Pierre Gasly vince un incredibile Gp d'Italia al volante della faentina AlphaTauri. Dodici anni dopo il miracolo di Vettel, con l'allora Toro Rosso, ecco quello compiuto dal francese. Secondo Sainz, terzo Stroll. Weekend amarissimo per la Ferrari che tocca il fondo.
Lontani dalla top ten Vettel e Leclerc fanno quello che possono ma la Ferrari non c'è. Analisi e sensazioni del giorno più buio della sua storia recente. Nel frattempo l'ennesimo trionfo Mercedes.
di Matteo Landi
Tredicesimo e quattordicesimo. A fine gara Vettel e Leclerc non si sottraggono alle domande dei giornalisti. Ci mettono la faccia, più di quanto fanno gli alti ranghi della casa automobilistica. Dai loro volti però non traspare speranza quanto rassegnazione. La Ferrari, la squadra più titolata del Mondiale, ha perso. Tutto. Sconfitta non solo in pista ma anche nella politica. Prima della gara belga è arrivata la tanto attesa firma da parte di tutte le squadre sul nuovo "Patto della Concordia". A Maranello si dichiaravano soddisfatti di aver mantenuto il diritto di veto (unica squadra del mondiale) sulle decisioni regolamentari e di essersi garantiti futuri introiti in linea con i presenti. Poi è arrivata la notizia circa la firma più incerta, quella Mercedes. Gli uomini del team anglo-teutonico si sono presi il tempo necessario per fare pressione ed ottenere quel che volevano: la possibilità di uscire prima della scadenza dell'accordo, di durata quinquennale, dalla massima Formula. Quasi in contemporanea Renault ritirava il ricorso contro la lieve sanzione ricevuta da Racing Point in seguito all'utilizzo delle prese d'aria dei freni di derivazione Mercedes, particolare per regolamento non condivisibile. Ferrari rimaneva sola contro la futura Aston Martin e quindi contro Mercedes, che l'appoggia in quanto fornitrice di tecnologia e tirata in causa nella vicenda. Sulla scelta Renault pare abbia influito anche il recente accordo raggiunto fra Mercedes e la casa francese circa la prosecuzione della loro "joint venture" nell'ambito delle vetture di serie. La squadra diretta da Abiteboul ha inoltre ricevuto dalla Federazioni le rassicurazioni che cercava: il concetto di proprietà intellettuale rimarrà invariato e le squadre non potranno acquistare in futuro i progetti dai concorrenti. Una Ferrari lasciata in disparte dagli altri costruttori, che intanto tessono la loro "tela politica", che sperava di poter beneficiare per la veloce gara belga dell'imposizione della mappatura unica delle power unit per qualifica e gara ed invece vede la nuova regola slittare alla gara di Monza. Peccato che a Spa la vettura prodotta a Maranello abbia evidenziato non solo limiti di potenza.
Il giorno più buio
Partiti dalla 12esima e 13esima posiziona, una più avanti grazie al preventivo ritiro di Sainz (power unit in fumo prima del via), Leclerc e Vettel hanno dimostrato di essere la spina dorsale della squadra diretta da Mattia Binotto. Nel giro di pochi chilometri Leclerc si è issato in ottava posizione, deliziandoci con un meraviglioso sorpasso su Perez. Poi l'abisso. La vettura del monegasco ha perso velocità sul dritto e rapidamente il giovane pilota del Cavallino si è ritrovato in 12esima posizione. Il tremendo botto di Giovinazzi ha costretto la direzione gara a far entrare in pista la safety car. Mentre il gruppo si ricompattava ai box Ferrari è successo l'inverosimile: i secondi scorrevano sul cronometro mentre i meccanici cercavano le gomme destinate alla vettura n°16, ferma in sosta. Una situazione che ha ricordato quanto accadde ad Irvine nel Gp d'Europa del 1999, anno in cui la Rossa si aggiudicò comunque il titolo costruttori. Un obiettivo impossibile da raggiungere quest'anno, con una vettura che in Belgio è parsa la più lenta dell'intero schieramento. Leclerc, dopo il tempo perso al pit stop, è sprofondato in 14esima posizione. Divenuto poi ultimo dopo l'ennesima sosta in cui i meccanici sono intervenuti sul circuito idraulico della vettura. Con gomme fresche, ed un auto parsa rivitalizzata, Leclerc ha addirittura stampato il momentaneo giro più veloce in gara. Solo un'illusione dettata dalla caparbietà di un pilota che non si è arreso alle evidenze. Anche Vettel ha lottato, provando a resistere alle vetture più veloci. Invano. Sul traguardo il tedesco ha preceduto di poco il compagno di squadra, entrambi lontani dalla zona punti e dietro anche all'Alfa Romeo di Raikkonen, autore di una prestazione notevolissima. Proprio la gara del finlandese evidenzia i limiti della vettura di Maranello, carente in tutti i settori. Vedere una Ferrari arrancare anche nei confronti di avversari che montano lo stesso motore deve far riflettere gli uomini di Binotto. Non siamo ancora ai livelli del 1980, quando la squadra italiana chiudeva il mondiale in decima posizione con solo otto punti conquistati, ma, se non altro, all'epoca si arrivava da annate ricche di titoli. Quadro ben diverso dalla situazione attuale.
Hamilton, cavalcata inarrestabile. Riccardo gran quarto
Prosegue con il vento in poppa la navigazione di Hamilton verso il settimo titolo mondiale. In Belgio non ha avuto rivali. Bottas non l'ha mai impensierito arrivando secondo, posizione da cui aveva iniziato la gara, davanti a Verstappen. Nel finale i tre hanno messo i remi in banca, salvaguardando le gomme, ed è arrivata gloria per Ricciardo, autore del giro più veloce della gara e quarto al traguardo. L'australiano è risultato impeccabile per l'intero fine settimana e forse si mangerà le mani sapendo che il prossimo anno lascerà una Renault in netta ascesa, visto anche il quinto posto conquistato dal compagno Ocon.
Raikkonen: il meglio dei 40
Non è riuscito a portare in zona punti la sua Alfa Romeo ma Kimi Raikkonen si è reso autore, come detto, di una gara meravigliosa. Davanti al compagno Giovinazzi in qualifica, oggi ha mostrato velocità e solidità. Togliendosi la soddisfazione di superare in pista l'ex compagno di squadra Vettel. La dodicesima posizione finale non rende merito agli sforzi profusi dal 40enne ma poco importa: sulla pista che lo ha visto trionfare 4 volte in carriera anche oggi ha lasciato il segno.
Prossima tappa: Monza
Fra una settimana il Circus tornerà nel Belpaese sulla velocissima pista di Monza. Un tracciato icona del Mondiale, teatro di momenti gloriosi della storia Ferrari. La doppietta targata Berger e Alboreto nel 1988, neanche un mese dopo il decesso del fondatore Enzo. La vittoria di Schumacher nel 1996, anno del suo debutto in Rosso. Il trionfo del 2000, quando la vittoria dello stesso tedesco mise le basi per il ritorno al titolo piloti 21 anni dopo Jody Scheckter. Quella del 2020 sarà probabilmente una gara di sofferenza per i tifosi del Cavallino Rampante: non abbandonate proprio adesso la vostra fede. Ma dai vertici del marchio, a partire dalla presidenza, meritate chiarimenti.
Vettel settimo, Leclerc ritirato. Per la Ferrari è l’ennesimo weekend da incubo. Hamilton domina e rafforza la sua leadership mondiale.
di Matteo Landi
“Il mio parere non conta più”. Non si è risparmiato, più di metà gara effettuata con le gomme morbide e solo un settimo posto finale. Che a Maranello, oggi, viene accolto positivamente. Vettel è stanco, risponde svogliatamente alle domande e quando gli viene chiesto quale possano essere le soluzioni ai mali di questa Ferrari non si chiude in frasi di circostanza. Leclerc, il futuro della Rossa, colui che più volte ha tirato fuori dalle paludi la squadra condotta da Mattia Binotto, oggi non è riuscito a compiere un altro miracolo. Pensare ai podii ottenuti quest’anno con una vettura modesta come la SF1000 mette i brividi. A Maranello sapevano che sarebbe stata dura in Spagna, ma il settimo posto di Vettel ed il ritiro di Leclerc, in seguito a dei problemi di elettronica patiti dalla sua monoposto, sono un bottino troppo magro per essere vero. Eppure riflette i valori in campo, e non fa più notizia. Come la cavalcata solitaria al comando di cui si è reso protagonista Hamilton, al volante di una Mercedes prestazionale, affidabile e, stavolta, relativamente “gentile” con le gomme. Verstappen ci ha provato, spingendo ossessivamente, ma la nera Mercedes del campione del mondo per lui è sempre stata un miraggio.
Hamilton vicino al record
Una gara impeccabile quella condotta da Hamilton, adesso a tre vittorie dal record assoluto di Michael Schumacher. Un record, quello costruito dal tedesco, figlio di tempi diversi con regolamenti assai differenti e “politiche” altrettanto diverse, fondamentalmente riassumibili con la creazione di ostacoli (nuove regole) creati ad hoc per interrompere cicli vincenti. L’introduzione nel 2005 del divieto dei cambi gomme, in un anno in cui Ferrari era l’unico top team a calzare Bridgestone contro l’agguerrita concorrenza Michelin, fu l’ultimo di una serie di tentativi, fino a quel momento non andati a segno, di interrompere un dominio divenuto per gli altri asfissiante. Eppure l’Era Ferrari fu sì d’Oro, ma non vide all’opera una Rossa dominante tanto quanto l’attuale Mercedes. Nonostante questo non vedremo presto repentini cambi regolamentari, tali da azzoppare la cavalcata anglo-teutonica, ma qualcosa presto potrebbe cambiare. Dalla prossima gara la Federazione dovrebbe introdurre l’obbligo di utilizzo di una sola mappatura motore fra qualifica e gara. Il primo freno alle prestazioni Mercedes? Lo scopriremo a fine mese in occasione del Gp del Belgio. Intanto Toto Wolff e compagni possono festeggiare l’ennesima vittoria del loro asso inglese, nel giorno in cui Bottas ha mostrato tutti i suoi limiti.
Bottas, il mondiale resta un sogno
Il finlandese di casa Mercedes in partenza non solo non è riuscito a sopravanzare Hamilton ma è stato superato anche da Verstappen e Stroll. Uno start che lo ha penalizzato e costretto ad una rimonta su Hamilton che non ha mai concretizzato. Il terzo posto finale, ottenuto con la migliore vettura del lotto, rappresenta un risultato che non può soddisfare un pilota che aspira al titolo. Al contrario si può ritenere molto soddisfatto Verstappen, ancora una volta l’unico in grado di battere almeno una Mercedes e sognare la vittoria. A differenza di domenica scorsa le Mercedes non hanno subito il degrado eccessivo degli pneumatici e per l’olandese il secondo posto era il massimo obiettivo a cui poteva aspirare.
Racing Point, doppiata ma felice
Quarta e quinta sono arrivate le Racing Point condotte da Stroll e dal rientrante (finalmente negativo al Covid19) Perez. Le “Mercedes rosa” hanno terminato la gara staccate di un giro dal vincitore ma i tanti punti conquistati permettono alla squadra di Stroll Sr. di issarsi al terzo posto in classifica costruttori. La squadra motorizzata Mercedes attende di vedere se la sanzione (multa di 400.000 dollari e 15 punti in meno in classifica) subita a seguito dell’irregolarità recentemente accertata dalla Federazione sarà rivista al ribasso o se, come chiesto da Renault e Ferrari, sarà inasprita.
Un grande Raikkonen non basta: Alfa Romeo ancora in affanno
Comunque vada cambierà poco, se non nulla, per Alfa Romeo. Questo weekend Raikkonen ha dato il massimo, surclassando sia sul giro singolo che in gara il ben più giovane compagno Giovinazzi. La bella prestazione del finlandese, tuttavia, non ha fruttato alcun punto ma solo un quattordicesimo posto finale. Questo campionato si sta trasformando in un’enorme delusione per il marchio italiano e per l’ultimo campione del mondo Ferrari, che meriterebbe un finale di carriera con più gioie. Fra due settimane, sulla pista che lo ha consacrato come “The King of Spa”, avrà forse l’occasione per compiere un romantico ultimo guizzo.
Verstappen interrompe il dominio Mercedes. Hamilton e Bottas hanno finalmente un rivale! Leclerc gran quarto tiene viva la Ferrari. Intanto, fuori dalla pista, cresce la polemica.
di Matteo Landi
Musi lunghi in casa Mercedes. Hamilton e Bottas criticano apertamente vettura e squadra. La prima poco "delicata" con gli pneumatici, la seconda rea di aver optato per una strategia errata. Facce da funerale per una mancata vittoria. Secondo Hamilton, terzo Bottas: un risultato sul quale tutte le altre squadre metterebbero la firma. Un atteggiamento che testimonia la fame di vittorie dei piloti e di tutto il team Mercedes, nonostante i titoli vinti a ripetizione dal 2014 in avanti. L'umore di chi, dopo l'ennesimo dominio in qualifica, credeva che anche oggi avrebbe vinto a mani basse. La F1 si sveglia dal torpore dettato dall'asfissiante supremazia anglo-teutonica e lo fa grazie alla classe di Verstappen ed alla qualità della vettura progettata da Adrian Newey, una Red Bull dotata di un motore Honda, in debito di cavalli rispetto alle power unit Mercedes (ma è un problema condiviso con Ferrari e Renault), ma estremamente "gentile" con le gomme. Si interrompe così la striscia vincente del team di Toto Wolff, nel giorno in cui a brillare sopra tutti sono il già citato Verstappen e Leclerc.
Mercedes ha finalmente una sfidante
Una settimana dopo l'esaltante e convulso finale di gara, con Hamilton trionfante su tre ruote, la Pirelli, come da programma, ha portato a Silverstone gomme con mescole più tenere. In questo strano calendario 2020, che vede più gare svolgersi sulle stesse piste, vi era la necessità di aggiungere qualche variabile, così da non ottenere più gare cloni. Le uniche a subire negativamente gli pneumatici più morbidi sono state le vetture di Hamilton e Bottas. Velocissimi in partenza, nei primissimi giri hanno surclassato i rivali. Ma già al sesta tornata il blistering ha fatto la sua comparsa sui copertoni delle Mercedes e da lì la musica è cambiata. Le vetture dei campioni del mondo hanno così evidenziato un punto debole, consentendoci di sperare in minimo di lotta in un campionato altrimenti destinato alla più totale monotonia. Fiutata la possibilità di vittoria Verstappen ed il suo muretto box non hanno sbagliato un colpo, prima mettendo una tremenda pressione sui rivali e poi gestendo una vittoria che a metà gara gli è venuta incontro. I campioni in carica hanno finalmente un rivale, era ora!
Leclerc tiene viva la Ferrari. Vettel, è crisi?
Come detto, non solo Verstappen ci ha deliziato con una guida sopra la media. Senza nulla togliere agli altri due piloti giunti sul podio è necessario rimarcare la gara di Leclerc. Questa volta non è riuscito a raggiungere la top three ma durante il weekend in cui la Ferrari ha prestazionalmente fatto un passo indietro, la terribile gara di Vettel ne è la dimostrazione, il monegasco ha portato la sua vettura al quarto posto finale, poco lontano dall'astronave guidata da Bottas. Mentre le vetture della Stella a Tre Punte e le Red Bull erano costrette a più cambi gomme, Leclerc è riuscito a compiere una sola sosta, guidando con il coltello fra i denti. In alcuni tratti è risultato addirittura il più veloce in pista, ad un passo che neanche gli ingegneri della Scuderia pensavano avrebbe potuto spingersi. Alla sua gara perfetta ha fatto da contraltare la tremenda domenica di Vettel. Testacoda al primo giro, critica via radio alla squadra, una gara di rimonta ma incosistente. Il quattro volte campione del mondo è purtroppo sprofondato in un baratro dal quale ci si augura possa uscirne presto. Il dodicesimo posto finale non è degno del suo blasone. A Barcellona, fra una settimana, vedremo se troverà nuove motivazioni ed una Ferrari più adatta al suo stile di guida.
Racing Point colpevole ma (quasi) graziata
Detto dei top team, con la Scuderia di Maranello che ne torna finalmente a far parte data la terza piazza occupata da oggi nel campionato costruttori, è da rilevare la gara consistente, anche se non esaltante, delle Racing Point. Sesto al traguardo è giunto Stroll, settimo un grande Hulkenberg, brillantissimo terzo in qualifica. Sono proprio le prestazioni velocistiche delle due vetture rosa ha rimanere al centro dell'attenzione. E soprattutto i dubbi sulla loro legittimità. Prima della gara è arrivata finalmente la risposta ai reclami sporti da Renault sulle prese d'aria dei freni delle ormai ribattezzate Mercedes rosa, data l'importante somiglianza con le frecce d'argento 2019: 400 mila euro di multa e solo 15 punti di penalità in classifica costruttori è quanto affibbiato alla squadra di Lawrence Stroll. E' stato quindi accertato il trasferimento di tecnologia da Mercedes a Racing Point per un particolare aerodinamico da quest'anno non condivisibile. Tuttavia la Federazione ha concesso alla squadra inglese, futura Aston Martin, la possibilità di continuare ad usare tale soluzione fino alla fine del campionato. Una decisione assurda, una sanzione lieve, considerando l'elevate spese di ricerca e sviluppo sostenute dagli altri competitors "totalmente a norma". Renault, Ferrari, Williams e McLaren hanno promesso battaglia e appelleranno la decisione, chiedendo una sanzione più severa. Toto Wolff ha però alzato la voce, convincendo Racing Point a reagire, e così anche la squadra guidata da Otmar Szafnauer farà appello, chiedendo invece una pena più lieve. Una volontà che ha dell'incredibile, considerando che inizialmente si erano dichiarati soddisfatti, consapevoli evidentemente della loro infrazione. Animi caldi fuori, competizione in pista. Seppur fra luci ed ombre questa Formula 1 si dimostra finalmente viva!
Hamilton trionfa su tre ruote e Leclerc artiglia un insperato podio al culmine di una gara per lunghi tratti soporifera ma ricca di colpi di scena nel finale.
di Matteo Landi
Quando a due giri dalla fine la gomma anteriore sinistra della vettura di Bottas si è afflosciata si è finalmente accesa una gara altrimenti decisamente soporifera: due Mercedes sole al comando, Verstappen terzo e Leclerc quarto. Una (lunga) calma prima della tempesta.
Hamilton domina e strapazza tutti. Verstappen resiste a Bottas ed è secondo. Ferrari non pervenuta, battuta anche dalla Racing Point.
di Matteo Landi
Una settimana fa a Maranello si leccavano le ferite causate dal terribile incidente che aveva estromesso dalla gara entrambe le Ferrari. A giudicare dalle prestazioni mostrate oggi verrebbe quasi da pensare che l'errore compiuto in Stiria da Leclerc abbia privato i tifosi dell'ennesima lenta agonia. Ci ha provato Verstappen a mettere un pò di pepe ad una gara altrimenti soporifera, addirittura schiantandosi contro le barriere nel giro di schieramento, tradito dalla pista umida. I meccanici Red Bull hanno compiuto un miracolo, riparandogli la vettura sulla griglia di partenza. Uno sforzo ripagato con lo stupendo secondo posto conquistato dall'olandese, capace di negare alla Mercedes l'ennesima doppietta. Ci ha provato la pioggia a scombussolare i piani di Hamilton ma l'inglese non ha sbagliato una virgola, dominando dal via al traguardo, su pista bagnata e poi asciutta. In occasione della prima gara stagionale l'inglese era partito con il piede sbagliato, bersagliato anche dalle penalità. Incassata la sconfitta il pilota di Stevenage ha ritrovato velocemente la fame e la concentrazione che lo hanno contraddistinto nelle sue recenti stagioni e da quel momento non ha fatto prigionieri. Al contrario Bottas, partito forte in Austria, non è più riuscito ad essere particolarmente incisivo ed il suo terzo posto odierno suona come una pesante sconfitta: con questa Mercedes deve fare meglio.
Ferrari a corto di cavalleria
Sesta ed undicesima sono le posizioni finali conquistate rispettivamente dai ferraristi Vettel e Leclerc. Il tedesco oggi ha convinto più del monegasco, che ha subito anche lo scotto di una strategia errata: le gomme morbide montate sulla sua Rossa già al terzo giro lo hanno costretto ad una gara di totale sofferenza, costantemente in pista con gomme meno fresche rispetto a quelle degli avversari. A Maranello sta andando tutto per il verso sbagliato. Un Cavallino ben poco rampante, meno veloce di Mercedes, Red Bull e Racing Point. A tratti anche di McLaren. Nel confronto con gli avversari la SF1000, vettura destinata a tagliare la soglia delle 1000 presenze Ferrari nella massima serie, assomiglia più alla F92A di Jean Alesi ed Ivan Capelli, del 1992, che alla SF90, comunque capace, in mezzo ai tanti problemi della scorsa stagione, di cogliere tre vittorie. Vedere la Rossa arrancare anche nel breve rettilineo della pista ungherese è un affronto alla storia motoristica Ferrari. Considerando che le power unit quest'anno non potranno beneficiare di alcun aggiornamento non si sa come potranno Binotto e compagni sbrogliare la matassa. In questo momento a Maranello avrebbero bisogno di un podio rigenerante, sarebbe un'importante iniezione di fiducia. Ma onestamente non riusciamo a capire come, cataclismi a parte, possano ottenerlo.
Mercedes ti mette le ali
Lo scorso anno la Ferrari fu la squadra più perseguitata dai reclami e dalle richieste di chiarimento arrivate alla Federazione. Troppo veloci in rettilineo, troppo potente la loro power unit. Qualcosa di non concepibile per Mercedes e Red Bull. Che dire allora di quanto mostrato questo weekend da tutti i motorizzati Mercedes? Una Williams rigenerata in qualifica, una Racing Point capace di conquistare l'intera seconda fila sullo schieramento di partenza e di lottare per il podio in gara. La quarta posizione finale conquistata poi da Stroll è comunque un risultato rimarchevole per una squadra abituata, fino allo scorso anno, a lottare a centro classifica. Fra gli avversari cresce il malumore: adesso è Mercedes il motore nel mirino, quelle strane fumate che in prova seguivano le vetture motorizzate dai tedeschi destano qualche sospetto.
Racing Point: la "Mercedes rosa" al centro delle polemiche
In Ungheria si è manifestata la forza della Racing Point, futura Aston Martin. Grande qualifica, ottimo passo in gara. Al termine della seconda gara austriaca la Renault aveva sporto reclamo ufficiale contro le vetture rosa, focalizzando l'attenzione sull'impianto frenante. La Federazione esaminerà le prese d'aria dei freni della Racing Point, paragonandoli a quelli della Mercedes 2019. Non è escluso inoltre che, in attesa del verdetto, Renault o altre squadre presentino altri reclami, viste le prestazioni mostrate dalla squadra di Lawrence Stroll. Se da una parte è comprensibile la voglia di giustizia di alcuni costruttori, visti gli ingenti investimenti compiuti alla ricerca della massima prestazione a fronte del copia-incolla fatto da Racing Point, dall'altra ci si chiede quando arriverà il definitivo "liberi tutti". Risulta palese l'incapacità della Federazione nel verificare l'originalità dei vari progetti e l'introduzione (anzi, il ritorno) del concetto di "vettura cliente" comporterebbe un reale abbattimento dei costi per le squadre con meno risorse. Molto più della riduzione dei test.
Fra due settimane tocca a Silverstone
Concluso questo primo trittico di corse la F1 adesso si prenderà una piccola pausa e tornerà fra due settimane in Gran Bretagna a Silverstone. Sulla pista in cui Hamilton ha mostrato storicamente il meglio del suo repertorio ci chiediamo che cosa potrà fermarlo. Nell'attesa che la Ferrari recuperi un briciolo di competitività il Circus ha bisogno di un vero sfidante. Bottas, Verstappen o chi altro, abbiate pietà di noi!
Hamilton domina. Leclerc e Vettel si autoeliminano dopo qualifiche tremende. Mancano le prestazioni, manca la serenità. Ferrari, dove sei?
di Matteo Landi
Solo una settimana fa ci esaltavamo per le prodezze compiute da Leclerc, unico barlume di speranza all'interno di una situazione Ferrari, sportivamente parlando, alquanto drammatica. Solo la grinta del prodigio monegasco aveva permesso alla squadra condotta da Mattia Binotto di recuperare un insperato podio. Quella stessa grinta oggi lo ha tradito. Un errore dettato dalla voglia di non arrendersi ad una totale mancanza di competitività delle vetture concepite a Maranello. Nel momento in cui è franato su Vettel al primo giro, compromettendo definitivamente il weekend delle Rosse, la squadra di Binotto ha raschiato un fondo che già aveva toccato. Venerdì i meccanici aveva montato sulle due Rosse degli aggiornamenti previsti per il prossimo Gp d'Ungheria. Gli sforzi compiuti si sperava fruttassero ed invece le qualifiche hanno visto le Ferrari relegate in decima e undicesima posizione, quattordicesima a seguito della penalità comminata a Leclerc per un impedimento su Kvyat durante le prove ufficiali. Le vetture italiane non avevano brillato sull'asciutto una settimana fa e sulla stessa pista non hanno fatto di meglio sul bagnato. Il calendario ha offerto una chance alla Ferrari, quella di poter provare delle modifiche aerodinamiche avendo i riferimenti freschissimi della settimana precedente, in quanto il Gp d'Austria e quello di Stiria si sono disputati sulla stessa pista. Purtroppo, già durante le prove libere, i piloti si sono ritrovati costretti ad ammettere l'evidenza: gli sforzi profusi non hanno prodotto variazioni di performance significative.
Ed ora che succede?
Ferrari, la soluzione non è in vista
Jean Todt nel 1999 ebbe il coraggio di rassegnare le dimissioni, quando la Federazione riscontrò un'irregolarità nei deflettori delle Rosse privandole della vittoria in Malesia. Montezemolo le respinse, la Ferrari vinse in Appello e vide annullare la squalifica. Stefano Domenicali e Maurizio Arrivabene, gente che ritrovatasi al comando ha vinto ben più di Binotto, sono stati allontanati (o costretti alle dimissioni) per motivazioni meno forti rispetto a quelle che ora potrebbero spingere Camilleri a cambiare Team Principal. Una sostituzione che potrebbe anche avvenire ma che, attualmente, non sarebbe la soluzione a tutti i mali di Maranello. Qui non si tratta di cambiare un allenatore di una squadra di calcio e inserire un buon giocatore, trovando così nuove motivazioni. La situazione è di più difficile soluzione. Innanzitutto il telaio della vettura che sta disputando questa stagione sarà lo stesso di quella che correrà nella prossima, e non bisogna neanche sottovalutare l'imminente arrivo del budget cap, il tetto ai costi che stravolgerà il modo di lavorare di alcune squadre. La situazione attuale, drammatica, è quindi la base di quella futura. Un cambio al comando in questo momento non aiuterebbe la Ferrari a progredire.
Binotto, Leclerc, Vettel e la squadra tutta dovranno concentrare gli sforzi verso un unico obiettivo: ritrovare la serenità perduta, cercando di progredire pian piano. Senza ansie da risultato: la lotta per il titolo non sembra affar loro.
Hamilton master, Mercedes monster!
In Stiria la Mercedes ha ribadito che il dominio delle sue vetture è lungi dal chiudersi. Ed è tornato Hamilton: una settimana fa sciupone, questo weekend si è ampiamente rifatto impartendo lezioni di guida a tutti i colleghi. Sabato, sotto la pioggia, ha massacrato la concorrenza ottenendo una pole mortificante per gli altri, staccando di più di un secondo Verstappen e rifilando un secondo e mezzo al compagno Bottas, quest'ultimo battuto anche da un superbo Sainz. E pure oggi, su pista asciutta, Hamilton non ha avuto rivali. Verstappen ha provato a tenere il passo dell'inglese, ma si è dovuto arrendere anche alla rimonta di Bottas. La classifica finale della gara vede Albon quarto dietro al compagno di team, Norris quinto con la sua McLaren e davanti alle due Racing Point di Perez e Stroll: fotografia che rappresenta solo in parte lo status quo prestazionale delle vetture. Sono risultate velocissime le Racing Point, le cosiddette "Mercedes rosa" (la somiglianza con la F1 tedesca del 2019 è impressionante). Perez dopo una brutta qualifica (17esimo) è stato autore di una bella serie di sorpassi ed avrebbe potuto cogliere la quarta piazza finale se non si fosse scontrato con Albon a pochi km dall'arrivo. Quest'anno i piloti in rosa potranno conquistare risultati di prestigio. Forse già in Ungheria la prossima settimana. Sperando che, su una pista completamente diversa da quella di Spielberg, anche la Rossa possa tornare a combattere se non per la vittoria almeno per la top 5.
L'Italia raddoppia: il 13 settembre si corre al Mugello!
In un weekend amarissimo per la squadra di Maranello è comunque arrivata una notizia che allevia le "ferite sportive": il Gp numero 1000 della Ferrari si correrà proprio sulla pista di sua proprietà, nel Mugello. Sarà una prima volta assoluta per la massima competizione automobilistica ed una vetrina importante per l'Italia e per la Toscana. Si chiamerà, appunto, "Gp Toscana Ferrari 1000". Sali-scendi, curve veloci, rettilineo lunghissimo, vie di fuga in ghiaia. Ferrari, ritrova te stessa e torna dove meriti. Almeno per il mese di Settembre!
Bottas vince, Hamilton pasticcia, Leclerc strabilia. La Ferrari arranca ma grazie alle abilità del suo giovane Campione agguanta un podio incredibile, sul quale sale anche un grande Norris. Una gara stupenda, d'altri tempi: grazie Formula 1!
di Matteo Landi
Sette mesi di inattività. Nel mezzo una pandemia (che non è finita), una prima gara in Australia annullata poche ore prima dell'inizio delle ostilità, un lungo lockdown. La Formula 1 si è adeguata alle necessità, cercando di trovare un pertugio, una finestra, all'interno di una situazione mondiale ancora allarmante. Oggi è tornata e ci ha fatto divertire. Grazie ragazzi!
Bottas, Leclerc e Norris, è il podio di una gara pazza. Ed è incredibile che sia proprio la seconda posizione del ferrarista a stupire di più. In Stiria lo scorso anno la Ferrari filava come il vento. Quest'anno è parsa l'ombra di se stessa. Nel mezzo un inverno strano, non solo per la pandemia ma anche per le polemiche (poco) sportive. La forza della vettura guidata da Vettel e Leclerc durante la scorsa stagione era tutta nel motore, ben coadiuvato da una vettura poco resistente all'avanzamento. Troppa era la potenza secondo Mercedes e Red Bull. Unitesi contro il team di Binotto, hanno fatto costantemente pressione sulla Federazione. Polemiche iniziate al termine del 2018, ma i commissari non sono mai stati in grado di ravvisare alcuna irregolarità nelle power unit delle Rosse. Messi quindi alle strette Binotto e compagni hanno stretto un patto segreto (permesso dal regolamento) con la Federazione: vi apriamo le porte di Maranello, vi mostriamo ogni particolare del funzionamento dei nostri motori, voi ci garantite riservatezza. Anche dopo quest'ulteriore indagine gli uomini della Federazione non hanno trovato prove di irregolarità, ma per placare gli animi degli altri contender hanno introdotto restrizioni al regolamento che evidentemente hanno azzoppato le power unit Ferrari. Sabato il confronto con le velocità dell'auto 2019 è stato imbarazzante: Leclerc qualificatosi settimo, quasi un secondo più lento di quanto da lui segnato nello scorso campionato con la SF90, Vettel 11esimo! Una vettura discreta in curva ed in accelerazione ma "piantata" in rettilineo. Con queste premesse la gara sembrava destinata ad essere un calvario.
La Mercedes rimane la vettura da battere
Se dopo le qualifiche in Ferrari si leccavano le ferite, in Mercedes tutto andava a meraviglia: prima fila interamente conquistata, con Bottas capace di beffare Hamilton. Subito prima della gara è arrivata però la doccia fredda per l'inglese: 3 posizioni di penalità per non aver rallentato durante il suo giro di qualifica mentre erano esposte le bandiere gialle e retrocessione in quinta posizione in griglia. Una penalità prima scongiurata, poi inflitta a seguito di un reclamo operato dal box Red Bull. Il secondo del weekend. Il primo era arrivato già dopo le prove libere: l'obiettivo era fare luce sulla regolarità o meno del DAS (Dual Axis Steering), dispositivo che permette alla Mercedes di modificare in corsa la convergenza delle ruote. Il primo reclamo è stato rigettato, il secondo ha colto nel segno.
Hamilton grande fuori dalla pista ma fallace in gara
In gara le Mercedes sono parse imprendibili, con Hamilton risalito rapidamente alle spalle del compagno di squadra. L'inglese ha vissuto un weekend di alti e bassi, ma gli alti sono arrivati dal suo "atteggiamento" extra sportivo. Mai si era visto un pilota così coinvolto in una battaglia sociale, schierandosi apertamente contro il razzismo e trascinando l'intero Circus nella giusta lotta, dopo che l'intero baraccone era sembrato piuttosto freddo e lontano da certe tematiche. Hamilton ha dato una svegliata a tutti ed ecco che le manifestazioni contro il razzismo sono arrivate da parte di tutti gli attori della massima Formula. I bassi dell'inglese sono invece arrivati in pista. Alla prova perfetta di Bottas, partito alla grande in questo 2020, ha fatto da contraltare quella negativa del titolato compagno di team. Sembrava scontata la doppietta Mercedes, fino a quando Hamilton, attaccato da Albon dopo una delle numerose safety car, è andato in tilt, speronando (senza intenzione) il pilota Red Bull. Ennesima penalità del weekend per il campione del mondo che ha tagliato il traguardo secondo ma è risultato quarto a causa della sanzione.
Leclerc Rockstar d'Austria: è lui la forza della Ferrari
Ne ha beneficiato Leclerc, la vera Rockstar in Austria, Campione di emozioni. Con una vettura lenta sul dritto ha prima tenuto botta, rimanendo costantemente in sesta posizione, e si è poi riavvicinato agli altri grazie alla safety car. Nel finale ha mostrato gli artigli con due sorpassi capolavoro: il primo su Norris, il secondo su Perez. La Ferrari ha iniziato la stagione da quinta forza, più lenta di Mercedes, Red Bull, McLaren e Racing Point. Leclerc ha sopperito alle enormi pecche della sua monoposto sfruttando ogni possibilità, gettando il cuore oltre l'ostacolo. Meraviglioso il sorpasso su Perez: il ferrarista ha staccato quasi alla disperata, partendo ben lontano dal rivale, il quale è rimasto sorpreso dalla presenza della Rossa all'interno della curva.
La Ferrari riparta da Leclerc, senza mancare comunque di rispetto a Vettel, parso nuovamente dispersivo e pasticcione. Vedere il quattro volte campione del mondo ancora una volta in testacoda, ricordiamo le giravolte degli anni scorsi, è la conferma che qualcosa non va nel morale di un Sebastian, consapevole che a fine anno lascerà il volante della sua Rossa a Sainz.
Che McLaren, e che Norris! Bene anche Giovinazzi
Il pilota McLaren, futuro ferrarista, ha corso egregiamente, giungendo quinto sotto la bandiera a scacchi, ma è stato sovrastato dal compagno Norris. Il giovane inglese ha colto il primo podio in carriera dopo un sorpasso stupendo su Perez (che non ha sfruttato a dovere le potenzialità della Racing Point) nel finale e beneficiando dei cinque secondi di penalità subiti da Hamilton. Grande gara anche di Giovinazzi: Antonio è riuscito a superare le difficoltà, anche Alfa Romeo monta le power unit di Maranello, artigliando due punti grazie ad un superbo nono posto finale davanti a Vettel.
Tanti ritiri per questa prima stagionale. Red Bull voto zero
Solo 11 vetture all'arrivo, tanti ritiri per questa prima stagionale. Eravamo ormai abituati ad una Formula 1 in cui il fattore affidabilità raramente faceva la differenza, il 2020 inizia con un cambio di rotta. Molti problemi tecnici, probabilmente dettati da un caldo che solitamente non è di prassi per la prima gara dell'anno, normalmente disputata a marzo in Australia. Le vetture, ancora poco "sgrossate" si sono ritrovate a viaggiare ad oltre 300 km/h a circa 30 gradi atmosferici su un asfalto con temperature superiori ai 50. Verstappen arrivava in Austria convinto che avrebbe strabiliato al volante della sua Red Bull ed invece il costruttore austriaco ha rimediato una brutta figura proprio sul circuito di casa, con un doppio ritiro.
Adesso....ancora Austria!
E' così andata in archivio la prima gara di questa strana stagione, la seconda prova sarà il Gp di Stiria sempre sulla stessa pista, già il prossimo weekend. Le gare doppie saranno una peculiarità di questo campionato, un'escamotage necessaria per poter disputare quante più gare possibili scivolando in mezzo a questa pandemia. E si fa sempre più probabile una seconda gara italiana sulla pista del Mugello, subito dopo la gara monzese di settembre: nonostante la mancanza di pubblico, obbligatoria, sarebbe una bella vetrina per il nostro paese. Intanto gustiamoci questo mondiale che ha ripreso forma e grazie ragazzi: ci avete fatto divertire!
A 90 anni si è spento Sir Stirling Moss. Pilota di un automobilismo da corsa che non c'è più. Eterno secondo? Re senza corona? Leggenda, è l'unico aggettivo che gli si addice.
di Matteo Landi
"La mia opinione su Moss è semplice: è l’uomo che ho ripetutamente accostato a Nuvolari. Aveva smania di correre, andava forte su qualsiasi macchina, aveva il gran pregio di giudicare una vettura soltanto attraverso il cronometro, cioè sul tempo che su un dato percorso essa gli consentiva di realizzare. Di Moss ho detto anche una volta che era un pilota che aveva il senso dell’incidente; e proprio in certe sue uscite di strada, come in certe uscite di strada di Nuvolari rimaste storiche, io ho trovato una analogia veramente curiosa per l’epilogo che non ha mai raggiunto la tragedia. Se Moss avesse anteposto il ragionamento alla passione, si sarebbe laureato campione del mondo, essendone più che degno". Così scrisse Enzo Ferrari in “Le mie gioie terribili”, pubblicato nel 1962. Anno in cui in seguito ad un grave incidente Sir Stirling dovette rinunciare ad una nuova carriera targata Ferrari. L'Eterno secondo, il Re senza corona. Soprannomi che non danno il giusto peso alla carriera di un grande pilota, vicecampione del mondo per ben quattro volte, nell'epoca più romantica ed affascinante delle corse. Alfiere di alcune delle più importanti case automobilistiche dell'epoca, Maserati, Mercedes, Lotus, e non solo. L'inglese che ha combattuto contro piloti del calibro di Ascari, Fangio, Brabham, Graham e Phil Hill, solo per citare alcuni nomi da pelle d'oca, si è spento oggi. Nel silenzio di una stagione agonistica che non può e vuole saperne di iniziare. Quasi a voler accompagnare nel suo viaggio verso l'ultraterreno una delle più luminose stelle della massima Formula, e non solo, che adesso splenderà lassù, in compagnia dei grandi che già affollano i circuiti del Paradiso. Sedici gran premi di F1, Targa Florio, Mille Miglia, Tourist Trophy e molte altre sono state le conquiste sui campi di gara del londinese. Sconfitto solo adesso, dopo una battaglia contro una lunga malattia, sarà per sempre ricordato, non come “l'Eterno secondo”, ma come un Campione della Grande Era, con la “C” maiuscola.
Tripudio Mercedes in Texas: a Bottas la gara, ad Hamilton il titolo. Per l'inglese è il sesto iride, uno più di Fangio, uno meno di Schumacher. Ferrari solo quarta con Leclerc, in un weekend da dimenticare.
di Matteo Landi
A fine gara sembra quasi commosso. Una gioia composta accompagna il raggiungimento del sesto titolo mondiale. Davanti a Fangio, dietro solamente a Michael Schumacher. Hamilton mette il punto ad una stagione che in realtà non sarebbe finita ma ha già due vincitori: l'inglese e la Mercedes. Un ciclo che sembra non finire mai, iniziato nel 2014 con l'arrivo della tecnologia turbo-ibrida. Da allora i titoli sono stati appannaggio solo della squadra anglo-teutonica: sei titoli costruttori consecutivi, tanti quanti i mondiali piloti vinti in serie. Un record che supera quello realizzato dalla Ferrari dei tempi d'oro di Michael Schumacher, Rory Byrne, Jean Todt e Ross Brawn, campioni costruttori dal 1999 al 2004 e piloti per cinque volte di fila dal 2000 in avanti. Epoche diverse, non paragonabili per tanti aspetti. Resteranno scolpiti però i numeri. E la squadra condotta da Toto Wolff ne sta segnando di importanti. Sarebbe riduttivo però non riconoscere la forza del pilota n°44, iridato per la prima volta al termine della sua seconda stagione in F1, nell'ormai lontano 2008: al volante di una McLaren riuscì a battere una Ferrari mai doma, sconfitta in extremis. Quella Ferrari tanto diversa da quella diretta oggi da Mattia Binotto, dispersa a 52 secondi dal vincitore con Leclerc, ritirata con Vettel. Quella Rossa che dalla pausa estiva in avanti aveva siglato tre vittorie consecutive, sprecandone poi tante altre. Oggi non si è praticamente vista. Ed è proprio guardando alla squadra di Maranello che si evince la forza della Mercedes, capace di raggranellare punti pesanti anche nei weekend più difficili, di trionfare raccogliendo gli sprechi lasciati per strada dalla squadra di Binotto, la quale avrebbe potuto vincere anche in Russia, in Giappone ed in Messico, al posto dei piloti di Toto Wolff. Ad Austin, invece, la Ferrari ha perso completamente la bussola mentre le Mercedes lottavano ancora per la vittoria.
Hamilton: fra i più grandi di sempre. Mercedes: weekend trionfale
Pole position e vittoria. La grandezza della Mercedes passa anche dalle prestazioni di Bottas. Il finlandese si è reso protagonista di un weekend impeccabile. In gara ha optato per la doppia sosta, al contrario del campione del mondo Hamilton. Una gara tutta d'attacco quella del pilota n°77 che negli ultimi chilometri di gara ha superato di forza il compagno di squadra, andando ad artigliare il quarto successo stagionale. Il driver di Nastola ha sconfitto una tantum il sei volte campione del mondo. Se la prossima stagione vorrà lottare per il bottino grosso dovrà trovare quella costanza di rendimento che in questa stagione è stata appannaggio del solo Hamilton. Non si possono fare paragoni fra le varie epoche, e non è sbagliato affermare che le vittorie di Schumacher passavano attraverso anni di lavoro che hanno portato il tedesco ad essere ricordato per aver trasformato una squadra capace di solo due vittorie fra il 1991 ed il 1995 in una in grado di lottare stabilmente per il titolo, prima delle note abbuffate mondiali, mentre le vittorie di Hamilton arrivano grazie ad una supremazia ottenuta come d'incanto con il cambio regolamentare avvenuto nel 2014. Sarebbe sbagliato però non riconoscere che l'inglese è senza dubbio il pilota più completo dei giorni nostri, capace oggi di reggere il confronto con le nuove generazioni di piloti, e nel 2007, anno del debutto, di battagliare con campioni affermati come Raikkonen e Alonso. Ancor più dei sei mondiali conquistati, è la sua capacità di rimanere al top così a lungo che lo pone fra i più grandi di sempre. Qualcosa che, purtroppo per i ferraristi, non è riuscito a Vettel e, numeri alla mano, neanche ad Alonso.
Ferrari: così fa male
Per la Ferrari i conti non tornano, avevamo detto nel post Messico. E potremmo ripeterlo anche al termine della gara di Austin. Dopo l'Ungheria Binotto e compagni si erano resi protagonisti di un cambio di passo prodigioso ma era impensabile che non sarebbe arrivata quella battuta di arresto che in passato ha colpito anche la squadra di Toto Wolff. Peccato che a Maranello non siano riusciti a sfruttare la velocità mostrata sin dal Gp di Russia a quello del Messico, oggi la sconfitta statunitense avrebbe avuto un sapore diverso. Negli States niente ha funzionato nel box Ferrari. Durante le prove libere del sabato è arrivato un guasto alla power unit di Leclerc, con il monegasco costretto a prendere il via delle qualifiche con un motore "spompato", con meno cavalli rispetto alla specifica utilizzata ancora da Vettel. Il quale però, dopo essere scattato dalla seconda posizione in griglia di partenza, è subito sprofondato in settima posizione, passato anche da Norris e Ricciardo. La disfatta totale per il tedesco è arrivata all'ottavo giro, quando si è ritrovato su tre ruote per la rottura di una sospensione. L'unica soddisfazione per la Ferrari è arrivata dal giro veloce ottenuto da Leclerc. Un misero brodino: il monegasco lo avrebbe sicuramente barattato per un posto sul podio. Le prime tre posizioni invece se le sono contese, per tutta la gara, Bottas, Hamilton e Verstappen. Nel primo stint Leclerc ha perso mediamente un secondo al giro dal leader. Un ritmo incomprensibile, se si pensa a quanto mostrato dalla Ferrari nelle gare precedenti. Solo parzialmente giustificato dalle prestazioni non certo al top della power unit della vettura del monegasco. Urge una riscossa fra due settimane in Brasile. Ma quasi sicuramente il giovane driver sconterà una penalità, conseguente alla necessità del dover montare un motore fresco.
Red Bull, che passo!
In Texas, con la Ferrari fuori dai giochi che contano, è stata la Red Bull a recitare il ruolo di sfidante della Mercedes. Verstappen stavolta non ha compiuto errori ed ha conteso la vittoria a Bottas ed Hamilton. Nel finale solo una bandiera gialla ha salvato il secondo posto dell'inglese, altrimenti l'olandese si sarebbe insidiato fra le due frecce d'argento. Albon, azzoppato da un contatto avvenuto poco dopo il via che lo ha spedito in fondo al gruppo, si è reso protagonista di una bella gara. La quinta piazza finale lo gratifica solo in parte: prossimo obiettivo non può che essere il podio ed una meritata estensione di contratto.
Ricciardo merita di più
Ancora due gare ed il calvario della Renault terminerà. Una stagione che sarebbe potuta andare diversamente ed invece ha regalato ben poche soddisfazioni al forte australiano. Negli States finalmente ha potuto guidare una buona vettura. Non abbastanza da battagliare per il podio ma per vincere la gara degli "altri". Sesto posto quindi per il coriaceo pilota di Perth, non avrebbe potuto chiedere di più. Fra due settimane, in Brasile, avrà un'altra opportunità per dimostrare che resta un pilota da top team.