Poco tempo fa, fu proprio la Giudice Susanna Zanda che, con la sua sentenza, esprimeva perfettamente, l’illegittimità imposte dai decreti di Speranza, tanto da “scomodarlo” per una immediata diretta televisiva del medesimo.
Oggi invece un altro Giudice nel Tribunale di Pesaro, pone il quesito di voler rendere nota la composizione dei sieri dicendo: “Il Tribunale, accogliendo il ricorso, ha quindi disposto l’accertamento tecnico richiesto sull’analisi del contenuto dei vaccini a mRna”.
È la prima volta in Italia che avviene questo.
In pratica un professionista pesarese guarito dal Covid, si era rifiutato di sottoporsi a nuova inoculazione e, come solita risposta, ha subito le solite limitazioni professionali e, tutto quello che ne consegue.
Non si arrende e decide di difendere il suo corpo da questo “ricatto” e chiama in causa il Tribunale e la Giustizia e, si rivolge all’avvocatessa Nicoletta Morante la quale pone la sua attenzione professionale sul consenso informato e dichiara: “volevamo capire se il consenso informato alla cui firma sarebbe obbligato sia compatibile con l’obbligatorietà, se siano presenti eccipienti ad uso non umano o dannosi per la salute o enzimi già ritrovati in analisi recentemente pubblicate”.
Il tribunale si esprime a favore e ora ci sarà il lavoro dei periti, ma soprattutto lo Stato dovrà togliere il segreto che ha posto e, soprattutto spiegare il perché lo ha messo.
Di sicuro una vittoria importantissima che aprirà le porte del coraggio di molti altri per farsi avanti e chiedere la stessa verifica.
Questa volta però Speranza non si è precipitato ad andare in Tv a dare la sua versione e nemmeno la stampa mainstream si è “lanciata” contro, come nel caso della sentenza Zanda.
Probabilmente, cercare di mettere in discussione l’attività di Magistrati coscienziosi e senza contradditorio, non è una buona mossa, specialmente in tempo di elezioni.
Viene da chiedersi come siano nati questi sieri e su che studi, controlli e protocolli, visto che anche in America, la denuncia di Brook Jackson, del vaccino Comirnaty (l’unico attualmente usato nella fascia d’età 5-11 anni) non è passata inosservata, ma ora, anche in Italia, si è sollevata la questione e ci auguriamo che il lavoro di questi Giudici che qualcuno ha definito “rivoluzionari”, aprano le porte alla verità che da troppo tempo manca, perché volutamente oscurata.