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Domenica, 19 Luglio 2020 19:20

F1, Ungheria: Mercedes Fest

Hamilton domina e strapazza tutti. Verstappen resiste a Bottas ed è secondo. Ferrari non pervenuta, battuta anche dalla Racing Point.

di Matteo Landi

Una settimana fa a Maranello si leccavano le ferite causate dal terribile incidente che aveva estromesso dalla gara entrambe le Ferrari. A giudicare dalle prestazioni mostrate oggi verrebbe quasi da pensare che l'errore compiuto in Stiria da Leclerc abbia privato i tifosi dell'ennesima lenta agonia. Ci ha provato Verstappen a mettere un pò di pepe ad una gara altrimenti soporifera, addirittura schiantandosi contro le barriere nel giro di schieramento, tradito dalla pista umida. I meccanici Red Bull hanno compiuto un miracolo, riparandogli la vettura sulla griglia di partenza. Uno sforzo ripagato con lo stupendo secondo posto conquistato dall'olandese, capace di negare alla Mercedes l'ennesima doppietta. Ci ha provato la pioggia a scombussolare i piani di Hamilton ma l'inglese non ha sbagliato una virgola, dominando dal via al traguardo, su pista bagnata e poi asciutta. In occasione della prima gara stagionale l'inglese era partito con il piede sbagliato, bersagliato anche dalle penalità. Incassata la sconfitta il pilota di Stevenage ha ritrovato velocemente la fame e la concentrazione che lo hanno contraddistinto nelle sue recenti stagioni e da quel momento non ha fatto prigionieri. Al contrario Bottas, partito forte in Austria, non è più riuscito ad essere particolarmente incisivo ed il suo terzo posto odierno suona come una pesante sconfitta: con questa Mercedes deve fare meglio.

Ferrari a corto di cavalleria

Sesta ed undicesima sono le posizioni finali conquistate rispettivamente dai ferraristi Vettel e Leclerc. Il tedesco oggi ha convinto più del monegasco, che ha subito anche lo scotto di una strategia errata: le gomme morbide montate sulla sua Rossa già al terzo giro lo hanno costretto ad una gara di totale sofferenza, costantemente in pista con gomme meno fresche rispetto a quelle degli avversari. A Maranello sta andando tutto per il verso sbagliato. Un Cavallino ben poco rampante, meno veloce di Mercedes, Red Bull e Racing Point. A tratti anche di McLaren. Nel confronto con gli avversari la SF1000, vettura destinata a tagliare la soglia delle 1000 presenze Ferrari nella massima serie, assomiglia più alla F92A di Jean Alesi ed Ivan Capelli, del 1992, che alla SF90, comunque capace, in mezzo ai tanti problemi della scorsa stagione, di cogliere tre vittorie. Vedere la Rossa arrancare anche nel breve rettilineo della pista ungherese è un affronto alla storia motoristica Ferrari. Considerando che le power unit quest'anno non potranno beneficiare di alcun aggiornamento non si sa come potranno Binotto e compagni sbrogliare la matassa. In questo momento a Maranello avrebbero bisogno di un podio rigenerante, sarebbe un'importante iniezione di fiducia. Ma onestamente non riusciamo a capire come, cataclismi a parte, possano ottenerlo.

Mercedes ti mette le ali

Lo scorso anno la Ferrari fu la squadra più perseguitata dai reclami e dalle richieste di chiarimento arrivate alla Federazione. Troppo veloci in rettilineo, troppo potente la loro power unit. Qualcosa di non concepibile per Mercedes e Red Bull. Che dire allora di quanto mostrato questo weekend da tutti i motorizzati Mercedes? Una Williams rigenerata in qualifica, una Racing Point capace di conquistare l'intera seconda fila sullo schieramento di partenza e di lottare per il podio in gara. La quarta posizione finale conquistata poi da Stroll è comunque un risultato rimarchevole per una squadra abituata, fino allo scorso anno, a lottare a centro classifica. Fra gli avversari cresce il malumore: adesso è Mercedes il motore nel mirino, quelle strane fumate che in prova seguivano le vetture motorizzate dai tedeschi destano qualche sospetto.

Racing Point: la "Mercedes rosa" al centro delle polemiche

In Ungheria si è manifestata la forza della Racing Point, futura Aston Martin. Grande qualifica, ottimo passo in gara. Al termine della seconda gara austriaca la Renault aveva sporto reclamo ufficiale contro le vetture rosa, focalizzando l'attenzione sull'impianto frenante. La Federazione esaminerà le prese d'aria dei freni della Racing Point, paragonandoli a quelli della Mercedes 2019. Non è escluso inoltre che, in attesa del verdetto, Renault o altre squadre presentino altri reclami, viste le prestazioni mostrate dalla squadra di Lawrence Stroll. Se da una parte è comprensibile la voglia di giustizia di alcuni costruttori, visti gli ingenti investimenti compiuti alla ricerca della massima prestazione a fronte del copia-incolla fatto da Racing Point, dall'altra ci si chiede quando arriverà il definitivo "liberi tutti". Risulta palese l'incapacità della Federazione nel verificare l'originalità dei vari progetti e l'introduzione (anzi, il ritorno) del concetto di "vettura cliente" comporterebbe un reale abbattimento dei costi per le squadre con meno risorse. Molto più della riduzione dei test.

Fra due settimane tocca a Silverstone

Concluso questo primo trittico di corse la F1 adesso si prenderà una piccola pausa e tornerà fra due settimane in Gran Bretagna a Silverstone. Sulla pista in cui Hamilton ha mostrato storicamente il meglio del suo repertorio ci chiediamo che cosa potrà fermarlo. Nell'attesa che la Ferrari recuperi un briciolo di competitività il Circus ha bisogno di un vero sfidante. Bottas, Verstappen o chi altro, abbiate pietà di noi!

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 12 Luglio 2020 19:25

Cavallino Mancante

Hamilton domina. Leclerc e Vettel si autoeliminano dopo qualifiche tremende. Mancano le prestazioni, manca la serenità. Ferrari, dove sei?

di Matteo Landi

Solo una settimana fa ci esaltavamo per le prodezze compiute da Leclerc, unico barlume di speranza all'interno di una situazione Ferrari, sportivamente parlando, alquanto drammatica. Solo la grinta del prodigio monegasco aveva permesso alla squadra condotta da Mattia Binotto di recuperare un insperato podio. Quella stessa grinta oggi lo ha tradito. Un errore dettato dalla voglia di non arrendersi ad una totale mancanza di competitività delle vetture concepite a Maranello. Nel momento in cui è franato su Vettel al primo giro, compromettendo definitivamente il weekend delle Rosse, la squadra di Binotto ha raschiato un fondo che già aveva toccato. Venerdì i meccanici aveva montato sulle due Rosse degli aggiornamenti previsti per il prossimo Gp d'Ungheria. Gli sforzi compiuti si sperava fruttassero ed invece le qualifiche hanno visto le Ferrari relegate in decima e undicesima posizione, quattordicesima a seguito della penalità comminata a Leclerc per un impedimento su Kvyat durante le prove ufficiali. Le vetture italiane non avevano brillato sull'asciutto una settimana fa e sulla stessa pista non hanno fatto di meglio sul bagnato. Il calendario ha offerto una chance alla Ferrari, quella di poter provare delle modifiche aerodinamiche avendo i riferimenti freschissimi della settimana precedente, in quanto il Gp d'Austria e quello di Stiria si sono disputati sulla stessa pista. Purtroppo, già durante le prove libere, i piloti si sono ritrovati costretti ad ammettere l'evidenza: gli sforzi profusi non hanno prodotto variazioni di performance significative.

Ed ora che succede?

Ferrari, la soluzione non è in vista

Jean Todt nel 1999 ebbe il coraggio di rassegnare le dimissioni, quando la Federazione riscontrò un'irregolarità nei deflettori delle Rosse privandole della vittoria in Malesia. Montezemolo le respinse, la Ferrari vinse in Appello e vide annullare la squalifica. Stefano Domenicali e Maurizio Arrivabene, gente che ritrovatasi al comando ha vinto ben più di Binotto, sono stati allontanati (o costretti alle dimissioni) per motivazioni meno forti rispetto a quelle che ora potrebbero spingere Camilleri a cambiare Team Principal. Una sostituzione che potrebbe anche avvenire ma che, attualmente, non sarebbe la soluzione a tutti i mali di Maranello. Qui non si tratta di cambiare un allenatore di una squadra di calcio e inserire un buon giocatore, trovando così nuove motivazioni. La situazione è di più difficile soluzione. Innanzitutto il telaio della vettura che sta disputando questa stagione sarà lo stesso di quella che correrà nella prossima, e non bisogna neanche sottovalutare l'imminente arrivo del budget cap, il tetto ai costi che stravolgerà il modo di lavorare di alcune squadre. La situazione attuale, drammatica, è quindi la base di quella futura. Un cambio al comando in questo momento non aiuterebbe la Ferrari a progredire.

Binotto, Leclerc, Vettel e la squadra tutta dovranno concentrare gli sforzi verso un unico obiettivo: ritrovare la serenità perduta, cercando di progredire pian piano. Senza ansie da risultato: la lotta per il titolo non sembra affar loro.

Hamilton master, Mercedes monster!

In Stiria la Mercedes ha ribadito che il dominio delle sue vetture è lungi dal chiudersi. Ed è tornato Hamilton: una settimana fa sciupone, questo weekend si è ampiamente rifatto impartendo lezioni di guida a tutti i colleghi. Sabato, sotto la pioggia, ha massacrato la concorrenza ottenendo una pole mortificante per gli altri, staccando di più di un secondo Verstappen e rifilando un secondo e mezzo al compagno Bottas, quest'ultimo battuto anche da un superbo Sainz. E pure oggi, su pista asciutta, Hamilton non ha avuto rivali. Verstappen ha provato a tenere il passo dell'inglese, ma si è dovuto arrendere anche alla rimonta di Bottas. La classifica finale della gara vede Albon quarto dietro al compagno di team, Norris quinto con la sua McLaren e davanti alle due Racing Point di Perez e Stroll: fotografia che rappresenta solo in parte lo status quo prestazionale delle vetture. Sono risultate velocissime le Racing Point, le cosiddette "Mercedes rosa" (la somiglianza con la F1 tedesca del 2019 è impressionante). Perez dopo una brutta qualifica (17esimo) è stato autore di una bella serie di sorpassi ed avrebbe potuto cogliere la quarta piazza finale se non si fosse scontrato con Albon a pochi km dall'arrivo. Quest'anno i piloti in rosa potranno conquistare risultati di prestigio. Forse già in Ungheria la prossima settimana. Sperando che, su una pista completamente diversa da quella di Spielberg, anche la Rossa possa tornare a combattere se non per la vittoria almeno per la top 5.

L'Italia raddoppia: il 13 settembre si corre al Mugello!

In un weekend amarissimo per la squadra di Maranello è comunque arrivata una notizia che allevia le "ferite sportive": il Gp numero 1000 della Ferrari si correrà proprio sulla pista di sua proprietà, nel Mugello. Sarà una prima volta assoluta per la massima competizione automobilistica ed una vetrina importante per l'Italia e per la Toscana. Si chiamerà, appunto, "Gp Toscana Ferrari 1000". Sali-scendi, curve veloci, rettilineo lunghissimo, vie di fuga in ghiaia. Ferrari, ritrova te stessa e torna dove meriti. Almeno per il mese di Settembre!

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 05 Luglio 2020 19:18

F1, Austria: Bottas perfetto, Leclerc Rockstar

Bottas vince, Hamilton pasticcia, Leclerc strabilia. La Ferrari arranca ma grazie alle abilità del suo giovane Campione agguanta un podio incredibile, sul quale sale anche un grande Norris. Una gara stupenda, d'altri tempi: grazie Formula 1!

di Matteo Landi

Sette mesi di inattività. Nel mezzo una pandemia (che non è finita), una prima gara in Australia annullata poche ore prima dell'inizio delle ostilità, un lungo lockdown. La Formula 1 si è adeguata alle necessità, cercando di trovare un pertugio, una finestra, all'interno di una situazione mondiale ancora allarmante. Oggi è tornata e ci ha fatto divertire. Grazie ragazzi!

Bottas, Leclerc e Norris, è il podio di una gara pazza. Ed è incredibile che sia proprio la seconda posizione del ferrarista a stupire di più. In Stiria lo scorso anno la Ferrari filava come il vento. Quest'anno è parsa l'ombra di se stessa. Nel mezzo un inverno strano, non solo per la pandemia ma anche per le polemiche (poco) sportive. La forza della vettura guidata da Vettel e Leclerc durante la scorsa stagione era tutta nel motore, ben coadiuvato da una vettura poco resistente all'avanzamento. Troppa era la potenza secondo Mercedes e Red Bull. Unitesi contro il team di Binotto, hanno fatto costantemente pressione sulla Federazione. Polemiche iniziate al termine del 2018, ma i commissari non sono mai stati in grado di ravvisare alcuna irregolarità nelle power unit delle Rosse. Messi quindi alle strette Binotto e compagni hanno stretto un patto segreto (permesso dal regolamento) con la Federazione: vi apriamo le porte di Maranello, vi mostriamo ogni particolare del funzionamento dei nostri motori, voi ci garantite riservatezza. Anche dopo quest'ulteriore indagine gli uomini della Federazione non hanno trovato prove di irregolarità, ma per placare gli animi degli altri contender hanno introdotto restrizioni al regolamento che evidentemente hanno azzoppato le power unit Ferrari. Sabato il confronto con le velocità dell'auto 2019 è stato imbarazzante: Leclerc qualificatosi settimo, quasi un secondo più lento di quanto da lui segnato nello scorso campionato con la SF90, Vettel 11esimo! Una vettura discreta in curva ed in accelerazione ma "piantata" in rettilineo. Con queste premesse la gara sembrava destinata ad essere un calvario.

La Mercedes rimane la vettura da battere

Se dopo le qualifiche in Ferrari si leccavano le ferite, in Mercedes tutto andava a meraviglia: prima fila interamente conquistata, con Bottas capace di beffare Hamilton. Subito prima della gara è arrivata però la doccia fredda per l'inglese: 3 posizioni di penalità per non aver rallentato durante il suo giro di qualifica mentre erano esposte le bandiere gialle e retrocessione in quinta posizione in griglia. Una penalità prima scongiurata, poi inflitta a seguito di un reclamo operato dal box Red Bull. Il secondo del weekend. Il primo era arrivato già dopo le prove libere: l'obiettivo era fare luce sulla regolarità o meno del DAS (Dual Axis Steering), dispositivo che permette alla Mercedes di modificare in corsa la convergenza delle ruote. Il primo reclamo è stato rigettato, il secondo ha colto nel segno.

Hamilton grande fuori dalla pista ma fallace in gara

In gara le Mercedes sono parse imprendibili, con Hamilton risalito rapidamente alle spalle del compagno di squadra. L'inglese ha vissuto un weekend di alti e bassi, ma gli alti sono arrivati dal suo "atteggiamento" extra sportivo. Mai si era visto un pilota così coinvolto in una battaglia sociale, schierandosi apertamente contro il razzismo e trascinando l'intero Circus nella giusta lotta, dopo che l'intero baraccone era sembrato piuttosto freddo e lontano da certe tematiche. Hamilton ha dato una svegliata a tutti ed ecco che le manifestazioni contro il razzismo sono arrivate da parte di tutti gli attori della massima Formula. I bassi dell'inglese sono invece arrivati in pista. Alla prova perfetta di Bottas, partito alla grande in questo 2020, ha fatto da contraltare quella negativa del titolato compagno di team. Sembrava scontata la doppietta Mercedes, fino a quando Hamilton, attaccato da Albon dopo una delle numerose safety car, è andato in tilt, speronando (senza intenzione) il pilota Red Bull. Ennesima penalità del weekend per il campione del mondo che ha tagliato il traguardo secondo ma è risultato quarto a causa della sanzione.

Leclerc Rockstar d'Austria: è lui la forza della Ferrari

Ne ha beneficiato Leclerc, la vera Rockstar in Austria, Campione di emozioni. Con una vettura lenta sul dritto ha prima tenuto botta, rimanendo costantemente in sesta posizione, e si è poi riavvicinato agli altri grazie alla safety car. Nel finale ha mostrato gli artigli con due sorpassi capolavoro: il primo su Norris, il secondo su Perez. La Ferrari ha iniziato la stagione da quinta forza, più lenta di Mercedes, Red Bull, McLaren e Racing Point. Leclerc ha sopperito alle enormi pecche della sua monoposto sfruttando ogni possibilità, gettando il cuore oltre l'ostacolo. Meraviglioso il sorpasso su Perez: il ferrarista ha staccato quasi alla disperata, partendo ben lontano dal rivale, il quale è rimasto sorpreso dalla presenza della Rossa all'interno della curva.

La Ferrari riparta da Leclerc, senza mancare comunque di rispetto a Vettel, parso nuovamente dispersivo e pasticcione. Vedere il quattro volte campione del mondo ancora una volta in testacoda, ricordiamo le giravolte degli anni scorsi, è la conferma che qualcosa non va nel morale di un Sebastian, consapevole che a fine anno lascerà il volante della sua Rossa a Sainz.

Che McLaren, e che Norris! Bene anche Giovinazzi

Il pilota McLaren, futuro ferrarista, ha corso egregiamente, giungendo quinto sotto la bandiera a scacchi, ma è stato sovrastato dal compagno Norris. Il giovane inglese ha colto il primo podio in carriera dopo un sorpasso stupendo su Perez (che non ha sfruttato a dovere le potenzialità della Racing Point) nel finale e beneficiando dei cinque secondi di penalità subiti da Hamilton. Grande gara anche di Giovinazzi: Antonio è riuscito a superare le difficoltà, anche Alfa Romeo monta le power unit di Maranello, artigliando due punti grazie ad un superbo nono posto finale davanti a Vettel.

Tanti ritiri per questa prima stagionale. Red Bull voto zero

Solo 11 vetture all'arrivo, tanti ritiri per questa prima stagionale. Eravamo ormai abituati ad una Formula 1 in cui il fattore affidabilità raramente faceva la differenza, il 2020 inizia con un cambio di rotta. Molti problemi tecnici, probabilmente dettati da un caldo che solitamente non è di prassi per la prima gara dell'anno, normalmente disputata a marzo in Australia. Le vetture, ancora poco "sgrossate" si sono ritrovate a viaggiare ad oltre 300 km/h a circa 30 gradi atmosferici su un asfalto con temperature superiori ai 50. Verstappen arrivava in Austria convinto che avrebbe strabiliato al volante della sua Red Bull ed invece il costruttore austriaco ha rimediato una brutta figura proprio sul circuito di casa, con un doppio ritiro.

Adesso....ancora Austria!

E' così andata in archivio la prima gara di questa strana stagione, la seconda prova sarà il Gp di Stiria sempre sulla stessa pista, già il prossimo weekend. Le gare doppie saranno una peculiarità di questo campionato, un'escamotage necessaria per poter disputare quante più gare possibili scivolando in mezzo a questa pandemia. E si fa sempre più probabile una seconda gara italiana sulla pista del Mugello, subito dopo la gara monzese di settembre: nonostante la mancanza di pubblico, obbligatoria, sarebbe una bella vetrina per il nostro paese. Intanto gustiamoci questo mondiale che ha ripreso forma e grazie ragazzi: ci avete fatto divertire!

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 12 Aprile 2020 17:11

Addio Moss

A 90 anni si è spento Sir Stirling Moss. Pilota di un automobilismo da corsa che non c'è più. Eterno secondo? Re senza corona? Leggenda, è l'unico aggettivo che gli si addice.

di Matteo Landi

"La mia opinione su Moss è semplice: è l’uomo che ho ripetutamente accostato a Nuvolari. Aveva smania di correre, andava forte su qualsiasi macchina, aveva il gran pregio di giudicare una vettura soltanto attraverso il cronometro, cioè sul tempo che su un dato percorso essa gli consentiva di realizzare. Di Moss ho detto anche una volta che era un pilota che aveva il senso dell’incidente; e proprio in certe sue uscite di strada, come in certe uscite di strada di Nuvolari rimaste storiche, io ho trovato una analogia veramente curiosa per l’epilogo che non ha mai raggiunto la tragedia. Se Moss avesse anteposto il ragionamento alla passione, si sarebbe laureato campione del mondo, essendone più che degno". Così scrisse Enzo Ferrari in “Le mie gioie terribili”, pubblicato nel 1962. Anno in cui in seguito ad un grave incidente Sir Stirling dovette rinunciare ad una nuova carriera targata Ferrari. L'Eterno secondo, il Re senza corona. Soprannomi che non danno il giusto peso alla carriera di un grande pilota, vicecampione del mondo per ben quattro volte, nell'epoca più romantica ed affascinante delle corse. Alfiere di alcune delle più importanti case automobilistiche dell'epoca, Maserati, Mercedes, Lotus, e non solo. L'inglese che ha combattuto contro piloti del calibro di Ascari, Fangio, Brabham, Graham e Phil Hill, solo per citare alcuni nomi da pelle d'oca, si è spento oggi. Nel silenzio di una stagione agonistica che non può e vuole saperne di iniziare. Quasi a voler accompagnare nel suo viaggio verso l'ultraterreno una delle più luminose stelle della massima Formula, e non solo, che adesso splenderà lassù, in compagnia dei grandi che già affollano i circuiti del Paradiso. Sedici gran premi di F1, Targa Florio, Mille Miglia, Tourist Trophy e molte altre sono state le conquiste sui campi di gara del londinese. Sconfitto solo adesso, dopo una battaglia contro una lunga malattia, sarà per sempre ricordato, non come “l'Eterno secondo”, ma come un Campione della Grande Era, con la “C” maiuscola.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 03 Novembre 2019 23:56

F1, USA: Hamilton 6 il campione!

Tripudio Mercedes in Texas: a Bottas la gara, ad Hamilton il titolo. Per l'inglese è il sesto iride, uno più di Fangio, uno meno di Schumacher. Ferrari solo quarta con Leclerc, in un weekend da dimenticare.

di Matteo Landi

A fine gara sembra quasi commosso. Una gioia composta accompagna il raggiungimento del sesto titolo mondiale. Davanti a Fangio, dietro solamente a Michael Schumacher. Hamilton mette il punto ad una stagione che in realtà non sarebbe finita ma ha già due vincitori: l'inglese e la Mercedes. Un ciclo che sembra non finire mai, iniziato nel 2014 con l'arrivo della tecnologia turbo-ibrida. Da allora i titoli sono stati appannaggio solo della squadra anglo-teutonica: sei titoli costruttori consecutivi, tanti quanti i mondiali piloti vinti in serie. Un record che supera quello realizzato dalla Ferrari dei tempi d'oro di Michael Schumacher, Rory Byrne, Jean Todt e Ross Brawn, campioni costruttori dal 1999 al 2004 e piloti per cinque volte di fila dal 2000 in avanti. Epoche diverse, non paragonabili per tanti aspetti. Resteranno scolpiti però i numeri. E la squadra condotta da Toto Wolff ne sta segnando di importanti. Sarebbe riduttivo però non riconoscere la forza del pilota n°44, iridato per la prima volta al termine della sua seconda stagione in F1, nell'ormai lontano 2008: al volante di una McLaren riuscì a battere una Ferrari mai doma, sconfitta in extremis. Quella Ferrari tanto diversa da quella diretta oggi da Mattia Binotto, dispersa a 52 secondi dal vincitore con Leclerc, ritirata con Vettel. Quella Rossa che dalla pausa estiva in avanti aveva siglato tre vittorie consecutive, sprecandone poi tante altre. Oggi non si è praticamente vista. Ed è proprio guardando alla squadra di Maranello che si evince la forza della Mercedes, capace di raggranellare punti pesanti anche nei weekend più difficili, di trionfare raccogliendo gli sprechi lasciati per strada dalla squadra di Binotto, la quale avrebbe potuto vincere anche in Russia, in Giappone ed in Messico, al posto dei piloti di Toto Wolff. Ad Austin, invece, la Ferrari ha perso completamente la bussola mentre le Mercedes lottavano ancora per la vittoria.

Hamilton: fra i più grandi di sempre. Mercedes: weekend trionfale

Pole position e vittoria. La grandezza della Mercedes passa anche dalle prestazioni di Bottas. Il finlandese si è reso protagonista di un weekend impeccabile. In gara ha optato per la doppia sosta, al contrario del campione del mondo Hamilton. Una gara tutta d'attacco quella del pilota n°77 che negli ultimi chilometri di gara ha superato di forza il compagno di squadra, andando ad artigliare il quarto successo stagionale. Il driver di Nastola ha sconfitto una tantum il sei volte campione del mondo. Se la prossima stagione vorrà lottare per il bottino grosso dovrà trovare quella costanza di rendimento che in questa stagione è stata appannaggio del solo Hamilton. Non si possono fare paragoni fra le varie epoche, e non è sbagliato affermare che le vittorie di Schumacher passavano attraverso anni di lavoro che hanno portato il tedesco ad essere ricordato per aver trasformato una squadra capace di solo due vittorie fra il 1991 ed il 1995 in una in grado di lottare stabilmente per il titolo, prima delle note abbuffate mondiali, mentre le vittorie di Hamilton arrivano grazie ad una supremazia ottenuta come d'incanto con il cambio regolamentare avvenuto nel 2014. Sarebbe sbagliato però non riconoscere che l'inglese è senza dubbio il pilota più completo dei giorni nostri, capace oggi di reggere il confronto con le nuove generazioni di piloti, e nel 2007, anno del debutto, di battagliare con campioni affermati come Raikkonen e Alonso. Ancor più dei sei mondiali conquistati, è la sua capacità di rimanere al top così a lungo che lo pone fra i più grandi di sempre. Qualcosa che, purtroppo per i ferraristi, non è riuscito a Vettel e, numeri alla mano, neanche ad Alonso.

Ferrari: così fa male

Per la Ferrari i conti non tornano, avevamo detto nel post Messico. E potremmo ripeterlo anche al termine della gara di Austin. Dopo l'Ungheria Binotto e compagni si erano resi protagonisti di un cambio di passo prodigioso ma era impensabile che non sarebbe arrivata quella battuta di arresto che in passato ha colpito anche la squadra di Toto Wolff. Peccato che a Maranello non siano riusciti a sfruttare la velocità mostrata sin dal Gp di Russia a quello del Messico, oggi la sconfitta statunitense avrebbe avuto un sapore diverso. Negli States niente ha funzionato nel box Ferrari. Durante le prove libere del sabato è arrivato un guasto alla power unit di Leclerc, con il monegasco costretto a prendere il via delle qualifiche con un motore "spompato", con meno cavalli rispetto alla specifica utilizzata ancora da Vettel. Il quale però, dopo essere scattato dalla seconda posizione in griglia di partenza, è subito sprofondato in settima posizione, passato anche da Norris e Ricciardo. La disfatta totale per il tedesco è arrivata all'ottavo giro, quando si è ritrovato su tre ruote per la rottura di una sospensione. L'unica soddisfazione per la Ferrari è arrivata dal giro veloce ottenuto da Leclerc. Un misero brodino: il monegasco lo avrebbe sicuramente barattato per un posto sul podio. Le prime tre posizioni invece se le sono contese, per tutta la gara, Bottas, Hamilton e Verstappen. Nel primo stint Leclerc ha perso mediamente un secondo al giro dal leader. Un ritmo incomprensibile, se si pensa a quanto mostrato dalla Ferrari nelle gare precedenti. Solo parzialmente giustificato dalle prestazioni non certo al top della power unit della vettura del monegasco. Urge una riscossa fra due settimane in Brasile. Ma quasi sicuramente il giovane driver sconterà una penalità, conseguente alla necessità del dover montare un motore fresco.

Red Bull, che passo!

In Texas, con la Ferrari fuori dai giochi che contano, è stata la Red Bull a recitare il ruolo di sfidante della Mercedes. Verstappen stavolta non ha compiuto errori ed ha conteso la vittoria a Bottas ed Hamilton. Nel finale solo una bandiera gialla ha salvato il secondo posto dell'inglese, altrimenti l'olandese si sarebbe insidiato fra le due frecce d'argento. Albon, azzoppato da un contatto avvenuto poco dopo il via che lo ha spedito in fondo al gruppo, si è reso protagonista di una bella gara. La quinta piazza finale lo gratifica solo in parte: prossimo obiettivo non può che essere il podio ed una meritata estensione di contratto.

Ricciardo merita di più

Ancora due gare ed il calvario della Renault terminerà. Una stagione che sarebbe potuta andare diversamente ed invece ha regalato ben poche soddisfazioni al forte australiano. Negli States finalmente ha potuto guidare una buona vettura. Non abbastanza da battagliare per il podio ma per vincere la gara degli "altri". Sesto posto quindi per il coriaceo pilota di Perth, non avrebbe potuto chiedere di più. Fra due settimane, in Brasile, avrà un'altra opportunità per dimostrare che resta un pilota da top team.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 13 Ottobre 2019 20:41

F1, Giappone: Harakiri Rosso

Vettel e Leclerc, dalla prima fila al disastro. I piloti Ferrari sbagliano, Bottas e Mercedes ne approfittano. Hamilton è terzo e la Mercedes si aggiudica il sesto titolo costruttori consecutivo. Altro che Hagibis: Ferrari deve temere se stessa!

di Matteo Landi

Il tanto temuto tifone si è abbattuto sul circuito di Suzuka, obbligando la direzione gara ad annullare l'intera giornata di sabato. Si temeva il peggio ma in Giappone tutto è filato liscio: terze prove libere annullate, le qualifiche sono state spostate alla domenica mattina e tutto sommato l'evento eccezionale non ha spostato gli equilibri. In Ferrari si preoccupavano del ciclone Hagibis, prima di capire che devono solo temere se stessi. Una prima fila tutta Rossa ha colorato la griglia di partenza della gara giapponese ma sotto il traguardo è il grigio ad esser transitato per primo. Due pole position consecutive sprecate. In Russia un problema tecnico aveva fermato Vettel, distruggendo indirettamente le speranze di vittoria di Leclerc. In estremo oriente, dopo una qualifica da urlo che ci ha consegnato una Ferrari potenzialmente vincente ovunque, sono stati gli stessi piloti a gettare nello sconforto gli speranzosi tifosi del Cavallino, "costretti" alla solita levataccia di fine stagione. Una partenza da incubo ed in pochi metri sono naufragate tutte le speranze di vittoria. Suzuka doveva essere una pista pro-Mercedes. Ed indiscutibilmente tale si è dimostrata. Ma se le due Rosse fossero scattate a dovere, considerando la velocità mostrata dalle vetture di Maranello in rettilineo, probabilmente avremmo assisitito ad una domenica molto diversa. Un doppio errore che ha regalato ad un meritevole Bottas la terza vittoria stagionale. Ed alla Mercedes il sesto (!) titolo mondiale costruttori consecutivo. Pareggiando il record Ferrari realizzato fra il 1999 ed il 2004.

Ferrari: altra occasione sprecata!

La bella qualifica aveva illuso. Un Vettel definitivamente ritrovato, capace di conquistare una strepitosa pole position. Un Leclerc mai domo, secondo e sempre lì, pronto a mettere pepe sulla coda del team mate. Due grandi piloti che si "spingono" a vicenda. Al termine della gara, invece, i dubbi rimangono gli stessi. Le speranze di successo di Vettel si sono spente in pochi...centimetri. Quei centimetri che ha erroneamente percorso scattando in anticipo dalla pole position. Il tedesco si è poi fermato, prima di eseguire un "nuovo" start mentre dietro di lui scattavano a fionda le Mercedes e Verstappen. Leclerc, forse sorpreso dalla mossa del compagno, è stato a sua volta protagonista di un avvio drammatico. Peggiorato dal contatto avvenuto pochi metri dopo con Verstappen. Vettel, graziato dai commissari in quanto il jump start è rientrato nei limiti di tolleranza, a fine gara ha salvato la seconda posizione dagli attacchi di Hamilton. Per Leclerc, invece, la gara è stata un autentico calvario terminato con un settimo posto. L'abbiamo visto percorrere la mitica curva 130R sterzando con una sola mano, mentre con l'altra teneva uno specchietto ballerino. Si è negato, quando il suo box lo rivoleva in corsia per cambiare l'alettone danneggiato nel contatto iniziale. Qualcuno storcerà il naso, ma sono state scene "alla Gilles Villeneuve". Toccanti momenti per cuori nostalgici. Troppo per la Formula 1 di oggi. Ed infatti a fine gara il monegasco ha visto sommarsi al suo tempo di gara 15 secondi di penalità: 5 per il contatto iniziale con l'olandese di casa Red Bull, 10 per non essersi tempestivamente fermato ai box per la sostituzione dell'ala. Decisioni che tutto sommato ci starebbero, se non ci fossero degli evidenti vizi di forma procedurali.

Penalità a caso

Dopo il contatto Leclerc-Verstappen, con l'olandese costretto al ritiro, ci attendevamo una tempestiva investigazione ad opera dei commissari. Con sorpresa (e sollievo, possono dire i fan ferraristi) è arrivata invece la comunicazione che nessuna investigazione era necessaria: incidente di gara. Ma alcuni giri più tardi, dopo le continue lamentele lanciate via radio da un arrabbiato Verstappen, rimasto in pista con una vettura malconcia prima del definitivo ritiro, ecco una nuova comunicazione che riapre il caso: investigazione in corso. Mai visto! La nuova era, ci avevano detto. Vedrete che lasciaremo più liberi i piloti di battagliare, avevano ribadito. A Monza, infatti, la difesa aggressiva di Leclerc agli attacchi di Hamilton era costata al monegasco un avvertimento con bandiera bianco-nera. In Giappone tutto è avvenuto invece in maniera molto più confusa. Ha lasciato perplessi la sanzione dovuta al mancato immediato rientro di Leclerc in corsia box. Qualcuno ha visto sventolare la bandiera nero-arancione, che obbliga un pilota al rientro per le dovute riparazioni? Fantozziano è stato poi l'epilogo del Gran Premio: la classifica finale è stata registrata in base all'ordine del penultimo giro, per segnalazione errata ai piloti! Mancanza di uniformità di giudizio, incoerenza e pressappochismo: che altro per questi commissari giudicanti?

Mercedes ancora campione del mondo costruttori....e piloti

Detto degli errori dei piloti Ferrari e degli orrori compiuti dai commissari è giusto rimarcare quanto ottenuto dalla Mercedes condotta da Toto Wolff al sesto mondiale costruttori consecutivo. A cui seguiranno presto anche i festeggiamenti di Hamilton, ormai prossimo alla conquista del sesto titolo: la matematica ci dice che solo il compagno finlandese potrebbe negarglieli, un'ipotesi irreale. A Suzuka abbiamo visto un Bottas rigenerato, capace di approfittare degli errori degli avversari ed involarsi indisturbato al comando mentre Hamilton faticava dietro Leclerc. Il finlandese di casa Mercedes ha finalmente goduto dell'appoggio incondizionato del box anglo-tedesco: avrebbero potuto favorire la vittoria di Hamilton con la solita strategia a favore del compagno ed invece hanno obbligato i piloti alle due soste, consegnando al pilota n°77 una vittoria tanto attesa. Le pole position seriali delle Ferrari dimostrano che la supremazia argentea può essere scalfita. Ma quando manca la solita prestazione in Mercedes sopperiscono, alla grande, con la vincente esperienza maturata in questi anni turbo-ibridi. Per vincere in Formula 1 serve una vettura prestazionale ed affidabile, ma le ultime gare dimostrano che è necessaria quella cultura vincente che in Ferrari devono ricostruire se nel 2020 non vorranno accontentarsi delle vittorie di tappa.

Bel quinto posto per Sainz. Bene Renault ma Racing Point fa reclamo!

Oltre a Mercedes, in Giappone hanno festeggiato anche in McLaren, per il bel quinto posto conquistato da Sainz ed in Renault: il sesto posto di Ricciardo ed il decimo di Hulkenberg assicurano al team un bottino di punti interessante. Dopo la gara la Racing Point ha però fatto reclamo contro la Renault, accusata di avere installato a bordo delle sue vetture una sorta di ripartitore di frenata automatico, collegato al GPS. Prima del prossimo Gran Premio, che si disputerà fra due settimane in Messico, potrebbero esserci sorprese.

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Domenica, 29 Settembre 2019 17:09

F1, Russia: Ferrari, che pasticcio!

Le Ferrari potrebbero dominare ma consegnano la vittoria ad Hamilton. Il ritiro di Vettel, che litiga con il box e si nega agli ordini di squadra, priva Leclerc di una vittoria quasi scontata. A Maranello si scoprono autolesionisti e la Mercedes ne approfitta con una doppietta

di Matteo Landi

Due Rosse in testa alla prima curva. Dopo la strepitosa pole position, allo start Leclerc fornisce la scia a Vettel, il tedesco scattato dalla terza posizione ne approfitta e come da accordi pre-gara si difende da Hamilton. Visto che c'è, passa anche il compagno monegasco. Il quale non difende la posizione, consapevole che l'avrebbe avuta indietro. In poche centinaia di metri per la Ferrari sembra maturare un'altra doppietta, concretizzando quel gioco di squadra impostato la domenica mattina. Un sogno che porterebbe a quattro le vittorie consecutive tinte di Rosso. Ma è proprio quando si inizia ad essere abituati a trionfare che si può peccare di ingordigia. E a Maranello, stavolta, dimostrano di non saper vincere. Vettel si ribella ed imposta un ritmo massacrante per gli avversari. Leclerc, quasi incredulo, prima si tiene in scia, poi si accontenta di seguire più distanziato il compagno di team. Conscio che Binotto e compagni gli avrebbero restituito quel favore con la strategia. Così accade: Leclerc si ferma prima del team mate, guadagnando la posizione su Vettel quando questi effettua la sua sosta ai box. Poi avviene l'inaspettato: la Rossa n°5 si ammutolisce, Vettel la parcheggia nella via di fuga e la direzione gara, prudentemente (troppo?), pone la gara in regime di virtual safety car. La classica manna dal cielo per Hamilton e Bottas: il duo Mercedes effettua il cambio gomme perdendo pochi secondi ed Hamilton si ritrova, come d'incanto, al comando. Ferrari e Leclerc a quel punto perdono l'attimo per cambiare nuovamente le gomme e montare quelle più soffici. Lo faranno troppo tardi ed il monegasco si ritroverà solamente terzo. Matura così una delle doppiette meno meritate per Mercedes. Nel giorno in cui a Maranello scoppia definitivamente il "Caso Piloti": da oggi, al box, sono consepoli che gestire "il bene Ferrari" a loro piacimento sarà più difficile.

Ferrari: la coppia è scoppiata

Da una parte Leclerc: giovane, velocissimo ed affamato. Dall'altra Vettel: veterano, quattro volte campione del mondo, poco propenso a lasciare spazio al nuovo che avanza. E la Ferrari che ritrova i fantasmi del passato, con un'affidabilità che torna a vacillare. A Maranello dovranno esaminare attentamente che cosa abbia innescato il ritiro del tedesco, ma sembra evidente che sia venuta a mancare la parte ibrida. Certo, se Vettel fosse riuscito a portare la vettura almeno in corsia box adesso commenteremmo una bella vittoria di Leclerc. Sabato il monegasco ha riscritto la storia Ferrari, aggiundicandosi la quarta pole position consecutiva: l'ultimo ad esserci riuscito era un certo Michael Schumacher che ne siglò altrettante al termine del 2000, seguite da altre tre all'inizio del 2001. Il futuro Ferrari passerà attraverso Charles Leclerc. Questo è innegabile. Quello che preoccupa i fan del Cavallino è il presente, che avrà ripercussioni anche nella stagione 2020 se team e piloti non si chiariranno a dovere, visto che Vettel ha un contratto valido anche per la prossima stagione. Oggi hanno vinto Hamilton e Mercedes, abili ad approfittare della mano protesagli dalla dea bendata, dimostrando di essere ancora la squadra che più di tutte sa vincere. Proprio loro che in passato hanno subito il complicato dualismo Rosberg-Hamilton, adesso stanno benificiando della rassegnazione di Bottas al ruolo di seconda guida designata, mentre i rivali Rossi, tornati forti, dovranno farsi le ossa se vorranno la prossima stagione lottare per l'iride, senza danneggiarsi da soli.

Red Bull massimizza il risultato dopo le scelte Honda

Oltre alla squadra di Maranello, sembrano bisticciare con le strategie anche le squadre motorizzate Honda. I nipponici hanno preferito far scontare penalità importanti ai loro piloti pur di disporre di unità più fresche e potenti nella gara di casa fra due settimane. Tutto sommato non è andata troppo male in Red Bull: Verstappen ed Albon hanno conquistato la quarta e quinta posizione finale, dopo due belle rimonte. Anche se, viste le disavventure vissute da chi ha corso davanti, senza le penalità forse avrebbero potuto ottenere di più. L'anglo-thailandese ha vissuto un fine settimana controverso: a muro in qualifica, stupendo in gara quando ha compiuto sorpassi da urlo. Sembra evidente che stia subendo una pressione esagerata, soprattutto dopo che i vertici Red Bull hanno ribadito che il suo sedile sia assolutamente in discussione per la prossima stagione. Nessuna soddisfazione invece per Toro Rosso, con entrambi i piloti fuori dalla zona punti.

Alfa Romeo al passo del gambero

Gara da dimenticare anche per Alfa Romeo. Il Biscione non sta collezionando belle figure in questo finale di stagione. Raikkonen, il pilota di riferimento, ultimamente sembra aver perso bussola e motivazioni. Inspiegabile la sua falsa partenza, la cui conseguente penalità lo ha relegato ad una gara nelle retrovie. Poteva andare meglio a Giovinazzi, ultimamente più convincente del compagno di squadra, ma un incidente al via gli ha tarpato le ali. Purtroppo la squadra italo-elvetica sta procedendo al passo del gambero e la recente fuoriuscita di Simone Resta, tornato all'ovile Ferrari, sembra aver gettato scompiglio nel box.

Ultimo rush

Ancora cinque gare ci separano dal termine della stagione. Giappone, Messico, Stati Uniti, Brasile ed infine Abu Dhabi, saranno i paesi che ospiteranno le restanti gare. Considerando il passo tenuto dalle Ferrari nelle ultime due tutto sembra possibile e solo un mese fa sembrava impensabile. A Maranello hanno saputo lavorare sulla vettura e, finalmente, "capirla". Troppo tardi per ambire al titolo ma ci sono ancora buone possibilità di poter godere di una lotta non monocromatica al vertice. Adesso che la Ferrari è tornata nelle posizioni che merita i suoi uomini dovranno affrontare con successo nuove problematiche interne perchè, come dimostra Mercedes, bisogna saper vincere.

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Mercoledì, 10 Luglio 2019 09:38

Nuovo Mercedes-Benz GLB - VIDEO

Ottavo membro della famiglia di compatte della Stella, il nuovo Mercedes Benz GLB, è un SUV versatile e spazioso. Il primo compatto che preveda una versione a 7 posti. Guida sportiva e sensazione di controllo assoluto: il display head-up trasforma il parabrezza in un'elegante plancia digitale. Arriverà in Italia entro la fine dell'anno. 

Tutti i dettagli nel video in collaborazione con VIDEOMOTORI

 

 

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Doppio podio Mercedes con Hamilton primo e Bottas terzo. Vettel nega la doppietta alle frecce d'argento. Ma chi regala le emozioni più grandi è Leclerc. Pochi giorni dopo l'addio di Lauda, la Formula 1 omaggia degnamente il Grande Campione con una gara memorabile.

di Matteo Landi

Cappellino rosso per i primi classificati, vetture con foto, frasi o il suo semplice nome sulla carrozzeria. Niki Lauda non c'è più, ma rimarrà per sempre nei cuori degli appassionati e degli addetti ai lavori. A Monaco è stato per tutto il weekend una presenza costante. E rimarrà eternamente fonte di ispirazione per Hamilton e Vettel, che hanno ricordato il Gran Campione indossando caschi replica del tre volte campione del mondo. Le gare sul circuito del Principato, per le note caratteristiche della pista, possono tradursi in noiose processioni. Oggi, la tensione regalata dalla lotta al vertice e le azioni compiute da un giovane predestinato hanno animato una gara che i top drivers hanno giustamente dedicato al Grande Niki. Hamilton ha vinto ancora, ma stavolta l'esito non era scontato, nonostante la bella pole position conquistata con un giro da qualifica da urlo. Un monito al pur veloce e consistente Bottas che in Mercedes il pilota di riferimento resta ancora il cinque volte campione del mondo. Stavolta l'inglese ha dovuto sudarsela. Verstappen gli ha fiatato sul collo fino agli ultimi metri di gara. Una bella battaglia vissuta sui decimi di secondo, sfociata persino in un contatto che non ha privato Hamilton della vittoria.

Il box Mercedes sbaglia, Hamilton no

Il trionfo è arrivato nonostante un errore strategico, ammesso anche da Toto Wolff, che ha costretto il pilota n°44 ad un blando ritmo di gara per gran parte dei 78 giri. Avvenuto quando ad Hamilton, nel suo unico pit stop, sono state montate gomme medie. Sottoposto agli eventuali attacchi degli avversari, forti di pneumatici più duraturi, il pilota inglese è dovuto ricorrere a tutta la sua esperienza per non soccombere. Verstappen e Vettel hanno atteso a lungo l'eventuale errore del campione del mondo in carica. Negli ultimi giri l'olandese ha poi rotto gli indugi con un disperato attacco finale. Respinto dal pilota Mercedes. A Monaco stare davanti a vetture più veloci non è un compito impossibile. Nel 2001 Bernoldi riuscì con la modestissima Arrows a tenere dietro per ben 33 giri l'allora velocissima McLaren di Coulthard. Ma oggi, negare i meriti di un Hamilton capace di respingere un osso duro come Verstappen, sarebbe improprio. L'olandese, fra l'altro, non è neanche potuto salire sul podio, sanzionato per l'unsafe release ai danni di Bottas. I cinque secondi aggiuntivi assegnati al pilota Red Bull sono parsi una sanzione fin troppo blanda, se si considera che la sua condotta ha pesantemente danneggiato la gara del finlandese, costretto ad un pit stop aggiuntivo per la rottura del cerchio.

Leclerc: velocità e meravigliosa follia. Momenti che saranno ricordati più di una vittoria

Nel weekend del ricordo e delle emozioni forti, molte ne ha regalate Leclerc. Per il giovane pilota Ferrari questa gara poteva essere la svolta. Nelle prove libere aveva mostrato un passo superiore a quello del compagno di box. Peccato che in casa Ferrari, quest'anno, gli errori strategici siano una costante. Delle qualifiche gestite in modo quasi amatoriale dagli uomini di Mattia Binotto hanno relegato il monegasco alla 15esima posizione in griglia. Che sarebbe stata una 16esima senza la penalità ricevuta da Giovinazzi. Una disfatta totale che ha deluso Charles, ma non lo ha abbattuto. In gara è partito con il coltello fra i denti e su una pista dove il sorpasso è quasi impossibile ha compiuto due prodezze che saranno ricordate a lungo. Due sorpassi, il primo subito da Norris ed il secondo da Grosjean, che hanno animato la gara ed hanno confermato la classe cristallina del talento 21enne. Ha rischiato di regalarci persino una terza gemma, ma il tentativo di sorpasso su Hulkenberg è finito con il pilota Ferrari di traverso con una gomma forata. Il ritorno ai box, con lo pneumatico dilaniato ed il fondo vettura a brandelli, a qualcuno ha ricordato la stupenda follia ed il giro su tre ruote compiuto da Gilles Villeneuve nel Gp d'Olanda del 1979. Dopo il cambio gomme Leclerc, al volante di una vettura divenuta inguidabile, ha provato a proseguire la gara ma le condizioni della sua vettura erano veramente al limite. La safety car innescata dalla manovra del monegasco ha favorito la gara del compagno Vettel. Con l'entrata in pista della vettura di sicurezza i top driver si sono immediatamente catapultati nei box per l'unica sosta prevista. Da lì è sorto il contatto in pit lane fra Verstappen e Bottas che ha cambiato l'esito del podio. Al di là del involontario "favore" fatto a Vettel la gara di Leclerc sarà ricordata per quegli esempi di stupenda follia che non consegnano punti iridati ma emozioni d'altri tempi. In quanto alla gara di Vettel, senza guizzi ma concreta, è da salvare il risultato finale. Un secondo posto accolto dagli uomini del Cavallino come un trionfo, considerando quanto le Rosse si erano trovate in difficoltà nel tratto più lento della pista di Barcellona, sede della gara di due settimane fa.

McLaren e Toro Rosso: il podio degli altri

Detto dei tre top team che stanno monopolizzando le prime posizioni della classifica di questo campionato, è giusto rimarcare l'autorevole gara di Sainz, sesto con una McLaren che sta finalmente ritrovando il bandolo della matassa dopo anni bui. Da segnalare anche la bella gara dei due piloti Toro Rosso, con Kvyat settimo davanti ad Albon. Se il russo è definitivamente tornato a mostrare quella classe che gli permise di sovrastare persino Ricciardo nel suo primo anno in Red Bull, il debuttante Albon continua a stupire. A metà schieramento, nella combattutissima pancia del gruppo, il driver che corre con licenza thailandese si sta facendo rispettare. Fornendo prestazioni frutto di concretezza e velocità, senza regali altrui.

Dal tortuoso circuito monegasco alla veloce Montreal

Dopo il tortuoso tracciato del Principato la Formula 1 farà tappa, fra due settimane, a Montreal. Su una pista completamente diversa, dove la potenza e la stabilità in frenata la fanno da padrone la Ferrari potrebbe finalmente trovare quelle condizioni ideali che va cercando. Necessarie per fornire ai tifosi quell'urrà tanto sospirato. Le ambizioni iridate, al momento, è bene tenerle in un cassetto ma tornare alla vittoria di tappa sarebbe un atto che a Maranello devono a se stessi ed alla stessa storia Ferrari.

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Domenica, 12 Maggio 2019 20:04

F1, Spagna: la quinta sinfonia Mercedes

Hamilton doma Bottas e torna leader nel mondiale. Ferrari, al passo del gambero, è giù dal podio. Adesso la squadra di Maranello subisce il ritorno della Red Bull.

di Matteo Landi

Gli ultimi giri del Gran Premio di Spagna riflettono perfettamente i valori in campo dell'attuale Formula 1. Quando la safety car è entrata in pista alla 46esima tornata, per permettere ai commissari la rimozione delle vetture incidentate di Norris e Stroll, la gara sembrava poter riprendere vitalità, vista la solitaria cavalcata in testa di Hamilton, seguito a distanza dal compagno di squadra Bottas. Al termine della fase di neutralizzazione, con le vetture distanziate tra loro di pochi metri, Hamilton ha invece ripreso da dove era rimasto. Con un giro "monstre" ha spento le speranze di successo di Bottas, che si è dovuto accontentare della seconda posizione finale nonostante la qualifica da urlo del giorno prima. Sabato il pilota n°77 aveva ottenuto una perentoria pole position. Annichilendo il penta-iridato Hamilton, staccato di ben 6 decimi. Un'enormità. Un distacco che non ha affatto demoralizzato il campione del mondo in carica: al via della gara gli sono bastati pochi metri per prendersi la leadership di corsa e campionato. Così la quinta gara della stagione 2019 va in archivio con l'ennesima doppietta Mercedes che fa all-in, battendo il record di doppiette da inizio di campionato che già deteneva. E se per Ferrari è notte fonda, in Red Bull possono guardare al prossimo Gp di Monaco con la consapevolezza che stavolta hanno perso, battute solo dal duo Mercedes, ma che nel Principato potranno contare su una vettura ottima nelle curve lente, quasi quanto la monoposto teutonica. Al contrario di quanto mostrato da Ferrari.

Ferrari, la malata è terminale: adesso dietro anche a Red Bull

A Maranello già si stavano leccando le ferite di un inizio di mondiale che avrebbe potuto regalare soddisfazioni ed invece è stato amaro. Adesso possiamo dire che la malata è grave e quasi terminale. Come le speranze di vedere finalmente un pilota di Rosso vestito finalmente iridato. La malata è la SF90, a Barcellona performante nei test invernali e deludente pochi mesi dopo. Che fine ha fatto la vettura quasi vincente e dominante del Bahrain? La sensazione è che la Scuderia italiana abbia avuto le carte buone ad inizio campionato, le abbia giocate male ed ora si ritrovi faccia a faccia con i soliti fantasmi del recente passato: l'incapacità di sviluppare la vettura allo stesso ritmo degli avversari. Arrivati in Europa, il momento in cui tradizionalmente tutti i top team sfoderano gli aggiornamenti necessari per affrontare al meglio la parte centrale della stagione, l'equipe di Mattia Binotto ha addirittura anticipato sviluppi previsti nei prossimi Gran Premi. La squadra ha prodotto uno sforzo notevole per assecondare quanto deciso dal Team Principal ma i risultati non sono stati quelli desiderati. In Spagna la Ferrari ha subito non solo la velocità Mercedes ma anche i progressi di una Red Bull che, adesso possiamo dirlo, aveva ragione sui dichiarati miglioramenti di un motore Honda che nel passato ha fatto tanto penare la McLaren ma che ora si rivela assolutamente adeguato per la lotta al vertice. Inoltre la squadra austriaca può contare su un pilota divenuto indiscutibilmente affidabile: Max Verstappen. A Barcellona l'olandese è salito sul podio dopo aver avuto la meglio sul duo ferrarista giunto al traguardo con Vettel di poco davanti a Leclerc. La gara delle due Rosse si è, di fatto, decisa alla partenza. Vettel ha tentato una manovra, seppur coraggiosa, quasi impossibile, quando ha attaccato all'esterno le due Mercedes in quel momento affiancate. Per percorrere la prima curva il tedesco ha spiattellato la ruota anteriore destra, spingendo persino leggermente fuori pista Leclerc. Risultato? Verstappen ha subito artigliato quella terza posizione che, nonostante le diverse strategie, ha conservato al traguardo. In questo periodo in Ferrari tutto risulta difficile. A partire dalla gestione dei piloti: prima Vettel ha ceduto la posizione ad un ben più veloce Leclerc poi, nella seconda parte di gara, è stato il monegasco a restituirla consapevole delle diverse strategie adottate. Leclerc sapeva che il quattro volte campione del mondo, a differenza sua, si sarebbe dovuto rifermare ai box. Ma in entrambe le situazioni si sono evidentemente rallentati a vicenda. La safety car entrata a fine gara ha poi costretto il pilota n°16 alla seconda sosta e l'ordine dei due si è definitivamente invertito. Vettel ha così concluso quarto, davanti a Leclerc. Prima dell'inizio della stagione vedere due Ferrari in lotta era il sogno di tanti, se le Rosse si fossero trovate indisturbate al comando.

Magnussen, il migliore degli altri. Grosjean vivacizza la gara

Dietro alla top six, chiusa da Gasly, abbiamo assistito alle battaglie che hanno dato brio ad un Gran Premio altrimenti asettico e noioso. Il migliore degli altri è stato indiscutibilmente Magnussen. Al volante della sua Haas ha colto un positivo settimo posto, davanti ad un coriaceo Sainz, ad un concreto Kvyat ed al "confusionario" Grosjean. Si ringrazia il francese per averci svegliato dal sonno che altrimenti si sarebbe impossessato della nostra domenica pomeriggio ma possiamo immaginare che in Haas non siano totalmente entusiasti della sua condotta. Prima ha ingaggiato una lotta fratricida con il suo compagno di squadra, finita senza drammi per motivi ignoti, poi si è preso a ruotate con Sainz, perdendo la posizione. Alla fine il pilota della squadra americana ha chiuso la zona punti, in decima posizione. Considerando la velocità mostrata questo fine settimana dalle vetture nero-oro il bottino poteva essere più generoso.

Alfa Romeo: battuta d'arresto

Assolutamente nero è stato il weekend di Alfa Romeo. Stavolta le vetture guidate da Raikkonen e Giovinazzi non sono state competitive. In Spagna neanche l'esperienza del finlandese ha fatto la differenza, data la totale mancanza di prestazioni delle monoposto della squadra del Biscione. Tuttavia, a differenza di quanto avviene al vertice, le vetture di centro gruppo continuano ad avere prestazioni piuttosto analoghe e fra due settimane, a Monaco, Raikkonen potrebbe benissimo tornare in zona punti e Giovinazzi riscuotere le prime soddisfazioni in un mondiale, fino ad ora, per lui al di sotto delle aspettative.

Barcellona, addio?

Le squadre si fermeranno adesso sul tracciato spagnolo per due giorni di test. Quando il regolamento non limitava le prove private la Ferrari trovava spesso giovamento dalle prove su pista, anche nei momenti più difficili. Chissà che anche stavolta non possano rappresentare una svolta positiva per le Rosse. Su una pista che, pare, potrebbe non ospitare più Gran Premi di Formula 1. Il circuito catalano ha scritto pagine indelebili della storia di questo sport. Sarebbe un peccato doverne fare a meno. Ma si sa, le esigenze del business non sempre seguono quelle del cuore.

Pubblicato in Motori Emilia
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