Vicenza, 15 Aprile 2018 - da L'Equilibrista -Interpretazione vincente dello star bene a contatto con la natura e con le persone che ogni giorno lavorano per portare prodotti con precisa e decisa linea di orientamento. Ideologia che lascia il segno, quel solco che l'aratro lascia sul terreno scandendo le giornate assolate, le primavere più promettenti e fortifica la speranza nei lunghi inverni.
Ci accoglie Villa Favorita in una piacevole cornice di fortunato sole e sciame di gente curiosa che ama vivere l'esperienza del vino fuori dalle linee imposte. E sarà questo ad emergere nella due giorni di Vinnatur 2018, proprio la consapevolezza di poter fare vino rispettando la terra e mantenendo una sana identità personale e libera dagli schemi.
I vignaioli sono autentici custodi degli sforzi per portare alto il prodotto, laddove non ci siano le condizioni ottimali per poter lavorare, perché loro sperimentano e rischiano sempre in prima persona. Racconti di alterchi famigliari per ricercare qualità a tutti i costi senza pesticidi, fra l'altro requisito fondamentale per poter aderire ai dettami della Associazione, frutto di notti insonni per ricercare equilibri ma senza compromessi. All'inizio erano un blocco di 65 aziende che ad oggi ne conta ben 190 da tutto il Mondo, per un totale di 6 milioni e 500 mila bottiglie di vino naturale di cui ben 5 milioni nella sola Italia. Si va dalle rifermentazioni naturali, con il fondo come si dice, ai non filtrati, passando per i tanto decantati orange wines, ai ricercatissimi vini con lavorazione a mano al 100% e per chiudere con i vulcanici o quelli senza solforosa aggiunta.
Le premesse per trovare l'innovazione basata sulla tradizione ci sono tutte ed è proprio questa la cosa che sorprende, perché il vino va preso con naturalezza e senso critico ma non distorto, meglio farsi bastare la storia che gli uomini fanno il massimo sempre e comunque ed allora arriverà anche la qualità, senza artifizi e senza inganni. La gente vuole certezze ed è disposta a pagare qualcosa in più per averla davvero.
Oggi siamo accompagnati da alcuni esponenti della vino Hayashi Corporation, prestigiosa distribuzione nipponica che sta proponendo vino italiano in Giappone, ed il loro referente che abita in Italia Ken'ichiro Suzuki , si dimostra sempre curioso, professionale ed attento alle nuove tendenze. Con loro, approcciamo cantine di tutto rispetto e grande tradizione che qui sono ben rappresentate e che fra l'altro Vino Hayashi ha selezionato grazie al lavoro del loro proprietario, il sommelier Mototsugo Hayashi, anche lui italiano d'adozione perché abita a Milano e lavora per portare alto il nome dell'Azienda che sta ben figurando nel panorama internazionale.
La visita si apre con diverse degustazioni ed approfondimenti ma certamente alcune cantine mi colpiscono per storia e personalità.
Piccolo Bocco dei Quaroni è la prima azienda in Oltrepò Pavese partita a produrre Pinot Nero e che custodisce vitigni autoctoni pre fillossera, quindi assolutamente carichi di storia e tradizione, quali la Moradella, vitigno che PBQ produce facendo permanere dieci giorni di contatto con le bucce e che da vita ad un vino caratteristico della zona. E' la Fiocca però a colpirmi per potenza e autenticità, nella zona Montù Beccaria, che fu la prima zona ad impiantare Pinot nero e che sorprende per potenza ed armonia del frutto, non perdendo la nuance di tipicità del pinot nero che resta infatti presente e caratterizzante nella sua vena di velata gioventù. Permane una beva elegante perché delineata da una fine speziatura nera di tannino vigoroso ma pulito e che regala longevità esaltando note materiche presenti regalando buona persistenza.
Proseguo e saluto la cantina De Bartoli, che ormai fa dei suoi prodotti un biglietto da visita nel Mondo e che grazia alla sua tecnica mi porta alla mente sentori di arancia spremuta, chinotto, cedro disidratato sottendendo morbidezze finemente equilibrate da grande freschezza e sapidità nel calice. Tutti i prodotti sono ben riconoscibili tanto da mantenere una solida linea di contatto regalandone espressione di tipicità assoluta grazie ai vitigni autoctoni siciliani, grillo e catarratto.
La giornata scorre via leggera e più le persone si confrontano e più aumenta la consapevolezza di stare a contatto con attori che vogliono condividere e non dividerei, accettando confronti senza mai andare sopra le righe.
Mi trovo quindi davanti un personaggio sorridente, scanzonato a prima vista, ma molto scrupoloso e che in due parole mi spiega cosa vuole dai suoi vini. E' il trentino Giuliano Micheletti che alleva un merlot di ottima fattura, asciutto, diretto e scheletrico come lo definisce lui, che per sua stessa ammissione, vuole esaltarne il terroir. Il Limen, è un prodotto vigoroso, supportato da una bella nota di pepe nero mai invasiva e che soprattutto, sull'andamento di bocca, si amalgama bene con un tannino che ne esalta sapidità e fine chiusura. Certamente non un vino scomposto e ben gestito nelle durezze tanto da essere queste la parte viva del vino.
Poi il Maiolo, che tiene alta la bandiera emiliana dalla sua Piacenza e che valorizza a pieno Barbera e Bonarda proponendo un classico che tanti provano a fare ma senza grandi risultati. Ed invece sarà per la fresca Collina piacentina e sarà per la struttura che questa zona riesce a garantire ai suoi vini rossi, fatto sta che qui il taglio bordolese si esprime con potenza ed austerità invidiabile. Ovviamente l'uso del legno delicato contrapposto al sapiente dosaggio dell'acciaio, fanno il resto proponendo vini puliti e mai banali.
La conclusione, intervallata da musica dal vivo nella suggestiva assolata terrazza della villa, esalta il lavoro genuino dei produttori accompagnando salsicce, torte casareccie, piadine e cucina regionale da varie zone d'Italia. La cosa incontra il piacere di tanti stranieri che apprezzano la nostra voglia, tutta italiana, di celebrare la vita e godere dei frutti della terra.
La ricerca di concludere con un'eccellenza mi porta dalla cantina dei Fratelli Salvetta nella Valle dei Laghi a nord del lago Santo, che conferma la loro dedizione e salvaguardia per un vitigno assoluto come la Nosiola, già incontrato diverse volte nel mio percorso e sempre di grande espressione e struttura in rappresentanza di questa zona del Trentino.
Vinnatur ha proposto un'immagine diversa al consumatore che paradossalmente ricalca quello che la gente si aspetta da un calice di vino, lasciando da parte tecnicismi per raccontare la vita del vignaiolo e riducendo il divario fra le produzioni di massa e accorciando le distanze che ne definiscono qualità e voglia di fare.