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Ovazioni per Matteo Belli e Horst Mader che perse i figli. Una folla di cittadini per il monologo sui sopravvissuti che chiude la trilogia iniziata col Cantiere 2 agosto. Saliera: "Un'elettricità tra noi, rivivere il dolore fa parte della memoria". E per chi si è perso l'evento stasera in onda alle 21 su E'tv-Rete 7.

Bologna -

Seduti sulle sedie ma anche sui gradini. Tutti in piedi per Horst Mader, giunto dalla Germania dopo 38 anni di assenza da Bologna, dove il 2 agosto del 1980 perse la moglie e due figli. E che ricambia con un lungo inchino l'abbraccio ideale della città. E di nuovo in piedi alla fine a spellarsi le mani dopo oltre un'ora del torrenziale, potentissimo monologo con cui Matteo Belli ha ricordato i sopravvissuti della strage. Ancora una volta, la terza in tre anni- e confermarsi non è mai facile- i cittadini hanno premiato le iniziative dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna per la ricorrenza del disastro in stazione del 1980, che 39 anni fa fece 85 morti e 200 feriti.

Proprio di chi è sopravvissuto parla Un'altra vita, ideato dall'attore e regista teatrale bolognese Matteo Belli con la consulenza storica di Cinzia Venturoli su proposta del parlamento regionale presieduto da Simonetta Saliera. L'obiettivo era tenere alta la tensione e la partecipazione su uno dei fatti di sangue più gravi dal dopoguerra in Europa. Con la speranza di arrivare a una verità storica e soprattutto giudiziaria ancora da definire. Nel 2017 lo chiesero in 10 mila per le strade di Bologna assieme ai narratori del Cantiere 2 agosto, che stamattina tornano nel corteo dal Comune alla stazione per raccontare la vita delle vittime. L'anno scorso furono un migliaio a raggiungere piazza Renzo Imbeni, di fronte alle torri della Regione, per Sinfonia di soccorsi, dedicato appunto ai soccorritori.

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Ieri sera erano ancora di più a gremire l'anfiteatro naturale ricavato davanti alle torri di Kenzo Tange per ascoltare Belli rimasticare le vite di chi ce l'ha fatta. Di chi ha vissuto e di chi si è lasciato vivere. Un successo che fa dire alla presidente Saliera che si è trattato di "un monologo molto forte, emozionante per chi allora non c'era ma anche per i tanti testimoni che stasera (ieri sera, ndr) sono qui con noi. C'era un'elettricità tra noi che abbiamo ascoltato le parole di Belli- ha concluso la numero uno del parlamento regionale- abbiamo rivissuto con lui il dolore, che fa parte della memoria".

Alla serata, che andrà in onda stasera alle 21 su E'tv-Rete 7 (canale 10) ha partecipato anche il presidente dell'associazione dei famigliari delle vittime Paolo Bolognesi. Lo spettacolo dell'Assemblea? "E' stata una lezione di vita. La sofferenza ha portato le persone a rinascere. Le vittime della strage sono profondamente cambiate e hanno contribuito a divulgare la voglia di avere giustizia".

Confuso tra il pubblico (oltre ai narratori anche il vicesindaco di Bologna Marilena Pillati e il capogruppo Pd in Regione Stefano Caliandro) anche il politologo dell'Università di Bologna ed editorialista Piero Ignazi. "Il ricordo dei vivi entra in profondità nel sentimento popolare e questo aiuta ancora di più a capire la dimensione di questa tragedia".

(Marco Sacchetti)

Apicoltura. La Regione investe 560 mila euro per il miglioramento della qualità del miele, ripopolamento alveari e salute delle api. L'assessore Caselli: "Poste le basi per il rilancio di un settore che sta vivendo un'annata difficile a causa del meteo avverso". Via libera dalla Giunta regionale al bando che dà attuazione agli interventi della prima annualità del Programma regionale triennale 2020-2022. Domande fino al 19 novembre prossimo. 

Bologna –

Acquisto di interi sciami e famiglie con api regine per favorire il ripopolamento degli alveari minacciati dagli effetti negativi dei cambiamenti climatici e dell’uso scorretto dei prodotti chimici per la difesa delle colture; sostegno alle analisi di laboratorio finalizzate al miglioramento della qualità del miele; ammodernamento delle attrezzature per la conduzione degli apiari, i laboratori di smielatura e per praticare il nomadismo, cioè lo spostamento delle arnie sul territorio seguendo le fioriture stagionali; nuovi metodi di lotta contro le malattie delle api; potenziamento dell’assistenza tecnica; frequenza di corsi di aggiornamento professionale.

Sono alcuni degli interventi finanziati dal bando varato nei giorni scorsi dalla Giunta regionale che ha messo a disposizione quasi 560 mila euro per dare attuazione al piano 2019-2020 di aiuti al settore dell’apicoltura, primo step del Programma regionale triennale 2020-2022 approvato la settimana scorsa dall’Assembla legislativa che ha stimato un fabbisogno complessivo che sfiora i 3 milioni di euro nel prossimo triennio. Metà delle risorse sono di provenienza comunitaria, l’altra metà è resa disponibile dal Governo italiano. Il budget per il 2019 è stato calcolato in base al numero di alveari presenti in Emilia-Romagna a fine 2018; 113 mila quelli censiti dall’Anagrafe apistica nazionale.

Il bando è già aperto e le domande devono essere presentate  attraverso la piattaforma informatica di Agrea (Sop) fino al 19 novembre 2019. Gli aiuti sono in prevalenza riservati ad apicoltori singoli e/o aderenti a cooperative. associazioni apistiche, organizzazioni di produttori e, in parte, anche a enti ed istituti di ricerca. I contributi si riferiscono a spese sostenute nel periodo 1° agosto 2019-31 luglio 2020 e le percentuali di aiuto variano dal 50% al 100% a seconda della tipologia dell’intervento.   

“L’apicoltura- sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli- è un settore di crescente importanza economica in Emilia-Romagna, anche se quest’anno sta vivendo un’annata sfavorevole a causa delle cattive condizioni meteo della stagione primaverile, con piogge insistenti nello scorso mese di maggio che hanno provocato un drastico calo della produzione di miele. Grazie al programma triennale di aiuti e alla nuova legge approvata nel marzo scorso dall’Assemblea legislativa che ha rafforzato le misure di tutela delle api come sentinelle dell’ambiente poniamo le basi per il rilancio del settore nel segno della qualità e della tipicità della produzione”.

 

La ripartizione dei finanziamenti

La tranche più sostanziosa dei fondi del bando 2019-2020 è riservata agli interventi di assistenza tecnica e ai servizi di supporto tecnico-specialistico (281 mila euro), in cui rientrano anche i contributi per l’acquisto di attrezzature per la conduzione degli apiari e per la lavorazione, confezionamento e conservazione dei prodotti dell’alveare (miele, polline, pappa reale, ecc.). A seguire, in ordine di importo decrescente, figurano gli aiuti per l’acquisto di attrezzature per favorire la transumanza e la creazione di una banca dati regionale per la mappatura delle aree nettarifere e la georeferenziazione degli apiari (oltre 81 mila euro); gli interventi di lotta alle malattie dell’alveare (74 mila euro); le misure di sostegno ai laboratori di analisi su prodotti  dell’apicoltura (circa 51 mila euro) e ai progetti di ricerca (50 mila euro). Infine, i contributi per l’acquisto di materiale apistico vivo, nuclei e famiglie di api con regine (10 mila euro) e per il miglioramento della qualità (10 mila euro).    

Entro il 4 marzo 2020 saranno approvate le graduatorie regionali suddivise per misura, con priorità a favore di giovani, biologico e produzioni integrate, assistenza tecnica, azioni collettive per la lotta alle malattie e, tra l’altro, aziende che hanno subito danni per le avversità atmosferiche che hanno duramente colpito gli allevamenti di api all’inizio della stagione produttiva. /G.Ma                                    

Editoria. Incontro fra il presidente Bonaccini e il presidente della Fieg, Riffeser Monti: servono misure di sostegno alle edicole; la loro presenza, in particolare nei piccoli centri, un interesse pubblico

Esercizi impegnati in una difficile fase di riconversione ma fondamentali nel concorrere a garantire il diritto all'informazione e per il ruolo di servizio e presidio del territorio. Dalla Regione l'impegno a uno stanziamento di 500mila euro per quelle dell'Emilia-Romagna: insieme ai sindacati del settore, e con il coinvolgimento dei Comuni stessi, verranno valutati gli strumenti più efficaci per rafforzare la loro presenza. Il tema verrà approfondito anche in Conferenza delle Regioni

Bologna - Sostenere le edicole, cruciali sia nel garantire il diritto all’informazione sia come presidio del territorio, in particolare nei centri storici delle città e dei piccoli comuni, con uno stanziamento di 500 mila euro. E’ l’impegno assunto dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che nei giorni scorsi ha incontrato il presidente della Fieg, Federazione italiana editori giornali, Andrea Riffeser Monti. Un confronto anche alla luce della legge regionale sull’editoria locale dell’Emilia-Romagna, approvata nel giugno 2017 per un comparto fondamentale nell’assicurare una sempre maggiore informazione ai cittadini e la loro partecipazione alla formazione dei processi decisionali.

In questo ambito, i due presidenti hanno convenuto sulla necessità di dedicare uno sforzo particolare al sostegno delle edicole, per la peculiare funzione economica e sociale che queste ricoprono non solo nel settore, ma più in generale nella vita delle città. Le edicole rappresentano storicamente uno dei luoghi d’incontro naturali, coniugando la propria funzione di servizio con quella non meno importante di presidio del territorio. Concorrono anzitutto al compito di assicurare il diritto all’informazione, con un ruolo pressoché insostituibile nel garantire il pluralismo dell’informazione stessa attraverso la carta stampata, ma sempre più spesso assolvono anche ad altri compiti di servizio e di pubblica utilità, complementari a quelli della rivendita dei giornali. E’ tuttavia evidente, è stato sottolineato nell’incontro, che le difficoltà del mercato dell’editoria e dei giornali cartacei mettono sempre più a dura prova la sopravvivenza di molti di questi esercizi, impegnati da tempo in una faticosa riconversione. Garantire la loro presenza sul territorio, con un’attenzione particolare ai piccoli centri, rappresenta quindi un interesse pubblico a cui la Regione vuole concorrere.

“Ci siamo trovati d’accordo sulla necessità di misure specifiche di sostegno alle edicole- afferma il presidente Bonaccini- e considero estremamente significativo che questa sollecitazione venga proprio dalla Fieg. Nei giorni scorsi, peraltro, ho avuto alcuni contatti con i sindacati degli edicolanti, assicurando loro un interessamento non solo della nostra Regione, ma della stessa Conferenza delle Regioni. Per parte nostra, come Emilia-Romagna, siamo ora pronti a destinare un primo contributo di 500 mila euro al settore affinché le edicole possano rafforzare la loro presenza sul territorio e approntare gli investimenti necessari per implementare ulteriori servizi. Si tratta naturalmente di concordare con i sindacati del settore le misure più efficaci: per questo promuoveremo un incontro alla ripresa di settembre al fine di valutare insieme gli strumenti migliori. Mi pare essenziale poi coinvolgere in questa azione i Comuni stessi, primi attori istituzionali del territorio. Infine, anche col presidente Riffeser abbiamo convenuto sull’utilità di un momento di approfondimento più generale in sede di Conferenza delle Regioni”.

Il presidente della Fieg, nel ringraziare Bonaccini per la sensibilità dimostrata, ribadisce “il ruolo delle edicole quale luogo fondamentale per la diffusione della stampa quotidiana e periodica” e sottolinea “l’impegno della Federazione perché sia mantenuta la capillarità della rete di vendita. Ritengo- conclude Riffeser- che con la fattiva collaborazione fra le istituzioni locali, gli editori e gli edicolanti si possa svolgere un significativo passo in avanti nel riconoscimento del ruolo dei punti vendita avvicinando i cittadini alla lettura dei giornali”.

 

Pubblicato in Economia Emilia

La Regione a fianco delle pazienti oncologiche sottoposte a cure che possono causare la caduta dei capelli: contributo di 400 euro per l'acquisto di una parrucca. Il presidente Bonaccini: "Un aiuto per migliorare la qualità della vita mantenendo una propria identità, non imposta dallo stato di salute". Nel 2019 sono circa 3.400 le donne residenti in Emilia-Romagna con possibile alopecia in seguito a trattamenti antitumorali. L'assessore Venturi: "Il valore del nostro sistema sanitario regionale passa anche attraverso misure come queste, a cui teniamo moltissimo".

Bologna -

Perdere i capelli durante le cure antitumorali significa aggiungere sofferenza a un dolore già immenso. E accrescere la propria fragilità, l’emotività, il disagio nel rapporto con gli altri. 
Per questo, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha deciso di essere a fianco delle donne che attraversano questa difficile fase della loro vita. 
E lo fa disponendo l’erogazione, a carico del Servizio sanitario regionale, di un contributo di 400 euro per l’acquisto di parrucche da parte delle pazienti che perdono i capelli in seguito a trattamenti chemioterapici o radioterapici per la cura di patologie oncologiche. Il contributo verrà assegnato una tantum, indipendentemente dall’Isee e dalla situazione reddituale della paziente.

“Avevamo preso un impegno un paio di mesi fa e lo abbiamo mantenuto, condividendo una richiesta che non aveva bisogno di tante spiegazioni visto l’obiettivo: mantenere un’identità propria e non obbligata dallo stato di salute”, sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ricordando l’incontro, lo scorso 31 maggio, nel quale gli venne consegnato l’appello sostenuto da 3mila firme con la richiesta di contributi per l’acquisto delle parrucche da parte di pazienti oncologiche. Incontro, negli uffici della Giunta, che ebbe direttamente con Odette Piola, promotrice della petizione.

“Questo- aggiunge il presidente- vuole essere un segno di attenzione e di sensibilità, un aiuto per migliorare la qualità della vita delle pazienti. Per accompagnarle in un percorso che ovviamente auspichiamo sia di superamento della malattia”.

“La qualità delle cure, a cui noi teniamo moltissimo, passa anche attraverso misure come queste- ricorda Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la salute-. Non stiamo parlando di una questione puramente estetica, anzi: è noto a tutti come l’alopecia, che si verifica in seguito a trattamenti di radio o chemioterapia, rappresenti un elemento di fragilità, un aggravio non solo nell’elaborazione personale della malattia ma soprattutto nei suoi aspetti interpersonali e relazionali”.

Il contributo: come funziona
Verrà concesso a donne in cura residenti in Emilia-Romagna dove, quest’anno, sono circa 3.400 le pazienti oncologiche con possibile alopecia da chemio o radioterapia. 
Le richieste di contributo dovranno essere indirizzate all’Azienda Usl di residenza, utilizzando la modulistica e gli eventuali indirizzi operativi che verranno definiti dalla Direzione generale Cura della Persona, Salute e Welfare dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute entro un mese circa a partire da oggi. 
Le pazienti dovranno allegare il certificato che attesti la patologia neoplastica e l’alopecia verificatasi in seguito a trattamenti radioterapici o chemioterapici, insieme alla ricevuta di avvenuto pagamento per l’acquisto della parrucca (fattura o scontrino recante il codice fiscale del paziente che presenta la domanda) posteriore alla data di entrata in vigore del provvedimento stabilito dalla Giunta. 
Sarà l’Azienda Usl, una volta verificata la regolarità della documentazione presentata, ad accogliere le domande ammissibili e a concedere il contributo richiesto, rendicontando alla Direzione generale dell’assessorato. /CV

Fonte: Regione ER

Agricoltura. Produrre energia "verde" da scarti agricoli. La Regione ci crede e investe 6,8 milioni. L'assessore Caselli: "Un'occasione di crescita per il settore, nella direzione di un'agricoltura che riduce le proprie emissioni e punta a divenire sempre più autonoma sul piano energetico"

Saranno finanziati impianti per produrre energie rinnovabili da sottoprodotti o scarti agricoli oltre a impianti eolici, solari ed idroelettrici. Domande entro il 29 novembre
Bologna – Nuove opportunità di crescita per le aziende agricole e benefici per l’ambiente con l’energia verde generata da risorse naturali come acqua, sole, aria o dai sottoprodotti e scarti delle produzioni agricole e agroalimentari.
E’ l’occasione offerta alle imprese agricole dell’Emilia-Romagna con il bando regionale, il secondo previsto dal Psr 2014-2020, che mette a disposizione oltre 6,8 milioni di euro.
Obiettivo del bando è diversificare le attività agricole, con un’attenzione forte all’agricoltura sostenibile e alla riduzione del consumo di combustibili fossili: i finanziamenti andranno infatti a beneficio di aziende agricole che si impegnano a realizzare impianti per la produzione, la distribuzione e la vendita di energia e/o calore.  


Per quanto riguarda le bioenergie, non potranno essere utilizzate colture dedicate ma solo scarti e sottoprodotti agricoli in un’ottica di economica circolare.
“Con questo bando abbiamo messo a disposizione nuove risorse per diversificare le attività delle imprese agricole attraverso la produzione e la vendita di energia pulita e rinnovabile - ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli -. Vogliamo dare anche ad altre aziende dell’Emilia-Romagna l’opportunità di integrare il proprio reddito aziendale così come è avvenuto nel 2016 con il primo di questi  bandi che ha reso possibile l’attivazione di  56 interventi a fronte di circa 4,2 milioni di euro di contributi concessi.  Un’occasione di crescita per gli agricoltori che va nella direzione di un’agricoltura che riduce le proprie emissioni e punta a divenire sempre più autonoma sul piano energetico”.
 
Cosa prevede il bando 


Tra i diversi interventi è previsto il finanziamento di caldaie alimentate a biomassa legnosa, sotto forma di cippato o pellets; impianti per produzione di biogas dai quali ricavare energia termica e elettrica o biometano; impianti che sfruttano altre fonti di energia rinnovabile come quella eolica, solare, idro-elettrica.
Inoltre, è possibile realizzare impianti per ricavare pellets e combustibili da materiale vegetale proveniente da scarti e sottoprodotti agricoli e forestali, piccole reti per la distribuzione dell'energia e impianti “intelligenti” per lo stoccaggio dell’energia al servizio delle centrali o dei microimpianti realizzati. Sono esclusi dal finanziamento gli impianti fotovoltaici realizzati a terra.

Indipendentemente dal tipo di produzione, gli impianti dovranno avere potenze pari ad un massimo di 1 Mega watt elettrico o 3 Mega watt termici. Dovranno inoltre essere dimensionati per produrre energia elettrica o calorica in quantità superiore ai consumi aziendali così da poter essere venduta o ceduta a terzi.

La materia prima che alimenterà le strutture, dovrà provenire dall’azienda stessa o da altre del territorio unite da un accordo di filiera, entro una distanza massima di 70 chilometri.

Le imprese possono presentare progetti di spesa a partire da 20mila euro e senza limiti: il contributo massimo sarà comunque calcolato nel rispetto del regime “de minimis”  e non potrà quindi superare i 200mila euro.

Il contributo sarà in conto capitale modulabile tra il 20 e il 50%  della spesa ammessa, nel rispetto dei limiti di cumulabilità con altri incentivi pubblici per le energia da fonti alternative.  E’ possibile chiedere un anticipo del 50% dell’importo assegnato
Nelle graduatorie sono previsti punteggi aggiuntivi, a parità di requisiti, per le aziende agricole di montagna e per i giovani agricoltori che abbiano usufruito nei precedenti cinque anni di un contributo per l’avvio di una nuova azienda.


Le domande, che devono essere presentate entro il 29 novembre, vanno presentate utilizzando il sistema Informativo Agrea (sIAG), secondo le procedure indicate da Agrea. Tutte le informazioni e moduli sono online sul portale regionale Agricoltura e pesca./Eli.Co.

 

Quasi 4.5 milioni di euro di contributo regionale per progetti già pronti a partire dal prossimo anno accademico, con docenti di livello internazionale, oltre 32 edizioni nel triennio per circa 4.500 ore di formazione e 950 partecipanti. L'assessore Patrizio Bianchi: "10 scuole di eccellenza per permettere a questo territorio di rafforzare ulteriormente la propria attrattività e quella capacità di innovazione nella produzione e nei servizi alle imprese, alla persona ed alla comunità che fanno dell'Emilia- Romagna una regione ad alto valore aggiunto".

Bologna -

Dall’Intelligenza artificiale, ai servizi per l’Industria 4.0. Dall’automotive alla sostenibilità alimentare.  E ancora: una “Future Earth research school” che si occuperà di cambiamenti climatici, un corso sul pluralismo religioso, una scuola internazionale di politica. La Regione mette al centro il “capitale umano” e finanzia dieci nuove scuole triennali di Alta formazione, in ambito tecnologicoeconomico e culturale. Un nuovo importante tassello di un impegno che nasce dal Patto per il Lavoro firmato a inizio legislatura e che vede nello sviluppo della conoscenza la condizione per costruire uno sviluppo di qualità, inclusivo e sostenibile, capace di creare valore aggiunto e di rafforzare la capacità di competere del sistema Emilia-Romagna. Quasi 4,5 milioni di euro il contributo regionale, su un costo complessivo di 5,1 milioni, per dieci progetti pronti a partire già dall’anno accademico 2019-2020.
“Queste dieci scuole di alta formazione completano il disegno avviato ad inizio legislatura di investimento sulle alte competenze necessario per rilanciare lo sviluppo, generare buona occupazione e riposizionarci a livello globale- ha detto questa mattina durante la conferenza stampa l’assessore regionale all’Università e alla Ricerca, Patrizio Bianchi- Un disegno che tra Fse - con cui abbiamo finanziato 135 dottorati triennali di ricerca, 148 assegni formativi, 211 assegni di ricerca - e Fesr, ha previsto un investimento pari a circa 65 milioni di euro per attività di ricerca e alta formazione universitaria. L’integrazione tra atenei per far convergere le migliori competenze delle nostre università su una formazione d’eccellenza in ambiti e settori in cui la nostra regione è già leader a livello internazionale- ha continuato l’assessore- la triennalità dei progetti e l’approccio interdisciplinare di queste 10 scuole di eccellenza permettono a questo territorio di rafforzare ulteriormente la propria attrattività e quella capacità di innovazione nella produzione e nei servizi alle imprese, alla persona ed alla comunità che fanno dell’Emilia- Romagna una regione ad alto valore aggiunto”.

Le dieci scuole triennali 
Una scuola triennale è dedicata al Food, capofila l’Università di Parma
, con un’International Summer School in Food Sustainability rivolta a studenti e a professionisti con un approccio globale agli aspetti ambientali, economici, giuridici, sociali nonché comunicativi, riconducibili alla sostenibilità alimentare, e con il Master Internazionale “Food City Design” che forma esperti nella gestione di progetti di rigenerazione urbana in grado di riqualificare territori e aree urbane valorizzando beni e identità culturali connessi all’ambito agroalimentare.
Forte dell’esperienza già maturata con i due corsi di Laurea Magistrale interateneo, con capofila l’Università di Modena, nasce la Scuola internazionale di alta formazione MUNER in Automotive per una mobilità intelligenteche si snoda su tre livelli di intervento: “Italian Motor Valley Experience”, volta  al rafforzamento delle competenze di base e all’orientamento dei giovani verso studi universitari o professionalizzati di natura tecnica; “High School MUNER Women in Transport”,   che guarda al rafforzamento delle competenze di I livello, promuovendo un  maggiore accesso delle ragazze alle lauree di II livello in questo settore; “Future of automotive for intelligent mobility” con percorsi post laurea professionalizzanti.
Tre sono le scuole finanziate in
 ambito tecnologico che diventano strategiche per la formazione di risorse umane in un ambito in cui l’Emilia-Romagna si sta posizionando - grazie alle infrastrutture per il supercalcolo già attratte sul territorio (il data Center del Centro europeo per le previsioni metereologiche di medio termine e il Supercomputer europeo HPC Leonardo.) -  quale polo di eccellenza, vera e propria Data Valley, a livello mondiale.  Con capofila l’Università di Modena, è stata finanziata l’Advanced Schools in AI per la formazione ad altissimo livello di senior engineers e laureati in ambito scientifico-tecnico.  
Una scuola triennale, coordinata dall’università di Bologna, è dedicata all’’industria 4.0 per la gestione integrata di intere filiere produttive. Coinvolge importanti imprese del territorio e punta anche alla riqualificazione di quanti già operano nelle industrie in profonda trasformazione. Grazie a questo intervento straordinario nasce in Emilia-Romagna anche una scuola di alta-formazione postdottorale, capofila la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), sul futuro dell’uomo e del pianeta, che propone percorsi intensivi sul clima futuro e sul mutato rapporto con risorse naturali, tecnologie emergenti e sostenibilità.
Tre progetti hanno l’obiettivo di formare alte competenze per il policy maker con specializzazioni strategiche per lo sviluppo, l’internazionalizzazione, la coesione e la sicurezza del territorio regionale.  Si tratta dell’Emilia-Romagna International School of Policy- ERISP che  nella collaborazione tra  i dipartimenti di economia degli atenei regionali, 15 università italiane e 9 università estere (Addis Abeba University, Goldsmiths University of London, SOAS University of London, South-China Normal University, South-China University of Technology, Trinity College Dublin, University of California - Los Angeles, Universidade Federal do Rio de Janeiro, University of Johannesburg), è dedicata a formare competenze strategiche sui temi economici e sociali su cui oggi ovunque si sfidano le realtà regionali: tra questi, lavoro, industria, tecnologia, innovazione, istruzione e ricerca, ambiente, territorio, qualità della vita. Un secondo progetto, anche questo coordinato dall’Università di Ferrara - After the damages | Prevention and safety solutions through design and practice on existing built environment. The Italian experience - intende formare o specializzare professionalità espertein riduzione e gestione del rischio correlato agli impatti di eventi catastrofici naturali e provocati dall'uomo sul patrimonio culturale. A partire dall’esperienza maturata in Emilia-Romagna a seguito degli eventi sismici del maggio 2012, la scuola  è attuata in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, l’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e naturali dell’Emilia-Romagna, l’Agenzia per la Ricostruzione–Sisma 2012 e un partenariato internazionale di enti e associazioni di ricerca e di alta formazione con sede in Turchia, Slovenia, India, Brasile, Spagna, Equador e Cina. E infine un terzo progetto - Alta Formazione e innovazione per lo Sviluppo Sostenibile dell’Appennino – AL.FO.N.S.A - capofila l’Università di Modena, è dedicato a valorizzare la grande ricchezza  del nostro Appennino in termini ecologico-ambientali, sociali, culturali, economici, paesaggistici con percorsi di Alta Formazione, progettati nel confronto con  stakeholders pubblici e privati, per mettere a disposizione dell’Appennino professionalità specifiche con competenze mirate. Verranno attivati, in una logica di “specializzazione incrementale”, corsi di perfezionamento e specializzazione su: agricoltura di montagna, gestione integrata dei versanti, gestione forestale sostenibile, valorizzazione turistica del patrimonio culturale e paesaggistico, gestione delle acque.
In ambito culturale due le scuole d’alta formazione triennali finanziate. “Solo” è il Corso di Alta Formazione Musicale per strumentisti solisti, con capofila l’Università di Bologna, che nasce per sostenere nella carriera musicale giovani dotati d’eccellente talento, forti di una formazione ad hoc assicurata dai migliori solisti del panorama nazionale e internazionale. Il Corso, riconosciuto dal MIUR, è rivolto a giovani talenti del violino, violoncello, flauto traverso, oboe, clarinetto e ha la direzione artistica del flautista Andrea Griminelli. Finanziato anche Religious Pluralism, HIstorical knowLEdge: exchange, education, resources, teaching expertise – REPHILE,promosso da FSCIRE - Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIIIprogetto di alta formazione su pluralismo religioso e sapere storico, che prevede un Master affiancato da scuole di formazione intensive, seminari di ricerca e workshop internazionali.
Tutti i progetti sono articolati in una pluralità di interventi: diverse tipologie di percorsi di alta formazione con docenti di livello internazionale. Nel triennio saranno oltre 32 le edizioni previste per circa 4.500 ore di formazione e circa 950 partecipanti. Parallelamente all’alta formazione sono previste attività di confronto tra i soggetti che costituiscono il partenariato che sostiene il progetto e altre realtà d’eccellenza internazionale impegnate nei medesimi ambiti e la produzione di materiali che permettano un’ampia diffusione degli esiti delle attività realizzate. /BM

Fonte: Regione ER

Sport. La Fortitudo Baseball di Bologna premiata in Regione per il trionfo nella European Champions Cup. Presenti una folta schiera di giocatori capitanati da Alessandro Vaglio, il manager Daniele Frignani, il presidente Stefano Michelini e il direttore sportivo Christian Mura, insieme agli altri dirigenti e allo staff. Il presidente della Giunta: "Basta parlare di sport minori, dietro questi risultati un grande lavoro e tantissima passione dai tifosi".

Bologna –

Per sei volte sul tetto d’Europa. E’ arrivato a inizio giugno il 6^ titolo europeo - la European Champions Cup - per la UnipolSai Assicurazioni Fortitudo Bologna, uscita in trionfo dalla final eight giocata quest’anno proprio sotto le Due Torri negli stadi ‘Falchi’ in città e ‘Bondi’ a Castenaso.

Un palmares importante per la Fortitudo Baseball Bologna, i cui dirigenti e giocatori sono stati ricevuti oggi in Regione, nel pieno della stagione arrivata ai play off, dal presidente della Giunta, Stefano Bonaccini, che ha consegnata una targa quale riconoscimento per l'impresa dei biancoblu, che hanno riportato in Italia la massima competizione europea per club.

È la seconda volta che la Fortitudo Baseball viene ricevuta e premiata dalla Regione. La prima, nell'aprile 2017, in periodo di pre-season, in occasione della conquista dello scudetto della stella.

“Sono contento di incontrarvi di nuovo qui in Regione - ha affermato Bonaccini-, dove ci eravamo trovati per la conquista del decimo scudetto. Ora festeggiamo la vittoria nella Coppa dei campioni, la sesta. Penso che occorra cominciare a mettere da parte questa idea che ci sono alcuni sport maggiori e altri minori. Bologna era la capitale del baseball italiano, ora è tornata ad essere la capitale europea. E a conferma di questo, il 30 settembre ospiterà una manifestazione straordinaria di livello internazionale. Merito ai tecnici, agli atleti, alla dirigenza: insieme hanno tenuto alto il nome di Bologna e della nostra regione in Europa. E poi, battere gli olandesi, solitamente super favoriti, e batterli in quel modo credo che meritasse da parte della Regione un riconoscimento, ringraziandoli a nome di tutta la comunità dell'Emilia-Romagna per questo straordinario risultato e per fargli un in bocca al lupo per quello che verrà, a iniziare dai play-off. Se la Fortitudo vincesse anche quest’anno lo scudetto, sarebbe la prima volta per due anni consecutivi: l’ennesima dimostrazione che questa terra ha una grande tradizione nella disciplina del baseball”.

All’incontro erano presenti il presidente della Fortitudo Baseball Bologna, Stefano Michelini, il direttore sportivo Christian Mura, il manager Daniele Frignani, la squadra guidata dal capitano Alessandro Vaglio e lo staff tecnico.

Fonte: Regione ER

Inchiesta Val d'Enza, il presidente Bonaccini: "Basta con le strumentalizzazioni, prevalga il senso di responsabilità. La politica si unisca per far nascere qui una Commissione regionale d'inchiesta"

"Fatti ignobili, se accertati i colpevoli paghino senza sconti. La Regione sarà parte civile, e non accetto che venga gettato discredito sulle migliaia di operatori che lavorano nei servizi per l'infanzia dell'Emilia-Romagna, la cui professionalità rappresenta un patrimonio. Si metta un punto alle polemiche per trovare insieme le giuste contromisure, facendo sentire alle famiglie e alle comunità coinvolte la presenza vera delle Istituzioni. Per questo chiedo che in Assemblea legislativa tutte le forze politiche trovino le condizioni per l'istituzione di una Commissione regionale d'inchiesta che possa dare un contributo di ulteriore chiarezza rispetto ai fatti e a quanto sarà necessario porre in esser e per rafforzare le garanzie a tutela dei bambini e delle famiglie"

Bologna 22 luglio 2019– “Sui fatti della Val d’Enza sta conducendo un’inchiesta la Procura di Reggio Emilia. Gli inquirenti, a cui vanno la fiducia e il ringraziamento di tutti noi, stanno cercando di arrivare alla verità su accadimenti che, se confermati, sarebbero ignobili e dovrebbero portare all’applicazione piena delle pene previste nei confronti dei colpevoli, senza sconti per nessuno. L’ho detto fin dal primo giorno e lo ribadisco oggi: chi, incaricato di svolgere servizi pubblici delicati e cruciali quali la tutela e la protezione di minori, avesse in qualsiasi forma e per qualunque motivo abusato del proprio ruolo, andrebbe condannato senza alcun tipo di incertezza o attenuante”.

Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che prosegue: “Già ora, però, in attesa che si arrivi alla verità, al cui accertamento è preposta la magistratura giudicante, ci sono famiglie e bambini che stanno vivendo una situazione drammatica. Ed è ben comprensibile lo sgomento e il bisogno di verità dell’opinione pubblica, per le domande che si sono aperte e che hanno bisogno di risposte chiare, anche rispetto ai meccanismi di tutela dei più piccoli, comprese le procedure d’affido, nei quali i servizi sociali e la stessa giustizia minorile si trovano ad operare, con gli amministratori locali, sindaci in primo luogo, investiti di competenze dirette. Per questo motivo, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha istituito un’apposita Commissione tecnica, formata da professionisti di assoluta competenza, per analizzare il sistema delle tutele nel suo insieme e individuare, laddove presenti, criticità e possibili correttivi, anche al di là delle competenze specifiche della Regione stessa. Ho voluto in questo modo dare il senso che nessuno può nascondersi dietro le responsabilità altrui: siamo tutti interessati e dobbiamo tutti sentirci impegnati a rafforzare il sistema di tutele nel suo insieme perché questo pretendono i cittadini, al di là delle prerogative dei diversi attori in campo”.

“In questo delicatissimo contesto- prosegue-, dove il bene primario dovrebbe essere in ogni caso la tutela dei minori coinvolti e delle famiglie, troppi hanno deciso di percorrere la strada della strumentalizzazione, arrivando ad utilizzare vicende drammatiche per la ricerca del consenso di parte. Questo è sempre sbagliato e lo è tanto di più quando sono coinvolti bambini. Il senso di responsabilità non deve mai lasciare il campo alle urne. Abbiamo ascoltato e letto dichiarazioni inaccettabili, accuse che nulla c’entrano con l’inchiesta, accostamenti che la stessa Procura di Reggio Emilia ha dovuto pubblicamente smentire. La campagna d’odio scatenata sui social non solo non permetterà di fare un passo avanti nell’accertamento dei fatti, ma rischia al contrario di generare altri mostri e altri reati. Chiedo che ci si fermi un attimo, dunque, e che si ponga un limite a questa escalation che rischia di travolgere tutti, anche chi non ha alcuna responsabilità né diretta né indiretta, a partire dai tanti operatori che quotidianamente lavorano per il bene e la tutela dei minori e delle persone”.

Il presidente della Regione sottolinea infatti come “una cosa debba essere chiara: nessuno si permetta di mettere sotto accusa un’intera categoria di persone che opera nel sistema di welfare dell’Emilia-Romagna. Anche qui, ribadisco ciò che dissi il giorno stesso in cui si seppe dell’avvio dell’inchiesta: non accetto speculazioni né il discredito sul lavoro quotidiano di migliaia di operatori dei servizi per l’infanzia di questa Regione, considerati fra i più avanzati d’Europa, donne e uomini che rappresentano un patrimonio comune di questa terra a prescindere da qualsiasi connotazione di parte. Operatori la cui professionalità ed esperienza può anzi essere preziosa per i correttivi che saranno eventualmente definiti”.

Dopodiché, “deve essere altrettanto chiaro che la Regione Emilia-Romagna non ha nulla da nascondere ed è anzi la prima a volere che sia accertata la verità. Abbiamo già annunciato che, in caso di processo, ci costituiremo parte civile”.

“Pongo allora una domanda: è possibile ora mettere un punto alle polemiche e alle strumentalizzazioni, da parte di tutti, e compiere insieme un passo avanti? E’ importante che la politica ritrovi un filo comune di responsabilità per individuare insieme le giuste contromisure, che non sono né di destra né di sinistra. La tutela dei bambini non può dividere gli schieramenti e i partiti. Ed è compito di tutti far sentire alle famiglie e alle comunità coinvolte la presenza vera delle Istituzioni, capaci di dare loro le risposte che servono”.

“Auspico che la risposta sia positiva- afferma il presidente-. E chiedo per questo che in Assemblea legislativa le forze politiche, tutte, trovino le condizioni per l’istituzione di una Commissione regionale d’inchiesta che in maniera concreta e in tempi certi possa dare un contributo di ulteriore chiarezza rispetto ai fatti e a quanto sarà necessario porre in essere per rafforzare le garanzie a tutela dei bambini e delle famiglie. Sia appunto questo l’obiettivo della politica- chiude Bonaccini-: la protezione dei minori e la tutela delle persone".

 

 

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In Regione Stati generali emiliano-romagnoli sulla gestione dell’acqua per l’agricoltura:la Val d’Enza è un nervo scoperto occorre intervenire celermente per colmare il gap

Massimiliano Pederzoli: ANBI “Ben vengano gli interventi del Piano invasi nazionale e del PSR regionale ma occorre superare la psicosi dell’effetto Vajont e puntare sulle dighe in grado di accumulare l’acqua quando c’è”. Matteo Catellani (Emilia Centrale): “la raccolta delle acque è bassissima rispetto alla piovosità essenziale intervenire con celerità per il bene della valle e la sua gente”. Delle stesso avviso tutte le associazioni agricole.

 

REGGIO EMILIA –Venerdì 19 Luglio 2019 - In occasione dell’affollato incontro “ Più Acqua per l’Agricoltura “ che si è tenuto nei giorni scorsi nella sala Poggioli della Regione Emilia Romagna a Bologna che ha richiamato, in una sorta di riunione degli stati generali dei gestori della risorsa idrica/irrigua, anche la gran parte dei molteplici portatori d’interesse legati alla programmazione e al governo dei flussi è emersa, molto chiaramente, la criticità che pesa come un macigno sulla Val d’Enza.

La perdurante e progressiva carenza di acqua in questa fetta produttiva di territorio Reggiano ha assunto ormai un carattere endemico nella panorama regionale insieme ad alcune valli Piacentine e le ripercussioni più gravi, effetto anche dei mutamenti climatici, ne aggravano periodicamente l’incidenza sulle produzioni tipiche come Parmigiano Reggiano, pomodori, mais ecc. Nel corso dell’incontro - che è servito al contempo per porre l’attenzione adeguata su quanto è stato fatto in questi anni di pianificazione e sull’avvio degli interventi che porteranno in Emilia Romagna, grazie ai progetti dei consorzi di bonifica sostenuti dalla Regione, ben 204 milioni di euro per 42 interventi fondamentali - si è rimarcata in modo forte la necessità di intervenire in Val d’Enza. Intervenire in modo proporzionale al fabbisogno dando riposte a chi le attende da tempo.

A tal proposito, oltre alla sottolineatura del presidente regionale Stefano Bonaccini e dell’Assessore all’Agricoltura Simona Caselli e dei dati tecnico-scientifici rilevati da ARPAE, è stato forte il richiamo fatto dal presidente dell’ANBI Francesco Vincenzi e del presidente regionale Massimiliano Pederzoli; quest’ultimo ha dichiarato “occorre superare al più presto i timori e le paure che in Italia, dopo il Vajont, hanno pervaso negli ultimi decenni chi doveva fare programmazione di lavori in grado di rispondere alle attese”. Nel nostro paese, gli ha fatto eco il presidente del Consorzio dell’Emilia Centrale Matteo Catellani, “ la conservazione della risorsa, quando disponibile, è a livelli molto bassi rispetto all’indice di piovosità e questa realtà va capovolta in tempi celeri per dare risposte al territorio. Il risparmio di risorsa incide ma se l’acqua non c’è non si può fare alcun risparmio della stessa”. Catellani ha aggiunto: “il dato evidenziato sui nuovi cantieri dei progetti di bonifica genera quasi 7mila nuovi posti di lavoro nel suo complesso e un invaso moderno e con un piacevole e innovativo impatto ambientale e soprattutto di dimensioni adeguate al problema in Val d’Enza, oltre a dare certezze alle imprese e alla comunità in generale, incrementerebbe il valore attrattivo di questo suggestivo territorio”.

Ed in questo contesto è importante anche il ruolo che il flusso di acqua assicurerebbe alla vita del torrente Enza nel corso di una stagione prolungata. Concordi sulla necessità impellente anche tutte le associazioni agricole regionali intervenute per bocca dei loro presidenti di fronte ad una sala esaurita con più di 300 presenti. All’incontro, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, sono intervenuti: Stefano Bonaccini RER, Simona Caselli RER, Vittorio Marletto ARPAE , Paolo Ferrecchi RER, Massimiliano Pederzoli, Alessandro Ghetti ANBI ER, Francesco Vincenzi ANBI, Meuccio Berselli Autorità Distretto Fiume Po, Nicola Bertinelli Coldiretti, Cristiano Fini CIA, Eugenia Bergamaschi Confagricoltura, Paolo Mannini Canale Emiliano Romagnolo.

 

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Politiche sociali. Rette dei nidi abbattute o azzerate e contributi per l'affitto alle famiglie in difficoltà: dalla Regione subito 30 milioni di euro ai Comuni per disegnare il nuovo welfare dell'Emilia-Romagna. Previsti risparmi medi di 1.000 euro l'anno a figlio sulle rette dei nidi. Bonaccini: "Un provvedimento senza precedenti nel Paese con cui facciamo fare un altro passo avanti al nostro sistema di welfare, per dare risposte concrete a bisogni reali".

Bologna -

Abbattimento o azzeramento delle rette di iscrizione ai nidi (compresi micronidi e sezioni primavera per bambini dai 24 a 36 mesi di età) e a tutti i servizi integrativi per la prima infanzia, pubblici e privati convenzionati con i Comuni, per i bimbi da 0 a 3 anni. Ma anche contributi per l’affitto alle famiglie in difficoltà.

È il nuovo welfare targato Emilia-Romagna, su cui la Regione investe da subito 30 milioni di euro (quasi 20 per i mesi da qui a fine anno), per poter garantire i contributi già da settembre, con l’avvio dell’anno educativo. Risorse originariamente destinate al Reddito di solidarietà - poi sostituito dalla misura nazionale del Reddito di cittadinanza - che ora la Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini ha deciso di reimpiegare per questi nuovi servizi. Per dare un sostegno concreto e immediato ai cittadini e alle famiglie dell’Emilia-Romagna: basti pensare che la riduzione delle rette dei nidi, rivolta a nuclei familiaricon unIsee massimo di 26 mila euro, comporterà un risparmio medio di circa 1.000 euro l’anno per ogni bambino iscritto, cifra che cresce nel caso di un bambino con disabilità residente in un Comune montano.

Due novità che non hanno precedenti e che costituiscono il cuore della manovra di assestamento di bilancio regionale 2019, che approderà la prossima settimana in Assemblea legislativa per l’approvazione definitiva. A presentarle, oggi in conferenza stampa, il presidente Bonaccini, l’assessora al Bilancio e Pari opportunità, Emma Petitti, e il sottosegretario Giammaria Manghi, che ha illustrato nel dettaglio le misure varate. Sempre oggi, nel primo pomeriggio Bonaccini, che ha tenuto per sé la delega al Welfare, incontra i sindaci e gli assessori alle Politiche sociali e per l’infanzia dei Comuni emiliano-romagnoli. Per condividere con loro gli aspetti applicativi delle due nuove misure regionali

18 milioni ai Comuni per abbattere o azzerare le rette dei nidi
Le risorse per i nidi vengono assegnate a tutti i 220 Comuni dell’Emilia-Romagna sede di servizi educativi per la prima infanzia, che avranno il vincolo di utilizzarle esclusivamente per l’obiettivo individuato, quindi per abbattere o azzerare le rette di frequenza al nido e ai servizi integrativi, sia pubblici che privati convenzionati. Si tratta di una realtà che in Emilia-Romagna interessa una platea di oltre 28.400 bambini (0-3 anni), quelli appunto iscritti sull’intero territorio regionale, da Piacenza a Rimini, ai nidi e ai servizi integrativi per la prima infanzia, come esempioSpazio bambini, Centri per bambini e famiglie e Servizi domiciliari. A questo obiettivo sono destinati, per l’anno scolastico 2019-2020 18,25 milioni, posta che sarà poi ripetuta anche per i due anni scolastici successivi 2020-2021 e 2021-2022 in sede di predisposizione del prossimo bilancio pluriennale.

 

12,5 milioni per sostenere le famiglie sull’affitto

Risorse a cui si aggiungono circa 12,5 milioni che la Giunta ha voluto destinare al sostegno dei cittadini nella spesa di affitto della casa, un’altra voce di peso nel bilancio familiare: secondo la più recente rilevazione Istat (2018) questo costo rappresenta circa un quinto del budget mensile complessivo di una famiglia ma, non di rado, può superare la soglia critica pari ad un terzo del reddito disponibile. Ed è proprio a questa “fascia grigia”, che non si trova tecnicamente in condizione di povertà ma fatica molto a sostenere questa spesa incomprimibile, che la Regione vuole rivolgersi. Anche in questo caso le risorse del ‘fondo affitto’, che la Regione intende rendere strutturale per i prossimi anni, sono destinate a tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna.

A partire dalla possibilità di ridestinare allo scopo le risorse della cosiddetta morosità incolpevole, riservate alle città ad alta tensione abitativa ad oggi non impegnate dai Comuni. Si tratta di risorse tecnicamente già presenti nei bilanci comunali ma che, per gli eccessivi vincoli posti dalla norma statale, non riescono poi materialmente ad essere erogate alle famiglie bisognose. Una nuova norma consente ora alle Regioni di sbloccare queste risorse e di destinarle al fondo per l’affitto. Conclusa la ricognizione tuttora in corso, la Giunta confida di poter riassegnare una somma di circa 7,5 milioni di euro agli stessi Comuni affinché possa essere effettivamente utilizzata nei confronti delle famiglie in affitto. A questi, già con l’assestamento di bilancio, la Regione aggiungerà ulteriori 5 milioni euro da poter utilizzare da qui a fine anno per incrementare il fondo stesso, al fine di estendere l’insieme dei possibili beneficiari del contributo anche alle famiglie che risiedono nei Comuni non classificati ad alta tensione abitativa. Un primo passo - nel progetto che il presidente Bonaccini illustrerà ai sindaci oggi stesso - a cui ne farà seguito un altro più impegnativo, portando sul prossimo triennio 2020-2022 risorse pari a 36 milioni di euro, cioè 12 milioni per ciascun anno.

“Un obiettivo ambizioso che con queste risorse straordinarie e l’impegno fondamentale dei Comuni vogliamo trasformare da subito in realtà- sottolinea Bonaccini- per dare un sostegno concreto ai cittadini e alle famiglie dell’Emilia-Romagna, guardando soprattutto ai ceti medio-bassi. Facciamo fare un altro salto in avanti al nostro welfare, senza arretrare di un millimetro sulla qualità dei servizi, con due misure che credo abbiano pochi eguali nel nostro Paese. Un modo per dare risposte a bisogni reali delle persone e combattere al tempo stesso le diseguaglianze, assicurando una rete di protezione sociale che produca coesione, integrazione, diritti. Un altro tassello che andiamo ad aggiungere, dopo il taglio delle liste d’attesa e l’abolizione del superticket, alla costruzione di un welfare e di una sanità sempre più pubblici e universalistici. Di cui tantissimi cittadini e famiglie della nostra regione potranno beneficiare, già a partire dai prossimi mesi. Possiamo farlo grazie a un bilancio sano e ai conti in ordine, che ci hanno consentito per l'intera legislatura di non aumentare di un euro le tasse e di iniziare a restituire addirittura qualcosa ai cittadini”.

“Abbassare le rette di iscrizione al nido- aggiunge l’assessora Petitti- significa garantire a un maggior numero di bambini la possibilità di frequentare ambienti di crescita e di sviluppo qualificati e alle loro famiglie di conquistare maggiore autonomia. Penso in particolare alle madri troppo spesso costrette a scegliere tra l'accudimento familiare e il lavoro, soprattutto in una regione come la nostra in cui il tasso di occupazione femminile è, fortunatamente, tra i più alti del Paese. Da qui- chiude - la scelta di destinare una quota di risorse considerevole ai servizi rivolti ai bambini più piccoli. Investire su di loro significa investire sul futuro della nostra comunità”.

 

Modalità e criteri di assegnazione delle risorse

Per quanto riguarda i contributi per i nidi, ai Comuni sede di servizi sarà assegnato un budget finanziario determinatosulla base del numero dei bambini iscritti nell’anno 2017-2018.Potranno usufruire delle risorse soltanto i Comuni che entro il 15 settembre 2019 faranno richiesta di finanziamento alla Regione, accompagnata daunimpegno formale di utilizzo delle risorse esclusivamente per l’abbattimento delle rette di frequenza.

La riduzione delle rette interesserà i nuclei familiari con un Isee massimo di 26 mila euro, che potranno risparmiare in media 1.000 euro l’anno per ogni bambino iscritto, anche di più nel caso di un bambino disabile residente in un Comune montano. Decidere come articolare concretamente l’abbattimento o addirittura l’azzeramento delle rette spetterà ai Comuni, posto che la politica tariffaria risulta oggi molto diversificata nel territorio. Considerando che attualmente il costo delle rette mensili può variare da 100 a 500 euro per un nido a tempo pieno, l’impatto atteso porterà all’abbattimento di almeno un terzo per le rette medie o fino all’azzeramento per quelle più basse.

Modalità e criteri di assegnazione dei contributi per l’affitto, invece, saranno definiti da un’apposita Cabina di regia, composta da rappresentanti di Regione e Comuni, che si insedierà a breve. È in ogni caso intenzione della Giunta far precedere la predisposizione della misura da un tavolo di concertazione con le rappresentanze sociali coinvolte, al fine di approntare un provvedimento che possa assumere un più incisivo carattere strutturale nel triennio 2020-2022.

 

Fonte: Regione ER 

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