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Internet è una immensa ragnatela mondiale, (un labirinto), il cui accesso da parte degli utenti avviene utilizzando apposite credenziali che identificano in modo univoco la persona che naviga al suo interno.
Di Guido Zaccarelli, Mirandola 28 luglio 2019 Una volta varcato il cancello d’ingresso gli utenti iniziano la ricerca di ogni tipo di informazione che appartiene allo scibile umano.
Ed è in quell’istante preciso del tempo che inizia la registrazione delle attività svolte, partendo dal dispositivo utilizzato e dalle informazioni ricercate. Un gomitolo di lana che internet dipana, e impiega, per tenere traccia delle attività svolte, man mano che le persone s’addentrano in quel intricato dispiegarsi di computer, di faldoni (folder) ricolmi di dati e di informazioni utili allo scopo.
Un cammino che l’uomo compie seguendo il filo della tecnologia utilizzata, con o senza fili, (wired o wireless) che lo lega in senso stretto al mondo di internet, appeso all’illusione di un funzionamento duraturo, e illimitato, nel tempo. Spesso non è così. In talune circostanze, abbiamo osservato alcuni black out importanti che hanno messo in evidenza la debolezza, e la vulnerabilità, del filo che regge il sistema di comunicazione, un gigante con i piedi d’argilla, un modo di dire, riferito alla famosa statua di David realizzata da Michelangelo Buonarroti nel 1501 e posizionata davanti al Palazzo della Signoria, ora Palazzo Vecchio, a Firenze. Il marmo utilizzato fin dalle sue origini mise in evidenza la debolezza della materia. Nonostante le condizioni fossero note, la statua fu comunque realizzata da Michelangelo per la notorietà che gli avrebbe procurato. Nel 1871 la statua originale fu collocata all’interno della Galleria dell’Accademia per proteggerla dall’azione distruttiva degli agenti atmosferici.
Oggi la città può ammirare la copia autentica dell’opera d’arte nel cuore pulsante della piazza della Signoria, realizzata dallo scultore Luigi Arrighetti. L’esistenza di David era appesa al filo della corrosione del marmo, (se non fossero stati presi provvedimenti) particolarmente avanzata alla base, e in particolare nei piedi, come l’uomo è appeso al filo della debolezza della tecnologia, che da un momento all’altro potrebbe cedere durante il nomale utilizzo limitando, se non bloccando, tutte le attività di milioni di persone. Un esempio, ci porta al black out elettrico improvviso avvenuto qualche settimana appena trascorsa, in una sezione importante della grande città di Manhattan a New York, condizionando per diverse ore la vita, e i comportamenti, di molte persone.
La tecnologia digitale è complessa e l’uomo può avviare solo controlli relativi e non assoluti. Tra queste due importanti dimensioni, relativo e assoluto, s’interpone l’errore che può trovare una soluzione immediata oppure procrastinata nel tempo, a meno della messa in opera di strategie difensive da mettere in atto con sistemi ridondanti, capaci di ripristinare il nomale funzionamento nel volgere di pochi secondi o minuti primi. Per l’uomo è come camminare all’interno di un labirinto, dove solo conoscendo la strada percorsa è possibile trovare la via d’uscita, come ci viene riportato dal racconto mitologico del filo d’Arianna che consegnò un gomitolo al Re di Atene Teseo, prima di entrare nel labirinto, per uccidere il Minotauro.
Vale la pena qui ricordare brevemente la storia del filo d’Arianna.
Teseo è stato uno dei dieci mitologici Re di Atene e il padre del sineicismo, dell’abitare insieme, che vede l’unione di entità politiche indipendenti che trovano ragione della loro esistenza futura unendosi in una città organizzata. Un passaggio epocale che porta alla lenta, ma inesorabile, uscita di scena delle comunità a vantaggio del rafforzamento economico e militare del tempo. Teseo è nato dalla relazione tra la madre Etra e il Dio dei mari, e dei terremoti, Poseidone. La sua natura di uomo forte e coraggioso lo portò a mantenere fede all’impegno assunto nei confronti di Minosse, re di Creta, che avendo vinto la battaglia su Atene, chiedeva ogni nove anni per la sua città il sacrificio di sette fanciulli e fanciulle per sconfiggere il Minotauro che si cibava di carne umana. Ma chi era il Minotauro? Sempre la mitologia racconta che Minosse, re di Creta, pregò il Dio Poseidone di inviargli un toro bianco per sacrificarlo in suo onore. Il toro arrivò alla corte e la sua bellezza incantò il re Minosse che decise di non abbatterlo, ma di tenerlo a corte. Il Dio dei mari, e dei terremoti, Poseidone, raggiunta la notizia, si arrabbiò violentemente e per vendicarsi utilizzò tutti gli espedienti per fare innamorare la moglie del re Minosse, Pasife, al toro. Nasce in Pasife una insana passione che viene in breve tempo soddisfatta grazie al prezioso aiuto di Dedalo che costruisce per l’occasione una vacca di legno su ruote, dove trova spazio il foro da impiegare per la monta. Dall’unione nacque Asterio, chiamato Minotauro, la cui conformazione fisica era l’insieme di un uomo (aveva due gambe) e la coda e la testa di un toro. La creatura non poteva rimanere nella corte del re di Creta e per questo Minosse chiese aiuto a Teseo per uccidere il Minotauro. L’arrivo fu foriero di sorprese. Arianna, figlia del re Minosse e di Pasife (che diede alla luce il Minotauro), s’invaghì di Teseo al quale consegnò il famoso gomitolo per uscire dal labirinto, una volta ucciso il Minotauro. E così avvenne. Teseo uccise con le mani il Minotauro e grazie al filo uscì dal labirinto. La sera stessa s’imbarcò per fare ritorno ad Atene con Arianna la quale voleva sposare proprio Teseo che scoperto l’inganno, (il gomitolo) mise in atto alcune strategie per evitare il matrimonio. La mitologia porta con sé differenti racconti sulla intricata storia d’amore tra Arianna e Teseo. In un racconto, si narra che Arianna, abbandonata al suo destino, pianse ininterrottamente per giorni fino a quando il Dio Dionisio le donò una magnifica corona d’oro fino a diventare nel tempo la costellazione della Corona.
Il filo d’Arianna è la metafora che lega la dipendenza assoluta dell’uomo all’impiego della tecnologia e all’utilizzo di internet. Una immagine che deve portare l’uomo alla riflessione e allo stretto legame che lo unisce alla tecnologia e al mondo di internet. È un modello culturale dal quale è difficile uscire per la diffusione planetaria che ha assunto nel corso del tempo. Sarebbe auspicabile una minore dipendenza dell’uomo dal labirinto di internet e la presenza di un filo per condurlo sulla porta d’ingresso dove ritrovare il gomitolo di una relazione umana dal sapore antico, ma sempre attuale.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
https://www.ilpost.it/2019/07/14/blackout-new-york/
http://www.saperescienza.it/rubriche/scienza-e-beni-culturali/il-gigante-dai-piedi-d-argilla/1484-il-gigante-dai-piedi-d-argilla
http://www.psichiatrianapoli.it/articoli/92-miti-fiabe-e-leggende/131-il-mito-di-arianna-il-filo-spezzato.html
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
L’astronauta Luca Parmitano il 20 luglio 2019 ha lasciato la terra per raggiungere lo spazio e dirigersi verso l’assoluto, in una missione chiamata Beyond (oltre). Sarà un momento particolare per il nostro astronauta che dirigerà la missione in corrispondenza del 50° anniversario dei primi passi sulla luna compiuti da Neil Armstrong e Buzz Aldrin durante la missione Apollo 11.
Di Guido Zaccarelli Mirandola 21 luglio 2019 - In molti si ricorderanno il famoso giornalista Tito Stagno che commentava, dallo studio Rai di via Teulada, con il collega Ruggero Orlando in collegamento da Houston, i momenti che hanno preceduto l’allunaggio, quando l’Apollo 11 ha toccato il suolo lunare e il momento nel quale il comandante Neil Armstrong, ancora fermo sull’ultimo gradino, prima di appoggiare il piede sul suolo lunare, affermò: «Ora scendo, sarà un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco passo per l’umanità». Un momento storico dove l’oltre ha sfiorato per un attimo l’uomo prima di involarsi verso un nuovo Beyond.
Il viaggio riguarda la via che l’uomo intende intraprendere per incamminarsi verso l’oltre, cercando di portare con sé il necessario per garantirsi il sostentamento, come avveniva nell’antichità quando la tecnologia, e i mezzi di comunicazione, non permettevano di raggiungere in breve tempo la destinazione. Pensiamo anche solo per un attimo al viaggio su Marte, il pianeta rosso, che l’uomo vuole raggiungere nel 2033, creando una base sul suolo lunare come appoggio per la lunga attraversata che dovrebbe durare 6 mesi nel Beyond cosmico: Mission to Mars. L’uomo, fin dalle sue origini, dal primo ominide avvenuto nel deserto del Sahara circa quattro milioni di anni fa, è sempre stato in viaggio alla continua ricerca di una dimensione del sé migliore della precedente.
Dai propri villaggi si spostava verso nuove terre fiorenti che gli consentissero una vita migliore, per sé e per la propria famiglia. Una cosa ha sempre accompagnato l’uomo nella vita quotidiana: la scoperta, cercare sempre cose nuove. Il Beyond è un mondo che affascina e attrae per il desiderio di conoscere. La ricerca (in ogni campo) è ciò che ha portato l’uomo a raggiungere traguardi impensabili, grazie alla sua intelligenza e capacità di non porre limiti alla sua esistenza e al bisogno di conoscere, come nel libro: abbi il coraggio di conoscere di Rita Levi Montalcini, dove la scienziata afferma: «nella vita occorre avere il coraggio di ribellarsi». Cambiare continuamente il paradigma con il quale si osserva ogni giorno la realtà. Occorre evitare lo sguardo fossile e il perdurare della mente nello stato di quiete, all’interno della zona di comfort, che limita l’accesso alla ricerca dell’oltre, quel passo in avanti che ha portato l’uomo a posare il piede sulla luna. La conoscenza è l’espressione autentica di “conoscere per comprendere”.
È la rivelazione autentica del bene, che contagia grazie all’intelletto che Immanuel Kant, massimo esponente dell’illuminismo ebbe a dire: «abbi il coraggio di servirti della tuo proprio intelletto per disporre di una vita migliore». Chi non viaggia con la mente, con il corpo e con lo Spirito si comporta come quella persona che ambisce di potersi sollevare da terra e librarsi in aria facendo leva sulle proprie bretelle. Così affermava all’inizio del secolo scorso il neurobiologo David Hunter Hubel, medico e neuroscienziato canadese naturalizzato statunitense, premio Nobel per la medicina, per le sue scoperte sul sistema nervoso legato alla vista, quando era forte il desiderio di penetrare nel mistero del binomio cervello-mente.
Camminare significa: scrivere la storia per lasciare un segno dietro di sè, perché la storia è coscienza e conoscenza del passato, del passato a noi più vicino come di quello più lontano. Se non teniamo traccia del nostro cammino, come l’uomo potrà raggiungere un nuovo Beyond? L’esistenza dell’uomo è lì per lasciare un segno tangibile della sua presenza terrena, diverso dalla scia luminosa che allontana da sé la cometa al suo passaggio, per dirigersi verso un nuovo orizzonte sconosciuto.
La scrittura è il fondamento della nostro passaggio. Occorre lasciare buone azioni e buoni pensieri affermava ancora il premio Nobel Rita Levi Montalcini affrontando ogni situazione al massimo grado delle nostre capacità raziocinanti. In questo viaggio verso l’oltre ritorna alla mente un libro scritto dal famoso, e noto giornalista televisivo, Sergio Zavoli dal titolo: viaggio intorno all’uomo nel quale l’autore cerca di approfondire e fare emergere l’umanità, il valore etico e morale dei personaggi intervistati. Un viaggio per osservare anche la parte nascosta di ogni singola identità, invisibile ad occhio nudo. Non poteva mancare in questo breve ricordo la poesia di Primo Levi: Se questo è un uomo: «Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici…», che affronta il viaggio dal campo d’internamento di Fossoli (Carpi – Mo) verso il campo di concentramento di Auschwitz che durerà 15 interminabili giorni. Un tempo vissuto all’interno di un oltre nel quale era certa la destinazione ma non cosa sarebbe successo nel durante. Eppure è successo.
Solo affrontando la realtà e le condizioni si superano le difficoltà. Uscire di casa, da un porto sicuro e affrontare anche le avversità, perché nel cammino la realtà è in grado di fare gioire. L’uomo è continuamente in viaggio per scoprire nuovi orizzonti nello spazio dell’oltre e verso se stesso alla ricerca del proprio Beyond. Una navicella che gira continuamente intorno all’uomo per illuminare anche la parte nascosta della sua luna quando decide di intraprendere il viaggio alla ricerca del suo spazio cosmico inesplorato.
Ognuno cerca d’addentrarsi in se stesso alla ricerca del suo spazio di intimità, e una volta raggiunta la profondità, poter trovare un momento da dedicare alla quiete, dove sia possibile elucidare le sensazioni che hanno avuto il pregio di infondere momenti scarsamente illuminati, evitando ai pensieri di naufragare in un mare aperto che s’appropria dell’identità. Anche lassù nello spazio c’è il silenzio che depone a favore della tranquillità da dedicare non solo a se stessi ma anche per osservare da lontano la terra e immaginare il via vai di gente che si muove in una direzione, ora in un’altra, diretta verso il proprio Beyond. Non serve molto; occorre attorniarsi di persone di cui fidarsi e di cose semplici, quelle che pensiamo non possano ambire a donarci un riflesso di luce e che lasciamo liberamente correre perché ritenute di scarso valore. Quando si è nello spazio, in uno spazio ristretto, la vicinanza è una prova di coraggio, di umiltà verso se stessi e gli altri e come ci ricorda il Piccolo Principe: «non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi». Ogni viaggio che l’uomo compie nello spazio della sua esistenza è una scoperta, è un balzo in avanti verso la sua umanità.
“Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che abiterò in una di esse, visto che riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Antoine De Saint-Exupery
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Il Piccolo Principe, Antoine De Saint-Exupery
Abbi il coraggio di conoscere, Rita Levi Montalcini, Corriere della Sera
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
La dialettica e la retorica sono le arti spesso utilizzate nella conversazione tra parlanti.
Di Guido Zaccarelli Mirandola 14 luglio 2019 - La dialettica trova ampio spazio nei dialoghi di Platone impiegati nella ricerca della verità. L'origine greca della parola pone gli interlocutori nella condizione "di parlare attraverso", "di raccogliere" il pensiero altrui fino a raggiungere la dimensione luminosa della parola, che unita alle altre, definisce la linea immaginaria sulla quale s'appoggia il dialogo. La dialettica è un'arte che s'impegna a riunire insieme, a riportare a fattore comune le parole, segmenti che si uniscono fino a disegnare il dialogo all'interno del tracciato dove si concretizza lo scambio naturale del pensiero.
Le parole devono rimanere nel selciato indicato evitando di ricorrere al gioco di sponda che modifica costantemente la traiettoria del discorso, impedendo di raggiungere appieno la verità. Un gioco di luci e ombre difficile da seguire quando il parlante esce dai confini della logica per assumere contorni dell'ambiguità: dove vuole arrivare?, ieri ha detto una cosa e oggi ne afferma un'altra. Molti conoscono l'arte della maieutica (della levatrice) usata da Socrate per raccogliere più informazioni e testimonianze possibili dal suo interlocutore fingendosi ingenuo e ignorante per raggiungere la verità, con domande semplici e apparentemente banali.
L'applicazione rigorosa del metodo deduttivo, dal generale al particolare, consente al filosofo di raggiungere la dimensione più intima, e non divisibile del pensiero, per il continuo incedere con chiarimenti di vario genere che disposti uno di seguito all'altro, fanno emergere nel tempo, l'ombra nascosta dell'intelligenza, l'ignoranza dell'interlocutore. Il metodo adottato si fonda sul principio di "non contraddizione" il quale afferma che ogni cosa detta, per essere contraddetta, necessita di essere confutata in modo esauriente con parole dense di significato, per evitare di considerare una parola, o un concetto, per qualcosa d'altro. Anche Platone ricorre a tale principio, ma è soprattutto Aristotele che gli assegna un valore ontologico (che riguarda lo studio dell'essere) e logico. Nel primo caso è "impossibile essere o non essere ad un tempo" e nel secondo caso "ogni cosa deve essere affermata e negata": desidero una torta dolce. Se elimino il principio di non contraddizione, sto chiedendo una torta dolce e una non dolce. La torta non può essere dolce e non dolce allo stesso tempo.
Le persone che enunciano un fatto, una circostanza, o esprimono un pensiero, non possono prescindere dall'applicare il principio di contraddizione, perché se così non fosse, potrei chiedere, nello stesso momento, la torta dolce e non dolce. Chi nega infatti, deve rispondere con qualcosa che sia dotato di significato per evitare di cadere nell'uso di parole prive di senso. La retorica, al contrario della dialettica, è l'arte del parlare in pubblico che usa le parole per persuadere. È una tecnica che viene fornita a chi deve comporre un discorso persuasivo, che deve influenzare, che nega la presenza di una verità. Il filosofo presocratico e retore Gorgia, uno dei maggiori sofisti, una corrente filosofica che pone al centro l'uomo e le problematiche relative alla morale e alla vita pubblica e politica, affermava che se non vi è una verità, chiunque può farsi portatore di verità e per questo usa tutti gli strumenti a sua disposizione per persuadere il pubblico. Come si evince siamo in presenza di un forte dualismo tra l'anima e il corpo, (verità e persuasione), diventando difficile da interpretare e da considerare, ora in una situazione ora in un'altra, all'interno di un dialogo tra parlanti dove da un lato si vuole arrivare alla verità e dall'altro si vuole persuadere. Entrambe respirano dentro l'uomo come l'ingenuità e la sofferenza legati tra loro dal filo della dialettica e della retorica. L'ingenuità è una parola che porta dentro, che si genera dentro, che nasce dentro.
Soffrire è una parola che porta dentro di sé il peso della sofferenza. Tutto è dentro e non fuori. Ai tempi dei romani, una persona ingenua era colui che nasceva da un padre di cui si conosceva l'identità, diverso dai servi, che godevano di una sostanziale libertà, di essere onesta e sincera: una persona vera. L'essere ingenuo significa osservare la realtà con l'occhio della purezza, con lo sguardo fisso rivolto alla verità, indirizzato verso colui che parla, o agisce, lontano dal vivere l'ambiguità come perenne azione di confutazione della parola, dal suo significato letterario. L'ingenuo non è un credulone, come spesso viene disegnato. È colui che crede nella purezza dell'anima e del pensiero. Non vive alla ricerca dell'ombra della parola appena pronunciata, perché il dialogo è nella fiducia che si fonda su argomenti seri e convincenti, dove si vince insieme, dove c'è chi parla e chi ascolta. L'ingenuità viene spesso dipinta come il mancato aggiornamento della purezza all'esperienza acquisita nelle differenti fasi della vita, che rendono più maturo l'individuo innanzi alla lettura ingenua della realtà che lo circonda. Questo aspetto può incontrare il favore di molti, ma non di tutti.
L'ingenuità è l'espressione autentica dell'onestà intellettuale e Spirituale con la quale si conforma l'uomo alla sua identità che si plasma nel tempo, evitando all'anima di essere continuamente esposta ad un duro lavoro di purificazione (catarsi) per comprendete ora la dialettica e ora alla retorica. Un'azione quotidiana che conduce l'uomo alla sofferenza per le ricadute negative che possono incidere sulla purezza, a cui le persone dovrebbero tendere allontanandosi da quegli interlocutori che modificano continuamente il senso delle parole all'interno dello spazio del detto, del non detto, hai capito male e di quella sottile linea che separa la verità dalla ingenuità e dalla fiducia reciproca. La matrice bidimensionale a quattro caselle dove riportare l'ingenuità e sofferenza contrapposta alla dialettica e alla retorica, può essere un modo per condurre le persone alla riflessione attraverso la combinazione delle quattro parole ipotizzando da ogni relazione a coppie le conseguenze e gli scenari che si potrebbero delineare nei diversi casi presi come oggetto di analisi e di studio.
Quello che deve emergere al termine è sempre la ricerca della verità.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
https://doc.studenti.it/appunti/filosofia/principio-non-cantraddizione.html
http://tuttosapere.altervista.org/blogsapere/il-principio-di-non-contraddizione-di-aristotele/
https://manipolazione.wordpress.com/2015/11/28/il-cammino-del-pensiero-retorica-vs-dialettica/
http://www.multytheme.com/cultura/multimedia/didattmultitema/scuoladg/filosofia/socrateironia.html
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)