Giovedì, 24 Marzo 2022 18:33

Dopo la chiusura invernale riaprono il museo dell'Abbazia e il museo collezione Mazzolini di Bobbio In evidenza

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Il Museo Collezione Mazzolini accoglierà i visitatori con una parte completamente rinnovata e riallestita


Dopo la pausa invernale, in occasione dei festeggiamenti per la celebrazione dei 900 anni della Cattedrale di Piacenza, il Museo dell’Abbazia e il Museo Collezione Mazzolini di Bobbio riaprono le porte al suo pubblico.

Sabato 26 marzo e Domenica 27 marzo 2022, in occasione delle Giornate di Primavera FAI, i musei saranno aperti eccezionalmente con i seguenti orari:
Sabato apertura dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17, con ultimo ingresso alle 16.30.
Domenica apertura dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17, con ultimo ingresso alle 16.30.

Per entrambi i giorni sarà possibile partecipare alle visite guidate ai musei che partiranno:
Sabato alle 11 - 14 - 15 - 16 e domenica alle 12 - 14 - 15 - 16.

Dal primo weekend di Aprile i musei apriranno con i nuovi orari stagionali:
Sabato dalle 14.30 alle 17, con ultimo ingresso alle 16.30 mentre domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17, con ultimo ingresso alle 16.30.

Per i due pomeriggi del weekend si avrà la possibilità di prenotare due visite guidate, una alle 14 e una alle ore 16 che partiranno al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti. Per maggiori informazioni e costo dei biglietti si possono contattare i musei alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiamando il numero 351 7221207.

Sarà un’ottima occasione per venire a visitare i due musei, e la parte completamente rinnovata e riallestita del Museo Collezione Mazzolini. L’innovazione più significativa ha interessato i capolavori dei grandi artisti, dove per meglio risaltarne l’importanza e originalità nel variegato panorama espositivo, si è scelto di operare su un triplice binario: dilatare lo spazio tra le opere in mostra e quelle afferenti ai singoli pittori (Baj, Cassinari e Fontana); ridurne il numero come nel caso di De Chirico; riservare loro un’intera porzione di parete (De Pisis, Pomodoro e Tomea). Nelle ultime sezioni, oltre a qualche piccola aggiunta di carattere astratto-filosofico con le opere di Savelli, L’universale nel particolare e Po Jong S 2015, compaiono due quadri di assoluto valore, finalmente incentrate sui meccanismi comunicativi della Pop Art: Garibaldi visita i feriti, dell’autore Spadari che revisiona la storia politica italiana con la tecnica innovativa della solarizzazione, e il bellissimo collage di Raymond Georgein dal titolo quanto mai attuale La faim, che arricchisce in termini contenutistici una riflessione già in atto sulla cultura del riuso, iniziata qualche anno prima nei manifesti di Rotella.

I musei aspettano impazienti di accogliere i visitatori consapevoli che in tempi difficili, dove l’uomo sembra aver dimenticato la ragione e l’importanza del dialogo con i suoi simili, l’arte annulla le distanze, riduce i conflitti, ma potrà davvero salvare il mondo? La risposta per ora, lasciamola a Dostoesvskij.

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