Arresti eccellenti e duro colpo alle cosche con l'operazione "Aemilia" che ha rivelato al territorio un volto sconosciuto. Ma non del tutto sconosciuto -
Reggio Emilia, 29 gennaio 2015 – di Federico Bonati -
In tempi non sospetti lo scrittore Roberto Saviano, autore di best seller come "Gomorra" e "Zero Zero Zero", parlò del pericolo delle infiltrazioni mafiose e 'ndranghetiste nel Nord Italia, alle quali bisognava fare estrema attenzione. Un monito che si rivelò quanto mai profetico. Ne è una piena dimostrazione l'operazione "Aemilia", condotta dalla Dda di Bologna, scattata ieri prima dell'alba tra le province di Reggio Emilia, Modena, Parma, Piacenza e nella stessa Bologna, la quale ha portato a centodiciassette ordinanze di custodia cautelare, di cui cinquantaquattro per associazione di stampo mafioso, quattro per concorso esterno e ben oltre duecento nomi nella lista degli indagati.
Ma andiamo con ordine. Ore 3.30 di notte: la notte dell'Emilia viene illuminata dalle sirene delle auto dell'Arma: il blitz ha inizio. Si tratta, come definisce il procuratore capo nazionale antimafia Franco Ruberti di un'iniziativa storica, senza precedenti. Le forze dell'ordine si presentano a casa delle persone che fungono da riferimento per la cosca emiliana, ma legata al territorio calabrese. Sono sostanzialmente sei i capi promotori: Nicolino Sarcone, che si occupava del reggiano; Michele Bolognino, che si occupava di Parma e della bassa reggiana; Alfonso Diletto, anch'egli operante nella bassa reggiana; Francesco Lamanna, operante a Piacenza; Antonio Gualtieri, per lui Piacenza e Reggio e Romolo Villirillo. Per tutti costoro è scattata l'ordinanza di custodia in carcere.
Una lunga lista di nomi, alcuni dei quali eccellenti, rientrano nel registro degli indagati: tra questi Giuseppe Iaquinta, imprenditore edile e padre dell'ex attaccante della Juventus e della Nazionale Vincenzo; Giuseppe Pagliani, avvocato e consigliere a Reggio Emilia per FI; l'ex presidente del consiglio comunale di Parma, Giovanni Paolo Bernini; Marco Gibertini, giornalista. La notizia più sconcertante è senza dubbio l'approdo dell'associazione 'ndranghetista anche all'interno delle forze dell'ordine, le quali, spiega il procuratore capo della Dda Alfonso: "Hanno purtroppo favorito l'organizzazione". Le manette sono scattate per Domenico Mesiano, poliziotto. Si aggiungono, inoltre gli ex carabinieri Mario Cannizzo e Domenico Salpietro.
Sulla vicenda il commento del sindaco Vecchi è eloquente: "La città si sveglia scossa da una vicenda come questa, che ha una rilevanza senza precedenti. Ma questa è anche una vittoria di un sistema istituzionale che in questi anni ha preso coscienza e reagito, sia sul fronte della prevenzione sia su quello della repressione. Speriamo che sia un colpo al cuore a un sistema mafioso che sapevamo essersi insediato ma ancora non conoscevamo nella sua portata". Il primo cittadino ha ringraziato e lodato le forze dell'ordine per l'operazione svolta. Il presidente della Provincia, Giammaria Manghi, definisce quest'operazione una conferma clamorosa di ciò che negli ultimi anni è emerso anche nel territorio reggiano, il tutto sempre puntualmente denunciato dai magistrati. Aggiunge: "Sono confortato dal fatto che le istituzioni si rivelino all'altezza di una sfida delicata e complessa. Ma non posso che essere fortemente preoccupato nel constatare come la nostra comunità e la nostra provincia siano sedi di organizzazioni criminali che rubano ossigeno all'economia degli onesti, inquinano la nostra società e tentano di incunearsi nelle istituzioni".
Ciò che si temeva potesse accadere è accaduto: il cancro malavitoso, in questo caso 'ndranghetista, è giunto anche in Emilia. Un cancro che, però, ha subito un durissimo colpo da parte delle forze dell'ordine. Un primo duro ed importantissimo colpo.
Presentato a Roma il brano di Marco Ligabue, Lello Analfino e Othelloman "Il silenzio è dolo", uno spaccato di Sicilia fatta di nomi e di storie -
Di Federico Bonati -
Roma, 22 gennaio 2015 –
È stato presentato in conferenza stampa "Il silenzio è dolo", ultimo progetto musicale, con importanti risvolti sociali, dell'artista emiliano Marco Ligabue. Questo progetto, come spiega il cantautore, è frutto dell'incontro con Ismaele La Vardera. Ismaele proviene da Villa Abate, teatro di uno scandalo di politica clientelare legato alla selezione degli scrutatori per le europee 2014, ed è un giornalista giovane, ma tosto, proprio come il suo direttore a Telejato, Pino Maniaci, più volte vittima di ripercussioni e vessazioni mafiose nei suoi confronti, che tuttavia non sono mai state capaci di azzittirlo. L'incontro tra Ismaele e Marco è un incontro incentrato sulla richiesta di dare una voce, in questo caso di carattere artistico, ad una Sicilia pulita e con una grande voglia di riscatto, una Sicilia fatta di cinque milioni di persone oneste, una Sicilia che per troppo tempo ha vissuto nel silenzio e nell'omertà, e che ora vuole fare sentire la sua voce. Poiché è proprio nel silenzio che si fortifica l'azione mafiosa.
Ligabue inizia quindi a creare il pezzo, al quale si aggiungono due nomi noti della musica siciliana: il cantautore Lello Analfino dei Tinturia e il rapper palermitano Othelloman. Ciò che ne esce è "Il silenzio è dolo", uno spaccato di Sicilia fatta di nomi e di storie, alcune conosciute altre meno, racchiuse in musica, a testimonianza del fatto che si è taciuto troppo ed ora è arrivato il momento di fare sentire la voce.
La voce anche di persone come Valeria Grasso, testimone di giustizia. La sua storia è una di quelle che colpiscono nel profondo, ma che allo stesso tempo sono all'ordine del giorno nei luoghi nei quali è presente l'efferata azione di stampo mafioso e malavitoso. Nel quartiere San Lorenzo di Palermo, Valeria aprì una palestra, salvo poi finire nella rete dell'estorsione. Trovò il coraggio di denunciare tutto alla procura di Palermo, e la sua testimonianza portò alla condanna a dodici anni per l'estorsore Salvatore Lo Pricchio.
Ma questo suo coraggio le complicò la vita in maniera inesorabile: arrivarono minacce di morte rivolte ai suoi tre figli, ma più di tutto fece scalpore il silenzio e l'abbandono delle istituzioni. Fu solo dopo una strenua lotta che Valeria rientrò nel piano di protezione dei testimoni di giustizia, dovendo lasciare la sua terra.
Valeria, come anche l'intera Nazionale Cantanti, hanno sposato il progetto, che oltre ad una connotazione musicale ha anche una importante rilevanza sociale, in particolar modo nei confronti di scuole e università, perché è proprio agendo sui giovani studenti che la mafia può, e deve, essere sconfitta. Anche la politica, con l'IDV in primis, ha appoggiato e riconosciuto l'importanza del progetto "Il silenzio è dolo".
Al termine della conferenza stampa è stato fatto vedere in anteprima nazionale il video della canzone: Ligabue, Othelloman e Analfino tra le strade di Palermo, Capaci, Villa Abate, nei mercati delle città, dove tante persone si strappano pezzi di scotch dalla bocca, per tenere fede al tema: ormai il silenzio omertoso è un vero e proprio atto di dolo.
Alla fine del video il siparietto del levarsi lo scotch dalla bocca viene ripetuto da tutti i giornalisti presenti in sala, a dimostrazione che oltre alla libertà di parola, è importante difendere e valorizzare il diritto e il dovere di parola, in particolare per denunciare ogni tipo di sopruso, ogni tipo di mafia.
Applausi scroscianti per un'iniziativa importante, di lotta contro uno dei mali del paese, che prima o poi, grazie a chi non sta e non starà più in silenzio, scomparirà.
Si allunga la lista di ospiti illustri presso il carcere di massima sicurezza di Parma.
di LGC - Parma 29 dicembre 2014 --
Il carcere di Parma potrebbe essere chiamato la residenza sicura dei Boss. Dopo il capo incontrastato della mafia siciliana Totò Riina ecco arrivare, in trasferta dal carcere di Tolmezzo (UD), il presunto Boss di "Mafia Capitale", Massimo Carminati, anch'egli destinato al carcere "duro" del 41 bis, nonostante ancora alcuna condanna penda su di lui. La notizia è stata confermata all'ANSA dall'avvocato di Carminati, Giosuè Naso.
L'inchiesta Mafia Capitale, peraltro, comincia a manifestare qualche punto di debolezza. Ad oggi, oltre a decine e decine di indagati non si riesce a intravedere il colpo decisivo della magistratura contro la presunta organizzazione mafiosa capitolina. Certamente una indagine complessa e articolata ma che ancora non ha trovato il bandolo della matassa dopo i fuochi artificiali dei primi giorni di pubblicità.
Una presunzione di associazione mafiosa che comunque è servita a "schiaffare" il 41 bis a Massimo Carminati. Un articolo del regolamento carcerario fortemente restrittiva, "quasi inumano", introdotta affinché i boss non possano in alcun modo "comunicare" tra di loro e con le loro "organizzazioni".
Il 41 bis, per quanto sia una misura temporanea, è in vigore da 22 anni.
Nonostante, il carcere di massima sicurezza di Parma, sia considerato tra i più sicuri del territorio nazionale, è stato più volte violato e ancora è vivo il ricordo della fuga di due pericolosi detenuti albanesi fuggiti il 2 febbraio 2013 utilizzando il classico artificio delle lenzuola annodate.
Martedì sera incontro con I.M.D. – Agente in incognito della Catturandi di Palermo. Segreti e misteri delle indagini antimafia:la verità oltre le fiction -
Reggio Emilia, 15 dicembre 2014 -
Martedì sera – 16 dic. - incontro pubblico a Rubiera – nella sala del Consiglio Comunale alle ore 21 – con I.M.D., poliziotto in incognito della squadra Catturandi di Palermo. I.M.D. presenterà il suo ultimo libro, "La Catturandi: la verità oltre le fiction", ed. Flaccovio, che gode della prefazione del magistrato antimafia Di Matteo. Alla serata – che rientra nell'ambito del progetto "Costituzione, Legalità e Cittadinanza responsabile" – parteciperà il Gruppo Scout Rubiera 1. I.M.D. come esponente della Catturandi ha partecipato ad arresti eccellenti tra i quali, Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Sandro e Salvatore Lo Piccolo, e tanti altri.
Promosso per tre volte per merito straordinario, oggi si occupa di mafie straniere e di prostituzione. Recentemente, I.M.D. ha dichiarato: "Io credo che da parte delle forze dell'ordine e della magistratura ci sia il massimo impegno. Nonostante ciò, ritengo che, se non si otterrà la collaborazione da parte di qualche personaggio direttamente coinvolto nella trattativa Stato-mafia e appartenente all'apparato politico-istituzionale di allora, la possibilità di far cadere il castello delle menzogne sia minima. Bisogna fare luce, assolutamente, sui misteri che circondano il fallito attentato a Giovanni Falcone nella sua villa dell'Addaura, su che fine abbia fatto l'agenda rossa di Paolo Borsellino dopo la strage di via D'Amelio, sull'omicidio dell'agente di polizia Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio a Villagrazia di Carini e su cosa si celi dietro tante, tantissime altre vicende oscure caratterizzate da depistaggi, distorsioni, mancanza di informazioni e omertà. Spero vivamente che il processo imbastito e portato avanti con determinazione dalla Procura di Palermo sensibilizzi qualcuno o stani chi sa ciò che è accaduto davvero e fino a ora non ha parlato". L'incontro è aperto al pubblico; parteciperà il sindaco, Emanuele Cavallaro.
(Fonte: Comune di Rubiera)
Si è svolta domenica, nell'ambito di "Repubblica delle Idee", la conferenza Cibo Illegale, moderata dal giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni e con relatori il Prof. Stefano Rodotà e Don Luigi Ciotti di Libera. Una conferenza incentrata sul tema del cibo. Un cibo difficile da digerire. -
Reggio Emilia, 1 dicembre 2014 - di Federico Bonati
La criminalità organizzata e il cibo, due mondi apparentemente distanti, ma in realtà assolutamente vicini.
"Le mafie ci apparecchiano le tavole" esordisce Bolzoni, facendo riferimento al fatto che sono sempre più presenti le infiltrazioni mafiose e camorriste nell'ambito della filiera agroalimentare.
Gli fa eco don Ciotti che afferma: "Il cibo, la terra e la legalità sono strettamente collegati. La terra, come scritto nella Genesi, è un bene di tutti e il cibo è esigenza di vita. Ma c'è chi sottrae gran parte di questi cibi per trarne un profitto personale". Il tutto in maniera illecita.
La criminalità organizzata è ben impiantata nel circuito agroalimentare, e lo dimostrano due rapporti. Il primo è di Coldiretti, che nel 2013 ha registrato un fatturato illegale di ben quindici miliardi di € legato all'agroalimentare. Il secondo è di Legambiente, che rileva la presenza di più di una trentina di clan mafiosi che gestiscono le terre produttrici di prodotti agroalimentari.
Le mafie hanno quindi le mani in pasta? Assolutamente si.
Lo ha rilevato l'Antitrust, che ha dimostrato come dal produttore al consumatore il prezzo del prodotto aumenta di tre volte, danneggiando sia i produttori che i consumatori. Il ricarico dei prezzi dei prodotti presenta questi numeri: +77% nella filiera corta, +133% con la presenza di un intermediario, +290% con due o più intermediari, +300% nella filiera lunga. Non bisogna interrogarsi quando c'è la vendita diretta dal produttore al consumatore, ma quando il prodotto affronta un tragitto, a volte assurdo, come ha raccontato Bolzoni in un suo noto articolo sui pomodori ciliegini.
Non si intende fare di tutte le erbe un fascio, perché fortunatamente dalla filiera corta alla filiera lunga, c'è la presenza di tantissime persone che svolgono il loro mestiere, sia esso di produttore, intermediario o venditore, in maniera assolutamente corretta e legale. Ma è in questi numeri dove le mafie hanno le mani in pasta. Le tratte sono controllate da Cosa Nostra, Camorra e 'Ndrangheta, che non battagliano tra di loro, ma contrattano.
Si parla anche di acqua, altro tema scottante a livello mondiale. In Italia si è discusso, anche tramite referendum, sull'acqua come bene comune o con il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati. Ma nel mondo, non è così. Il professor Rodotà spiega come nel mondo l'acqua sia fonte di conflitti: "Nel mondo ci sono vere e proprie guerre dell'acqua. Basti pensare alle tensioni tra Pakistan e India o tra Sudan e Egitto, dove non mancano le minacce armate per il controllo dell'acqua".
Zone difficili e tormentate, dalle quali scappano molte persone, che giungono in Italia con fame di libertà e dignità, molte delle quali vengono poi impegnate nelle campagne dai cosiddetti "caporali", che li sfruttano pagandoli una miseria rispetto al lavoro massacrante che compiono. Ma se non ci fossero queste persone, veri e propri schiavi, chi raccoglierebbe tutti quei prodotti, dai pomodori alle arance?
"È una vergogna questo sfruttamento -dice don Ciotti- questo mercato sulla pelle delle persone. C'è un problema centrale di fondo che è quello della dignità delle persone. Nel 2011 è stato decretato il reato di caporalaggio, ma non basta. Dobbiamo essere noi a impedire tutto questo. Sono secoli che in Italia si parla di mafia, e il vero problema siamo noi che permettiamo tutto questo. Ci deve essere una rivoluzione nelle nostre coscienze".
Non si può più permettere che sia la mafia ad apparecchiare le nostre tavole. Ognuno deve essere coinvolto. Viviamo in un mondo dove si spendono tre milioni di dollari al minuto per le varie guerre nel pianeta, ma dove non ci sono soldi per la lotta alla povertà e alla fame. Il cambiamento deve partire da ognuno di noi, informandosi, scoprendo che ci sono associazioni come Libera o Addiopizzo che dicono no alle mafie, allargando i propri orizzonti di vedute.
Don Ciotti ha parlato di rivoluzione delle nostre coscienze. È così che deve essere il nostro cambiamento.
Perché, come diceva il giudice Paolo Borsellino: "Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola".
I ragazzi delle scuole correggesi hanno incontrato il giudice Mario Conte e il giornalista Flavio Tranquillo, autori del libro "I dieci passi – Piccolo breviario sulla legalità" -
Reggio Emilia, 27 ottobre 2014 -
La giornata ha rappresentato anche l'occasione per il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi, di anticipare il progetto "Costituzione e legalità" che oggi verrà sottoposto dall'amministrazione comunale ai vari dirigenti scolastici degli istituti superiori di Correggio. Grazie infatti alla collaborazione con l'associazione Caracò e Rosa Frammartino, curatrice del festival "Noi contro le mafie", il progetto, interamente sostenuto dall'amministrazione comunale, proporrà a insegnanti e ragazzi un percorso di incontri e approfondimenti sul tema della legalità, intesa nel senso più ampio del termine.
"La legalità è un argomento che può essere declinato in mille modi", conferma il sindaco presentando l'iniziativa, "perché chiama in causa la responsabilità individuale e quella collettiva nella miriade di azioni quotidiane e di scelte che ognuno di noi si trova a compiere. Il nostro impegno come amministratori, che ci siamo assunti fin dal momento del nostro insediamento, è proprio quello di sollecitare la partecipazione e la discussione riguardo alla buona cittadinanza, partendo dalle scuole e affrontando argomenti, come per esempio il bullismo, che hanno a che fare con la prevaricazione di chi si sente più forte a discapito del senso civico. Il discorso sulla legalità parte dalla conoscenza dei meccanismi di omertà e di silenzio sui quali prosperano le mafie, ma arriva direttamente al senso civico di ognuno di noi. Insomma, il passaggio dalla richiesta del pizzo al sopruso verso chi è considerato più debole o diverso è molto più breve di quanto comunemente si creda. Per questo ci piacerebbe anche costruire, insieme a insegnanti, famiglie ed educatori, una 'biblioteca della legalità' in ogni scuola, fatta di testi, libri, film che educhino e siano di stimolo alla presa di coscienza da parte dei ragazzi".
È stato proprio il tema del bullismo ad essere affrontato nell'incontro che Conte e Tranquillo, introdotti dal caporedattore di Radio Bruno, Pierluigi Senatore, hanno avuto con i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado (scuole medie) e che, grazie anche a interventi e testimonianze dirette degli stessi ragazzi, ha dato vita e sostanza ad un vero dialogo tra le parti, così come auspicato dai due ospiti.
Con gli studenti delle scuole superiori, il discorso si è invece spostato sull'importanza della "cittadinanza attiva" che contrasta la "cittadinanza passiva", ovvero la rassegnazione che offre fiato e gambe a dinamiche di illegalità. In particolare è stato affrontato il tema del pizzo, partendo da un dato allarmante: secondo gli ultimi numeri resi noti dall'Osservatorio Nazionale sulle mafie, anche nel territorio di Reggio Emilia circa l'8% delle attività commerciali è soggetta a estorsione, generando così parte di quei circa 150 miliardi di euro che ogni anno la criminalità organizzata sottrae allo Stato e all'intera cittadinanza.
"Eppure", ha sottolineato il giudice Mario Conte illustrando ai ragazzi la vicenda dell'associazione "Addio pizzo", "per uscire da un circuito di illegalità, a volte è sufficiente prendere coscienza di quanto ci sta intorno, essere vigili su dinamiche che ci appaiono poco chiare, non tacere, interrogarsi, far sentire la propria voce, non essere passivi".
"La criminalità organizzata va costantemente alla ricerca del consenso", ha spiegato Flavio Tranquillo. "Tanto che ogni giorno si sente qualcuno dire che le mafie, in fondo, danno lavoro dove lavoro non c'è. Non c'è bugia più colossale di questa. Basta rendersi conto di quanto un territorio appaia defraudato e impoverito, da ogni punto di vista, quando è controllato dalle organizzazioni mafiose".
(Fonte: Ufficio stampa Comune di Correggio)
Il Presidente della Repubblica sarà ascoltato come testimone nel processo per la presunta trattativa tra Stato - mafia. All'interrogatorio anche il legale parmigiano Federica Folli -
Parma, 2 ottobre 2014 - di Salvatore Pizzo -
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sarà ascoltato come testimone nel processo per la presunta trattativa tra Stato e mafia, l'udienza che sarà destinata a finire nei manuali di giurisprudenza, si terrà il prossimo 28 ottobre al Quirinale. Tra i legali che parteciperanno ci sarà anche l'avvocatessa Federica Folli, del Foro di Parma, è l'unica del Nord Italia tra i difensori che assistono gli imputati di questo processo che tratteggia un quadro tetro della storia recente del nostro Paese.
È stato lo stesso Napolitano ad esprimere alla Corte d'Assise di Palermo la sua disponibilità a testimoniare al processo. A renderlo noto, durante l'udienza è stato il presidente della stessa Corte d'Assise Alfredo Montalto. Federica Folli è il legale di fiducia di Antonino Cinà, medico di fiducia di Totò Riina e Bernardo Provenzano, che secondo l'accusa si sarebbe fatto latore di richieste rivolte ad esponenti delle istituzioni per conto di "Cosa Nostra", affinchè i mafiosi potessero ottenere per legge vari benefici. Ciò secondo l'accusa, avrebbe determinato la fine degli attentati contro le istituzioni, iniziata con l'omicidio di Salvo Lima.
Totò Riina e Leoluca Bagarella, hanno fatto già sapere che vorranno assistere in in video-collegamento, all'udienza del 28 ottobre. L'Avvocatura dello Stato si è opposta alla loro richiesta. La Corte si è riservata di decidere. Federica Folli contattata dalla Gazzetta dell'Emilia ha preferito mantenere il più stretto riserbo e non rilasciare dichiarazioni in merito alla vicenda processuale. Tra i 12 imputati, oltre a Riina, Cinà, Provenzano, ci sono anche: Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Calogero Mannino, Marcello dell'Utri, Nicola Mancino, Massimo Ciancimino e gli ufficiali dei Carabinieri Mario Mori e Giuseppe de Donno.
Sabato 5 luglio, a Correggio, in sala consiliare, l'impegno contro la criminalità organizzata nell'incontro con Leonardo Guarnotta presidente del tribunale di Palermo e già collaboratore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel pool antimafia e I.M.D. poliziotto della sezione "Catturandi" della Questura di Palermo, scrittore e autore de "Il vurricatore. Storie di uomini e di mafia" -
Reggio Emilia, 2 luglio 2014 -
Ospiti d'eccezione, sabato 5 luglio, alle ore 10,30, nella sala consiliare del Municipio di Correggio: Leonardo Guarnotta, presidente del tribunale di Palermo e già collaboratore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel pool antimafia, incontra la cittadinanza per un appuntamento il cui titolo – "Leonardo, abbiamo vissuto un altro anno" – rievoca una frase rivolta da Borsellino allo stesso Guarnotta.
All'incontro, introdotto dal sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi e condotto da Pierluigi Senatore, caporedattore di Radio Bruno, partecipa anche I.M.D., che non può svelare il proprio nome e il proprio volto per motivi di sicurezza, già poliziotto della sezione "Catturandi" della Questura di Palermo, scrittore e autore de "Il vurricatore. Storie di uomini e di mafia" (ed. Leima).
"Con questa iniziativa", afferma il sindaco Ilenia Malavasi, "desidero identificare il mandato amministrativo con la legalità e la trasparenza. In un momento di grande difficoltà economica come quello che stiamo attraversando è necessario tutelare il tessuto sano della nostra economia e promuovere il rispetto delle regole e della legalità come esercizio di cittadinanza attiva. Promuovere e sostenere iniziative e progetti di sensibilizzazione e di educazione alla legalità è uno dei nostri obiettivi e ritengo significativo svolgere un incontro come questo, il primo dell'attuale mandato, nella sala del consiglio comunale, luogo di partecipazione e di democrazia. Questa vuole essere un'anteprima dell'impegno costante che porteremo avanti sui temi della legalità coinvolgendo le scuole, le associazioni, il mondo economico e la cittadinanza".
Leonardo Guarnotta è nato a Palermo nel 1940. Dopo la laurea, è entrato in magistratura. È stato giudice istruttore a Milano, poi pretore a Niscemi e a Termini Imerese, dove è stato anche giudice.
In seguito è stato nominato presidente di sezione di tribunale e della Corte di Assise di Palermo. Dal 5 marzo del 2003, è stato presidente del Tribunale di Termini Imerese, dopo aver fatto parte del pool antimafia durante il maxiprocesso. Dal 16 settembre 2010 è presidente del Tribunale di Palermo.
"Il vurricatore" è il volume scritto per Edizioni Leima da I.M.D., il poliziotto-scrittore già autore di "100% sbirro" e "Catturandi" (Dario Flaccovio ED.). Il libro, con la prefazione di Pif, è la storia romanzata di Lillino Palazzolo, figura ispirata a Gaspare Pulizzi, e della sua ascesa in Cosa nostra, bruscamente interrotta dall'intervento delle forze dell'ordine. Una storia di mafia e di lotta per la legalità, e una vicenda che, come sottolinea lo stesso Pif, sarebbe potuta accadere a ciascuno di noi.
(Fonte: Ufficio stampa Comune di Correggio)
Il progetto si inserisce nell'ambito delle attività dell'Osservatorio legalità e Sicurezza, realizzato su base provinciale a seguito della sottoscrizione dell'Accordo di Programma tra la Provincia di Piacenza e la Regione Emilia Romagna -
Piacenza, 30 maggio 2014 -
E' stato presentato questa mattina in Provincia il Rapporto 2014 "Per una Emilia-Romagna senza mafia".
II Rapporto, redatto dalla Fondazione Antonino Caponnetto, si inserisce nell'ambito delle attività dell'Osservatorio legalità e Sicurezza, realizzato su base provinciale a seguito della sottoscrizione dell'Accordo di Programma tra la Provincia di Piacenza e la Regione Emilia Romagna.
"Il lavoro svolto – ha detto l'assessore provinciale alla Sicurezza Maurizio Parma – consente di sensibilizzare il mondo della scuola e il tessuto sociale sul pericolo di infiltrazione nei territori della regione". "Partecipiamo oggi – ha sottolineato il presidente della Provincia Massimo Trespidi – ad un momento importante che consente di renderci conto che nessun territorio è impermeabile rispetto alle infiltrazioni mafiose. Non dobbiamo mai considerarci al sicuro. La lotta alla mafia si combatte anche sulla strada e dal basso: l'azione di sensibilizzazione è in questo senso fondamentale".
Ad illustrare i dati, alla presenza delle massime autorità, della Giunta provinciale e di alcuni studenti dell'istituto Colombini, sono stati Salvatore Calleri - presidente Fondazione Antonino Caponnetto, Rosario Aitala - Consigliere per gli affari internazionali della Presidenza del Senato e Francesco Menditto -Procuratore della Repubblica di Lanciano.
In allegato il rapporto 2014 "Per una Emilia-Romagna senza mafia"
(Fonte: ufficio stampa Provincia di Piacenza)
Sabato 31 maggio, "Il sorriso di Elettra", spettacolo di Maria Antonietta Centoducati dedicato a sei storie di donne legate volente o nolente alla mafia, presso il Parco Matilde, con Maria Antonietta Centoducati per raccogliere fondi a favore del Gruppo Amici dell'Ematologia -
Reggio Emilia, 29 maggio 2014 -
Prosegue la rassegna teatrale GRADEvole Primavera a Carpineti, organizzata dal Comune di Carpineti per sostenere GRADE Onlus nella raccolta fondi a favore del Reparto di Ematologia dell'Arcispedale Santa Maria Nuova - IRCCS ma soprattutto per la costruzione del CO-RE.
Sabato 31 maggio, nella splendida cornice del Parco Matilde a Carpineti (Largo Alpini 1), a partire dalle ore 21.30, andrà in scena "Il sorriso di Elettra", spettacolo di Maria Antonietta Centoducati dedicato a sei storie di donne legate volente o nolente alla mafia. Il costo del biglietto è di 10 euro a persona.
Lo spettacolo "Il sorriso di Elettra" è caratterizzato da sei monologhi/testimonianza, un reportage aspro delicato e struggente, interpretati dall'attrice Maria Antonietta Centoducati con G. Binelli e O. Bigi.
La Centoducati ha selezionato significative storie di donne che, per vari motivi di legame famigliare e sentimentale, sono vissute all'ombra della terribile piovra della mafia, raccontando in modo coinvolgente le loro vicende, la loro fragilità ma anche sentimenti, paure e aspetti più umani. Sulla scena sfilano Giusy Vitale, attualmente collaboratrice di giustizia, sua sorella Antonina-Nina-Vitale, la remissiva che ha subito e ha sacrificato gran parte della sua vita ai fratelli e alla famiglia. Margherita Petralia, moglie di Gaspare Sugamiele, padrino di Paceco, patria della mafia più spietata e sanguinaria della Sicilia occidentale che ha consegnato il suo diario con annotate tutte le malefatte del marito e dei suoi amici ai carabinieri mandandoli in galera. Piera Aiello, cognata di Rita Atria, ragazza coraggiosa, le ammazzano il marito e lei per tutta risposta spedisce tutti in carcere con tanti ringraziamenti, va fare la pentita, collabora con la giustizia ed è fermamente convinta che sia la cosa giusta. Rita Atria, sorella di Nicola, giovane boss dello spaccio, diciassettenne collaboratrice di Borsellino, lucida e intensa nelle sue riflessioni e disperatamente suicida dopo la strage di Via d'Amelio. Infine Elettra, di lei si conosce soltanto il suo nome e la sua età: 14 anni e un nome che evoca il grande mito greco di Euripide. Elettra, per amore, si è fatta uccidere al posto del suo giovane "dio", uno dei tanti "carusi" disposti ad ammazzare per avere un posto in alto nella piramide della mafia che conta, la notizia era comparsa con un piccolo trafiletto sul quotidiano nazionale. Di lei è rimasto il ricordo del suo sorriso di bimba che amava la vita.
La rassegna teatrale GRADEvole Primavera a Carpineti prosegue fino al 20 giugno: i prossimi spettacoli teatrali in programma sono "Anima Montanara" (sabato 14 giugno), un concerto ispirato alle parole dei poeti, alle storie degli uomini e delle donne dell'Appennino Reggiano, e "Giovanni Falcone: un uomo" (venerdì 20 giugno) di e con Monica Marini e Bernardino Bonzani, accompagnati al pianoforte da Claudia Catellani.
Nelle serate degli spettacoli, dalle ore 19.30, sarà attivo presso il Parco Matilde a Carpineti un punto ristoro per una cena veloce a cura dell'associazione Amici di Bebbio.
Info e prenotazioni: Servizio Cultura del Comune di Carpineti - tel. 0522.615089; www.comunecarpineti.re.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - GRADE Onlus - tel. 0522.296888
(Fonte: ufficio stampa GRADE Onlus)