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Consorzio Agrario: garantiti i servizi al mondo agricolo e al comparto agroalimentare 

PARMA – ( 24 Marzo 2020 ) - In un contesto problematico come quello che stiamo vivendo, sotto gli effetti pressoché totalizzanti sulla comunità e le produzioni del virus Covid 19, il comparto agroalimentare, con particolare rilevanza per quello rappresentato dal primo settore agricolo, rimane tra i pochi presidi attivi alla ricerca di standard produttivi stabili anche per questa annata iniziata decisamente in salita.

L’agricoltura può rappresentare un’ancora di salvezza ed è proprio in quest’ottica che il Consorzio Agrario di Parma, presente sul territorio dal 1893, vuole rimarcare la capillarità della sua azione di servizio in tutte le zone della provincia, in grado di garantire l’approvvigionamento costante di tutto quanto occorra alle imprese agricole, sia in pianura che nei presidi montani e di prossimità, in cui faticosamente si prosegue il lavoro quotidiano tra le mille criticità presentate dall’attuale scenario. Sono garantiti quindi: i servizi al mondo agricolo con assistenza tecnica e fornitura dei mezzi utili alla produzione, l’assistenza meccanica e la fornitura di ricambi, la fornitura di carburante, il servizio zootecnico con il supporto degli alimentaristi e la fornitura quotidiana del mangime, attraverso le agenzie con i propri punti vendita è garantita la fornitura di alimenti per gli animali da cortile e gli animali da compagnia, con gli 8 negozi alimentari si offre un servizio unico alla popolazione dei comuni della montagna, i mulini ed i trasformatori in genere continuano a ritirare il grano dai nostri depositi per poter trasformarlo in farina per la produzione di pane o pasta, garantiamo la corretta conservazione delle forme di parmigiano reggiano all’interno dei nostri magazzini di stagionatura.

Sul portale www.consorzioagrario.it  sono presenti tutti i contatti telefonici e di posta elettronica per interagire con gli esperti consortili che potranno offrire la loro consulenza in merito alle problematiche quotidiane che il mondo agricolo deve affrontare. In più si può trovare una mappa geografica della provincia con tutti i contatti delle numerose agenzie e tutti i riferimenti necessari.

 

Non dobbiamo farci illusioni! Prima di vedere la luce dovranno passare ancora molte settimane.
 
Di Lamberto Colla Parma, 22 marzo 2020 - Oggi è il 30esimo giorno dell'anno 1 dell’Era COVID-19 e 11° pandemico.

Siamo solo all’undicesimo giorno dalla dichiarazione di pandemia e al 30esimo dalla dichiarazione di stato di crisi in alcune aree nazionali. Sembra trascorso un anno, soprattutto per i confinati in casa, per i sanitari impegnati contro un nemico terribile, fiancheggiato da una parte di popolo ignorante che, nelle pieghe interpretative delle ordinanze e decreti, pensa di sfuggire al destino COVID-19 mentre altro non fa che mettere a repentaglio l’altrui esistenza in vita.

Purtroppo il Governo non ha voluto prendere maggiori rischi e ha gradualmente infittito la maglia delle disposizioni, procedendo al soffocamento dei più disciplinati senza per questo interrompere in modo consistente la diffusione del contagio (l’ennesima restrizione alla mobilità è stata introdotta nella serata di ieri, sabato 21 marzo, con l’annuncio in diretta facebook del Presidente Giuseppe Conte alle 23,25).

In una condizione di assenza di vaccino (prevenzione) e nemmeno di efficace cura, l’unica terapia è soffocare il virus. Lasciare che il virus muoia negli organi contagiati e che non si diffonda attraverso l’unico veicolo possibile: l’umano.

In troppi ancora non hanno compreso questo semplice quanto facilmente applicabile strumento di contrasto all’epidemia.

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Sarebbe sufficiente una miscela di senso civico, condita da una buona organizzazione logistica e insaporita da rilassanti letture intrafamiliari, magari alternata da giochi di gruppo (familiari) e la cosa potrebbe scorrere via con una certa serenità.

Al contrario, più e più volte al giorno, dobbiamo ascoltare gli inviti a non uscire e ogni due massimo tre giorni una nuova ordinanza sempre più restrittiva.

Sembra quasi che si voglia scaricare la responsabilità totalmente sui cittadini indisciplinati e non a una errata lettura del problema, sin dalle sue origini da parte dei governi.

Così sono trascorsi, quasi inutilmente, 30 giorni, 11 pandemici. Oltre 4.000 decessi 15 dei quali tra il personale sanitario e nonostante tutto c’è ancor agente che fa il furbetto, gira col cane, si prepara per delle maratone che non si faranno e con la scusa della spesa va due o tre volte al centro commerciale, pensando di non essere riconosciuto dalle cassiere che oltretutto si sentono prese in giro e sottoposte a un rischio ancor maggiore.

Loro che alla pari dei sanitari, dei corpi di polizia, dei volontari e di tutti quelli che continuano a lavorare per mantenere accesa la fiamma dell’economia italiana e dell’approvvigionamento alimentare dei costretti, si espongono al rischio di contagio, magari contratto proprio da qualcuno di quegli incoscienti portatori di morte inconsapevoli e ignoranti.

Tutto questo per far comprendere che la strada da percorrere sarà ancora molto lunga.

Se fossimo nelle condizioni di vaccinare, dovremmo raggiungere almeno il 75% dell’intera popolazione per ottenere un sufficiente tasso di immunità di “gregge” come la definì Boris Johnson o meglio di “massa” per garantire una certa immunità per la restante quota non vaccinata.

Ma il vaccino non esiste e il raggiungimento della presunta immunità di massa, sempre che sian verificabile la sua efficacia, posto che anche le comunità scientifiche sono in disaccordo sul tema, verrebbe raggiunto dopo uno sterminio.

Una selezione naturale con la quale è ben poco facile familiarizzare.

Immaginiamo ad esempio che il tasso di decesso sia del 3% su una popolazione infetta del 75%. Vorrebbe dire che si raggiungerebbe il traguardo dell’immunità di massa dopo aver lasciato sul capo di battaglia (considerando 60 mln di abitanti) 1.350.000 corpi, ovvero pari alla popolazione complessiva di Milano e di Piacenza.

Lo stesso Boris Johnson, dopo la sua sparata, per non dire altro, avrà fatto i conti e sarà giunto alla conclusione che forse la posta in gioco sarebbe stata un po’ troppo alta, convincendosi a adottare misure analoghe a quelle italiane, così tanto derise nei giorni precedenti.

Ma se non vogliamo che quel tragico numero cresca ulteriormente, a causa della mancanza di disciplina di certuni che con la loro condotta alimentano i pronto soccorsi e le terapie intensive, oramai esaurite, BISOGNA STARE A CASA.

Bisogna stare a casa e per di più armarsi di santa pazienza perché il periodo di “clausura” sarà lungo.

Proviamo infatti a fare due conticini aiutandoci con il grafico che riporta l’andamento quotidiano delle chiamate d’emergenza 118 di Piacenza. Un andamento simile lo hanno anche altre città, come Parma e Reggio Emilia, seppure con numeri diversi, e perciò il ragionamento lo possiamo svolgere, valevole per tutta Italia, osservando la sola Piacenza.

PC_118_2.pngCome si vede dal 22 febbraio al 5 marzo la crescita sembrava contenibile ma dal 7 marzo all’11 marzo il salto è stato del 50% e negli ultimi 9 giorni, salvo qualche momento che lascia sperare in un arretramento, la curva sembra essersi stabilizzata su una media elevata. Si potrebbe desumere che il contagio sia contenuto e che tra ulteriori 9 giorni possa effettivamente iniziare la fase calante. In teoria quindi il 31 di marzo potrebbe iniziare la discesa, che se dovesse rispecchiare la sua prima parte speculare, raggiungerebbe 30 giorni dopo, e saremmo al 30 di aprile, la quota compresa tra 1 e 7 ricoveri al dì.
L’8 maggio perciò, al 60esimo giorno pandemico, saremo ancora blindati in casa. Troppo presto per essere liberati.

Un traguardo che però non ci garantirebbe l’immunità. Se tutto dovesse procedere per il meglio a quella data potremmo essere alla fase attuale della Cina.
Infatti, il paese della Grande Muraglia, dopo aver raggiunto la quota di zero contagiati, oggi contano di 41 nuovi contagi importati da stranieri che hanno fatto ritorno per lavoro e, ovviamente, posti subito in quarantena dalle autorità cinesi.

Tutto ciò vuol dire che si dovranno mantenere semi chiusi i confini ancora per molto tempo, che la libera circolazione degli umani sarà comunque fortemente limitata e questo porterà a nuovi cambiamenti nei costumi e nel lavoro.

Si dovrà adottare un nuovo modello economico, presumibilmente più impostato sull’autarchia, ci adatteremo a nuovi modelli sociali meno liberi e ... di questo ne pareremo un’altra volta.

A oggi deve rimanere in testa che dobbiamo rassegnarci a cambiare stile di vita, rapidamente e senza drammi perché, il vaccino non sarà pronto prima del primo trimestre del 2021 e sino a allora, a meno che non vogliamo paragonarci a un gregge, dobbiamo tutti quanti “Stare lontani lontani”.

Recupereremo le letture, i valori familiari e la frugalità, quasi da tempo di guerra.

Purtroppo questa è una guerra e da qui ...l’Italia s’è desta e “andrà tutto bene”!

Video megafoni:
Sissa https://youtu.be/9nYpLedfLj4
Felino: https://youtu.be/pd7A3p45bnI

Video Parma deserta Francesca Bocchia:
https://youtu.be/mHsEb7Rlk9Q
https://youtu.be/pIL8wrhjPIo
 
 

(Foto di Francesca Bocchia)

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Quando le nostre "stalle" verranno riaperte avremo una visione del mondo e della vita molto distante dal 22 febbraio 2020. I valori, troveranno un'altra collocazione e soprattutto un altro ordinamento.
 
Di Lamberto Colla Parma, 15 marzo 2020 - Oggi è il 23esimo giorno dell'anno 1 da coronavirus e 4° giorno pandemico.

Da quel fatidico 22 febbraio la vita dei cittadini italiani si è stravolta.

Dapprima furono i 50.000 lombardi dell’area lodigiana a venire obbligati nelle loro abitazioni, quindi venne una gran parte emiliana e infine tutta la penisola è stata messa sotto protezione.

Ma da quel giorno in cui il mondo, terzo mondo compreso, venne a conoscenza dell’infettività italiana si iniziò a scrivere una storia rovesciata.

I barconi dei migranti si sono trasformati in lussuosi transatlantici da crociera respinti da ogni porto, gli italiani ospiti dei resort più cool del mondo messi in isolamento, altri rispediti al mittente senza nemmeno farli scendere dall’aereo che li aveva portati alla tanto agognata meta di villeggiatura. Da subito 14 paesi chiusero le frontiere agli italiani, tra i quali anche paesi africani e, giusto per dirla tutta, persino il Molise vietò l’ingresso ai lombardi, emiliani e veneti.

Ai primi di febbraio ancora si discuteva se chiudere i porti all’immigrazione e alla fine il mondo intero, UE compresa, chiuse le porte all’Italia.

Nell’arco di 24 ore, o poco più, il razzismo, la discriminazione etnica e i respingimenti alle frontiere, da terra, da mare e da cielo, si sono rivolti verso il Paese dell’accoglienza per eccellenza.

Nessuna titubanza, nessun ministro degli interni maldiviano, austriaco o rumeno è stato messo sotto processo.
Sotto processo sono invece andati gli italiani, untori del mondo come tedeschi, francesi e statunitensi ebbero l’impertinenza di dichiarare.

Da quel 23 febbraio l’Italia si è trovata isolata, ma non sola. Il miracolo Italiano si sta per realizzare nuovamente.
Nonostante le incertezze e titubanze, anche comprensibili del Governo, dalla maggioranza frastagliata all’opposizione, da nord a sud, tutti hanno iniziato a fare squadra.

Purtroppo la mamma degli imbecilli è sempre incinta e gli sbruffoni con la voglia di disobbedire alle indicazioni di buon senso per arrestare nel più breve tempo possibile la diffusione del ”testimone di morte” ci saranno sempre, ma alla fine anche costoro rientreranno nei ranghi, volenti o nolenti.

E ora l’Italia è osservata. Osservata per la forza e determinazione che sta dimostrando con la dignità e autorevolezza che riesce a mostrare tutte le volte che sta affondando.

Per risorgere l’Italia ha sempre bisogno di sbattere in una “Caporetto”.

Ma dopo non ce ne sarà più per nessuno! Perché “Andrà tutto bene!”

Milioni di euro già raccolti e donati agli ospedali, volontari usciti fuori come fossero funghi dopo una giornata di pioggia, medici in pensione che si ripresentano dal vecchio datore di lavoro, scouts che vanno a consegnare spesa e farmaci agli anziani, cittadini qualsiasi che assistono i vicini di casa più deboli perché questi ultimi sono stati isolati dai figli o nipoti confinati in una altro comune, magari a soli pochi chilometri.

Dignità, orgoglio e autorevolezza italica che è stata ben rappresentata dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. immediatamente dopo l'infelice uscita della presidente della BCE, Christine Lagarde. Un esempio di stile politico che ha raggelato il mondo intero. Poche efficaci, eleganti quanto incisive parole che hanno fatto tremare e che riproponiamo: "L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi,  a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione."
 
Oggi le città e i villaggi sono deserti. La gente è rintanata in casa in una promiscuità alla quale non era più abituata. La regina dei fornelli non è più sola, ha figli, nipoti e un marito che 24 su 24 e 7 su 7 gironzolano, sporcano e disturbano in contrasto con la frustrante solitudine di un tempo.
 
Non è infatti un caso che al 12 marzo già 700 ragazzi, oltre a qualche altro adulto, avessero chiesto sostegno a una organizzazione di psicologi (sportello online ‘Lontani ma vicini’ : Diregiovani.it, gestito da un team di 30 psicoterapeuti) che dall'altra parte del filo rispondono e danno sostegno a una popolazione che, dalla iper attività, spesso isolata, è passata alla convivenza forzata in una metratura che il più delle volte se fosse in zootecnia l'allevatore verrebbe deferito all'autorità giudiziaria per maltrattamenti, in spregio alle norme comunitarie scritte in favore del  benessere animale..
 
Invece ora tocca a noi. Dobbiamo inventarci qualcosa per restare serenamente confinati per un tempo che non possiamo prevedere. E anche questo va contro le nostre abitudini moderne: la schedulazione di ogni cosa e azione, la programmazione di obiettivi  che oggi, al 24esimo giorno dell'anno 1 e 4° pandemico da coronavirus appaiono inutili, superflue e appartenenti all'era dei dinosauri.
 
Quando le nostre "stalle" verranno riaperte son certo che avremo una visione del mondo e della vita molto distante dal 22 febbraio 2020. I soldi, i ritmi frenetici e soprattutto i valori, troveranno un'altra collocazione e soprattutto un altro ordinamento.
 
 L’Italia s’è desta e “andrà tutto bene”!

(Foto e video di Francesca Bocchia)

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Video Parma deserta Francesca Bocchia:
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https://youtu.be/pIL8wrhjPIo 
 

 

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Come possiamo fermare l’epidemia? Semplice, restando a casa. 

Parma 13 marzo 2020 - #IoRestoaCasa è la campagna social promossa dal Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute per rendere virale il messaggio che meno si avranno contatti in queste settimane, maggiore sarà la possibilità di uscire fuori da questo vortice senza fine che è il contagio da Coronavirus.

Un Conte sempre più tirato e teso ci parla dalle reti unificate per comunicarci ogni giorno misure sempre più restrittive che un’Italia, sempre più spaventata, dovrà seguire almeno fino al 25 marzo. Certo, gli italiani non sono abituati a tali restrizioni, e soprattutto ben poco sono abituati a rispettare le regole. Così diventano sempre più ferree, non sia mai che ad ognuno di noi entri in testa che dobbiamo rimanere a casa.

Detto ciò, non tutto il mal vien per nuocere… e sebbene la pausa forzata con tutta probabilità si rivelerà un danno ingentissimo all’economia italiana, europea e mondiale – nonostante l’avvento dello smart working anche in Italia che ha i suoi lati positivi – possiamo dire che qualcosa di buono, come un piccolo germoglio, a fatica si sta sviluppando. Ciò che è avvenuto in Cina è avvenuto anche in Italia: lo smog è diminuito.

Dopo quasi un mese di restrizioni, zone rosse, chiusura delle scuole e dei locali alle 18, l’inquinamento nel Nord Italia è decisamente diminuito. Varie testate hanno riportato la notizia, condividendo anche l’immagine, pubblicata su Twitter da Santiago Gassò ricercatore dell’Università di Washington e della Nasa, del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus.

Nell’immagine si vede chiaramente come i livelli di biossido di azoto, marcatore dell’inquinamento, si siano drasticamente ridotti. Greta ne sarà oltremodo entusiasta. Il traffico è calato nelle autostrade, nelle statali e nelle città, permettendo – complice il vento – di respirare un’aria più pulita, con un calo di monossido di carbonio, biossido di azoto e Pm10 in gran parte delle città del Nord Italia. Riduzione del traffico aereo, delle attività industriali, e diminuzione dell’uso del riscaldamento soprattutto nelle scuole hanno contribuito ad ottenere tale risultato.

Si può definire, però, davvero una buona notizia? Dipende tutto da come verrà riacquistata la normalità. Per quanto riguarda la salute del pianeta e la produzione costante di inquinanti, sì.
Ma bloccare una nazione avrà un costo umano ed economico ancora difficile da preventivare; è probabile che le risorse previste per combattere il cambiamento climatico, ora vengano dirottate per risollevare intere nazioni.

Riusciremo a ripartire con modelli produttivi e organizzativi – vedi smart working – rispettosi dell’ambiente e sostenibili? Si riuscirà a mantenere livelli di pulizia e qualità dell’aria rispettosi della salute di ogni persona? Questa crisi mondiale, riuscirà ad insegnarci qualcosa di nuovo per abbondare vecchie e dannose abitudini?

Ancora non lo sappiamo.
Ai posteri l’ardua sentenza.

Eleonora Puggioni

 

 

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Martedì, 10 Marzo 2020 10:18

Tutta l’Italia diventa zona protetta.

Esteso il provvedimento varato nella notte tra sabato e domenica a tutte le regioni. Gli spostamenti della popolazione verranno permessi solo per comprovati motivi di salute o lavoro.

Ulteriore giro di vite provocato dalla grave accelerazione nel Paese del contagio. Esteso a tutte le regioni le misure varate nella notte tra sabato e domenica per Lombardia e altre 14 province. Il provvedimento prevede il divieto di spostamento se non «per comprovati motivi di lavoro» o «gravi esigenze familiari o sanitarie».

Le cifre, d'altronde, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", sono impietose: nelle ultime 24 ore in Italia sono morte per ben 97 persone e altre 1'797 sono rimaste contagiate. Tutto questo ha portato il computo totale degli infetti a 9'172, mentre le vittime totali del Covid-19 sono salite a 463.

«I numeri - ha precisato Conte - ci dicono che stiamo avendo una crescita importante. Per questo motivo le nostre abitudini vanno cambiate ora. Per il bene del Paese».Il premier precisa poi che non c'è più tempo da perdere: «Lo dobbiamo fare subito. Questo sarà possibile solo se tutti collaboreremo». Le nuove misure forti e stringenti - continua Conte - possono essere riassunte con «Io resto a casa». «Non ci saranno più due zone. Tutta l'Italia sarà zona protetta».

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15 alberghi chiusi in città e gli altri sottotono. Il 90% delle prenotazioni cancellate stanno mettendo in ginocchio il settore ricettivo proprio nell'anno di Parma2020. 

Di Lamberto Colla e foto di Francesca Bocchia - Parma 9 marzo 2020 - Emio Incerti, presidente di Federalberghi Parma e Vice Presidente regionale, disegna uno scenario particolarmente critico per il settore dell'accoglienza alberghiera. Tra eventi cancellati, sospesi o rimandati quasi tutti nell'ultimo quadrimestre del 2020, il Coronavirus rischia di fare una strage, oltre che nella sanità anche nel tessuto economico.

Se al momento attuale tutte le risorse disponibili e straordinarie devono necessariamente essere concentrate sulla sanità, cessata l'emergenza altrettante risorse, anzi molto probabilmente molte di più, dovranno essere allocate, senza elemosinare, sull'economia o diversamente si apriranno altri pesanti fronti sanitari. Non dimentichiamo che economia e sanità vanno a braccetto e perciò, prima si blocca il contagio e prima si potrà riaccendere il fuoco dell'economia.

Segnali terribili si sono manifestati, tutti concentrati nella giornata di Lunedi 9 marzo: il MIB crollato del 11,7%, il Petrolio (WTI) crollato tra il 20 e il 30% scendendo a meno di 30$ al Barile (era circa 50$), 27 carceri in rivolta dove si sono contati 7 morti e decine di feriti nel carcere di Modena e infine la diffusione della notizia ben poco rassicurante che 20.000 marines americani sono sbarcati in Europa, tra Olanda, Belgio, Lettonia e Estonia per l'Operazione (esercitazione?) "Defender Europe 20" e infine a sera tarda, il premier Giuseppe Conte che, a reti unificate, annuncia l'allargamento della zona arancione (ex rossa) a tutta la penisola. Un passaggio auspicato da molti, noi compresi, per accelerare il processo di arresto e inattivazione del contagio da Coronavirus.

Senza aprire altri scenari apocalittici, basta fare i conti al settore alberghiero, il primo a essere stato travolto dalla valanga Coronavirus, per immaginare quali e quanti danni si stanno riversando sul sistema economico e sociale del Paese.

"Ad oggi la situazione, informa Emio Incerti, del turismo nella nostra nazione in generale, ma in particolare nella nostra provincia è veramente drammatica. Soprattutto a Parma perché quest'anno c'era un'occasione d'oro per realizzare tantissimi eventi per Parma Capitale Italiana della Cultura Parma202 0. I primi segnali di crisi si sono manifestati quando alcuni cinesi sono stati ricoverati in Italia. Un evento che ha fatto sì che il mercato turistico, asiatico inizialmente, si sia bloccato nel giro di pochi giorni. Da metà gennaio abbiamo iniziato a ricevere tutta una serie di cancellazioni da parte del turismo organizzato, cinese, giapponese e sud coreano che anche da noi comunque segnava numeri importanti. Poi c'è stato il famoso 22 di febbraio, con le prime chiusure della zona rossa lombarda, che ha dato il via a cancellazioni a tutto spiano, soprattutto nella clientela business. Non dimentichiamo che Parma è una città d'arte ma è soprattutto una città d'affari con una clientela composta da professionisti, manager, imprenditori, consulenti e dipendenti anche del nostro territorio che girano abitualmente e che rappresentano lo zoccolo duro di tutti gli alberghi. Ad oggi, anche in forza degli ultimi decreti, la situazione si è sempre più aggravata e ci troviamo in questi giorni ad avere avuto cancellazioni dell'ordine del 90% delle prenotazioni delle camere. Cancellazioni che hanno condotto alla chiusura di una quindicina delle più grandi strutture alberghiere comprese all'interno delle mura cittadine. All'improvviso quindi circa 1.000-1.500 camere sono state sottratte alla vendita. Una decisione determinata dalla necessità di abbattere i costi, sia in termini di risparmi energetici e sia di personale. E' ovvio che tutte queste strutture dovranno attingere alla cassa integrazione e a tutte quelle agevolazioni che sono concesse dal Governo, seppure ancora in misura limitata."

Un danno veramente importante per tutto il territorio della provincia. Secondo le stime, riferisce il Presidente, la provincia di Parma dal solo turismo, quindi pernottamenti e cene, lascia sul terreno circa 300.000€ al giorno. Questo dato ovviamente è stimato sulla base degli alberghi che hanno chiuso ma la disponibilità è ben superiore e ben maggiore potrebbe essere il danno così procedendo.

6.500 camere per circa 12.000 ospiti è, infatti, il patrimonio ricettivo di tutto il territorio provinciale raccolto in 200 strutture, 37 delle quali (2.000 camere) concentrate in Parma città, che sommano a 68 (3.000 camere) se si considerano i territori adiacenti al capoluogo, per arrivare a 200 alberghi e 6.500 camere se si sommano tutti gli alberghi della provincia.

Tra le richieste avanzate da Federalberghi c'è la sospensione temporanea della tassa di soggiorno. "Non l'annullamento, sottolinea Incerti, perché con il ricavato della tassa che entrerà nelle casse comunali ci attendiamo che le somme raccolte vengano utilizzate a favore del settore per farlo ripartire al più presto."

Ormai è chiaro che tutti gli eventi in programma entro l'estate, a partire da Cibus, verranno spostati nell'ultimo quadrimestre dell'anno, qualcuno forse verrà recuperato nel mese di giugno, ma questo comporterà il sorgere di un altro problema connesso alla capacità ricettiva conseguenza della sovrapposizione degli eventi.

Un momento importante di riflessione e confronto per tutto il settore sarà l'occasione dell'Assemblea Nazionale di Federalberghi che vedrà riuniti a Parma, tra l'8 e il 9 maggio, i delegati dell'organizzazione provenienti da tutta Italia.

Videohttps://youtu.be/mq71gI8Nzd0 

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Lunedì, 09 Marzo 2020 18:54

Qui bisogna fermare tutto il Paese!

Appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Unica soluzione per limitare i contagi e il collasso del sistema sanitario ed economico italiano

di Francesca Caggiati - Parma 9 marzo 2020 - La situazione è sfuggita di mano. Prendiamone atto. L’ultimo decreto entrato in vigore in pratica da oggi - al di là degli esodi incontrollati verso il sud del Paese nella finestra tra la sua approvazione e la sua applicazione e qualche ora di “bozza” - è comunque insufficiente ad arginare efficacemente la diffusione del coronavirus e lascia ampi spazi ai singoli di decidere quando è necessario o meno muoversi, continuare ad andare al lavoro e quindi a contatto con altre persone, anche prendendo delle “precauzioni” di distanza e di igiene personale come lavarsi le mani frequentemente e starnutire nella piaga del gomito. E questo non è accettabile. Non è accettabile in uno stato di emergenza come questo far passare il messaggio che “si ok è grave, però…”

Siamo seri una volta tanto, dimostriamo al mondo di essere responsabili, coscienziosi e consapevoli che la situazione non è grave, è gravissima e insostenibile con le attuali misure, troppo di manica larga e insufficienti per scongiurare il peggio.

Ormai i contagi sono ovunque, su tutto il territorio nazionale. Non possiamo tergiversare!

Come ha spiegato il Primario di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano prof. Massimo Galli - già a partire dai suoi primi interventi sulle reti televisive nazionali - il coronavirus “non è mai stata una semplice influenza”, si tratta di una malattia nuova e - anche se non è possibile stabilirlo a priori con precisione - nel 10-15% di popolazione adulta che si infetta sfocia in polmonite e in molti casi necessita di cure ospedaliere nei reparti di terapia intensiva. “In particolare gli anziani, ma anche giovani con patologie pregresse e altri motivi che non conosciamo, possono arrivare a non farcela.”

I morti sono già centinaia, diverse migliaia sono i contagiati conclamati e in cura - ricordiamo che medicinali specifici non ne esistono comunque, come non esiste un vaccino che possa prevenire i contagi nelle persone ancora sane.

È ora di starsene tutti in casa – come ho già scritto in un precedente articolo uscito ancor prima fosse divulgata la bozza del decreto che ha limitato gli spostamenti in Lombardia e altre 14 province –
https://www.gazzettadellemilia.it/parma/item/26838-siamo-in-stato-di-emergenza-sanitaria-piantiamola-di-raccontarcela-stiamo-in-casa.html
è ora di fermarci. Ma fermarci tutti quanti da nord a sud. Stiamo in casa, senza se e senza ma.

Nessun politico ha finora avuto il coraggio di dirlo chiaramente. Tutti succubi della paura che crolli l’economia, tutti focalizzati sul soldo – in primis i cittadini - più che sulla salute delle persone.
Sento il dovere morale, come giornalista, di appellarmi al Presidente di tutti gli Italiani, affinché – stravolgendo le regole e anticipando i tempi il più possibile – prenda in mano, in prima persona, questa situazione di emergenza ormai fuori controllo.

Auspico che il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, se non vuole farlo il capo del Governo, dica chiaro e tondo a tutti gli Italiani da nord a sud di stare tassativamente in casa e autorizzi solo gli spostamenti per il personale che lavora negli ospedali. Farmacie e supermercati attivi solo per consegne a domicilio con personale protetto e pochissime altre categorie come Esercito e Forze dell’Ordine.

Tre cose chiare mi auspico verranno dette:
- State tutti in casa
- Non preoccupatevi dei soldi, congeliamo tutti i pagamenti e garantiamo pensioni e stipendi per sopravvivere
- Fidatevi dello Stato e non appena sarà finita questa emergenza, troveremo il modo per far ripartire l’economia. Ve lo prometto!

Ora tutti fermi. Fino a nuovo ordine. Non sarebbe dittatura questa, ma coscienza e responsabilità. Sarebbe coraggio e volontà di voler salvare il salvabile per quanto è ancora possibile. È l’unico modo per superare questo evento epocale, essendo di esempio per il mondo intero.

Confido che le parole, di una sconosciuta giornalista di Parma, arrivino al Presidente Mattarella e che portino alla decisione che ritiene essere la migliore per il Suo e il Nostro Paese.

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La Direzione dell’Azienda USL IRCCS informa che, vista la progressiva evoluzione epidemiologica dell’infezione da Coronavirus, con un significativo incremento di casi che richiedono ospedalizzazione e seguendo le indicazioni regionali, l’Ospedale di Guastalla viene da oggi identificato come Ospedale COVID, con una iniziale disponibilità di 80 posti letto dedicati a pazienti positivi al virus in condizioni non critiche. I posti letto saranno gradualmente collocati in un’area, al momento non utilizzata, in un’ala ospedaliera su 4 piani.

La scelta di Guastalla è motivata dal fatto che l’Ospedale dispone di una terapia intensiva e di servizi di supporto adeguati, quali laboratorio, radiologia e cardiologia; l’attivazione di Guastalla come Ospedale COVID consentirà inoltre di detendere la richiesta di posti letto sull’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, consentendo all’ospedale reggiano di trattare i pazienti più gravi. A Guastalla è previsto anche l’incremento di posti letto di terapia intensiva da 6 a 12.
La temporanea rimodulazione dell’Ospedale richiede, per evidenti motivi di sicurezza, il trasferimento del Punto Nascita di Guastalla all’Ospedale di Montecchio, che non accetta pazienti COVID positivi e dove opera un’Unità Operativa Complessa con personale esperto. Il trasferimento del Punto Nascita si rende infatti necessario per non creare interferenze di percorso delle pazienti e dei neonati con pazienti COVID positivi.

Il Piano prevede inoltre l’integrazione delle due équipe ostetrico-ginecologiche, garantendo al meglio il rispetto dei percorsi clinico-assistenziali in termini di appropriatezza e sicurezza delle cure. E’ prevista l’accettazione diretta in reparto per le donne in stato di gravidanza. Le donne a termine di gravidanza in carico ai servizi ospedalieri e consultoriali del Distretto di Guastalla verranno contattate da un’ostetrica per concordare le modalità di presa in carico e di accompagnamento. Anche la pediatria dell’Ospedale di Guastalla sospende al momento la sua attività ed i pediatri andranno a supporto della guardia h24 di Montecchio e della pediatria di Reggio Emilia.
Contestualmente l’attività di Pronto Soccorso pediatrico verrà trasferita all’ospedale reggiano.

All’Ospedale di Guastalla saranno temporaneamente sospesi i ricoveri programmati (garantendo i ricoveri urgenti, quelli per pazienti oncologici, con codice di priorità A e quelli ritenuti indifferibili) e le attività ambulatoriali programmate (ad eccezione delle prestazioni ambulatoriali U e B e di quelle rivolte a pazienti oncologici, a pazienti che presentino sintomatologie o fortemente riconducibili ad un sospetto oncologico e quelle ritenute indifferibili).
Si ipotizza che dopo una iniziale disponibilità di 80 posti letto, su spazi attualmente liberi, si possa procedere ad un eventuale incremento di ulteriori posti letto sulla base dell’evolversi del quadro epidemiologico provinciale.

La riorganizzazione è stata concertata con il Commissario ad Acta Regionale per l’emergenza coronavirus, nonché approvata dalla Conferenza Territoriale Socio Sanitaria. In relazione alla stretta integrazione e collaborazione inter-istituzionale in corso in questa emergenza sono stati informati il Centro Coordinamento Soccorsi della Prefettura e la Direzione della Protezione Civile.

La Direzione informa inoltre che, in ragione della carenza dell’organico medico della Struttura di Medicina Interna dell’Ospedale di Montecchio Emilia, da lunedì 9 marzo 2020, il Pronto Soccorso dell’ospedale effettuerà servizio dalle 07.30 alle 20.30. Nella fascia oraria 20.30-07.30 il Pronto Soccorso sarà chiuso e i cittadini per i casi urgenti potranno fare riferimento agli Ospedali di Reggio Emilia e di Guastalla. L’urgenza e l’emergenza territoriale continueranno ad essere garantite sulle 24 ore dal Servizio di Automedica, a seguito della chiamata alla Centrale Operativa 118.

 

Con il DPCM 8 marzo 2020 sono state eliminate le iniziali "zone rosse" e introdotte due nuove classificazioni che prendono in esame il tasso di contagio e vengono imposte tutta una serie di restrizioni diversificate per le due aree in esame.

In allegato è possibile scaricare i documenti che illustrano nel dettaglio cosa è possibile fare e cosa sia vietato all'interno della nuova "zona rossa" (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, e Rimini,) e le misure che vengono invece adottate per il resto d'Italia e quindi valgono per Ferrara, Bologna, Forli Cesena e Ravenna. 

A seguire il Comunicato stampa della Regione Emilia Romagna e in allegato i documenti (DPCM 8 marzo e il documento di sintesi - sinottico - il documento per le aree in zona rossa, il documento per le aree a minor tasso di restrizioni.

Coronavirus in sintesi. Il Decreto del Governo, le misure in vigore in Emilia-Romagna: possibile spostarsi per motivi di lavoro e movimentare le merci. Ordinanza del presidente del presidente della Regione: sospesa l'attività di piscine, palestre, centri ricreativi e diurni in tutto il territorio regionale

Il presidente Bonaccini: "Bene i chiarimenti del Governo. La lotta al virus una priorità, la salute delle persone davanti a tutto". Le misure del provvedimento nazionale in vigore da oggi 8 marzo al 3 aprile. Nelle sole province di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena, nidi, scuole e Università sospesi fino al 15 marzo. SCHEDE CON TUTTE LE MISURE

Bologna 8 marzo 2020 – Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha firmato il nuovo Decreto sulle misure urgenti di contenimento del Coronavirus. L’atto deriva dalle indicazioni del Comitato tecnico scientifico ed è adottato d’intesa con i ministri competenti e sentite le Regioni.

Elimina le precedenti zone rosse, e cioè i Comuni focolaio dell’epidemia della Lombardia e del Veneto, e suddivide il Paese sostanzialmente in due aree.

La prima, per la quale sono previste misure più restrittive a causa della maggiore diffusione del virus, comprende la Lombardia e le province emiliano-romagnole di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Rimini, oltre a quelle di Pesaro e Urbino nelle Marche, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli in Piemonte e Padova, Treviso, Venezia in Veneto.

Altre misure di contenimento del contagio valgono invece su tutto il territorio nazionale, e quindi sulle altre province dell’Emilia-Romagna: Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena.

Le misure contenute nel decreto sono valide da oggi, 8 marzo, al prossimo 3 aprile.

Nelle province di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena, la sospensione di nidi, scuole e Università rimane invece in vigore fino al 15 marzo. 

Libertà di spostamento per lavoratori e merci

In merito a una delle misure più importanti, e cioè evitare gli spostamenti di persone nelle aree oggetto delle misure più stringenti, fra cui le cinque province emiliano-romagnole, limitandole a comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute, il Governo, durante una videoconferenza con le Regioni nel pomeriggio, ha chiarito in modo inequivocabile come non esistano restrizioni per la mobilità dei lavoratori e delle merci né all’interno del Paese né tra il nostro Paese e gli altri. Dunque, chi deve spostarsi per ragioni di lavoro, anche fra le province e all’interno di esse, lo possa fare. E’ quindi garantito il diritto a lavorare per chi è in buona salute, non presenta sintomi né debba rispettare il periodo di quarantena. Con l’avvertenza che si tratti sempre di spostamenti per ragioni di lavoro o di necessità.

Ordinanza regionale: sospesa attività piscine, palestre, centri ricreativi e centri diurni in tutta l’Emilia-Romagna

“Bene che il Governo abbia fatto chiarezza su un punto che da ieri sera aveva spinto tantissimi cittadini a chiederci se domattina avrebbero potuto o meno recarsi al lavoro, o imprenditori a porre lo stesso quesito relativo alle merci”, sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini. “Sia chiaro- prosegue- che il primo impegno è contrastare la diffusione del virus e l’Emilia-Romagna è in prima linea in questo sforzo. A dimostrazione del fatto che non abbiamo alcuna intenzione di indebolire i provvedimenti del Governo, d’accordo con i sindaci dei territori esclusi dalle misure più restrittive, ho appena assunto un’ordinanza che estende la sospensione dell’attività di palestre, piscine, attività ricreative anche alle zone che il Governo aveva escluso e che quindi varranno in tutto il territorio regionale”. Con la stessa ordinanza, “metteremo in protezione quella parte della popolazione più fragile che oggi frequenta i nostri centri diurni: parliamo di persone non autosufficienti che trovano in questi servizi un supporto molto importante per sé e per le proprie famiglie, ma che in questo momento rappresentano un rischio troppo alto per la loro salute. Per questo, sospendiamo l’attività dei centri diurni in tutta l’Emilia-Romagna, chiedendo ai Comuni di rafforzare l’assistenza domiciliare. Come Regione, li sosterremo in questo sforzo”.

 

(In allegato, le misure in vigore in Emilia-Romagna)

 

L'ultima disgustosa infografica della CNN è la conferma di una volontà di affossare l'Italia da parte dei nostri antichi alleati. Ormai, tra le vignette di Charlie Hebdo, piuttosto che del video di Canal+ o delle satire dei media tedeschi, siamo diventati un bersaglio troppo facile. E' ora di svegliarsi e rispondere colpo su colpo e dopo l'emergenza dettata dal coronavirus occorre ripensare seriamente alla nostra posizione nello scacchiere occidentale. Siamo pur sempre la settima potenza mondiale e la seconda manifatturiera europea.
 
Di Lamberto Colla Parma, 8 marzo 2020 - E' indubbio che il nostro Governo, nella questione coronavirus,  si sia mosso in modo assolutamente criticabile; inizialmente intervenendo in ritardo, concentrato come era  a polemizzare su ogni osservazione o provocazione dell'opposizione,  poi muovendosi nella comunicazione con la delicatezza di un elefante in una cristalleria.
 
Una comunicazione altamente distonica tra immagine e testo. Un premier, noto per l'eleganza della sua pochette a 5 punte,  stona e insospettisce quando si presenta in maglioncino tattico (alla Salvini per esempio) e si rivolge alla popolazione italiana dal bunker asettico e tecnologico della Protezione Civile.
 
Il  Bisogna stare calmi, che a molti ha riportato alla memoria il "stai sereno" di Renzi, perché le azioni preventive  messe in atto sarebbero state efficaci a contenere l'espansione del virus è stata percepita come una bufala quando, in  una bella mattina a Codogno in Lombardia, Vo' in Veneto e dintorni, la popolazione  si svegliò nella stessa situazione di Whuan: chiusi nei loro "ghetti" e  cinturati dalle forze dell'ordine. Nessuno più sarebbe potuto uscire e entrare dalle due zona rosse, mentre alle zone gialle, molte delle quali da oggi sono state promosse  a rosse, ovvero Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, vennero imposte rigide prescrizioni in accompagnamento alla chiusura di scuole, teatri, musei, e sospese tutte le manifestazioni pubbliche e private, sportive e laiche.
 
A questo punto la popolazione è naturale che si isterizzi e si polarizzi in due fronti opposti,  entrambi giustificati ma altrettanto pericolosi per l'elevata instabilità sociale:
- Chi accoglie l'invito alla calma e si adegua un po' scettico su tutto questo can-can del governo e tra questi molti però nemmeno prendono in considerazione di adattarsi alla prudenza invocata;
- Chi invece non crede alle parole e si allarma per gli effetti concreti delle frequentissime comparsate di un Giuseppe Conte, impeccabile nel ruolo di "comandante in campo" ma con la pecca di non avere la situazione sotto controllo, troppo attento a giustificare il suo operato "sentiti i tecnici".

Un disastro comunicativo che ha rallentato enormemente l'adeguamento della popolazione alle più sane e responsabili modalità utili a affrontare una emergenza che mette a rischio  la vita di molti e non solo "degli anziani",  come per molti giorni hanno tento di giustificare pensando di ridurre l'allarme, sia navigati politici che giornalisti un po' distratti, come se gli anziani avessero minore dignità e diritto a una vita sana.
 
Insomma meglio gli anzianotti di altri, sembrava il messaggio sottostante.
 
Ma a fronte di questo teatrino ridicolo  c'era un servizio sanitario che si dimostrava impeccabile. Tamponi su tamponi, riorganizzazione di reparti, allargamento delle aree di clinica, apertura di triage esterni, ricerca scientifica sulle molecole del virus, richiamo dei medici e degli infermieri in pensione e inserimento dei medici militari, adattamento a turni infernali del personale medico e paramedico ai quali è stato chiesto sacrificio in termini di salute e di isolamento dagli affetti familiari.
 
Di fatto una reale emergenza improvvisa che ha quindi colto impreparata mezza Italia e gli ospedali stessi che si sono trovati decine e decine di pazienti alle porte, alcuni gravissimi, ai quali dare un'assistenza e nel frattempo a ricercare il fantomatico paziente zero.   Stranamente tutto partiva dal paziente numero 1, peraltro uno sportivo 38enne ancora in terapia intensiva.
 
Mentre gli ospedali si muovevano rapidamente verso il collasso per la concentrazione contemporanea di molti, troppi contagiati, ogni 12 ore un bollettino "di guerra" aggiornava sullo stato del contagi; degli infettati, dei morti e delle nuove zone aggredite dal coronavirus.
 
E così ci accorgiamo che dopo la Cina i malati si contavano praticamente soltanto in Corea del Sud, in Iran, e in Italia.
 
E guarda caso, come d'incanto, l'Italia diventa il bersaglio preferito di mezzo mondo e in tutto questo dall'Unione Europea il nulla, solo silenzio.
 
Un silenzio assordante, spaventosamente chiassoso. Un continente dove al solo contagiato Belga (ovviamente infettato a Lodi) si associavano circa 130 morti e 81000 contagiati tedeschi, ma di sola influenza, si sono preoccupati di dire, e i cuginetti francesi che invece avevano testato la malattia con soli 300 tamponi, gli stessi che nel medesimo periodo in Italia erano stati utilizzati nella sola provincia di Piacenza, si divertivano a schernirci come nella più classica delle tradizioni transalpine.
 
Canal+ se ne è uscito con quel vergognoso spot "Corona Pizza" di dubbia eleganza e nemmeno spiritoso come d'altra parte ben poco spiritose furono le vignette di Charlie Hebdo sul ponte di Genova, sul terremoto del Centro Italia, o di altri fumettisti sia francesi che  tedeschi (vedi la raccolta in gallery).
 
Il nostro tafazzismo è stato perciò accolto a braccia aperte dai nostri splendidi alleati per schiacciarci ancor più economicamente fingendo, con la complicità dei vertici della UE (Gentiloni compreso), di essere praticamente immuni dal coronavirus solo per il fatto di non averlo cercato.
 
Ma adesso l'inganno sta per uscire allo scoperto  in tutta la sua gravità e quel contagiato numero "zero" italiano non si trovava per il solo fatto che era un manager tedesco di 33 anni che aveva ereditato il virus (24 gennaio!!) da una collega di Shangai e poi portato all'interno del nostro territorio. Il sospetto è diventata certezza quando nelle scorse ore finalmente i tedeschi hanno ammesso di avere i focolai come in Italia e Francia e predisposto anch'essi la chiusura delle scuole e individuate le zone rosse nel Nordreno-Vestfalia.
 
E allora adesso basta! Di questa infame Europa non se ne può più. Complice nel silenzio pur di far piacere alla Merkel. Una Unione Europea sempre più simile a uno scassato condominio (Condominio Europa) con una pettegola per portinaia. 
 
Una UE, che sino a pochi giorni prima del virus, tutti sacrosanti giorni mandava in TV qualcuno a raccontare di quanti peli era composto il lato B di chiunque, preferibilmente italiano, che ogni tre per due imponeva nuove regole e sindacava su ogni parola che non fosse inquadrabile perfettamente nella classificazione del "politically correct", da oltre un mese tace su tutti i fronti e soprattutto non ha speso parola per il coronavirus.
 
Ci accorgiamo quindi che l'inutile e costoso apparato burocratico europeo aveva dimenticato di pianificare un protocollo di emergenza sanitaria e quel che è peggio non è intervenuta  a sostegno di una nazione in difficoltà rendendosi complice della negligenza "mortale" dei tedeschi, dei francesi e probabilmente di tutti gli altri paeselli dell'area di influenza germanica.  
 
Ebbene, ancora pochi giorni e il coronavirus si scoprirà diffuso in tutto il mondo e in Europa a portarlo sono stati proprio i tedeschi i quali, solo venerdi 6 marzo, hanno ammesso di avere circa 700 casi in 24 ore e che a portarlo non sono stati gli italiani.
 
Una ammissione tardiva che giunge all'indomani di una inguardabile infografica diffusa dalla CNN in cui vengono elencati i paesi infettati a partire dall'Italia.
 
Un danno di immagine e economico difficile da quantificare e soprattutto un danno alla nostra salute per aver taciuto dei loro focolai e conseguentemente per non essere intervenuti, almeno in misura analoga all'Italia,  a contenere il virus della cui aggressività reale si saprà solo fra qualche anno perché ora sembra classificato "TOP SECRET". Bocche cucite tra i medici e nessun comunicato stampa si è visto pervenire dalle ASL. Di risultati di autopsie non vi è traccia e tuto ciò fa pensare che sotto i ferri dei medici legali si sia trovato qualcosa di molto strano e forse sconosciuto, dalla forza devastante nell'area polmonare e bronchiale.
 
Supposizioni, ovviamente, ma legittimate dal silenzio inquietante che è calato sulla malattia e sugli effetti.
 
Alla fine di questo pesantissimo periodo si dovrà ripensare alla nostra posizione all'interno dello scacchiere occidentale, alla nostra posizione cooperativa nei confronti di una UE inutile e dannosa, arrivando a riposizionarci su posizioni autarchiche almeno per quanto concerne i prodotti strategici: agricoltura (latte compreso) di cui siamo altamente deficitari per avere ottemperato alle direttive socio economiche della CEE 159. 160 e 161 del 1972  e ai "Montanti Compensativi" a favore della Germania che poi diedero origine ai regolamenti sulle quote latte) e quant'altro fosse necessario per la nostra salute e difesa.
 
Infine sarebbe opportuno  fare la conta dei danni e chiedere il risarcimento anche ai vertici UE, per non essere intervenuti sul fronte sanitario e avere assecondato il mimetismo di Germania, Francia e degli altri Paesi  UE che hanno così penosamente mascherato la bomba sanitaria del coronavirus, pregiudicando il contenimento del contagio e favorendo il decesso, presumibilmente, di centinaia di migliaia di persone, anziani o meno che saranno, schernendo gli italiani che invece, con tutti i difetti sopra descritti, hanno affrontato da soli e responsabilmente, una emergenza epocale.

Links:
https://www.welfarenetwork.it/coronavirus-la-germania-ammette-abbiamo-focolai-come-italia-e-francia-20200307/ 
 
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/18735-anche-il-die-welt-interviene-sull-italia-ma-se-pensassero-ai-problemi-loro.html
 
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/7331-la-portinaia-del-condominio-europa.html
 
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/26026-ciaone-italiani-prima-vi-spolpiamo-e-poi-ce-ne-andiamo.html
 
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/26772-tafazzi-gongola-col-covinps-19-e-dimentica-il-referendum-costituzionale-del-29-marzo.html
 
https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/item/26812-germania,-cade-la-balla-dell-influenza-e-comunque-sono-stati-pi%C3%B9-astuti-o-quantomeno-discreti-di-noi.html
 
 

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Pubblicato in Politica Emilia
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