Ferruccio de Bortoli: "oggi celebriamo l'estetica della parola"
di LGC - Parma, 2 Dicembre 2013 --
Il Teatro Regio, gremito come alle prime verdiane è stato, per due giorni, il palcoscenico delle celebrazioni bodoniane. Organizzato dall'Osservatorio permanente Giovani Editori in collaborazione con la Fondazione Cariparma, nelle due giorni del Teatro Regio si è discusso sulla grandezza del Bodoni e, in conclusione, si è registrata la sua grande attualità anche e forse soprattutto, verrebbe da dire, nell'era dell'informazione digitale.
Ne è assolutamente convinto Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, secondo il quale da Bodoni occorre trarre l'insegnamento dell'estetica e "oggi celebriamo l'estetica della parola". L'avvento dell'informazione digitale non potrà soppiantare i giornali in quanto il lettore "ha un rapporto intimo e privato, sottolinea De Bortoli, con il giornale. Ama sfogliare il proprio giornale ". Questo rapporto "fisico" con il quotidiano deve esaltare la funzione grafica della notizia secondo un classifica di "senso". "Qualcosa di piacevole e ordinato che è uno degli obiettivi del nostro lavoro". E i lettori, a dire di De Bortoli, lo hanno capito e spesso ne suggeriscono loro stessi i cambiamenti. Dal suo privilegiato punto di osservazione, ha notato come il lettore non ami la spettacolarità ma al contrario apprezzi una veste di sobrietà dove la "grafica non esonda, che non schiaccia la parola ma che abbia un rapporto armonico con gli altri strumenti della comunicazione".
Venendo nello specifico a trattare del web, è opinione di Ferruccio De Bortoli occorra avere rispetto della rete e "del pubblico della rete che, in qualche modo esercita una funzione di controllo sugli organi di informazione." Occorre però avere anche il coraggio di andare controcorrente per proporre una informazione il più trasparente possibile cercando di rispondere a tutti. Con l'avvento del digitale il lettore si è trasformato anche in giornalista e spesso "anche in ottimo giornalista". Il rischio però genera qualche inconveniente e alle volte "occorre avere il coraggio di andare contro l'onda. Non sempre la rete rappresenta la mediana della popolazione. Allora il giornalista non deve farsi troppo influenza, ma tenerne senz'altro conto. Se un giornale svolge una buona funzione a volte le informazioni utili sono anche quelle sgradite. Quando non c'è trasparenza non c'è giustizia. quindi credo che occorra mantenere la propria autonomia." Questo è il nuovo mondo, conclude il direttore del Corriere della Sera perché le "reti sono sempre più aperte, non ci sono più gradini ma si corre anche il rischio che non si trovi più il confine tra ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è effimero e quello che è sostanziale, quello che è lecito e quello che è illecito".
La mattinata era iniziata con Matteo Montan, amministratore delegato di Gazzetta di Parma da sette mesi il quale, partendo dalla sua esperienza in "Buongiorno" intende trasferire "a questo settore che negli ultimi anni è in evidente difficoltà quello che ho imparato in questi anni." Montan, che come lui stesso afferma "viene da una famiglia di giornalisti", motiva la scelta di fare il suo ritorno al giornale più antico d'Italia che nasce dalla constatazione che proprio "nella provincia risieda un potenziale di innovazione straordinario."
E' stata poi la volta del Direttore della Gazzetta di Parma, Giuliano Molossi, il quale prima del suo intervento concentrato prevalentemente su Bodoni e il suo rapporto con la "Gazzetta di Parma" ha voluto ricordare il Professor Carlo Gabbi, recentemente scomparso, presidente della Fondazione Cariparma che ha contribuito alla iniziativa odierna promossa dall'Osservatorio permanente Giovani Editori.
Molto probabilmente - sottolinea il direttore del quotidiano locale - Bodoni non sarebbe diventato il più grande tipografo se non fosse stato a Parma. Giuliano Molossi nella escursione storica del tempo rileva come Parma esprimesse i migliori architetti, artisti e cuochi. "Bodoni non è stato solo un maestro dell'arte tipografica ma un geniale innovatore. Era un perfezionista per amore del bello. Curava tutti i particolari per la passione straordinaria del proprio lavoro."
In conclusione "bodoniano" oggi è sinonimo di bello, elegante, misurato in una amalgama perfetta. Ed il migliore interprete moderno del genio tipografico - secondo Molossi - è Franco Maria Ricci il quale iniziò la propria avventura proprio con la ristampa del manuale di Bodoni raccogliendo, da subito, un grande successo internazionale.