I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, unitamente a personale dell'Agenzia delle Dogane, hanno sequestrato, presso l'aeroporto di Fiumicino, oltre 12 mila pasticche di ecstasy per un peso superiore ai 6 kg, rinvenute all'interno di cinque confezioni di latte artificiale in polvere per neonati. La sostanza, che immessa sul mercato clandestino avrebbe fruttato illeciti ricavi per oltre 500.000 euro, era occultata all'interno di un bagaglio custodito nell'apposito magazzino "lost&found" e in attesa che la proprietaria ne richiedesse la "legittima" restituzione.
Grazie al capillare dispositivo di controllo attuato anche all'interno dei depositi bagagli dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino, il prezioso carico è stato intercettato e sequestrato. Occultati tra vestitini, giocattoli e prodotti per l'infanzia, l'attenzione dei Finanzieri è stata catturata da 5 confezioni di latte in polvere che, perfettamente sigillate ed intatte, risultavano pesare oltre 1 kg ciascuna rispetto al peso di 500 gr indicato sulla confezione.
I dubbi, anche in considerazione della sospetta provenienza originaria del bagaglio, individuata nella capitale dei Paesi Bassi, sono stati subito sciolti quando, aperte le confezioni, all'interno di un'ulteriore busta termosaldata, sono state rinvenute migliaia e migliaia di pasticche a forma di osso e di rombo tutte di colore verde fluo recanti, stampigliati, il marchio di una rinomata bevanda alcoolica ed il logo riconducibile ad un giovane pilota di Formula 1.
L'analisi della documentazione di viaggio del bagaglio ed i successivi accertamenti esperiti hanno consentito di individuare la passeggera, una giovane signora di origini maltesi al momento risultata irreperibile.
L'imponente sequestro, coordinato dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, ha consentito di bloccare un pericolosissimo traffico internazionale di pasticche di MDMA provenienti da Amsterdam e riacceso i riflettori sul pericoloso fenomeno, soprattutto legato al mondo dei più giovani, quale l'uso di droghe pesanti a derivazione chimica.
Basti pensare che ognuna delle pastiglie sequestrate, rispondenti al peso unitario di circa 500mg, è risultata contenere principio attivo di MDMA pari a 263mg, quindi ben oltre la soglia di rischio eccessivo scientificamente stabilita in 120mg.
L'abuso delle stesse avrebbe causato il conseguente aumento esponenziale di danni cerebrali irreparabili, tenuto conto delle caratteristiche neurotossiche della sostanza sequestrata.
L'attività si inserisce in un ampio dispositivo operativo attuato dal Comando Provinciale di Roma che ha intensificato i controlli proprio con l'avvio della stagione estiva a contrasto dei traffici illeciti e a tutela della salute pubblica.
Dopo tre anni, il Tenente Colonnello Giuseppe Romanelli lascia il comando del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Forlì, per assumere un nuovo prestigioso incarico presso il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ancona.
Gli subentra il Tenente Colonnello Omar Salvini, originario di La Spezia, il quale, in precedenza, ha prestato servizio prevalentemente presso i Reparti ad elevata specializzazione del Corpo (Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria) e nello specifico ha operato presso i Nuclei di Milano, Torino e Palermo ove - da ultimo - ha comandato il Gruppo Tutela Entrate occupandosi delle attività di polizia tributaria maggiormente complesse e delle indagini sulle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico legale.
Laureato in Giurisprudenza ed in Scienze della Sicurezza economico finanziaria ha numerose onorificenze tra le quali il Cavalierato della Repubblica (insignito motu proprio dal Presidente della Repubblica) e la Benemerenza all'Ambiente per le numerose attività effettuate nello specifico comparto operativo su tutto il territorio nazionale.
Autore di numerosi articoli (comparsi su prestigioseriviste specializzate nazionali ed estere) in materia di diritto tributario, fiscalità internazionale, economia digitale, valute virtuali e reati economici finanziari, ha pubblicato anche alcuni libri, oltre ad aver svolto un'intensa attività d'insegnamento presso Università ed enti di formazione e specializzazione. Il Tenente Colonnello Salvini è coniugato con la Sig.ra Patrizia ed ha una figlia.
Il Comandante Provinciale, Col.t. ISSMI Ugo Poggi, ha salutato e ringraziato il Ten. Col. Romanelli per gli importanti risultati di servizio conseguiti durante la sua permanenza a Forlì, formulando i suoi migliori auspici al Ten. Col. Salvini per il comando appena assunto.
Operazione del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, unità delle Fiamme Gialle specializzata nelle investigazioni tecnologiche che, all'esito di una specifica attività di monitoraggio della Rete volta al contrasto della contraffazione online, ha sottoposto a sequestro, disposto dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, n. 156 risorse Web dedite ad attività di vendita di prodotti contraffatti.
Le investigazioni su Internet sono state effettuate attraverso consolidate metodologie di Open Source Intelligence (OSINT), tecnica che consente di reperire, aggregare e strutturare le informazioni liberamente accessibili sul Web, le quali sono state poi sottoposte ad articolati processi di analisi e filtraggio dei dati, che hanno consentito di ampliare il panorama delle potenziali risorse dedite alla vendita di prodotti contraffatti o all'utilizzo non autorizzato di segni distintivi dei marchi registrati.
L'esperienza maturata dal Nucleo Speciale in attività investigative concernenti fattispecie di contraffazione ha consentito di dirigere l'esplorazione sul Web prioritariamente verso proposte di vendita online in base a specifici criteri e indicatori di rischio.
I fattori che maggiormente hanno inciso sull'individuazione delle fattispecie di contraffazione sono il prezzo di vendita, notevolmente inferiore rispetto a quello normalmente praticato sul mercato, nonché l'utilizzo di canali di vendita non ufficiali, rispetto a circuiti esclusivi normalmente utilizzati dai più noti brand.
Le indagini di P.G. sono state mirate anche a verificare l'affidabilità del proponente. Infatti le attività che si pubblicizzano sul Web senza riferimenti precisi sul proprio titolare o ragione sociale e della relativa sede di esercizio sono indice di anomalia in quanto l'intento è proprio quello di celare l'identità di chi propone i prodotti contraffatti. Solitamente tali informazioni sono fornite dai siti Web di e-commerce nei quali, tra l'altro, deve essere esposta obbligatoriamente la partita I.V.A. del venditore.
I beni contraffatti proposti sulle piattaforme online rientrano tra le categorie maggiormente ricercate dagli utenti del Web, dalle borse alle scarpe, dagli occhiali agli orologi, ma anche profumi e abbigliamento sportivo. I brand danneggiati dalle condotte illecite sono diversi, tra di essi Armani, Adidas, Hogan, Prada, Louis Vuitton, Rolex, Gucci, Chanel, Rayban.
Le vendite avvenivano attraverso i canali di diffusione costituiti dai siti Web, anche mediante profili e pagine presenti sui social network più noti, Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest, Youtube che, ormai capillarmente diffusi tra gli utenti del Web, non richiedono costi di gestione in quanto liberamente disponibili.
Tramite i citati social sono stati pubblicizzati i prodotti contraffatti e gli accordi per l'acquisto avvenivano mediante contatti privati. Di particolare interesse è l'utilizzo del canale Youtube, che viene sempre più frequentemente impiegato per mostrare e proporre i prodotti come una vera e propria televendita sul Web.
Durante l'operazione sono stati individuati utenti che pubblicavano annunci sui portali di e-commerce internazionali, tra i quali soprattutto Amazon e il cinese Alibaba. Anche ad essi sono stati notificati provvedimenti di sequestro e rimozione delle risorse.
L'operazione della Guardia di Finanza a tutela del consumatore ha visto il coinvolgimento delle società titolari dei marchi, che hanno riconosciuto attraverso le sole immagini pubblicizzate la non autenticità dei beni messi in vendita online.
Le condotte illecite individuate hanno integrato le violazioni previste dagli art 473 e 474 c.p., riguardanti i reati di contraffazione di marchi e segni distintivi, nonché di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi.
La Guardia di Finanza di Cesena ha scoperto un'organizzazione che sfruttava lavoratori, di nazionalità pachistana, per l'attività di distribuzione di volantini pubblicitari effettuata in diverse province della regione Emilia Romagna.
A capo del gruppo criminale vi erano 3 soggetti di nazionalità pachistana, appartenenti ad uno stesso nucleo familiare, che avevano costituito delle ditte individuali che reclutavano i lavoratori, privi di regolare contratto ed anche (in un caso) del permesso di soggiorno, per l'attività di volantinaggio.
Le indagini svolte dal Reparto della Guardia di Finanza nell'ambito di un procedimento penale acceso presso la Procura della Repubblica di Forlì hanno permesso di documentare lo sfruttamento cui erano sottoposti i numerosi cittadini pachistani - reclutati illecitamente dai soggetti denunciati - che erano costretti a vivere, in condizioni igienico-sanitarie precarie, in un'abitazione di Gambettola (FC) presa in affitto dai "caporali". Per poter soggiornare ammassati in quell'appartamento i lavoratori pagavano un canone di locazione mensile (tra i 100 ed i 200 euro) che veniva defalcato dalla paga mensile.
Tutti i lavoratori venivano sottoposti illecitamente (in assenza di autorizzazioni richieste dallo Statuto dei Lavoratori) a continua sorveglianza da parte dei "caporali" attraverso sistemi di localizzazione satellitare (gps) dei cellulari che ne monitoravano tutti gli spostamenti, così limitandone la libertà
personale.
Al termine delle indagini è stato anche dimostrato che i "caporali" erano in realtà dei dipendenti di altre società operanti nel riminese per le quali reclutavano quotidianamente distributori di volantini e per le quali emettevano fatture per operazioni inesistenti, quantificate in oltre 1,9 milioni di euro.
Pertanto sono stati denunciati complessivamente 8 soggetti che rispondono, a vario titolo, dei reati di natura tributaria e di sfruttamento della manodopera lavorativa e sono state eseguite attività di natura fiscale che hanno portato alla rilevazione di violazioni connesse all'emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 1,9 milioni di euro e l'individuazione di n. 9 dipendenti "in nero".
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, dando esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale disposta dal locale Tribunale, hanno confiscato, tra le province di Bologna, Modena e Rimini, un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare - costituito da appartamenti, auto, conti correnti e quote di società, del valore di oltre 7 milioni di euro - riconducibile a un imprenditore di Monte San Pietro (BO), già condannato dallo stesso Tribunale di Bologna - Ufficio G.I.P., a 1 anno e 8 mesi di reclusione, per "associazione a delinquere", per essere stato costitutore, promotore ed organizzatore di un sodalizio dedito alla "frode fiscale".
La società di cui il medesimo è stato rappresentante, una s.r.l. operante nel settore del "commercio all'ingrosso di articoli di cancelleria e per l'ufficio", è risultata, infatti, coinvolta in un meccanismo di frodi all'I.V.A. comunitaria (noto come "frode carosello") finalizzato: sotto l'aspetto fiscale, all'indebito ottenimento di un'IVA a credito da utilizzare in detrazione o di cui chiedere il rimborso (con conseguenti mancati introiti per l'Erario); sotto l'aspetto commerciale, alla possibilità per la società di acquisire e rivendere beni a prezzi inferiori a quelli di mercato, con ripercussioni negative sulla libera concorrenza.
L'odierno provvedimento, che giunge al termine di complesse indagini condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Morena Plazzi, rappresenta il secondo atto di un procedimento per l'applicazione di misure di prevenzione patrimoniali antimafia, nel cui ambito il Tribunale di Bologna aveva già accolto e disposto, nel mese di settembre del 2016, il sequestro dei citati beni.
In particolare, le indagini di polizia economico-finanziaria condotte dagli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) hanno permesso di appurare come il citato imprenditore, oltre a rientrare nella categoria prevista dal Codice Antimafia della "pericolosità sociale cd. generica", quale "evasore fiscale seriale, abituale, sistematico delle imposte dirette e indirette", presentasse un profilo reddituale dichiarato al Fisco sproporzionato rispetto all'elevato tenore di vita e ai beni posseduti, che sono stati di conseguenza confiscati in quanto ritenuti acquisiti con proventi, appunto, frutto di evasione fiscale.
Ora questi patrimoni potranno essere gestiti dall'Agenzia Nazionale per i beni Sequestrati e Confiscati che ne curerà la destinazione e il riutilizzo a fini sociali.
Importanti novità tecnologiche sono state introdotte nel porto di Ravenna presso il varco doganale gestito da "TCR – TERMINAL CONTAINER RAVENNA", presidiato dai militari del 2° Nucleo Operativo della Guardia di Finanza in servizio di vigilanza doganale.
Da qualche settimana, infatti, è operativa un'innovativa "sala controllo" a disposizione dei Finanzieri impiegati presso il citato varco, che consente alle Fiamme Gialle di monitorare in modalità completamente automatizzata i traffici commerciali in entrata e in uscita.
Grazie all'installazione in prossimità della linea di dogana di moderni "totem" dotati di scanner ad alta risoluzione e di sistemi audio/video di ultima generazione, ora i conducenti degli autoarticolati possono espletare le previste formalità restando a bordo del proprio mezzo, semplicemente inserendo nel lettore ottico presente sul "totem" il documento doganale che scorta le merci ed interagendo a distanza, mediante un videocitofono dedicato, con i Finanzieri addetti alla vigilanza.
Attraverso l'immediata visualizzazione del documento inserito dal conducente nello scanner, il militare in servizio presso la "sala controllo" può rapidamente verificare al
terminale la sua regolarità ed azionare direttamente dalla propria postazione la sbarra di uscita per autorizzare il transito dell'autoarticolato ovvero, se necessario, bloccarne il passaggio per svolgere ulteriori approfondimenti.
Una moderna e innovativa soluzione che, unita ad una completa copertura dell'area con telecamere che consentono ai militari di inquadrare anche i più piccoli particolari dei
container che attraversano il varco, permette alle Fiamme Gialle di tenere costantemente monitorati i traffici, svolgendo tutte le operazioni di controllo in modo rapido e sicuro.
Il rilevante progetto di rinnovamento infrastrutturale, attuato grazie all'impegno messo in campo da TCR e in stretta collaborazione con l'Ufficio delle Dogane di Ravenna, realizza un concreto miglioramento delle procedure di controllo rimesse alla Guardia di Finanza, rese ora più snelle e veloci con indubbie ricadute positive sulla fluidità dei traffici commerciali che interessano il porto di Ravenna.
Al Lido di Spina le Fiamme Gialle di Comacchio hanno scoperto un vero e proprio laboratorio del falso. Stone Island, Gucci e Louis Vitton sono solo alcune delle numerose griffe della moda interessate dall'attività di produzione illecita che avrebbe fatturato circa 100.000€ sul mercato abusivo.
A capo della attività risulta un 40enne sengalese regolarmente presente sul terrirotio dello Stato. L.D. , che è stato denunciato, risulta avere già avuto precedenti specifici.
Nel corso dei servizi di controllo economico del territorio, la Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha sequestrato circa 6.000 articoli, tra i quali giocattoli, accessori per bigiotteria, dispositivi elettronici, articoli sportivi, occhiali, oggettistica varia, non conformi ai requisiti disposti dalla Comunità Europea ed in contrasto con le norme del Codice del Consumo, per un valore complessivo di oltre 20.000 euro.
Nello specifico, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Emilia, al termine di accurati accertamenti presso un esercizio commerciale di Sant'Ilario d'Enza gestito da una cittadina cinese, hanno sottoposto a sequestro il materiale sopra descritto in quanto privo del marchio "CE"; delle indicazioni di provenienza e delle caratteristiche informative minime per i consumatori o posti in commercio con etichettatura irregolare o assente e dunque potenzialmente pericolosi per la salute dei consumatori.
La titolare del negozio è stata segnalata alla Camera di Commercio di Reggio Emilia per violazioni al D.Lgs. 54/2011 ed al D.Lgs. 206/2005, e sarà soggetta alla sanzioni pecuniarie fino a 25.000 euro.
Peraltro la maggior parte dei prodotti era destinata alla fascia protetta dei bambini o minori di anni 14.
I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza hanno dato esecuzione, ieri mattina, a un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. di Monza nei confronti di 30 persone – residenti nelle province Milano, Monza e Brianza, Lecco, Bologna. Asti e Reggio Calabria – indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e corruzione.
Le indagini sono scaturite da un esposto, presentato nell'ottobre 2014, presso la Procura della Repubblica di Monza su un presunto episodio corruttivo, risalente al 2010, riguardante un comune brianzolo.
Su delega della locale Autorità Giudiziaria, le Fiamme Gialle hanno iniziato accertamenti, anche di natura tecnica, rilevando una pluralità di condotte illecite, sia di carattere fiscale sia in materia fallimentare, poste in essere nella gestione di circa 40 società appartenenti ad un gruppo societario facente capo ad un noto imprenditore edile operante nella provincia di Monza e Brianza. L'esame della documentazione amministrativo-contabile sequestrata nel corso delle perquisizioni effettuate dai Finanzieri presso le sedi delle società coinvolte, unitamente agli accertamenti bancari ed alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di appurare come l'imprenditore arrestato avesse, nel corso degli anni, organizzato la propria struttura aziendale grazie all'apporto qualificato di professionisti e consulenti compiacenti, nonché avvalendosi di una folta schiera di "prestanome", al fine di occultare la reale riconducibilità dei propri beni.
L'attività investigativa ha accertato, nel suo complesso:
- il sistematico ricorso all'emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte delle società dell'imprenditore per un ammontare di circa 95 milioni di euro;
- distrazioni patrimoniali per un valore pari a circa 234 milioni di euro.
Nel corso delle indagini, i militari del Gruppo di Monza hanno ricostruito, tra l'altro, una serie di operazioni societarie fraudolente di natura distrattiva poste in essere al solo fine di preservare dalle pretese dei creditori il patrimonio di una delle società riconducibili all'imprenditore, costituito da un prestigioso albergo di Venezia, il quale, dopo una serie di passaggi societari, è stato infine trasferito ad una nuova società, costituita ad hoc, legalmente rappresentata dalla segretaria e storica collaboratrice dell'arrestato.
Per impedire il perfezionamento della distrazione, ad aprile 2017, i Finanzieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d'urgenza emesso dalla Procura della
Repubblica di Monza, cautelando le quote della predetta società per un valore stimato di oltre 75 milioni di euro, quale prodotto e/o profitto del delitto di bancarotta fraudolenta, sequestro successivamente convalidato dal G.I.P. e confermato sia dal Tribunale del riesame che, a febbraio scorso, dalla Corte di Cassazione.
Le risultanze investigative acquisite dalla Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Monza, hanno portato all'emissione da parte del G.I.P. di misure cautelari personali nei confronti di 30 indagati, dei quali 9 destinatari di custodia cautelare in carcere, 12 degli arresti domiciliari, 1 dell'obbligo di dimora, 5 dell'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e 3 del divieto di esercitare attività professionali o imprenditoriali per la durata di 12 mesi.
In relazione ai reati contestati, il G.I.P. di Monza ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo:
- di 28 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie, oggetto di distrazione,
per un valore complessivo di 9,3 milioni di euro;
- finalizzato alla confisca fino a concorrenza dell'importo di circa 10 milioni di euro, corrispondente all'imposta evasa.
Una sofisticata indagine tecnica è stata condotta nel mondo nel Dark Web dal Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, coordinato dalla Procura della Repubblica di Brescia, che ha eseguito in Napoli n. 3 misure cautelari e n. 5 perquisizioni locali per i reati di falsificazione di banconote e di metalli preziosi, utilizzo di carte di credito e SIM telefoniche clonate, vendita di documenti falsi, accesso abusivo a sistema informatico e riciclaggio.
L'attività di indagine ha preso avvio dall'analisi della offerta in vendita di documenti di identità falsi su piattaforme Internet del Dark Web, risorsa informatica accessibile solo utilizzando browsers che consentono di navigare in rete in completo anonimato (browser TOR con dominio .onion). Le risorse del Dark Web non vengono indicizzate dai comuni motori di ricerca e non sono registrate presso i pubblici registri dei domini in quanto finalizzate a garantire l'anonimato degli utenti che vi navigano. Per ottenere questo risultato la connessione viene fatta "rimbalzare" tra più server, ubicati in Stati diversi, chiamati nodi, in modo da rendere pressoché impossibile rintracciare la sua reale origine. Inoltre, i dati scambiati vengono criptati tra un nodo e l'altro. E' infatti difficile trovare una categoria di merce illecita che non sia commercializzata, nel totale anonimato, nei marketplace del Dark Web (anche noti con il nome di Black Market). L'accesso non è libero ma ristretto agli utenti accreditati; i siti sono suddivisi in sezioni classificate in base alla tipologia dei prodotti in compravendita (es. Fraud, Drugs, Weapons, Counterfeit Items, Identity Data, Credit Cards, Knives, Guns and Explosives, Passports, etc.).
Le attività investigative esperite sono state finalizzate alla captazione di ogni utile informazione ricavabile dall'analisi degli annunci di vendita presenti sui vari Market.
Attraverso mirate analisi tecniche delle poche informazioni presenti nel Dark Web è stato possibile ricavare alcuni indizi che sono stati opportunamente isolati e analizzati. Tali elementi sono risultati a loro volta associati ad altre informazioni rintracciate nel mondo del Clear Web, ossia all'interno di applicazioni e siti Internet tracciabili.
Grazie alla perizia e all'intuito degli investigatori, sono state avviate indagini tecniche sul territorio che hanno permesso di accertare come il soggetto principale volgesse la propria attività illegale, unitamente ad altri due soggetti, nella città di Napoli.
Ulteriori riscontri svolti "sul campo", resi peraltro difficoltosi dalle caratteristiche dei quartieri più popolari della città di Napoli ove risiedevano gli autori dei reati e venivano svolte le attività criminali, hanno consentito di appurare che i tre soggetti erano dediti alla compravendita di banconote false e oro contraffatto, oltre ad utilizzare i proventi dell'utilizzo di carte di credito e SIM telefoniche clonate per acquistare beni di consumo da rivendere sul mercato locale.
In particolare, le carte di credito clonate appartenevano per lo più ad ignari cittadini spagnoli e tedeschi i cui codici di accesso erano oggetto di scambio proprio sui Black Market del Dark Web. I guadagni così ottenuti fruttavano migliaia di euro mensili.
L'organizzatore del traffico illecito era conosciuto in rete con il "nickname" di Benz99 ed era riuscito a guadagnarsi la stima di diversi compratori per la qualità degli articoli posti in vendita on-line.
Gli investigatori del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma hanno quindi ricostruito l'intero sodalizio criminale attraverso le fonti di prova attribuibili ai tre soggetti. Pertanto, su disposizione dell'Autorità Giudiziaria di Brescia, hanno eseguito tre misure cautelari consistenti rispettivamente in una ordinanza di custodia in carcere, una ordinanza di custodia agli arresti domiciliari e un obbligo di firma presso l'Autorità di Polizia.
Effettuate perquisizioni domiciliari e locali ove sono stati rinvenuti Computer e Smartphone che saranno analizzati secondo le tecniche della "Digital Forensics".