Comune di Piacenza

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Il sindaco Dosi è atteso a Tokyo, dove martedì 30 settembre, nella residenza dell'ambasciatore italiano Domenico Giorgi, si terrà la conferenza stampa di presentazione della mostra "Denaro e bellezza: Botticelli e il Rinascimento fiorentino" -

Piacenza, 29 agosto 2014 -

Trasferta d'eccezione, per il sindaco Paolo Dosi, tra il 29 settembre e il 1° ottobre prossimi: destinazione Tokyo, dove martedì 30, nella residenza dell'ambasciatore italiano Domenico Giorgi, si terrà la conferenza stampa di presentazione della mostra "Denaro e bellezza: Botticelli e il Rinascimento fiorentino", di cui uno dei capolavori più importanti in esposizione sarà il Tondo di Botticelli, prestato per l'occasione dai Musei Civici di Palazzo Farnese.

La rassegna, in calendario dal 21 marzo al 28 giugno 2015 presso il Bunkamura Museum della capitale nipponica – la più prestigiosa struttura dedicata all'arte "classica" – è organizzata dal quotidiano "The Mainichi Newspaper" e dalla prima rete televisiva giapponese, Nbk Promotion. "Un'opportunità straordinaria – sottolinea il sindaco – per promuovere il nostro territorio, anche perché al dipinto della Madonna adorante il Bambino con San Giovannino sarà riservato un ruolo da protagonista all'interno di questa rassegna di altissimo livello, curata da Ludovica Sebregondi e supportata da un Comitato scientifico che include anche i nostri Musei Civici farnesiani, accanto ad altre realtà italiane e internazionali di eccellenza".

Il Tondo di Botticelli, in particolare, oltre alla scheda descrittiva comune a tutte le opere nel catalogo della mostra, ne avrà una specificamente dedicata alla sua storia e all'iter del suo restauro, "unica opera – rimarca Dosi – a godere di un simile approfondimento. Sono onorato – prosegue il primo cittadino – di prendere parte alla presentazione ufficiale di questo grande evento: in occasione della conferenza stampa, verrà distribuito l'opuscolo Piacere Piacenza appositamente tradotto in giapponese, e sono allo studio ulteriori forme di valorizzazione dell'attrattività di città e provincia per i turisti nipponici".

Considerazioni che, aggiunge il sindaco, "si fanno ancor più significative se pensiamo che dei cinque milioni di biglietti già venduti, all'inizio di agosto, per l'Expo milanese, ben tre milioni di richieste provengono dall'Oriente, Cina e Giappone in testa". "Non a caso – spiega il sindaco – tra le condizioni che abbiamo posto per il prestito del dipinto di Botticelli c'è la restituzione entro la prima metà di maggio, anche se la mostra al Bunkamura Museum si chiuderà solo il 28 giugno. Questo consentirà l'esposizione a Palazzo Farnese in concomitanza con l'Expo e, nel contempo, permetterà che il quadro possa essere ammirato a Tokyo durante la cosiddetta settimana d'oro che cade all'inizio di maggio e rappresenta, per i giapponesi, il momento clou del turismo culturale".

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Martedì, 26 Agosto 2014 11:47

Kamlalaf, Daniela racconta il Senegal

Daniela Patelli, tra i partecipanti al progetto Kamlalaf che hanno vissuto l'esperienza in Senegal con l'associazione Diaspora Yoff, ripercorre alcuni dei momenti più significativi del suo viaggio.

Piacenza, 26 agosto 2014 -

Il viaggio dei ragazzi partiti per il Senegal nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -

Chiudo gli occhi e sento ancora sulla pelle quel soffio di vento che offriva un po' di sollievo sulla spiaggia, mentre in una buca nella sabbia ribolliva l'acqua dell'ataya. Quale migliore compagnia di un tipico tè senegalese? Pare che basti mettere su l'acqua per veder formarsi una cerchia di persone pronte a trascorrere del tempo insieme a chiacchierare. 
In questi giorni non ho conosciuto attimo di silenzio. In strada c'è gente a ogni ora che non può fare a meno di salutarsi, chiedere della famiglia mentre le mani si stringono e non si lasciano. Bambini insabbiati schiamazzano rincorrendosi o giocando a palla o giocando con un copertone.

Tra i vicoli, dall'ombra qualche pecora lancia un belato. I muezzin richiamano i fedeli alla moschea, ognuno dalla propria. E quando il sole cala si alza il ritmo dei tamburi e il canto delle preghiere. Le orecchie sono colme di suoni e un toubab (trad. uomo bianco) potrebbe spazientirsi... E invece, sicuramente questo è il mio caso, quando la partenza si avvicina ci si comincia a chiedere se sia così assurda la prospettiva di restare e quali potrebbero essere le proprie possibilità. E perché no? Potrei buttarmi anch'io in Dakar a fare incetta di merci da rivendere in Yoff. Oppure chi è bravo a cucinare può fare un business del suo piatto forte allestendo un piccolo banchetto in un angolo ombroso delle strade di questo villaggio. Chi è portato per le faccende domestiche potrebbe mettere in piedi una mini impresa e accettare lavoretti, come fare il bucato, stirare, babysitter, pulizia pavimenti.. Se hai un congelatore puoi rivendere anche il tuo prezioso ghiaccio.
 Insomma le possibilità sono infinite per questi senegalesi: la loro duttilità e la loro inventiva invitano a non preoccuparsi troppo del futuro vivendo alla giornata. 


Guardo questa società e questo villaggio di pescatori, specchio di altre comunità senegalesi, e vedo da un lato che la voglia di fare è molta e dall'altro che ci sono tanto lavoro e tante problematiche da risolvere, prime fra tutte l'inadeguatezza delle abitazioni con asfissianti tetti di lamiera oppure lo smaltimento dei rifiuti che inondano strade e piazzali e spiagge. 
Ai miei occhi questo Stato può solo sembrare in crescita e con una buona prospettiva di miglioramento. I

l mio augurio è che il suo popolo non ricalchi passo dopo passo gli errori di noi tubab europei, assorbendo le nostre abitudini e il nostro consumismo, perdendo le proprie tradizioni e i valori di cui ancora sono portatori.
 Qui ho infatti trovato il rispetto per il prossimo come fosse un fratello e il rispetto per l'anziano che ha un ruolo fondamentale nella risoluzione dei conflitti sociali dando voce a etica e buon senso. Ho ritrovato l'umiltà e il senso civico, da noi merce rara, nel volontariato di tante persone che si prodigano per fare ciò di cui c'è bisogno, semplicemente perché c'è n'è bisogno e lo Stato non può permettersi di retribuirli tutti.

Ho scoperto una spiritualità e una saggezza antiche da noi estinte con la diffusione della religione cattolica, fatte di riti pagani e danze tribali e di presenze benigne e maligne che influenzano la vita quotidiana, per cui ogni malattia ha un suo rimedio naturale o spirituale. E così, in preda a un raffreddore che avrebbe stroncato anche il rinoceronte ammirato alla riserva di Bandia, mi ritrovo nel bicchiere un beverone, gentilmente offerto da una delle due mamma di casa - si trattava infatti di un'allegra famiglia poligama. Niaxna (buono), molto buono. Per quanto mi è stato possibile capire si trattava di un delizioso frullato di frutta, ma nel mio cuore rimarrà simbolo della teranga (ospitalità) senegalese e dell'amore materno di cui ho goduto in queste due settimane. 
Jerejef (grazie), grazie di cuore a tutti coloro che hanno reso possibile questo viaggio e alla famiglia Diagne.
Daniela Patelli

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Domenica, 24 Agosto 2014 09:31

Kamlalaf, l'Uganda di Alberto e Laura

Al "diario" di Alberto Maserati, tra i partecipanti al progetto Kamlalaf, si aggiunge quello di Laura, giovane trevigiana che si è aggregata al gruppo attraverso l'iniziativa "Vieni e vedi" di Africa Mission.

Piacenza 24 agosto 2014 --
Il loro viaggio si è ormai concluso, ma nelle righe che seguono, due tra i ragazzi che hanno vissuto il viaggio in Uganda con Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo raccontano emozioni, sensazioni, scoperte.
Al "diario" di Alberto Maserati, tra i partecipanti al progetto Kamlalaf, si aggiunge quello di Laura, giovane trevigiana che si è aggregata al gruppo attraverso l'iniziativa "Vieni e vedi" di Africa Mission.

Giorno 4
Vi sbagliate! Non vi voglio narrare i fotogenici tramonti africani, fino ad ora nascosti dietro la spessa coltre di fumi che a Kampala trapassa le narici e fa strizzare gli occhi; o della natura sorprendente di questi luoghi, con animali bellissimi e piante meravigliose; o dei colori, dei sapori e degli odori che riempiono questa atmosfera; delle persone, dei bambini festosi e ovunque, dei costumi e delle danze tipiche o come si dice sempre: "la musica e il ritmo l'hanno nel sangue". Ci sono montagne di libri sull'argomento. Leggete quelli.
Vi racconto di un avvenimento che sarebbe potuto succedere anche a pochi metri da casa mia; ma è accaduto qui. Vi racconto di un mio sorriso di ipocrisia, regalato, trasformatosi in lacrime di commozione, per la reazione silenziosa di gioia umile e spontanea, slegato da ogni materialismo o fine egoistico, di chi l'ha ricevuto. Una sensazione di fronte alla quale si rimane disarmati per la sua forza travolgente. Mi è venuta in mente una poesia di Manzoni, "Regala ciò che non hai": "...regala un sorriso quando tu hai voglia di piangere, produci serenità dalla tempesta che hai dentro (...). Ti accorgerai che la gioia a poco a poco entrerà in te, invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella misura in cui l'avrai donata agli altri."

Giorno 12
Benvenuti in Karamoja.
Ci vediamo catapultati in un altro mondo. Il traffico cittadino va diradandosi, attraversiamo foreste, distese di mais e canna da zucchero, paludi ricoperte di papiri; ed è così che, quasi senza accorgercene, arriviamo in Karamoja. La nostra auto sprofonda nella ferita che taglia un altipiano a perdita d'occhio, cosparso di alberi via via sempre più radi e da invisibili villaggi. Con il loro portamento inconfondibile, avvolti come spiriti nei loro coloratissimi mantelli, ecco che ci appaiono qua e la lungo la strada o vicino alle loro case i karimojong; una popolazione di pastori nomadi, guerrieri per necessità.
È la stagione delle piogge qui, e con questo mi spiego perché, la "terra dimenticata da Dio", mi appare una madre più generosa di come mi era stata descritta. Ma la natura si manifesta subito come è realmente: una matrigna avara alla quale l'uomo, come gli altri abitanti di questa regione, si è dovuto adattare, per sopravvivere, nonostante i suoi capricci. Come le acacie che qui hanno lunghe, durissime spine per difendersi dagli attacchi degli erbivori, anche gli uomini sembrano nascondersi sotto una dura corazza, pronti a proteggersi da qualsiasi sorta di attacco nemico. Un individualismo cieco sembra pervadere questo luogo. Chi ha più vacche è più importante. I bambini mangiano per ultimi. La legge del più forte, la legge della sopravvivenza naturale, regola questo ecosistema.
Ed ecco avanzare verso noi, con passo instabile e insicuro, un uomo, che si è appena bevuto i suoi soldi per sopravvivere ad un mondo nuovo. Non è un ubriacone comune, lui era un fiero guerriero karimojong. Sulla sua pelle si possono contare il numero di uomini da lui uccisi. Nei suoi occhi, velati dalla cataratta e inzuppati di grappa keniota, puoi vedere tutte le vacche un tempo da lui possedute. Il suo mondo è sparito, in un istante. È rimasto senza niente con la campagna del disarmo e la politica del governo per rendere sedentaria e quindi più controllabile questa popolazione. L'alcool, venduto qui in squallide bustine di plastica, è ciò che gli resta. Eccolo fare lo scemo con le nuove turiste bianche.
Ho capito quanto sia, molto spesso, difficile e delicato il lavoro delle Ong. Ho capito quanto sia impossibile aiutare tutti. Ecco perché quando si chiede "la situazione è migliorata da quando C&D e Africa Mission operano in questa regione?" non si può avere una risposta certa, dipende dal punto di vista. Sicuramente è cambiata e come in tutti i cambiamenti, vi sono pro e i contro. I bambini ora, almeno la maggior parte, hanno di che sfamarsi, la possibilità di avere le cure mediche di base, la possibilità di un'istruzione elementare. E tutto ciò è grandioso.
Alberto Maserati
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Questo è il racconto del mio viaggio... il mio primo viaggio in Africa, un viaggio che ho sognato e desiderato da molti anni e che finalmente ha preso forma, non so perchè sono riuscita a partire proprio in questo momento della mia vita, forse lo scoprirò con il trascorrere del tempo, o forse lo sto già capendo pian piano. Il viaggio in realtà è cominciato già in Italia quando ho conosciuto Africa Mission e le persone che ne fanno parte, sono entrata anch'io a far parte di questo gruppo, anzi di questa grande famiglia che ha come casa tutta l'Italia e che mi ha dato l'opportunità di fare questa bellissima esperienza!
Non riesco a riordinare i pensieri e le emozioni che ho provato in questo luogo, perchè qui tutto è pieno...pieno di persone, di colori, di voci e suoni, di odori, di macchine e animali, di polvere e oggetti, di sguardi e strette di mano. Posso descrivere la prima sensazione che ho sentito durante il nostro primo incontro con questo mondo che come un uragano mi ha travolto: mi sono ritrovata catapultata in mezzo a una confusione fatta di vita. Questa sensazione mi accompagna ogni giorno, nonostante cambino i paesaggi, le persone, le abitudini... io rimango travolta da tutto ciò che accade attorno a me, tutto ciò che incontro mi colpisce, è come una sorta di onda d'urto che mi viene addosso.
Potrei descrivere concretamente tutto ciò che abbiamo fatto: le attività con i bambini, i giochi, i luoghi visitati in cui la vita viene vissuta, il prendersi cura di chi ne ha bisogno, l'aiutare le persone che ogni giorno si mettono al servizio dell'altro; ma il mio viaggio è fatto principalmente di emozioni, di sentimenti che nascono da dentro, di pensieri che mi riempiono la mente e che non riesco a far stare in silenzio... è fatto di un qualcosa che è difficile esprimere perchè è un qualcosa che si può solo vivere.
Il mio viaggio è fatto anche di persone che come me hanno scelto di fare questa esperienza, e che non hanno scelto di ritrovarsi nello stesso posto nel medesimo momento, è fatto di un gruppo di ragazzi che, prima ancora di essere dei compagni di viaggio, sono degli amici... amici che guardano questo mondo sconosciuto con gli occhi della curiosità, priva di pregiudizi e paure, piena di stupore e incredulità. Sono contenta di poter condividere con loro questo mio pezzo di vita, sono contenta che ognuno di loro abbia incrociato il mio cammino... sono amici che resteranno per sempre legati a questo mio sogno realizzato, che lo rendono ogni giorno pieno di affetto.
Importante per me è anche la presenza di Paolo che ci sta dando la possibilità di vedere e conoscere ogni piccola realtà, di vedere quanto lavoro e aiuto c'è dietro ai tanti progetti che C&D ha, ci da la possibilità di metterci in gioco completamente, ci da la sicurezza nel poterci esprimere a nostro modo senza aver troppo timore di sbagliare, con quel suo modo semplice e umano di stare in mezzo alla gente e di renderci parte della vita che si costruisce qui ogni giorno.
Bellissimo è stato vivere nella casa di Piergiorgio e Cristina, ci hanno accolto come una mamma e un papà. Ci siamo sentiti una vera famiglia, loro hanno saputo darci l'affetto, il supporto e la sicurezza necessari per affrontare al meglio questa avventura a noi completamente sconosciuta. Ritornare nella loro casa dopo le nostre attività era proprio come ritornare a casa dopo una giornata di lavoro...loro erano sempre li ad aspettarci e noi questo lo sapevamo!
Il mio viaggio non è ancora terminato...so che ci saranno ancora tante persone da incontrare, da conoscere, molti sguardi che incroceranno il mio, molti sorrisi che nasceranno e molte emozioni che riempiranno cuore e mente...
Laura

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