Un breve viaggio tra lo stupore, l’energia, la tradizione e la cucina di una delle città più sorprendenti degli Stati Uniti, crocevia di storia e tendenze.
Articolo e foto di Chiara Marando –
Domenica 24 Settembre 2017 -
“L'inverno più freddo che abbia mai trascorso fu un’estate a San Francisco”, così Mark Twain definì una delle città più sorprendenti degli Stati Uniti. Crocevia di storia e culture, epicentro di tendenze, ideologie e sogni, ma soprattutto luogo in divenire che affronta il nuovo con sfacciato coraggio forte di un passato che si è formato sulla scia della multiculturalità spinta.
San Francisco è pazzia, equilibrata riservatezza, prepotente tradizione e accogliente frenesia; San Francisco è le sue eleganti vie che si inerpicano merlate di case variopinte e dallo stile inequivocabilmente personale; è i Cable Car che percorrono lentamente le street carichi di visi, sorrisi, stupore e speranze; è scontro di architetture e design; è concentricità di lingue e usanze; è arte e improvvisazione; è semplicità e modernità.
Basta aprire una qualsiasi guida per ritrovare quei simboli che ne fanno un unicum, che spingono a dire “devo andare” ma soprattutto “devo tornare”. Consigli di viaggio, appunti scritti velocemente su un taccuino, mappe alla mano e macchina fotografica pronta a scattare sono la “strumentazione” tipica del turista, simbolo dei buoni propositi per una visita a prova d’arte, ma difficili da seguire una volta immersi nell’energia frastornante di questo luogo. Ci si lascia trasportare. Questo è tutto.
Si segue il flusso cercando di assorbire tutta la bellezza di ogni dettaglio, si sentono le voci, si percepiscono i profumi e ci si ferma a provare. Ecco si, questo è quello che di certo non si può evitare…il provare. Assaporare le specialità di San Francisco significa anche tuffarsi nella sua tradizione marinara. Qui il luogo per eccellenza è il famoso Fishermann Wharf, più che un porto un paese nella città, quello dei pescatori.
A fare da padrone è il brusio confuso di turisti, ristoratori, artisti di strada che calamitano l’attenzione, avventori affamati e marinai che si improvvisano cuochi. E’ un attimo e passata l’enorme insegna che identifica l’inizio dell’area, o per meglio dire della “festa”, ci si trova nel bel mezzo del mercato del pesce: ristoranti, bazaar, food truck e un miscuglio indefinito di odori che ti spingono ad osservare. Puoi preferire la tavola apparecchiata e il piatto caldo seduto su una comoda sedia, ma qui la vera San Francisco mangia in piedi il suo panino con l’aragosta o il granchio, mantenendo al sicuro il suo spazio vitale. Perché non sai mai in quanti ti spingeranno per accaparrarsi il pranzo, o chi c’era prima in fila, sai solo che prima o poi riuscirai ad addentare qualcosa di delizioso e appena preparato.
Le specialità richiamano il mare con succulenti “combo” di fritti, mantecati di pesce, bontà al vapore e poi lei, la famosa Clam Chowder. Molto più di una zuppa.
Secondo quanto specificato nel “Dizionario del Cibo e delle Bevande Americane” di John F. Mariani furono i marinai bretoni sbarcati nel 17° secolo in Groenlandia, Nuova Scozia e New England i creatori di questa vellutata zuppa di vongole con panna, patate e bacon. Originariamente preparata il venerdì come alternativa alla carne, può essere accompagnata con gli oyster crackers, piccoli biscotti salati a forma esagonale. Nel corso del tempo sono state numerose le versioni proposte dalle varie città americane, ma è a San Francisco che la Clam Chownder ha trovato la sua reale connotazione: servita in pagnotte a lievitazione naturale che si gustano pezzo per pezzo con la zuppa.
Inutile dire che l’atmosfera del Fishermann Wharf fa il resto e rende questo piatto dal gusto particolare una di quelle specialità da provare almeno una volta nella vita, un tuffo nella cultura marinara del luogo.