L'Italia ha un'ampia gamma di locali di riferimento per il divertimento estivo, per lo più nelle più rinomate località di mare. Uno su tutti è inossidabile, intramontabile e il più alla moda tra tutti i locali di moda....LA CAPANNINA a Forte dei Marmi!
Di Veronica Volpi
Era il 1929 quando una Contessa, in vacanza a Forte dei Marmi, volse lo sguardo verso un edificio sulla spiaggia ed esclamò: "Sembra proprio una Capannina".
Il suo accompagnatore era nient'altro che Achille Franceschi, all'epoca sindaco del paese, e quell'edificio alquanto piccolo e carino era la prima sala giochi del litorale, costruita per intrattenere le serate dei vacanzieri, tra tavoli da gioco, un bancone del bar e un piccolo grammofono a manovella.
I frequentatori della località erano per lo più artisti in cerca d'ispirazione, come pittori, scultori, poeti, e ricchi annoiati che passavano le giornate nelle poche tende sulla spiaggia; ma alla sera, l'appuntamento in questa piccola "Capannina" era fisso, tra champagne, cocktail e risate sino alle prime luci dell'alba.
Un incendio durante la seconda guerra mondiale la distrusse totalmente, ma come una fenice rinacque dalle fiamme e assunse le sembianze che tutt'ora possiede.
Unico locale in tutta Italia (o forse nel mondo) ad avere mantenuto la stessa struttura e lo stesso arredamento nel corso dei vari decenni, venne progettata con la sala da ballo e il palcoscenico per l'orchestra al piano inferiore, i tavoli da gioco al superiore, separati una lunga balaustra che permetteva un continuo scambio di sguardi tra una parte e l'altra. L'arredamento è essenziale e in perfetta sintonia con la clientela del tempo: elegante nella sua semplicità e tipicità, tra piccole sedie in paglietta ai bordi dei lunghi tavoli in legno, soffitto in paglia e grandi tendoni verdi sulle pareti.
I camerieri e i barman mantengono ancora la formale professionalità degli anni '60: vestiti di bianche divise dalle giacche a doppio petto, servono cocktail in alti e stretti bicchieri, anche se la specialità rimane sempre l'ampia selezione di champagne.
Negli anni '70 è esplosa nel suo massimo splendore rappresentando il boom economico italiano: Mina, Ornella Vanoni, Peppino di Capri (solo per citarne alcuni), intrattenevano illustri ospiti dell'imprenditoria italiana, tra macchine di lusso cabriolet, borsalini, completi in lino e abiti a pois dalle gonne a ruota.
Emblematici sono stati i film Sapore di mare e il seguito Sapore di te di Vanzina, che in 90 minuti hanno saputo raccontare la Forte dei Marmi degli anni '60 (nel primo) e degli anni '80 (nel secondo) portando alla luce gli aspetti più reali e puri delle vacanze all'italiana, il divertimento, gli usi, i costumi e la musica degli anni del boom economico.
Anno dopo anno le mode passavano, ma l'eleganza, la classe e lo charme del divertimento con gusto si mantenevano tali, passando di generazione in generazione.
Ancora oggi, il profumo del mare che entra nelle finestre al piano superiore, la bellezza della musica dal vivo, l'elegante essenzialità dello staff e degli arredi è rimasto, e anche se la clientela è cambiata in prepotenti russi, calciatori e tronisti, La Capannina rimane sempre il luogo di ritrovo per i nostalgici romantici, per coloro che s'innamorano ancora della semplicità di assaporare un cocktail sulle note di Jerry Calà e Umberto Smaila, che credono ancora nel divertimento con gusto e che provano piacere nell'incontrarsi in questo posto centenario anche solo per scambiarsi due chiacchiere da buoni vecchi amici.
CREDITS: - lacapanninadifranceschi.com – pagineversilia.it – themoodpost.it
Con l'arrivo dell'estate tutto ruota intorno alle "terrazze-rooftop". Gualche consiglio per chi ha voglia di riprogettare, anche se piccolo o piccolissimo, lo spazio esterno della propria casa.
Di Giulia Santoro
Con l'estate aumenta la voglia di sfruttare al massimo gli spazi all'aperto.
Soprattutto per la comunità di "chi vive in città" è esplosa la mania dei Roof Top e cioè sintetizzando "vivere in terrazza".
La tendenza è stata principalmente lanciata da rinomati Hotel e dai locali notturni tanto che si sono allargati a macchia d'olio gli eventi sulle migliori terrazze di Milano.
Dalle sfilate alle mostre fotografiche fino ai più comuni aperitivi dell'Happy Hour meneghino, tutto ruota intorno alle "terrazze-rooftop".
E così si è estesa la moda anche per le terrazze private alla ricerca di un restyling per lo sfruttamento dello spazio più in linea con le nuove esigenze modaiole.
Ecco allora qualche consiglio per chi abbia voglia di riprogettare, anche se piccolo o piccolissimo, lo spazio esterno della propria casa.
Il mio primissimo consiglio è sempre lo stesso: usate l'immaginazione.
Dopo aver immaginato il nostro terrazzo ideale passiamo al concreto: la pulizia. Prima del restyling bisognerà renderlo neutro e a questo punto si è pronti per ri-cominciare.
L'ideale è rendere il terrazzo il più accogliente possibile, quindi immancabili saranno le sedute e punti d'appoggio comodi ed accoglienti.
Lo stile non si dovrebbe discostare troppo da quello che avete scelto per l'arredamento interno e quindi non percepibile come qualcosa di totalmente separato.
Tanto per cominciare in ordine potrete organizzare:
Non è obbligatorio acquistare tutto subito, anzi! Moltissimi oggetti li possiamo recuperare anche tra quelli in disuso come vecchie tazze da tè per diventare vasi per piccole piante aromatiche o fiori, oppure cestini di vimini possono essere appesi e riempiti di fiori secchi o fiori. Le stesse cassette di legno che prendiamo al mercato per la frutta e verdura sono l'ideale come fioriere o sedute. Anche i barattoli di latta possono diventare simpaticissimi vasetti o porta candele per illuminare il nostro terrazzo.
Non dimenticatevi di creare alcune zone d'ombra. Anche se per la maggior parte del tempo vivremo lo spazio nella sua versione serale possiamo prevedere di utilizzare il nostro "RoofTop" anche per prendere il sole o per condividere momenti di relax quindi sarà indispensabile creare una zona ombreggiata e più fresca con tende o ombrelloni.
A questo punto vi auguro di trascorrere momenti indimenticabili nei vostri nuovi splendidi "RoofTop" per le prossime "Summer Nights 2016"!
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Nomi di fantasia che vengono coniati dalle varie cantine per identificare in modo autentico il proprio prodotto ma anche, tra le denominazioni e i vitigni autoctoni italiani, appellativi strani e fantasiosi.
Di Cecilia Novembri
In Italia vengono prodotti migliaia di vini diversi e ogni anno ne nascono di nuovi. Solo così si spiega la scatenata fantasia di produttori ed esperti di marketing che devono destreggiarsi per trovare nuovi e fantasiosi appellativi.
Sono centinaia le etichette originali segnalate dai 2.752 enonauti che hanno partecipato a svariati sondaggi per identificare il vino dal nome più stravagante e originale.
Oltre ai nomi di fantasia che vengono coniati dalle varie cantine per identificare in modo autentico il proprio prodotto, non mancano anche, tra le denominazioni e i vitigni autoctoni italiani, appellativi strani e fantasiosi: Cacc'è Mitte, l'Est! Est!! Est!!!, il Sangue di Giuda, il Bramaterra, il Per'e palummo, lo Schioppettino, il Timorasso o lo Sciacchetrà, come dimenticare il Bellone vitigno a bacca bianca coltivato nelle vicinanze di Roma, utilizzato in molte DOC laziali.
La fantasia italiana sembra non avere limiti, e così non manca la sezione dei nomi ispirati agli animali: Insoglio del Cinghiale, Grilli del Testamatta, Tramonto d'Oca, Lupicaia, Occhio di Pernice, Bocca di Lupo, Avvoltore, Poggio Bestiale, il Caprone, il Somarello Rosso, l'Uva Cane, la Coda di Volpe.
Ci sono vini "che tirano fuori dai guai", come il Pagadebit e lo Straccia Cambiale.
Numerosi poi quelli con nomi presi dal greco e latino: Mater Matuta, Modus, Magno Megonio,Ursa Major, Anarkos, Elos.
Presente anche la tipologia dei "vini poetici", La pantera e i Lupi nella sera, Luna Selvatica, I nani e le ballerine, La Quadratura del Cerchio, Bocca di Rosa, Morsi di Luce, Mille e una Notte e poi Memoria, Elegia, Lirica e Madrigale, Sereno e Nuvole, Apice di un Dolce amore.
Se noi italiani siamo sicuramente un popolo fantasioso, a quanto pare anche i cugini francesi non scherzano: basti pensare che, per conquistare i nuovi consumatori, sono stati lanciati in Francia molti vini dai nomi di forte impatto, più facili da ricordare dei vecchi chateaux di difficile memorizzazione.
Alcuni produttori hanno abbandonato la tipica grandeur francese battezzando i propri prodotti con nomi inglesi, come ha fatto un'azienda della Languedoc che ha chiamato il vino "Red bicycle", presentando sull'etichetta un velocipede rosso, o un'altra che ha chiamato il proprio vino "Fat Bastard" con un ippopotamo disegnato sull'etichetta.
Insomma chi più ne ha più ne metta!
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