Solomon Nyantakyi, irrintracciabile da ieri, ha confessato di avere ucciso la madre e la sorellina, nella loro abitazione di via San Leonardo.
Il 21 enne, ex giocatore del Parma Fc, è stato fermato dalla Polfer alla Stazione Centrale di Milano, per il duplice omicidio avvenuto a Parma. Ora il pm sta predisponendo il decreto di fermo nei suoi confronti.
Una scena raccapricciante quella che si sono trovati davanti, ieri sera, gli operatori di Polizia, allertati da una chiamata al 113.
Madre e figlia, Nfum Patience di 45 anni e Magdalene Nyantakyi di undici anni, di origini ghanesi ma da anni residenti a Parma sono state brutalmente uccise presso la loro abitazione nel quartiere San Leonardo. A chiamare la Polizia è stato il figlio al ritorno a casa da lavoro, intorno alle 20 di ieri sera, che ha trovato i corpi senza vita.
Si ipotizza siano state colpite con ferocia inaudita da un oggetto contundente come un coltello, poiché la sala da pranzo e il corridoio erano invase da macchie di sangue ovunque.
Al momento risulta irreperibile il secondo genito, Solomon Nyantakyi, che è sospettato del duplice delitto. Il giovane era stato una promessa del calcio, esordendo nelle giovanili del Parma, poi chiamato in prima squadra nell'ultimo anno di serie A, dall'ex tecnico della nazionale Donadoni, ha terminato la carriera all'Imolese.
Sul luogo del massacro si sono recati il Pm Paola Dal Monte, la polizia scientifica e diverse pattuglie della squadra mobile di Parma. Gli inquirenti indagano per omicidio.
A trovare i corpi senza vita dei due coniugi sono stati i figli. Secondo una prima ricostruzione, l'uomo avrebbe ucciso la moglie con alcune coltellate.
Parma, 29 marzo 2017
Tragico ritrovamento questa mattina a Felegara, in provincia di Parma. I corpi senza vita di due coniugi di 75 anni, sono stati scoperti all'interno della loro abitazione. Secondo una prima ricostruzione, l'uomo avrebbe ucciso la moglie con alcune coltellate, forse spinto dalla grave malattia di cui soffriva la moglie, e poi si sarebbe tolto la vita. Un gesto estremo dettato dalla disperazione. Su entrambi i corpi i segni di ferite procurate probabilmente con un coltello da cucina. La donna pare fosse da tempo costretta a letto in gravi condizioni di salute. Sul posto i carabinieri della stazione di Medesano che hanno eseguito i rilievi e la Compagnia di Salsomaggiore, alla presenza del pm Andrea Bianchi.
A poche ore di distanza dal ritrovamento dei corpi di un uomo e di una donna nel condominio di via Gibertini, 6, si tenta una ricostruzione dei fatti. Parlano gli amici di Arianna e Paolo.
di Alexa Kuhne
Parma, 27 gennaio 2017 -
Arianna aveva tanti amici, un bel lavoro e un animo generoso.
Uno di quegli amici con cui ogni mattina si incrociava lungo la strada per il lavoro, con cui scambiava messaggi e confidenze, con cui condivideva cene, racconti di gioie e dolori, parla, incredulo, di come era ultimamente la sua amica.
Un filo diretto costante fra i due, che si è spezzato con l'sms di ieri mattina.
L'ultima vittima di femminicidio, Arianna Rivara, 43 anni, di Casaltone, in provincia di Parma, impiegata alla Barilla, aveva detto delle due ultime scenate del suo ex compagno, Paolo Cocconi, 51 anni - una figlia grande da una unione precedente - trovato morto nel suo appartamento di via Gibertini, 6, accanto a lei. Lei strangolata. Lui stroncato da psicofarmaci.
Cocconi aveva avuto con la donna una relazione di 16 anni, fra alti e bassi continui, fino a quando, a luglio, Arianna aveva detto definitivamente basta e si era proiettata verso una nuova vita, fatta di tanti amici che le volevano bene, di viaggi in montagna e in Grecia e di un lavoro soddisfacente. Nessuno della cerchia di conoscenti avrebbe mai detto di lui. Così innamorato e calmo. Mai stato geloso, dicono, solo che pare non si volesse rassegnare a un amore che per la donna era finito già due anni prima.
A quanto pare per gli inquirenti, lui no, non aveva lasciato indietro la loro storia d'amore. Perché Paolo non ce la faceva a superare quella rottura. Non si arrendeva al fatto che Arianna non fosse più sua. Lo sentiva, questa volta.
Dopo l'ultimo dell'anno trascorso in solitudine in montagna, probabilmente in seguito a una ennesima richiesta di aiuto, la donna aveva intuito che il suo ex era giù, tanto da chiedere ai loro amici della comitiva di coinvolgerlo.
Lei stessa lo aveva convinto a farsi aiutare da uno psicologo e si era confidata con il suo amico dicendo che aveva visto dei miglioramenti, tant'è che Paolo non l'aveva più cercata.
Insomma, era cominciato bene il 2017. Era felice per la sua auto nuova, progettava un altro viaggio in Grecia.
Ma per l'ex fidanzato la storia poteva essere recuperata. Non si era mai rassegnato e, forse, sapeva come far leva su Arianna. L'aveva convinta a raggiungerlo nel suo appartamento di via Gibertini e lei non si era tirata indietro, probabilmente nella convinzione di poterlo rasserenare.
Da quel momento in poi si ricostruisce la scena del delitto. Lui ha capito di averla persa definitivamente. Lei ha cercato dapprima di calmarlo. Poi la tragedia: le urla, il tentativo di fuggire.
Arianna, così minuta, non sarebbe riuscita a divincolarsi, a contrastare la forza dell'uomo che l'avrebbe strangolata per poi darsi la morte con una dose massiccia di psicofarmaci.
A terra, a mezzanotte di ieri, i due corpi senza vita.
L'appartamento al civico 6 è diventato la tomba di un'altra donna.
Tragedia in una appartamento di via Gibertini: trovati due corpi senza vita di Arianna Rivara e dell'ex compagno Paolo Cocconi. I due, colleghi in un'azienda di Parma, avevano avuto una relazione.
Parma, 27 gennaio 2017
A circa un mese dall'uccisione di Gabriela Altamirano e Luca Manici, un altro tragico episodio di cronaca nera investe Parma e vede vittima una donna.
La tragedia questa volta si è consumata in un appartamento al civico 6 di via Gibertini, nel quartiere San Lazzaro, dove questa mattina sono stati trovati i corpi di Arianna Rivara 44 anni e dell'ex compagno Paolo Cocconi, 51 anni.
A chiamare i Carabinieri, le studentesse dell'appartamento di fronte insospettite dai rumori. Una volta sul posto i militari hanno suonato tutti i campanelli e solo dal quello della coppia non è giunta risposta. Con l'ausilio dei Vigili del Fuoco, una volta entrati hanno trovato i due corpi senza vita. Sul posto anche la Scientifica per ricostruire la dinamica dei fatti.
Probabilmente una lite sfociata in omicidio-suicidio. Paolo Cocconi avrebbe strangolato la donna e poi, forse vittima del senso di colpa, si sarebbe ucciso assumendo una gran dose di psicofarmaci. L'appartamento è stato posto sotto sequestro.
I due, colleghi in un'azienda di Parma, avevano avuto una relazione. Potrebbe trattarsi dell'ennesimo tragico episodio di femminicidio.
Foto di Francesca Bocchia
Si tratterebbe di un omicidio-suicidio quello consumato questa notte in un appartamento di via Gibertini al civico 6, zona arco di San Lazzaro. I due corpi, quello di un uomo e una donna entrambi di Parma, apparterrebbero a Arianna Rivara e al compagno Paolo Cocconi, che dopo averla uccisa si sarebbe tolto la vita.
Questa mattina sul posto i Carabinieri e la Scientifica. Preseguono le indagini su movente e modalità. L'appartamento è stato posto sotto sequestro.
Seguono aggiornamenti.
Due corpi, quello di un uomo e una donna italiani sarebbero stati trovati dai Carabinieri di Parma in un appartamento di via Gibertini al civico 6, zona arco di San Lazzaro. Potrebbe trattarsi di un omicidio suicidio. Sul posto i Carabinieri.
Seguono aggiornamenti.
E' stato celebrato questa mattina, a Sala Baganza, il funerale di Elisa Pavarani, la trentanovenne uccisa lo scorso 10 settembre dal fidanzato Luigi Colla. Tanti gli amici e concittadini che sono accorsi per dare l'ultimo saluto, accompagnato da un lungo e caloroso applauso, a Elisa e a ascoltare le parole del Parroco don Giovanni Lommi.
(immagini allegate)
(Allegate la immagini di Francesca Bocchia)
Si tratta di Bernadette Fella, 55 anni. Il suo corpo è stato trovato in cantina in avanzato stato di decomposizione. A ucciderla l'ex compagno, che ha confessato di averla strangolata dopo una lite.
Di Manuela Fiorini
Modena, 28 giugno 2016
Un odore pungente, talmente forte da fare pensare a una fuga di gas. Così, i residenti di una palazzina di via Nazionale per Carpi 101, nel quartiere della Madonnina, hanno chiamato i Vigili del Fuoco. I miasmi provenivano da una cantina di proprietà di Bernadette Fella, 55 anni, detta Betta, che viveva sola all'ultimo piano dell'edificio. Una volta forzata la porta della cantina, però i pompieri si sono trovati davanti a una scena degna di un film horror: il cadavere della donna, ormai in avanzato stato di decomposizione, era stato messo dentro a un frigorifero. A questo punto è stata immediatamente avvertita la Polizia, che ha avviato subito le indagini per omicidio, dal momento che la poveretta non poteva essere finita lì da sola.
I primi forti indizi hanno portato al fermo di Armando Canò, 50 anni, ex compagno della Fella. Nella prime ore della mattina, la Squadra Mobile lo ha rintracciato a Castelfranco Emilia, presso l'abitazione di un conoscente. Il Canò è stato trovato in possesso sia delle chiavi di casa della vittima che di quelle della cantina dove è stato ritrovato il cadavere. Amici e vicini di casa della donna hanno poi testimoniato che si trattava proprio dell'ex convivente.
Di fronte alle prove della sua colpevolezza, il 50 enne ha confessato di avere strangolato l'ex compagna durante l'ennesima lite e di averne poi nascosto il corpo in cantina.
Dalle indagini è emerso che Betta Fella aveva già sporto diverse denunce nei confronti del compagno, pregiudicato per reati contro il patrimonio, per maltrattamenti e violenze. Denunce che però non sono servite a tutelare la vittima, il cui nome va tristemente ad aggiungersi agli altri casi di femminicidio.
I Carabinieri hanno fermato due parmigiani e quattro stranieri dell'Est Europa. Proseguono le indagini. Uno dei possibili moventi sembrerebbe lo sfratto per l'affitto mai pagato.
Parma, 12 maggio 2016
Un raid punitivo per l'affitto non pagato?
Questo sembrerebbe uno dei moventi secondo le ultime indagini. La violenza inaudita è costata la vita a Mohamed Habassi, 32 anni, di origini africane ucciso nella notte tra il 9 ed il 10 maggio a Basilicagoiano, in provincia di Parma.
I Carabinieri hanno fermato due parmigiani, uno convivente della padrona di casa e quattro stranieri dell'Est Europa.
Un'ora di sevizie attuate con mazze da baseball e spranghe di ferro per far lasciare all'uomo l'appartamento, ma le ipotesi al vaglio degli inquirenti sembrerebbero anche quelle legate allo spaccio o al prestito di soldi. Una brutalità dai risvolti raccapriccianti. Durante le torture, all'uomo sarebbero anche state tagliate due dita, gettate nel lavandino.