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Scuola e Imprese, due mondi da avvicinare. E' con questo obiettivo che il Registro Imprese della Camera di Commercio di Reggio Emilia – così come previsto dalla Legge "La Buona Scuola" - si arricchisce della nuova sezione speciale "Alternanza scuola-lavoro" alla quale devono iscriversi le imprese disponibili ad ospitare studenti per un periodo di formazione on the job.
Finalità dell'education, infatti, è quella di fornire, accanto a conoscenze indispensabili, le competenze giuste per trovare lavoro. I percorsi di alternanza, a partire già dall'anno scolastico 2015-2016, si configurano come opportunità sia per le imprese che per gli studenti; studenti non solo di istituti tecnici e professionali, ma anche di liceo.
La nuova sezione speciale "Alternanza scuola-lavoro" è già operativa e sul sito internet camerale sono reperibili le istruzioni relative.
Un'imprenditoria sempre più multietnica, quella reggiana. Infatti sono 128, a giugno 2015, le etnie presenti nelle aziende iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Reggio Emilia; se ne contavano 93 nel 2009 e avevano raggiunto le 113 nazionalità differenti a giugno 2014.
Cina, Albania, Egitto, Marocco e Tunisia sono, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio, i paesi d'origine delle comunità imprenditoriali straniere più rappresentate nella provincia reggiana.
Pur rimanendo da sempre in vetta alla classifica delle nazionalità maggiormente presenti in provincia di Reggio Emilia, i cinesi registrano una flessione, rispetto a giugno 2014, del 4,1% scendendo da 1.502 agli attuali 1.440. In calo dell'1,7% anche gli imprenditori provenienti dall'Albania, mentre aumentano i nordafricani: +9,2% gli egiziani, +6,6% i marocchini e +4,3% i marocchini. Primo Paese comunitario, che si colloca al sesto posto nella graduatoria in ordine di diffusione imprenditoriale, è la Romania con 477 titolari d'azienda (+1,7%). Tra le nazioni in forte crescita si trovano la Nigeria (159 imprenditori, 44 in più in un anno), il Pakistan (436; +39) e la Moldavia (193; +25).
Cresce contemporaneamente anche il numero di aziende guidate da stranieri che in un anno, da giugno dell'anno passato, si sono incrementate del 3,6% passando da 7.316 a 7.580 a fronte di una contrazione dell'1,1% dell'imprenditoria italiana.
La conseguenza di questo andamento è una maggior incidenza delle imprese straniere sulle attività in totale, percentuale che ha raggiunto, alla fine del primo semestre dell'anno in corso, il 13,6% collocando la provincia di Reggio Emilia al quinto posto a livello nazionale nella graduatoria delle imprese per tasso estero. Prima della nostra provincia si collocano Prato (26%), Trieste (15%), Firenze (14,6%) e Imperia (13,7%) e la media nazionale si ferma all'8,9%.
Per alcune attività economiche l'incidenza delle imprese guidate da stranieri raggiunge percentuali più consistenti, come nel caso delle costruzioni, settore nel quale una impresa su tre vanta una presenza maggioritaria o ha come titolare uno straniero (3.792 su 12.405 totali) e che in un anno è cresciuto del 4,6%. Registrano incrementi la maggior parte dei settori dell'economia provinciale, in particolare sono aumentate le imprese dei servizi alla persona (+33,7%), quelle che svolgono attività nell'alloggio e ristorazione (+7,2%) e di trasporti e magazzinaggio (+13,7%).
La tendenza alla crescita delle imprese guidate da stranieri, come si è visto, si distribuisce in modo differente nei diversi settori di attività economica, ma non tutti aumentano. E' il caso delle attività manifatturiere che, passando da 1.197 di giugno 2014 alle attuali 1.137, si riducono del 5%. In calo del 2% anche l'agricoltura, un settore che resta marginale per le imprese condotte da stranieri, rappresentando infatti solo lo 0,8% dell'intero settore.
(Grafici in allegato pdf)
Sale bene comunque la presenza nei servizi di supporto alle imprese. Sono solo 17 su 100 le imprese femminili reggiane, contro una componente imprenditoriale femminile nazionale di quasi il 22%.
Reggio Emilia 17 agosto 2015 - Sono cresciute di 40 unità nei primi sei mesi del 2015 e hanno raggiunto quota 9.690 le imprese femminili della provincia di Reggio Emilia.
Pur registrando una lieve crescita nel primo semestre dell'anno (+0,4%), le imprese che possono vantare una donna al vertice o un partecipazione femminile maggioritaria, però, rappresentano ancora una quota contenuta nel panorama imprenditoriale reggiano. La provincia di Reggio Emilia, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio, si colloca infatti al terz'ultimo posto della graduatoria per tasso di femminilizzazione delle province italiane, precedendo solo Monza e Brianza e Milano.
Sono solo 17 su 100 le imprese femminili reggiane, contro una componente imprenditoriale femminile nazionale di quasi il 22%, con punte che superano il 30% in province come Benevento e Avellino.
In molti settori di attività economica, tuttavia, la partecipazione femminile è ben più alta: supera il 50% delle imprese della provincia di Reggio Emilia che operano nelle altre attività dei servizi, in particolare quelli legati alla persona. La vocazione all'accoglienza e alla cura, così tipica dell'universo femminile, si riflette anche in altri settori ad alto tasso di partecipazione delle donne d'impresa, come la sanità e l'assistenza sociale, in cui il tasso di femminilizzazione del tessuto produttivo provinciale segna valori superiori ad un terzo dell'intero settore; nel caso dei servizi di assistenza sociale sia residenziale che non residenziale supera addirittura il 40%.
La presenza femminile è superiore al 30% nell'attività di gestione di alloggi (50 imprese femminili su 161 totali), in particolare strutture non alberghiere come bed and breakfast, alloggi per le vacanze, ostelli e rifugi montani, e sfiora un terzo nel settore della ristorazione (914 su 3.063).
La forte presenza femminile, però, non si limita solo ai servizi alla persona. Le donne reggiane trovano spazio anche in tutte quelle attività di supporto alle imprese come le attività legali e di contabilità, settore nel quale un'impresa su quattro è gestita da donne, oppure in attività professionali, scientifiche e tecniche come design di moda o disegnatori grafici, traduzione ed interpretariato, pubblicità e ricerche di mercato o finanziarie e assicurative, nelle quali la presenza femminile raggiunge circa il 20% del totale.
Sono inoltre 2.510 le imprese del commercio che possono vantare la presenza di una donna al timone, il 22,5% del totale aziende del settore; percentuale leggermente inferiore e pari al 21,2% le imprese femminili in agricoltura.