikkonen si sono dovuti arrendere alla Mercedes e ad Hamilton. Il finlandese lo ha fatto a pochi giri dalla fine, dopo una gara superba in cui il suo ritorno alla vittoria sembrava più che plausibile. Il tedesco lo ha fatto già al primo giro a causa di uno scontro alla seconda variante proprio con il rivale al titolo Hamilton. Durante il weekend i tifosi Ferrari hanno avvolto Hamilton in un inferno Rosso. In cui l'inglese però ha sguazzato a suo piacimento. Con tanta fortuna, perchè già alla prima variante una leggera toccata con la posteriore destra di Vettel avrebbe potuto compromettere la stabilità dell'ala anteriore della sua Mercedes.

Hamilton, audace e molto fortunato, colpisce Vettel. Incidente senza colpe?

La dea bendata ha poi baciato calorosamente il pilota Mercedes in seconda variante, quando un altro forte contatto con la Ferrari n.5 ha spedito Vettel in testacoda. La Mercedes di Hamilton ne è uscita senza un graffio mentre Vettel è stato costretto a rimontare dal fondo con una vettura priva di fondamentali appendici aerodinamiche. Troppo ostinato a difendere la posizione Vettel? Troppo duro Hamilton? Potremmo discuterne per ore. Sicuramente sono bastati pochi minuti ai commissari per catalogare l'accaduto come un normale incidente di gara. Scelta condivisibile ma non siamo sicuri che a ruoli invertiti, con Hamilton a farne le spese, gli stessi commissari avrebbero scelto la stessa linea "morbida". Quel che è certo è che Hamilton, con la vittoria odierna, ha fatto un deciso passo di avvicinamento al suo quinto titolo mondiale. L'inglese anche nelle sue rare giornate "no" mostra sempre una solidità che gli permette, al volante di una vettura monstre, di sembrare, alla lunga, quasi imbattibile. Lo stesso purtroppo non si può dire di Vettel: a dispetto della sua natura tedesca continua, se sotto pressione, a mostrare quel carattere "meridionale", citato a suo tempo dal compianto Marchionne, che dopo la strepitosa vittoria di Spa si sperava avesse messo in archivio. Sia chiaro, Vettel è un campione assoluto e pochi come lui sanno portare al limite una vettura di F1. Ma quest'oggi avrebbe potuto, al momento dell'attacco di Hamilton, alzare il piede per tentare di ripassare l'inglese pochi metri più avanti. La decisione di Hamilton ha invece incontrato l'ostinazione di Vettel e da quel momento le speranze di vittoria dei ferraristi erano ormai rivolte alla gara di Raikkonen.

Raikkonen: stavolta la vittoria era vicina. Bottas gli distrugge la gara.

Dopo la commovente pole position conquistata sabato, forte della spinta del pubblico ferrarista, senza "obblighi" nei confronti di un Vettel naufragato in fondo al gruppo e costretto ad una rimonta che lo ha condotto alla quarta posizione finale, Raikkonen vedeva il ritorno alla vittoria, che gli manca dal 17 marzo 2013, un obiettivo alla sua portata. Il finlandese ha costantemente tenuto a bada gli attacchi di Hamilton fino al 44esimo giro, quando l'inglese è riuscito a portarsi al comando. Operazione compiuta grazie alla precedente opera di disturbo esercitata da Bottas. Il pilota di Nastola, nonostante avesse bisogno di sostituire gli pneumatici per vincere il confronto con il suo diretto concorrente Verstappen, è stato lasciato in pista con il solo scopo di danneggiare la gara di Raikkonen. La Ferrari aveva eseguito un pit stop quasi da record ed il finlandese aveva la gara in mano. Poi il blocco di Bottas e Raikkonen, costantemente nelle turbolenze generate dalla vicinanza con la vettura avversaria, ha visto le sue gomme distruggersi giro dopo giro. Una tattica invocata con continui team radio dal box Mercedes, che ha ridotto Bottas al ruolo di "maggiordomo" (per riprendere le parole usate da Arrivabene a fine gara) di un Hamilton che a sua volta chiedeva a Wolff e compagni il rispetto della strategia da parte di Bottas. Pensare che ad inizio anni 2000 gli ordini di squadra furono persino vietati dalla Federazione dopo il regalo che Barrichello fece in Austria nel 2002 al compagno Schumacher. Oggi, i team order, vengono palesemente usati da Mercedes e, per adesso, rifiutati dalla rivale Ferrari. Scherzo del destino: a Maranello dovranno ricredersi se vorranno continuare a lottare per il mondiale piloti. Ci sperano ancora i tanti fan accorsi all'Autodromo per assistere ad una vittoria che non c'è stata, i cui fischi hanno accompagnato l'intera cerimonia del podio, ad eccezione degli applausi riservati al secondo classificato Raikkonen, con particolare attenzione a Bottas, costretto a lasciare anzitempo la pedana riservata ai primi tre. Più che i fischi, da condannare, al finlandese al servizio di Toto Wolff devono far male i team radio che stanno relegando la carriera di un promettente pilota al ruolo di "tappo". Consapevole che quello dello champagne destinato al primo classificato per lui sarà quasi impossibile da stappare fino a quando avrà come compagno il quattro volte campione del mondo Hamilton. Se la reazione del pubblico nostrano è stata poco nobile, non si può dire diversamente dell'indicazione data ai piloti Mercedes durante il giro di rientro ai box, al termine della corsa: una bella parata eseguita al solo scopo di sbeffeggiare "i colleghi italiani". Cari amici anglo-teutonici, lo stile è un'altra cosa.

Verstappen, quinto dopo una penalità. Williams si riaffaccia nella zona punti

Detto della sfida Ferrari-Mercedes c'è da rimandarcare la bella gara di Verstappen. Al volante di una Red Bull poco a suo agio nei lunghi rettilinei monzesi, ha ottenuto un buon quinto posto finale che poteva essere persino un insperato podio. Un contatto duro con Bottas è stato sanzionato dai commissari con 5 secondi di penalità da aggiungersi al suo tempo finale di gara. Sanzione severa, ma giusta. Peccato che, solitamente, i commissari siano molto restii a sanzionare il giovane olandese mentre oggi non hanno atteso molto per decidere in merito ad una penalità che ha permesso a Bottas di salire sul podio. Il peso politico di questa Mercedes nella F1 odierna è quanto mai evidente. Oltre alla gara di Verstappen è da rimarcare la prestazione Williams, con Stroll finalmente a punti, seppur solamente decimo. Un risultato lontano da quanto meriterebbe il blasone del marchio inglese, quest'anno fanalino di coda del Circus, ma da sottilineare considerando che si tratta del secondo ingresso dell'anno nella top 10.

Per Vettel ancora 7 gare per chiudere un gap di 30 punti

La sfida mondiale adesso si sposterà a Singapore. Fra due settimane inizierà la parte conclusiva del campionato: 7 gare con un bottino massimo ottenibile per pilota di 175 punti. 30 sono quelli che separano Vettel dal leader Hamilton. La scalata non è impossibile ma adesso si fa dura: considerando la solidità di Hamilton e della sua Mercedes, Vettel dovrà attingere da tutto il suo talento per tenere viva la speranza. Un altro errore, una sola esitazione e tutto potrebbe essere perduto. Sarebbe un vero peccato considerando la bontà del lavoro svolto dagli uomini Ferrari, capaci di realizzare la monoposto di F1 uscita dalla fabbrica di Marannello più competitiva dall'ultimo mondiale costruttori vinto, risalente ormai al lontano 2008.

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Domenica, 26 Agosto 2018 20:07

F1, Belgio: Vettel Spa-venta Hamilton e stravince

Il circuito di Spa-Francorchamps si tinge di Rosso. Vettel in trionfo, Hamilton battuto. Peccato per Raikkonen, costretto al ritiro. Adesso si va a Monza: siete pronti?

di Matteo Landi

Marchionne, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche, diede del "meridionale" al pilota tedesco reo nel campionato 2017 di qualche colpo di testa di troppo, come la "scivolata" su Hamilton a Baku. Oggi, lassù, l'ex Presidente avrà sorriso vedendo il Vettel migliore, quello preciso, veloce, implacabile. Superato il traguardo, Vettel, non ha potuto fare a meno di ringraziare l'intera squadra, in particolar modo i motoristi Ferrari. L'ultima evoluzione di power unit ha dato lo spunto necessario al pilota del Cavallino per compiere il sorpasso al primo giro che, di fatto, ha deciso la gara. Con quel sorpasso si è lasciato alle spalle il nervosismo derivato da una qualifica gestita male dalla squadra che, messa di fronte a circostanze meno prevedibili, ancora non riesce a rendere al meglio. Peccato, ed anche così si spiegano i 17 punti che Hamilton, dopo la gara belga, ancora vanta nei confronti di Vettel nel mondiale. E quanto pesa quel piccolo errore, dalle conseguenze devastanti, compiuto dall'asso tedesco nella sua gara di casa. Ma quello che conta più oggi è la conferma della competitività Ferrari e delle capacità del quattro volte campione del mondo, il quale non ha dato speranze di vittoria ad Hamilton. L'inglese aveva approfittato di una qualifica bagnata per acciuffare la pole position ma, appena il sole è tornato a splendere sulla pista di Spa, la Ferrari ha messo in mostra tutta la sua competitività e Vettel ha potuto conquistare la quinta vittoria stagionale. Nel momento migliore dell'anno, alla vigilia della gara monzese, il pilota di Heppenheim e la squadra di Maranello ritrovano così la retta via. Se la Ferrari confermerà la superiorità messa in mostra nelle Ardenne, Hamilton sarà costretto a correre in difesa, in mezzo ad una marea di bandiere rosse.

Che trionfo! Ma poteva essere doppietta Rossa

A Maranello, tuttavia, non possono gioire appieno in un weekend che poteva essere ancora più trionfale, considerando la velocità esibita durante le prove dall'altro pilota di Arrivabene, Kimi Raikkonen. Gli uomini Ferrari hanno adesso a disposizione una vettura performante e, facendo gli scongiuri del caso, affidabile. E' l'aspetto umano, quello che concerne la sfera emotiva, a tradire il box italiano. E' impensabile che una squadra in lotta per il mondiale sbagli completamente strategia e calcoli nella fase cruciale delle qualifiche. E' incredibile che Raikkonen si sia trovato costretto a partire dalla sesta posizione in griglia perchè privato dell'ultimo tentativo del sabato pomeriggio, quello con pista più asciutta e veloce, per mancanza di benzina. Inutile rattristarsi per quanto successo al finlandese al primo giro di gara: partire nella pancia del gruppo aumenta sempre le possibilità di incidente e lo sfortunato finlandese, clamorosamente mai baciato dalla dea bendata, ha fatto le spese di un sabato nero sulla pista a lui preferita.

Vettel-Hamilton: primo giro decisivo. Dietro di loro delirio allo start: grazie Halo

Allo spegnersi dei semafori Vettel incalza subito Hamilton, non riuscendo però a sopravanzarlo. L'operazione gli riuscirà poche centinaia di metri dopo, di potenza, con un sorpasso costruito dopo aver percorso la fatidica Eau Rouge in maniera impeccabile. Meno impeccabile è stata la prima frenata di Hulkenberg, franato a ruote fumanti contro l'incolpevole Alonso, a sua volta decollato su Leclerc. Ed è oggi, domenica 26 agosto 2018, che si scoprono le potenzialità di Halo, l'inguardabile dispositivo posto obbligatoriamente, da quest'anno, a protezione della testa dei piloti. Quando fu portato in pista per la prima volta si nutrivano dubbi sulla sua efficacia, a fronte di una piccola perdita di visibilità per i piloti. Appena Leclerc è sceso, incolume, dalla sua vettura, i dubbi si sono sciolti come neve al sole. Senza Halo, pur lievemente danneggiato dall'impatto, uno degli pneumatici della vettura di Alonso avrebbe sicuramente colpito il casco del giovane monegasco ed oggi saremmo a piangere un'altra disgrazia per il Ferrari Driver Academy, per il mondo dei Gran Premi e per tutti gli appassionati, dopo la morte di Bianchi. Oggi siamo in tanti a dover chiedere scusa a coloro che in Federazione hanno sempre difeso l'impopolare scelta di introdurre Halo sulle vetture della massima serie. Il rischio non può e non deve completamente sparire dal pedigree della Formula 1, ma siamo pronti a sacrificare un pò del suo fascino a vantaggio di vite salvate. L'incidente di quest'oggi ha ricordato quello che accadde nel 2012 sempre sul circuito di Spa-Francorchamps, che costò una gara di squalifica a Grosjean e comportò il ritiro, fra gli altri, dell'allora ferrarista Alonso. A farne le spese oggi è sempre una Ferrari, quella di Raikkonen, costretto dopo pochi giri al ritiro per le conseguenze del tamponamento ad opera di Ricciardo. Quest'ultimo colpito sull'alettone posteriore da Alonso, incolpevole trottola "volante".

Hulkenberg sanzionato. Bottas graziato

Gli stewart hanno deciso di sanzionare Hulkenberg con 10 posizioni di penalità da scontare sulla griglia di partenza di Monza. Decisione giusta, considerando anche la tragedia sfiorata. Desta qualche perplessità invece la benevolenza mostrata dai Commissari con Bottas: il finlandese, nelle prove libere, ha spinto sull'erba Vandoorne, a più di 300 km/h. Il belga ha poi colpito il muro danneggiando la sua vettura. Bottas non ha cercato scuse ammettendo la sua, enorme, distrazione ma i commissari si sono limitati ad una semplice reprimenda. Il pilota Mercedes, partito a fondo schieramento per aver sostituito la power unit, ha poi disputato una gara superba ed ha tagliato il traguardo in quarta posizione, frutto di sorpassi di ottima fattura da lui realizzati e della mancata penalità che avrebbe dovuto subire se gli uomini di Charlie Whiting non si fossero ancora una volta coperti di ridicolo: sempre pronti a punire alcuni, specialmente se al volante di vetture Rosse, restii a colpire altri, soprattutto se di grigio vestiti.

Bene Verstappen, ottima Racing Point Force India

Sul podio, oltre ai rivali per il titolo Vettel ed Hamilton, è salito Max Verstappen, finalmente concreto, oltrechè veloce. Hanno gioito anche i due piloti della neonata Racing Point Force India: la squadra, oggi di proprietà di una cordata di imprenditori capitanata dal ricco Lawrence Stroll, con il passaggio di consegne ha perso tutti i punti mondiali ma in Belgio ne ha recuperati ben 18 grazie alla quinta posizione conquistata da un ottimo Perez ed alla sesta arpionata dal sempre veloce Ocon. Quest'ultimo, nonostante le sue doti indiscusse, vede vacillare la sua posizione nella "nuova" Force India, visto che l'arrivo del figlio del boss, Lance Stroll, è dato per scontato. Ma prima del Gran Premio del Belgio non è stata solo la vicenda citata ad agitare le acque del Circus.

Ricciardo in Renault, Alonso out: pausa estiva quanto mai decisiva per le sorti del Circus

Prima della pausa estiva mezzo schieramento di F1 attendeva le decisioni dei due top driver Ricciardo ed Alonso. E' avvenuta così nell'arco di pochi giorni l'attesa girandola di sedili che sapevamo avrebbe scaturito la scelta di Ricciardo: l'australiano dal 2019 sarà al volante della Renault e lascerà il sedile a Gasly, quest'anno veloce su Toro Rosso ma forse ancora acerbo per un top team. Vedremo. Chi non vedremo più in F1 sarà invece Alonso: lo spagnolo lascerà il mondo della massima Formula ed il sedile a Sainz. Dal 2019 Alonso si concentrerà su WEC ed Indycar, alla ricerca della vittoria alla 500 miglia di Indianapolis, ultima gemma necessaria per potersi ghermire della famigerata Triple Crown. Gli ultimi difficili anni in McLaren hanno indubbiamente sfiancato un pilota velocissimo, che ha fatto la storia della massima Formula con i suoi due titoli mondiali e ben 32 vittorie. Certo sarà ricordato anche per il suo difficile carattere che lo ha portato in conflitto con team manager e compagni di squadra. Senza dimenticare le due macchie nere indelebili di una carriera in F1 iniziata con il suo debutto in Minardi nel 2001: la spy story, di cui fu co-protagonista, che costò alla McLaren la squalifica nel mondiale costruttori del 2007, e la vittoria ottenuta dallo spagnolo nel 2008 a Singapore con la racalcitrante Renault grazie al sacrificio del giovane Piquet, volontariamente a muro per favorire l'ingresso della safety car. Detto questo, e nonostante questo, è evidente che la mancanza di Alonso si farà sentire nel campionato 2019 e la F1 vanterà nella sua griglia un campione del mondo in meno. Rimangono ancora otto gran premi per poter ammirare le sue gesta nella speranza che possa riuscire in quell'ultimo guizzo del campione, pur al volante di una McLaren da fondo schieramento. Otto gare che decideranno le sorti di un mondiale avvincente: lo scorso anno la seconda parte di stagione ci consegnò un Hamilton dominatore a fronte di una Ferrari in affanno, costretta ad abbandonare prima di quanto sperato il sogno iridato. Quest'anno, per adesso, tutto lascia pensare che la lotta rimarrà aperta a lungo. Che vinca il migliore.

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Martedì, 07 Agosto 2018 09:41

Niki Lauda, l'intramontabile

Il tre volte campione del mondo di F1, oggi presidente non esecutivo Mercedes, ha superato con successo un trapianto polmonare presso l'Ospedale di Vienna. L'ennesimo capitolo difficile di una vita da film, vissuta con coraggio e determinazione.

di Matteo Landi

Maggio 2006, Lauda ed Ecclestone ricostruiscono davanti le telecamere ciò che accadde quel maledetto 1° agosto del 1976. Camminando sul circuito del Nurburgring, a distanza di circa 30 anni Lauda ripercorre con la mente gli istanti precedenti al fatidico schianto che lo sfigurò per sempre. Ad un certo punto Merzario, colui che all'epoca ebbe la forza ed il coraggio di fermarsi, scendere dalla sua Wolf-Williams per prelevare il corpo offeso di Lauda dalla Ferrari in fiamme, raccoglie un grosso orecchio di plastica. Risate. Lauda lo occosta al suo volto: ok Niki, sei più bello con il tuo sbruciacchiato orecchio naturale! Lauda e Merzario ridono a crepapelle. E' sempre stato così. Forte, determinato e cinico. Da quel terribile incidente, che avrebbe messo un punto alla carriera di tanti, lui ne uscì più forte che mai. E l'anno dopo, nel 1977, brandì un altro titolo alla corte di Enzo Ferrari. Ebbe poi il coraggio di entrare in contrasto con il Grande Vecchio, lasciare la Scuderia per giocarsi altre carte alla Brabham. Il suo terzo titolo mondiale lo colse però nel 1984, quando al volante di una McLaren riuscì a sconfiggere per mezzo punto un altro grande di sempre, Alain Prost. Fedele? Mai. Faceva la fortuna di ogni squadra, grazie alle sue abili doti di collaudatore. Era capace di rigirare un'auto come un calzino ed a beneficiarne era anche il compagno di squadra: la vettura cresceva, il team diveniva vincente mai lui era già pronto per una nuova sfida. Altrove. I fans del Cavallino lo ricordano anche consulente Ferrari, negli anni 90, prima che Niki passasse in Jaguar. Oggi Lauda, l'intramontabile, è presidente non esecutivo di quella Mercedes che domina da anni sui circuiti di F1. La sua presenza ai box è fondamentale, specialmente nella gestione di piloti di rango come Hamilton. Ora che è affiancato da Bottas la vita di Niki è più semplice. Ma non è per questo che recentemente si era assentato. Una vacanza ad Ibiza, febbre alta ed una forte tosse. Da lì il suo quadro clinico è notevolmente peggiorato fino al trapianto di polmone ben superato nella sua Vienna. Dopo una vita di corsa e di corse, vissuta con responsabilità e coraggio a 300 all'ora, Niki si trova davanti all'ennesima sfida. Nel 2013, con "Rush", Ron Howard illustrò al mondo il campionato del mondo di F1 del 1976 e racchiuse in 123 minuti di pellicola parte della magia del pilota, ed uomo, Niki Lauda. Capace di rialzarsi dopo il tonfo del Nurburgring e di abbandonarsi poi alla "cinica" paura del Fuji, lasciando sotto il diluvio il titolo al rivale Hunt. Consapevole che avrebbe comunque vinto ancora. Come nel periodo successivo al terribile schianto oggi Niki sta raccogliendo le forze per tornare al comando dell'armata Mercedes. Negli ultimi giorni Walter Klepetko, capo del dipartimento clinico di chirurgia toracica dell'ospedale di Vienna, ha dichiarato: "Le condizioni del signor Lauda erano estremamente critiche, i polmoni fortemente danneggiati. Ci vorrà del tempo ma siamo ottimisti". Visto che si parla di uno come Niki Lauda come si può pensare diversamente? A presto intramontabile Niki!

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Domenica, 29 Luglio 2018 19:43

F1, Ungheria: doppio podio amaro

Vettel e Raikkonen salgono sul podio ma Hamilton vince ancora. Adesso i punti che Vettel deve recuperare sono 24. Ancora troppi errori per gli uomini di Arrivabene ma il titolo non è un miraggio.

di Matteo Landi

Il Gran Premio d'Ungheria poteva essere l'occasione per cancellare la delusione dello scorso Gran Premio di Germania. L'impresa non è riuscita alla Ferrari, ancora frastornata dall'addio di Marchionne. Se ad Hockenheim gli uomini di Maranello potevano ascrivere la sconfitta ad un piccolo ma determinante errore di Vettel, sull'Hungaroring nessuno nel box Rosso ha reso al massimo, determinando un'altra sconfitta che brucia. Durante le prove libere, disputatesi sull'asciutto, le Ferrari erano indubbiamente le vetture più veloci. La pioggia, caduta sabato, ha però stravolto i piani di Vettel e Raikkonen, incapaci di battere sull'asfalto viscido il duo Mercedes. Risultato: Hamilton in pole position davanti a Bottas, con Raikkonen e Vettel qualificatisi rispettivamente terzo e quarto. Il weekend ha svoltato in quel momento. In gara, su pista non più bagnata, la Ferrari aveva tuttavia l'occasione di contendere la vittoria ad Hamilton. Al termine del primo giro la classifica recitava Hamilton, Bottas, Vettel, Raikkonen. La Ferrari aveva deciso di far partire il tedesco con gomme soft, andando controcorrente rispetto agli altri top driver, partiti con le più morbide ultrasoft. La strategia stava funzionando ma sono stati i meccanici del box Rosso a sbagliare. Vettel, durante la sua sosta, ha perso secondi preziosi e la sua gara si è scontrata con "il tappo" Bottas, abile a contenere il tedesco ed il rientrante Raikkonen. Dopo l'errore di Vettel in Germania, i pessimi pit stop compiuti dai meccanici Ferrari in terra ungherese indicano che la sosta estiva arriva nel momento migliore per gli uomini guidati da Arrivabene. Per continuare a sognare il titolo servirà un'inversione di tendenza significativa, ogni altro errore potrà segnare il punto di svolta definitivo, in negativo, per le ambizioni iridate di Vettel. Alla fine della gara i due piloti della Rossa sono riusciti a salire sul podio, dietro al vincitore Hamilton che adesso vanta 24 punti di vantaggio sul rivale tedesco. Quasi quanti ne assegna la vittoria: 25.

Bottas, azione deliberata o da incompetente?

La gara ungherese ha segnato definitivamente il destino di Bottas, ormai inequivocabilmente relegato a seconda guida Mercedes, gregario indiscusso del leader di box Hamilton. Il finlandese ha perso ulteriori punti mondiali a causa di una condotta di gara sconsiderata. Eravamo a Silverstone quando Allison, direttore tecnico Mercedes, scaricò tutta la sua frustazione su Raikkonen, reo di aver colpito Hamilton nelle prime concitate fasi di gara. Per usare le sue stesse parole: caro Allison, è stata un'azione deliberata o da incompetente quella compiuta da Bottas, che negli ultimi giri ha rischiato di eliminare Vettel dalla gara? Che dire poi della collisione Bottas-Ricciardo, avvenuta poco dopo, con il pilota Mercedes che è andato a colpire la pancia destra della Red Bull dell'australiano? Che pensare poi delle (mancate) decisioni dei commissari? Se a Silverstone il finlandese di casa Ferrari fu sanzionato con 10 secondi di penalità, in Ungheria quello di casa Mercedes è stato sanzionato solamente "a metà": 10 secondi aggiunti al suo tempo finale di gara per lo scontro con Ricciardo, che non cambiano alcunchè. Ignorato l'episodio con Vettel. Quest'anno gli uomini guidati da Charlie Whiting si stanno superando. In negativo. Tornando con la memoria al weekend del Gp d'Austria spiccano le 3 posizioni di penalità inferte in griglia a Vettel per presunto impedimento ai danni di Sainz durante le qualifiche. Stavolta neanche una ramanzina a Verstappen, colpevole dello stesso illecito durante le prove ufficiali del Gran Premio d'Ungheria. Pensare che esista una volontà dei poteri forti della Formula 1 di danneggiare la Ferrari è pura fantasia. E' molto più realistico affermare che chi prende le decisioni nel Grande Circus sia inadeguato: serve un'uniformità di giudizio oppure tutto si trasformerà in un baraccone senza senso.

Raikkonen, e sono 5 di fila!

In seguito alla sua doppia azione sconsiderata Bottas non è riuscito ad andare oltre il quinto posto finale. I tanti tifosi finlandesi accorsi in terra magiara hanno comunque potuto gioire per il terzo posto conquistato da Raikkonen, abile nel finale ad approfittare del già citato scontro Bottas-Vettel. Per la vettura n°7 il box Ferrari ha optato per le due soste. La strategia, messa in difficoltà dall'ennesimo pit stop particolarmente lento del box Rosso, ha dato a Raikkonen la possibilità di stare in pista con pneumatici sempre piuttosto freschi. Per contro, il pilota di Espoo, ha dovuto spingere costantemente per recuperare i circa 21 secondi persi a causa della sosta in più, non eseguita dal compagno Vettel e dal duo Mercedes. Il recupero è riuscito benissimo a Raikkonen che ha così potuto festeggiare il quinto podio consecutivo. Alla faccia di chi lo vedeva già senza sedile per il 2019 a vantaggio del giovane Leclerc.

Leclerc, gara no. Gasly, sesto: rivincita Honda

Non è stata una gara fortunata per il giovane monegasco pilota del Ferrari Driver Academy. Poco dopo il via si è ritrovato costretto al ritiro dopo qualche toccata subita alla prima curva. Stavolta la futura stella Ferrari non ha avuto modo di mostrare il proprio talento dopo che, per la verità, non aveva brillato neanche in qualifica. Chi ha spiccato è invece Gasly: costantemente in top ten, a suo agio sulla pioggia caduta durante le prove ufficiali che hanno decretato la sua terza fila in griglia di partenza. Grazie ad il suo sesto posto finale e gli 8 punti conquistati Toro Rosso rosicchia un pò dello svantaggio che subisce da chi la precede in classifica costruttori: la blasonata McLaren. Uno smacco per gli uomini del team inglese, fantasma di se stesso. Dopo anni a decantare la presunta superiorità del telaio McLaren, vanificata dalle scarse prestazioni della power unit Honda ecco che la piccola Toro Rosso, grazie alla stessa Honda, si fa beffa di McLaren-Renault.

Sosta estiva: chi ne gioverà?

Adesso il Grande Circus si ferma per circa un mese. I motori torneranno a rombare a fine agosto sul circuito di Spa, in Belgio. Nel 2017 fu la svolta della stagione. Il ritorno alle ostilità decretò la fine dei sogni di titolo per la Ferrari, afflitta da innumerevoli problemi tecnici nelle ultime gare stagionali. Con una terribile trasferta asiatica. Oggi a Maranello vanno in vacanza dopo giorni difficili, con il lutto di Marchionne che sovrasta qualsiasi risultato negativo ottenuto in pista. Nelle Ardenne, Vettel e soci, incontreranno un pista che potrebbe esaltare le qualità della SF71-H. Da non vanificare con gli errori-orrori visti in quest'ultima settimana di corse. La pausa servirà a ricaricare le energie. I 24 punti che separano Vettel da Hamilton possono non essere uno scoglio insormontabile.

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Domenica, 22 Luglio 2018 19:50

Incubo Rosso

Vettel getta al vento una vittoria certa nel weekend che cambia la storia della Ferrari. Marchionne perde il comando mentre, a Zurigo, lotta per la vita. Storia di un weekend che segna un'era.

di Matteo Landi

Weekend del Gp di Germania, sabato 21 luglio 2018, Vettel conquista una strepitosa pole position ma la gioia del box Ferrari è contenuta. Nel frattempo i vertici FCA sconvolgono la direzione del Gruppo, Ferrari compresa. Le condizioni di Sergio Marchionne, operato alla spalla destra, si sono complicate notevolmente negli ultimi giorni. Il top manager, ricoverato a Zurigo "non potrà tornare a lavorare", si legge in una nota della stessa FCA. Mentre Vettel pone le basi di una vittoria che lui stesso getterà al vento, Marchionne perde ogni carica presso Cnh Industrial, Fca e Ferrari. Il nuovo presidente del Cavallino diventa John Elkann, visibilmente addolorato per le condizioni di Marchionne, e amministratore delegato Louis Camilleri, quest'ultimo attualmente presidente del board di Philip Morris International. Ad Hockenheim la Ferrari può, nonostante tutto, rafforzare la leadership iridata. Di fronte al dramma dell'ormai ex Presidente tutto va in secondo piano, ma gli uomini di Arrivabene hanno il compito di portare avanti il sogno iridato che lo stesso Marchionne ha creato, prendendo per mano una Ferrari in profonda difficoltà agli albori dell'era power unit.

Hockenheim, la gara: dall'errore di Vettel alla rimonta di Hamilton

In Germania, invece, la vittoria che fino a due terzi di gara sembrava scontata, ed addirittura una sonora doppietta, si è trasformata in una bruciante sconfitta che non fa bene agli animi del box Rosso. E soprattutto a Vettel. Il Campione stavolta ha toppato. Di brutto. Con Hamilton penalizzato in qualifica da un problema tecnico, forse generato da un suo stesso errore, il tedesco di casa Ferrari aveva l'occasione per dare un sensibile strappo al mondiale. Ed invece è bastata un pò di pioggia, un piccolo errore e Vettel ha terminato anzitempo la sua gara contro le barriere. Uno sbaglio banale, quasi da debuttante. Succede anche ai migliori. "La Domenica di Vettel" di colpo si trasforma in "La Domenica di Hamilton". Partito con il coltello fra i denti l'inglese aveva rimontato bene fino alla quinta posizione, già sua al 14esimo giro. Senza il cambio di meteo non avrebbe assolutamente potuto competere per la vittoria, facilitata anche dalla safety car entrata in pista nel finale.

Hamilton fortissimo e vittorioso, con aiutino

La direzione gara ha ancora una volta dato una bella mano al pilota Mercedes, non penalizzato nonostante la brusca sterzata data da Hamilton alla sua Mercedes che gli ha permesso di tornare in pista quando aveva già imboccato la corsia di ingresso ai box. Nel 2016, a Baku, Kimi Raikkonen per molto meno fu sanzionato con 5 secondi di penalità. Uno dei lati oscuri della Formula 1, quello delle penalità affibbiate a casaccio, che sembra non possa schiarirsi mai. Detto questo non si può che applaudire la gara di Hamilton, tornato in testa al mondiale con ben 17 punti di vantaggio su Vettel.

Raikkonen: bella gara ma non è mai il suo giorno

Poteva essere la gara di Raikkonen ma l'ultimo campione del mondo Ferrari non riesce a farsi baciare dalla fortuna. Dopo il ritiro di Vettel è stato malamente ostacolato da un doppiato, perdendo la seconda posizione, conquistata da Bottas. Dalla terza piazza non è riuscito a schiodarsi visti anche i pochi giri a disposizione da lì alla bandiera a scacchi. In gara il finlandese è passato dalla leadership, al dover lasciar strada al compagno Vettel per ordine di Scuderia, alla terza posizione finale, appunto. Raikkonen aveva svolto il suo unico pit stop al 14esimo giro di gara. Ha tenuto un ottimo ritmo nonostante si trovasse in pista con gomme con cui sperava di concludere la gara senza doverle sostituire. Poi la pioggia e tutto il resto. Niente, per il buon vecchio Kimi non ce n'è!

Il weekend nero della Rossa

Quello che sta terminando è un weekend strano per Maranello. Dalla pole position ottenuta proprio mentre cambiavano le redini dell'azienda, alla botta di Vettel contro le protezioni. Molto più della sconfitta fanno male le condizioni in cui versa l'ex Presidente. Un uomo lontano dallo stile del Grande Vecchio, Enzo Ferrari. Distante dal modo di condurre la Ferrari che aveva Montezemolo. Si è fatto odiare dai fans della Rossa quando ha maltrattato a parole Luca Cordero. Si è fatto amare quando ha mostrato che, a modo suo, era possibile riportare alla competitività una squadra che nel 2014 aveva toccato uno dei suoi minimi storici in termini di risultati nella massima competizione automobilistica. La Ferrari adesso guarda al futuro con parziale incertezza. Da una parte ci sono i grandi numeri ottenuti dall'industria di automobili stradali ed il bel gruppo formato in epoca Marchionne per quanto riguarda la Scuderia. Dall'altra ci si domanda quale sarà la direzione che prenderà un manager del calibro di Camilleri. Potente uomo d'affari, fra il 2002 ed il 2007 presidente Kraft, ed attualmente -come detto- presidente Philip Morris. Si proseguirà lungo la via tracciata da Marchionne o si cambierà direzione? Il 22 luglio 2018 per la Ferrari non sarà ricordato per la brusca sconfitta subita in pista. Verrà ricordato come la domenica del weekend che bruscamente ha segnato un'era. In bocca al lupo Sergio.

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