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Bologna, anche l’Autorità Distrettuale del Fiume Po con Nomisma nella squadra che disegna il futuro dell’acqua nell’area metropolitana

Bologna, 14 Febbraio 2020 – Dopo i due eventi dello scorso anno – “Acqua è Bologna” e “Bologna città delle acque”, organizzati dal centro studi Nomisma in stretta collaborazione con i partner Hera, Consorzio della Bonifica Renana e Consorzi della Chiusa e con il Centro Meteo Europeo (CMCC) – l’Autorità Distrettuale del Fiume PO-Ministero dell’Ambiente entra operativamente a far parte della squadra-laboratorio che si sta cimentando con le nuove stimolanti sfide future del territorio scaturite dagli effetti dei mutamenti climatici in atto.

Alla presenza dei responsabili delle singole aree settoriali che stanno contribuendo in modo fattivo alla stesura della parte iniziale della ricerca socio-economico-ambientale e alla puntuale raccolta dei dati necessari per disegnare gli scenari del nostro domani si è approfondito il quadro strategico e le diversificate potenzialità di intervento per l’area metropolitana del capoluogo dell’Emilia Romagna in materia d’acque.

Il Segretario del Distretto del Po Meuccio Berselli – coadiuvato nell’occasione dai responsabili tecnici dello staff dell’Autorità Fernanda Moroni e Andrea Colombo e dal Responsabile delle Relazioni Istituzionali Andrea Gavazzoli – ha aggiornato la compagine sulle nuove ed estese competenze dell’ente sovraordinato che fa capo al Ministero dell’Ambiente e su alcune possibili azioni possibili e concrete in grado di incrementare, ottimizzare e migliorare l’attenzione, la salvaguardia e la difesa della risorsa idrica nel comprensorio felsineo.

I lavori – coordinati dagli esperti di Nomisma – sono proseguiti con gli interventi dell’ex-Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, consulente di Nomisma per queste specifiche tematiche; Giovanni Tamburini, Presidente della Bonifica Renana; Antonio Navarra, direttore del CMCC e i rappresentanti del Gruppo Hera e dei Canali di Bologna.

Piacenza, 6 febbraio 2020 - Ieri, 5 febbraio, all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, si è svolta la prima di cinque conferenze dal titolo: "Piacenza città tra le acque: fonti, sicurezza, suoni e valore delle nostre acque".

E’ Luciano Guarinoni, Presidente provinciale di Auser ad illustrarne le finalità: “L’iniziativa è stata ideata e progettata da Marco Marchetta e Linda Pampari - direttore e referente dell’Università Popolare di Piacenza (settore cultura di Auser) - e comprende una serie di conferenze divulgative pubbliche e aperte a tutti sul tema dell’acqua, la sua gestione, il suo uso sostenibile, il suo impiego nel comparto produttivo e la sua rappresentazione sotto forma di suoni e immagini”.

Ad intervenire alla prima manifestazione il Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza, Fausto Zermani che ha fatto un excursus sulla bonifica piacentina dal 1500 ad oggi per poi parlare di progettualità: “La bonifica del nostro territorio è partita in epoche lontane e da sempre è sinonimo di buon fare. Oggi noi siamo eredi di una cultura che va ricordata e trasmessa senza dimenticare che, nonostante sia stato fatto tanto, quello di oggi non è un punto di arrivo ma il momento di un percorso che va portato avanti con coraggio e visione”.

A tirare le somme della prima giornata sempre Luciano Guarinoni: “L’acqua è vita, produttività, sicurezza; in una parola: felicità! Gli eventi meteorologici degli ultimi anni insegnano - ancora una volta - che l’acqua va governata e che l’intervento dell’uomo, anche con opere di difesa e sviluppo, è fondamentale. Guardiamo avanti e non diamo per scontato quello di cui possiamo godere che è frutto dell’esperienza e della capacità di agricoltori e tecnici lungimiranti”.

Le prossime conferenze in agenda sono programmate per il 19 febbraio ore 16, "AGENDA 2030: uso sostenibile delle risorse idriche con l' ing. geologo Marco Bergonzoni (Eduiren) (presso Auditorium Fondazione di Piacenza e Vigevano);

il 26 febbraio ore 16, "Dalla captazione al rubinetto allo scarico: aspetti tecnici e di corretto monitoraggio" con l’Ing. Marco Bergonzoni (Eduiren), sempre all' Auditorium Fondazione di Piacenza e Vigevano;

il 4 marzo ore 16 con "Prevenzione e qualità dell' acqua" quando interverrà il dott. Roberto Florio (incontro alla "Serra" di Palazzo Ghizzoni-Nasalli);

infine il 17 marzo ore 16, sarà la volta di: "La composizione del paesaggio sonoro nel progetto "Un Po di musica", con Roberto Doati, docente di Musica Elettronica presso il Conservatorio Nicolini (presso la "Serra" di Palazzo Ghizzoni-Nasalli).

Un ciclo di conferenze poco rumorose ma di un valore culturale di cui tutti i cittadini dovrebbero godere.

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In Regione Stati generali emiliano-romagnoli sulla gestione dell’acqua per l’agricoltura:la Val d’Enza è un nervo scoperto occorre intervenire celermente per colmare il gap

Massimiliano Pederzoli: ANBI “Ben vengano gli interventi del Piano invasi nazionale e del PSR regionale ma occorre superare la psicosi dell’effetto Vajont e puntare sulle dighe in grado di accumulare l’acqua quando c’è”. Matteo Catellani (Emilia Centrale): “la raccolta delle acque è bassissima rispetto alla piovosità essenziale intervenire con celerità per il bene della valle e la sua gente”. Delle stesso avviso tutte le associazioni agricole.

 

REGGIO EMILIA –Venerdì 19 Luglio 2019 - In occasione dell’affollato incontro “ Più Acqua per l’Agricoltura “ che si è tenuto nei giorni scorsi nella sala Poggioli della Regione Emilia Romagna a Bologna che ha richiamato, in una sorta di riunione degli stati generali dei gestori della risorsa idrica/irrigua, anche la gran parte dei molteplici portatori d’interesse legati alla programmazione e al governo dei flussi è emersa, molto chiaramente, la criticità che pesa come un macigno sulla Val d’Enza.

La perdurante e progressiva carenza di acqua in questa fetta produttiva di territorio Reggiano ha assunto ormai un carattere endemico nella panorama regionale insieme ad alcune valli Piacentine e le ripercussioni più gravi, effetto anche dei mutamenti climatici, ne aggravano periodicamente l’incidenza sulle produzioni tipiche come Parmigiano Reggiano, pomodori, mais ecc. Nel corso dell’incontro - che è servito al contempo per porre l’attenzione adeguata su quanto è stato fatto in questi anni di pianificazione e sull’avvio degli interventi che porteranno in Emilia Romagna, grazie ai progetti dei consorzi di bonifica sostenuti dalla Regione, ben 204 milioni di euro per 42 interventi fondamentali - si è rimarcata in modo forte la necessità di intervenire in Val d’Enza. Intervenire in modo proporzionale al fabbisogno dando riposte a chi le attende da tempo.

A tal proposito, oltre alla sottolineatura del presidente regionale Stefano Bonaccini e dell’Assessore all’Agricoltura Simona Caselli e dei dati tecnico-scientifici rilevati da ARPAE, è stato forte il richiamo fatto dal presidente dell’ANBI Francesco Vincenzi e del presidente regionale Massimiliano Pederzoli; quest’ultimo ha dichiarato “occorre superare al più presto i timori e le paure che in Italia, dopo il Vajont, hanno pervaso negli ultimi decenni chi doveva fare programmazione di lavori in grado di rispondere alle attese”. Nel nostro paese, gli ha fatto eco il presidente del Consorzio dell’Emilia Centrale Matteo Catellani, “ la conservazione della risorsa, quando disponibile, è a livelli molto bassi rispetto all’indice di piovosità e questa realtà va capovolta in tempi celeri per dare risposte al territorio. Il risparmio di risorsa incide ma se l’acqua non c’è non si può fare alcun risparmio della stessa”. Catellani ha aggiunto: “il dato evidenziato sui nuovi cantieri dei progetti di bonifica genera quasi 7mila nuovi posti di lavoro nel suo complesso e un invaso moderno e con un piacevole e innovativo impatto ambientale e soprattutto di dimensioni adeguate al problema in Val d’Enza, oltre a dare certezze alle imprese e alla comunità in generale, incrementerebbe il valore attrattivo di questo suggestivo territorio”.

Ed in questo contesto è importante anche il ruolo che il flusso di acqua assicurerebbe alla vita del torrente Enza nel corso di una stagione prolungata. Concordi sulla necessità impellente anche tutte le associazioni agricole regionali intervenute per bocca dei loro presidenti di fronte ad una sala esaurita con più di 300 presenti. All’incontro, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, sono intervenuti: Stefano Bonaccini RER, Simona Caselli RER, Vittorio Marletto ARPAE , Paolo Ferrecchi RER, Massimiliano Pederzoli, Alessandro Ghetti ANBI ER, Francesco Vincenzi ANBI, Meuccio Berselli Autorità Distretto Fiume Po, Nicola Bertinelli Coldiretti, Cristiano Fini CIA, Eugenia Bergamaschi Confagricoltura, Paolo Mannini Canale Emiliano Romagnolo.

 

Pubblicato in Ambiente Emilia

Piacenza, 15 giugno 2019 - Il reticolo idraulico destinato all'irrigazione è pronto alla distribuzione della risorsa e Il sistema di telecontrollo degli impianti è stato efficientato.

"Mediamente, ogni anno, distribuiamo 85 milioni di metri cubi di acqua contribuendo ad un valore della produzione agricola (fatturato) della provincia di Piacenza di circa 512 milioni di euro con un indotto generato di 5 volte" commenta Fausto Zermani Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza.

Il Consorzio di Bonifica di Piacenza opera in 46 comuni dalla provincia di Piacenza su un'estensione territoriale di circa 260.000 ettari. Ad essere attrezzati sono circa 44.200 ettari di cui 25.000 quelli irrigati da risorsa distribuita dal Consorzio.

Lo schema irriguo gestito dall'Ente è strutturato in tre diversi distretti in base alle fonti di approvvigionamento:
- Trebbia con prese fluenti a gravità;
- Tidone con invaso artificiale (diga del Molato) e sollevamento meccanico (impianto idrovoro di sollevamento di Pievetta);
- Arda con invaso artificiale (diga di Mignano) e con presa da acque fluente sollevata meccanicamente da Po (impianto idrovoro di sollevamento San Nazzaro);

DISTRETTO IRRIGUO DEL TREBBIA
Ad oggi, per la stagione irrigua 2019, il Consorzio ha completato gli interventi di manutenzione dei canali e, rispetto agli altri anni, lo ha fatto esclusivamente con personale e mezzi dell'Ente. Completati anche gli interventi di arginatura per la derivazione dell'acqua in Trebbia sui rivi comuni di destra e sinistra e in fase di realizzo quelli per il Rivo Villano. Infine implementato il sistema di telecontrollo che gestisce gli impianti dell'area: ora il sistema in uso permette di avere un'unica piattaforma che gestisce le infrastrutture di difesa idraulica (Finarda, Armalunga, Scovalasino, Fossadello, Zerbio e la cassa di espansione della Farnesiana) e di irrigazione (destra e sinistra Trebbia).
"L'acqua è presente nel reticolo dei rivi comuni di destra e sinistra da inizio primavera; di questo a trarne beneficio sono le falde, la flora, la fauna e l'esaltazione della biodiversità. Grazie all'efficientamento del sistema di telecontrollo il Consorzio riuscirà ad essere più tempestivo sia nella gestione ordinaria che in emergenza. Per quanto riguarda Sant'Agata il Consorzio è impegnato e determinato a proporre nuove soluzioni che riportino l'attingimento dell'acqua a quelle che sono le condizioni storiche nel pieno rispetto delle normative ambientali e del DMV" Commenta Fausto Zermani.

La rete irrigua è alimentate a gravità. Sono presenti canali a cielo aperto, canali chiusi e canali in galleria. Sant'Agata, Cà Buschi e La Caminata sono le opere di derivazione che convogliano l'acqua del torrente Trebbia ad uso irriguo attraverso tre adduttori principali: Rio Villano, Rio Comune di destra e Rio Comune di sinistra da cui si dipartono rispettivamente: 5, 24 e 15 canali secondari.

DISTRETTO IRRIGUO DEL TIDONE
"La preparazione dei canali in vista della prossima stagione è circa al 90%. La manutenzione è stata effettuata sia con mezzi propri che di terzi ma una parte maggiore, rispetto agli altri anni, è gestita internamente. Per quanto riguarda il telecontrollo: tutta l'interconnessione di valle, sia di bonifica che di irrigazione, è gestita da remoto. La parte di monte ha un sistema a sé" commenta Fausto Zermani.

La zona irrigua dell'area Tidone si estende dalla diga del Molato (7,6 milioni di metri mc la capacità di invaso autorizzata) sino al fiume Po e utilizza una fitta rete di canali di distribuzione delle acque composta da canali in terra e da condotte in ghisa, PVC ed acciaio.
Il reticolo è costituito da una rete di canali promiscui di 450 km posti nella Val Tidone e circa 200 km nell'area in sinistra Trebbia.
il comparto irriguo comprende due principali impianti:
- la condotta "Agazzano-Battibò" che ha origine nel Comune di Pianello Val Tidone, lungo il torrente Tidone, dove è presente una vasca di carico.
- l'impianto di sollevamento "Pievetta", in Comune di Castel San Giovanni, che preleva le acque dal Po e le rilancia, mediante altri tre impianti di sollevamento fino ai territori di Castelnuovo in Comune di Borgonovo Val Tidone.
I tre impianti di sollevamento sono, a partire da "Pievetta": "Caramello" in Comune di Castel San Giovanni; "RDB" in Comune di Borgonovo Val Tidone e "Bruso" in Comune di Borgonovo Val Tidone.

DISTRETTO IRRIGUO DELL'ARDA
"La preparazione all'irrigazione è quasi completata. Tanti gli interventi effettuati anche fuori dalla manutenzione annualmente eseguita in questo periodo: dalla posa di tratti di tubazione al controllo capillare della rete per efficientare la distribuzione, dal rinnovamento di manufatti a interventi di ripristino della canalizzazione per arrivare al miglioramento del sistema di telecontrollo delle infrastrutture presenti nella bassa pianura Arda" commenta Fausto Zermani

Nel distretto Arda ci sono 2 sistemi irrigui, uno sotteso alla diga di Mignano e l'altro denominato Arda Po.
La zona irrigua sottesa alla diga di Mignano ha una superficie complessiva di 15.392 ettari per una superficie attrezzata di 13.433 ettari, mentre gli ettari effettivamente irrigati sono circa. 4.000. L'approvvigionamento della risorsa irrigua è assicurato dalla diga di Mignano e da pozzi consortili. L'acqua dalla diga di Mignano viene rilasciata nel Torrente Arda fino alla traversa di Castell'Arquato dove viene intercettata ed immessa nei due canali principali ubicati uno in destra Arda (Principale di destra) ed uno in sinistra Arda (Canale Sforzesco).
Nella zona irrigua denominata Arda Po le acque vengono prelevate dal fiume Po, in località Scazzola di San Nazzaro in comune di Monticelli d'Ongina, e pompate attraverso un tratto di tubazione, che supera l'argine maestro, nel cavo valle per poi essere distribuite nella rete di canali promiscui.

 

Giovedì, 13 Giugno 2019 06:56

L'invaso sull'Enza non sarà l'unico

"L'invaso sull'Enza non sarà l'unico. In progetto una rete di bacini". Oltre cento cittadini al convegno organizzato da Cia Reggio

"L'invaso sull'Enza? Non rimarrà unico. Il progetto è infatti quello di realizzare una diffusa rete di bacini di varie dimensioni, dall'Appennino alla pianura, per trattenere l'acqua nei periodi di pioggia e utilizzarla in quelli di siccità".

È quanto emerso dal convegno organizzato da Cia a Bibbiano, al quale hanno partecipato Arianna Alberici (vicepresidente Cia Reggio), Giammaria Manghi (sottosegretario della Presidenza della Regione), Andrea Carletti (sindaco di Bibbiano), Luca Lombroso (meteorologo Ampro, presidente Emilia Romagna Meteo aps), William Pratizzoli (Arpae), Domenico Turazza (direttore Bonifica Emilia Centrale), Meuccio Berselli (segretario generale Autorità di Bacino distrettuale del Fiume Po) e Cristiano Fini (presidente Cia Emilia Romagna). Oltre cento cittadini erano presenti in platea, tra cui i sindaci della Val d'Enza ed esponenti di Confindustria, Consorzio Fitosanitario, Consorzi Irrigui, Sabar e Iren.

"Il percorso per la realizzazione dell'invaso sull'Enza procede velocemente e già ora possiamo annunciare che sarà di medie dimensioni - ha iniziato Manghi -.Il punto chiave per stabilire i numeri è il fabbisogno idrico della zona. Ed è su questo che si sta lavorando. Ma non solo. Oltre al bacino servono infatti soluzioni di breve periodo perché l'emergenza deve essere affrontata sin da subito". Carletti ha quindi sottolineato la necessità di risposte "concrete e non più rinviabili".

"Oggi possiamo finalmente affermare di essere a un passo dal traguardo – ha preso la parola Alberici -. Dopo decenni di discussioni, studi, dibattiti, polemiche, la realizzazione di un invaso tra Reggio e Parma non è più solo una ipotesi ma un progetto concreto che diventerà realtà. Spero il più presto possibile, aggiungo subito. Perché il territorio ne ha un bisogno vitale". Ha quindi sottolineato: "Alluvioni e siccità sono le due facce della stessa medaglia. Noi non la pensiamo come il presidente Trump. Noi viviamo ogni giorno sulla nostra pelle gli effetti dei cambiamenti climatici. Noi siamo con il movimento di Greta Thunberg. E crediamo che l'invaso faccia parte della lotta ai cambiamenti climatici. E sapete perché? Perché punta a non sprecare l'acqua. A ottimizzarla nei periodi di siccità e trattenerla in quelli piovosi. Nonostante quanto affermano sempre coloro che dicono solo no, l'invaso in Val d'Enza è dunque un intervento anche di carattere ambientalista. E non ci sono lontre da salvare come ipotizzava qualcuno...".

Lombroso ha poi presentato i suoi studi: "Il clima reggiano si è tropicalizzato. A maggio era addirittura sovrapponibile a quello del Costarica. E sarà sempre peggio se non interveniamo con urgenza: eventi estreme e temperature sempre più elevate metteranno a dura prova il territorio". Ha aggiunto Pratizzoli: "I dati in nostro possesso mostrano come le temperature reggiane si sono innalzate di 1,8° in poco più di mezzo secolo. E' molto preoccupante". Sulle dimensioni dell'invaso principale, Turazza ha affermato: "Spero sia di grosse dimensioni. Ma attendiamo i risultati dello studio. In progetto abbiamo comunque la realizzazione di invasi di piccole dimensioni sul corso dell'Enza e in altre zone del territorio per fronteggiare in breve tempo l'emergenza siccità". Berselli ha quindi annunciato: "A settembre presenteremo l'analisi economica e la valutazione d'impatto sulla realizzazione del progetto principale. Entro fine anno ci sarà il documento finale e di sintesi. Non ci saranno rallentamenti, corriamo spediti: sulla questione è in gioco la nostra credibilità".

Il convegno è stato concluso da Fini: "I cambiamenti climatici sono una drammatica realtà che penalizza in primis noi agricoltori. Occorre mettere in campo al più presto una serie di azioni concrete per evitare che 'la casa bruci', come ha affermato Greta Thunberg. Ognuno deve fare la sua parte e noi imprenditori siamo decisi a fare la nostra a 360 gradi".

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Presentata a Palazzo del Governatore un'approfondita e ricca ricerca documentale sul ruolo dell'acqua nella storia di Parma e della Bassa dal 1530 ad oggi
Parma (PR), 16 Maggio 2019 – Una ricerca approfondita che affonda le sue radici nella storia del nostro territorio e che grazie a quanto emerso proietta nel futuro un'analisi fino ad ora sconosciuta ai più e grazie alla quale anche la programmazione degli interventi sul territorio sarà sicuramente più chiara e fruibile.

Quella della raccolta, conservazione, catalogazione di un ricchissimo e variegato archivio documentale dei corsi d'acqua del parmense realizzato dal Consorzio della Bonifica Parmense su supervisione della Soprintendenza dei Beni Archivistici e Bibliografici dell'Emilia Romagna e grazie all'opera dello staff della ricercatrice Franca Manzini sarà ora ospitato all'Archivio di Stato di Parma a disposizione di chiunque voglia consultarlo sia per ragioni strettamente tecnico-professionali sia dagli storici o semplicemente dagli appassionati su esplicita richiesta.

La raccolta mirata di mappe, documenti catastali, fascicoli amministrativi, registri delibere, contabilità disegni e planimetrie riguardanti dal XIV secolo ad oggi lo sviluppo e il funzionamento delle reti di canalizzazione delle molteplici attività di bonifica nella nostra provincia rappresenta un'opera unica in grado di offrire ai più una nuova prospettiva sulla gestione e governo delle acque locali.

Nel corso della mattinata, a Palazzo del Governatore, di presentazione alla cittadinanza e alla stampa dell'articolato e lungo lavoro sono stati numerosi i relatori che, intervistati dal giornalista Andrea Gavazzoli, hanno voluto portare il loro contributo dopo aver partecipato al processo di stesura della abbondante ricerca: per primo il presidente della Bonifica Parmense Luigi Spinazzi, Fiorella Ceccarelli della Soprintendenza Beni Archivistiche Bibliografici Emilia Romagna, la coordinatrice del team di archivisti ricercatori Franca Manzini insieme ai colleghi Alessandro Andreoli e Marica Balocchi, il Direttore dell'Archivio di Stato di Parma Graziano Tonelli e in conclusione l'Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Parma Michele Alinovi che ha offerto un panoramica capillare sull'imprescindibile ruolo giocato dall'acqua nella nascita e nello sviluppo del territorio.

Nell'occasione si sono potute ringraziare anche Gabriella Olari e Anna Sarti del Consorzio di Bonifica che, rispettivamente nel coordinamento del progetto e nella raccolta dei materiali, si sono prodigate affinché il lavoro si potesse realizzare nei tempi previsti.

Nel complesso i fondi archivistici denominati Archivio del Consorzio unico per la bonifica della Bassa parmense ed archivi aggregati dal 1530 al 1979 si compongono di 1673 registri, 13 volumi, 2921 fascicoli pari a 74 metri di materiali catalogati. Un sunto della ricerca svolta sarà presto pubblicato sul portale del Consorzio della Bonifica Parmense www.bonifica.pr.it .

 

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Martedì, 07 Maggio 2019 09:09

Sissa: verrà abbattuto il "fungo"

La dismissione del serbatoio pensile di viale Battei, ormai inattuale, avverrà nel 2020

Si avvia verso la demolizione il serbatoio pensile di viale Battei, a Sissa: EmiliAmbiente – gestore del Servizio Idrico Integrato del Comune di Sissa Trecasali - ha infatti avviato l'iter per l'abbattimento del "fungo", che avverrà nel del 2020.

Il serbatoio è rimasto in esercizio fino al 2010; questa consisteva, in particolare, nella possibilità di utilizzare l'acqua stoccata al suo interno per limitare al massimo le interruzioni del servizio nel centro abitato in caso di guasti o interventi di manutenzione sulla rete di adduzione (cioè il reticolo di grandi condotte che trasportano l'acqua dalle centrali di captazione alle reti di distribuzioni dei singoli Comuni).

Nel tempo, tuttavia, gli investimenti compiuti da EmiliAmbiente sul territorio servito lo hanno reso inattuale: ad oggi, infatti, la distribuzione dell'acqua a Sissa è garantita anche in caso di guasto sulla rete di adduzione, perché questa può essere "sezionata" isolando la parte su cui si deve fare manutenzione, senza interrompere il flusso idrico verso l'abitato.

Nel 2011 il Comune di Sissa ed EmiliAmbiente, verificate le buone condizioni della rete di adduzione a monte del serbatoio e le necessità di approvvigionamento della rete, hanno quindi deciso di isolare il manufatto dal circuito della distribuzione idrica, pur mantenendo intatta la struttura.

Nel 2015, inoltre, è stato realizzato in zona un nuovo punto di interconnessione tra la rete di grande adduzione e la rete di distribuzione: la posizione di questo nuovo nodo è un ulteriore garanzia del fatto che nel caso di manutenzione sulla rete di adduzione il servizio idrico a Sissa non venga interrotto.

EmiliAmbiente sta avviando in queste settimane la progettazione dell'intervento di demolizione e salvo imprevisti affiderà i lavori entro fine anno; il costo complessivo di tutta l'operazione, sostenuto interamente dalla SpA, è stimato in circa 330mila euro.

 

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Piacenza, 24 aprile 2019 - Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti premia nuovamente l'attività di progettazione del Consorzio di Bonifica di Piacenza con il finanziamento di Ronchi, impianto di sollevamento delle acque a fini irrigui e ambientali.

Ad annunciarlo è Fausto Zermani, Presidente del Consorzio: "Un plauso ai tecnici dell'Ente per l'operato e un ringraziamento alle istituzioni che, grazie a sinergie forti tra amministrazioni centrali e Autorità di distretto, hanno investito sul nostro territorio con un'infrastruttura, Ronchi, che persegue la finalità di efficientamento della gestione e distribuzione della risorsa idrica da un lato e dall'altro garantisce il ricircolo del torrente Chiavenna per esigenze ambientali".

A licenziare il progetto è il Governo tramite il Piano Straordinario Infrastrutture Idriche riguardante opere per invasi multiobiettivo e per il risparmio di acqua negli usi agricoli e civili (Legge finanziaria 2017 art. 1, comma 523, Piano Straordinario Invasi, e comma 1072, Fondo investimenti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).

Il progetto, del valore di 7 milioni di euro, ha l'obiettivo di razionalizzare ed efficientare il sistema irriguo della Val d'Arda - nella sua parte più depressa - mediante il mantenimento dell'impianto di sollevamento di San Nazzaro in Comune di Monticelli d'Ongina (costruito negli anni 50 e tutt'ora in esercizio) integrato ad un nuovo impianto posto a monte di quello esistente (e posizionato in località Ronchi).

I due impianti potranno derivare un massimo di 5 metri cubi al secondo con la facoltà di sollevare portate modulabili, rispondendo così sia all'esigenza di flessibilità gestionale nei periodi di massima domanda dell'irrigazione sia alle esigenze ambientali di Caorso.

Per questo secondo aspetto (i due impianti) potranno sollevare meccanicamente le acque del Torrente Chiavenna anche nei periodi non irrigui e immetterle nel reticolo artificiale di bonifica restituendole a Po a valle dello sbarramento; si tornerà così a dare ossigeno alle acque creando un corretto equilibrio ambientale e ravvivando l'abitato di Caorso.

Conclude Fausto Zermani: "Questo nuovo finanziamento ci permette di investire sul territorio, contribuendo alla crescita del settore agroalimentare della vallata e migliorando il bel paese che ci emoziona ogni giorno".

Il Governo premia il progetto Consorzio di Bonifica da 7 milioni di euro

Parma – 11 Aprile 2019 - Il Piano straordinario degli Invasi licenziato dal Governo e declinato sui territori dall'Autorità Distrettuale del Fiume Po premia il progetto del Consorzio di Bonifica Parmense volto a realizzare un nuovo e tecnologicamente avanzato impianto di sollevamento delle acque dal Po in località Ongina.

L'attuale impianto idrovoro situato nel Comune parmense di Polesine Zibello sarà completamente rifatto a servizio di un comprensorio irriguo sempre più ampio che sarà essenziale per l'irrigazione di una superficie per lo più di colture di pregio particolarmente estesa di oltre 8.000 ettari.

Gli interventi progettati dai tecnici della Bonifica Parmense si rendono assolutamente necessari per alcune ragioni primarie: il continuo abbassamento del livello idrometrico del Fiume Po nell'ultimo decennio con conseguente calo delle portate visti i periodi sempre più siccitosi e la struttura dell'attuale impianto piuttosto datata che non consente un proporzionale e adeguato abbassamento delle pompe idrovore al livello dei flussi dell'acqua.

La scelta progettuale è quindi stata quella di realizzare un impianto di pre-sollevamento del tutto nuovo, in prossimità dell'esistente (dotato di due innovative elettropompe con portata paria 1.650 litri al secondo), con condotte di mandata collegate a quelle esistenti mediante collegamenti in acciaio; tra le novità tecniche più rilevanti dell'opera si evidenzia quella che consentirà di attingere ai livelli maggiori di prelievo dal Po rispetto a quelli attuali consentendo così una disponibilità di risorsa irrigua per il comparto agricolo anche in periodi fortemente critici.

" I lavori previsti – ha precisato il direttore generale Fabrizio Useri – comprenderanno diversi interventi provvisionali costituiti per l'insediamento del cantiere e realizzazione della viabilità provvisoria, scavi di sbancamento e asportazione della scogliera esistente. Successivamente realizzeremo le diaframmature in cemento armato , edificheremo il nuovo manufatto comprensivo delle due elettropompe di portata 1.650 l/s e di tutta l'impiantistica elettromeccanica necessaria al loro funzionamento, compreso un nuovo quadro elettrico".

Un'opera che ha avuto un iter molto accurato e che conferma gli efficienti livelli di capacità progettuale dell'ente di bonifica. "

Questo finanziamento – ha rimarcato il presidente della Bonifica Parmense Luigi Spinazzi – proietta l'estesa area servita nel futuro fornendo al contempo nuove garanzie grazie ad un impianto innovativo che riuscirà a far fronte alle esigenze di un territorio a fortissima vocazione agricola che ne ha assoluto bisogno. Per il Consorzio di Bonifica Parmense che rappresento e per tutto lo staff è un grande risultato".

Venerdì, 05 Aprile 2019 17:19

Il Consorzio di Bonifica non ci sta.

Le prescrizioni dell'Ente Parco alle derivazioni di acqua sono un attacco al nostro territorio!

Piacenza, 5 aprile 2019 - Si avvicina la stagione irrigua e il Condominio del Rivo Villano ha necessità di ricevere l'acqua utile a soddisfare le campagne di Rivergaro per un territorio di oltre 1000 ettari.

Il Consorzio di Bonifica di Piacenza si è attivato per realizzare le opere in alveo che annualmente compie per permettere di derivare le acque dal Trebbia al Rivo Villano, intervento necessario per vincere il dislivello di oltre due metri - frutto delle asportazioni di ghiaia degli ultimi 10 anni - che separa la presa del canale irriguo dall'alveo naturale del torrente.

A un passo dalla realizzazione delle arginature, il Consorzio di Bonifica, ha ricevuto una prescrizione – nuova, inaspettata e molto limitante - da parte dell'Ente di Gestione dei Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale.
Prescrizione, firmata dal Dott. Michele Zanelli (responsabile d'area dell'Ente Parchi) che cita testualmente quanto segue:
"Prescrizioni specifiche per le opere di derivazione a favore del Rivo Villano: potranno essere eseguiti solo i lavori di modificazione morfologica del corso d'acqua in prossimità della presa, strettamente necessari per permettere la derivazione mediante trattrice e idrovora meccanica, così come già previsto dal richiedente in caso di abbassamento del livello dell'acqua in alveo;
Il cantiere di sollevamento dovrà essere organizzato in modo tale da evitare qualsiasi sversamento di carburante e lubrificante".

A commentare è Fausto Zermani, Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza: "Questa determina del Parco è un attacco al nostro territorio di cui non capiamo i connotati. Paradossalmente il Parco invece di favorire l'ambiente lo inquina. Come si evince dalla prescrizione, infatti, il sollevamento dell'acqua (dal Trebbia al Rivo Villano) deve avvenire grazie ad un trattore che, acceso 24 ore su 24, permette alle acque di entrare nel rivo irriguo provocando un grande consumo di combustibile e un elevato inquinamento acustico".
Continua Fausto Zermani: "Si è costruito una scatola, quella del Parco, in cui tutti abbiamo creduto pensando fosse un partner con cui valorizzare il territorio e i suoi prodotti, con cui condividere l'operato a favore del mondo della produzione e con cui esaltare quella che è la straordinaria attività dell'agricoltura. In realtà (il Parco) si dimostra essere una scatola vuota in cui si annidano le personali convinzioni di alcuni funzionari le cui azioni e limitazioni si ripercuotono contro il territorio stesso".
Conclude Fausto Zermani: "La storia del Rivo Villano è plurisecolare, ci sono documenti che parlano dell'esistenza del rivo fin dall'epoca del Barbarossa. Stiamo parlando di acqua che non è solo un bene vitale per l'agricoltura ma per l'intero ambiente circostante in quanto, circolando nei canali, va ad alimentare la falda e a preservare la flora e la fauna che creano quel bel paese che ci emoziona quotidianamente ".

Piena condivisione alle parole di Fausto Zermani (Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza), è espressa dalle associazioni di categoria Coldiretti, Confagricoltura e Cia con i loro presidenti Marco Crotti, Filippo Gasparini e Franco Boeri.

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