Gli scavi della scorsa estate verranno presentati mercoledi prossimo. L'intervento proseguirà quest'anno, dopo il successo della prima campagna archeologica, che ha svelato preziose informazioni sulla storia del fortilizio scomparso e della chiesa romanica
Toano, 28 aprile 2018. "Castellum de Toano cum plebe" è il titolo della serata in programma per mercoledì prossimo (2 maggio), nella corte del Castello, in cui saranno presentati i risultati degli scavi archeologici eseguiti nella scorsa estate.
"L'intervento ha confermato l'importanza di questo luogo - spiega il sindaco Vincenzo Volpi - che ha conservato nei secoli, seppur tra tante vicissitudini, la pieve di Santa Maria Assunta, attorno alla quale sorgeva però il fortilizio, ora scomparso, ma di cui l'indagine condotta dal Dipartimento di storia, culture e civiltà dell'Alma mater studiorum di Bologna ha rinvenuto significative testimonianze".
All'incontro, che avrà inizio alle 20.30, interverranno l'archeologo ed esperto medievalista Nicola Mancassola, docente dell'ateneo felsineo, che ha coordinato le ricerche, gli archeologi Iames Tirabassi, Mattia Cantatore e Federico Zoni, monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell'Ufficio diocesano per i beni culturali e l'assessore alla cultura, Vittorina Canovi, che sottolinea: "La campagna di agosto 2017 ha costituito un punto di svolta nella ricostruzione della storia del castello toanese, che risale al decimo secolo e di cui la chiesa faceva parte. Siamo molto soddisfatti dei risultati sin qui ottenuti, perché quanto è emerso è di notevole interesse storico".
Prosegue l'assessore Canovi: "Del castello è oggi visibile solo la base di una torre adattata a campanile, ma in quei giorni l'indagine archeologica ha invece portato alla luce un complesso murario ben conservato, oltre a precedenti strutture della pieve, come l'antica apside e diverse sepolture, e interessanti reperti che vanno dal dodicesimo al sedicesimo secolo, appartenenti a entrambe le aree esaminate. L'iniziativa diretta dall'Università bolognese è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione, oltre che della nostra Amministrazione, della Diocesi, della Parrocchia, della Pro loco del capoluogo, della cooperativa Tecton di Reggio e di altre realtà del tessuto economico e del volontariato locale".
Nell'occasione "sarà anche ufficialmente annunciata - concludono il primo cittadino e l'assessore alla cultura - la ripresa degli scavi nella prossima stagione estiva, con l'obiettivo di completare le ricerche e magari rendere visibili e fruibili a tutti, in modo permanente, alcuni dei ruderi scoperti. Ci sono poi molti altri aspetti da chiarire per fare ulteriore luce sul passato della pieve, una delle più suggestive chiese romaniche presenti in Appennino, cui siamo profondamente legati e che è parte costituente della nostra identità territoriale, e soprattutto sulle vicende del castello che un tempo la custodiva e proteggeva".
In mostra fino a giugno la Sacra Famiglia con San Giovannino e Santa Caterina. L'opera, concessa in prestito dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, sarà esposta all'interno dello storico edificio in via Zamboni. L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto artistico curato da Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e UniCredit.
Bologna, 27 aprile 2018
Dal 2 maggio il percorso espositivo della Quadreria di Palazzo Magnani si arricchisce di un altro capolavoro realizzato da uno dei padri della scuola rinascimentale forlivese di pittura: Marco Palmezzano. Accanto al suo San Sebastiano, infatti, lo storico edificio di via Zamboni 20, a Bologna, ospiterà fino al 17 giugno la Sacra Famiglia con San Giovannino e Santa Caterina d'Alessandria, opera concessa temporaneamente alla Quadreria dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. L'occasione di questa collaborazione con la Fondazione forlivese nasce dal prestito del dipinto di Lorenzo Sabatini, Giuditta con la testa di Oloferne della Collezione d'Arte UniCredit, richiesto per la mostra "L'eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio. Storia, natura e pietà", in corso a Forlì fino al 17 giugno, presso i Musei di San Domenico.
La Sacra Famiglia con San Giovannino e Santa Caterina d'Alessandria, tempera su tavola realizzata tra il 1529 e il 1533 dall'artista che con la sua straordinaria produzione ha scritto la storia della pittura in Romagna tra Quattrocento e Cinquecento, sarà presentata al pubblico a Palazzo Magnani mercoledì 2 maggio, alle 18.30, dal curatore Marco Riccòmini che sottolinea: "L'occasione dello scambio di dipinti coi Musei di San Domenico di Forlì offre al pubblico di Palazzo Magnani l'opportunità di vedere da vicino due tavole del maestro forlivese Marco Palmezzano. Il confronto tra le due opere permette una serie di considerazioni sull'arte del pittore, le sue scelte stilistiche e iconografiche e, più in generale, sulla poetica in quel tempo nelle Romagne".
L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto artistico curato da Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e UniCredit. Un'intesa volta a promuovere Palazzo Magnani come rinnovato luogo di cultura e a confermare il forte impegno della Banca e della Fondazione nella valorizzazione del patrimonio artistico del territorio.
Sarà possibile ammirare l'opera, fino al 17 giugno secondo le modalità indicate sul sito della Quadreria http://quadreriapalazzomagnani.it
Taglio del nastro per la mostra "E' successo quel '68. Appunti fotografici" con Nadalini, Castellucci, Garibaldo e Gambetta
La Presidente Saliera: "Si lottò per i diritti delle persone, quegli stessi diritti da troppi anni dimenticati nel nome dei bilanci dell'economia"
Il sindacato, l'Università, la politica. A 50 anni di distanza "quelli che fecero il '68" si sono ritrovati nei locali dell'Assemblea legislativa regionale dell'Emilia-Romagna per l'inaugurazione di "E' successo quel '68. Appunti fotografici", mostra fotografica che ripercorre "l'anno che cambiò il mondo".
Francesco Garibaldo, una vita ai vertici della Cgil, Federico Castellucci, uomo delle Istituzioni e del Pci, Guido Gambetta, politologo e docenti di vaglia. Sono stati loro, con i loro ricordi di testimoni oculari del tempo, ad accompagnare la Presidente del Parlamento di viale Aldo Moro Simonetta Saliera nel taglio del nastro attraverso le foto di Luciano Nadalini e di altri famosi fotografi bolognesi che ricordano gli anni delle lotte studentesche e operaie, del primo Guccini e dei grandi concerti sotto le Due Torri.
"Nel '68 si lottò per i diritti delle persone: da troppi anni, invece, ci si è dimenticati di quei diritti e di quelle persone in nome del primato dei numeri dei bilanci e dell'economia", spiega Saliera nel sottolinea come "a Bologna il '68 coincise temporalmente con l'inverarsi delle grandi progettazioni dell'era del sindaco Guido Fanti: dalla tangenziale costruita in soli 3 anni al primo asilo nido voluto dall'assessore Adriana Lodi".
A ricordare lo snodo politico dell'anno cruciale è stato Garibaldo: "La mostra promossa dall'Assemblea legislativa ha il merito di toccare gli aspetti fondamenti della lotta studentesca e operai: furono anni – sottolinea il sindacalista – di lotte per proposte di miglioramento della vita delle persone che trovarono risposta positiva dalle amministrazioni pubbliche regionali e comunali. Battaglie che gli operai condussero nonostante che lo Stato avesse scelto l'arma della repressione autoritaria: quando scioperavamo venivamo picchiati e arrestati. Furono anni di speranza, un momento solare che purtroppo oggi non c'è più."
A raccontare un'epoca in cui i fermenti sociali trovavano risposta o quanto meno ascolto dalla politica e dai partiti è stato il compito di Federico Castellucci, una vita tra Pci, Comune di Bologna e Regione: "All'epoca ero responsabile politiche per il lavoro del Partito Comunista Italiano: demmo idee e contributi a quell'impegno sociale e civile che veniva da studenti e operai. Mai come in questo momento storico l'Assemblea regionale ha fatto bene – ha sottolineato Castellucci – a promuovere questa mostra perché motivo di riflessione politica, quella riflessione di cui abbiamo bisogno". "Si posero le basi degli anni successivi e delle grandi riforme come il Sistema Sanitario e lo Statuto dei lavoratori", fa eco Aldo Bacchiocchi, che visse quegli anni dall'osservatorio privilegiato di via Barberia, sede della federazione bolognese del più grande Partito Comunista dell'Occidente.
Occhio rivolto al contesto internazionale nelle parole del professor Gambetta, che ha ricordato come "nel '68 in tutto il mondo ci furono movimenti per i diritti e la pace, fu un anno indimenticabile".
Ricordi, impegni. Passione, nostalgia. Un mix che, come ricordano tutti gli intervenuti, non valgono solo per i libri di storia, ma anche per il nostro presente.
La mostra "E' successo quel '68. Appunti fotografici" è visitabile nei locali dell'Assemblea legislativa regionale dell'Emilia-Romagna in viale Aldo Moro, 50 tutti i giorni nei giorni feriali dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19.
Due giornate, a Milano e a Forlì, per scoprire i luoghi e i capolavori di Michelangelo Merisi e della sua influenza sulla pittura successiva.
MODENA – Due "gite fuori porta" per conoscere meglio e ammirare il genio di Michelangelo Merisi, più noto come Caravaggio, quelle organizzate dal Salotto Aggazzotti per giovedì 31 maggio e sabato 9 giugno.
Il primo tour, il 31 maggio, ha come meta Milano. Il programma prevede la sistemazione e il viaggio da Modena a Milano con pullman GT riservato. All'arrivo, visita guidata alla Pinacoteca di Brera, uno dei più importanti musei italiani. Il percorso espositivo occupa ben trentotto sale e copre un arco temporale che da dalla Preistoria al XX secolo, in grado di dare al visitatore una panoramica completa dell'evoluzione dell'arte dagli esordi ai nostri giorni.
Tra i capolavori presenti alla Pinacoteca di Brera si potranno ammirare il Cristo Morto di Andrea Mantegna, gli Uomini d'arme di Bramante, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, il San Girolamo di Tiziano. E il capolavoro di Caravaggio Cena in Emmaus. Al termine, il programma prosegue con la visita all'Orto Botanico ospitato nel Palazzo Brera. Voluto dall'Imperatrice Maria Teresa d'Austria nel 1774, ospita nei suoi 5000 mq circa 300 specie diverse.
Dopo il pranzo libero, si prosegue nel pomeriggio con la visita alla Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, di origine paleocristiana, ma ricostruita nel Cinquecento, già sede del più importante monastero femminile della città, appartenente all'ordine benedettino. Collocata tra via Luini e Corso Magenta, è decorata al suo interno con un ampio ciclo di affreschi di Antonio Campi e Simone Peterzano, primo maestro di Caravaggio, e, a sua volta, allievo di Tiziano. Al termine, partenza per il rientro a Modena, previsto in serata.
La quota di partecipazione è di € 85 a persona (min 30 persone) e include: il viaggio a/r in pullman GT, ingresso e visita guidata alla Pinacoteca di Brera, accompagnatore da Modena, auricolari per l'intera giornata, assicurazione Unipol Infortuni. Sono esclusi: pranzo a carico dei partecipanti, mance ed extra personali, ingressi a musei e monumenti non menzionati nel programma.
Sabato 9 giugno, invece, si parte alla volta di Forlì per visitare la mostra "L'eterno e il tempo. Tra Michelangelo e Caravaggio", ma non solo.
Si parte da Modena e da Bologna per Forlì con pullman GT e si arriverà a Forlì sulle 11.30. Qui è previsto l'ingresso al complesso di San Domenico, formato dalla chiesa di San Giacomo, a un primo chiostro ad essa adiacente e completamente chiuso e da un secondo chiostro, aperto su un lato, per la visita guidata "L'eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio", che mette in scena per la prima volta, in maniera compiuta e in un nuovo percorso espositivo, il fascino di un secolo compreso tra un superbo tramonto, l'ultimo Rinascimento, e un nuovo orizzonte, l'età barocca.
Il periodo che intercorre tra il compimento del Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina (1541) e la breve affermazione a Roma di Michelangelo Merisi da Caravaggio è per la storia dell'arte uno dei più avvincenti e stimolanti. Dall'ultimo Michelangelo a Caravaggio, l'esposizione forlivese tesse un filo estetico di rimandi unici che illustra la nascita dell'età moderna. Un percorso unico che mostra capolavori di Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Sebastiano del Piombo, Correggio, Bronzino, Vasari, Parmigianino, Daniele da Volterra, El Greco, i Carracci, Barocci, Veronese, Tiziano, Zuccari, Reni e Rubens. Tra i due Michelangelo si snoda un percorso culturale innovativo, alla ricerca di un rispecchiamento tra i valori eterni e quelli storici.
All'uscita, pranzo libero e successivo trasferimento a Pinarella di Cervia, località turistica ricca di negozi e discoteche. Tempo libero per godersi il mare e la magnifica pineta, che si sviluppa lungo la spiaggia con sentieri e percorsi vita che consentono di gustare pienamente la bellezza della natura. Al termine, partenza per il rientro in pullman GT.
La quota di partecipazione è di € 55 a persona per un min di 35 partecipanti o di € 50 per un minimo di 45.
La quota comprende: viaggio in pullman GT, biglietto d'ingresso alla mostra "L'eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio", radioguida, assicurazione Unipol infortuni. La quota non comprende: mance ed extra personali, ingressi a musei o monumenti, tutto quanto non indicato alla voce "la quota comprende".
INFO e Prenotazioni
333/8509363 - 392/0512219
Nella splendida cornice delle sale di Palazzo Chigi Zondadari a San Quirico d'Orcia, è in corso "Incontri di drammatica bellezza", suggestiva mostra del fotografo parmigiano Alberto Flammia.
Nelle immagini, drammatiche come recita il titolo dell'esposizione, la maestria dell'artista gioca con i chiaro scuri, le ombre, le nebbie oltre ai colori delle colline della Val d'Orcia, scoperta attraverso il fratello Corrado al quale è dedicata l'esposizione.
Nelle opere esposte Flammia prende per mano il visitatore portandolo negli angoli più suggestivi della famosa ed inflazionata area ed attraverso i suoi obiettivi lo rende partecipe del perché di cotanta fama.
San Quirico, piccolo comune delle provincia di Siena, si presta per una piacevole visita con il suo centro storico molto ben conservato. Nelle vicinanze molteplici le località interessanti come Bagno Vignoni, Montalcino, Montepulciano...non c'è che l'imbarazzo della scelta.
Alberto Flammia è un artista di respiro internazionale. Alcune opere dell'autore sono conservate alla Galleria Nazionale delle arti estetiche di Pechino, ha iniziato a dialogare con la reflex negli anni 70 ed attraverso continue sperimentazioni è poi passato al digitale, utilizzando però le tecniche di post produzione con "...sobrietà e rispetto per lo scatto originale" come recita il suo sito personale.
Da venerdì 20 aprile al 1° luglio 2018 il Palazzo del Governatore, in Piazza Garibaldi a Parma, sarà la sede della mostra Il Terzo Giorno, curata da Didi Bozzini e promossa dal Comune di Parma nell'ambito di una serie di eventi che daranno alla città l'occasione di riflettere sui temi dell'ambiente, della sostenibilità e del rapporto uomo - natura.
Il Terzo Giorno, prodotta e organizzata da Arkage (Artattack Group), società Benefit e B Corp certificata, è la prima in Italia ad avere un approccio 'for benefit': il 50% degli incassi della biglietteria saranno restituiti al Comune di Parma che finanzierà il "Km Verde", progetto di sostenibilità ambientale.
"La mostra Il Terzo Giorno – sottolineanoFederico Pizzarotti e Michele Guerra, Sindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Parma - rappresenta il primo importante evento espositivo da quando Parma è stata proclamata Capitale Italiana della Cultura per l'anno 2020. Non si tratta soltanto di una mostra che porta in città alcuni dei più importanti artisti della nostra contemporaneità a parlarci del rapporto tra arte e natura, si tratta di un discorso più ampio sul nostro futuro, sul nostro rapporto con l'ambiente che è diventato un tema ineludibile per tutte le società occidentali. Il Terzo Giorno vuole essere questo: una mostra bella da vedere, ma soprattutto bella da pensare. Un discorso che deve continuare in città per molti mesi anche quando la mostra starà girando altrove."
Il Terzo Giorno è un racconto per immagini del mondo, in cui l'arte rappresenta una porta privilegiata di accesso alla conoscenza e al godimento della Natura.
Non una dichiarazione di militanza ecologista ma un viaggio attraverso le peripezie di un pianeta estenuato. Un racconto che conduce lo spettatore dalla Creazione (intesa come apparizione del mondo) alla Distruzione (o quantomeno al rischio delle sua distruzione) fatto di analogie e non di logica, di visioni e non di concetti, di meraviglia e non di speculazione.
Un percorso nel quale l'arte è proposta come la strada maestra che lo spirito segue per attraversare la natura e penetrarne il prezioso mistero, poiché l'uomo è l'unico animale capace di vedere in essa un'opera d'arte e quindi di creare forme che ne siano il riflesso.
Si tratta di un viaggio catartico attraverso i lavori di artisti contemporanei che inizia con Il Terzo Giorno della Genesi, segnato dall'apparizione della vita (Genesi 1,3), attraversa la creazione, la distruzione e il nichilismo, fino a un ritorno alla natura.
Come scrive Didi Bozzini: "Oggi il rischio della catastrofe è concreto, quotidianamente tangibile... forse, è giunto il tempo di chiedersi se non sia possibile trovare la strada per un nuovo Eden solamente grazie allo sguardo meravigliato degli artisti, di coloro che provano a esprimere la qualità della natura senza pesarne la mera quantità. La strada per un giardino dove l'immaginazione sostituisca il calcolo, il bello prenda il posto dell'utile ed il buono quello del molto".
"Questa mostra – sottolinea, in rappresentanza di tutti gli sponsor, Davide Bollati, presidente Davines - affronta temi contrapposti dai quali può scaturire una sintesi significativa per l'osservatore, una riflessione sul futuro dell'umanità e del pianeta. Il tema della sostenibilità deve essere il nostro spunto di speranza e prospettiva".
40 gli artisti in mostra: Marina Abramović, Jane Alexander, Giovanni Anselmo, Nobuyoshi Araki, Roger Ballen, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Alighiero Boetti, Jonas Burgert, Jake & Dinos Chapman, Mat Collishaw, Marc Couturier, Jimmie Durham, Jan Fabre, Hamish Fulton, Mario Giacom elli, Piero Gilardi, Leon Golub, HeHe (Helen Evans - Heiko Hansen), AnnaIppolito e Marzio Zorio,John Isaacs, Francesco Jodice, Bodys Isek Kingelez, Dorothea Lange, Richard Long, Andrea Marescalchi, Ryan Mendoza, Mario Merz, Nils-Udo, Eric Poitevin, Simone Racheli, Sebastião Salgado, Salvo, Serse, Tracey Snelling, Mircea Suciu, Gavin Turk, Sandra Vasquéz De la Horra, Koen Vanmechelen e Gilberto Zorio.
La mostra è una narrazione potente ed evocativa tra le 115 opere esposte (immagini fotografiche, installazioni e dipinti), e includerà tre installazioni site specific all'ingresso e all'uscita del Palazzo. Una nell'androne a firma di Marc Couturier e due, sulle piazze Garibaldi e della Steccata, ad opera di una coppia di giovanissimi artisti, Anna Ippolito e Marzio Zorio.
Nelle sale del primo piano del palazzo fra le opere dedicate alla Creazione, spiccano alcune mai esposte al pubblico, come il menabò originale, le lettere dei vari Istituti Geografici e il primo dattiloscritto del famoso libro di Alighiero Boetti e la moglie Annemarie Sauzeau in cui venivano classificati i mille fiumi più lunghi del mondo, oppure viste raramente come le 4 fotografie di Mario Giacomelli della serie "Il motivo suggerito dal taglio dell'albero".
Nelle sale del secondo piano dedicate alla Distruzione, fra le particolarità le opere dell'artista congolese Bodys Isek Kingelez, di cui il MOMA di New York ospita da maggio una retrospettiva, la prima che il museo americano dedica ad un africano nero, oppure le foto di Dorothea Lange scattate nel 1931 con lavoratori messicani che lasciano gli Stati Uniti perché non c'è più lavoro, che potrebbero essere state scattate ieri.
La mostra sarà animata da convegni, iniziative e propostecollaterali.
Nella notte del 26 maggio, tutta Parma si accenderà per La Notte del Terzo Giorno: un suggestivo evento diffuso che avrà inizio con una visita notturna delle sale della mostra e proseguirà con concerti, video mapping, proiezioni e performance. Tema trainante sarà la luna piena, nella sua accezione simbolica di mistero e scoperta.
Iniziativa di particolare importanza sarà l'Atelier dei bambini, un laboratorio di "immaginazione materiale", che fornirà ai bambini dai 5 ai 10 anni dei materiali e una guida su percorsi che permettono di sviluppare un immaginario: da una pietra a un grattacielo, da un ramo a una canoa, da una foglia a un giardino all'italiana. L'evento si terrà negli spazi limitrofi alla mostra e si concluderà con la creazione di un'unica opera di 1.500 pezzi.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo con un saggio del curatore ed un'antologia di pensieri degli artisti sulla relazione tra arte e natura.
Dalla collezione Giuseppe Fiorini "PROFONDO ROSSI": mostra personale dell'artista DARIO ROSSI - Interviene il critico d'arte prof. Marco Cagnolati - Liriche della poetessa Elena Piccinini – Presso "Albatros Gallery" Via XXII Luglio 18/a - 43122 Parma, - Dal 21 aprile al 3 maggio - Vernice sabato 21 aprile 2018 ore 17,00.
Dario Rossi, nato nel 1958 a Canneto sull'Oglio (Mn) dove risiede e lavora.
Non potendo coltivare la relazione con il trapasso, lancinante attraverso studi classici e accademici, lo fa con un personalissimo e inconfondibile stile basato su eruzioni di colore macabro-moderno. Un espressionismo travolgente dallo stile contemporaneo, un trionfo di immagini in dialogo con la disperazione. La materia ribolle in lui e si fa espressione della sua psichica visione interiore. La cifra fondamentale è l'abissale, traumatica ebollizione di colore e materia depositati sul supporto. Le emozioni sono percepite da chi osserva i quadri, come dolorose perché trasmesse con istintiva gestualità cromatica che deformano le immagini naturali, ricreandole con uno straziante dispendio di materia e impegno fisico. Rossi non è questione di ideazione e di pensiero, ma di deformazione dell'anatomia del tempo che diventa trappola nella quale mortificare l'ambizione, la ricerca, l'armonia, Dario mostra così lo stato d'animo di chi vede gli scempi del secolo scorso e altre nefandezze più recenti. Delegittimata e schernita, l'etica appare fuori moda, destinata alla pattumiera della storia. Qui la cultura è il tentativo di rendere possibile il vivere con la consapevolezza della propria mortalità. La sua arte equivale a un cambio di prospettiva non comune nella percezione della spiritualità offesa. I quadri di Rossi conducono lo spettatore con ritmo significativo ad un'analisi sull'arte, e sulla diversità. Installazioni di grandi dimensioni si manifestano in particolari sgretolamenti della materia per ingrandirsi a volte a dismisura. Con questa ricerca sulla materia enfatizza i dettagli e li solleva attraverso la luce, guidandoli poi con contrasti marcati grazie al competente e geniale controllo del mezzo. L'artista Dario Rossi esegue opere di straordinario valore artistico attraverso le quali guardare nell'abisso disumano.
MARCO CAGNOLATI
La scrittrice, traduttrice e filosofa sarà alla libreria Mondadori di Piazza Ghiaia giovedì 19 aprile, alle 18.30 per parlare della sua opera, in cui tratta del sentimento della nostalgia per il paese che considera "casa", ma in cui sceglie di non tornare.
Di Manuela Fiorini
PARMA – Lisa Ginzburg è nata a Firenze, ma da tanti anni vive e lavora a Parigi. Proprio questa lontananza dal suo paese natale, l'Italia, non capitata, ma scelta e l'altrettanto volontà di non tornare è alla base dei sentimenti di nostalgia, lontananza, struggimento, spaesamento che la scrittrice, traduttrice e filosofa porta tra le pagine del suo ultimo libro Buongiorno mezzanotte, torno a casa (Edizioni Italo Svevo), che presenterà giovedì 19 aprile, alle 18.30, presso la libreria Mondadori di piazza della Ghiaia, a Parma.
L'abbiamo incontrata
Due luoghi, quello considerato "casa" e quello scelto per vivere. E, a fare da ponte tra i due, la scrittura. Qual è il suo ruolo e perché Lisa Ginzburg "preferisce" scrivere che "tornare"?
"Scrivere non è alternativo o opposto a tornare (scriverò ovunque sarò tornata o ovunque viaggerò e mi sposterò ancora). Il punto è un altro, è che scrivere è casa e fare casa, per me. La scrittura non direi che faccia da ponte, quanto piuttosto è la lente che mi permette di osservare e capire dove sono posizionata, io, la mia nostalgia, o il mio bisogno intimo di sentirmi ancora per un po' straniera"
Voler ritornare, ma senza riuscirci è il dilemma di "Buongiorno Mezzanotte, torno a casa", dove nell'ossimoro del titolo è già insita questa difficoltà. Ma che cos'è e dov'è "casa" per Lisa Ginzburg? L'Italia di oggi o un luogo del cuore e dell'anima, del ricordo, che si teme di non trovare più?
"Il titolo non è mio, bensì tratto da un verso di Emily Dickinson. Dice l'amore e la necessità interiore di tornare, ma anche tutta la conflittualità di quando ci si sente distante da ogni luogo, quello lasciato e quello dove si anelerebbe a stare di nuovo. Dice un transito lungo e per certi versi insolubile, ma anche la feconda ricchezza che può annidarsi in una condizione del genere. Casa per me ora è dove questa contraddizione si fa non tormentosa, ma feconda. Dove mi sento nel presente. e l'Italia quando la nostalgia mi lascia in pace, ancora mi ci fa sentire, nonostante mi renda conto di avere «saltato» dei passaggi del suo cambiare in questi anni ultimi".
Anna Maria Ortese, Nikolaj Gogol', James Joyce o Jean Rhys, lontani dalla propria terra, si sono confrontati con la scrittura. Quali sono i sentimenti comuni o affini ai propri che Lisa Ginzburg ha ritrovato nelle opere di questi autori?
"Un elemento di litigiosità interiore nel caso di Joyce e Ortese (il primo a Roma per un anno, visitando e ammirando le rovine archeologiche ma maledicendo quello stesso culto del passato e i suoi effetti paralizzanti, la seconda abitando in successione in molte diverse città italiane, da nessuna sentendosi accolta davvero). Di Gogol invece mi appassiona lo scrivere dei propri paesaggi «visualizzandoli» mentre vive lontano. La straordinaria capacità di sovvertire la nostalgia in creatività letteraria".
"Il mio paese mi piace di più; molto di più. La luce è calda, familiare – e galvanizzante, che regala maggiore intensità a tutto. La vita culturale mi sembra più movimentata, interessante, mentre in nessun modo riesco ad appassionarmi a quella del paese straniero in cui abito". Non è questa "idealizzazione" del paese considerato "casa" a renderlo tanto affascinante, al confronto del quale quello "straniero" in cui si vive attualmente esce perdente? Senza la lontananza e i sentimenti che essa suscita, nel confronto con la realtà quotidiana, non si rischia di perdere questa "poesia"? È per questo che non si riesce a tornare?
"Non direi, o almeno non per me. Trovavo il paesaggio italiano meraviglioso anche quando ci abitavo tutti i giorni, ma certo adesso che lo rivedo di tanto in tanto la sua bellezza, in contrasto con altri scenari della natura, colpisce i miei occhi di più".
Senza questa "dicotomia" tra "casa" e "paese straniero in cui abito" ci sarebbe stato questo libro?
"Certamente no. Non ci sarebbe stato. È un libro piccolo ma denso che affronta un dilemma interiore sottile che nella stanzialità non si sarebbe proposto. Ma una riflessione sullo sradicamento e le sue possibilità positive direi che mi sollecita da sempre, da quando ero ragazza e viaggiavo molto e fantasticavo di abitare in tutti i luoghi nei quali viaggiavo.
Come si colloca "Buongiorno mezzanotte, torno a casa" nel percorso letterario di Lisa Ginzburg?
"Tornerò a scrivere storie di immaginazione, racconti e romanzi, perché quello amo e sento di voler fare. Ma questo libro è Stato un intermezzo "teorico" importante per me, e anche, nel genere di prosa scelto, un omaggio ai miei passati anni di studi della filosofia. Sviscerare la letteratura e la propria scrittura attraverso la lente della logica (o non logica) dei pensieri. Si è trattato di un piccolo segmento, ma che ricorderò come illuminante per il mio lavoro".
Dialogherà con l'autrice la giornalista Chiara Cacciani, mentre la lettura di alcuni passi del libro è affidata alle voci di Paola Ferrari e Giuseppe Boles. Una curiosità: il volume è stampato su carta di Fabriano, con le pagine ancora intonse, da scoprire una ad una.
Lisa Ginzburg, scrittrice, traduttrice e filosofa è figlia dello storico, saggista e accademico Carlo Ginzburg e della storica e accademica Anna Rossi-Doria. Nipote di Natalia Ginzburg, respira fin da piccola l'humus ideale per trasporre su carta anche i sentimenti più reconditi e profondi, tormentati e mai semplici e univoci. Tra i suoi libri: Colpi d'ala (Feltrinelli, 2006), Malìa Bahia (Laterza, 2007), Per amore (Marsilio, 2016), Spietati i mansueti (Gaffi, 2016).
INFO
Lisa Ginzburg
Buongiorno mezzanotte, torno a casa
Italo Svevo Editore, Roma 2018
Collana Piccola Biblioteca di Letteratura Inutile
Pag 71- € 12
All'asta il quadro donato dalla pittrice alla Valtarese Foundation: il ricavato a favore dell'Ospedale di Borgotaro. Invitata ad esporre dal Console Generale d'Italia con una personale al Istituto Italiano di Cultura della Grande Mela. È attesa anche negli Emirati Arabi come ambasciatrice della cultura italiana all'estero.
Domenica 15 aprile, quattro grandi voci modenesi, capeggiati dal musicista e attore, presenta uno spettacolo teatrale in forma di concerto live, che esplora il rapporto con il trascendente attraverso le diverse forme e correnti musicali.
MODENA – Dopo il grande successo al Forum Monzani del concerto benefico "30 voci per Chiara", Lalo Cibelli, insieme ad altre tre grandi voci modenesi, Betta Sacchetti, Giulia Barozzi e Francesco Guerra, porta al Salotto Aggazzotti di viale Martiri della Libertà 38 il suo progetto musicale Mistic Wave.
Domenica 15 aprile, dalle 17.30, il cantante e attore propone una rappresentazione teatrale in forma di concerto live, pensata per un organico vocale di quattro voci miste (contralto, baritono, soprano e tenore) accompagnato da pianoforte, percussioni e chitarra acustica.
L'"Onda Mistica" di Lalo Cibelli è un lavoro di ricerca musicale che accantona gli stili, le correnti e i periodi storici per proporre un repertorio accomunato dalla ricerca spirituale, dal pensiero mistico, dal mistero del trascendente, dalla riflessione, a volte sofferta, a volte serena, a volte in forma elegiaca, dal desiderio di comprendere e conoscere un disegno superiore, al di là di qualsiasi regola religiosa o di appartenenza.
Lo spettacolo è un susseguirsi incalzante e appassionato di emozioni che sovrastano ed esaltano, con un repertorio che è anche un "viaggio" spirituale e storico, dal Gospel allo Spiritual, dal canto sacro al motivo popolare, dai grandi compositori e poeti come Bob Dylan, Bob Marley, Leonard Cohen, Depeche Mode ai cantautori italiano come Fabio Concato, Lucio Dalla, Pierangelo Bertoli, e ai mistici come Giovanni della Croce e Teresa D'Avila.
Il quartetto vocale sarà accompagnato da Thomas Romano (chitarra e coro) e Max Po (percussioni e voce basso/baritono). Al termine del concerto ci sarà il consueto aperitivo a buffet a cui partecipano pubblico e artisti.
Quota di partecipazione € 10.
INFO e prenotazioni
Tel 392/0512219
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