La Questura di Parma, nell'ambito della campagna permanente della Polizia di Stato contro la violenza di genere "Questo non è amore", ha organizzato un convegno in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dal titolo "violenza di genere, incontriamoci e parliamone", che si terrà il 27 novembre 2018 presso il Palazzo del Governatore in Piazza Garibaldi – Parma con inizio alle ore 9,30.
Il convegno sarà un momento di informazione e sensibilizzazione sul tema sopra cennato, si propone di mettere a confronto procedure, metodi, prassi ed obiettivi delle diverse figure professionali coinvolte nel fenomeno della violenza di genere, per la creazione di una più efficace sinergia fra le Istituzioni, le Forze dell'Ordine, gli Uffici di Procura e le Associazioni di supporto.
Oltre a personale della Polizia di Stato, saranno presenti rappresentanti del mondo giudiziario, sociale, sanitario, dell'informazione, oltre che dall'associazionismo di sostegno e di servizio.
L'evento prevede il coinvolgimento di alcune scuole di Parma e sarà strutturato in due parti: la prima raccoglie le diverse testimonianze professionali e contribuirà alla lettura del doloroso fenomeno da un punto di vista sociale, normativo, psicologico e culturale; la seconda parte, considerato che l'iniziativa si inserisce nell'ambito delle campagne di prevenzione e sensibilizzazione che la Polizia di Stato sovente mette in atto con il preciso scopo di stimolare nei giovani lo sviluppo di una cultura della legalità, sarà caratterizzata dal pieno coinvolgimento, attraverso un dibattito, degli studenti e dei docenti presenti.
L'incontro sarà in diretta streaming sulla pagina facebook della Questura di Parma, e potrà altresì essere condiviso sui vostri siti internet.
di LGC 25 novembre 2017 - Si moltiplicano, in ogni comune, le iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo atroce delitto che le statistiche nazionali contano in 114 femminicidi da inizio anno. Di fatto un assassinio ogni 3 giorni che ha come vittima la donna. Nella stragrande maggioranza dei casi a compiere il delitto sono le persone che erano state amate e dalle quali tutto si potevano aspettare tranne che l'amore si potesse trasformare in odio mortale.
Origine della giornata
La giornata mondiale dedicata al contrasto alla violenza sulle donne è stata istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre del 1999). L'intento dell'Onu era quello di sensibilizzare le persone rispetto a questo argomento e dare supporto alle vittime. Così, ogni anno, a partire dal 2000, in tutto il mondo, a partire dai governi e via via sempre più giù sino a giungere ai comuni e alle associazioni e enti non governativi, si pianificano manifestazioni e iniziative per ricordare chi ha subito e subisce violenze.
Il 25 novembre è stato scelto in ricordo dell'uccisione delle sorelle Mirabal, avvenuta nel 1960 a Santo Domingo perché si opponevano alla dittatura del regime di Rafael Leónidas Trujillo. Da quel momento in poi, il 25 novembre è stato riconosciuto come la data per ricordare e denunciare il maltrattamento fisico e psicologico su donne e bambine.
Non solo femminicidio
Infatti, se statisticamente si contano una media di oltre 2 femminicidi a settimana, sono ben 1 su 3 le donne aggredite dal partner (l'allarme sta coinvolgendo anche le bambine), e nel mondo ben 200 milioni hanno subito mutilazioni genitali.
Una giornata dedicata all'argomento non è sufficiente. Il problema è radicato nella nostra società e le manifestazioni, mostre, cortei, sit-in, convegni e installazioni (Scarpette rosse ad esempio) per ricordare le vittime e per affrontare il tema della violenza di genere potrebbero restare elementi "folkloristici" autoreferenziali, se non si interviene con programmi seri, profondi e efficaci, a partire dall'educazione infantile.
Qualcosa però si sta muovendo a livello istituzionale.
E di 48 ore fa la notizia che è stato dato il via libera a Roma al primo Piano strategico nazionale (2017-2020) sulla violenza alle donne e alle Linee guida nazionali per le aziende sanitarie e ospedaliere in tema di soccorso alle donne.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha dato infatti parere favorevole al progetto che mette in campo azioni concrete per sostenere le donne, contrastare la violenza di genere e favorire percorsi di piena autonomia.
Un risultato che la Regione Emilia-Romagna commenta con soddisfazione, attraverso le parole dell'assessora alle Pari opportunità, Emma Petitti, presente a Roma anche in qualità di componente della Cabina di regia nazionale per il contrasto alla violenza di genere, guidata dalla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi.
"Oggi abbiamo aggiunto un altro tassello importante nel contrasto alla violenza di genere – sottolinea l'assessora-. La Regione Emilia-Romagna ha fatto la propria parte e siamo orgogliosi di aver contribuito a questo passaggio. Determinante è stato il lavoro di rete tra istituzioni, enti pubblici, associazioni di volontariato, servizi sociali e sanitari. Con questo Piano non solo viene data risposta all'emergenza e offerto sostegno alle donne vittime di violenze, ma si punta soprattutto alla prevenzione. Sono certa- aggiunge Petitti, che questo importante lavoro continuerà a portare frutti, soprattutto ora che il Piano antiviolenza avrà piena operatività. Adesso- chiude l'assessora- dobbiamo impegnarci per raggiunge un altro obiettivo fondamentale: cambiare l'approccio culturale, scommettendo soprattutto sui giovani, affinché si facciano portatori del cambiamento".
La stessa sottosegretaria Boschi ha sottolineato l'importanza del lavoro svolto e ringraziato la Cabina di regia per l'intesa raggiunta anche sulle Linee guida nazionali alle Aziende sanitarie in tema di soccorso alle donne che subiscono violenza.
Cosa prevede il Piano
Il piano antiviolenza articola una serie di proposte per superare le discriminazioni e le violenze di genere in tutti gli ambiti in cui avvengono, a partire dal mondo del lavoro, ma anche nel linguaggio o nell'istruzione, fino ad arrivare a settori come la salute.
Tra le azioni previste, figurano: reddito di autodeterminazione per le donne che decidono di uscire dalla violenza; nessun obbligo di denuncia nei Pronto soccorso senza il consenso della donna; più fondi per i centri antiviolenza; garanzia d'indipendenza e laicità dei centri; politiche per la genitorialità condivisa, come l'estensione dei congedi di paternità a tutte le tipologie contrattuali, non solo nel lavoro subordinato e non solo in presenza di un contratto di lavoro; investimenti sulla formazione e su percorsi di educazione nelle scuole e nelle università che superino gli stereotipi di genere; specifica formazione nel mondo del giornalismo e dell'informazione per usare una terminologia appropriata quando si affrontano queste tematiche; finanziamenti ai consultori per garantire l'accesso alla contraccezione, all'informazione e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili; apertura delle case pubbliche della maternità per evitare la violenza ostetrica durante il parto; riconoscimento della protezione internazionale per le donne di origine straniera che si sottraggono alla violenza, come ad esempio la tratta degli esseri umani; istituzione di banche dati sulle molestie nei posti di lavoro, sulle differenze di retribuzione salariale e sull'applicazione della legge 194/78 che regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza.
(Foto di copertina di Francesca Bocchia)
Verso le ore 00.10 di martedi notte, alcune volanti della Questura di Parma venivano inviate in piazza Rastelli in quanto era stata segnalata al 113 una probabile violenza sessuale in atto. Immediatamente gli agenti giungevano in zona e notavano una donna con crisi di pianto, affiancata e sostenuta da due ragazze e, poco distante, uno straniero che appariva in stato di alterazione dovuta all'abuso di alcol.
Parma 12 ottobre 2017 - Le ragazze che stavano assistendo la donna che piangeva, riferivano che verso le ore 00.05 circa avevano posteggiato la loro autovettura per recarsi a casa. Scese dall'auto avevano sentito delle urla di una donna e poco lontano da loro avevano visto una donna sdraiata a terra con le gambe aperte e sopra di lei un uomo. Le due ragazze, che contattavano subito il 113, si avvicinavano ai due urlando all'uomo cosa stesse facendo e questi, alzatosi in piedi, beveva da una bottiglia di vino e, con tutta calma si incamminava verso la stazione, per poi tornare sui suoi passi dopo pochi minuti ed accomodarsi su una panchina. Le due ragazze riferivano che, secondo loro, i due si conoscevano.
Successivamente si faceva giungere sul posto personale medico e, tranquillizzata la donna, si riusciva a sentire le sue dichiarazioni.
La vittima riferiva di conoscere il suo aggressore da circa 4 anni. Questi viveva nei pressi della stazione di Parma, senza fissa dimora, e aveva iniziato con lui una relazione sentimentale. Dopo qualche anno, visto il comportamento aggressivo dell'uomo, la donna interrompeva la relazione d iniziava a subire pressioni e minacce dal suo ex, tanto che nel mese di lugli la donna lo denunciava per stalking.
In merito a quanto successo durante la serata la donna riferiva che nel pomeriggio di martedi, si era recata in zona stazione in compagnia di un suo amico e di aver incontrato per caso il suo ex fidanzato. Questi si avvicinava ai due scambiando quattro chiacchiere in maniera cordiale per poi allontanarsi. L'Ex faceva ritorno dopo diverse ore ed appariva ubriaco tanto che, avvicinatosi a loro, colpiva con degli schiaffi l'amico della donna.
Verso le ore 23.00 circa, la donna, che si trovava in una pizzeria nei pressi della stazione con il suo amico, veniva avvicinata nuovamente dal suo ex fidanzato il quale, senza dire nulla aggrediva il ragazzo che era in compagnia della donna. A questo punto la donna, temendo per la sua incolumità, scappava in direzione via Trento. Giunta quasi in via Brescia la donna veniva raggiunta dal suo ex fidanzato il quale la strattonava e la scaraventava a terra con violenza e, dopo esserle salito sopra per bloccarla, con una mano le tappava la bocca mentre con l'altra tentava di strapparle i pantaloncini corti.
La donna cercava in tutti i modi di far desistere il suo aggressore dalla violenza, colpendolo anche con graffi e schiaffi, ma solo grazie all'intervento delle due ragazze l'uomo desisteva, minacciandola però di non dire nulla alla Polizia di quanto accaduto.
Appreso quanto sopra lo straniero, E.A.S. tunisino classe 1982 pluripregiudicato e colpito da Divieto di Dimora nel Comune di Parma, veniva tratto in arresto per il reato di violenza sessuale e atti persecutori.
La ragazzina è stata fatta abortire, data la delicatezza del suo caso. La magistratura ha aperto un'inchiesta per identificare il responsabile anche attraverso prove medico scientifiche, tra cui la prova del DNA sul feto.
San Felice (MO) - Qualcuno deve avere approfittato della condizione di disabilità di una minorenne residente a San Felice per approfittare di lei. Le conseguenze sono state rese ancora più drammatiche perché, oltre ad avere subito la violenza sessuale, la ragazzina è rimasta incinta. Le indagini sono in corso per individuare il responsabile.
La ragazzina, sulla cui identità c'è il più stretto riserbo, vive in paese con la famiglia ed è seguita dai servizi competenti per le sue difficoltà di apprendimento e per la sua disabilità. Difficilmente le è possibile uscire di casa da sola proprio per la sua condizione. Nonostante le attenzioni, tuttavia, qualche settimana fa la minorenne ha manifestato alcuni disturbi che hanno reso necessari gli accertamenti medici. Proprio gli esami a cui la ragazzina è stata sottoposta hanno portato alla luce la drammatica verità: era rimasta incinta.
Considerate le sue condizioni e la sua fragilità, è stato consigliata ed eseguita l'interruzione di gravidanza. Proprio il materiale biologico e un eventuale esame del DNA fetale potranno essere di aiuto per identificare il padre del bambino che la giovane aspettava, nonché responsabile della violenza, con l'aggravante della minore età e della condizione di disabilità della ragazza.
Proseguono senza sosta le indagini per consegnare alla giustizia il branco che, nella ssrata tra venerdi e sabato scorso, ha aggredito una coppia di turisti polacchi consumando anche violenza sessuale sulla ragazza, completando la notte brava esercitando violenza anche su una transessuale.
Il branco aveva già colpito. Secondo quanto riportato dall'ANSA, prima di violentare la turista polacca, di aggredire e rapinare l'amico e poi stuprare una prostituta transessuale peruviana, sempre in quattro avevano aggredito in strada a Miramare una coppia di turisti di Varese. Presumibilmente sempre gli stessi quattro, si ritiene di origine magrebina, la notte del 12 agosto scorso, in via Vienna a Miramare, hanno avvicinato la coppia, lei 30 anni, lui 32, minacciandola con il collo di una bottiglia rotta, e si sono fatti consegnare il portafogli. Poi hanno tentato di inseguire la donna, di prenderla come poi avrebbero fatto con la polacca e la peruviana. Ma la coppia era scappata e all'indomani aveva sporto denuncia ai carabinieri di Miramare. Ora la segnalazione è stata inserita nel fascicolo d'indagine sul doppio stupro, perché per modalità e luogo dove si è consumata quella rapina ha molte cose in comune con l'aggressione in spiaggia.
Gli inquirenti, che presto saranno affiancati anche da colleghi polacchi, stanno mettendo sotto pressione la comunità magrebina con l'inteno di condurli a una collaborazione in grado di assicurare alla giustizia i quattro delinquenti. Così, nella mattinata di ieri, gli uomini della Polizia Municipale e della Polizia di Stato sono tornati a setacciare le colonie abbandonate sul confine tra Miramare e Riccione e l'hotel, anch'esso abbandonato, 'Le Conchiglie'.
La Regione vicina alle vittime. "Voglio ringraziare gli inquirenti che stanno conducendo le indagini con competenza e determinazione, per assicurare prima possibile alla giustizia i delinquenti che si sono resi protagonisti di un indicibile atto violento. E le recenti dichiarazioni rilasciate dalla Procura di Rimini, che sta conducendo le indagini, ci fanno ben sperare".
Lo dice Emma Petitti, assessore regionale con delega alle pari opportunità, che da subito ha garantito la vicinanza della Regione Emilia-Romagna alle persone che a Rimini, nei giorni scorsi, sono stati oggetto di orribili atti di violenza.
"E' evidente che la Regione- ha spiegato Petitti- si costituirà parte civile nei confronti di chi sarà accusato di essersi macchiato di questo atto disumano, così come abbiamo fatto in altri casi analoghi"
Domenica 20 agosto, verso le ore 19.00, personale della Squadra Volante di Modena, coordinato dal Sostituto Procuratore Dottoressa Claudia FERRETTI, traeva in arresto E.R., di anni 47, cittadino tunisino censurato e senza fissa dimora, resosi responsabile di violenza sessuale in danno di una giovane donna italiana.
La vittima, di anni 24, viaggiava a bordo del treno locale "Gigetto" delle ore 18.50, diretto da Sassuolo a Modena.
La donna riferiva agli agenti che, salita sul treno, veniva invitata dallo straniero a sedergli accanto ma, intuitone lo scopo, si allontanava alla ricerca di una carrozza più affollata.
La vittima però è stata raggiunta e bloccata dallo straniero e ripetutamente palpeggiata in diverse parti del corpo.
Sconvolta e in evidente stato di shock, la ragazza riusciva a divincolarsi ed attirare l'attenzione di una viaggiatrice, che immediatamente le prestava soccorso e l'accompagnava presso la carrozza del controllore. Quest'ultimo contattava la Polizia ed arrestava il convoglio sui binari, al fine di evitare la fuga del malfattore prima dell'arrivo della volante.
E.R., sprovvisto di documenti di identità, veniva accompagnato in Questura per ulteriori accertamenti.
Sottoposto a perquisizione personale lo straniero, nella borsa a tracolla, nascondeva un coltello da cucina di 18,5 cm e 2,3 g. di sostanza stupefacente di tipo hashish.
In considerazione degli elementi raccolti, E.R. veniva arrestato per violenza sessuale in flagranza e denunciato a piede libero per false attestazioni sulla propria identità e detenzione di sostanza stupefacente.
Messo a disposizione dell'A.G., la misura veniva convalidata in data odierna.
Gli episodi in una scuola della Provincia. Vittima una bambina di 8 anni.
Parma 17 marzo 2017
Violenza sessuale nei confronti di una bambina di 8 anni: questa l'accusa nei confronti di un insegnante di educazione fisica 29enne, parmigiano. Ieri i Carabinieri di Parma lo hanno arrestato per violenza sessuale aggravata su minore.
I fatti si sarebbero verificati in una scuola elementare della provincia, dove l'uomo da un paio di mesi lavorava come collaboratore esterno. La bambina sarebbe stata palpeggiata e in un caso l'uomo l'avrebbe fatta spogliare nel bagno della scuola. L'insegnante si trova ora agli arresti domiciliari.
Un 43enne parmense è stato condannato a 3 anni per violenza sessuale, i fatti risalgono al 16 luglio del 2009: all'epoca l'uomo lavorava per un'associazione che gli aveva dato il compito di guidare un pulmino con il quale accompagnava una donna disabile da Parma, dove lavorava, a casa nella Bassa Parmense. Secondo le accuse il 43enne avrebbe accostato il pulmino in una zona isolata, a Fontevivo, si sarebbe abbassato i pantaloni ed avrebbe chiesto alla malcapitata un rapporto orale. L'uomo ha preferito evitare il dibattimento processuale ed ha preferito chiedere il giudizio abbreviato davanti al giudice per l'udienza preliminare Maria Cristina Sarli del Tribunale di Parma che, su richiesta del Pm Andrea Bianchi, ha disposto che l'uomo paghi, in via provvisionale, in attesa dell'eventuale giudizio civile un risarcimento di 10mila euro.