L’assunzione di alimenti contenenti glutine può essere la causa di molti disturbi in questi individui, anche di una certa gravità.
Facendo un salto indietro nel tempo, troviamo che il termine "celiaco" è stato introdotto già nel XIX quando Francis Adams si occupò di tradurre documenti appartenenti ad Areteo di Cappadocia, medico greco vissuto nella medesima regione nel II sec.d.C.
Bisogna specificare che disturbi simili alla celiachia a livello di sintomatologia sono quelli che vengono definiti disturbi glutine-correlati, come ad esempio l’allergia al frumento, che rappresenta un problema diverso.
La celiachia è un disturbo che riguarda, secondo alcuni studi, circa 600.000 italiani. Questo significa che il problema interessa circa l’1% della popolazione. Si parla certamente di una stima, perché i celiaci effettivamente diagnosticati ad oggi sarebbero 251.000.
Da questo si comprende facilmente che buona parte non sanno di avere questo disturbo perché effettivamente mai diagnosticato.
La celiachia è una malattia autoimmune la cui incidenza, purtroppo, è poco meno che raddoppiata negli ultimi 25 anni.
Una vera e propria terapia specifica ad oggi potremmo dire che non esiste e consiste esclusivamente nella rigorosa eliminazione del glutine dall’alimentazione di ogni giorno. Il glutine è una proteina presente nel grano, nella segale e nell'orzo.
Un recente studio apre nuove prospettive consentendo di percorrere una strada verso nuove possibili terapie contro la celiachia.
Questa scoperta è frutto di un team internazionale di ricercatori guidato dalla dalla McMaster University in Canada.
L’interessante studio ha dimostrato il ruolo fondamentale che hanno le cellule dell'epitelio intestinale nell'attivazione del sistema immunitario ed afferma che: “il rivestimento interno dell'intestino svolge un ruolo attivo nella risposta infiammatoria al glutine".
Precedentemente all’elaborazione di queste ricerche, si pensava che la risposta infiammatoria responsabile della celiachia fosse limitata alla parete intestinale e interessasse solamente le cellule del sistema immunitario.
Lo studio, che è il risultato di sei anni di ricerca, è stato pubblicato sulla rivista 'Gastroenterology'.
I ricercatori hanno potuto identificare le molecole che in pratica avvisano le cellule immunitarie della presenza di glutine, e sono riusciti a dimostrare il ruolo fondamentale dell’epitelio nell’attivazione della risposta immunitaria.
Fino ad ora questo processo era solo un’ipotesi, ma non era mai stato dimostrato scientificamente.
Sara Rahmani, ingegnere biochimica e prima autrice dello studio, spiega che questa recente scoperta potrebbe, in un prossimo futuro: “consentire la prevenzione della celiachia nelle persone a rischio, individuando la presenza di patogeni e inibendo la loro interazione con il glutine e l’epitelio intestinale”.