Modena, 30 ottobre 2013
Al centro del documento di Rete Imprese Italia per la discussione dei bilanci 2014 con i sindaci, la ridefinizione delle partecipazioni pubbliche nelle multiutility, la lotta all'abusivismo e il categorico divieto di ricorrere nuovamente alla leva fiscale -
La pressione fiscale sulle aziende è arrivata a livelli insostenibili: l'incidenza delle imposte sul costo del lavoro impedisce la crescita dell'occupazione (il cuneo fiscale ha raggiunto quota 46,2%). Si continua a tagliare le risorse agli enti locali i quali, a loro volta, non individuano altra strada che scaricare sulla comunità questi tagli aumentando la pressione tributaria: Regione, Provincia di Modena e Comuni dal 2008 ad oggi hanno quasi triplicato il prelievo sui contribuenti. Nel frattempo, i tagli ai costi della politica sono insufficienti e sono ancora troppi gli sprechi di risorse pubbliche che mettono a rischio i conti dello Stato. E' un circuito perverso che va interrotto.
La situazione ci obbliga a profondere tutti gli sforzi possibili per la razionalizzazione e riduzione della spesa corrente. Nel caso delle pubbliche amministrazioni, l'obiettivo deve essere quello di evitare l'ulteriore ricorso alla leva fiscale. Rete Imprese Italia porta questo tema-chiave all'attenzione delle amministrazioni locali durante la fase di definizione dei bilanci preventivi 2014.
Tra i tanti punti che verranno esaminati in occasione del confronto con i sindaci per l'elaborazione di bilanci 2014, Rete Imprese punta innanzitutto sulla questione multiutility. Le Associazioni – Cna, Confcommercio, Confesercenti, Lapam - chiedono alle amministrazioni locali, in quanto azionisti di riferimento delle società "multiutility" cui è affidato il servizio, di esercitare con più determinazione il diritto-dovere di controllo sui costi di gestione e produzione e sulle scelte che impattano su cosi e qualità del servizio stesso, a tutela degli interessi generali delle comunità che esse rappresentano, prima che degli azionisti, tra i quali appunto gli stessi municipi. Risulta altrimenti difficile spiegare il senso delle partecipazioni dei Comuni nelle società: non può e non deve essere una mera questione di dividendi. Sulle partecipazioni azionarie dei Comuni nelle società multiservizi le Associazioni hanno sempre avanzato forti perplessità, perché vanno a innescare un conflitto d'interessi che oggi assume ancora più rilevanza. E' giunto il momento di superare i monopoli oggi esistenti e aprire realmente i servizi al mercato. Peraltro, questa scelta rientra nel più ampio piano di dismissioni di partecipazioni in società non inerenti l'interesse generale, che le Associazioni reclamano da tempo e a gran voce.
Preoccupa, poi, la ridefinizione dei tributi sui rifiuti e della cosiddetta IMU: ci aspettiamo dai Comuni scelte che non penalizzino ulteriormente le aziende, già allo stremo a causa della crisi. Inoltre l'applicazione della TRISE dovrà essere tra i primi argomenti di confronto con le amministrazioni comunali. Quanto alle addizionali IRPEF, molti Comuni hanno applicato l'aliquota massima prevista dalla normativa, lo 0,8% (Modena, Pavullo, Castelfranco ecc.). Non c'è più spazio per ulteriori aumenti.
Le Associazioni insistono sul tema delle Unioni dei Comuni, convinte che la strada della collaborazione su funzioni e servizi porti a risparmiare risorse decisive: è necessario che dal 1 Gennaio 2014, dopo tante parole spese, vengano messe finalmente in pratica le previsioni di legge sulla gestione associata delle funzioni amministrative, ove ancora non succede.
Un fronte sul quale è urgente operare è quello della semplificazione burocratica. I livelli di discrezionalità dei singoli comuni – in un settore su tutti, l'edilizia, ma anche negli altri – moltiplicano gli adempimenti anche ove si tenta di ridurli, spesso per via di localismi anacronistici. L'uniformità delle regole sul territorio è invece fondamentale per ridurre costi e tempi delle risposte. Nel Dicembre 2011 la Regione Emilia Romagna ha varato una legge sulla "semplificazione del sistema amministrativo locale": a distanza di quasi due anni si pone l'esigenza di verificare quali azioni siano state messe in campo e con quali risultati.
Va rivista la deregolamentazione delle aperture domenicali introdotte dal decreto Salva Italia: le aperture domenicali deregolamentate non costituiscono in alcun modo un presupposto serio per incrementare i consumi, visto il loro inarrestabile calo. Piuttosto, finiscono per mortificare la vocazione fortemente locale di molte imprese del territorio.
Tra i temi da sottolineare, centrale è quello della legalità: è il caso della microcriminalità in aumento, che spinge molti imprenditori a lamentare la totale assenza di presidio su alcune aree del territorio, ma anche dell'abusivismo dilagante nelle professioni. L'abusivismo colpisce tutti i settori e ha oggi assunto una dimensione tale da rappresentare sicuramente la prima forma di evasione fiscale, oltre che di competizione sleale nei confronti delle aziende che operano nella trasparenza.
Ma, di là dai tagli, le amministrazioni locali devono anche prendere in esame misure per rilanciare l'economia. Progetti da assumere come riferimento ce ne sono diversi per favorire il recupero e il riutilizzo del patrimonio immobiliare (mettendo così anche un freno al consumo di territorio ai fini edificatori). Si tratta, cioè, di rendere più conveniente la ristrutturazione degli immobili, salvandoli dal degrado per consentire successivamente l'apertura di nuove attività. La richiesta che le associazioni avanzano di nuovo ai Sindaci è dunque quella di stimolare e incentivare le iniziative di recupero/riuso/riqualificazione del patrimonio edilizio esistente (a partire dai centri storici), riducendo l'entità degli oneri dovuti per queste operazioni, cioè scontando in maniera significativa i relativi "contributi di costruzione". Questi interventi potrebbero anche fornire un supporto per le imprese edili.
(Fonte:Ufficio Stampa CNA
MO)