Cristina ha subito la perdita dell’amata madre e ha deciso di raccontarci la sua storia: molto di più di quella che è una vicenda personale e molto più complessa di un caso di malasanità, ma qualcosa di mostruosamente insopportabile che riguarda ineluttabilmente tutti i cittadini italiani e che si lega alle vicende socio-politiche mondiali degli ultimi anni.
L’INTERVISTA A CRISTINA FASANI
“Prima di raccontarle la mia storia voglio premettere che già nel 2020 venni a conoscenza di informazioni molto importanti riguardo a ciò che stava accadendo negli ospedali già dall’inverno 2020”.
Di cosa era al corrente?
Ai tempi delle tristemente note autopsie di Bergamo io ero venuta in possesso di screenshot di dottori che avevano un gruppo chiuso, su Whatsapp, nel quale veniva scritto esplicitamente e dettagliatamente cosa era stato trovato nelle salme dei deceduti da Covid-19 e quale fosse la causa di morte. In queste conversazioni veniva detto che c’erano dei microtrombi ed embolie e che in sostanza il Covid era un’iper infiammazione capace di creare danni endoteliali, e di conseguenza che tali danni al microcircolo causavano a loro volta la polmonite.
Per cui si sapeva già che la polmonite non era una causa ma un effetto di tale iper infiammazione.
I reperti autoptici, eseguiti su circa cinquanta pazienti (che allora era la più ampia casistica mondiale), e mirati ai polmoni, evidenziavano la presenza nei vasi sanguigni polmonari, e a tutti i livelli, il danno endoteliale causato direttamente dal virus, il quale porta a un’infiammazione con formazione di microtrombi diffusi e danno multiorgano. Già parlavano di possibili benefici del cortisone somministrato ad alte dosi, e stiamo parlando del 2020.
Che cosa quindi, causava il decesso nei pazienti Covid?
Trombi, polmonite virale e le sovrainfezioni batteriche. Questi pazienti non venivano curati fin dal primo giorno con farmaci adeguati, ma lasciati al famoso protocollo Tachipirina e vigile attesa, arrivando in ospedale in stadio avanzato.
Quali sarebbero stati invece i farmaci adeguati?
Antinfiammatori e cortisone per combattere la grave infiammazione e la cascata di citochine, eparina in funzione scoagulante contro i trombi e coaguli, antibiotici contro le sovrainfezioni batteriche, vitamine, mucolitici e ossigeno al bisogno.
Cosa ha fatto con questi screenshot sconvolgenti?
Sono andata da un anatomo patologo di Brescia e glieli ho mostrati, visto i potenziali risvolti medici salvavita. Il medico mi ha risposto di essere a conoscenza dei referti autoptici di Bergamo. A quel punto ho dedotto che tutta la classe medica fosse a conoscenza di questi referti e si sarebbe quindi adeguata con terapie idonee. Ma questo, come sappiamo, non è avvenuto. Mi dicevo che al momento non c’era nulla di più urgente e che i medici avevano sicuramente scambiato tra loro queste informazioni di importanza inaudita, capaci di salvare la vita degli italiani in piena epidemia.
Quindi secondo lei anche coloro che affermano che il Covid sia “un raffreddore” affermano una grave sciocchezza.
Il Covid-19, almeno nel primo periodo, si presentava in maniera molto seria e potenzialmente letale, se non trattato in tempo e adeguatamente. Per questo motivo ho raggruppato molti medici, infermieri e Oss coscienziosi e consapevoli della situazione, e abbiamo creato una rete per aiutare precocemente a domicilio la miriade di persone abbandonate. La percentuale di successo di queste cure è stata il 100% per i pazienti che hanno seguito le indicazioni mediche alla lettera.
Veniamo alla vicenda di sua madre. Grazie per aver scelto di parlare con noi di un lutto così grave e profondo.
Nella stessa settimana nella quale ero positiva e lievemente febbricitante mia madre si è ammalata, e così mio padre, entrambi in casa. A causa del terrore istillato mediaticamente, al quale la mia famiglia era molto sensibile, mia madre non voleva che mi recassi da loro. Al 4° giorno di positività di mia madre ho insistito perché iniziasse le cure con eparina ma lei non ha seguito questa cura. Sentivo che accusava una tipica tossetta da polmonite, perciò ho portato lei e papà a fare una tac, dalla quale è emersa una polmonite al 42% di compromissione.
La mattina dopo mamma era lievemente peggiorata e la dottoressa della struttura decide di ricoverarla. Alla luce di ciò che sapevo, ho supplicato i miei familiari di andarla a prendere per curarla a casa, ma loro si sono opposti credendo di fare il meglio per lei. Io, senza appoggio della famiglia, non mi sono sentita di prendermi da sola questa responsabilità. Fu l’inizio della fine. La mamma scrisse un messaggio con testuali parole: “Io morirò, salvate il papà”.
Non oso immaginare la violenza psicologica che deve aver subito in quanto non vaccinata, per scrivere un simile messaggio. Sono in possesso di parecchi messaggi pubblici discriminatori contro pazienti non vaccinati, scritti proprio dal personale medico e infermieristico che lavora nella struttura dove era ricoverata. Ho provveduto a denunciare all’Ordine dei medici.
Torniamo al ricovero della sua mamma.
Mamma è stata ricoverata il 14 dicembre 2022 con 96 di suturazione e la sera stessa le venne somministrato il famoso antivirale Remdesivir, approvato come unico farmaco efficace contro il Covid, e approvato in tempi record nonostante gli scarsi studi e i deboli risultati di efficacia. La letteratura su questo composto è ampia e anche l’OMS ne denuncia l’inefficacia. Preciso inoltre che un farmaco antagonista del Remdesivir è l’idrossiclorichina, e forse questo spiega l’accanimento della comunità scientifica verso un farmaco in commercio da molti anni. Inoltre il Remdesivir ha numerosi effetti collaterali, soprattutto renali e cardiaci. Mia madre inizia a peggiorare, a detta dei medici, e viene intubata dopo solo un giorno e mezzo di ricovero. In una chiamata mi comunicano che verrà “intubata a scopo preventivo”. Ma cosa significa? Non ha alcun senso clinico.
Eravamo sotto shock e incapaci di prendere qualsiasi decisione. Il dolore struggente e ancora oggi inconsolabile, è durato quaranta giorni, quaranta giorni di agonia.
Qualcuno potrebbe dirle che tutte queste affermazioni sono elucubrazioni dettate dal trauma e dal lutto, modi per non accettare la disgrazia, il fatto che semplicemente la vita (almeno quella del corpo) inizia e finisce e che anche chi amiamo se ne va.
La documentazione medica risponde a questa osservazione.
Quando venni in possesso della cartella clinica, ciò che riscontrai insieme al gruppo medici fu: somministrazione del Remdesivir fuori termini ossia era stato somministrato al di fuori delle indicazioni tempistiche stabilite dalle indicazioni del farmaco stesso (ovvero entro la settima giornata, mia madre era nella nona), somministrazione baricitinib, un forte immunosoppressore che non si deve somministrare in caso di Pcr alta. Ma glielo diedero facendole firmare un consenso. Cosa ne poteva sapere lei?
E ancora, dosi eccessive di cortisone, dosi sottodosate di eparina nonostante si sapesse che il Covid è una malattia infiammatoria del microcircolo. Nessun antibiotico per i primi dieci giorni. Tutto ciò determinò la distruzione del suo sistema immunitario in una concomitanza di sovrainfezioni e micosi che la portarono poi dopo una lunga agonia alla morte.
Mia madre è stata uccisa dall’obbedienza dello stato italiano e dalle istituzioni mediche, a ordini criminali. E’ un tormento, non avrei mai dovuto portarla per la tac; ma non potevo riprenderla senza l’assenso della mia famiglia. Sono stata messa in una posizione in cui nessuno dovrebbe trovarsi.
Hanno mandato i nostri parenti a morire nei reparti, e non a guarire, facendo loro i trattamenti meno indicati per il Covid.
A questo punto devo chiederglielo. Perché? Perchè un Governo dovrebbe voler decimare i propri cittadini e i medici che studiano una vita per salvarne, dovrebbero aver architettato o sottaciuto tutto questo?
La maggior parte dei medici è stata presa dal panico, colta impreparata, si sentiva anche fiera di fare la propria parte nella storia e al contempo era terrorizzata dalla malattia e dalle intimidazioni degli enti sanitari e governativi. C’è anche da notare che da almeno un decennio il medico è un mero esecutore di iter stabiliti. I medici visitano, toccano e ascoltano il paziente sempre meno. Vengono istruiti ad applicare protocolli invece di conoscere il paziente, e la vera coscienza medica va a esaurirsi. Ma i pazienti non sono tutti uguali e le terapie non possono essere applicate in maniera standardizzata. Ma si doveva in ultima istanza ottenere un pacifico e anzi, fiero assenso, alla somministrazione dei preparati mRNA.
E perché dovevano somministrare questi preparare mRNA?
Instillare la paura nella popolazione serve sempre ad ottenere uno scopo. In questo caso lo scopo era ottenere un assenso collettivo alla vaccinazione. Chi mai avrebbe acconsentito ad assumere un farmaco sperimentale se non pensasse -assalito dal terrore di morire- che non ci siano altri rimedi?
Ci dicono che il futuro della “medicina” è questo, composti mRNA. Bill Gates ha dichiarato apertamente il piano di depopolazione: “Se faremo un buon lavoro con vaccinazione e farmaci riusciremo entro alcuni anni ad abbassare la popolazione del 15%”.