Visualizza articoli per tag: export

Domenica, 22 Dicembre 2013 09:06

UK, etichettatura Agrinsieme, No! al semaforo rosso

 

 

“Il semaforo rosso non piace”.

 

 

Made in Italy: Agrinsieme, “no” al “semaforo rosso”. A rischio un terzo dell’export agroalimentare in Gran Bretagna

Roma, 12 dicembre 2013 - Il “semaforo” per le etichette agroalimentari predisposto dalla Gran Bretagna rischia di dare un colpo pesante al “made in Italy” agroalimentare. La luce rossa si accenderebbe per circa un terzo dei prodotti esportati oltre Manica, danneggiando un paniere che nello scorso anno ha generato ricavi per quasi 650 milioni di euro. E’, quindi, indispensabile che il nostro governo si adoperi immediatamente per contrastare una misura penalizzante che va contro la stessa filosofia europea. E’ quanto afferma Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare.

Le conseguenze che si profilano per il nostro export agroalimentare in Gran Bretagna (pari attualmente a 2,5 miliardi di euro) -sottolinea Agrinsieme- sono gravi. Il provvedimento va respinto con la massima fermezza. “Schedare” cibi e bevande in tale maniera è pericoloso e fuorviante, perché si offre al consumatore soltanto un’informazione parziale ed erronea che non tiene più conto della dieta complessiva. Lo schema “a semaforo” fornisce, dunque, un giudizio semplicistico e distorto sul singolo alimento, cancellando in un colpo solo l’assunto universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non esistono alimenti “buoni” e “cattivi”, ma piuttosto regimi alimentari corretti o meno a seconda del modo in cui gli alimenti vengono integrati tra loro quotidianamente.

Non è questo -avverte Agrinsieme- il modo di fare trasparenza nell’etichetta. Con la misura inglese non si parlerebbe più di stili di vita salutari, di alimentazione di qualità, ma semplicemente di alimentazione a basso valore nutritivo. Con buona pace dei prodotti d’eccellenza della dieta mediterranea, di recente eletta dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

 

 

 

 Prosegue la crescita del fatturato all'export delle cantine italiane, seppure in presenza di minori quantitativi spediti oltre frontiera.

 

Roma, dicembre 2013 --

 

I dati Istat relativi ai primi 8 mesi dell'anno indicano infatti un incremento degli introiti del 8% a fronte di una flessione in volume del 4%, che lascia presagire una perdita di quote di mercato in alcuni Paesi. Tale dinamica, sottolinea l'Ismea sulla base delle proprie elaborazioni, risulta particolarmente evidente per i vini sfusi, che grazie ai rincari a due cifre dei prezzi all'origine, hanno ottenuto una maggiore remunerazione sui mercati esteri (+21%), nonostante il cedimento dell'8 per cento dei quantitativi esportati.

Più contenuta la flessione in volume dei i vini confezionati (-3%), per i quali la crescita in termini monetari sfiora il 6%, mentre l'export di spumanti avanza sia in valore (+17%) che in quantità (+11%). A trainare la domanda di questi ultimi, sottolinea l'Ismea, è stato soprattutto il Prosecco, mentre l'Asti ha mostrato i primi segnali cedimento.
L'analisi per tipologie di vino in base alla piramide qualitativa evidenzia per le Igp volumi inferiori dell'1% sull'anno scorso, per un controvalore in crescita dell'8%, e per le Dop una flessione del 3% in quantità e un +5% degli incassi.

Esaminando le principali destinazioni dell'export, si evince per i vini sfusi un aumento delle vendite in Germania (+5% in quantità), che rappresenta il principale mercato di sbocco per questo segmento, a fronte del drastico ridimensionamento delle spedizioni nell'Est europeo e in Cina.

Anche per i vini confezionati emergono andamenti disomogenei nei diversi Paesi clienti, con buone performance in Usa e Canada (rispettivamente +4% e +8% i quantitativi inviati) e importanti battute d'arresto in Regno Unito (-7%), Germania (-5%), Svizzera (-4%), Giappone (-10%), Cina (-22%) e Russia (-4%).

Sulla flessione della Cina incide, secondo l'Ismea, la saturazione delle scorte in mano agli importatori, a causa di un momentaneo stallo della domanda, mentre sul fronte russo a frenare la marcia del vino tricolore sarebbe l'incertezza sulle regole imposte alla dogana. Da rilevare al contrario la buona performance degli spumanti e dei vini frizzanti a Mosca: i primi in crescita del 30% in volume e del 50% in valore, i secondi rispettivamente del 62% e 78%.  

(fonte Ismea)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 01 Dicembre 2013 09:42

L'Export dei formaggi vola.



Corre l'export dei formaggi made in Italy nei primi sette mesi del 2013.

di LGC Parma, 01 Dicembre 2013 -

Nonostante la crisi l'export tira, verrebbe da dire. E in effetti i dati sono positivi e incoraggianti secondo quanto rilevato da Ismea su base dati Istat. Infatti, rileva Ismea, ammonta a circa 183 mila tonnellate il quantitativo di formaggi made in Italy che prendono la via dell'estero, per un giro d'affari complessivo superiore al miliardo di euro, un risultato - sottolinea l'Ismea - che preannuncia un altro anno di soddisfazione per il settore lattiero caseario nazionale.

 

AMBROSI GIUSEPPE gde

Ma, pur confermando i dati, il Presidente di Assolatte Giuseppe Ambrosi lancia un allarme proprio in riferimento all'export: "Grazie ad una fortissima attività delle imprese, la domanda estera di formaggi italiani è in continua crescita. Nel 2012 - prosegue Ambrosi durante l'intervista rilasciata all'agenzia dell'organizzazione lattiera - abbiamo superato le 300.000 tonnellate di prodotti esportati, sfiorando i 2 miliardi di euro, con una crescita del 7% in volume. L'aumento dei volumi si è però accompagnato ad una riduzione dei prezzi medi.

Una tendenza confermata anche nel 2013. Fino ad agosto abbiamo registrato vendite all'estero per un totale di 213.000 tonnellate, con un aumento dei volumi del 6,1% a fonte di un calo dei prezzi medi del 4,4%.

È evidente che il "made in Italy" piace, ma non a ogni costo!"

Comunque, verrebbe da dire "Meno male che l'Export c'è".

- I DATI ISMEA -

Le elaborazioni dell'Istituto sui dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2013 indicano, infatti, un incremento di oltre il 5% dei quantitativi esportati sul 2012, accanto ad un aumento degli incassi dell'1,2%. L'estero si conferma essere un importante stimolo per la produzione casearia italiana in un momento di forte stagnazione della domanda domestica, nonostante la remunerazione dei prodotti oltre frontiera appaia nettamente inferiore allo scorso anno. Il prezzo medio all'export dei formaggi italiani risulta infatti ridotto del 4% rispetto ai primi sette mesi del 2012, passando dai 6,58 euro/kg ai 6,32 euro/kg attuali.

Export per segmento

Scendendo nel dettaglio, tra gennaio e luglio risulta particolarmente brillante la performance dei formaggi freschi e dei semiduri. che hanno ottenuto un incremento a due cifre sia in volume (rispettivamente +12% e +11%) che in corrispettivi monetari (+13%, +10%). Un andamento superiore alla media del comparto si evince anche per i molli (+6% in quantità e + 5% in valore), mentre tra i Dop, Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono aumentati del 2,5% perdendo però quasi il 5% degli incassi. In controtendenza il Pecorino che registra una flessione dell'export in valore nettamente inferiore alla riduzione dei quantitativi, grazie ad una maggiore remunerazione finale del prodotto (+9% i prezzi di vendita sul 2012).

Export per principali destinazioni

Analizzando le principali destinazioni dell'export caseario nazionale, la Francia si conferma il primo acquirente di formaggi italiani, con oltre 40 mila tonnellate (+5% su base annua). Al secondo posto tra i paesi tradizionalmente clienti, la Germania ha aumentato la sua domanda di quasi l'8% (circa 25 mila tonnellate). A seguire il Regno Unito a cui sono andati oltre 16 mila tonnellate di formaggi made in Italy (+7% ). Tra i paesi extra-Ue, si conferma una situazione non favorevole negli Stati Uniti - quarto mercato nella graduatoria dei Paesi acquirenti - , che nel periodo in esame hanno registrato un calo delle richieste del 2%. Accanto alla crescita delle vendite verso i clienti storici della vecchia Europa, per i formaggi italiani si stanno aprendo nuovi ed importanti mercati di sbocco nell'Est europeo, nel Medioriente e nell'Est asiatico. In quese aree, nonostante i volumi esportati rappresentino quote non molto rilevanti, si evidenziano tassi di crescita molto interessanti che in qualche caso raggiungono anche il 30/40%.

Export Paesi Formaggi gde

Export Volumi Formaggi gde


(FONTI ISMEA E ASSOLATTE)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 22 Settembre 2013 11:00

Frutta italiana negli USA



L'Italia, che con Spagna si contende l'appellativo di "orto d'europa" finalmente sbarca in USA..

di Virgilio --

Roma, 22 settembre 2013

Ortofrutta: bene l'accordo, da fine mese pere e mele "made in Italy" sbarcano in Usa.

La Cia commenta la firma del piano operativo finalizzato all'export sul mercato americano di questi due prodotti, dopo aver superato il blocco delle barriere fitosanitarie: per il settore ortofrutticolo "tricolore" si tratta di una grossa opportunità, anche per compensare il calo della domanda interna (-2,5%). Gli Stati Uniti sono uno sbocco fondamentale per il nostro agroalimentare, con vendite in aumento del 7% nel 2013. L'ortofrutta rappresenta circa un terzo dell'intera Plv agricola del Paese.

Dalla fine del mese mele e pere italiane potranno essere esportate anche negli Stati Uniti. Per il settore ortofrutticolo nazionale si apre quindi una nuova grande opportunità, visto che gli Usa rappresentano un mercato di sbocco fondamentale per il "made in Italy" agroalimentare con un aumento delle vendite dell'11 per cento nel 2012 e del 7 per cento nei primi cinque mesi del 2013. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito all'accordo sottoscritto dall'Animal and Plant Health Inspection Service (APHIS) e dal Servizio fitosanitario centrale del Mipaaf e diretto all'export di mele e pere italiane verso il Paese americano.

L'apertura di un nuovo sbocco commerciale è rilevante soprattutto in una fase come quella attuale, in cui la domanda interna è stagnante -sottolinea la Cia- e le esportazioni diventano fondamentali per compensare il crollo dei consumi domestici. Nella prima metà dell'anno, infatti, gli acquisti di ortofrutta fresca sono diminuiti del 2,5 per cento in quantità e del 3,6 per cento in valore.

Ecco perché l'export verso nuovi mercati diventa vitale per un comparto come quello ortofrutticolo, che già oggi realizza un quarto del proprio fatturato oltreconfine. L'ortofrutta -ricorda ancora la Cia- rappresenta circa un terzo dell'intera Plv agricola del Paese e, con una produzione di circa 35 milioni di tonnellate l'anno e un giro d'affari di circa 12 miliardi, l'Italia si contende con la Spagna l'appellativo di "orto d'Europa".
Pubblicato in Agroalimentare Emilia


L'associazione degli industriali apprezza la proposta della Commissione per il Commercio internazionale degli Stati Uniti, che ipotizza di arrivare ad uno standard riconosciuto dalla FDA per verificare le caratteristiche degli oli. Un'idea che Assitol promuove da tempo

Roma, 22 settembre 2013

Bene l'ipotesi di individuare parametri standard per garantire la qualità dell'olio d'oliva negli Stati Uniti. ASSITOL, l'associazione italiana dell'industria olearia, commenta così l'indicazione presentata nel Report sulle condizioni di competitività tra USA e Paesi fornitori di oli d'oliva, voluto dalla Commissione per il Commercio internazionale degli Stati Uniti.

In particolare, lo studio riconosce l'importanza di definire uno standard approvato dalla FDA (Food and Drug Administration), in grado di verificare l'autenticità e le caratteristiche qualitative dell'olio, la cui domanda in America è in continuo aumento. "Proprio ASSITOL – osserva Claudio Ranzani, direttore generale di ASSITOL - ha più volte rilanciato l'ipotesi che anche gli USA adottino le regole messe a punto dal Consiglio Oleicolo Internazionale nell'ambito della NAOOA, l'associazione nord-americana dell'olio d'oliva. In tal senso, fa piacere che il Report apprezzi l'attività di controllo effettuata proprio dall'organizzazione statunitense, in collaborazione con il COI".

L'indagine della Commissione governativa mette anche in evidenza la necessità di investire a favore di una migliore informazione dei consumatori sulle proprietà degli oli d'oliva. "Un'idea che ci trova perfettamente d'accordo – afferma il Presidente Colavita – e che vede le nostre aziende attive già da tempo. In questo modo, gli spazi di mercato per l'olio extravergine ne uscirebbero rafforzati".

Benché il Report sottovaluti fortemente il numero di controlli operati in Italia sull'olio extravergine destinato all'esportazione, esso presenta accurate informazioni sul settore, come la situazione dei singoli Paesi produttori e, dato non facilmente reperibile, una stima dei costi di produzione dei principali paesi fornitori.

Infine, in merito al comparto italiano, l'indagine sottolinea positivamente la storica capacità delle nostre imprese, obbligate a trovare all'estero i quantitativi di materie prime che l'Italia non produce, nel selezionare e creare "blend" di oli extravergini, definendolo un "vantaggio competitivo"..
Domenica, 22 Settembre 2013 08:34

Grandi Marchi al 60° compleanno dei Masters of Wine



"La nostra presenza a Londra è un riconoscimento per tutto il vino italiano " dichiara Piero Antinori, presidente dell'Istituto Grandi Marchi.

Londra,  settembre 2013. Gran finale con il vino tricolore alle celebrazioni dei 60 anni dell'Institute of Masters of Wine (IMW), che si aprono oggi (16 settembre ndr) a Londra. Sarà, infatti, l'Istituto Grandi Marchi a chiudere, il 19 settembre, la quattro giorni di eventi - tra seminari e degustazioni - per la ricorrenza della nascita dell'accademia mondiale che forma i più influenti e preparati esperti del vino dei cinque Continenti. Per l'occasione le 19 cantine icona dell'enologia italiana, divenute simbolo della varietà e della qualità del vino made in Italy con ben 12 regioni rappresentate, saranno protagoniste di un seminario-degustazione di vini da vitigni autoctoni dei rispettivi territori. Un tasting strategico, questo, esclusivamente riservato ai Masters of Wine. Obiettivo: dimostrare la ricchezza varietale del vigneto Italia.

La partecipazione dei Grandi Marchi al 60° compleanno dei Masters of Wine, che conta attualmente 312 membri in tutto il mondo (erano solo 6 al debutto dell'Istituto), consolida ulteriormente la partnership siglata nel 2009 quando, per la prima volta, una compagine italiana venne ammessa come major supporter della prestigiosa istituzione londinese.

"La nostra presenza a Londra è un riconoscimento per tutto il vino italiano – dichiara Piero Antinori, presidente dell'Istituto Grandi Marchi -. Dal 2009 abbiamo promosso e sostenuto un programma di collaborazione e formazione volto ad accreditare l'Italia del vino presso l'IMW. Questa è una case history importante per tutto il settore – conclude Antinori – che documenta che solo superando i personalismi si può far crescere il brand Italia nel mondo, dal vino fino agli altri settori di eccellenza del nostro Paese".

Tra i principali risultati della cooperazione tra i due istituti, quelli dell'organizzazione dei primi corsi per aspiranti MW italiani e l'accettazione della candidatura italiana, avanzata sempre dai Grandi Marchi, ad ospitare l'8° Simposio mondiale dell'IMW che si terrà a Firenze dal 15 al 18 maggio 2014. L'organizzazione degli eventi firmati IGM-IMW è affidata alla IEM, International Exhibition Management.

Istituto del Vino Grandi Marchi: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca' del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D'Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.
Domenica, 08 Settembre 2013 10:28

Si beve "Lungarotti" nei cieli russi

 

VINO: AEROFLOT SCEGLIE LUNGAROTTI PER TUTTE LE TRATTE INTERNAZIONALI

di Virgilio -
Parma, 08 settembre 2013-
Nel triste panorama quotidianamente rappresentato dalla crisi economica più lunga dei tempi moderni, l'export agroalimentare si è distinto per efficienza e soprattutto perchè ha mantenuto e, in certi casi, migliorato i posizionamenti sui mercati internazionali.
Tutto ciò grazie all'intraprendenza degli imprenditori nazionali che, singolarmente o in via associata, hanno consolidato una loro quota produttiva al mercato estero.
E' il caso di Lungarotti, la casa vinicola perugina, che ha recentemente firmato l'accordo con Aeroflot Russian Airline.
Sempre più Russia, quindi, nel portfolio Lungarotti grazie all'accordo con Aeroflot, che ha scelto ancora una volta il vino dell'azienda umbra per la business class di tutte le sue tratte internazionali. Dopo il Rubesco, il rosso simbolo Lungarotti e apripista della liason con la compagnia di bandiera russa, da settembre e per il prossimo biennio, sarà infatti protagonista il Brezza, un giovane bianco Igt a base di Chardonnay, Pinot Grigio e Grechetto, prodotto ogni anno in 400mila bottiglie.
Per l'amministratore unico dell'azienda, Chiara Lungarotti: "La wine partnership con il principale vettore nazionale russo - messa a segno grazie al nostro importatore Simple - è doppiamente strategica per la sua incidenza commerciale e soprattutto per l'alto numero di tratte coperte che ci consentirà di essere presenti in aree obiettivo fondamentali per lo sviluppo internazionale del gruppo. Lo scorso anno il nostro mercato in Russia è cresciuto del 100%: per il prossimo futuro puntiamo sulla notorietà del marchio anche in altre aree limitrofe, in virtù della recente Unione eurasiatica, che oltre a Mosca comprende Kazakistan e Bielorussia".
Lungarotti, che il prossimo ottobre sarà wine partner del Forum Eurasiatico di Verona, ha chiuso l'ultimo biennio con un valore dell'export in crescita del 35%, con vendite in oltre 50 Paesi nel mondo. Complessivamente i vini delle Cantine Giorgio Lungarotti contano circa 2,1mln di bottiglie all'anno, prodotte nei 250 ettari delle tenute di Torgiano e Montefalco.
Aeroflot Russian Airlines comprende oltre 120 aeromobili e trasporta ogni anno oltre 14mln di passeggeri con tratte verso 97 città e 49 Paesi.

Lungarotti Brezza

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

 

Export agroalimentare può essere traino con record 34 miliardi nel 2013


 --

"I dati dell'Istat sulla fiducia delle imprese sono la migliore notizia dopo l'abolizione dell'Imu e il sostegno a cassintegrati ed esodati. E in questo contesto fa piacere rilevare che la crescita delle esportazioni nell'agroalimentare conferma un trend estremamente positivo, con un aumento del 7 per cento registrato sempre dall'Istat nel primo semestre. Quindi nel 2013 supereremo il record di esportazioni, raggiungendo i 34 miliardi".

Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, commenta i dati Istat sulla fiducia delle imprese e quelli sull'export agroalimentare nel primo semestre 2013, dai quali si può stimare una crescita su base annua fino a 34 miliardi di euro. 

"Preoccupano, invece, i dati odierni sulla disoccupazione, in particolare su quella giovanile. Abbiamo l'obbligo - prosegue il Ministro - di accelerare e portare in porto entro Natale risposte in tema di semplificazione e accesso al credito, che sono problemi reali che rendono complessa la vita degli imprenditori agricoli. Mi auguro di avere subito un confronto con le organizzazioni di categoria per stilare un calendario preciso delle azioni concrete da fare e per discutere insieme anche della Pac e conseguenti ricadute".

"Ma la cosa più importante adesso è che tutti, davvero tutti favoriscano il ritorno della fiducia. Il premier Letta ancora una volta ha compreso perfettamente quale importanza possa avere, ai fini del ritorno della fiducia, la cancellazione di una tassa e l'immissione di liquidità immediata nel circuito virtuoso dei consumi. L'agricoltura non vuole giocare in difesa - conclude il Ministro -, ma trainare l'intero Made in Italy sui mercati esteri. Il giudizio sul nostro operato, ancora una volta, sarà dettato dalle cose che faremo o non faremo nell'interesse pubblico".
(Mipaaf)

Domenica, 01 Settembre 2013 09:30

Porte aperte in Irlanda

Agroalimentare: iniziativa con importatori e buyer irlandesi a Dublino.

 

Il 10 ottobre a Dublino, le aziende agroalimentari potranno entrare nel mercato irlandese dalla porta d'ingresso grazie alla FIBI. La formula è quella degli incontri B2B, atti a favorire lo sviluppo di rapporti di collaborazione commerciale tra aziende italiane e potenziali compratori irlandesi interessati ad inserire i prodotti Made in italy nel mercato Irish.

La FIBI - Federation of Italian Business in Ireland - è una struttura di collegamento tra Italia e Irlanda e organizza periodicamente queste iniziative per favorire i contatti commerciali delle aziende italiane.

Il progetto prevede un'azione iniziale di selezione degli importatori in Irlanda in base alle tipologie di prodotti offerti dalle aziende partecipanti e alle specifiche richieste di prodotti sul mercato.
Successivamente verrà strutturata, per ogni singola azienda partecipante, una serie di incontri B2B con i partner selezionati al fine avviare i primi accordi commerciali.
L'azienda sarà assistita dal personale bilingue della FIBI durante in tutto il processo degli incontri e nella fase di follow-up dei contatti realizzati in Irlanda.
Gli operatori che parteciperanno agli incontri diretti rientrano nelle seguenti categorie: Manager di Ristoranti, Importatori Specializzati, Head Chef, Floor Manager, Distributori Specializzati, Titolari di negozi gourmet, Titolari di take away, Wine shop, Delicatessen shop, Negozi off-licence, Catene di supermercati, Scuole di cucina.
L'iniziativa si svolgerà presso il "Pinocchio Italian Restaurant" a Dublino.

Il precedenti incontri BtoB hanno registrato la partecipazione di oltre 100 aziende agroalimentari italiane ed oltre 70 buyer irlandesi ottenendo la chiusura di importanti accordi commerciali.

Per vedere le foto dei BtoB: http://www.ita.fibiltd.com/galleria-foto.html 

Per vedere tutti i video dei precedenti BtoB: www.youtube.com/subscription_center?add_user=FIBIDUBLIN 

Per informazioni e partecipazione contattare: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Brevi note sull'Irlanda
Dall'adesione all'Unione europea, nel 1973, la Repubblica di Irlanda (Éire) si è trasformata da paese prevalentemente agricolo in "Tigre celtica", ossia in un'economia moderna e tecnologicamente avanzata.
Il territorio agricolo pianeggiante domina la maggior parte dell'interno del paese, che è inframmezzato da bassi rilievi collinari e comprende vaste aree di paludi e laghi. A ovest sono presenti montagne costiere che in alcuni punti superano 1 000 metri di altezza. Una popolazione di circa 4,5 milioni di abitanti che per circa un terzo risiede a Dublino. Piatti semplici a base di carne e verdure bollite (patate, carote, rape e pastinaca) sono gli elementi principali della cucina tradizionale irlandese.

di LGC e informazione.it - comunicati stampa -

 



Roma, agosto 2013



"L'aumento del 7 per cento delle esportazioni nel primo semestre conferma che l'agroalimentare è la carta vincente per l'Italia per uscire dalla recessione. Il merito è esclusivamente dei nostri agricoltori e delle nostre imprese. Compito del Ministero è accompagnare e sostenere questa crescita anche nei prossimi mesi con tre manovre strategiche: conferma dell'abolizione dell'Imu per i terreni agricoli e per i fabbricati rurali per consentire agli agricoltori di utilizzare quel reddito per investimenti; una semplificazione normativa non più rinviabile; una lotta più incisiva all'illegalità, soprattutto contro l''italian sounding' e le altre pratiche commerciali scorrette che arrecano enormi danni alle nostre produzioni".
 
Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, commentando i dati Istat diffusi oggi.
 
"Auspico - ha aggiunto il Ministro - la collaborazione di tutte le forze politiche affinché questo treno sempre più in corsa non venga fermato. Sono soddisfatta per l'approvazione, oggi in via definitiva, da parte della Camera dei Deputati del Decreto del fare. Il provvedimento, sul quale Governo e Parlamento hanno lavorato in ottima sinergia, contiene numerose e importanti misure per la semplificazione e la modernizzazione per il settore agricolo. Tra queste l'estensione alle aziende agricole e della pesca delle misure previste per le micro, le piccole e medie imprese, per accedere a finanziamenti e ai contributi a tasso agevolato per l'acquisto di beni strumentali; l'imposizione fiscale agevolata per il gasolio utilizzato per il riscaldamento delle serre; l'entrata del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali nella cabina di regia istituita per l'attuazione dell'agenda digitale italiana".
 
"Il Governo - ha aggiunto il Ministro - s'impegni ad adottare provvedimenti di qualità ma anche tempestivi perché mai come in questo settore i risultati dipendono anche dalla velocità d'azione. L'Italia - ha concluso il Ministro De Girolamo - deve rivolgere un sincero grazie agli agricoltori onesti che, oggi più che mai, onorano la bandiera e il lavoro di tutti e che non meritano che il Governo adesso faccia un passo indietro sulla questione dell'Imu".

Pubblicato in Agroalimentare Emilia