Richiami dei prodotti sempre più frequenti: aumentano i rischi e i costi per le aziende. Lo dice uno studio del colosso assicurativo "Allianz". L'industria automobilistica è la più colpita, seguita da quella alimentare e dell'elettronica.
Negli ultimi dieci anni i casi di richiami di prodotti sono aumentati costantemente, raggiungendo cifre record per portata e costi. L'industria automobilistica è la più colpita, tanto che ad oggi, uno dei richiami più importanti che ha colpito questa industria riguarda gli airbag Takata difettosi che dovrebbe portare al richiamo di circa 60-70 milioni di auto, coinvolgendo almeno 19 produttori in tutto il mondo e con costi stimati intorno ai 25 miliardi di dollari. Segue quella alimentare e l'elettronica.
Una regolamentazione più stringente e sanzioni più severe, l'aumento delle grandi multinazionali, la crescente consapevolezza dei consumatori e persino la crescita dei social media sono solo alcuni dei fattori che hanno contribuito a questo processo.
È quanto risulta da uno studio dell'assicuratore Allianz che ha analizzato 367 casi di richiami di prodotti in 28 Paesi e 12 settori tra il 2012 e il primo semestre del 2017.
Sono molti i fattori che concorrono ad incrementare il numero e il costo dei richiami, tra cui regolamentazioni più rigorose e pene più severe, l'espansione di grandi gruppi multinazionali e di complesse catene di fornitura globali, spiega Christof Bentele, responsabile del comparto di gestione delle crisi mondiali di Allianz Global Corporate & Speciality (AGCS). Ma - ha aggiunto - contano anche la maggiore consapevolezza dei consumatori, gli effetti della pressione economica su ricerca, sviluppo e produzione nonché la crescente importanza dei social media. I richiami sono da imputare in primo luogo a prodotti difettosi o a contaminazioni. Lo studio ha rilevato che un richiamo di grandi proporzioni causa in media danni per 10,5 milioni di euro, ma che per l'"effetto domino" in singole situazioni si possono raggiungere anche importi miliardari. In alcuni casi recenti particolarmente gravi i costi hanno superato di gran lunga le decine di milioni. Così è risultato che oltre la metà dei danni complessivi esaminati è da ricondurre ad appena dieci richiami.
Per l'effetto domino, i richiami più costosi riguardano l'industria automobilistica e costituiscono oltre il 70% della somma dei danni complessivi analizzati. Nell'ambito di una delle più vaste operazioni mai verificatesi nel settore, tra i 60 e i 70 milioni di veicoli di almeno 19 fabbricanti a livello mondiale torneranno nelle officine a causa di airbag difettosi. I costi sono stimati in quasi 21 miliardi di euro, precisa Allianz.
Il secondo settore più colpito, con il 16% delle perdite analizzate, è quello degli alimenti e delle bevande, importante per l'industria svizzera. In questo ramo i costi medi per un richiamo importante si attestano a quasi 8 milioni di euro. A sollevare problemi sono soprattutto la mancata dichiarazione degli allergeni (inclusa l'indicazione errata degli ingredienti), gli agenti patogeni e la contaminazione attraverso pezzi di vetro, metallo o materiali sintetici.
Lo studio di AGCS rileva che i prodotti provenienti dall'Asia continuano a generare una quantità di richiami superiore alla media negli USA e in Europa. Ciò, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", il rapporto, rispecchia lo spostamento verso est delle catene di fornitura mondiali e anche i controlli di qualità storicamente meno rigorosi in alcuni Paesi asiatici. Comunque, le maggiori prescrizioni in materia di sicurezza e la consapevolezza dei consumatori contribuiscono a intensificare le procedure di richiamo anche in Asia.
Lecce, 5 dicembre 2017
Alfa Romeo torna nella massima Formula. Sarà Alfa Romeo Sauber F1 Team. Il progetto è stato presentato questa mattina ad Arese e già fa vibrare i cuori degli appassionati.
di Matteo Landi
"Oggi ho ucciso mia madre", pensa Enzo Ferrari il 14 luglio del 1951, mentre Froilan Gonzalez taglia per primo il traguardo consegnando alla Ferrari la prima storica vittoria in Formula 1, davanti all'Alfa Romeo di Juan Manuel Fangio. Scoppia in lacrime e ripensa al suo cammino nelle corse. Dopo aver pilotato le vetture della casa del Biscione, le gestì con la sua Scuderia prima dell'investitura della carica di Direttore Alfa Corse. Poi, nel 1939, arrivò il brusco divorzio ed Enzo Ferrari continuò per la sua strada, sfidando il "mostro sacro" fondato nel 1910 a Milano. Quel giorno di luglio del 1951 Ferrari si prese una rivincita che scrisse la storia della sua squadra, della sua azienda e persino delle corse. Alfa Romeo vinse i primi due mondiali di Formula 1, fra il 1950 ed il 1951, toccando il suo punto di massima competitività. Lasciò definitivamente la categoria al termine della stagione 1985 (tralasciando la successiva breve permanenza come semplice "motorista") dopo precedenti addii e ritorni. Grazie anche a Ferrari, la casa italiana che la sconfisse circa 70 anni fa, Alfa Romeo tornerà in Formula 1. Si tratterà di fatto di un rebranding e di un apporto di capitali che trasformerà l'attuale team Sauber in "Alfa Romeo Sauber F1 Team". Alfa Romeo quindi non darà un nome diverso alle power unit Ferrari in dotazione alla squadra con sede in Svizzera, ma sarà lo sponsor principale che colorerà le monoposto in pista il prossimo anno. Uno dei più grandi successi di Marchionne, in grado di creare un'operazione che fa vibrare i cuori degli appassionati sfruttando la duratura collaborazione Sauber-Ferrari, vero ponte che ha portato al meraviglioso ritorno.
Alfa Romeo: cuore da corsa
Se si pensa ad Alfa Romeo ed alle corse vengono senz'altro in mente le cavalcate agli inzi degli anni 2000 di Fabrizio Giovanardi con la sua rossissima 156, stupendo vincitore nell'Europeo Turismo. Senza dimenticare il titolo vinto da Nicola Larini nel 1993 nel tedeschissimo DTM: l'italiana Alfa fece irruzione nel prestigioso campionato battendo, con l'affascinante 155 V6 TI, l'armata Mercedes. Ma andando più indietro nel tempo non si può dimenticare la bella pole position conquistata da Bruno Giacomelli, nel Gran Premio Usa-Est del 1980, sfociata in una gara conclusa anzitempo per problemi al motore. Una storia in chiaro-scuro quella che la casa del Biscione ha vissuto negli anni '80 in F1, terminata con la fornitura del motore alla Osella, benchè lo stesso fosse stato rinominato con il nome della scuderia per evitare danni d'immagine ad Alfa Romeo. Ma che F1 ed Alfa Romeo siano una cosa sola lo dice la storia della stessa categoria, nata contemporaneamente alla doppia affermazione mondiale della casa milanese, vincitrice per altro di 10 gran premi. Se la Ferrari è regina e principale attrice della massima formula, si può dire che Alfa Romeo sia la "madre" della stessa categoria. Così viene naturale pensare che l'anomalia non stia nel ritorno Alfa Romeo in F1, quanto nella sua assenza dal lontano 1985 come costruttore totale e dal 1988 come fornitore di motori.
La presentazione ad Arese
Questa mattina è avvenuta la presentazione del progetto e della nuova livrea presso il Museo dell'Alfa Romeo di Arese. Sono intervenuti Sergio Marchionne, Pascal Picci, Jean Todt e il grande capo Chase Carey, spendendo parole entusiaste. L'avvento del marchio Alfa Romeo nella massima Formula ha senz'altro portato freschezza alla Formula 1, a pochi giorni dalla minaccia di abbandono della Ferrari se le regole future non saranno gradite dalla casa di Maranello. Minaccia che, visto il nuovo ingresso, adesso si fa inconsistente. I piloti Marcus Ericcson ed il fenomeno del Ferrari Driver Academy, vincitore dell'ultimo campionato di F2, Charles Leclerc hanno sollevato il velo che copriva una vecchia Sauber tinta dai nuovi colori Alfa Romeo Sauber F1 Team: tanto bianco con un posteriore rosso, il cuore, su cui campeggia in bella evidenza il marchio Alfa Romeo. A proposito di piloti: peccato per Giovinazzi, terzo pilota Ferrari e membro della stessa Academy. L'italiano ha debuttato quest'anno in F1 disputando un paio di GP in sostituzione del titolare Sauber Pascal Wehrlein. Le sue possibilità sono state di fatto annientate dagli sponsor portati dal già titolare Ericcson. Peccato, ma questo non deve abbassare l'entusiasmo che si è creato intorno a questo magico ritorno.
2018, nuova frontiera della casa del Biscione
Adesso ci aspetta un campionato in cui coabiteranno nuovamente Ferrari ed Alfa Romeo, seppur con diverse ambizioni, come nei primi anni '50. La nuova entrata dovrà fare i conti con la gestione Sauber, diretta da un Frederic Vasseur entusiasta di una join venture che porterà la sua squadra sotto i riflettori dopo anni disgraziati. La casa elvetica ha infatti terminato il campionato 2017 all'ultimo posto, scontando anni di vacche magre in cui i piloti paganti sono stati l'unico modo per attirare le risorse necessarie a chiudere un budget che raramente ha previsto lo sviluppo della vettura necessario per tenere il passo della concorrenza. Il prossimo anno Alfa Romeo Sauber correrà con i propulsori Ferrari 2018, già questo un passo in avanti considerando che nella stagione appena trascorsa la squadra elvetica si è avvalsa di unità motrici datate 2016 e quindi obsolete. Ci sarà da vedere poi quale sarà l'apporto Alfa Romeo a livello tecnico ma l'entusiasmo è alle stelle e l'energia positiva che genererà questo accordo non potrà che far bene a tutta la scuderia. Bentornata Alfa Romeo e in bocca al lupo!
Vince il finlandese di casa Mercedes davanti ad Hamilton. Vettel va sul podio. Arrivederci F1, è stato un 2017 da urlo
di Matteo Landi
Sotto ai fuochi artificiali il campione del mondo Hamilton ed il vincitore dell'ultimo Gran Premio stagionale Bottas escono fuori pista, sulle distese infinite di asfalto, per fare burnout, fra il fumo degli pneumatici consumati dopo gli ultimi km del mondiale e le luci artificiali di Yas Marina. Felipe Massa li accompagna nei festeggiamenti facendo anche lui "ciambelle" dopo un decimo posto ed una buona gara che sanciscono il suo definitivo addio alla massima Formula. A differenza dello scorso anno stavolta non ci saranno ripescaggi per lui. Se ne va dopo una carriera di alti e bassi, vittorie strappalacrime come quella del Brasile 2006 e momenti difficili come la molla presa in testa in Ungheria nel 2009 e quel "Fernando is faster than you" scandito dal box Ferrari che, nel Gran Premio di Germania 2010, lo relegò per sempre al ruolo di gregario dell'allora team mate Alonso. Fra i festeggiamenti dei vincitori ed i saluti dell'ultimo brasiliano sulle piste della Formula 1 - dal prossimo anno ci sarà un vuoto incolmabile nella lista degli iscritti - fa capolino Vettel, terzo, sorridente ma un pò frastornato dal pesante distacco subito dal duo Mercedes: 19 secondi dal vincitore Bottas sono un divario troppo grande per chi ha lottato per il mondiale con Hamilton, da quest'anno quattro volte mondiale come il tedesco di casa Ferrari. Buon per Vettel che ha conservato il secondo posto in campionato. Meritatamente, visto che con la sua Ferrari, sventure tecniche a parte, ha seriamente impensierito la leadership Mercedes dopo anni di dominio incontrastato della casa teutonica.
Abu Dhabi: luci e fuochi d'artificio, non in pista
Non c'è molto da dire in merito all'ultima gara della stagione. E, dopo un campionato spettacolare come quello che abbiamo appena vissuto, dispiace. Meno male che come al solito a centro gruppo se le sono suonate di santa ragione perchè là davanti, ritiro di Ricciardo a parte, ci sono state poche emozioni e Bottas, Hamilton, Vettel, Raikkonen e Verstappen sono arrivati nello stesso ordine in cui sono partiti. Peccato per l'australiano, baciato dalla sfortuna in questo finale di stagione, che ha subito l'onta del definitivo sorpasso di Raikkonen in classifica mondiale. Hamilton, Vettel, Bottas, Raikkonen, Ricciardo e Verstappen, recita la tabella punti del 2017, a voler rimarcare il tema della stagione: Mercedes e Ferrari in lotta tra loro con Red Bull prima degli altri, pronta ad approfittare delle giornate storte delle due squadre di vertice.
Le sentenze dell'ultima gara: Renault sesta nel mondiale, Toro Rosso si lecca le ferite
Il Gran Premio di Abu Dhabi ha consegnato il sesto posto nella classifica costruttori alla Renault che, proprio grazie ad un sesto posto conquistato negli Emirati Arabi dal suo pilota Hulkenberg, ha superato la Toro Rosso all'ultimo tuffo. A Faenza hanno confermato per il 2018 l'attuale coppia Gasly-Hartley, capace, si fa per dire, di non ottenere neanche un punto nelle ultime tre gare. L'ultimo punto conquistato dallo junior team Red Bull risale a più di un mese fa dal silurato Kvyat. A Faenza avranno fatto una scelta improntata al futuro, scegliendo di svezzare l'attuale inesperta coppia di piloti, ma quando il prossimo anno si metteranno le mani in tasca per chiudere il budget troveranno qualcosa come circa 10 milioni in meno, quanto passa in termini di proventi F1 distribuiti alle squadre in base alla classifica costruttori dell'anno precedente. Non esattamente bruscolini per chi corre a centro classifica. Potranno però contare sulla power unit Honda, ad Abu Dhabi capace con Alonso di sverniciare la Williams-Mercedes di Massa.
Alonso nono nell'ultima gara dell'incubo McLaren-Honda
Lo spagnolo ha artigliato i due punti del nono posto chiudendo dignitosamente, ma lontano dalle aspettative, la convivenza McLaren-Honda. I giapponesi avranno di fronte un inverno per affilare le armi e preparare una più competitiva ed affidabile power unit, partendo però da una base 2017 decisamente più convincente rispetto a quella 2015 con cui tornarono nella massima formula. Se a Faenza potranno con soddisfazione giovare degli sforzi profusi dal connubio McLaren-Honda nelle ultime difficili annate, necessarie alla casa del sol levante a prendere le misure con il difficile regolamento tecnico attuale, Alonso e compagni si troveranno nella paradossale situazione di gareggiare con un motore Renault clienti. Echeggiano ancora le dichiarazioni dell'ex McLaren Ron Dennis "segnatevi bene le mie parole: torneremo a vincere assieme, e quando lo faremo domineremo", riferendosi nel 2015 alla fresca accoppiata McLaren-Honda. Ce le siamo segnate Ron, ma adesso è arrivato il momento di gettare l'appunto.
Nuovo logo, nuova Formula 1
Con l'ultimo Gran Premio della stagione se ne va l'attuale logo della Formula 1, retaggio di epoche che non ci sono più, sancendo il definitivo passaggio di consegne dal vecchio Ecclestone a Liberty Media. La prossima stagione porterà con se importanti novità tecniche, come l'obbligo di utilizzo di sole tre power unit a stagione per vettura e l'introduzione di Halo, dispositivo antiestetico necessario per la sicurezza della testa dei piloti che renderà le vetture simili a delle ciabatte infradito ma grazie al quale Massa, se l'avesse avuto, avrebbe evitato il già citato brutto infortunio del 2009. L'inverno ci dirà se la Ferrari confermerà il suo ritorno al vertice dopo un 2017 di alti, ben 5 vittorie e due doppiette, e bassi, racchiusi soprattutto nella difficile trasferta in estremo oriente. Le gioie non sono mancate per gli uomini Ferrari che adesso sono chiamati a vincere un mondiale che manca dall'ormai lontano 2007.
Verstappen arbitro del campionato, dopo Singapore decide ancora la gara di Vettel. Il tedesco rimonta fino al quarto posto. Hamilton, tamponato dal ferrarista ed ultimo al primo giro, rimonta con difficoltà ma si assicura il titolo.
di Matteo Landi
Quarto titolo mondiale, come Prost ed il rivale Vettel. In Messico, com'era prevedibile, Hamilton ha conquistato il mondiale con due gare d'anticipo. Avrebbe voluto festeggiare anche la vittoria di tappa. Ma dopo l'incidente iniziale ha cambiato idea. Ha rimontato con difficoltà, si è ritrovato ai margini della zona punti, in lotta con Alonso. Ha chiesto più volte alla squadra quale fosse la posizione da raggiungere per assicurarsi la corona iridata. Voleva togliersi il pensiero, scrollarsi di dosso tutte le paure residue e vincerla subito. Quando ha tagliato il traguardo in nona posizione, doppiato, la sensazione sgradevole della sconfitta è stata spazzata via dalla gioia. Un mondiale che poteva diventare stregato, come quello del 2007, ma allora l'inglese era alla stagione del debutto, immaturo e scherzò con il fuoco perdendo un campionato quasi vinto. Stavolta Hamilton ha mantenuto la freddezza e con una delle peggiori gare della sua carriera ha toccato il cielo con un dito, issandosi nell'olimpo dei campionissimi, dietro solo ai 5 titoli mondiali conquistati da Fangio ed ai 7 vinti del campionissimo Schumacher. L'inglese, uscito sconfitto dall'ultimo confronto con Rosberg, quest'anno ha avuto vita facile con il compagno Bottas, ottimizzando il rendimento della sua Mercedes e sfruttando le debacle della Ferrari. Vettel, tagliato il traguardo in quarta posizione, dopo una gara difficile e quasi eroica, ha avvicinato il campione del mondo 2017 rendendogli omaggio con gesti di approvazione e scortandolo per centinaia di metri mentre lentamente si avviavano verso i box durante il giro d'onore post gara.
Verstappen, arbitro del mondiale: è un campione ma deve calmarsi
Un mondiale che porta l'impronta di Verstappen, arbitro di un campionato che avremmo potuto vedere assegnato all'ultima gara. In Messico Vettel ha conquistato la pole position con un giro memorabile, al termine di una bella lotta con il giovane olandese. Alla partenza della gara, come a Singapore, tappa spartiacque di questo 2017, è successo quello di cui Vettel non aveva assolutamente bisogno, dovendo cercare la vittoria per poter tenere aperta la lotta mondiale anche dopo la gara messicana. Il ferrarista è scattato bene dalla prima posizione ma Verstappen, approfittando della scia sul lungo rettilineo che separa la griglia di partenza dalla prima curva, ha tentato il sorpasso sul poleman. I due sono arrivati al contatto, Vettel si è ritrovato in uscita di curva addirittura dietro ad Hamilton non riuscendo ad evitare il tamponamento. Risultato: Verstappen primo, ed impunito, Vettel ai box per la sostizione dell'ala anteriore ed Hamilton si è ritrovato ultimo con una gomma a terra. I commissari hanno archiviato le vicissitudini delle prime curve come normali contatti di gara ed analizzando i due casi specifici, contatto Verstappen-Vettel e tamponamento Vettel-Hamilton, si può dire che la decisione sia tutto sommato corretta. C'è comunque da rimarcare che ogni volta che Verstappen vede Rosso succede la "frittata", con l'olandese immune da qualsiasi sanzione. Le uniche gli vengono comminate per "taglio" di percorso, altra specialità della casa, vedi il Gp del Messico dello scorso anno e la gara corsa una settimana fa ad Austin. Spesso sopra le righe, anche oggi il pilota Red Bull si è contraddistinto per la sua guida aggressiva che gli ha permesso di ritrovarsi in prima posizione dopo pochi metri di gara. Il giovane olandese è già un campione, guida come pochi ed è un piacere vederlo aggredire i cordoli alla ricerca della migliore traiettoria. Quando nell'ultima parte di gara il suo box gli ha consigliato di rallentare il ritmo vista la moria di motori Renault – Ricciardo, Hartley ed i due piloti della squadra ufficiale sono stati costretti al ritiro dalle loro power unit – Verstappen ha dovuto forzare la sua natura aggressiva per attenersi alle istruzioni della sua squadra. Detto questo se i commissari continueranno a non intervenire prima o poi la sua guida playstation style lo porterà a qualche carambola ben peggiore, stile Grosjean a Spa nel 2012.
Vettel ed Hamilton costretti alla rimonta
Dopo il contatto iniziale Vettel si è ritrovato nelle ultimissime posizioni, poco davanti ad Hamilton. A differenza dell'inglese, parso timoroso nei suoi tentativi di sorpasso, il tedesco ha attaccato gli avversari che mano a mano raggiungeva quasi con spregiudicatezza, ma sempre entro i limiti, conscio che le residue speranze mondiali potevano rimanere vive solo con un'impresa quasi impossibile. Bellissimi sorpassi, in alcuni casi facilitati dal gioco delle scie, in altri frutto solo della sua determinazione, quando era palese il deficit di velocità che spesso accusava in rettilineo nei confronti delle vetture motorizzate Mercedes. Perchè si compisse il miracolo il tedesco aveva bisogno che qualche problema tecnico colpisse le vetture di testa di Verstappen e Bottas. La sfortuna aveva già scelto Ricciardo fra i piloti Red Bull, mentre sperare in una debacle Mercedes, in un anno in cui le due frecce d'argento si sono confermate come carri armati indistruttibili, era pure utopia. Così ha chiuso quarto, dietro anche a Raikkonen. Il finlandese è stato autore di una gara consistente, compromessa da una pessima qualifica ed uno start infelice: la terza posizione era il massimo a cui potesse aspirare.
Due gare alla fine
Adesso restano due gare, in cui la Ferrari dovrà indiscutibilmente tornare alla vittoria. La merita per le ultime performance espresse e considerando che avrebbe potuto e dovuto ottenere qualcosa di più delle quattro vittorie di tappa. Consapevoli comunque di essere tornati ai vertici dopo un 2016 da incubo, unici avversari temibili per Hamilton e la Mercedes. Onore quindi ad Arrivabene e soci, illustri sconfitti e tante congratulazioni ad Hamilton, quattro volte campione del mondo. Se l'è meritato più che mai.
Vettel ci prova ma contro questo Hamilton c'è poco da fare. Adesso per l'inglese il titolo è quasi scontato. Mercedes campione del mondo costruttori. La Ferrari, però, rialza la testa dopo un periodo nero e torna sul podio anche con Raikkonen.
di Matteo Landi
Sconfitto da un Hamilton imperioso in perfetta simbiosi con la sua Mercedes. Vettel c'ha provato in tutti i modi a vincere una gara che dopo le qualifiche sembrava già nelle mani di Hamilton. Il tedesco della Ferrari ha sfoderato un giro magistrale al sabato, arrivando a soli due decimi dalla prestazione del poleman Hamilton, in gara è scattato meglio del rivale e si è subito portato in testa. A differenza del recente passato nessuna terribile sventura ha privato la Ferrari del successo. Semplicemente Hamilton e la sua Mercedes stavolta erano imbattibili e l'inglese ha impiegato pochi giri prima di superare il tedesco e prendersi il comando della gara. Una superiorità del binomio macchina-uomo, perchè la Mercedes nelle mani di Bottas è sembrata una vettura tutt'altro che vincente: il finlandese ha tagliato il traguardo solamente in quinta posizione, lontano anni luce non solo dal compagno di squadra ma anche dal podio. Pensare che lo scorso anno la squadra teutonica si trovava a gestire la rivalità Hamilton-Rosberg ed adesso ha fra le mani quello che ormai possiamo definire il "caso Bottas" è un sollievo per l'inglese ma un pensiero per Mercedes che ha da tempo confermato il pilota finlandese anche per la prossima stagione.
Mercedes mondiale. Vettel, grande gara: il titolo non l'ha perso ad Austin
Scarse prestazioni di Bottas a parte, Mercedes può già festeggiare il titolo mondiale costruttori, forte di un Hamilton capoclassifica con ben 66 punti di vantaggio su Vettel. Per il tedesco il titolo piloti è ormai un miraggio e Hamilton sarà campione del mondo in Messico fra una settimana, a meno di catastrofi. A Maranello non devono disperarsi per il secondo posto ottenuto negli States, accompagnato dal bel terzo di Raikkonen, ma fare mea culpa per i problemi tecnici che hanno azzoppato sulle piste asiatiche la rimonta ferrarista, in cui Vettel aveva realmente la possibilità di vincere. Se si pensa specialmente a quanto gettato al vento a Singapore viene la pelle d'oca: la Ferrari avrebbe probabilmente ottenuto una facile doppietta senza l'incidente con Verstappen, ottenendo punti pesanti per la corsa al titolo.
Verstappen, per una volta penalizzato
A proposito del pilota olandese, ad Austin Verstappen ha compiuto una rimonta straordinaria dalla 16esima posizione della griglia di partenza, arrivando a contendere il podio a Raikkonen. All'ultimo giro l'ha passato con un'azione tanto spettacolare quanto irregolare: il finlandese si era difeso egregiamente non lasciando varchi liberi al rivale che per sopravanzarlo è uscito di pista con tutte e quattro le ruote. Per una volta i commissari si sono ricordati che le regole sono uguali per tutti e Raikkonen si è visto riconsegnare il podio proprio mentre Verstappen si stava preparando a salirci. Una scena comica ma Raikkonen ha così potuto festeggiare, con il suo abituale aplomb, un terzo posto che innalza il morale e muove la classifica dopo cinque gare avare di soddisfazioni. Bello inoltre il suo sorpasso su Bottas, infilato in modo spettacolare anche da Vettel, in rimonta con gomme più fresche in virtù di una strategia modificata in corsa e basata sulle due soste in luogo dell'unica prevista. Le prestazioni dei due piloti Ferrari hanno regalato sorrisi ad Arrivabene e compagni, quei sorrisi che alla ripresa del mondiale dalla pausa estiva avevano dimenticato. Ma è ancora troppo poco per contendere il mondiale ad un Hamilton che, piaccia o no, oggi se lo merita più che mai: veloce, affidabile, perfetto. Adesso ad un passo dal quarto titolo.
Ricciardo "sfortunato". Ocon e Sainz i migliori dietro i top team. Hartley al debutto
Alle spalle dei tre top team, Ricciardo a parte, ritirato con la power unit in panne, abbiamo assistito all'ennesima gara tutta grinta e sostanza di Ocon ed alla prestazione maiuscola di Sainz, al debutto sulla Renault: sesto e settimo il francese e lo spagnolo. In Toro Rosso per ovviare alla dipartita del loro top scorer, quasi tutti i punti della squadra faentina sono stati conquistati dal neo pilota Renault, hanno richiamato Brendon Hartley. Già nel vivaio Red Bull ma scartato nel 2010 ha trovato fortuna nell'endurance, vincendo nel 2015 il mondiale e nel 2017 la 24 ore di Le Mans. Ad Austin la squadra faentina gli ha regalato il debutto in F1. Resta da vedere se avrà altre possibilità, vista la buona prestazione di Kvyat (decimo ed a punti) e dato che dalla prossima gara Gasly tornerà in Toro Rosso: weekend sfortunato per lui che doveva correre l'ultima gara della Super Formula giapponese ma il campionato è stato interrotto anzitempo a causa di un tifone ed il pilota francese ha perso la possibilità di giocarsi il titolo, dopo aver rinunciato alla gara di F1 negli States. Hartley ha fatto il possibile, mettendosi in gioco con una vettura che non conosceva, costretto a partire dal fondo dello schieramento dopo la penalità ricevuta per cambio del motore. Ha visto il traguardo in 13esima posizione ma ha mostrato professionalità ed affidabilità, doti acquisite nella sua carriera da pilota endurance.
Prossima settimana Mexico City: la fine dei giochi?
Da Austin a Città del Messico, fra una settimana i sogni mondiali della Ferrari potrebbero concludersi. Almeno per quest'anno. Un anno di gioie e dolori, con ben quattro vittorie condite da altrettante pole position che hanno riconsegnato una Ferrari ai vertici. Forse non è abbastanza per i tanti tifosi che attendono un mondiale da anni, ma bisogna sempre ricordarsi da dove si viene. E la Ferrari viene da anni di stravolgimenti di organico, addii importanti, uno su tutti quello del Presidente Montezemolo, sconfitte brucianti e campionati senza soddisfazioni. "Un anno fa" dice Marchionne "se avessi detto che nel 2017 avremmo lottato per il titolo mi avrebbero deriso". Pensando a com'è andato il mondiale 2016 non ha torto. Adesso il sogno mondiale per la Ferrari sembra destinato a rimanere tale. Però...hai visto mai...
Trasferta asiatica da dimenticare per Maranello. Delusione anche a Suzuka: Vettel ritirato, Raikkonen quinto. Vince Hamilton, adesso vicinissimo al titolo, davanti a Verstappen e Ricciardo. In Ferrari più che guardare al mondiale devono ritrovare la bussola.
di Matteo Landi
Se dopo il Gran Premio di Malesia potevamo sperare in uno sprint finale stile Raikkonen 2007, campione nonostante a due gare dalla fine avesse ben 17 punti su 20 da recuperare, adesso il campionato di Formula 1 2017 tende a prendere le sembianze di quello "perso" da Michele Alboreto nel 1985 che si illuse di lottare per il titolo con Alain Prost, su McLaren, prima di incappare in 5 ritiri consecutivi nelle ultime 5 gare. Come avevamo detto, "affidabilità" sarebbe stata la parola chiave di questo finale di stagione, considerando che le prestazioni fra Mercedes e Ferrari sono ormai analoghe, anche se in Giappone il ritmo gara di Raikkonen ha destato perplessità. E così sta andando, purtroppo per gli uomini di Maranello: pochi km dopo il via una candela ha fermato Vettel e messo alle corde il tedesco sul ring di questo mondiale, adesso lontano 59 punti (tanto è il distacco dal sempre più leader Hamilton) a quattro gare dalla fine. Durante tutto l'anno abbiamo sentito gli uomini Ferrari, Mercedes e tutti gli addetti ai lavori ripetere che questo campionato si sarebbe deciso ad Abu Dhabi ma adesso Hamilton potrebbe addirittura assicurarsi il titolo già ad Austin, vincendo con ben tre gare di vantaggio. Più che le parole elargite durante questo 2017 torna in mente quanto un prudente Michael Schumacher diceva nei suoi primi anni in Ferrari, quando veniva dato in lotta per il titolo e raffreddava gli entusiasmi dandosi quasi mai come favorito. Adesso ripetere l'impresa di Raikkonen sembra un miraggio, dicevamo, anche perchè se nel 2007 Hamilton aveva in squadra il coriaceo Alonso adesso può "gestire" a suo piacimento le gare del compagno Bottas.
Hamilton impeccabile. Bottas, al servizio del caposquadra, frena Verstappen
A Suzuka l'inglese non ha sbagliato una virgola: pole position e gara sempre nelle sue mani. Quando Verstappen, autore di una bellissima prova, si è fatto minaccioso, Hamilton ha chiesto aiuto al suo box e Bottas, primo ma con ancora il pit-stop da eseguire, si è lasciato sfilare dal compagno di squadra per poi fare da tappo al pilota Red Bull. Pochi km hanno compromesso la gara del giovane olandese, sfortunato anche nel finale quando ha incontrato il doppiato Alonso. Lo spagnolo si è incistato fra il leader ed il rivale facendo perdere tempo prezioso a Verstappen che si era portato a meno di un secondo di distacco da Hamilton. Una condotta poco sportiva da parte del pilota McLaren, ancora una volta fuori dai punti. Intanto, mentre i due là davanti si giocavano la gara, Raikkonen sprofondava a più di venti secondi da Bottas, tagliando il traguardo in quinta posizione dietro al connazionale.
Finlandesi opachi: Bottas poco incisivo, Raikkonen dispersivo
Gara non convincente per i due finlandesi. Entrambi hanno dovuto scontare 5 posizioni di penalità in griglia di partenza per la sostituzione del cambio, ma se Bottas può appellarsi ad un problema di affidabilità, Raikkonen ha da fare mea culpa per l'incidente di cui si è reso protagonista nelle prove libere, recando danni irreparabili alla sua trasmissione. Le sue speranze di salire sul podio sono definitivamente tramontate nei primissimi giri di gara quando con troppa aggressività ha cercato di risalire il gruppo, finendo anche fuori pista. Il ferrarista ha poi ritrovato serenità con il trascorrere dei giri, superando con autorità gli avversari fino alla quinta posizione che ha confermato alla bandiera a scacchi.
Ferrari: come si perdono i mondiali
Chissà come sarebbe andata con Vettel in pista, considerando anche il passo gara non esaltante di Hamilton, minacciato costantemente da Verstappen, ma in Ferrari ormai si vive di "condizionali". Con gli "avremmo potuto" non si vincono i mondiali. A questo punto a Maranello devono assolutamente migliorare tutta la fase del controllo qualità, perchè i guasti delle ultime gare sono troppi, preoccupanti e ricordano il baratro in cui finì la squadra di Maranello fra il 1991 ed il 1993. Considerando la tempra di Marchionne c'è da credere che se la Ferrari non terminerà dignitosamente il campionato molto presto a Maranello cadranno delle teste.
Virtual Safety Car: procedura da rivedere
Tornando alle vicende di gara c'è da rilevare come ancora una volta l'utilizzo della "virtual safety car" abbia destato delle perplessità: utile ai fini della sicurezza ma di difficile interpretazione per i piloti. Hamilton ha complessivamente guadagnato circa 2 secondi sul rivale Verstappen in una fase in cui i distacchi sarebbero dovuti rimanere immutati. E' vero che la safety car, peraltro utilizzata ad inizio gara quando Sainz si è schiantato contro le barriere, compromette il risultato finale azzerando i distacchi, ma lo fa per tutti, dando più sicurezza ai commissari di pista intenti ad esportare la macchina incidentata del caso. Se lo scopo della "Virtual" è quello di mettere in sicurezza piloti e commissari senza alterare l'andamento della gara questo è, al momento, irraggiungile. Serviranno almeno dei correttivi alla procedura.
La gara degli altri: bene Haas, ottima Force India
Dietro ai top team si fa notare l'ottima gara delle Force India, sesto Ocon e settimo Perez (fra l'altro il proprietario del team Vijay Mallya è stato nuovamente arrestato a Londra, con rilascio su cauzione, per riciclaggio di denaro), e delle due Haas, alle spalle delle due vetture indiane con Magnussen, autore di un bellissimo sorpasso su Massa, davanti al compagno Grosjean. Passo indietro invece delle McLaren, buone in qualifica ma non convincenti proprio sulla pista di casa Honda. Poco convincenti anche le Renault con Hulkenberg appiedato da un problema all'ala mobile e Palmer 12esimo alla sua ultima apparizione nel mondiale: da Austin sarà sostituito da Sainz, in un valzer di volanti che vedrà il ritorno di Kvyat in pista nelle vesti di tappabuchi Toro Rosso. Chi ci guadagnerà? Sainz guiderà una vettura che mostra costanti problemi di affidabilità e prestazioni, Renault si avvarrà dei servigi di un pilota comunque ancora dalle prestazioni altalenanti, Toro Rosso metterà al volante un depresso Kvyat che da promessa Red Bull, capace di fare meglio di Ricciardo nel suo primo anno con la squadra austriaca, si è ritrovato investito dal tornado Verstappen, con tanto di retrocessione nella squadra faentina e successivo appiedamento per far posto al debutto del campione GP2 Pierre Gasly. Si accettano scommesse.
Arrivederci estremo oriente, incubo ferrarista
Con la gara di Suzuka va in archivio la trasferta asiatica del Circus. Tre gare che la Ferrari avrebbe potuto far sue se.....ma con "se" ed i "ma" come detto la storia non si fa. Hamilton avrà il 22 ottobre il primo match point ma in Ferrari più che guardare al titolo dovranno ritrovare la serenità necessaria per guardare con positività al 2018. Consapevoli comunque che dopo un 2016 avaro di soddisfazioni il 2017 ha comunque registrato un notevole passo avanti per le Rosse capaci fino ad ora di 4 vittorie e 4 pole position.
Troppi problemi di affidabilità in un weekend che la Ferrari avrebbe potuto dominare. Vettel ci mette l'anima e compie una rimonta epica dall'ultima posizione al quarto posto. Vince Verstappen che regola Hamilton. Mondiale ancora più in salita per la Ferrari ma è ancora lecito sognare. Ecco perchè.
di Matteo Landi
Con i "se" e con i "ma" non si fa la storia. Se la Ferrari corresse di nuovo la gara di Singapore e quella malese avrebbe in saccoccia due sonore doppiette. Invece, dopo la totale disfatta di due settimane fa a causa del discusso incidente in partenza con Verstappen, arriva una mezza battuta d'arresto che mette Vettel in una posizione ancora più scomoda per la lotta al titolo. Hamilton se ne va dalla Malesia con 34 punti di vantaggio sul rivale, frutto di un secondo posto quanto mai proficuo considerando le difficoltà prestazionali della Mercedes, lontana dalla Red Bull vincente con Max Verstappen. Il quale passa dalle stalle di Singapore alle stelle della Malesia: mente lucida, partenza senza intoppi, sorpasso vincente su Hamilton e corsa indisturbata fino alla bandiera a scacchi.
Ferrari, che fine ha fatto l'affidabilità?
Per vincere in Formula 1 servono prestazioni ed affidabilità. La sfortuna non esiste ed in Ferrari lo sanno benissimo. A Singapore c'ha pensato Verstappen a mettere fuori gara le due Ferrari, in Malesia la Scuderia di Maranello si è invece complicata la vita da sola. Problemi di affidabilità hanno costretto Vettel a saltare le qualifiche, relegandolo all'ultima posizione sulla griglia di partenza, ed hanno obbligato Raikkonen alla resa prima ancora della disputa della gara. Il finlandese aveva l'occasione per tornare alla vittoria: seconda posizione conquistata in qualifica, vettura velocissima come poi dimostrato da Vettel in gara, ed il compagno di squadra troppo lontano per pensare di dovergli cedere la posizione.
Raikkonen, la sfortuna non esiste, ne siamo sicuri? Ma la speranza di Vettel viene dal passato del finlandese
Ecco, nel caso di Raikkonen si fa fatica a credere che non esista qualcosa che va al di là della ragione e della logica, si può comunque affermare che l'ultimo campione del mondo Ferrari ha il difetto di trovarsi spesso e volentieri al momento sbagliato nel posto sbagliato. Eppure è prendendo spunto dalla sua precedente storia in Ferrari che Vettel e compagni possono ancora sperare nel titolo mondiale: correva la stagione 2007, a due gare dalla fine Raikkonen era staccato di ben 17 punti dal leader Hamilton, al tempo la vittoria ne assegnava solo 10, ed abbiamo ancora nelle mente il ricordo del finlandese festoso (per i suoi standard, ovviamente) e titolato sull'ultimo podio di quella stagione. Oggi per Vettel il mondiale è quasi un miraggio ma la velocità che ha mostrato in pista fa ben sperare. Il cuore non manca al tedesco, capace di una rimonta epica dalla 20esima posizione (19esima se si considera la debacle del compagno di squadra) alla 4a, sfiorando il podio dopo aver viaggiato constantemente più veloce di tutti gli altri. Un piccolo campanello d'allarme ha frenato l'attacco finale alla terza posizione di Ricciardo quando dal box hanno invitato Vettel a gestire la meccanica della sua vettura affaticata dal suo ritmo indiavolato. Probabilmente se un disattento (?) Alonso non avesse reso difficile il doppiaggio al collega di rosso vestito, allora Vettel avrebbe avuto qualche chance in più ma come detto, con i "se" e con i "ma" la storia non si fa. Se la velocità delle Rosse da qualche speranza, la sopraggiunta carenza di affidabilità proprio nelle fasi cruciali della disputa mondiale preoccupa molto i fans del Cavallino: i troppi problemi lasciano pensare che la Ferrari sia arrivata con il fiato corto a questo punto del mondiale o che gli sviluppi portati in pista l'abbiano resa tanto veloce quanto fragile. Con una sola settimana a disposizione, fra 7 giorni si disputerà il Gran Premio del Giappone, non sarà facile per il box Ferrari capire le cause dei vari inconvenienti occorsi nel difficile weekend malese. Sarà un alba da ricordare per i ferraristi o un giorno da dimenticare?
Vandoorne il migliore degli altri: che gara! Fra i peggiori Stroll: stacca la ruota a Vettel nel giro d'onore
Una volta parlato dei due rivali al titolo e del grande protagonista di giornata Verstappen, alla seconda vittoria in carriera, qualche parola merita di essere spesa per il miglior attore non protagonista della puntata n. 15 di questo mondiale: Stoffel Vandoorne, il quale si è preso il lusso di "bastonare" per tutto il weekend il top driver Fernando Alonso. Il belga, settimo al traguardo, ha fornito una prestazione decisamente convincente, tanto più se si pensa appunto al risultato del compagno di squadra, 11esimo e fuori dai punti. I peggiori di giornata sono invece Bottas, a quasi un minuto dal vincitore e Stroll, franato su Vettel nel giro di rientro ai box dopo la gara. Vettel ha abbandonato in pista la propria vettura con la sospensione posteriore sinistra distrutta. Speriamo che questo non abbia causato ulteriori problemi alla sua Ferrari, altrimenti il prossimo weekend della Rossa potrebbe partire nuovamente in salita con tanto di penalità per la sostituzione del cambio.
Addio Malesia, è stato un piacere
Con la gara appena trascorsa la Malesia dà l'addio alla Formula 1. Il ricordo va al primo Gran Premio della sua storia, nel 1999, con Schumacher rientrante dopo l'infortunio alla gamba e la doppietta Rossa, al 2000, con lo stesso Schumacher e compagni con in testa una parrucca rossa festosi per la vittoria del mondiale costruttori. Un circuito tecnico, uno dei pochi, se non l'unico, di nuova generazione in grado di fornire sempre gare interessanti con i suoi curvoni veloci, allunghi e staccate in grado di regalare sorpassi. Addio Malesia, sperando sia un arrivederci. E' stato un piacere. Quasi per salutarci con il sorriso il weekend malese ci ha regalato una simpatica nota di colore: nella gara di contorno in F.4 nessuna vettura ha visto il traguardo, calcoli errati e tutti a secco di carburante.
Poteva essere la vittoria della svolta ma Verstappen ha detto no. Vettel e Raikkonen out. Hamilton vince e vede il titolo più vicino. Ferrari, è la fine del sogno?
di Matteo Landi
Una qualifica esaltante, da pelle d'oca. Vettel aveva conquistato la pole position accarezzando muretti, pennellando curve, spremendo ogni cavallo dalla sua Ferrari. Le premesse per cancellare la pessima prestazione monzese c'erano tutte. Pronti al colpaccio, per tornare in testa al mondiale. Invece la gara di Vettel, anzi di entrambe le Ferrari, è durata pochi metri. Dopo la seconda posizione conquistata in qualifica Verstappen aveva giurato battaglia a Vettel: si sarebbe giocato la gara subito, al primo giro. Peccato che la corsa sia finita immediatamente contro la ruota posteriore destra di Raikkonen, il quale è carambolato contro Vettel. Hamilton, solo quinto in qualifica, un pò ci aveva sperato. E come nella migliore recente tradizione la fortuna c'ha visto benissimo, la sfiga...no. Perchè non è il caso di parlare di sfortuna.
Verstappen fa strike, ma sotto accusa finiscono i piloti Ferrari: perversione in Formula 1
Ogni volta che Verstappen si trova nei paraggi delle due Ferrari sono guai ed il Gp di Singapore non ha fatto eccezione. Analizzando bene l'accaduto la condotta di Verstappen è parsa meno grave di altre volte e, tutto sommato, l'incidente a tre dall'esito drammatico potremmo catalogarlo come incidente di gara. Tuttavia le dichiarazione del giovane pilota, rilasciate a fatto avvenuto, aggravano la sua posizione. Invece che mantenere toni pacati ha preferito addossare la colpa a Vettel il quale, in lotta per il titolo, avrebbe dovuto evitare pericoli non contendendo la posizione al rivale e, con il sorriso di colui che è soddisfatto della perversione appena compiuta, si rivela felice che la sua stessa sorte sia toccata ai due piloti Ferrari. Da torello qual'è, considerando la squadra per cui corre, anche stavolta il rosso gli ha dato alla testa. Nel 2012 Grosjean ricevette una gara di squalifica dopo l'incidente causato al via nel Gp del Belgio. I commissari erano stanchi di averlo sempre al centro delle polemiche e quella volta esagerò. Con l'aggravante dell'aver compromesso le aspirazioni al titolo iridato di Alonso ed Hamilton, messi fuori gara dal francese. Oggi neanche una ramanzina alla giovane star della Formula 1, alla quale tutto è concesso, anche di mettere fine alle speranze iridate di Vettel. Al tedesco adesso servirà un miracolo per tornare a sognare e beffa delle beffe, è stato addirittura messo sotto investigazione per la sua condotta al via, la stessa di tutti i poleman: un accenno a chiudere l'avversario prima di impostare la curva. Assurdo, tanto quanto è stato detto e scritto nei confronti di Raikkonen. Il finlandese si è ritrovato attaccato dai mass media per essere....partito bene. Quando rimane distante dal compagno di squadra è un bollito, quando può vincere non deve perchè lui è lo scudiero, quando è protagonista di uno scatto perentorio al via, beh, poteva rimanere nel suo torpore. Ormai tutto è il contrario di tutto ma statene certi, se al posto di Verstappen ci fosse stato un uomo di Rosso vestito si sarebbe beccato una penalità a caso pescata nel mezzo degli (inutili?) articoli del regolamento sportivo. Ma di Rosso non è, veste una tuta con il marchio Red Bull e baldanzoso si aggira nel paddock della Formula 1 quasi felice del regalo fatto alla squadra per la quale, forse, aspira a correre.
2 ore di gara e protagonisti inattesi dietro ai pochi big superstiti
Peccato che quanto accaduto al via abbia gettato un'ombra sulla gara che, dietro al leader Hamilton, si è rivelata avvincente. Su una pista scivolosa, a causa della pioggia caduta prima del via e cessata durante la gara, non sono mancate le occasioni di sorpasso: Magnussen, poi ritiratosi per problemi tecnici, ha lottato come un leone, facendo anche a ruotate senza eccedere nell'illecito. Lo stesso si può dire di Vandoorne, arrivato al traguardo addirittura in settima posizione. Dietro a Palmer, grande sesto in una delle ultime gare della sua carriera: il prossimo anno Renault fornirà il motore a McLaren, la quale cederà la power unit alla Toro Rosso che non vedrà più Sainz alla guida visto che quest'ultimo si prenderà proprio il sedile che adesso occupa l'inglese. A proposito di Toro Rosso e di Sainz, grande gara di quest'ultimo, quarto e primo degli altri....rimasti in pista. Dei big che hanno visto il traguardo, Bottas non ha convinto ma ha comunque portato a casa i 15 punti del terzo posto e Ricciardo, dopo un venerdì ed un sabato da leone, non è riuscito a contrastare un Hamilton in difficoltà nelle prove ma rinvigorito dal regalo servito da Verstappen. L'inglese è stato fortunato ma bravo a mantenere il sangue freddo nonostante le neutralizzazioni con safety car che hanno portato la gara al limite delle due ore ed è uscito dalla temuta gara di Singapore con ben 28 punti di vantaggio sul rivale Vettel. Alla fine del Gran Premio la mente va al 2008 ed a quella Ferrari che, sempre a Singapore, procedeva nella corsia box con il tubo del rifornimento attaccato. Punti persi per Massa, che a fine stagione fu battuto per un soffio da Hamilton. Singapore 2017, doveva essere la riscossa Ferrari ed invece potrebbe essere l'addio all'iride. Sognare è lecito, ma adesso serve un miracolo ed un....Verstappen lontano cento metri.
La Porsche Carrera Cup Italia è tornata lo scorso weekend a Imola in occasione del quinto appuntamento della stagione 2017, e sul circuito di casa il team Dinamic Motorsport non ha deluso le aspettative, conquistando finalmente la prima vittoria stagionale grazie a Gianmarco Quaresmini.
Il giovane pilota bresciano ha disputato infatti una perfetta Gara 2 in condizioni molto difficili a causa della pioggia battente arrivata nella mattinata di domenica sull' "Enzo & Dino Ferrari"; Quaresmini ha sfruttato al meglio la pole position dovuta alla griglia invertita rispetto al risultato di Gara 1 (dove aveva chuso 6° dopo una bella rimonta dall'undicesimo posto) e nei primi giri ha guadagnato quei secondi di margine sugli inseguitori che ha saputo mantenere fino alla fine. Una prova di carattere dopo i diversi podi ottenuti nella prima parte della stagione e la Top 10 sfiorata nella Porsche Supercup.
Detto di Quaresmini, per i colori Dinamic Motorsport sono arrivati altri punti grazie anche a Francesca Linossi e Alex De Giacomi: la giovane lombarda in Gara 1, nel tentativo di superare Alex De Giacomi, è arrivata lunga al Tamburello perdendo un paio di posizioni e chiudendo sotto la bandiera a scacchi al 9° posto proprio alle spalle del compagno di squadra, secondo in Gara 1 tra i piloti della Michelin Cup; più sfortunato il debuttante Luca Pastorelli che, dopo un'ottima qualifica, è stato costretto a rientrare ai box e a ritirarsi per la rottura del radiatore causata da un lungo sui cordoli del Tamburello a sua volta dovuto a crisi di freni. Appena fuori dal podio Michelin Cup in Gara 1 il monegasco Stefano Zanini.
In Gara 2 settima e di nuovo a punti la sempre combattiva Francesca Linossi mentre Alex De Giacomi è riuscito ad agguantare il terzo posto nella Michelin Cup nonostante un errore abbia compromesso la sua gara nei primi giri quando è stato autore di un testacoda; alle sue spalle, ancora un solido Stefano Zanini.
Gianmarco Quaresmini: "Sono ovviamente super contento di questa vittoria. Le condizioni erano difficili ma non estreme; dopo il via dove sono scattato bene, ho cercato di non commettere errori stando lontano dalle insidie come i rigagnoli e i cordoli, tenendo però un passo regolare. Peccato che questa vittoria sia arrivata un po' tardi, avessi vinto al Mugello, chissà, magari il mio campionato avrebbe potuto prendere una piega differente. L'obiettivo è stato comunque raggiunto e siamo davvero felici."
Per i protagonisti della Porsche Carrera Cup Italia ora qualche giorno di pausa, prima di tornare in azione al Mugello in occasione del Porsche Festival 2017 (29 Settembre - 1 Ottobre).
Davanti al pubblico di casa, il team Dinamic Motorsport non ha mancato l'obiettivo, ovvero quello di salire sul podio Porsche Supercup nell'ambito del GP d'Italia 2017.
A conquistare il terzo gradino del podio, dopo una gara spettacolare, è stato Mattia Drudi: il riminese, partito dalla sesta posizione dopo l'annullamento delle qualifiche causa nubifragio, ha attaccato sin da subito infiammando il pubblico monzese. Nonostante una manovra al limite da parte di Ammermulluer alla Prima di Lesmo, Drudi non si è fatto intimorire e nella seconda metà di gara ha sopravanzato prima Lukas, poi Cullen e Olsen mentre nel corso dell'ultimo giro ha avuto la meglio su un osso duro come Van Lagen, conquistando così un podio meritatissimo e facendo segnare il giro più veloce della gara.
Se da una parte c'è felicità per il podio di Drudi, dall'altra in casa Dinamic Motorsport si respira amarezza per l'epilogo della gara di Daniele Di Amato: il romano, reduce dall'episodio sfortunato di Spa a pochi metri dalla bandiera a scacchi, sul veloce tracciato brianzolo non è andato oltre la Prima Variante: alla frenata dopo il semaforo verde infatti, un incidente innescato da Cammish ha coinvolto sia Pereira che l'incolpevole Di Amato, chiamando in causa la Safety Car e mettendo altresì fine a ogni possibilità di lottare per un possibile piazzamento nella Top 5, considerato il passo mostrato nelle prove libere.
Gara grintosissima tutta all'attacco per Gianmarco Quaresmini: il giovane bresciano, protagonista nella Porsche Carrera Cup Italia, ha sfruttato al meglio il miracolo dei propri meccanici (che hanno ricostruito la 991 GT3 #34 in soli tre giorni dopo l'incidente di Spa-Francorchamps) rendendosi protagonista di due bei duelli e di alcuni sorpassi decisi, che dalla ventunesima piazza al via lo hanno portato a chiudere ad un passo dalla Top 10.
Mattia Drudi: "Sono molto molto contento, da sesto al via a terzo al traguardo, è un gran bel risultato! Tra sportellate e lunghi ce l'abbiamo fatta! Peccato non aver avuto la possibilità di lottare per partire più avanti a causa dell'annullamento delle qualifiche, perché il passo era per salire più in alto sul podio! Siamo molto soddisfatti, ora non resta che chiudere al meglio a Città del Messico."
Daniele Di Amato: "Ormai è andata così... Finire la gara più importante dell'anno dopo 200 metri fa male, soprattutto sapendo di essere veramente competitivi. Il contatto di Cammish su Pereira è stato decisivo ad innescare l'incidente. Ricorderò questo Gp per l'incredibile saluto fatto da tutta la tribuna piena in Prima Variante e per tutte le persone che mi sono venute a trovare nel Porsche Village. Si guarda avanti come sempre, per andare ad affrontare al meglio l'ultimo round in Messico."
Gianmarco Quaresmini: "Bene dai, sono contento di quanto fatto qui a Monza perché avevo un buon passo e la mia Porsche andava davvero bene, e per questo devo ringraziare tutti i ragazzi di Dinamic Motorsport per l'incredibile lavoro che hanno fatto negli ultimi giorni. Peccato che all'inizio sono rimasto un po' indietro, perdendo qualcosa in mezzo al gruppo, ma ho evitato problemi nel primo giro. Dopo la Safety Car ho attaccato al massimo, recuperando bene e posso dirmi soddisfatto di questo weekend monzese. Ora siamo pronti per dare il massimo a Imola nella Carrera Cup Italia!"
Con questo risultato Mattia Drudi si conferma 7° nella classifica generale (4° tra i Rookies) mentre Dinamic Motorsport consolida la quarta piazza tra i team. Prossimo e ultimo appuntamento della stagione all'Autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico nel weekend del 27-29 ottobre.