Fabio Vezzani - Sommelier abilitato – AIS Emilia Romagna -
Via Guicciardini, 19
42122 Reggio Nell'Emilia (RE)
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Possiamo ormai interpretarlo nei modi più diversi questo evento perché si parla di appuntamento senza vincoli ma principalmente votato all'intraprendenza di una collettività. Dedicato alla storia ed alla cultura del luogo che ravvivandosi di anno in anno, è giunto alla sua terza edizione creando simpatie, senza mai perdere quel pizzico di ironia ma soprattutto ponendo temi cruciali per la promozione del territorio e delle sue eccellenze.
da L'Equilibrista - La giornata del 18 novembre è scandita in modo veloce ed organizzato, a tal punto che ognuno ormai ha il suo compito preciso da assolvere e senza battere ciglio sa cosa fare. Gli attori sono sempre loro e questo ormai è fonte di tranquillità per il Pubblico presente tanto d'aver creato una squadra ben rodata che ogni anno aggiunge qualcosa per la Comunità locale senza mai scadere nell'ovvietà.
Il palio è un momento conviviale è vero, non vuole essere preso alla leggera però perché i giurati sono persone del territorio e soprattutto fanno parte di quella fascia di persone che consuma Lambrusco con regolarità e quindi può fornire un parere sincero e soprattutto anonimo, vista la rigorosa scelta delle degustazioni alla cieca.
Ci accoglie l'assessore alle attività produttive Cristian Bezzi che insieme al sindaco di Canossa, Bolondi Luca, fanno gli onori di casa e si capisce subito quanto il lavoro delle comunità locali sia prezioso, soprattutto per la passione e la genuinità che serve per la buona riuscita di eventi che hanno come primo obiettivo quello della crescita dei prodotti del territorio. Per questo l'idea di aprire la mattinata all'introduzione della Spergola vitigno bianco autoctono reggiano, non è banale ma è strategica, perché come hanno ricordato bene sia Giorgio Monzali che Tiziana Montruccoli, in qualità di rappresentanti della Compagnia della Spergola, per promuovere un territorio al meglio c'è bisogno di tutti senza distinzioni, concetto ripreso anche dall'intervento di Clementina Santi, assessore alla cultura.
Esercizio di divulgazione e di crescita che il Comune di Canossa, di concerto con l'Associazione Italiana Sommelier di Reggio Emilia, ha ideato per portare conoscenza e soprattutto testimoniare come il lavoro di squadra sia centrale per lo sviluppo collettivo. I sommelier intervenuti, hanno condotto la giornata e Romeo Catellani, responsabile della Didattica AIS di Reggio Emilia, ha gestito il banco di assaggio descrivendo le modalità di fruizione ed i punteggi da assegnare ai vini testimoniando in prima persona come iniziative al pari di questa siano un volano senza eguali per il turismo e per la consapevolezza delle ricchezze italiane nel Mondo. Non per citare sempre i soliti ma c'è una nazione al di là delle Alpi che lo fa benissimo da diversi anni.
Ovviamente come in tutte le edizioni abbiamo assistito ad un podio che ha sancito un vincitore assoluto. Sul gradino più alto troviamo pertanto la Cantina Albinea Canali con l'Ottocentonero, tallonato a stretto giro dalla Cantina Ermete Medici che ha piazzato ben due attori di prim'ordine, l'Assolo ed il Concerto, rispettivamente secondo e terzo.
A seguire, Cantina di Aljano con la Rosa del Borgo, Cantina Puainello con la Scorza Amara, Cantine Riunite con il 1950, ancora Cantina di Aljano con il Settefilari, Cantina Masone con il suo Latorre, Cantina di Gualtieri con il Buccia Amara, Cantina Puianello con l'Amarcord, Cantina Masone Campogalliano con il loro Reggiano, Cantina Gualtieri con Ligabue, Cantina Venturini Baldini con il Marchese Monodori, Cantina Prati con il Tralcio, Cantina Venturini Baldini con il Rubino del Cerro, Cantina Emilia Wine con il Grasparossa e a chiudere Cantina Casali con il Lambrusco 13.
La chiusura dell'evento ed i saluti regalano il naturale suggello di una giornata che continua a generare consenso e soprattutto quest'anno, ha sancito l'impegno da parte del Comune di Ciano per la divulgazione della conoscenza dei due vitigni, nonché la voglia di impegnarsi per strutturare sempre nuove iniziative che possano dare slancio ed impulso alle Comunità locali.
Passando dal Lambrusco si è già arrivati a parlare di Spergola, quindi chissà cosa ci riserverà questo gruppo di lavoro per l'anno prossimo...
Ad un anno esatto dall'apertura di FICO, le mie considerazioni su di una macchina imperfetta che però ha avuto il pregio di osare e che sta faticosamente macinando consensi nonostante l'Italia e gli Italiani.
da L'Equilibrista Bologna 24 novembre 2018 - Quando da piccoli si chiedeva alla maestra come si poteva iniziare un tema, la risposta era solitamente quella di iniziare a scrivere prima di tutto, senza pensare a regole prestabilite o stili linguistici perché comunque iniziando, le idee uscivano da sé.
Quello che è successo a FICO dall'anno scorso è molto simile.
E' stato come trovarsi in un'aula futuristica, nella quale però i bambini avrebbero sognato libri e lezioni all'aria aperta, imparando direttamente dalle esperienze dirette, vedendo animali veri pascolare, toccando foglie di piante dalle quali staccare la frutta maturata al sole e poterla mangiare, oppure lavorando il proprio orticello e a fine giornata, ritornare con il prodotto che si è coltivato da sè.
Non serve essere detrattori in questa fase, perché ci voleva coraggio a riconvertire l'antico mercato ortofrutticolo di Bologna già in declino da anni e riadattarlo, puntando su di un disegno totalmente nuovo.
Per questo bisogna portare idee nuove per aiutare questo sogno a non scomparire, serve vedere FICO come un luogo capace di produrre veramente con le proprie forze un prodotto coltivato ed allevato all'interno delle sue strutture, portando cultura ed innovazione nel servizio e nell'offerta, perché la sola innovazione del formato o la semplice cultura al prodotto di alta gamma non basta più.
La mia esperienza ad oggi, da operatore che frequenta questo spazio sin dalla prima apertura e che ha preso parte e circa una cinquantina di eventi all'interno di esso, ed in momenti diversi aggiungo, è che si poteva osare ancora di più, magari puntando alla produzione di latte marchiato FICO ad esempio, o all'allevamento diretto del bestiame per ottenerne selezioni kilometro zero o dedicati, proprio come se fosse una comunità di produzione ultra settoriale e che su queste esperienze, si sarebbe potuto costruire una vera e propria immagine di marca, perché supportata dal vero prodotto "Made in FICO".
Innovare oggi significa portare qualcosa che non c'è e soprattutto prevedere dei cicli velocissimi di rotazione delle idee perché ciò che funziona è legato alla fidelizzazione ed alla esclusività, tanto che il cliente apprezzerebbe affidare a FICO la gestione della qualità della sua personale dispensa prodotti e magari farsela spedire a casa. Di tanto in tanto portare la famiglia a vedere come procedono le sue colture e magari prenotare il proprio spazio per consumare i suoi prodotti in loco per dedicarsi a cene esclusive per reinventare un formato classico in un qualcosa di unico.
Qualcosa di veramente FICO insomma.
Nessuno sarà mai profeta in patria come si usa solitamente dire e soprattutto nessuno vuole fare scuola a chi ha il coraggio di buttarsi e ha avuto la brillante idea di portare ricchezza ai produttori italiani creando valore all'estro nel nome dell'Italianità, però credo che i punti di vista siano preziosi e servano per crescere e reinventarsi continuamente.
"Mai tanta violenza era arrivata sin qui" ... "Qui da Noi una cosa così è totalmente nuova", "Neanche il carico della neve in piena stagione aveva mai fatto danni del genere"
da L'Equilibrista - Moena, Trentino Alto Adige 02-11-2018 -
E' toccato anche al Trentino, quel tanto adorato paesaggio che ha sempre ospitato feste e momenti gioiosi di tanti di Noi, farci comprendere come le situazioni a volte siano davvero appesa ad un filo, quanto le circostanze possano cambiare radicalmente la vita di ognuno senza preavviso e senza una ragione.
Arrivo sul posto pensando di registrare qualche sporadico cedimento del terreno e magari dare voce all'Amministratore di turno che condanna una situazione protratta per anni e che, magari per mancanza di fondi, non è mai stata sanata prima.
Stavolta invece si tratta di arrendersi nuovamente davanti a Madre Natura, accettando come non ci sia proprio nulla da fare nonostante manutenzioni periodiche, efficienza e scelte strategiche siano buona pratica di queste Amministrazioni. Sul territorio trentino infatti sono risultate ininfluenti stavolta e nulla si è potuto fare al fine di prevenire qualcosa che non era scritto e che ha condannato un paesaggio ed una Comunità a prendere atto di quanto accaduto limitandosi solo ad arginarlo alla bene meglio.
Soprattutto nelle serata di Lunedì, si è registrato infatti un vero e proprio incubo per gli abitanti della val di Fassa e della val di Fiemme che sono stati letteralmente investiti da una progressione di vento e pioggia senza precedenti e che ha letteralmente sradicato alberi centenari dal suolo facendoli cadere privi di vita mettendo a repentaglio tutto quanto fosse sulla loro discesa incontrollata agevolata da dirupi e sentieri montani.
Solo grazie alla celerità dei Corpi forestali, dei Vigili del Fuoco e delle Prefetture è stato possibile evitare danni peggiori ma certamente questo grave avvenimento ha mostrato quanto una zona tanto efficiente e così ben gestita non possa essere indenne dalla forza della Natura.
Il tutto ha generato una reazione a catena che ha interessato circa 1800 piante ad alto fusto che sotto le sferzate del vento sono cadute come birilli. Questi alberi sono tesori per la gente locale tanto che, come tutti sappiamo, nelle Valli sono assai numerosi e ricoprono le colline caratterizzando queste zone sia in estate quando sono verdi brillanti o in inverno quando sono splendidamente imbiancati.
Si è quindi creata una situazione che non ha precedenti e che ha riportato questi territori, fortunatamente solo per alcuni giorni, indietro di cento anni privando le Comunità locali di luce, energia e tagliando alcune vie di comunicazioni con le altre zone circostanti.
L'evento di proporzioni ancora incalcolabili ha creato dissesti terribili anche nelle vicinanze di Dimaro e in Val di Sole. Già nella giornata di oggi le cose sono visibilmente migliorate e l'umore della gente incontrata, da atterrito si è fatto incredulo ma conservando il proverbiale pragmatismo e spirito di iniziativa che ha sempre contraddistinto queste persone generose ed unite.